Erezione Maschile e Cervello in Vasca

SI PUO’ FAREEEEEEEE!!!! (………FORSE)

Immagino conosciate tutti il bizzarro esperimento idealizzato da Hilary Putman all’inizio degli anni ’80. No? Allora ve lo racconto in breve.

Il filosofo e matematico Putman (1926 – 2016), ipotizzò di prendere il cervello di un uomo, metterlo all’interno di una vasca piena di un liquido apposito, in grado di mantenere vivo l’organo, e attaccare ad esso degli elettrodi collegati a loro volta ad un computer. Il computer avrebbe poi mandato, attraverso cavi appositi, delle immagini che, il cervello, avrebbe riconosciuto.

Praticamente quello che succede a noi stessi cioè al nostro cervello che è chiuso all’interno di una cassa (cranica) ed è come quello in vasca.

Attraverso i nostri neuroni ed impulsi elettrici mandiamo materiale al nostro cervello (tramite il Sistema Nervoso Centrale – SNC) il quale elabora i segnali che gli giungono dall’esterno e ci rimanda il tutto sottoforma di sensazioni (facciamola semplice). Nel caso delle immagini, in pratica, funziona tutto proprio come nel caso del computer collegato al cervello in vasca, in quanto, pure il nostro cervello non vede e non sente nulla di per sé.

Tutto questo per far capire come il cervello vive ciò che noi gli facciamo vivere.

Ad un uomo accade che se inizia a pensare ad una donna attraente e la immagina in un contesto provocante ed erotico, anche se questa è solo una visualizzazione e in realtà la donna vicino a lui non c’è, egli cede ad una trasformazione assolutamente fisica, oltre che emozionale, come se davvero dovesse procedere verso un rapporto sessuale. E anche il “fratellino” dei maschietti è chiuso (non sempre, ma spesso si) all’interno di slip e pantaloni. Anche lui, come il cervello, privo di una sua personalità e facoltà di decisione (e dai… smettetela! E’ una cosa seria).

Cosa significa tutto ciò? Significa che i nostri pensieri e le nostre immaginazioni hanno il potere reale di trasformare fisiologicamente il nostro corpo.

…..E’ IL MIO CORPO CHE CAMBIA (LITFIBA)

Non tutte le trasformazioni sono evidenti come quella del pene ma comunque accadono.

L’arresto o la maggior fuoriuscita di alcuni ormoni (o neurotrasmettitori) sono manifestazioni che veramente succedono e in base all’emozione provata.

Lo stesso turgore del pene lo subiscono anche altri organi a causa di altre emozioni ovviamente.

Ora, il membro maschile s’inturgidisce (si può dire “inturgidisce”? Mi sembra di si) a causa di un complesso fenomeno nel quale esercitano un’azione sia il sistema ormonale, che nervoso e anche psicologico e che vede alla sua base una potente vasodilatazione ordinata da un riflesso spinale. Tutto questo avviene nei confronti di una situazione considerata – piacevole – ma, come ho già detto, la secrezione o meno di diverse sostanze all’interno del nostro organismo, se in disequilibrio rispetto alla norma, provoca un indurimento tessutale molto meno soddisfacente di quella del “migliore amico” dell’uomo (…che non è il cane).

Ritrovarsi così con: Cuore, Polmoni, Reni, etc… meno elastici rispetto alla loro natura, non ha niente di meraviglioso.

SLALOM GIGANTI E PERCORSI FACILITATI

Ma la cosa principale che volevo farvi passare è anche un’altra. L’abitudine di certi pensieri, sempre simili, va a fissarsi nella Rete Neurale Chimica (dovete sapere che i segnali, da neurone a neurone, ad un certo punto cambiano e da elettrici diventano chimici) e crea una sorta di “dipendenza” ossia che così: è sempre. Se noi quindi riusciamo ad interrompere un pensiero, cioè a non fare sempre gli stessi pensieri, cambiamo faccia anche alle reti neurali e quindi rompiamo la “dipendenza”. Come “dipendenza” intendo, ad esempio, pensare al proprio lavoro e preoccuparsi “automaticamente” per quella determinata cosa ogni giorno. O dare sempre un risvolto negativo ai risultati che immaginiamo. Sono strade già percorse all’interno del nostro cervello e quindi, i pensieri, prendono quelle vie finchè non siamo noi a far cambiar percorso al pensiero. Per loro è più facile andare verso quella via, ci sono abituati, è come se ci andassero automaticamente.

UNA REALTA’ AD LIBITUM

Ecco perché costruiamo sempre la stessa realtà, frequentiamo sempre le stesse persone (ossia persone con lo stesso messaggio per noi), perché ci sentiamo sempre inferiori, perché facciamo sempre quella cosa anche se ci causa sofferenza, etc…

Eppure… c’è un’infinità (quindi incalcolabile) di possibilità che ci circondano.

Ci sembra che ci accadono delle cose verso le quali non siamo coscienti e ci chiediamo come mai le stiamo vivendo.

Queste strade del cervello si ispessiscono sempre di più fino a condizionarci.

Possiamo modificare la realtà che ci circonda. Possiamo immaginare il meglio per noi e farlo accadere ma, ogni volta che proviamo a visualizzare quella determinata cosa ci sembra sciocco, impossibile, assurdo!

CHI VA PIANO VA SANO E VA LONTANO

In realtà, non è bene immaginare cose troppo diverse da quelle che stiamo vivendo. La nostra mente è troppo potente e ci remerebbe contro. Siamo sue vittime e periremmo al suo cospetto. Quindi dobbiamo fare piccoli passi. Sarebbe infatti inutile, e poco proficuo, immaginarsi pieni di soldi quando facciamo fatica ad arrivare a fine mese. Ma… possiamo iniziare ad immaginarci con i soldi giusti al momento giusto. Se NON facciamo nessun tipo di attrito questo accadrà e, accadendo, ci darà l’inconscia forza di riprovare e sempre un po’ di più, sempre un po’ di più, potendoci poi sbilanciare verso visualizzazioni stupende e che si concretizzeranno.

Prosit!

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Se hai il Torcicollo, “Sii Acqua, Amico Mio”

Quando abbiamo il Torcicollo ci limitiamo a dire che abbiamo dormito male e basta. Punto. Non si va oltre. Al massimo, in alcuni casi, possiamo giungere alla conclusione che, il giorno prima, abbiamo preso un colpo d’aria ma ci si ferma lì, senza comprendere nessun messaggio, senza neanche pensare all’esistenza di un eventuale messaggio.

E se invece, anche il Torcicollo, pur tenendo conto della parte fisica, volesse suggerirci qualcosa come tutti gli altri malesseri?

Facciamo così, proviamo a vedere cosa intende dirci e poi valutiamo. Ci ritroveremmo comunque ad avere più strumenti per poter analizzare la situazione nel caso volessimo farlo.

Bene. Un consiglio, infatti, il Torcicollo vuole darcelo eccome… ma prima vediamo cos’è fisicamente il Torcicollo.

Si tratta di una contrattura, ossia un irrigidimento o contrazione, muscolare. In questo caso si parla delle fasce muscolari del collo e della testa naturalmente. Una contrattura è dolente poiché non permette al muscolo l’elasticità giusta affinché esso possa muoversi seguendo i nostri movimenti e noi percepiamo il dolore. Così come ogni disturbo porta con sé un messaggio, anche ogni zona del nostro corpo riporta un’informazione particolare e ben circoscritta.

Avendo parlato di irrigidimento dei tessuti già si capisce come anche a livello mentale ci sia una sorta di rigidità. Cioè poca elasticità mentale che non significa generale ma magari inerente ad una data e precisa situazione. Ad esempio il non voler cambiare opinione su una persona, oppure non voler cambiare idea su una determinata cosa, o non voler provare nuove soluzioni inerenti ad un evento. Questo è generico e tratta ogni tipo di irrigidimento in ogni punto del corpo ma se avviene nel collo si aggiunge ad esso l’insegnamento del: ho paura a fronteggiare una determinata situazione.

Il collo regge la testa e la testa è quella parte che deve sempre andare “alta” e fiera (“a testa alta”). Vuol dire avere dignità, essere giudicati bene dagli altri, avere la coscienza pulita, poter dormire tranquilli. Significa aver sempre preso nella vita soluzioni che ci hanno portato ad essere ben visti da tutti e, quindi, non vogliamo sgarrare e sporcare la nostra reputazione.

Il detto – picchiarci di muso – lo spiega bene. Senza accorgercene affrontiamo le situazioni della vita proprio con la testa, sia perché ragioniamo e valutiamo con la mente ma anche perché il viso rimane esposto, sempre, verso il mondo. Il viso contiene gli occhi con i quali vediamo la situazione, contiene le orecchie con le quali sentiamo i rumori che ci circondano, contiene il naso attraverso il quale respiriamo non solo l’ossigeno ma la vita stessa, contiene il cervello con il quale prendiamo le decisioni, contiene la bocca con la quale rispondiamo alle situazioni… insomma, contiene tutto quello che usiamo per far fronte ad un evento.

E’ comprensibile ora come, proprio la rigidità dei muscoli del collo/testa, ci fa capire come non vogliamo reagire nei confronti di quell’avvenimento.

Non c’è fluidità in noi. Non siamo come quello che consiglia Bruce Lee in una sua famosa citazione:

Non essere un’unica forma, adattala e costruiscila su te stesso e lasciala crescere: sii come l’acqua. Libera la tua mente, sii informe, senza limiti come l’acqua. Se metti l’acqua in una tazza, lei diventa una tazza. Se la metti in una bottiglia, lei diventa una bottiglia. Se la metti in una teiera, lei diventa la teiera. L’acqua può fluire, o può distruggere. Sii acqua, amico mio -.

L’acqua, che durante il suo percorso incontra uno scoglio, lo supera cambiando forma e tornando quella che era. O lo scavalca. Lo avvolge. In modo sciolto, continua il suo andare. E’ in azione perpetua. L’acqua stagnante si imputridisce. Si consuma, evapora. Si sporca. Perde la sua purezza.

Agisci, crea, muoviti, rimani sempre a danzare in connessione al movimento vitale e cosmico dell’esistenza. Non farti fermare da una situazione. Non lasciarti bloccare dalla paura. La rigidità è proprio un blocco.

Lasciati andare, non essere testardo e cocciuto, fermo nella tua decisione che può essere proprio quella di non voler fare passi o di non misurare nuove idee e soluzioni. La testardaggine (che deriva proprio dalla parola testa) significa appunto – testa bloccata -, ferma lì, su quel punto e, una bella mattina, ti svegli con il Torcicollo o con un dolore forte alla base della nuca e pensi sia solo colpa del cuscino o del gatto che ti ha obbligato, col suo fare supponente, a dormire in una posizione per te scomoda.

Rifletti. Questo è il mio consiglio. Cambia pure il guanciale e non permettere al tuo gatto di salire sul letto (non ci riuscirai mai!) ma dopo, preoccupati di chiederti se stai vivendo una situazione che, in qualche modo, ti attanaglia. C’è qualcuno che non sopporti più? C’è qualcosa che ti preoccupa? C’è tuo figlio che ti ha chiesto una cosa nuova e non sai che pesci pigliare? Pensa. E poi lascia andare. Tranquillizzati e prova ad aprire la tua mente alla ricerca di nuovi orizzonti. Potresti scoprire risposte utili e sagge, perfette per quello che stai vivendo e che per non voglia, o per paura, o perché a te sconosciute non hai mai preso in considerazione.

Prosit!

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La Cataratta – la Visualizzazione di un Triste Futuro

Gli Occhi sono gli organi che ci permettono di vedere e, secondo il parere della Psicosomatica, ci permettono di vedere non solo il mondo reale che ci circonda ma anche la vita stessa, immaginando, ogni secondo che passa, il nostro prossimo futuro.

Senza neanche rendercene conto, siamo spesso proiettati verso il futuro, verso quello che accadrà, che sta per succedere. Ci pre-occupiamo sovente o, semplicemente, visualizziamo quello che stiamo per fare: “oggi dovrò andare a comprare il pane perché è terminato”.

Gli Occhi quindi, non solo filtrano e proiettano nel nostro cervello le forme e i colori attorno a noi, ma ci permettono immaginazioni, spesso minacciose, per la nostra parte intrinseca.

Se io ad esempio vedo il mio partner stare poco bene e soffrire di una malattia abbastanza grave, mentre lo guardo, automaticamente e inconsciamente, immagino il mio futuro travagliato che può essere senza di lui, perché la sua patologia potrebbe portarmelo via, o mi vedo affannata nel dovermi prendere cura di lui senza altri aiuti e senza più una quotidianità tranquilla e serena.

Oppure ancora, una grande spesa che devo affrontare per i prossimi anni mi turba. Più passa il tempo e più il mio debito rimane lì, non permettendomi una vita agiata.

La Cataratta, disturbo del quale parlo in questo post, è proprio la concretizzazione di questa paura inerente al mio futuro che mi rende triste. Immaginando così l’angoscia e il tormento, posso sviluppare questo disturbo dell’Occhio che è la formazione di un velo sul cristallino il quale diminuisce la mia vista. In alcuni casi può diventare così grave da rendere la persona completamente cieca.

Il Cristallino, membrana trasparente e convessa posizionata dietro l’iride, con la funzione di lente, in pratica si opacizza e io vedo di meno, proprio come a dire “non voglio vedere, questo futuro mi spaventa, mi angoscia, non voglio guardarlo”.

Possiamo notare come proprio la maggior parte delle persone che soffrono di Cataratta sono anziane. Questo disturbo, nella maggior parte dei casi, subentra infatti ad una certa età quando si inizia a percepire il futuro in modo diverso e più preoccupante rispetto a quando si è giovani. La paura della solitudine, della malattia, della morte sono tutti timori che, più si avanza con gli anni e più prendono piede in noi, pertanto, ecco comparire il problema oculare.

Una madre che vede i figli andare via e magari ha un marito malmesso dal punto di vista della salute.

Un figlio che vede la madre prossima alla fine dei suoi giorni.

L’operaio che deve andare in pensione e si sentirà solo ed escluso da quella azienda per la quale ha lavorato una vita intera.

Occorre quindi chiedersi: – Che cosa mi spaventa del futuro da rendermi così triste? -.

E’ difficile rispondere a questa domanda perché spesso non lo sappiamo neanche noi. Sono turbamenti celati nel nostro inconscio. Vediamo la fonte della nostra preoccupazione ma non ci accorgiamo che ci sta facendo preoccupare. Lo so, sembra assurdo ma è proprio così.

Una soluzione quindi è quella di immaginare semplicemente il nostro futuro rosa. Senza catalogare ciò che ci fa male, che ci mette ansia, che ci scombussola. Sappiamo di avere questo problema e anche quest’altro e quest’altro ancora ma non consideriamoli per questo esercizio. Mettiamoli da parte. Non ci servono.

Sappiamo che esistono e questo basta e avanza. Ora dobbiamo allenarci a vedere il bello e a stare tranquilli a livello generale. E’ molto dura, me ne rendo conto, ma così facendo è possibile non permettere alla Cataratta di formarsi ed eliminiamo un ulteriore problema che affliggerebbe direttamente noi stessi. Anziché chiudere il sipario nei confronti di quella situazione dobbiamo spostare da un lato questi eventi e scegliere di guardare la nostra prossima esistenza con gioia.

Questo non significa comportarsi come dei menefreghisti davanti al dolore degli altri o davanti al nostro malessere. Significa soltanto non dare a quel dolore la possibilità di governare ed essere padrone della nostra vita, nonché dei nostri disturbi fisici. Quel malessere c’è, esiste, me ne rendo conto ma non gli permetto di rendermi sua schiava. Lo vivo, lo affronto, lo accudisco ma faccio di tutto per rimanere nelle frequenze della pace almeno il più possibile. Devo fiduciosa nel credere che una soluzione perfetta per me arriverà.

E’ ostico comportarsi così? Moltissimo. E’ un lavoro straordinario e coraggioso ma è possibile. Sarà inoltre proprio grazie a questo risultato che potremmo essere ancora più d’aiuto a chi ci sta vicino e, soprattutto a noi stessi, continuando a vivere nella centratura. Nessuno infatti sta dicendo che dovete fare i salti dalla felicità ma la centratura occorre non scordarla mai.

Rimanere centrati e padroni di sé come un Guerriero. Viviamo prove difficili ma dobbiamo cercare di affrontarle con consapevolezza agendo nel migliore dei modi.

Prosit!

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Il Dolore è nei Polmoni

Dopo aver scritto questo articolo https://prositvita.wordpress.com/2015/07/01/i-polmoni-e-la-tristezza/ nominato “i Polmoni e la Tristezza” capisco che il titolo di questo nuovo post possa suscitare un senso di avvilimento, come a chiamare in causa questi importanti organi solo quando serve parlare di sentimenti tristi e demoralizzanti. Il fatto è che vorrei battere il chiodo su questo tasto vista proprio la rilevanza di una delle fondamentali cause di malesseri e malattie ai nostri Polmoni, nonché a tutto il nostro Apparato Respiratorio: l’emozione della Tristezza.

Tutte le situazioni che viviamo caratterizzate da emozioni tristi o angoscianti e quindi di dolore, come la malinconia, la sofferenza, la solitudine non accettata, etc… vengono elaborate e mettono le loro radici prettamente nei Polmoni. Come già dissi nell’altro articolo infatti, essi sono la sede dell’emozione Tristezza ma è utile osservare come, a renderci infelici, a lungo andare, possono essere anche altre Emozioni Superiori come la Rabbia e la Paura.

Immaginate ad esempio una persona che vive costantemente nell’ansia e nella preoccupazione, prospettando sempre per sé il negativo dietro l’angolo, non può certo essere, nel suo profondo, una persona gaia e solare aspettandosi il peggio dalla vita. Vive nella Paura e, perciò, è triste.

Questo assiduo stato di non-gioia inizia col tempo a prendere, per modo di dire, una sua forma vera e propria concretizzandosi come fosse materia all’interno dei nostri Polmoni. In realtà materia non è ma è Energia e, come sapete, l’Energia esiste davvero pur non essendo tangibile o evidente. Voi forse vedete l’Energia che permette agli elettrodomestici di lavorare? No, eppure essi funzionano. Ecco, più o meno è la stessa cosa.

Un insieme quindi di vibrazioni, in questo caso negative, prende piede in quelli che sono tra gli organi più importanti del nostro corpo.

Al di là del mestiere, delle abitudini, dell’età e di molto altro, caratteristiche che possono sicuramente influire sulla salute dei nostri Polmoni e di tutto il Sistema Respiratorio, occorre quindi notare anche quanta Tristezza risiede in noi, cosa ci rende avviliti, chi ci rende avviliti, e quanti pensieri tristi completiamo quotidianamente attraverso la nostra mente e il suo chiacchiericcio continuo.

Spesso è difficile riuscire a comprendere chi o cosa, durante la nostra esistenza, un poco al giorno, ci spaventa, o ci preoccupa, o ci tarpa le ali, o ci sfrutta, o ci fa vivere male, sarebbe un gran successo riuscire ad accorgersene ma possiamo valutare, forse con più facilità, l’evento singolo.

La perdita di un caro, un maltrattamento ricevuto, un trauma subito, sono tutti eventi che ci trattengono nella mesta inquietudine che dovremmo assolutamente riuscire a lasciar andare e staccare da noi per non far ammalare i nostri Polmoni. E’ giusto vivere il dolore, elaborarlo, entrarci dentro, riconoscerlo e, nel caso, imparare qualcosa da lui ma poi, anche se può sembrare impossibile ed è difficilissimo da fare, bisogna… lasciar andare. Dopo il suo compito, quel dolore, non ha più nulla da darci se non tanto tanto male.

Vedete, se pensiamo ad eventi gravi, con il potere di rovinare un’intera vita, quello che dico appare assurdo e ostico, me ne rendo conto, certamente, ma purtroppo a renderci “brutta” l’esistenza sono sovente anche cose più superflue e che potremmo modificare senza difficoltà ma, o non ce ne rendiamo conto, o non ne abbiamo voglia, o ci sembrano troppo grandi da affrontare.

Quante volte ce la prendiamo in modo esagerato o ci sentiamo umiliati davanti a chi pensa male di noi, quando invece potremmo fregarcene del suo giudizio senza farci soffocare da inutili sensi di colpa o stati di inadeguatezza in realtà inesistenti?

Quante volte ci crogioliamo nella lamentela? O nel vittimismo?

Il vittimismo è un celato bisogno d’amore e considerazione. Percependo questo bisogno dentro di sé, e non trovandolo al di fuori convinti che si debba ricercare all’esterno, si vive automaticamente in una situazione giornaliera di Tristezza. E’ come se ci mancasse qualcosa.

La stanchezza per il lavoro, il non sentirsi liberi, i soldi che spariscono troppo velocemente, il tradimento del partner, il figlio che va male a scuola… e allora ecco le Bronchiti, le Polmoniti, il Raffreddore, le Pleuriti, etc… che “colpiscono”, a livello generale, i nostri organi.

Il Naso che cola è il tuo Spirito che piange. Il liquido che scende dalle nari, sono le lacrime del tuo Essere più profondo che così si manifestano per essere viste

Nello specifico poi, ognuna di queste malattie, risponde a dei – perché? – ma, alla fine, c’è sempre un risvolto che porta alla Tristezza.

BRONCHITE: paura inconscia dell’aggressività dell’altro o aver subito un atteggiamento violento/aggressivo/irascibile/nervoso da parte di qualcuno.

POLMONITE: non riuscire a far cicatrizzare ferite emozionali ancora aperte. Disperazione. Eccessiva stanchezza nei confronti di determinanti avvenimenti della vita che sembra avercela con noi.

PLEURITE: aver provato rabbia per essersi sentiti in balia delle onde, c’è la voglia ma non il coraggio di ricominciare e, questa sensazione di impossibilità, svilisce.

EDEMA POLMONARE: trattenere un qualcosa che non si vuole lasciar andare perché senza ci si sente persi ma che in realtà non ci fa vivere come meriteremmo. Può trattarsi anche di uno stato d’essere, un’abitudine nella nostra zona di comfort dalla quale non vogliamo separarci.

ASMA: sentirsi repressi soprattutto da un amore soffocante e non riuscire a liberarsi nemmeno attraverso il pianto. Aver paura di deludere o far male a qualcuno che ci ama molto.

DOLORI AL TORACE PERCEPITI “AI POLMONI”: sono dolori generici e possono essere provocati da diversi fattori, il soggetto può avvertire irrigidimento, fitte, fastidiose vibrazioni, etc… Tutti rappresentano un profondo bisogno d’amore e di coccole. Di dolcezza, di essere abbracciati, sostenuti, accarezzati.

Dobbiamo imparare a scegliere il benessere. Se a renderci tristi sono i ricordi, dobbiamo lasciarli nel passato, se abbiamo paura dobbiamo imparare a coltivare il coraggio e la fiducia con piccoli passetti, giorno dopo giorno, se siamo negativi dobbiamo forzarci di diventare più ottimisti. Dobbiamo e possiamo scegliere di stare bene, di stare meglio. Di evitare di soccombere davanti a certe angosce, almeno alcune, almeno dove possiamo e riusciamo.

I Polmoni, con i loro Bronchi e i loro Alveoli, sono direttamente collegati al Naso e, il Naso, incamerando l’aria (cioè ciò che c’è all’esterno di noi), ci permette di essere un tutt’uno tra il fuori e il dentro. Avviene un miscuglio tra quello che esiste oltre il nostro corpo e all’interno di esso. Una Comunione totale della vita. Facciamo un buon intruglio utilizzando sani e ottimi ingredienti. Selezioniamo ciò che entra e che assimiliamo e tratteniamo soltanto quello che più ci è utile e ci regala armonia. Tutto il resto eliminiamolo. Buttiamolo via. Solo così potremmo togliere “immondizia” dai nostri Polmoni e far vivere nel migliore dei modi noi e loro.

Prosit!

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Le Memorie non Rimosse – la Cristallizzazione delle Emozioni

Quando ero piccola, i miei genitori non potevano permettersi di comprarmi un paio di scarpe ad ogni cambio di stagione.

Finiva così che le suole si consumavano talmente tanto da spaccarsi in tagli orizzontali che lasciavano entrare aria e acqua contro la pianta del mio piede e, d’inverno, la cosa non era per nulla piacevole.

Oggi, ho un lavoro che mi consente di acquistare le scarpe che desidero e quando lo voglio.

Amo passare nelle pozzanghere, cosa che da bambina non ho mai potuto fare per non rimanere poi tutto il giorno, magari a scuola, con i piedi freddi e bagnati.

Nonostante siano passati molti anni da quel tempo però, ogni volta che piove e sto per mettere un piede in acqua, qualche secondo prima, una sola frazione d’attimo prima, il mio corpo si indurisce, lo stomaco si strizza, una lieve torsione delle viscere mi ricorda il freddo che da piccola sentivo penetrare attraverso le suole lacerate.

I miei occhi, oggi adulti, vedono la pozzanghera e, senza il comando, il mio corpo si prepara a ricevere il gelo.

Poi, il sollievo, i passi attraversano il bagnato senza ch’io ne subisca le conseguenze, perchè ora le mie suole sono intatte e perfette“.

Ma le memorie rimangono dentro e fanno reagire sempre allo stesso modo anche se quel pericolo in realtà non c’è più. Sono tracce antiche, ossidate, ferme in quel punto a fare da scudo. E oggi condizionano i nostri comportamenti.

Dei meccanismi si azionano, pronti a difendersi/ci dal trauma, al di là del nostro volere e percepiamo la stessa situazione seppur inesistente.

Questo accade in ogni frangente della nostra vita. Accade nella vita di coppia, al lavoro, in auto, ad un’interrogazione a scuola, nei confronti di uno sconosciuto…

Molto spesso, ciò che per noi è reale e ne percepiamo esattamente i sintomi, in realtà, non esiste.

Non più per lo meno.

Avviene la cosiddetta CRISTALLIZZAZIONE delle emozioni.

Nasco. Accade l’evento. Provo l’emozione. Reagisco. Cresco. Riprovo la stessa emozione, al di là che riaccada o meno il medesimo evento. Reagisco. E avanti così… per tutta la vita come un cane che si morde la coda.

Quelle emozioni sono le mie e sono soltanto mie. Il freddo che io provavo, per un altro poteva essere piacevole.

Un cane che abbaia può far nascere diverse emozioni negli stati d’animo di diverse persone. Ci sarà quello al quale farà tenerezza, quello al quale darà fastidio, quello che neanche lo sentirà… eppure, è sempre lo stesso cane ed è sempre lo stesso abbaiare ma è a seconda delle proprie memorie che si reagisce (si prova emozione) verso la determinata situazione.

Le emozioni sono dentro di noi e non fuori. Non è l’evento il soggetto da analizzare ma noi stessi. L’evento è soltanto un mezzo. Se non capiamo questo ci porteremo sempre dietro la nostra emozione incolpando l’esterno.

Può sembrare impossibile ma il cane che abbaia, e che mi infastidisce, non lo eliminerò dalla mia vita cambiando casa o cambiando città. Arriverà qualcosa d’altro ad infastidirmi e forse ancora più del cane. Il cane in realtà… è come se non esistesse. Non esiste più come non esiste più la suola tagliata ma ci muoviamo e reagiamo in base a dei ricordi. A dei meccanismi inconsci. E’ il fastidio che invece continua ad esistere e si manifesta in tanti altri modi.

La cristallizzazione delle emozioni avviene durante gli anni e diventa una massa vera e propria, sempre più grande, all’interno di noi. Grande e potente. Così potente da divenire il nostro padrone. Colui che governa le nostre azioni ossia la nostra vita. E’ questo che non dobbiamo permettere accada. E’ da lì che dobbiamo uscire. Da questo circolo vizioso e diventare noi i padroni della nostra vita e quindi AGIRE anziché REAGIRE in base agli eventi. Disegnando la nostra strada, il nostro cammino, la nostra esistenza.

– Quando REAGISCI sei schiavo di ciò che hai subito. Se hai subito qualcosa da qualcun altro sei suo schiavo, un suo servo.
– Quando AGISCI sei padrone di te, hai sempre l’Amore a guidarti (il che non significa sopportare e farsi calpestare) e non agisci in base a ciò che hai subito bensì in base a ciò che sei e vuoi continuare ad essere.
Ed è solo attraverso l’AZIONE che potrai essere Superiore e padrone virtuoso e integro della tua vita.

Sii GUERRIERO e non SCHIAVO.

Non permettere a sensazioni nate solo per un’apparenza di governare ciò che sei. Non odiarle, sono state per molto tempo i tuoi scudi migliori ma, ora, osserva. Probabilmente non servono più. Probabilmente devi fare un passo avanti. Le tue suole ora, sono integre e puoi.

Prosit!

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Tachicardia – ma è davvero solo Colpa del… Caffè?

Il Cuore è l’organo sede dell’Amore, della Sicurezza e della Passione. Soffre e gioisce per le emozioni che proviamo e per come le percepiamo in base al nostro passato e, a differenza di altri organi, riesce a “farsi sentire”. Uno degli escamotage che maggiormente usa per annunciarci qualcosa di positivo o di negativo è cambiare il ritmo al proprio battito.

Quando il suo ritmo è particolarmente lento, per indicare questo movimento, si usa il termine di Brachicardia mentre, all’inverso, quando il Cuore accelera il suo “pum pum” si dice Tachicardia e sarà di questa frequenza cardiaca che parlerò oggi.

In molti ne… soffrono. Si suol dire così: – soffrire – di Tachicardia.

In realtà, per fastidioso che possa essere, questo ritmo percepito dal corpo e che addirittura spaventa la persona, la maggior parte delle volte non dovrebbe essere vista come una sofferenza (a meno che non ci sia una grave patologia in corso). Non dovrebbe essere vista come una sofferenza in quanto è semplicemente il linguaggio del Cuore che non ha altri mezzi per comunicare con noi se non appunto con il suo movimento.

Il Cuore è l’organo propulsore del sangue e pompa, indipendentemente dalla nostra volontà, il liquido rosso e vitale in tutto il corpo. La sua capacità di ridurre o aumentare la velocità con la quale il sangue deve irrorare e ossigenare i nostri tessuti serve alla nostra sopravvivenza e a darci la possibilità di svolgere svariate funzioni nella vita. Si avrà pertanto, parlando di battito accelerato, un ritmo più veloce in caso di sport, o di paura, o di bisogno di energia, condizioni normali nelle quali qualsiasi individuo può ritrovarsi anche quotidianamente.

A volte però, la Tachicardia, subentra in momenti del tutto imprevisti e inaspettatamente.

Si può dare la colpa ad un eccessivo uso di nicotina, o caffeina, o teina, etc… tutte sostanze eccitanti che, senza ombra di dubbio, influiscono sull’accelerazione del battito del nostro Cuore; si può dare la colpa ad una malnutrizione sicuramente ma, anche le emozioni possono dare il “via” a questo fenomeno e, soprattutto, a farlo, sono le emozioni che ci opprimono, quelle che ci schiacciano, ferme lì da tempo e che ci soffocano senza che ce ne accorgiamo. Si tratta quindi, prevalentemente, di emozioni negative.

E’ per questo che il nostro Cuore ad un certo punto inizia a sbraitare e a “battere i pugni” con più veemenza – Ehi! Mi senti?! Sto soffocando a causa di un grande peso che porti sul petto vuoi far qualcosa per favore???!!! -.

Le emozioni che causano questo tipo di manifestazione possono essere molte: rabbia, sofferenza, fastidio, vergogna, giudizio, tristezza, frustrazione, disgusto, svalutazione… e, ogni volta che qualche fatto nella nostra vita ne ricorda l’esistenza, ecco che l’Emozione Madre, come un masso, si appesantisce ancora di più. E il Cuore scalcia.

Ad esempio, se io da bambina ho subito un grave torto, un trauma, a causa di un’umiliazione pesante ricevuta, ogni volta che qualcosa mi ricorderà quell’avvenimento lo rivivrò e rivivrò di conseguenza l’emozione subita in passato. Naturalmente non ricorderò consciamente il fatto, tutto avverrà nell’Inconscio senza ch’io me ne accorga ma, il mio Cuore, lui sì, lo rammenta bene. Ricordiamoci che del nostro cervello, e delle sue capacità e potenzialità, ne utilizziamo soltanto una piccola parte.

Qualcosa che portiamo ancora dentro di noi e che NON abbiamo lasciato andare ci sta opprimendo.

Ma cosa? Come ho detto è spesso impossibile da ricordare anche perché sovente non è un fatto singolo ed eclatante accaduto in tenera età; può essere una goccia ricevuta ogni giorno nella nostra vita, piccola e banale, ma molto amara da bere e da mandare giù.

Pertanto, quando percepiamo in noi la Tachicardia, non soffermiamoci solo sul caffè appena bevuto. Non pensiamo che – Ci viene solo se beviamo il caffè e quindi la colpa è del caffè -. Proviamo a riflettere su tutto quello che risiede attorno a quel caffè (ripeto che il caffè è soltanto un modello).

Piccoli esempi di domande alle quali bisognerebbe cercare di rispondere:

– chi ti preparava il caffè (la colazione) quando eri bambino?

– chi non te lo preparava ma avresti voluto lo facesse?

– com’erano i tuoi risvegli? La mamma ti accarezzava e ti baciava per darti il buongiorno?

– a chi eri obbligato a preparare il caffè la domenica? A quello zio che non sopportavi e che non avresti voluto vedere mai più?

– cosa ti ricorda il profumo del caffè? E il suo gusto? Lo associ ad un gelato? A momenti passati con gli amici?

– ti ricorda quella nonna che ti lasciava sempre un po’ di zucchero sporco di caffè nella tazzina?

– tuo padre beveva molti caffè per rimanere sveglio e lavorare di più per mantenerti? Ed era anche molto nervoso?

– a scuola prendevi bei voti perchè portavi il caffè in classe al maestro ed eri il suo “cocco”?

Ecco, questi sono solo esempi che probabilmente non hanno nulla a che vedere con te che stai leggendo questo articolo ma volevo cercare di “educarti” ad aprire la tua mente e insegnarti ad andare oltre. A non soffermarti unicamente sulla fisicità di una bevanda e sulle sue caratteristiche. Cerca di individuare cosa risveglia nel tuo bagaglio di vita tutto ciò che ha a che fare con il caffè.

Se riesci ad individuare quello che ti disturba, l’emozione correlata appunto, potrai poi lavorarci sopra lasciandola andare, o perdonandoti, o perdonando chi ha compiuto nei tuoi confronti il gesto deplorevole ma… la parola d’ordine è: LIBERARSI. Sollevare, appunto, quel “peso dal petto”.

E liberare così il proprio Cuore che non dovrà più battere forte e veloce per avvisarti e aiutarti.

Mi è capitato di sentire persone che durante un attacco di Tachicardia si battevano forte sul petto offendendo il proprio Cuore – E stai fermo porca miseria! Ma senti sto ca@@@ di Cuore come deve battere! Che fastidio quando fa così! -. (Da notare anche come il battersi sul petto indica inconsciamente una situazione di senso di colpa, “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”, alla quale siamo stati educati fin da bambini).

Davvero! Non vi racconto bugie! Quel Cuore mi faceva molta tenerezza in quel momento. Lui voleva solo avvisare il “padrone” che avrebbe potuto vivere decisamente meglio. Senza aggravare la situazione. Sì, è bene ascoltare il proprio Cuore proprio per non incorrere poi in disturbi più fastidiosi. Nulla di grave per carità ma, la Tachicardia, potrebbe iniziare a durare poi ore e trasformarsi in aritmia (che già lo è e, in caso di irregolarità persistente, diventa fibrillazione atriale) dalle conseguenze per niente piacevoli anziché rimanere un episodio breve e di poca importanza.

I problemi emotivi di lunga durata portano ad uno stato di – non gioia – e il Cuore si ribella, non c’è niente da fare, perché lui invece intende vivere nella più completa felicità e nel benessere totale. E’ nato per questo, non per soffrire, e non gli si potrà dare un ruolo che non gli appartiene. Non è come noi anche se fa parte di noi. Non si assoggetta, non è disposto a tormentarsi pur di ottenere un’esistenza anche se misera. Il Cuore punta in alto, vuole la salute piena, la gioia, la bellezza incredibile e infinita di quello che noi siamo.

Prosit!

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Un pochino di cenni sulle nostre Incredibili Mani

E’ grazie alle Mani che possiamo esprimerci. In tutti i sensi.

Con esse possiamo mostrare persino il nostro stato d’animo o sottolineare ciò di cui siamo convinti.

Accurate filosofie e tecniche si sono premunite di studiare il linguaggio delle Mani perché esse hanno davvero tanto da dire e, io per prima, non potrò citare tutto in un solo articolo.

Ma non voglio apparire banale raccontandovi quello che la maggior parte della gente sa perciò cercherò di suggerirvi qualche riflessione un pò curiosa da non prendere come assoluta ma che sicuramente può aiutare.

Con le Mani si può accarezzare, solleticare, trattenere, graffiare. Possiamo con esse aggrapparci o, all’incontrario, lasciar andare. Possiamo sedurre, scacciare, maltrattare, coccolare. Maneggiare, trasformare, custodire. Tutti atti che possiamo tranquillamente riferire alla vita stessa in senso olistico.

Come affrontiamo quindi le esperienze? Ecco a cosa rispondono le nostre Mani.

I problemi alle Mani, senza entrare nello specifico in questo particolare post, insorgono infatti quando non riusciamo a gestire con gioia, amore e serenità le situazioni che la vita ci mette davanti.

Il bravo panettiere che dalla farina, mescolandola all’acqua, riesce a creare una bella pagnotta è un obiettivo per noi ancora lontano, se abbiamo disturbi alle mani. Non riusciamo cioè a “mescolare” gli ingredienti che abbiamo per realizzare così una perfetta creazione. Per concretizzare ciò che potrebbe farci del bene e fare del bene.

Le Mani sono i nostri secondi occhi, le nostre seconde orecchie. Attraverso loro possiamo vedere e sentire. Tutto passa da lì. Ma sono anche la nostra seconda bocca perché, grazie a loro, possiamo parlare.

Diamo e riceviamo. Siamo in connessione con l’intero mondo. La nostra parte interna viene collegata all’esterno e tutto può essere Uno. Offriamo e prendiamo ed è l’insicurezza di queste azioni che ci provoca dolore alle Mani.

Cosa stai offrendo di te? Cosa stai prendendo dalla vita? Sei sereno e soddisfatto di tutto questo? Sai gestire perfettamente la tale situazione?

– Chi ha Mani e dita rigide è solitamente una persona che pretende molto soprattutto da se stessa. Poco flessibile nei confronti degli errori, onesta, giusta ma teme la critica e il giudizio. Potrebbe anche soffrire di ipertensione e avere un po’ troppi grassi nel sangue.

– Chi ha Mani invece che prudono, come anche il proverbio cita, significa che è impaziente verso un qualcosa o qualcuno ma in modo costante. Una persona quindi che vive nell’ansia e nella preoccupazione. Che ama vedere tutto a posto e perfetto. I disguidi lo disturbano. Vuol dire essere irrequieti e vivere nella tensione. Queste persone potrebbero soffrire di herpes labiale o avere problemi allo stomaco e di digestione.

– Chi ha Mani lesionate, perché sovente rimane vittima di ustioni, o traumi, o tagli significa che si rimprovera troppo e si sente spesso colpevole nei confronti degli altri. Ha paura di aver offeso qualcuno o di non essere stato all’altezza di quello che quel qualcuno si aspettava da lui. Potrebbe avere un apparato respiratorio delicato e, a seconda del problema che lo affligge inconsciamente, soffrire all’apparato genitale.

Questi sono solo piccoli esempi ma il mondo delle nostre Mani è davvero incredibile per non parlare della comunicazione che usa, oggi chiamata “non verbale”, e che seppur studia tutto il corpo, comprendendo anche la cinestetica e la prossemica, si sofferma sempre molto proprio sulle Mani.

Sono il nostro biglietto da visita, sì, ma non solo per via della loro bellezza. Arrivano spesso prima di noi. Gesticolano in aria per convincere il pubblico (spesso anche della bugia che il loro padrone sta raccontando). Indicano (attenzione a quelli che mentre parlano hanno sovente l’indice puntato verso il basso, si sentono autorevoli). Si strofinano (soprattutto quando il padrone racconta un tema che conosce molto bene).

Anche chi non sa nulla sul linguaggio del corpo rimane colpito e affascinato, pur non rendendosene conto, del parlare delle Mani. Riescono ad attirare l’attenzione anche se non vengono tradotte.

E sono anche un po’ pestifere! Tradiscono persino! Oh si! Molto più spesso di quello che si crede per un buon osservatore. Rivelano molto sullo stato mentale della persona e non andrebbero messe da parte ma, anzi, studiate con attenzione. Avevo tempo fa scritto un articolo che vi ripropongo qui https://prositvita.wordpress.com/2015/05/14/le-meravigliose-dita-delle-nostre-mani/ anche sulle dita delle Mani.

Sono sicuramente la parte più mobile e capace del nostro corpo. Formate da tanti e minuscoli ossicini a permetterne movimenti unici e complessi. I dettagli della nostra quotidianità vengono incassati e vissuti e infine tradotti proprio dalle nostre Mani.

Si arrestano quando la paura non ci permette di fare ciò che desideriamo e si lasciano andare, esagerando, quando prendiamo la vita alla leggera senza considerare le conseguenze di un nostro gesto. Sono pressoché immobili quando siamo tipi “senza midollo” o vogliamo ingannare, e diventano imitatrici quando invece abbiamo bisogno di sicurezza e di affermarci.

Le Mani inoltre ci aiutano anche a passare in modo un po’ più lieve i brutti momenti della vita.

Battersi con un pugno sul palmo della mano, ad esempio, ridona energia al fisico troppo spento e stanco. Ridà forza e voglia di proseguire e scavalcare gli ostacoli. Massaggiarsi le dita, invece, porta benessere a tutti gli organi del corpo e allevia la tensione. Succhiarsi o mordicchiarsi il pollice infonde una coccola alla ricerca dell’affetto materno e allucina così una parvenza di moina e tenerezza verso noi stessi.

Premendo delicatamente ma con decisione e formando leggeri circoletti nella parte tra il pollice e l’indice, come si può vedere nell’immagine, si aiuta e si facilita la digestione.

Che dire ancora? Mille e mille e mille cose potrebbero venir citate ulteriormente ma avrò naturalmente bisogno di un altro articolo. Alla prossima quindi!

Prosit!

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Non solo Diabete – Molto dipende da lei: Insulina… birichina

Ovviamente birichina non è, quello che fa, lo fa per il nostro bene, e lo fa come conseguenza a ciò che mangiamo attraverso un processo fisiologico che lei neanche comanda ma… possiamo dire che ha il suo caratterino, ecco.

Con lei non si sgarra, non permette errori, è un po’ come avere un gendarme in corpo.

Sto parlando dell’Insulina e, prima di tutto, vi spiego cos’è.

L’Insulina è un ormone prodotto dal nostro organismo, o meglio, dalle Isole di Langherans del Pancreas, il quale, con il secernere Insulina e Glucagone, intende prima di tutto mantenere nel giusto equilibrio gli zuccheri (il glucosio) nel sangue. L’Insulina, per dirla in modo semplice, viene prodotta quando zuccheri ce ne sono troppi e li contrasta, mentre, il Glucagone, all’incontrario, viene prodotto quando zuccheri ce ne sono pochi ma, lui, cerca anche di tenere a bada l’Insulina stessa.

Per zucchero però, chiamato anche Glucosio, non è da intendersi soltanto lo zucchero che mettiamo nel caffè, questo è un concetto fondamentale da comprendere perché gli amidi, i carboidrati come: la pasta, il pane, i biscotti, i crackers, il riso, etc… sono tutti zuccheri. Ossia, contengono alte quantità di Glucosio.

Cosa succede quindi se mangiamo questi alimenti? Accade che l’Insulina compie lo stesso lavoro che compirebbe se mangiassimo un’intera scatola di cioccolatini. Non ci sono differenze per lei. La composizione/scomposizione del cibo è la medesima perciò lei agisce allo stesso modo.

A causa di un’emissione sregolata di Insulina possiamo ingrassare, contrarre malattie (di diverso genere), sentirci stressati o spossati e possiamo anche sentire costantemente lo stimolo della fame.

Attenzione, l’Insulina è proprio il principale elemento che effettua lo stoccaggio dei grassi all’interno del nostro corpo. Ossia, i grassi sono una fonte energetica, ci proteggono dal freddo, dagli urti, ci danno vitalità, sono molto utili (nella giusta misura) e, lei, per paura che il nostro corpo possa rimanerne senza, li prende e li immagazzina da parte, fissandoli per benino, un pò qui e un pò là, così noi ingrassiamo. Questo lavoro svolto prende il nome di litogenesi. Tutto ciò accade perché nella dieta (e di conseguenza in noi) scarseggiano le proteine e…. i grassi. Sì, proprio loro. Questi ultimi infatti, al contrario di quello che si pensa, se assunti nella giusta dose, permettono all’Insulina di stare buona e quieta, al suo posto, senza adirarsi. In pratica è un pò come se dicesse: – Ok! Non ho bisogno di fare scorte, noto che grassi ne arrivano sempre! -.

E quindi, attraverso un componimento del piatto che riunisce carboidrati/proteine/grassi assieme, si otterrà il giusto equilibrio.

Ovviamente dovrà essere uno specialista a dire, ad ogni paziente, la quantità dei valori di cui il soggetto ha bisogno ma, più o meno, si può tener conto di questa cifra: 50% carboidrati, 30% proteine e 20% grassi ad ogni pasto.

Ripeto, per ogni individuo i valori possono cambiare. Bisogna tener conto di tanti fattori per comporre le quantità giuste: età, sesso, attività fisica, professione, assunzione di farmaci, etc… perciò non intraprendete questo percorso da soli ma fatevi aiutare e consigliare da un esperto.

Quello che a me preme è farvi capire come l’Insulina, che sembra entrare in gioco soltanto in correlazione al diabete o ai dolci, come sento dire da tante persone, sia invece una grande protagonista nel processo del nostro metabolismo per quanto riguarda l’alimentazione.

Il glucosio, potente fonte di energia per noi è, come vi dicevo prima, contenuto nei carboidrati, chiamati infatti anche glucidi che, per semplificare, uniremo assieme in questa unica parola anche se la loro suddivisione è vasta e importante.

Sarà normale che se si assumono poche proteine e pochi grassi significherà che la nostra dieta è ricca per la maggior parte di carboidrati (zuccheri) e quindi, si permetterà all’Insulina di “uscire fuori” e comandare a modo suo.

Ridurrà anche l’apporto di zuccheri al cervello in quanto, a lei, gli zuccheri, non stanno molto simpatici. Ci renderà stanchi mentalmente ad esempio. Vi sarà capitato infatti di notare una notevole fatica a concentrarvi dopo esservi saziati con un sostanzioso piatto di pasta.

E’ meglio quindi consumare (sempre senza esagerare) più frutta e verdura, considerate anch’esse “carboidrati”, nel senso che, come fibre, donano i medesimi valori nutrizionali ma con eccezioni positive. La presenza, ad esempio, di una maggiore quantità di Vitamine e Sali Minerali ma non solo, vengono considerati carboidrati favorevoli, anziché sfavorevoli come gli altri, perché attraverso loro, l’indice glicemico rimane relativamente basso. In pratica, il fruttosio contenuto nella frutta, per entrare in circolazione, deve essere prima convertito in glucosio. Questo processo rallenta tutto il funzionamento e rallenta anche l’innalzamento della glicemia. Perciò, la secrezione di Insulina è molto meno stimolata rispetto all’ingerire un carboidrato classico come il pane. Per quanto riguarda le verdure invece, esse contengono una bassa percentuale di glucosio e, l’Insulina “chiudendo un occhio” verso tale quantità, non si mette in azione.

L’equilibrio, come dico sempre, è la cosa migliore. Nessun divieto e nessun abuso. Possiamo permetterci di mangiare qualsiasi cosa, l’importante è mantenere un corretto bilanciamento di ciò che introduciamo nel nostro corpo senza strafare con niente e senza far adirare Caporal Insulina.

Prosit!

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Insignificante??? Descrive la tua Sessualità!

Mi riferisco al Mignolino del piede, che non si chiama Mignolo bensì – quinto dito – e, più precisamente, Mellino.

Non ci badiamo mai a lui, pare quasi… insignificante.

Ci accorgiamo della sua esistenza solo quando scontriamo, scalzi, qualche mobile in casa e vediamo le stelle di tutto il firmamento vero?

Pensate che, addirittura, dicono gli esperti, andrà estinguendosi. Sì. Sparirà. Tanto possiamo farne a meno. Non serve a nulla. Un po’ come la coda. Dicono. Un po’ come i padiglioni auricolari che si sono rimpiccioliti nel tempo rispetto agli avi preistorici.

Beh, secondo me, non è vero che non serve a niente. Ci dona equilibrio. Giusto poco tempo fa, una mia amica, se l’è rotto sbattendo contro la sedia della cucina (non vi dico il dolore e le imprecazioni) e proprio lei mi ha confidato – Sembra inutile come parte del corpo ma cavoli come mi sono accorta che in questi giorni “non c’è”! -. Non poteva infatti svolgere bene il suo lavoro, quel povero ditino, tumefatto e dolorante.

Ma, al di là della sua funzione fisica e podologica, cosa racconta di noi?

Sapete già, leggendo questo blog, che ogni zona del nostro corpo e le dita in particolar modo, significano molto e allora vediamo Mellino che cos’ha da dire sulla nostra personalità.

Ebbene sta ad indicare innanzi tutto la nostra sessualità. Tac! Ecco che immediatamente vi si spalancano gli occhi; lui per voi diventa subito molto più meritevole di considerazione e, ovviamente, vi siete già tolti calza e scarpa per osservarlo.

Beh… osservateli entrambi però! Come avevo scritto in passato, la vostra parte destra del corpo e quella sinistra hanno diversi significati. Una sta ad indicare il Padre e la mascolinità (parte maschile) mentre l’altra la Madre e la femminilità (parte femminile). Ogni individuo, uomo o donna, le contiene entrambe.

E’ buffo notare come spesso, non sempre ma sovente accade, il Mellino destro, sia completamente diverso da quello sinistro. Eeeeeh… e lì ce ne sarebbero di cose da andare a vedere! Anche sui nostri genitori.

Attenzione! L’Energia Sessuale, peraltro, è l’Energia Vitale e ha sede nei reni. Non per niente ha a che vedere con il meridiano della Vescica. Ha a che vedere anche con le orecchie e… vi ricorderete, presumo, di questa immagine che avevo pubblicato tempo fa.

Vi consiglio, già che ci siete, di leggervi questo mio articolo https://prositvita.wordpress.com/2015/03/09/orecchio-campanello-dallarme-del-rene-un-piccolo-corpo-umano-in-miniatura/

Ma torniamo al dito. L’eros. La sessualità. La quale non è intesa come attività sessuale (quella è una conseguenza) ma piuttosto come un approccio e un comportamento relazionale che racchiude in sé aspetti psicologici e sociali. All’inverso dell’animale, essere dalla sessualità più istintiva, l’uomo, attraverso gli strumenti e i meccanismi mentali (anche inconsci) vive una sessualità diversa. Si vanno infatti a toccare anche punti come l’atteggiamento (in privato e in pubblico).

Parlando di sessualità, ci si ramifica anche in argomenti come: la creatività e l’entusiasmo che sono tra i primi discendenti della sessualità. Creatività infatti significa CREA – TI – VITA (crea la tua vita) e Entusiasmo significa EN – THEOS (vivere con Dio dentro di sé). Vi ho detto, appunto, che l’Energia Sessuale è l’Energia Vitale, della vita.

E parlando di sessualità non si può naturalmente non citare la SICUREZZA. Cosa significa? Significa che una persona sicura di sé vivrà anche bene la sua sessualità. Ossia, all’incontrario, solitamente, un Mellino magari sormontato dal quarto dito e quindi poco visibile, può rappresentare insicurezza e, di conseguenza, poca spontaneità del soggetto, timore a mostrarsi, vivendo una sessualità spenta perché forse da giovane ha ricevuto, a tal proposito, un’educazione troppo rigida o è rimasto turbato da qualcosa. I motivi possono sempre essere moltissimi.

La timidezza è composta dal desiderio di piacere e dalla paura di non riuscirci – (Edme-Pierre Chauvot de Beauchêne)

All’inverso, con un quinto dito spavaldo e che ben si mette in mostra, potremmo trovarci davanti ad una persona sensuale e con fascino. Che mostra di sapere bene cosa vuole nella vita, che non si accontenta del “primo che passa” e che conosce bene le proprie capacità. Può essere un buon cacciatore o una furba preda che sa giocare le sue carte. Non fatevi abbindolare quindi, anche se farà l’umile e la modesta, dietro a quella parvenza semplice e addirittura insignificante, si nasconde un’anima che sa il fatto suo e ovviamente molto piacevole da vivere. Non lo sto certo dicendo in senso negativo!

 

Un Mellino invece “cicciotto” può voler indicare una persona dalla sessualità accesa ma anche vogliosa di appagare il proprio ego e, per questo, ricerca attraverso l’attività sessuale, la conferma di “valere”, il bisogno di affermarsi intrinseco e inconscio. Più partner sessuali trovano e più possono dire – Io valgo! -. Sono persone che amano assaporare il bello della vita, quasi ingordi delle cose e delle situazioni piacevoli. Questo da non confondersi con un Mellino invece “gonfio” cioè, tondeggiante ma poco turgido e muscoloso che sta invece a dimostrare come quella persona potrebbe apparire spenta e affaticata nei confronti del sesso. Potremmo dire – Vorrebbe ma non riesce -.

Insomma, questa parte del piede, che di solito si snobba, ha anche lei la sua importanza. Sarebbero davvero mille le cose da dire a suo riguardo, occorrerà scrivere sicuramente in futuro un altro articolo. Sono sicura che adesso, questo minuscolo ditino, è da voi sicuramente più considerato.

Prosit!

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La Vitiligine: Mancanza e Abuso

La Vitiligine è una malattia della pelle, appartenente alle leucodermie (pelle – bianca), non ancora del tutto chiara nemmeno alla Medicina.

Pare che i melanociti, le cellule epiteliali che producono la melanina (quella sostanza che ci fa diventare scuri quando ci abbronziamo), siano presenti (al contrario dell’Albinismo dove sono assenti) ma non riescono a produrre la proteina difensiva a causa, probabilmente, di un attacco da parte degli anticorpi che li riconoscono come nemici.

Questo fa si che si creano su alcune zone della pelle, delle macchie prive di colore, circondate da zone pigmentate. Le parti più colpite, nonostante la Vitiligine possa apparire su quasi tutto il corpo, sono le mani, i piedi, il volto, le braccia, il collo e l’addome. Naturalmente si prova a dare risposte a questa alterata condizione epiteliale come: lo stress, problemi congeniti, etc, etc… ma, anche le cure, verso questo disturbo, sono purtroppo prive di risultato nella maggior parte dei casi, in quanto pare non ci sia rimedio a tale inestetismo. Un inestetismo che colpisce davvero molte persone, dalle più giovani alle più anziane.

Dove la melanina non viene sintetizzata, si può eventualmente procedere a ricoprire la parte interessata con del fondotinta o delle creme adatte, simili a quelle auto-abbronzanti, utili per un camouflage perfetto. Una brava estetista saprà sicuramente aiutare chi soffre di Vitiligine ma c’è anche un’altra soluzione, che non ha fondamenta scientifiche ma, della quale, come sapete, amo parlare da sempre.

E’ quella proposta dalla Psicosomatica e quindi dalla possibilità di “rimediare”, o comunque non aggravare la situazione, rielaborando l’emozione che può aver accompagnato l’eventuale trauma che è divenuto in seguito fisico, e in questo caso, concretizzandosi sotto forma di Vitiligine.

Sono diverse e numerose le testimonianze che assicurano di essere guarite da una qualsiasi malattia, attraverso il percepire in modo diverso ciò che ci ha fatto male, io sono una di queste ma, ovviamente, occorre conoscere il messaggio che la determinata malattia vuole portarci. Infine, come dico sempre, occorre anche crederci, fermamente, perché non stiamo parlando di risultati ovvi e, nonostante le tante prove positive, non si può dare nulla per scontato. Ma chissà se tutto questo funziona anche con la Vitiligine…

Ebbene, secondo alcune filosofie, la Psicosomatica è solo una di queste, la più conosciuta, chi soffre di Vitiligine ha subito un abbandono. Un abbandono che può essere fisico nel senso che, una persona a lui cara è venuta a mancare, oppure un abbandono, percepito emozionalmente, nel senso che è stato allontanato da qualcuno al quale voleva bene. O magari è stato allontanato dal luogo di lavoro, al quale teneva parecchio. Ovviamente in modo, secondo lui, ingiusto.

Da qui, il discorso si sviscera ulteriormente in quello che può essere considerato un abuso. Ci si potrà sentire defraudati, in quanto questa persona non ci vuole più e, a malo modo ce l’ha fatto capire, oppure potremmo aver vissuto una sorta di privazione della nostra dignità in qualsiasi ambito: familiare, lavorativo, sentimentale, scolastico, etc…

Oppure ancora, in quanto occorre essere chiari, noi stessi abbiamo vissuto l’allontanamento dell’individuo, al quale eravamo affezionati, come un abuso alla nostra sensibilità, anche se lui può non averlo vissuto allo stesso nostro modo.

Sta di fatto che, questo tipo di sofferenza, ci spoglia. Ci spoglia delle nostre difese, ci sentiamo vulnerabili e facilmente esposti al pericolo. Come se una parte di noi venisse a mancare e, infatti, guarda caso, la melanina è proprio una sostanza che ci protegge.

Anche se oggi è considerata esteticamente utile, perché subentrando dopo ore e ore di esposizione al sole ci rende più belli, è in verità una protezione che il nostro organismo mette in atto per salvarci dai raggi solari. Sì, mi duole deludervi, ma la troppa abbronzatura è seriamente nociva per la nostra pelle.

Insomma, questa azione difensiva viene a mancare proprio come percepiamo la mancanza anche nel nostro stato emozionale.

Ed è proprio questo che dobbiamo modificare per cercare di cambiare la situazione della nostra Vitiligine.

Cosa ci ha fatto male? Cosa ci ha fatto sentire abbandonati? Perché abbiamo una specie di malinconia? Che cosa ci fa sentire l’essere stati schiacciati o calpestati? Dove la nostra dignità ha subito un’offesa? Queste sono le domande da porsi se si soffre di Vitiligine e, una volta trovata la risposta, si può provare a modificare l’emozione che ci ha procurato del male.

Un rimedio molto utile, anche se può sembrare banale, è quello di pensare che qualsiasi cosa sia accaduta appartiene al passato. Se riuscissimo a non rimanere più legati a quel passato, o provassimo a cambiare le sensazioni che ricordiamo (lavoro molto difficile, lo riconosco) possiamo evitare di rendere ancora più grave la nostra malattia. Non dobbiamo rimanere attaccati lì.

Se però, la situazione che ci sconvolge, e ci fa sentire vessati, appartiene all’ambiente lavorativo che ancora stiamo conducendo, e quindi fa parte del nostro presente, ad esempio, dobbiamo cercare in qualsiasi modo di viverla diversamente se vogliamo ottenere qualche risultato positivo. Il tutto è molto ostico, lo so, ma è davvero fondamentale.

Mutando tale percezione, modifichiamo anche il nostro lato fisico, perché si tramuta la nostra parte più intrinseca. Tutto questo, seppur molto faticoso da affrontare, probabilmente non riuscirà a fare nulla alla vostra Vitiligine ormai esistente (non è detto!) ma sono certa che può fare del gran bene a tutto ciò che di voi è emozionale e pronto a concretizzarsi in fisicità, quindi, vi consiglio caramente di iniziare a lavorare in questo modo.

Prosit!

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