Come può lo Stress concretamente danneggiarci?

Molto spesso leggiamo citazioni, o interi articoli, che spiegano come lo stress sia uno dei disturbi più distruttivi per il nostro organismo quasi da essere considerato una malattia vera e propria, soprattutto negli ultimi decenni ma, per molti, queste parole, sono soltanto una sciocca retorica che porta a rispondere – Si, si lo so… – e si continua a vivere un’esistenza stressante e quindi realmente dannosa per la salute.

Lo stress è riconosciuto oggi come una delle prime cause più gravi e più deleterie che colpisce il nostro essere, sia dal punto di vista psicologico che fisico. Ma come può la sua azione ripercuotersi davvero nel nostro corpo? Non è un virus, o un qualsiasi agente patogeno, non è nemmeno un incidente, o una ferita, quindi?

La parola al nostro corpo:

Dimentichiamo troppo sovente che all’interno del nostro corpo fluiscono delle sostanze importantissime e fondamentali per l’organismo chiamate ORMONI ed esse sono proprio il collegamento tra la nostra parte emozionale e fisica in quanto vengono emessi, o meno, a seconda di come “stiamo psicologicamente”.

Mi spiego meglio. Sappiamo tutti che in un momento di paura, di terrore o di sforzo, alcune nostre ghiandole secernono adrenalina, ad esempio, un ormone che permette alla nostra parte fisica funzioni atte ad affrontare quel particolare momento. L’adrenalina viene anche chiamata “ormone fight or flight” vale a dire “combatti o fuggi” proprio per il suo scopo. Prepara cioè il nostro corpo a superare la prova spaventosa o estenuante alla quale siamo sottoposti. Accelera il battito cardiaco (per correre, per respirare più velocemente), dilata la pupilla (per vedere meglio), aumenta la pressione arteriosa (per avere più sangue ovunque), etc, etc…

Dalla paura (parte mentale/emozionale) passiamo quindi ad una preparazione del corpo (parte fisica).

La stessa cosa vale per altri ormoni.

Un altro esempio significativo da correlare agli ormoni, o anche ai neurotrasmettitori (anch’essi sostanze che diffondono le informazioni tra le cellule del sistema nervoso) è quello che vede come protagonisti i sali minerali e gli oligoelementi che dovrebbero essere presenti nella giusta misura all’interno del nostro fisico chiamati anche “elementi essenziali”.

Ecco quindi cosa succede in caso di troppo stress.

Vivere nello stress costantemente è come vivere nell’ansia. L’ansia di riuscire a fare tutto entro la fine della giornata ad esempio. L’ansia di fare bene quel lavoro senza essere denigrati dal capo. L’ansia di affrontare quella situazione o quelle persone ogni giorno della nostra vita; in famiglia o sul lavoro.

Ebbene, vivendo in questo stato, senza accorgercene, secerniamo quantità di adrenalina frequentemente, la quale, è sana in alcune occasioni ma, come accade sempre, diventa nociva quando è troppa. Accade così che l’adrenalina indurisce troppo i nostri tessuti, sia quelli muscolari che degli organi interni. Dilata troppo le pareti dei vasi sanguigni. Fa lavorare il cuore ad un ritmo innaturale anche se impercettibilmente. Vivendo così come in un continuo “stato di paura” ossia, con gli stessi sintomi per il nostro corpo della paura.

Questo fa si che il potassio viene completamente consumato e, diminuendo lui, automaticamente si alza il livello di sodio. Troppo sodio appunto, rende rigide le pareti del nostro corpo. Vale a dire che rende rigidi i capillari, le vene, le arterie, lo stomaco, il fegato, i reni e via discorrendo…

Senza la giusta elasticità, essendo un qualcosa di vivo che deve muoversi fluidamente, il nostro corpo inizia a subire delle “rotture”. Con il termine di “rottura” non immaginatevi una spaccatura vera e propria, anche se a lungo andare può avvenire pure questo. Si tratta, più che altro, di un malfunzionamento dei vari componenti come anche il cuore e i polmoni. Non per niente, la prima azione a patire di queste conseguenze, è il RESPIRO. Quante volte capita di sentire una pesantezza sul petto senza cause patologiche? Quante volte succede di vedere persone con un respiro affannato, o che faticano a prendere respiro, o che comunque respirano male? Pensate ad una rigidità del muscolo cardiaco o dei polmoni, che sono forse gli organi con più elasticità tra tutti dovendosi espandere e restringersi.

Il problema è che non li possiamo osservare. Non vediamo all’interno di noi cosa accade. Non possiamo notare la durezza e l’aridità dei reni che non riescono più a filtrare, la mobilità dello stomaco che lavora per permetterci la digestione, la peristalsi dell’intestino per trattenere e assorbire sostanze nutritive e lasciar andare quelle di rifiuto. Non ce ne accorgiamo fino al giorno in cui, tutto questo, a lungo andare, porta ad avere seri problemi.

La cosa principale sulla quale riflettere è che in questi frangenti, il nostro sangue, deve lavorare sodo, molto sodo, soprattutto per ri-ossigenare le parti e nutrirle al meglio affinchè possano funzionare bene e quindi si inizia ad innescare un meccanismo malsano e faticoso anche per le cellule del sangue, per il midollo stesso e la milza che non riescono a star dietro alla produzione di sangue nuovo e vengono così chiamati in ballo anche gli anticorpi perché, non c’è niente da fare, il nostro organismo s’indebolisce e diventa una vittima adatta per gli agenti esterni che ci colpiscono con più facilità. Diventiamo vulnerabili. Accade così, di conseguenza, come in una catena, che ci ritroveremo presto con un sistema immunitario stanco e debole che non ce la fa a proteggere tutto, non riesce a combattere tutto e…. ci ammaliamo.

Purtroppo tanta gente crede che un po’ di riposo sul divano, a fine giornata, sia il rimedio ideale ma non è assolutamente così e spero si sia capito dopo questo post che spiega come vivono gli organi interni. Spegnersi sul letto o sulla poltrona non serve a nulla. Lo stress rimane comunque dentro.

Riposare la mente è solo un palliativo richiesto dal cervello per tentare il possibile, ma occorre davvero prendere misure di sicurezza ed evitare il più possibile di stancarci e stressarci psicologicamente. E’ molto più distruttivo un tot di stress ogni giorno che una botta di sovraffaticamento una volta ogni tanto. Il nostro corpo è pronto e preparato ad affrontare eventuali situazioni di tensione, ma non è adatto a farsi corrodere quotidianamente da sensazioni nocive.

P.S. – Infine, ci tengo a sottolineare una cosa. Non ho voluto scrivere un trattato medico e, come sapete, non sono un medico. Mi rendo conto che molti contesti sono stati buttati giù in modo molto semplice e se venissero letti da un luminare risulterebbero ridicoli, in quanto, i processi del nostro organismo, sono decisamente più complessi ma, il mio interesse era quello di far comprendere a chiunque come funziona il nostro corpo e perché, scientificamente e concretamente, lo stress può danneggiare seriamente e FISICAMENTE la nostra salute.

Prosit!

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I Problemi alle Anche possono significare…

Come ho già spiegato diverse volte, le gambe simboleggiano il nostro andare avanti nella vita, suddividendosi poi, più precisamente, nelle loro varie parti, dal Bacino ai piedi.

Per quanto riguarda le Anche, si parla di quella parte del corpo che rappresenta la DETERMINAZIONE nell’avanzare, nel progredire, nel nostro cammino durante l’esistenza. Perciò, avere un disturbo in questa zona, significa appunto essere INDECISI. Tale INDECISIONE non è però da confondere con il senso simile conferito da malattie a denti e gengive, infatti, mentre per i problemi alla bocca si parla di indecisioni di qualsiasi genere, anche inerenti ad altre persone che hanno a che fare con noi, per quel che riguarda le Anche si tratta prevalentemente di indecisioni nel muovere “il giusto passo” nella vita.

Come spiega bene Claudia Rainville, è un po’ come se una parte di noi volesse andare avanti e l’altra invece volesse indietreggiare o rimanere ferma. Si parla quindi di paura nell’incedere. Dubbio, preoccupazione, avere o non avere coraggio, timore, perplessità, mille domande e pensieri confusi, trovano quindi, nelle Anche, il palcoscenico per esibirsi concretizzandosi in veri e propri disturbi fisici.

E’ proprio il Bacino a mantenerci in equilibrio ed è da lui che parte la spinta del passo. La rigidità che spesso lo coinvolge è pari così alla riluttanza nell’incedere, in quanto, la rigidità fisica mostra quella mentale. Davanti a un dubbio infatti, mentalmente ci si blocca, fermi e indecisi, ed ecco che la stessa sensazione la si percepisce proprio in una delle articolazioni più importanti del nostro corpo sottoposta, tutta la vita, a grande stress.

Una delle patologie più diffuse che riguarda le Anche è l’Osteoartrosi vale a dire un’alterazione della cartilagine. La cartilagine, che ricopre le estremità delle ossa come un cuscinetto in grado di attutire lo sfregamento tra osso e osso, si modifica e si deteriora, cosicché, l’articolazione risulta non solo più rigida ma anche dolorosa in quanto viene a mancare la giusta protezione.

Quando si parla di Artrosi si intende, nella Psicosomatica, essere troppo critici con se stessi e, da qui, si capisce anche come fare una scelta diventi così uno scalino quasi insormontabile perché si vuole prendere la decisione più giusta, perché si è troppo severi con se stessi, perché si ha troppa paura di stabilire l’opzione sbagliata (…e chissà poi gli altri cosa pensano… o quali conseguenze drammatiche questo porta).

Essere giudici poco clementi, nei confronti di noi stessi, naturalmente ci “blocca” anziché permetterci di fluire con più leggerezza negli stadi della vita.

Altre conseguenze di questa severità sono il risentimento e il senso di colpa perché, ovviamente, non si perdoneranno molto facilmente gli eventuali errori commessi. Occorre approvare maggiormente ciò che siamo e amare di più i nostri errori, soprattutto se non voluti. Osservarli semplicemente come esperienze di vita e possibilità in meno che otteniamo di sbagliare in futuro. Ogni errore commesso preannuncia un miglioramento. Impariamo a focalizzarci sul buon proposito che avevamo per aver scelto quella mossa piuttosto che un’altra. Il nostro scopo era buono ed è quella onestà che dovrebbe colmare i nostri sensi.

Bisognerebbe imparare ad imitare Thomas Edison. Durante una conferenza stampa un giornalista gli chiese – Dica, Mr. Edison, come si è sentito a fallire duemila volte nel fare una lampadina? -. Ebbene, la risposta di Edison fu – Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecentonovantanove modi su come non va fatta una lampadina – (da impresapratica). Geniale non trovate?

Troppa severità non serve a niente. Ci immobilizza in un binario dal quale abbiamo paura di uscire ma, purtroppo, dobbiamo capire che le risposte giuste non sono sempre all’interno di quelle rotaie che stiamo percorrendo. Sono anche attorno, serve coraggio, allungare le mani e afferrarle. Così facendo, stando immobili intendo, non risultiamo dalla mente aperta e non risultiamo “elastici” con noi stessi e nemmeno le nostre articolazioni lo saranno, mentre invece, devono essere ben mobili, flessuose e snodate.

Naturalmente è proprio durante l’età più avanzata che questi disturbi si annunciano. Ci sono sempre correlazioni con l’orologio biologico o anche di carattere ereditario ma, nonostante tali fastidiose manifestazioni possono presentarsi anche in soggetti più giovani, il divenire anziani comporta anche avere più timori nei confronti dello spingersi in avanti nella vita. Sono maggiori le paure che colpiscono, non si può più scegliere come un tempo, spesso, le decisioni che prendiamo riguardano i nostri parenti, dai quali dipendiamo vista proprio la nostra età. Non solo ma, inconsciamente, riconosciamo di non avere più i mezzi e gli strumenti di un tempo e, in particolar modo, vediamo che stiamo andando verso la fine della nostra esistenza piuttosto che verso un inizio. Questo fa si che vorremmo fermarci, non proseguire, non andare verso quello che segnerà prima o poi il nostro “The End”. E tutto, comporta al risultato di queste scocciature al Bacino.

La parola “Evviva!” all’inizio di ogni giornata e “…che vada come vada”, penso sia la prevenzione migliore in questo caso. Leggerezza e serenità sono gli ingredienti più opportuni e, nel rispetto di chi ci sta attorno, ogni nostra decisione può avvenire portando con sè tutte le migliorie o gli errori del caso. Siamo umani e, proprio per questo, ci è stata data la possibilità di sbagliare. Per poter ARRIVARE.

Prosit!

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Se ho un Dente Cariato non Valgo molto…

Premetto che la Carie nei denti giunge per tanti fattori, soprattutto a causa dell’alimentazione. Un’alimentazione non sana, in prevalenza ricca di zuccheri e comprendente bevande dolci, gassate o alcoliche. La saliva anche ha il suo ruolo, così come varie abitudini poco salutari in genere, una povera igiene, la posizione della dentatura nel nostro organismo a contatto con gli agenti esterni e occorre tenere presente pure dell’ereditarietà.

Detto questo però, anche per la Carie, che è la distruzione delle ossa e dei denti, la Psicosomatica offre la sua versione.

A corrodere il dente pare quindi essere la svalutazione che diamo a noi stessi. Se ci riteniamo poco attraenti, o poco intelligenti, o poco istruiti, questo senso di inferiorità distrugge i nostri tessuti duri. Nella bocca, in particolar modo.

Consuma le nostre fondamenta solide (scheletro – le ossa infatti sono il nostro sostegno, senza quelle saremmo flosci, adagiati al suolo come una poltiglia). E siamo noi a sgretolarle. Nasciamo con rinforzi sani e forti ma, via via che passa il tempo, a causa dell’immagazzinare messaggi negativi che ci arrivano dall’esterno, e non avendo quindi fiducia in noi stessi, impariamo a ragionare su di noi come questi messaggi ci hanno insegnato.

Ad esempio, se nostra madre ci ha dato poco affetto, bisogno primario per il bambino, e ci ha quindi comunicato di conseguenza – Non ti voglio, sei inutile, non vali niente, non mi hai riempito la vita, non ti amo, non mi fai del bene… – sarà normale che in noi si instaura il credo del non essere abbastanza. Del non valere. Del non essere importanti. Basandosi su queste teorie, senza riuscire ad amarsi profondamente e sopra ogni cosa, permettiamo a questi input di fare il loro gioco, concretizzandosi anche da un punto di vista fisico e quindi attraverso la malattia o un disturbo.

Ogni sintomo è un messaggio – (Claudia Rainville)

E’ attraverso la pelle che diventiamo degli esseri in grado di amare, non s’impara ad amare sui libri, ma essendo amati –  (Asley Montagu). Sì, e soprattutto s’impara ad amare noi stessi. Se io sono stata amata, di conseguenza penserò e mi convincerò di essere importante, ossia di meritare amore. Sarà ovvio per me meritare amore e lo riceverò. Sono degna dell’amore che provo e che riscuoto. Mia madre mi ha dato amore perché lo meritavo, o perché lei ne aveva bisogno, fatto stà che VALEVO. Sono STATA VISTA da lei.

L’auto-Svalutazione, si presenta in infiniti modi al nostro cospetto e sono sempre situazioni dolorose e inaccettabili. Occorre porre rimedio. E, nel caso specifico della Carie, non solo andando dal dentista ovviamente.

Anteponete il vostro valore a quello degli altri, riconoscetevi adatti, belli, meravigliosi, nonostante tutti i vostri difetti. Siete un’opera d’arte di gran pregio. E non è chi vi sta attorno che ve lo deve dire o dimostrare. Dovete concepirlo in voi. Dovete “sentirlo”.

Amatevi di più e consideratevi all’altezza. Nessuno è più di voi. Nessuno in passato o in futuro è stato o potrà essere come voi. Siamo tutti unici, ed è proprio la nostra unicità a renderci speciali.

Prosit!

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Pillolette da FaceBook

Per chi non segue la mia pagina Facebook di Prosit https://www.facebook.com/prositvita/ posto qui qualche breve articolo, da me scritto e di vario genere, che può essere utile. Sono solo “pillole”, accenni, ma forse possono servire per riflettere e magari trovare soluzioni:

1)

Ascolta bene…
tu hai una malattia ma non SEI la malattia. Tu hai un dolore ma non SEI il dolore. Tu hai un disagio ma non SEI il disagio.
Staccati da ciò che di negativo provi. Siete due cose distinte. Anche se certe cose le senti dentro di te, loro NON SONO te.
Tu sei tu. E sei più forte. Non permettere ai disturbi di prevaricare e vincere. Lo so che è dura ma molte persone sono riuscite a guarire partendo proprio dallo scindere se stesse da ciò che era per loro il male. Il male è una situazione. Tu hai l’Universo dentro. Hai il divino. Sei superiore ad ogni cosa anche se hanno detto il contrario. Godi del libero arbitrio che hai di poterti distaccare, di poter scegliere, almeno nel limite delle tue facoltà.

2)

Non credere a tutto quello che ti viene detto come una pecora! Ma neanche a quello che dico io o leggi sul mio blog. Informati, appura che sia realmente così. Fai delle prove, confuta! Hai un tuo cervello, un tuo cuore, delle tue emozioni. Devi sentire. Impara a mettere in dubbio. Non essere assolutista o estremista. Apriti. Non essere una zavorra appesa ad una mongolfiera. Prendi di ogni cosa quel tot per cento che ti appartiene e fallo tuo. Tutti sbagliano, tutti possono commettere errori. Impara ad estrapolare il buono da ogni concetto, da ogni pensiero. Non pendere dalla bocca di nessuno, sii te stesso. Prendi consigli, cerca di carpire il meglio ma fallo tuo perchè soltanto tu sei dentro di te. Se ti dicono che quell’alimento fa venire un tumore, studia! Controlla se è vero. Osserva ogni lato. Se ti dicono che fare così è sbagliato, controlla il perchè. Se ti dicono che devi pensarla a quella maniera, fai delle prove sulla tua pelle. Svegliati! Apri la TUA di mente non entrare nella mente già aperta degli altri.

3)

Sei grasso/a?
Stai a dieta, perfetto, l’alimentazione sana è sicuramente alla base… ma se prima non rispondi a certe domande, a mio avviso, sarà difficile che riesci a dimagrire.
Ovviamente devi rispondere a te stesso/a e partire poi da lì a lavorare internamente su di te.
– Cosa non ti soddisfa della tua vita?
– Hai bisogno di essere notato/a perchè hai poca autostima o pensi di non riceve abbastanza amore?
– Quale mancanza senti?
– Da cosa, o chi, devi difenderti?
Pensi che una o più di queste domande può appartenerti?
Bene, lavoraci sopra. Quello è il tuo trauma ed è lui che trasforma anche il tuo fisico.

4)

La radice di molte malattie è l’INSODDISFAZIONE.
L’ansia, la depressione, l’obesità e molti altri disturbi derivano sempre da lì anche se sovente non sappiamo neanche per che cosa siamo insoddisfatti. La vita che conduciamo, ciò che ci circonda, non ci piace e soprattutto non ci basta. Vorremmo altro, vorremmo cose diverse, vorremmo cose che non abbiamo. E, la maggior parte delle volte, tutto questo, esiste per la PAURA. Vorremmo cambiare partner ma abbiamo PAURA (di rimanere soli, del giudizio degli altri, della sua reazione…), vorremmo cambiare lavoro ma abbiamo PAURA (della mancanza di sicurezza economica, del salto nel vuoto, del giudizio, del futuro…). Abbiamo paura di offendere, di non trovare più ciò che possediamo, di mostrarci sbagliati, o persone facili e leggere. E così continuiamo nella routine giornaliera, in quel tran tran che non ci porta critiche esterne, che non ci spaventa perchè è la nostra comfort zone (zona di comfort) ma che ci logora dentro e ci ammaliamo. Quando il timore ci pressa, purtroppo non si può partire a spada tratta come molti consigliano facendola semplice, ma posso assicurarvi che osservare ciò che di bello abbiamo e praticare la gratitudine costantemente aiuta davvero molto. Moltissimo. Ci aiuta ad avere fiducia in noi stessi, ci mostra il lato bello della vita e l’inconscio registra il “bello”. Tutto questo attenua la paura di volta in volta e, più avanti nel tempo, saremo in grado di fare un piccolo passo in avanti e poi sempre di più. Questo non è difficile da fare, ci vuole solo voglia e dedizione.

5)

Per favore… non confondiamo l’istruzione con l’intelligenza. Istruito è colui che ha letto tanti libri, intelligente è colui che può leggere tanti cuori.
Poco importa se conosci tutte le leggi della fisica ma non sai riconoscere i tuoi torti e pretendi di avere sempre ragione.
Poco importa se reciti un saggio a memoria ma calpesti il tuo vicino per arrivismo.
Poco importa tutto ciò che non contempla la sensibilità, l’empatia, l’umiltà e la compassione.
L’istruzione affascina. Affascina tantissimo. Spesso può ridurci a zavorre appese in balia del volere di un altro essere che… “ne sa più di noi”.
Ma dove non c’è cuore non c’è nulla.
E osserviamo, se noi invece il cuore lo abbiamo, è quell’altra persona, con tutto il suo sapere, che dovrebbe inchinarsi al nostro cospetto.
L’istruzione libera dalla schiavitù si, ma un’istruzione senza amore, è un’arma che distrugge come qualsiasi altra possibile arma. Non c’è differenza.
Non mettete il vostro cuore in mano a un cervello.

6)

Non vergognarti di raccontare un torto che hai subito. Un’offesa che ti ha fatto male. Sentiti grande e superiore di essere lì, a dirla, apertamente. Sentiti superiore di chi ha cercato di spegnere la tua luce e illumina te stesso facendo fuoriuscire le ombre che ti attanagliano. Non infangare l’altro ma liberati dal male. Perché parlando, anche solo con il cielo, ad alta voce, come se fosse un amico, ti purifichi. Ti consiglio vivamente di farlo. Che tu ci creda o no, arrivano anche le risposte e i consigli migliori da un qualcosa di molto, molto più grande di noi. Siediti su uno scoglio, su una panchina, sul tuo letto e racconta. Raccontati. Starai meglio.

Ecco qui. Tutte per voi. Vi auguro il meglio.

Prosit!

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Problemi al Viso – Paura di mostrare se stessi

Il viso è la parte del corpo che più mostriamo al mondo. Scoperto, nudo, così com’è.

Proviamo a camuffarlo con accurate pettinature, con occhiali da sole, con il make-up se siamo donne, con cappelli di ogni tipo, modificando le sopracciglia, ma non possiamo farlo più di tanto. Il nostro volto, siamo obbligati a porlo, ogni giorno, davanti a tutti.

Inconsciamente, mostrare alla vita il proprio viso, ad alcuni non piace. Non piace perché c’è un problema nell’accettare se stessi. Ci si vorrebbe nascondere. Questo può derivare dal non apprezzarsi fisicamente o dal sentirsi in colpa, sporchi, colpevoli di qualcosa che potrebbe anche semplicemente essere il non riuscire a raggiungere l’obiettivo sognato e ci si sente incapaci e inetti.

Pare quindi che ogni tipo di inestetismo su questa zona voglia significare “Io non mi apprezzo, mi vergogno, ho paura di esprimere ciò che realmente sono”. Forse, addirittura, perché sono troppo fragile.

E’ per questo che: brufoli, cicatrici, problemi alla pelle, occhiaie, rughe profonde e precoci, etc… segnano in realtà diversi disagi provati inconsciamente e che fuoriescono proprio sul volto.

La cosa principale da fare è lavorare sull’amarsi ma, soprattutto, sull’accettarsi per ciò che si è. Meccanismo questo che richiede l’azione del perdono verso noi stessi. Perdonandosi non si rifiuta quello che siamo, si riconosce la nostra presenza, la nostra bella anima e, quello che gli altri vedono fisicamente di noi, passa automaticamente in secondo piano.

Ricordatevi sempre che IL CORPO E’ SOLAMENTE UN CONTENITORE. Se questa vi sembra una frase “fatta” pensate a quegli uomini che la società si prende il diritto di considerare “brutti” e che però hanno una sfilza di donne dietro che neanche Paul Newman… Pensate a quelle donne diversamente abili, o con gravi malformazioni, amate e accudite da mariti devoti. Pensate a chi ha fatto della sua vita un capolavoro, al di là del fisico che aveva. Pensate a Hitler, al carisma che possedeva e all’autorità che ha ottenuto. A Frida Kahlo, a ciò che è divenuta stando immobile nel suo letto. Pensate sia solo fortuna tutto questo? (Della fortuna, che a mio avviso non esiste, ho già parlato diverse volte).

E’ ciò che avete dentro che esce e si espande. Non escono solo gli inestetismi. Esce l’energia, ed è potente, più potente della voce, di uno sguardo, dei vostri lineamenti. Esce e trasmuta la vostra realtà. Consideratelo, tenete questo sempre bene a mente.

Mostrati per quello che sei e sii orgoglioso di te stesso! -.

Quando, ad esempio, non ci si sente accettati dalla propria madre, è inconscio, spesso non ci si rende conto di questo, può sopraggiungere l’acne, malattia della pelle caratterizzata dalla comparsa di pustole a causa dell’infiammazione delle ghiandole sebacee. Di acne ne esistono diverse tipologie, consideriamo però la più conosciuta, quella che viene a molti adolescenti (casualmente il periodo in cui si è più in contrasto con i genitori alla ricerca dell’affermazione della propria identità).

Naturalmente non è detto che la nostra genitrice non ci voglia, ma siamo noi a leggere questo messaggio attraverso i suoi comportamenti decifrandoli come ci viene, all’apparenza, più “congeniale”. Per cui, se non ci si sente accettati e/o apprezzati, proprio da chi ci ha dato la vita, è ovvio pensare di essere sbagliati, di non essere perfetti e che se fossimo migliori forse la mamma ci vorrebbe di più e ci amerebbe maggiormente. Oppure, non saremmo per lei un “problema”.

Al centro del viso c’è il naso che è una parte importantissima. E’ attraverso lui che entra la vita ad ogni nostro respiro. Chi ha problemi a respirare, ha anche problemi con la vita. Il naso però, è soprattutto la zona che simboleggia il nostro AUTORICONOSCIMENTO.

Riconoscere il proprio valore, il proprio essere speciale, riconoscere le proprie capacità. Se su di lui, o intorno a lui, affiorano problemi ecco che c’è un disagio in noi e nel valutarci per gli esseri meravigliosi e stupendi che siamo.

Guardatevi allo specchio e vogliatevi bene. Tanto bene, come se foste per voi una madre affettuosa che mai accetterebbe venga offeso il proprio figlio. Guardate il vostro viso con tenerezza ma senza compatirvi. Guardatelo con orgoglio e dignità. E’ vostro. E’ stupendo comunque sia. Pensate a quanto siete belli. Osservatelo minuziosamente nelle sue parti più piccole, noterete che non c’è nient’altro di più complesso e unico e perfetto al mondo. Notate le imprecisioni, la loro unicità che soltanto voi possedete e sono bellissime.

Dedicate qualche minuto al giorno a guardarvi e provare amore per quello che vedete. E’ un lavoro molto difficile da fare ma basta davvero poco. Solo qualche minuto.

Prosit!

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Sei Asmatico o… troppo Amato?

Ebbene si, secondo alcune filosofie, il senso di soffocamento che si prova avendo l’asma è da correlare al soffocamento del troppo amore che un’altra persona riversa su di noi. Nessuna colpa, nessun messaggio negativo e nessun giudizio, ma soltanto una semplice riflessione.

Vedete, nel momento in cui io amo “troppo” una persona, soprattutto un figlio (non per niente sono molti i bambini piccoli asmatici) automaticamente e inconsciamente, senza rendermene conto, lo rendo responsabile del farmi felice. Il senso è “non devi rendermi triste perché lo vedi che ti amo da morire!”. Questo è il messaggio che viene recepito.

In questo caso si parla di un amore particolare. Di un amore che sfocia anche in bisogno sempre senza nessuna colpa.

Vi voglio raccontare la storia di C.

C. è una grande mamma, ha quattro figli, uno più bello dell’altro, e fortunatamente tutti e quattro sani. Solo il secondo ha dato un po’ di problemini, e ha fatto preoccupare i parenti, proprio a causa di attacchi d’asma già da quando era molto piccolo.

C. ha avuto il primo figlio in giovane età e, questo figlio, quando nacque, nonostante si dica che i bambini appena nati sono tutti belli, di bello aveva ben poco ad essere onesti. Il viso magrissimo, lungo e storto a causa della giovane ostetrica inesperta, un eczema rosso sulla parte destra del viso e un’espressione da tapino lo rendevano ben poco piacevole alla vista e C. si accorgeva bene che la gente, quando lo guardava, non provava una sincera ammirazione.

Ci tengo a dire che oggi, questo bimbo, che ha dodici anni, è stupendo e perfetto.

Le impercettibili espressioni delle persone rattristavano C. che potè però prendersi una grande rivincita grazie al secondogenito. Quando nacque, lui, era meraviglioso. Sembrava un bambolotto, poteva essere chiamato da Anne Geddes per qualche sua immagine pubblicitaria da tanto che era bello. C., fiera e soddisfatta di quella sua creatura, che ora suscitava invidia nelle altre mamme anziché tenerezza, iniziò già da quei primi momenti, a riversare un amore esagerato, rappresentato da baci multipli, su quel bambino, gongolando sul fatto che, quella rara bellezza, era il suo bambino. Se tutti avessero voluto sbaciucchiare quelle morbide e paffute guanciotte, ebbene, rimarcava con i suoi gesti che soltanto lei poteva farlo perché, dopo quelle che aveva ritenuto “offese” nei confronti del primo figlio, ora si stava riscattando alla grande.

Una notte, il bellissimo piccolo, a causa di un raffreddore molto forte, iniziò a respirare poco bene intasato completamente dal muco. C. si spaventò perché anche se lo prendeva in braccio e lo faceva stare ritto, il piccino, non riusciva a respirare. Aveva preso una bella bronchite. La Guardia Medica e il ricovero, fortunatamente breve, di quel bambino, fecero preoccupare molto C. che affrontava la situazione riversando su suo figlio tutto l’amore che aveva. Se lui non riusciva a respirare lei respirava al posto suo, se lui faticava a stare bene, lei lo ricopriva di coccole e carezze. E’ ovvio che una madre si comporti così, l’avrei fatto anch’io. Vedere il proprio figlio soffrire è devastante per un genitore e, non potendo fare altro, lo si ama, se è possibile, più di prima.

Dopo quella avventura, naturalmente a C. rimase la preoccupazione nei confronti dell’apparato respiratorio del suo secondogenito che i medici dichiararono “delicato” da quel punto di vista, perciò, se il bambino, correva, sudava o aveva un rantolo, le attenzioni di mamma si moltiplicavano. La sua bellezza inoltre continuava ad eccellere tra tutti i bambini del paese e, per via di una cosa e per via di un’altra, quel bimbo era sempre e costantemente al centro dello sguardo di sua madre. Una bella responsabilità per lui! C. non ha fatto nulla di male, ci mancherebbe, ma senza rendersene conto, e passatemi il termine, “ha soffocato di troppo amore” suo figlio. Vedete, per C., era inconsciamente anche l’appagamento di un suo bisogno. Baciarlo davanti alle altre mamme che non avevano un figlio bello quanto il suo (ovviamente questa era un’idea di C. avvallata dal giudizio della gente, è ovvio che ogni scarrafone è bello a mamma sua) le permetteva di primeggiare e ricevere sempre un mucchio di complimenti. Coccolarlo mentre lui stava male le permetteva di dire – Sto facendo il possibile per te, non preoccuparti ci sono qui io – il suo ruolo di madre lo stava svolgendo al meglio.

Ebbene, oggi questo bimbo soffre d’asma. Fortunatamente crescendo gli attacchi si sono calmati e sono diventati più leggeri. Gli altri due figli, successivi a lui, non patiscono di questo. Quel bambino era sempre al centro dell’attenzione e, nemmeno i fratelli minori ebbero tanta dedizione rivolta a loro, perciò non si ammalarono.

Come dicevo prima, con questo comportamento, quello che si trasmette al figlio, sono i seguenti messaggi:

mi raccomando stai bene, non farmi preoccupare!

guarda quanto ti amo, non deludermi!

sei la mia vita, vivo grazie a te! (….azz!)

Riuscite a immaginare l’enorme responsabilità che si butta addosso ad un esserino di pochi mesi o pochi anni il quale percepisce, a modo suo, il risultato di quel comportamento? Lo so che sembra impossibile ma è così.

Devo far di tutto affinchè mamma non stia male! Devo stare bene, devo essere bello, devo fare il bravo…. Devo, devo, devo…. altrimenti la deluderò e forse… forse non mi amerà più…” è normale non riuscire a respirare bene con ‘sto peso sul petto!

Il bambino percepirà di essere amato perché è bello o perché non sta bene (tant’è che molti individui esprimono sofferenza per ricevere considerazione e affetto).

Questo accade anche tra adulti, davanti ad un marito opprimente ad esempio, o una moglie asfissiante, piena di paure o esageratamente affettuosa.

Purtroppo, anche se quello che facciamo lo facciamo per amore, il troppo stroppia sempre e può divenire un problema. Le difficilissime – mezze misure – sono alla base di un rapporto sano ed equilibrato perché l’equilibro è la forza che muove l’intero Cosmo: il male e il bene, il freddo e il caldo, il giorno e la notte, il bello e il brutto. Senza una di queste cose non ci può essere nemmeno l’altra, il suo contrario, e il tutto forma la vita.

Amate, amate, più che potete ma cercate di lasciar andare il messaggio di un semplice e genuino amore puro e incondizionato senza nessun ritorno, perché pure se può essere incredibile, anche vedere il proprio figlio stare bene è un ritorno. Un ritorno che ci rende felici perché, senza quello, saremmo tristi e angosciati. Ma come si fa? Mica si può star sereni davanti alla malattia di una persona a noi così cara? No. assolutamente. E, a venirci ulteriormente contro, sono le idee e l’educazione che ci hanno inculcato attraverso la nostra cultura oltretutto. Per cui, come ripeto, le sfumature di grigio sono alla base. Bisogna essere forti e coraggiosi. Quando un nostro caro sta poco bene, e ci vede soffrire a causa di questo, si preoccupa ulteriormente di essere la causa del nostro dolore perché come noi vogliamo bene a lui, lui ne vuole a noi e non vorrebbe vederci così. Proviamo a rifletterci. Forse, basta non essere troppo estremisti.

Amiamo lasciando all’altro la piena libertà. La libertà anche di soffrire. Senza fargli sentire questo un peso o un danno maggiore. La libertà di scelta. Scegliere di fare anche quello che può non essere per noi un idillio. 

Il respiro è alla base di tutta la vita. Se stiamo male a causa di questo, e destiamo preoccupazione in coloro che amiamo, è come vedere tutta la vita andare male a causa nostra. Ci si sente indegni, non meritevoli di affetto e si respirerà sempre peggio.

Se ho esagerato con qualche concetto è stato per far capire bene il senso di questo articolo.

Prendiamo la vita più alla leggera e permettiamo a chi ci è vicino di fare altrettanto. Anche il respiro ne gioverà e sarà più fluido e “leggero” anche lui.

Prosit!

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Margherita che non vuol Guarire e le Persone “Sorde”

Facevo ancora l’estetista quando conobbi Margherita.

Veniva nel mio centro a farsi fare massaggi drenanti e pedicure.

Diceva di fidarsi di me, di come lavoravo, della mia professionalità. Si sentiva in buone mani e si sentiva soprattutto ascoltata. Già. Essere a contatto della gente e servirla prendendosi cura del loro corpo significa anche saper “ascoltare”.

Io personalmente, che non mi sono mai occupata solo ed esclusivamente di estetica, amavo regalare un benessere olistico ai miei clienti e, questo, lo percepivano e lo apprezzavano.

Margherita, nome inventato da me per non svelare quello reale, era una donna sulla cinquantina, oggi avrà all’incirca cinque anni in più, dai capelli scuri e mossi che cadevano sulle spalle e la pelle liscia e chiara. Non era una brutta donna ma risultava scialba perché non si teneva e aveva la tristezza dipinta sul volto.

Era molto negativa, molto pessimista e sospirava in continuazione come ad avere un costante peso sullo stomaco. Veniva sempre accompagnata dal marito, un uomo umile, buono, che le voleva un gran bene e stava seduto vicino a lei per tutto il tempo del trattamento.

Margherita, oltre a diversi altri disturbi fisici, aveva da anni un’onicomicosi, ossia un fungo nell’unghia dell’alluce, che non riusciva a curare.

Nulla me lo fa andare via – mi diceva affranta. Margherita era sempre affranta. Le trovai diverse soluzioni da quelle più naturali a quelle più aggressive ma, per davvero, i prodotti con lei sembravano non avere alcun effetto.

Un giorno, mentre le stavo facendo i piedi, mi chiede se poteva prendere un appuntamento per fare una seduta di riflessologia plantare e io glielo do volentieri. Era come se cercasse un qualcosa in più che potesse coccolarla, che potesse “salvarla” da una situazione opprimente che viveva.

Capii più tardi che, in realtà, non stava vivendo nessuna terribile situazione (fortunatamente). Quello era semplicemente il suo modo di prendere la vita. Un metodo scelto molti anni prima, forse alla ricerca di attenzioni e del poter essere compatita, considerata, che pian piano, mentre il tempo passava, si è talmente impossessato di lei da farla vivere, quotidianamente, come se ogni giorno fosse il più brutto della sua vita.

Le diedi l’appuntamento per la seduta di reflex la settimana successiva e lei, puntuale, si presentò il giorno stabilito, naturalmente assieme al marito.

Dopo diversi minuti di trattamento mi resi conto che c’era qualcosa che non andava nei Reni. Quegli organi erano stanchi, spenti. I Reni sono la sede dell’Energia Vitale nonché Sessuale (dalla quale si da vita alla vita). In loro, risiede la nostra vitalità e, di vitalità, Margherita ne dimostrava ben poca. Essi sono anche però la sede dell’emozione Paura.

Iniziammo a parlare dei suoi Reni e venne fuori che le avevano tolto dei calcoli renali l’anno precedente. Molto bene, la Paura si era concretizzata ( leggi qui https://prositvita.wordpress.com/2016/12/19/calcoli-renali-la-paura-si-e-concretizzata/ ).

Ogni tanto sento ancora qualche stilettatina qui dietro – mi fa sapere indicando due punti della schiena sopra ai glutei – sento questa fascia stanca, quasi dolorante da tanto che è stanca… come… come se fosse intorpidita -. Capivo quello che stava cercando di spiegarmi e le consiglia innanzi tutto una dieta idonea che non solo l’avrebbe aiutata a mantenere i suoi Reni puliti ma le avrebbe aumentato la leggerezza psicofisica e la serenità. Una buona alimentazione rende anche felici e di buon umore. Riequilibra la produzione di ormoni (come la Serotonina neurotrasmettitore – chiamata “ormone della felicità”) e si vive nettamente meglio.

Non sono un dietologo ma mi occupo da diverso tempo di alimentazione sana notando con gioia che medici e nutrizionisti sono d’accordo con quello che dico. Le consigliai ovviamente di rivolgersi al proprio medico ma di dedicarsi ad un nuovo tipo di cucina e poi, per cercare di eliminare, o comunque attenuare questa paura inconscia che non la faceva vivere bene rendendola triste, le elencai alcuni esercizi fisici e anche di carattere spirituale da fare ogni giorno.

Mi accorsi subito, ormai lo percepisco all’istante, che Margherita era quella che si può definire in questo gergo una persona “sorda”. In questo caso, con il termine “sordo”, non si vuole intendere una persona che non può udire ma una persona che non vuole udire. Non recepiva. Ogni cosa che le dicevo era per lei inutile. Margherita non voleva stare bene, questo era il punto e, anche se può sembrare impossibile, è proprio così e può accadere a diverse persone. A darmi conferma, dopo l’ennesimo tentativo della donna di convincermi che lei già faceva tutto quello che le stavo dicendo ma non serviva a niente (era ovviamente una bugia ma queste persone la trovano come un’ancora di salvezza), ad un certo punto subentrò il marito che, con voce tonante, per la prima volta da che lo conoscevo, dimostrò tutta la sua frustrazione ed esaurimento nei confronti della moglie.

Margherita! – urlò – Ti rendi conto che con te non funziona niente perché non vuoi che funzioni niente?! -. Lui, conoscendola e vivendo con lei, sapeva benissimo che non mangiava quello che le stavo consigliando di mangiare, sapeva benissimo che lei non faceva gli esercizi che le stavo suggerendo e sapeva anche che ogni cosa… con sua moglie non funzionava.

Ebbene, può capitare che ad esempio un analgesico su di me funziona e su un altra persona no. Il principio attivo probabilmente su un individuo non ha alcun effetto e su un altro si, ma quando si inizia a vedere che molte cose, nella vita di qualcuno, non danno frutto in diversi ambiti, quasi come se quella persona fosse un extraterrestre, allora forse bisogna iniziare a porsi qualche domanda.

Margherita aveva messo l’apparecchio ai denti e i denti erano rimasti storti, Margherita subì un intervento chirurgico che si dimostrò inutile, il fungo all’unghia non si riusciva a debellare, la tinta della parrucchiera non riusciva a colorare i suoi capelli, se andava da un ottorino a farsi sturare un orecchio dopo poco l’orecchio aveva un tappo più grande di quello precedente, se assumeva un farmaco quel farmaco su di lei non aveva effetto. Sempre così, su ogni cosa.

Prese singolarmente, queste situazioni, possono fallire sì ma, se ogni volta, la cura, di qualsiasi genere sia (meccanica, farmacologica, psicologica, fisica, etc…) non funziona, a mio avviso, bisogna andare a scavare alla radice del soggetto. C’è un problema di fondo che non permette l’azione salutare degli agenti e contributi esterni. E’ una situazione involontaria ovviamente, che il paziente non riconosce il più delle volte, ma c’è. Capire come funziona la nostra mente e i suoi piccoli, minuscoli e profondi corridoi è difficilissimo anche per un professionista, ma occorre davvero rivolgersi a qualche esperto del settore per poter ricevere un aiuto. Un aiuto ad aprire la porta dell’animo per far entrare il benessere.

E’ vero che ogni essere umano è un mondo a sè e che per ognuno di noi ci vogliono accortezze diverse da chi ci cura, non siamo fatti con lo stampino, ma è anche vero che, tenuti in considerazione determinati parametri, da lì, non si va molto lontano. Un callo è un callo per tutti, un’appendicectomia è un’appendicectomia, un mal di testa è un mal di testa. Ripeto, ognuno deve essere valutato a sè in modo distinto (sangue, pressione sanguigna, assunzione di farmaci, stile di vita, età, malattie, etc…) ma l’azione è pressoché la stessa.

Quindi ricordate, se avete un amico o un parente che si può definire “sordo”, o se voi stessi riuscite a riconoscervi “sordi” allo stare bene, dopo questi suggerimenti, cercate di prendere provvedimenti, fatevi aiutare e lasciatevi andare verso chi ha intenzione, seriamente e benevolmente, di prendersi cura di voi.

E’ vero che ci sono molti professionisti che non meritano questo nome e lavorano male ma ce ne sono anche molti altri, e fortunatamente sono la maggioranza, che hanno invece interesse a far star bene una persona per non perdere il cliente e per avere una buona nomina; ma anche perché hanno, soprattutto, una dignità e un cuore.

Piccola parentesi sulle persone “sorde” e l’alimentazione:

Esempio: soggetto in sovrappeso, di molto. Nessuna patologia, nessun problema ormonale. Semplicemente… ciccioso. Alla domanda – Scusi ma cosa mangia? – lui risponderà con aria innocente – Niente! -. (Sembra buffo, lo so, ma è così!).

Mmmhmm… iniziando la sfilza di quesiti queste saranno le sue risposte:

Mangia troppi carboidrati?

Ma si figuri! Non li mangio mai!

Troppe proteine?

Nooo! Non mi piacciono e non le digerisco!

Troppi formaggi?

Sono allergico!

Troppi dolci?

Mai toccato un dolce in vita mia!

Ecco, a questo punto, mettetevi una mano sul cuore e implorate Miss Pazienza di venirvi a trovare!

Prosit!

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Se apri la Mente non Russi più

E’ davvero fastidioso dormire accanto ad una persona che russa in modo esagerato e, molto spesso, nonostante rimedi di ogni tipo, quella persona continua a emettere versi con il naso e con la bocca come un trombone.

A nulla servono calci e spintoni e sberle sul poveretto che, ignaro, si desta all’improvviso senza capire cosa sia accaduto ma poco dopo torna a manifestare i suoi rumori con virtuosismo.

Ebbene, secondo la psicosomatica, l’unico rimedio è… aprire la mente.

Pare infatti che le persone che russano non riescono a staccarsi dai loro schemi mentali, dai loro pensieri antichi, considerandoli i migliori in quanto infondono sicurezza “Ho sempre fatto così e mi è sempre andata bene, continuerò così”. Mentre, invece, ci possono essere soluzioni ancora più idonee e meno opprimenti. Danno valore a ciò che credono e a ciò che hanno sempre creduto e viene loro difficile vedere nuove soluzioni o pensarla in modo diverso. Il mondo evolve così come evolvono le vedute ma loro rimangono sempre attaccate alle loro fondamenta.

Per quel che riguarda il sesso maschile in particolar modo, ma anche le donne russano, ci sono inoltre esperti di psicosomatica pronti ad affermare che l’uomo che russa è una persona che ha avuto, o ha, un rapporto poco felice con la propria madre (anche se potrebbe non sembrare) o si sente incompreso dalla propria compagna, la quale, viene collegata inconsciamente dal partner al genitore femmina.

Molte volte capita infatti che all’inizio di una relazione l’uomo non russa per iniziare a farlo poi col tempo. E’ vero che l’orologio biologico avanza, la parte fisica è da tenere sempre in considerazione. Si può ingrassare, si può indebolire l’apparato respiratorio e, il nostro organismo, man mano che il tempo passa, si trasforma, ma mentre all’inizio di un rapporto tutto è meraviglioso e funziona a gonfie vele, dopo si possono iniziare a percepire dei bisogni, o delle mancanze anche se la coppia va d’amore e d’accordo. Anche le gioie si percepiranno ma, assieme a loro, sempre inconsciamente, non ci si rende conto di voler soddisfare delle necessità.

E’ inoltre vero che, sovente, si russa a causa di un problema al setto nasale, a piccole deformazioni nella prima parte del tratto respiratorio, o ad altri problemi fisici o post operatori, ed essendo che il naso è la zona del corpo dalla quale entra la “vita”, cioè l’aria che si respira, significherebbe che c’è un blocco del vivere l’esistenza nella più totale serenità.

Quasi come ad aver paura di pensare che tutto, nella vita, può andare sempre bene senza doversi preoccupare di nulla. Sembra impossibile. E’ bene non mollare le briglie ma tenere le cose sotto controllo. E’ bene non fidarsi troppo della bellezza della vita. E’ bene, ad esempio, accumulare denaro perché “non si sa mai”, oppure dare sempre il proprio consiglio perché considerato il migliore per evitare disguidi, è bene avere sempre quattro occhi anziché due, oppure essere più pessimisti che ottimisti, e moralisti, e paurosi. Gli esempi possono essere più di mille e identificano sempre una persona che non è libera. Che fatica appunto ad avere nuove vedute, sicuramente anche più sane per essa stessa, e che apre poco la mente lasciandosi andare con fede.

Purtroppo è molto difficile tranquillizzare una persona che ha paure così intrinseche, tutti quanti abbiamo paure inconsce, ne siamo pieni, così come è difficile far loro cambiare idea soprattutto dopo che vivono così da una vita.

Secondo Louise L. Hay, scrittrice e pioniera del Pensiero Positivo, per cercare di smettere di russare, una valida soluzione sarebbe quella di liberarsi del passato e di tutto ciò che non è Amore avendo fede nella vita e nel futuro senza preoccupazioni. So che è dura ma l’allenamento è davvero utile. Si dovrebbe vivere tenendo a mente che la gioia è il primo ingrediente della vita e, come esercizio, consiglia di dire, anche più volte ogni giorno, ad alta voce, la seguente affermazione:

Mi libero di ciò che è diverso dall’ Amore e dalla gioia nella mia mente. Procedo dal passato verso il nuovo, la freschezza, la vitalità –.

Un esercizio che è da svolgere concentrandosi e credendo, il più possibile, in quello che si afferma. Potete provare. E’ gratis e non ha controindicazioni. Vi auguro notti serene e silenziose.

Prosit!

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Come rendere la Platessa gustosa mantenendo la Ricetta salutare

Diciamolo chiaro, la Platessa non è un pesce particolarmente gustoso. Le sue carni, seppur delicate, vengono ampiamente superate da pesci molto più prelibati e dal sapore molto più ricco. Vero è, però, che avendo poche spine, è adatta alla dieta di anziani e bambini in quanto simile alla Sogliola. E’ adatta anche alle diete ipocaloriche contenendo pochi grassi. I grassi del pesce non fanno male, lo Sgombro, molto grasso, dovrebbe essere introdotto nella nostra dieta ma, la sfida di oggi, è rendere piacevole il gusto di un pesce che molti definiscono addirittura “scialbo”. Sta a noi quindi trasformarlo in una golosità.

Ma come? Beh, io vi darò la mia idea poi, ovviamente, potrà essere la vostra fantasia a fare tutto, basta rimanere focalizzati sugli ingredienti naturali e che ci offre Madre Natura per creare così, come dico sempre, una ricetta buona ma soprattutto salutare.

Platessa al mais e spezie (aneto, zenzero, erba cipollina, pepe e curcuma) sfumata alla birra, su pane croccante e accompagnata alla crema di sedano con tandoori e prezzemolo.

In una padella capiente ho fatto soffriggere della cipolla (la cipolla non dovrebbe mai mancare nella nostra cucina, contiene una sostanza chiamata Quercetina, un flavonoide, che previene l’invecchiamento cellulare) assieme ad un goccio d’olio extra vergine d’oliva, un goccio anche di acqua, curcuma, zenzero e miso. Il miso, un tipo di dado vegetale estratto dalla soia, dovrebbe sempre essere messo verso fine cottura perché, essendo un alimento “vivo”, che contiene fermenti vivi, non dovrebbe cuocere. Il mio intento però era quello di insaporire la pietanza per poter usare così meno sale. Come dico sempre, il sale, nella giusta quantità, non fa male al nostro organismo ma è sbagliato eccedere quindi, se qualcuno gradisce sentire un gusto più saporito, può appunto utilizzare il miso.

Ho aggiunto poi al soffritto il mais, quando la cipolla ha iniziato a presentarsi dorata e, assieme al mais, l’erba cipollina e l’aneto il quale ha un vago sentore di finocchietto.

Ho fatto andare il mais per qualche minuto e poi ho aggiunto i filetti di platessa e una leggera spolveratina di pepe. Quando la platessa è diventata bianca, ho sfumato con la birra, non serve esagerare mai, con niente. Mentre il giusto può essere salutare per il nostro corpo, il troppo può risultare invece dannoso.

Intanto che il tutto, coperto e a fuoco lento, cuoceva (basta all’incirca un quarto d’ora in quanto la carne della platessa è delicata non solo come gusto ma anche come consistenza), in un altro padellino più piccolo, ho iniziato a preparare la crema al sedano con tandoori e prezzemolo.

Le creme si possono anch’esse arricchire con un soffritto leggero ma, in questo caso, usando una verdura già saporita di suo e due spezie dal gusto deciso, ho pensato di poterlo evitare. L’importante, in questo caso, è realizzare un contorno che vada in contrapposizione con il secondo, vale a dire una crema dal sapore “forte” che arricchisca la “delicatezza” della platessa e del mais.

Il sedano è stato tagliato a tocchetti e messo in padella con un goccio d’acqua, un pizzico di sale, del miso e un filo d’olio. Quando è diventato morbido ho aggiunto il tandoori che è un mix di spezie indiane contenente: vari tipi di pepe, cardamomo, senape, curcuma, cannella, cumino, coriandolo e molti altri gusti. Ho fatto andare ancora un po’ a fuoco lento, affinchè prendesse quei gusti e, a fine cottura, ho aggiunto il prezzemolo.

Non fate cuocere troppo il sedano o qualsiasi altra verdura se volete fare una crema, tanto poi si frulla tutto e lasciando gli alimenti più crudi si possono acquisire maggiormente le loro proprietà benefiche.

Ho infatti messo il sedano nel mixer e creato la polpa che si è amalgamata bene con i sapori.

Ho preso dal freezer due fette del mio pane integrale, fatto giorni prima, e le ho messe nel tosta-pane per renderle croccanti e gustose e sulle quali ho poi adagiato pezzi di platessa e mais a un lato del piatto. Di fianco, ho decorato con la crema verde.

Bello da vedere, ordinato e colorato, goloso da gustare e veloce da preparare. Ma soprattutto sano. Questo è il risultato principale che dobbiamo ottenere. Un qualcosa che faccia bene al nostro organismo nutrendolo nel modo corretto ma che possa anche appagare gli occhi e il palato.

Questo è importante perché fa venir voglia di continuare a magiare in tale modo percependo una soddisfazione totale, olistica.

Provatelo e fatemi sapere. Vi auguro un Buon Appetito.

Prosit!

La Meg in TV

Erano le 12 e 30 di un tranquillo venerdì e io stavo scrivendo al computer. Il cellulare squillò mostrando sul display un numero a me sconosciuto e, sotto alla cifra, la scritta – Roma -.

Una televendita” pensai, ma risposi ugualmente. Dall’altra parte, la voce gentile di una donna mi chiese se ero io la persona che scriveva questo blog e parlavo anche di alimentazione sana. Si, ero io. Sono io.

Mi ci volle un bel po’ per capire che non si trattava di uno scherzo e che era tutto vero.

Per farla breve, sono stata invitata negli studi di TV2000, canale 28, al programma pomeridiano “SIAMO NOI” per intervenire come consumatrice di alimenti sani e creatrice di ricette buone ma salutari.

Io??? Io in televisione??? Era impossibile.

Sarei stata in collegamento da Milano (sono la bionda che vedete a tutto schermo, mamma mia che vergogna…!) perché a Roma non sarei riuscita ad andare. Il viaggio sarebbe stato troppo lungo e non avevo il tempo di organizzarlo visto il poco preavviso. Non so descrivere l’emozione, ero tesissima, nonostante, devo dire, sia stata trattata benissimo da tutti quelli che ho incontrato lì e da quelli che mi hanno contattata e organizzato il viaggio.

Non riesco a descrivervi l’emozione e la paura da tanto grandi che erano ma posso raccontarvi come un sogno si è realizzato, credendoci e volendolo ad ogni costo. No, non sognavo di andare in Tv, ma desideravo tantissimo che molte persone potessero ricevere il messaggio che consigliava loro di mangiare bene perché, attraverso una sana alimentazione, si possono prevenire e anche curare molte malattie. Con questo mio piccolo blog non sarei arrivata molto lontano ma l’Universo ha trovato il sistema. Anche in un modo un po’ troppo esagerato direi. Ehm… non ha mezzi termini a volte.

Ora, ragionando, quante persone ci sono in Italia che scrivono di alimentazione sana anche molto più brave di me? Più di mille!

E quante anche più preparate e più capaci a parlare davanti ad una telecamera? Più di mille!

Eppure sono stata chiamata io e non solo, quando all’inizio ho rifiutato di andare a Roma, per mancanza di tempo, dopo due ore mi hanno richiamata  per propormi Milano, meta a me più vicina. Proprio come a volermi ad ogni costo. Certo! Non perché io sia chissà chi, ma perché doveva realizzarsi ciò che avevo creato con la mente.

E sapete, più precisamente, come hanno fatto a trovarmi? Attraverso un altro blog che avevo tempo fa, nel quale parlavo della valle nella quale vivo e conoscendomi così attraverso un articolo che avevo scritto sui “muretti a secco” della Liguria. Muretti fatti in pietra, allo scopo di creare terrazze per poter coltivare.

Pensate al giro…. Ai meccanismi strambi dell’Energia del Cosmo. Eppure arriva. E’ arrivato. Le possibilità dell’Universo sono infinite, alcune possono persino sembrarci assurde, ma funzionano così. A noi non rimane che accettare con stupore e ringraziare. A noi non resta che chiedere (anzi volere), mandare energeticamente nell’Universo la nostra richiesta e attendere con fiducia. Il come, il quando e il dove non spettano a noi. Colsi con gioia l’invito e non solo per l’occasione che mi stavano offrendo ma per il dono che stavo ricevendo dalle Grandi Leggi Universali che hanno usato loro come “mezzo”. Un mezzo peraltro composto da persone gentili, amichevoli e pazienti. Io mi sono creata la realtà, prima attraverso l’immaginazione e lei si è concretizzata. Come ripeto, non mi vedevo addirittura sugli schermi durante le mie visualizzazioni, ma osservavo il mio consiglio arrivare a molti. Doveva arrivare a molti perché la gente deve capire e imparare che i medicinali sono molto utili ma non sono l’unica arma a disposizione. Che i – cibi spazzatura – fanno ammalare ma i cibi sani permettono la guarigione.

Mi ha fatto piacere partecipare assieme a dei medici e ad un giornalista perché questi professionisti hanno sottolineato l’importanza dell’argomento. Sono contenta che oggi si parla di questo. Si cerca di istruire gli ascoltatori all’utilizzo del meraviglioso e potente strumento che abbiamo e che possiamo avere, ogni giorno, sulla nostra tavola.

E’ stata la mezz’ora più lunga della mia vita, ero impaurita e fuori dal mio “habitat naturale” ma ricorderò quest’esperienza per sempre.

Dovete credere fermamente a ciò che desiderate. Non dovete solo desiderarlo, dovete considerarlo. Vederlo realizzato. E’ estremamente importante NON DUBITARE anche se riconosco essere questa la parte più difficile. Anche se può sembrare impossibile ricordatevi sempre che per l’Universo niente è impossibile. Tutto è possibile. Per lui non esistono barriere, le uniche barriere esistenti le innalziamo noi con le emozioni negative e il dubbio. Facendo così creiamo attrito e la situazione non può manifestarsi. Noi stessi, così come riusciamo a creare, riusciamo allo stesso modo a distruggere.

Consegnate il vostro sogno al Cosmo, affidatelo con fede a lui e… credeteci fermamente senza sperare. La speranza non va mai bene. significa rimanere in attesa e, l’attesa, potrebbe essere lunghissima perché i nostri tempi non sono gli stessi dell’Universo. Sperare significa chiedersi – Chissà se sono degno di ottenere questa cosa?… mah!… – e se si dubita di essere degni, se quella cosa si pensa di non meritarla, non arriverà mai.

Siamo sempre degni. Siamo figli della Grande Energia e, non sentirsi degni, è come offendere quello che possiamo definire “Nostro Padre” che ci ha creato.

Vi auguro con tutto il cuore di imparare a credere fermamente nel vostro volere e nella potenza della vostra immaginazione.

Io rimango ancora un po’ sulla mia nuvoletta rosa e da qui rivolgo un altro grande GRAZIE al Cosmo, alle persone che mi hanno regalato questa bella opportunità, che mi hanno ben accolta e a tutti gli amici e i parenti che mi hanno sostenuta, fatta sentire una star, e che, a pensarci, rido ancora adesso.

Grazie di cuore.

Qui sotto il video della puntata. L’argomento trattato che prevede il mio intervento assieme agli ospiti in studio va da 1:13:45 a 1:38:25

Prosit!