Le Piume della mia Vita

COMUNICAZIONI… NATURALI

Mentre molta gente rinviene piume senza badare a questo ritrovamento, altre persone invece danno a tale fatto molta importanza. Io sono tra quest’ultime. Sono convinta che la natura, vista come una specie di madre, comunichi con me in modo totalmente ovvio, facendo parte di me come io di lei. Mi chiedo inoltre perché non dovrebbe essere così? Perché mai dovrebbe esserci un distacco tra noi due. Composte allo stesso modo, dagli stessi elementi chimici e nate nella stessa maniera, soltanto in varie forme, non comprendo perché io e lei non si possa avere un rapporto. E poi comunque lo si sente dentro, lo si percepisce in un modo che è assai difficile da spiegare ma lo si sente. Detto questo, e senza voler convincere nessuno, oggi voglio raccontarvi del mio vivere “assieme alle piume”.

Senza dimenticare che gli uccelli cambiano e perdono le loro piume biologicamente (sarà quindi ovvio in alcuni periodi dell’anno trovarne di più) e senza dimenticare che esiste il vento, il quale può portarle a noi, vi racconto come io vivo il mio rapporto con loro. Anche i gatti ci si mettono, o le automobili. Quando uccidono un volatile le sue piume volano ovunque e a noi sembrerà di essere circondati da penne più del solito. Per questo bisogna tenere un piede nella materia ma, con l’altro, senza dare responsabilità unicamente al mondo materiale in quanto non è l’unico, si può viaggiare per mondi sconosciuti che si mostrano ai nostri occhi e diventano via via sempre più concreti anche nell’esistenza reale, la sola che siamo abituati a considerare.

C’E’ UN MESSAGGIO PER TE

Le piume non giungono a me ogni giorno e nemmeno in determinati periodi dell’anno ma arrivano sempre e soltanto dopo (ho 40 anni e da 40 anni accade questo) un lavoro interiore svolto in me: che sia estate o inverno.

Per esagerare, in questa che molti potranno credere soltanto una fiaba o il delirio di una pazza, aggiungo che sono costantemente aiutata da fonti energetiche (egregore) che vivono con me ogni giorno e ogni giorno mi mostrano la loro presenza; a volte anche attraverso le piume. Le piume però arrivano solo quando il mio lavoro interiore riguarda l’ascesa verso la spiritualità, l’avere più connessione con la mia anima, il riuscire a vedere la perfezione anche là dove sembra esserci solo dolore e trasmutare, così come si dice – il piombo nel prezioso oro -. Elevarsi di un gradino verso la consapevolezza. La crescita interiore sale.

Detta così sembra un procedimento molto semplice invece è tutt’altro. In poche parole potrei dirvi che per raggiungere la resurrezione occorre prima passare dalla crocifissione ma non voglio riferirmi alla religione o a qualcosa di particolarmente traumatico. Si parla molto semplicemente di cambiamento e ogni cambiamento si sa, può produrre dolore, resistenza, spavento, sgomento, preoccupazione.

Ed é proprio durante questo subbuglio che le piume giungono a me. La piuma: qualcosa di tangibile (materia) collegato a qualcosa di astratto come: il volo, la libertà, il mondo dell’invisibile, del non palpabile, il mondo vicino al cielo. L’innalzamento. L’innalzarsi verso l’alto (come dice la parola stessa). E, se vogliamo, un qualcosa anche di aleatorio.

Ce la stai facendo Meg. Siamo qui. Ti stai avvicinando. Stai salendo il gradino. Tranquilla, va tutto bene. È tutto ok, noi siamo con te -.

Questo è il loro messaggio. Ma fatemi finire prima di volermi rinchiudere in qualche casa di Igiene Mentale.

É molto facile trovare piume per strada, o comunque in mezzo alla natura, più raro è trovare piume in casa a meno che non appartengano al piumone d’oca che abbiamo in camera sul letto. Ma quando si trovano piume assai originali in sala, dopo aver pulito, e con finestre e persiane chiuse tutto il giorno, e soprattutto PER DIVERSI GIORNI DI SEGUITO, inizi anche ad osservare altro. E meno male forse! Aprire la mente è sempre positivo, vere o false che siano queste teorie.

SACRI REGALI

Piume di cosa? Boh? Non sono un ornitologo ma di certo non appartengono solo ai comuni uccelli che vivono la mia zona. La maggior parte di esse le riconosco ma non proprio tutte.

E’ vero anche che alcune sono state trovate nei boschi, ma sempre in modo assai particolare e suggestivo. Ho piume di Pavone, di Gufo, di Tortora, di Corvo, di Gabbiano, di Ghiandaia, di Merlo, di Piccione, di Allocco, di Cinciallegra, di Gazza e di molti altri… che conservo più che gelosamente. Oltre ad essere cari doni, mi ricordano anche quel determinato periodo della vita in cui ho battagliato ma ne sono uscita vincitrice. Posso rivivere le stesse emozioni grazie all’energia delle piume. Posso ricordare che no, non ero sola. Non lo sono e non lo sono stata mai.

A livello di Animali Totem sarebbe carino conoscerle ma, comunque, quello che hanno da dire è sempre la stessa cosa attraverso la loro presenza.

Trovare piume sull’auto, ogni giorno, per diversi giorni, nonostante il vento e nonostante luoghi diversi e paesi diversi nel quale si parcheggia è effettivamente intrigante. Trovare piume sul luogo di lavoro, nello stesso strano modo in cui si trovano a casa, è intrigante. Essere seduti su una panchina e una piuma, lentamente, cadendo dal cielo, viene a posarsi sul tuo grembo (sempre per diversi giorni) è intrigante. Avere piume tra i capelli, per circa dieci giorni di fila (vi giuro che mi lavo) è intrigante. Voglio dire… a voi capita con queste dinamiche? E vi capita solo quando decidete di compiere un lavoro di crescita personale su di voi? Al di là della stagione, o del luogo in cui vivete, o della presenza o meno di uccelli attorno a voi?

Ma la cosa più importante è in realtà un’altra. Vedete, che questo sia vero o sia solo una mia suggestione, a poco serve. Il fatto è che questa mia credenza mi porta a convincermi, sempre di più, che ci sia un’affinita’ e una comunicazione maggiore tra me e quei nuovi mondi di cui vi parlavo e, alla fine, questa immaginazione diventa realtà.

Lo si può affermare in quanto si sviluppa poi con risultati che non hanno nulla a che vedere con gli uccelli ma che dimostrano come la mia sensibilità e il mio potere siano cresciuti. A quel punto si inizia a co-operare notevolmente con le forze della natura tutta e si realizzano cose mai riuscite prima. Insomma, proprio questo mi premeva spiegarvi. È come se fossero un mezzo che ci insegna ad affinare capacità intrinseche che tutti abbiamo ma non nutriamo, non coltiviamo.

Le piume sono ovviamente solo un esempio. Infinite sono le manifestazioni che forze a noi sconosciute utilizzano per comunicare ma ognuna di esse reca un messaggio. Un messaggio che nessuno può dirvi, nemmeno io, lo si sente dentro. Il cuore lo legge e lo traduce e quello è, perché la nostra intuizione, la voce della nostra anima, anche se non sappiamo ascoltarla, non sbaglia mai.

Il trovare una sola piuma può già voler dire qualcosa, il trovarne molte può intendere che qualcosa desidera comunicare con te, recarti messaggi importanti. Prova ad ascoltarli… in fondo che ti costa?

SEI PROTETTO

Attraverso le piume qualcosa ti sta dicendo che sei protetto, che non devi aver paura e che il tuo lavoro si sta svolgendo alla perfezione. Ce la stai facendo, ti stai avvicinando sempre di più alla tua parte Divina. All’Entusiasmo. Stai combattendo i tuoi demoni al meglio e stai acquisendo sempre un po’ più di magia.

Per concludere vi lascio alla lettura di questo articolo che parla invece dei – colori delle piume – perché, anche loro sono importanti da valutare e, avendo provato sulla mia pelle che non sono cincischie, voglio farveli leggere:

https://www.cavernacosmica.com/trovare-piume-significato/

Mi raccomando, badate d’ora in poi a come il Cosmo decide di comunicare con voi. C’è tanta tanta vita attorno alla vostra.

Prosit!

Ti prego Mamma…

UN ACCORATO APPELLO PER EVITARE CASINI E DOLORI FUTURI

Ti prego mamma cerca di rendere tuo figlio sicuro di sé perché non sai, gli insicuri, che gran danno possono fare agli altri e a se stessi quando poi diventano adulti. Molto più degli invidiosi, degli aggressivi, degli egoisti, dei tristi… perché… quando una persona è insicura, è tutto questo messo assieme. Perché un insicuro indossa maschere per ogni occasione. Perché l’insicurezza è direttamente collegata alla paura e la paura è la madre di tutte le emozioni negative.

Ma vedi, qui non si parla di colui che ha paura a fare tutto, il classico “cagasotto” che emette timore da lontano. Qui si parla di colui che vive nell’insicurezza intrinseca ma senza tremare. Anzi, appare persino un personaggio da stimare assai.

Invece…

Ti prego mamma rendi tuo figlio sicuro o sarà un menzognero, un ingannatore, un traditore. Guarderà solo all’appagamento dei propri bisogni incurante dei sentimenti altrui.

Rendi tuo figlio sicuro o scappera’ senza avere il coraggio di risolvere le situazioni. Incolpera’ altri innocenti pur di uscire pulito dalle situazioni. Farà di testa sua, senza ascoltare, perché il credersi perfetto sarà la sua unica arma.

Rendi tuo figlio sicuro o sarà insoddisfatto costantemente della sua vita, invidiera’ gli altri e proverà rabbia e frustrazione. Vorrà tutto per sé perché tutto gli mancherà. E sarà sempre triste, molto triste.

Rendi tuo figlio sicuro o mollerà una donna solo quando ne avrà un’altra a portata di mano, o donne ne vorrà molte, come se fossero maglie da indossare. Conterà i soldi ogni minuto, con la speranza vana che si moltiplichino, avrà ansie e preoccupazioni inutili che gli bloccheranno il respiro.

Rendi tuo figlio sicuro o farà del male a chi gli vuole bene senza riuscire a provare del bene. Sarà vittima dell’accidia, della lussuria e dell’attaccamento. Si arrampichera’ sui vetri pur di aver ragione.

Rendi tuo figlio sicuro o sarà manipolato. Non piacerà a nessuno e avrà pochi amici. Sarà arrogante, presuntuoso, poco umile. Non disposto a scendere nel suo buio più scuro e risorgere.

Rendi tuo figlio sicuro o sfrutterà le persone, sarà un approfittatore e un incantatore. Non avrà autostima, si guarderà allo specchio e non si piacerà. Farà della sua mente il lato forte, senza comprendere che è il cuore a doversi aprire.

Rendi tuo figlio sicuro o non amerà la solitudine, non sarà mai un saggio, saprà ferire ma non curare. Non si assumerà le proprie responsabilità e sarà sempre un debole al cospetto di una persona che usa le emozioni.

Rendi tuo figlio sicuro o si preoccuperà più dell’apparenza che della sostanza. Preferirà la quantità alla qualità e dipendenze celate come il bisogno di essere visto.

Rendi tuo figlio sicuro o per stupirsi avrà necessità di qualcosa di grande. Non saprà amare la quotidianità e dovrà provare sciocchi brividi per sentirsi vivo.

Rendi tuo figlio sicuro se vuoi renderlo felice.

Non dargli serenità, l’acquisira’ da solo con la sicurezza.

Non dargli l’entusiasmo, lo acquisirà da solo con la sicurezza.

Non dargli la fede, l’acquisira’ da solo con la sicurezza.

Non insegnargli l’onestà, se è sicuro di sé non avrà bisogno di barare o manipolare.

La sicurezza gli permetterà di amarsi e di amare. Tutto il resto non conta.

Gli permetterà di comprendere che questa vita gli appartiene e ne è degno.

Gli permetterà di creare la sua migliore esistenza e ottenere ciò che più vuole realizzare.

Rendi tuo figlio sicuro, ti prego, se puoi.

Maschio o femmina che sia… fallo con – le palle -.

E ti prego papà, prova a fare la stessa cosa anche tu.

(Come? NON LASCIATE DA SOLO VOSTRO FIGLIO. TENETELO DA CONTO. ASCOLTATELO. PARLATE CON LUI. NON OPPRIMETELO. EQUILIBRIO. UNA VOSTRA EQUILIBRATA PRESENZA.)

Prosit!

photo uccronline.it

I Complimenti che ci rendono Brutte Persone

LA SPADA DA SGUAINARE PER FERIRE

Può capitare nella vita di sentirsi dire un complimento davvero bello, appagante, uno di quei complimenti che aprono il cuore e magari, a farcelo, è proprio una persona che gode di tutta la nostra stima. Quel complimento per noi diventa molto importante, diventa l’acqua di una sorgente sacra che disseta, risuona nella nostra parte più intima e ci riempie di infinito piacere soprattutto se, di complimenti, siamo abituati a sentirne pochi nei nostri confronti. Fintanto però che queste belle parole vengono prese da noi e messe in un bel posticino del nostro animo e usate per migliorarci sempre di più e focalizzarci sui nostri punti di forza va tutto bene. Il brutto accade quando invece, di queste parole, ne facciamo una verità assoluta e indiscutibile ma soprattutto un’arma con la quale sconfiggere gli altri. Sì, accade anche questo. Accade da parte delle persone insicure e con una bassa autostima soprattutto. Per la serie: “Non importa se ti sto facendo male, io posso farlo, perché a me così è stato detto e quindi è giusto“. Cioè, in quella situazione, credono di indossare i panni di Dio e poter fare qualunque cosa con chi hanno di fronte, convinti di agire nella ragione più assoluta.

L’INSICUREZZA CHE MANCA DI UMILTA’

Supponiamo ch’io sia una di queste persone e che, un bel giorno, un individuo che ammiro tantissimo, mi dice – Tu sei davvero una vittoriosa nella vita. Qualsiasi cosa intraprenderai ne uscirai vincitrice, in pochi riusciranno a starti dietro -. Ecco, se io fossi sicura di me e con un’autostima discreta o buona, userei questa frase come sprono nella mia vita ogni volta che mi sento di non farcela, o durante una competizione, o quando sento il mondo cadermi addosso, o quando devo intraprendere un nuovo percorso che mi destabilizza emozionalmente. La userei come strumento rivolto – a me soltanto – al fine di rimanere con questa bella dote e, se è possibile, ampliarla.

Ma essendo che sono insicura, e pertanto automaticamente insoddisfatta della mia vita, la userò invece come arma per ferire o zittire gli altri. La trasformo in una citazione indiscutibile che così è e così dev’essere. Mi renderò così la vita molto più facile no? Senza contrasti. Mi basterà avere un pubblico di sudditi che, in silenzio, annuira’ ad ogni mia sentenza e io vivrò come un Re. Ovviamente riuscirò a fare questo con chi me lo permette. Il giorno che troverò chi, invece, mi manda a quel paese, ecco che il mio giochetto smette di esistere e forse riacquisto l’umiltà che mi manca. Sì, spesso gli insicuri, come contrapposizione, mancano di umiltà. È normale. È normale, è comprensibile, ma non giustificabile (mio umile parere).

In pratica, se qualcuno volesse aprirmi gli occhi dicendomi – Guarda che non puoi vincere sempre – oppure – Guarda che potresti anche perdere e non sarebbe un dramma -, – Guarda che non sei il più forte del mondo -, io lo zittisco perché quello che mi è stato detto afferma l’esatto contrario. Quindi risponderò con frasi o comportamenti che, tradotti, equivalgono a – Tu non capisci niente -, – Tu non sai chi sono io -, – Tu hai idee sbagliate (sei sbagliato) -, – Tu non sai vedere oltre/altro – oppure ancora, e questa è la più grave, – Non gioco nemmeno, tanto so già di vincere -. Non si accetta neanche la sfida perché, in realtà, in un angolino del profondo, una vocina lo dice che si potrebbe anche perdere, ma le parole di chi ha fatto tutto quel bene, quel giorno, con quel complimento, sono un appiglio talmente soddisfacente, talmente comodo e che dona la pace, dal quale è davvero difficile separarsi.

SONO LA PIU’ BELLA, COSI’ E’ STATO DETTO

Se sei stata giudicata Miss *** non vuol dire che sei la più bella di quella nazione. Non sei nemmeno la più bella della tua provincia. Significa semplicemente che un gruppo di persone, con il loro gusto, in quel momento e in quel posto, ti ha considerata la più bella tra le partecipanti. Tradotto: sei una bella ragazza ma non sei la più bella.

Se un professore ti ha detto che sei molto intelligente non significa che gli altri a tuo confronto sono degli idioti. Possono aver ricevuto lo stesso complimento tuo nella loro vita, o essere più intelligenti di te anche senza esserselo mai sentito dire. Non sei il più intelligente. Sei intelligente come molti altri. Forse il più intelligente della tua classe (20 alunni, 20 anni fa) ma non dell’umanità tutta.

E ALLORA CREA!

Se sei molto bella, usa questa tua dote per creare un qualcosa di buono per te e per gli altri.

Se sei molto intelligente, usa questa tua dote per creare un qualcosa di bello per te e per gli altri.

Non cercare di tappare la bocca degli altri per non ricevere contrasti che potrebbero mettere in dubbio ciò che tu hai trasformato in colonna portante della tua vita, cioè quel lontano complimento. Ciò che secondo te ti salva. In questo modo, agli altri, farai solo del male e il tuo bel talento andrà a farsi friggere. Non crescerai, non ti evolverai. Non metterai a disposizione del mondo la tua dote e quindi nulla di bello ti tornerà indietro. Continuerai ad essere un insoddisfatto. Ti trasformerai persino in una brutta persona. Abbi coraggio, scendi nella tua insicurezza, non appannarla con un complimento che ti è stato fatto. Vivila, conoscila appieno e poi trasformala. Solo così ti trasformerai a tua volta in meraviglia e meraviglierai il mondo.

Quel complimento ti è giunto per avvisarti che sei anche quello, che hai quella dote, ma non deve fermarsi lì il suo senso. Devi trasformarlo in una chiave che apre la porta allo stupore. Uno stupore continuo, immenso, infinito che ancora non hai conosciuto se, in quel punto, ti sei fermato.

Prosit!

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Quello che del buon Ladrone non ci hanno detto

Dal Vangelo secondo Meg – niente di religioso ma di molto curioso

DUE CHIACCHIERE IN CROCE

Se sia esistito davvero il buon ladrone, crocifisso assieme a Gesù sul Monte Golgota, nessuno di noi può dirlo ma poco ci importa in questo momento. Chi ha scritto di lui, ha voluto, attraverso questo personaggio, recarci un messaggio che, a mio avviso, occorre comprendere. Il Vangelo potrebbe essere un libro storico, ricco di testimonianze, oppure un libro di fiabe ricco di morali ma comunque, in entrambi i casi, riporta, attraverso una lingua che bisogna tradurre, delle soluzioni adatte alla nostra crescita personale, alla nostra elevazione e alla nostra illuminazione. Vere o non vere, queste storie ci raccontano come fare per diventare persone realmente felici, felici dentro, tramutando la realtà che ci circonda e dandoci i mezzi per acquisire la saggezza giusta al fine di raggiungere una beatitudine totale e continua, attraverso la quale, ogni cosa che può accaderci durante l’esistenza, possiamo viverla in modo differente, con più resilienza, più benessere, più gioia. Ma, soprattutto, ci spiegano come fare a diventare padroni di noi stessi, della nostra realtà e persone libere. Ottimo non trovate?

Ma torniamo al buon ladrone, il malfattore pentito. A questa figura che, da molto tempo, ci viene presentata semplicemente come il ladro redento almeno secondo la maggior parte dei testi. Da un lato di Gesù in croce, infatti, abbiamo un ladrone, un altro, che sarcastico chiede al Cristo di salvare se stesso e loro, se era vero ch’egli era il figlio del Padre Eterno, dall’altra invece abbiamo il protagonista di questo post che, umilmente, dice queste parole al suo compare – Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male – e poi aggiunge, rivolto al Cristo – Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno -. Gesù gli risponde – In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso -.

I GIUDICI CATTOLICI

A questo punto, dopo questo brevissimo dialogo tra il buon ladrone e Gesù, a noi non rimane altro che giudicare il buono e il cattivo. Giudicare i due malfattori: quello che scherna Gesù e quello che invece chiede perdono. Come ci hanno sempre insegnato, fin dai tempi del catechismo, ci ritroviamo con due figure opposte, una che andrà senz’altro all’Inferno e l’altra che, pentendosi, andrà in Paradiso. Dio è buono ma giudica e chi non chiede perdono verrà punito. E va bene, tralasciamo la storia della punizione per un altro articolo.

Il fatto è che ci fermiamo qui. Il male e il bene. Punto. Non andiamo oltre. Non ragioniamo con la nostra testa, lasciando la parola solo a chi la professione del religioso la svolge. Ma certe illuminazioni, con la religione, hanno ben poco a che vedere.

Rileggiamo con attenzione alcune parole del ladro che si pente – …Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni… –

IL MIRACOLO DENTRO DI NOI

Con questa frase, il ladrone non si sta solo pentendo ma sta compiendo un qualcosa di grandioso che ora provo a spiegarvi.

Noi siamo giudici di noi stessi

Dovete anche cercare di mettervi nei suoi panni per assaporare al meglio questa sua frase. Come racconta bene Piergiorgio Caselli nel suo video “il Potere Alchemico dell’Accettazione: i Vangeli Esoterici – Pier Giorgio Caselli” (YouTube) in quel momento quell’uomo è appeso ad una croce, nudo, con i corvi che lo beccano, con delle guardie che lo feriscono, lo umiliano e pronuncia quelle parole. Insomma, c’è ovviamente della sofferenza, non sta certo giocando a briscola con gli amici…

Il fatto è che a noi, le sue parole, appaiono semplicemente come il riconoscere la giusta pena per i reati commessi e stop. Invece…

…egli sta compiendo esattamente l’atto dell’ACCETTAZIONE.

L’Accettazione – il lasciarsi andare accettando. Il lasciarsi andare nel flusso vitale abbandonandosi completamente verso la “resurrezione” (lo stare bene, il vivere una vita migliore). Il lasciarsi andare verso quello che è perché, quello che è, è il giusto.

Accettare totalmente quel dolore perché solo attraverso quella strada si potrà trovare la pace.

M’inchino come ancella obbediente. Sia fatta dentro di me la volontà del Signore – (Maria di Nazareth). Dio è dentro di noi. Il Signore è dentro di noi. Nostra, in realtà, è quella volontà.

L’ACCETTAZIONE – QUEL LUOGO INTIMO IN CUI IL MALE DIVENTA BENE

Ora, nel caso di questo ladro, la pace è data dalla morte e la salvezza è data dall’entrare nel Regno di Dio ma è ovviamente simbolico. La metafora vuole farci intendere come, durante la nostra vita, siamo spesso chiamati a subire un dolore e cerchiamo sempre di scansarlo o di nasconderlo senza capire che entrandoci dentro, vivendolo e comprendendolo pienamente possiamo trovare la risoluzione vera ai nostri mali. Possiamo trovare una vita migliore. Significa non aver paura del cambiamento. Significa vivere quello che dobbiamo vivere senza resistenza perché qualcosa di più bello ci sta aspettando ed è già pronto per noi. Accogliere completamente quella situazione. Questo è il punto. Sta accadendo? Bene, la accolgo. Lo accetto del tutto perché è il giusto per me, è ciò che di perfetto per me poteva compiersi al fine di guarire dai miei demoni. I miei stessi demoni mi hanno portato a vivere questo avvenimento quindi, questo avvenimento, è la risoluzione. Questo non significa non dover trovare rimedi. Siamo umani e abbiamo un intelletto da poter usare ma ora siamo ad un passo prima. Quella del rimedio è una considerazione che viene dopo e che difficilmente potrà esistere senza prima l’accoglienza e quindi la comprensione (con-prendere cioè accogliere in noi) di quello che ci sta succedendo.

Accade quindi che il buon ladrone, così facendo, “si salva” e qui vorrei aggiungere qualcosa di mio oltre alle straordinarie parole di Caselli. Perché, vedete, dobbiamo notare che non è Gesù a salvare il malfattore. Nonostante la frase – …sarai con me in Paradiso… -. Questa è una conseguenza ma, a salvarsi, a trovare la pace, a trovare la chiave verso la pace, è il ladrone stesso.

Nella nostra vita, noi stessi dobbiamo trovare la serenità e dobbiamo capire che solo noi stessi possiamo salvarci non gli altri. Accettando. Gli altri possono essere validi mezzi, ottimi aiuti, grandi accompagnatori, Maestri formidabili ma solo noi possiamo raggiungere la salvezza pura del nostro cuore. Nel nostro buio, nella parte più profonda di noi, solo noi ci siamo.

Gesù non è la salvezza. Gesù rappresenta la salvezza.

QUESTA E’ LA VITTORIA DEL GUERRIERO

Tutto questo non ha nulla a che vedere con il Cristianesimo. Tutto questo è un lavoro estremamente difficile da compiere che appartiene ad una trasmutazione di noi stessi. Vuol dire uscire dalla schiavitù. Essere Maghi della propria vita.

– Se semplicemente si riuscisse a lasciar andare le cose, ci si accorgerebbe che il male si esaurisce, e si afferma il bene – (Carl Gustav Jung)

Siamo convinti di essere supremi e che le cose debbano adattarsi a noi. Gesù direbbe – Non avete occhi per vedere -. Non abbiamo capito invece che siamo noi a doverci adattare alle cose ma non come tronchi spezzati in balia della corrente, bensì per conoscere quelle cose. Per carpirne ogni senso, per sentirle dentro e scoprire di loro ogni segreto anche se doloroso. Solo allora possiamo trasformarci in Guerrieri e trasmutare noi e loro. Solo allora potremmo modificare davvero ciò che ci appartiene e divenire ESSERI LIBERI.

Accogli con gioia e vedrai miracoli.

Prosit!

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Quando sei giù alza la testa e grida: mapppporcacciazozza!

DIVENTA IL CIELO

A volte mi capita di sentirmi scoraggiata, giù di tono, anche triste. È bello e utile pure questo. Sono tutte emozioni che ci appartengono, che bisogna saper accogliere, saper accettare persino con gioia. Sono nostre. Nostre figlie.

Al contrario delle emozioni positive però, quelle negative, dopo un po’ che stazionano in noi, iniziano a pesare, a farci scendere sempre di più nell’oscurità, a rattristarci ulteriormente e allora è bene porre un rimedio. Quando si tratta di emozioni fondamentalmente banali, negative ma leggere, in cui non ci sono traumi da affrontare o gravi avvenimenti da comprendere, parlo di un nervosismo classico, capitato quel giorno, io ho trovato un rimedio e mi fa piacere condividerlo con voi.

Il trucco sta nel diventare il cielo. Esatto. Una sciocchezza in pratica. Occorre identificarsi seriamente nel cielo e in tutta la sua grandezza. Cioè convincersi di non essere soltanto quelle due gambe, quelle due braccia e quella testa che abbiamo, che vediamo e che tocchiamo, ma che in realtà c’è qualcosa di noi che è enorme e arriva fin lassù ed è quel lassù.

MOSCERINI OVUNQUE

Se il mio nervoso è dato dal lavoro io guardo il cielo, ne osservo l’immensità, mi immedesimo in lui e proiettando poi lo sguardo sul mio luogo lavorativo, come se io fossi grandissima, ne noto la piccolezza e allora mi dico – Ma cos’è in fondo questo lavoro a confronto di tanta bellezza celeste? Un moscerino! -. E io mi preoccupo per un moscerino?

Se mi sconforto perché quel giorno, scarica di energia, sento di non riuscire a ordinarmi il parcheggio, guardo il cielo, mi immedesimo in lui e dico – Ma cosa sono delle auto e delle strisce per terra confronto a tanta infinità? Io sono l’immenso e, l’immenso, di parcheggi, se vuole ne trova 4! -.

Forse non so ben descrivervi che cosa accade davvero in quel momento ma posso dirvi che quella grandezza, quella potenza, quella maestosità iniziano ad appartenermi e questo fa sì che le cose si sistemino. Come a trovare una soluzione. Una soluzione adatta a me.

Con ciò non voglio sminuire nessun problema ma posso assicurarvi che se riuscite ad addentrarvi in questo rimedio funziona! Qualcosa funziona davvero!

PROPRIO COME UN GIGANTE

Se oltre a vedere quella vastità azzurra si riesce a notare un enorme specchio, ci si può facilmente riconoscere il nostro viso che sorride e dice – Guarda quanto grande sei! – e tutto diventa minuscolo. Anche i problemi. I problemi ormai li abbiamo dati a lui, al cielo, non ci appartengono più, e lui ha molta più fantasia di noi nel trovare rimedi fantastici. E quando glieli offriamo su un vassoio d’argento li sente e li prende! Automaticamente, senza alcun rifiuto.

Oh se li sente! Non può non sentirli. Li sente anche quello che abita dall’altra parte del mondo. Già. Le mie corde vocali, non paghe del canto, adorano quando vado su tutte le furie potendo così sfoggiare le loro prodezze. Che bello! Una liberazione!

Ebbene sì. Mica vi sto dicendo di non sfogarvi e di trattenere facendo finta di essere il cielo! Mai trattenere! Liberatevi sempre. Il trattenere è deleterio, diventa come un’ulcera nello stomaco. Quindi, alzate la testa, esclamate tutto quello che vi passa per la testa e scaricate ma poi, rimanete focalizzati verso quella grandezza. Ecco immediatamente la meraviglia. Eccole tutte le nostre parole, la nostra rabbia, la nostra disapprovazione, i nostri improperi, salire al cielo proprio come dei fumetti (gente dovete credermi, l’immaginazione è la medicina migliore).

Ecco che vengono da lui inghiottiti e ora… ora sto salendo anch’io… è come se stessi diventando enorme, mi sto avvicinando al cielo, sono un gigante! E… et voilà… in modo molto naturale (forse non le prime volte) ecco che accade tutto quello che ho scritto. Tutto diventa una piccolezza.

Sorridi – Tu sei il cielo!

Prosit!

Photo eticamente.net – focusjunior.it – vnews24.it – twitter.com

Non avere il Tempo

LA CONCRETIZZAZIONE DELL’ABITUDINE

Molto spesso diciamo:

Non ho abbastanza tempo

Le giornate dovrebbero essere di 40 ore

Come faccio a fare tutto?

Ho già troppe cose da fare

Ma tanto non riesco

Frasi comprensibilmente esatte vista la vita che conduciamo frenetica e veloce. Però, sembra che siano diventate un po’ un modo di dire. Un modo di dire anche “pericoloso” se vogliamo. Pericoloso nel senso che è come se tale concetto si concretizzasse, inconsciamente in noi, divenendo non solo reale ma soprattutto OVVIO. Come se prendesse “corpo”. Tale trasformazione fa si che esso diventi per noi una considerazione fondamentale che nemmeno si può cambiare perché COSI’ E’.

Immaginiamo un attimo se dicessimo sempre e comunque, in ogni contesto e per ogni cosa:

Ma certo che ce la faccio!

Uh! Ho tutto il tempo che voglio!

Ho anche il tempo di riposarmi

Faccio troppo poco, dovrei impegnare di più le mie giornate

E’ solo una supposizione. Un gioco. Vero o non vero, nel momento in cui tali affermazioni cominciano a concretizzarsi, come il concetto precedente, io penso che qualcosa possa iniziare a cambiare sul serio. Così, per provare, fino a vestirci di tale abito, indossandolo a contatto della nostra pelle e facendolo realmente nostro.

Dapprima questo può sembrare una stupida utopia ma le abitudini (sia belle che brutte) non impiegano molto tempo a diventare una sorta di realtà. Di modo d’essere. E su questo, dopo una breve riflessione, non potrete darmi torto. E allora mi chiedo “e se anche questa si realizzasse? E se anche questa, come per magia, diventasse vera e possibile?”

Le ore a disposizione quelle sono, la professione che svolgiamo quella è, i figli da andare a prendere, il marito da curare, i genitori anziani, la moglie da accompagnare che non guida… so bene che queste cose esistono e non sto schioccando le dita pretendendo una magolamagamagia ma non sottovaluterei l’abitudine. Sapeste quanto è fondamentale! Il provare quanto meno. – Oggi provo a prendermi un solo minuto, un minuto solo, (sarebbe come fare la pipì una volta di più) per fare questa cosa -. E questo tempo può raddoppiare e possono diventare due minuti, poi cinque, poi dieci…

Riconosco anche che l’ingrediente principale di questo sviluppo dev’essere: la VOGLIA.

Con essa si riesce a fare qualsiasi cosa, anche la più stramba, la più faticosa, la più esagerata eppure ci si riesce. Proprio grazie alla VOGLIA. Santa qualità!

Detto questo, infatti, e senza giudicare nessuno, permettetemi anche una frasetta forse fuori contesto. Conosco molte persone che, zitte zitte, riescono a fare davvero molte cose. Svolgono il loro ruolo all’interno della società, il loro lavoro, i loro doveri e persino le loro passioni. E posso assicurarvi che non sono dei part-time.

Semplicemente hanno deciso che – possono -.

Ma questo sembra retorico e banale. Focalizzarsi un attimo sul pensiero a inizio post invece banale non mi sembra. Ossia rendere concreto un modo di credere. Darlo per scontato. Questo è deleterio. Almeno ove è possibile bisognerebbe modificare il pensiero anche solo per finta. Sì, anche solo per finta. Ogni cosa, anche le più grandi scoperte sono nate dall’immaginazione precedente, che c’è stata prima, e quell’immaginazione, fin tanto che era immaginazione, non era ancora realtà ma poi lo è diventata.

Qui non è questione di essere o non essere pigri, qui è questione di come si prende la vita. E’ un modo di pensare. Si può essere pigri lo stesso concependo però che sarebbe possibile. Oppure si può essere dei volenterosi sempre indaffarati, sempre che si annaspa, concependo che non è possibile. Capite la differenza?

Riuscire ad – avere il tempo che necessita – anche solo mentalmente, consente di sentirsi inoltre meno “schiavi” del sistema, più liberi e più padroni in quanto siamo noi a decidere, ripeto anche solo per finzione. Questo non è commiserevole o pietoso come molti possono credere. Diventa tale se così lo si percepisce ma se lo si usa come punto di forza, sul quale fare leva, può divenire una risorsa attraverso la quale si gode della vita in modo diverso. Piano piano si instaura un nuovo tarlo, un tarlo che ci fa dire – io posso -.

Io sono il creatore della mia vita e non uno schiavo o la vittima in balia di quello che accade attorno a me -.

Ci si trasforma e si vive decisamente meglio.

Prosit!

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Lui non ti ama? E Tu amalo di più!

METTIAMO OSHO DA PARTE UN ATTIMO

Quando ami una persona ti interessa la valutazione che lei ha di te.

È vero che non dobbiamo essere schiavi del giudizio degli altri ma siamo umani e abbiamo le nostre debolezze. Se ad una persona teniamo, o la stimiamo, o le vogliamo bene, sapere che per lei non valiamo molto o non siamo belle persone questo ci ferisce. Ci ferisce profondamente. Se in più ci “maltratta” questo causa in noi lo stesso dolore di una ferita fisica. Ossia il nostro organismo emette le stesse sostanze chimiche. Nessuna differenza ne’ per il male che si prova, ne’ per la riparazione al danno che il nostro corpo tenta di effettuare.

Che fare quindi per non soffrire?

Potresti provare a non amare nessuno ma, se dei robot ci riescono, io ad esempio non sono di quello stampo. Potresti provare a staccare, a staccare l’altro da te – io ti amo ma non vivo per te e non muoio per te se mi ami bene altrimenti li c’è la porta -… mhmm… non so tu, ma forse a me non riesce neanche questa.

Quindi dal momento che comunque occorrerebbe amare incondizionatamente e indipendentemente dal fatto che l’altro ci ami o meno, ma non ci si riesce quasi mai (su questo io però posso dire di essere arrivata a un buon traguardo tie’… eh… diamo a Cesare quel che è di Cesare che gongola) bisognerebbe riuscire ad amare noi stessi. Ok… forse è più semplice amare incondizionatamente.

BLA… BLA… BLA… TANTE BELLE PAROLE SULL’AMARSI

Amare noi stessi, e riempirci di quell’amore, e bastare a noi stessi è il compito più difficile al quale un essere umano possa avvicinarsi e bla… bla… bla…

Sì però adesso basta con ‘sti discorsi spirituali e veniamo al sodo.

Corro a collegarmi al titolo. Nel titolo ho scritto “lui” ma non dev’essere per forza riferito ad un partner, semplicemente mi piaceva e mi sembrava diretto anche se penso sia l’esempio che più calza a pennello.

Il titolo dice: lui non ti ama? E tu amalo di più!

Ma cosa vuole dire? Niente di che. Vuol dire proprio quello che stai leggendo.

Se lui/lei/l’altro non ti ama tu amalo tanto! Di più ancora! Amalo forte! Fortissimo! Fai esplodere il tuo amore con un bel crack come quando spacchi un guscio.

Oh, si lo so che è difficile anche questo. Ascolta, noi umani abbiamo deciso da tanto tempo che amare (la cosa in realtà più semplice che ci sia) dev’essere ostico e quasi impossibile, pertanto, tra tutte, ti sto scegliendo la via un po’ più semplice. Ora tu dirai – Ma allora è come amare incondizionatamente? -. Più o meno. C’è una differenza. E la differenza sta nel fatto che devi spaccare con un boato enorme quelle barriere che hai come un aereo rompe le barriere del suono.

Prendila come una sfida, come un fioretto, fallo come vuoi, ma fallo. Mettiti come sottofondo la colonna sonora di Rocky Balboa e inizia. Questo non è l’amore incondizionato che plin plin plin ci ha insegnato Osho con tutto il rispetto per lui. Questa è ‘na guerra! Ora capirai.

AL MIO SEGNALE SCATENA L’INFERNO

Vedi, l’amore incondizionato nasce dal cuore. Qui invece non nasce dal cuore per un bel belin (sì, sono ligure per chi non avesse guardato la mia presentazione). Nasce nella testa e quindi è completamente mentale.

Quindi – falso – dirai tu. Sì. È falso ma…. è falso solo all’inizio. Perché dalla testa poi scende, scende, sempre di più. Fino al cuore e ancora nelle viscere e lì diventa vero. – Un’illusione quindi? – potresti contestare. Ma ti rispondo anche qui. Forse lo è all’inizio ed è bene che sia così. Il nostro cervello deve essere imbrogliato. Lui segue solo degli schemi e, tra questi schemi, ci sono anche i famosi bisogni. I bisogni sono quei simpaticissimi amici folletti che abbiamo e che non ci permettono mai di amare davvero. Amiamo sempre per uno scopo anche se non lo vediamo o non vogliamo ammetterlo.

SCACCO MATTO ALLA MENTE

Purtroppo l’unico mezzo che abbiamo è educare/allenare il cervello a poco a poco. Non possiamo pretendere di cambiare le cose in un battibaleno. Per cambiarle bisogna fregare la mente altrimenti lei è restia, non si smuove da lì, ci patisce, e per resistere ti fa vedere le peggio cose e te le fa anche provare, così tu soffri tanto e torni al punto di partenza. Insomma, continui a girare come un cane che si rincorre la coda e stai sempre fermo lì. Se invece, nonostante un inizio di illusione, tu continui, piano piano inizi davvero a trasformarti e questa trasformazione, se al principio è fasulla, ed è solo una bella storia che ti racconti, poi diventa però un vero stato d’essere.

Hai mai provato a dire a te stesso davanti allo specchio – Mamma mia quanto sono bello! – concentrandoti il più possibile? All’inizio ti sentirai ridicolo e stupido ma più lo farai e più inizierà a sembrarti normale e poi diventa addirittura vero e alla fine ti piaci proprio! Ricordi quando in questo articolo https://prositvita.wordpress.com/2018/06/11/cambia-le-sinapsi-parte-1/ diviso in due sezioni, ti dissi che il piede sinistro impiega circa 21 giorni a ricordarsi che non c’è più la frizione sotto di lui quando cambi auto e compri una macchina automatica? Ok. Poi si abitua e, REALMENTE, non andrà più a schiacciare un pedale inesistente.

Le tue emozioni e i tuoi sentimenti puoi trasmutarli. Puoi trasmutare l’odio, la rabbia, la noia e anche l’amore che, oggi, ahimè, ha bisogno di esercizi.

E allora, se lui non ti ama, tu amalo molto. Devi dirlo a te stesso. Chiudi gli occhi. Immaginalo che ti sorride e ti apprezza e poi guarda oltre. Non soffermarti sul suo viso che è tornato accigliato e ti guarda dall’alto in basso come se tu fossi un idiota. Entra in lui, entra nella sua anima perfetta, l’anima di una persona che probabilmente sta soffrendo più di te. Regalale tutto il tuo amore. Stringi i denti e gridagli, tra te e te, tutto quello che di bello provi per lui. Manda via il tuo dispiacere, il tuo rancore, le tue aspettative, amalo e basta. Accettalo per quello che è e pensa che ha estremo bisogno del tuo amore. Di questo tuo nutrimento. Diglielo nella tua mente quanto lo ami, ora più di prima. Spaccagli con una mazzata quella coltre di astio, o di invidia, o di superbia che lui ti regala ogni giorno. Spaccaglielo con la tua luce. Strizza un occhio, fai un sorriso e sussurra al suo demone – Ti ho fottuto -. E sarà in quell’esatto momento, quando davvero il suo mostro cadrà ai tuoi piedi, che a te non interesserà più del giudizio o dell’amore di quella persona.

Sarà lì che tu avrai imparato ad amare comunque e non sarai più schiavo della sua valutazione. Sarà lì che potrai decidere se continuare ad amarla ancora o se lasciare quel tuo amore nel cuore e dirigerti verso nuovi lidi. Ma sarai comunque libero. Avrai vinto. Ma non contro di lui. Avrai vinto contro te stesso. E ora sei davvero tu e non piu’ un burattino mosso da bisogni. Te lo auguro con tutto il cuore.

Oh! Però, guarda che qui obblighi non ce ne sono eh? Se è uno stronzo mandalo pure a quel paese!

Scherzi a parte, non mi crederai ma, così facendo, si sono risolte molte situazioni: col datore di lavoro, col vicino di casa, con il fidanzato, etc…

P. S. – Naturalmente questo post non è dedicato a quei casi in cui uno muore dietro ad una persona ma questa neanche se lo fila. È dedicato a storie diverse, e chi è dentro a queste storie, o chi ci è stato, sono sicura che sente vibrare dentro ciò che intendo.

P.P. S. – Mi preme essere ben chiara, non devi andare a rompere le balle a lui, con regalini e dolci parole, il lavoro va fatto dentro di te.

Ama e sii felice.

Prosit!

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Non mi fai più Tenerezza

QUANDO L’AMOREVOLEZZA E’ PiU’ UNO STATUS CHE UN PEZZO DI CUORE

Un tempo le persone che spesso stavano poco bene, o sembravano parecchio sfigate, o erano piene di problemi mi facevano tenerezza. Mi dispiaceva per loro. Lo so che è brutto da dire ma, alcune, cercate di capirmi, mi facevano proprio pena.

Oggi non è più così. Le eccezioni ci sono, com’è giusto che sia, ma nel mio cammino di crescita, dopo aver capito che Tutto ci appartiene e che siamo noi a creare la nostra realtà, volontariamente o involontariamente, mi sono posta l’obiettivo di osservare meglio questi individui dalla vita così drammatica.

Che sia vero o non sia vero che l’esterno rispecchia chi siamo, mi sono resa conto che molti di questi “poverini”, che un tempo compativo, sono state o sono in verità persone davvero poco gradevoli.

Non ce l’ho con loro, ci mancherebbe, provo ad accoglierle, a comprenderle, ad amarle comunque (a distanza se mi fanno del male) ma non provo nei loro confronti motti di dolcezza. Di Madre Teresa, in fondo, ce n’è già stata una.

PERMETTITI UNA VISIONE PIU’ AMPIA

Se ad esempio io conosco una persona dal punto di vista dell’amico, probabilmente non mi rendo conto di alcuni suoi atteggiamenti ma se mi metto nei panni di un cameriere o di un barista posso accorgermi di quanto quella persona sia irrispettosa nei confronti del lavoro degli altri e dello stesso lavoratore. Ci avete mai pensato? Potrebbe anche essere un passatempo divertente da fare! Se mi metto nei panni dell’individuo qualsiasi posso invece notare, ascoltando, come egli sparli su tutti e tutto, anche su quelli che lo credono un amico, e se infine mi metto nei panni di sua moglie… beh… da mettersi le mani nei capelli.

Questo per dire che colui che sembra un gran compagnone sta di fatto trattando male il mondo che lo circonda e non possono, di conseguenza, arrivargli luce e felicità. Quando ad una persona vogliamo bene ci viene difficile vedere questo suo atteggiamento e provare fastidio nei suoi confronti. Non comprendiamo il dolore che causa. E perché lo perdoniamo, o perché ci siamo abituati, o perché con noi, semplicemente, certe cose non le fa. Ma se proviamo ad osservare ogni sfera della sua vita, distaccandoci un attimo dai sentimenti, noteremo che qualcosa sicuramente gira storto.

IO NON HO MAI COLPA

Oggi, quando mi capita una persona così, non mi intenerisco più e nemmeno mi stupisco. Attendo, cambio lo sguardo e immancabilmente prima o poi arriva il suo vero essere ben poco piacevole. Potrei fare mille esempi.

Senza andare a toccare tasti dolenti come gravi malattie o gravi incidenti che avranno un loro significato, mi sono resa davvero conto che gli sfigati, i poverini, quelli che non riescono ad ottenere cose, o conducono una vita piena di ostacoli hanno un retrogusto amaro. E la vita glielo mostra ogni giorno su un vassoio d’argento. Glielo fa esplodere tra il palato e la lingua ma tutto quello che sanno fare è trasformare il loro viso in un’espressione di disgusto, mandare giù e digerire. Burp! Non si fanno domande. Non si chiedono – Come mai oggi al mercato quel signore mi ha offeso davanti a tutti? O forse offeso io, a mia volta, qualcuno? -. No. La responsabilità è sempre di terzi.

Sono sfigato? È colpa della Dea bendata.

Sono maltrattato? È colpa degli altri.

Sono povero? È colpa della società.

Sono infelice? È colpa del mondo.

Sono offeso? È colpa di chi mi ha offeso.

Sono arrabbiato? È colpa di chi mi ha fatto arrabbiare.

Sono infastidito? È colpa di chi mi ha infastidito.

Poi vedono cadere una banconota da 20 euro dalla tasca di una persona ma se la tengono. O al bar buttano la cenere della sigaretta per terra. O usano la spiaggia come una discarica. O non danno mai precedenza a un pedone. O mettono zizzania. O uccidono insetti solo perché dalla loro onniscienza decidono che non hanno motivo di esistere. O… o… o…. potrei andare avanti all’infinito fino a citare quelli di cui parlo sempre: faccio un piacere agli altri per avere un tornaconto (fosse anche solo un complimento) ma non per vero amore e/o dono.

Ripeto, perché non voglio essere mal compresa, che ci sono le eccezioni; il percorso di ognuno di noi in questa vita è arcaico e tocca diversi punti ma normalmente, purtroppo, le cose stanno così e sono dure da ammettere.

Potreste però non credermi. E sarebbe anche carino oltre che giusto. Sarebbe carino perché a questo punto si potrebbe fare un gioco: il gioco della prova.

Semplicissimo. Provate a rispettare sempre il mondo e vediamo se la vita inizia a rispettare voi. Unico consiglio: Perseverate.

All’inizio, quella che è una vera trasformazione nella vostra esistenza potrebbe portare un caos molto significativo e potreste addirittura ritrovarvi ad essere ancora più maltrattati. Date tempo al meccanismo di appianarsi e poi inizierete a godere degli splendidi miracoli che sono già in serbo per voi.

Prosit!

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Per Ammalarsi sovente basta Voler Avere sempre Ragione

PURE SECONDO ME E’ COME DICO IO

Se molto spesso ti ammali, o stai poco bene, o ti capitano incidenti, o noie, o tutto ti va storto pensa a quante volte ammetti di aver sbagliato o hai chiesto scusa. Probabilmente poche.

Voler avere sempre ragione è un meccanismo che tocca diversi punti nel nostro profondo. E sono punti tanto importanti quanto… spaventosi. Oh sì!

È un bisogno, l’appagamento di una mancanza. Se siamo in realtà insicuri e abbiamo una bassa autostima, l’apparire saggi ci permette di crederci un tantino sopra agli altri ma questo, purtroppo, lo crede solo la nostra mente. Il nostro cuore sa benissimo che non è così e sa perfettamente che stiamo usando una strategia sbagliata, la quale, inconsciamente, fa nascere in noi sensi di colpa (che causano gli incidenti) offuscati sì dal nostro Ego ma che esistono.

Così come il nostro cuore, anche gli altri sentiranno nel loro stomaco uno stridere ogni volta che si confronteranno con noi, pertanto, non possiamo regalare al prossimo amorevolezza e sincerità.

Forse desideriamo cambiare il mondo e donare luce per equilibrare il buio nel quale viviamo ma, così facendo, scendiamo sempre più in basso trascinando con noi anche chi, per affetto, vuole starci accanto. Rimaniamo chiusi in un cubo di acciaio e precludiamo ogni sorta di scambio emozionale lasciando libero l’accesso solo al mentale e alla logica, arma che abbiamo imparato a maneggiare con destrezza.

O IL CONTROLLO O L’AMORE

Voler aver sempre ragione inoltre ci fa vivere in modo esageratamente attento, tenendo sempre tutto sotto controllo e, se riusciamo, cerchiamo di istruirci parecchio. Anche tutto questo lo facciamo come guidati da un burattinaio credendo persino di fare un qualcosa che ci piace molto. Ma questo modo di esistere ci fa stressare più del doppio a lungo andare (che causa malesseri) e, molto spesso ci sentiamo affaticati, stanchi, apatici o intolleranti. Si vive costantemente con la paura che qualcun altro possa scoprire una nostra debolezza attraverso un torto che ammettiamo e si vive, ovviamente, nell’orgoglio (che causa fastidi).

Il più grande ostacolo nel comunicare ce lo portiamo dentro, è il nostro orgoglio – (A. Gasparino).

Stiamo bloccando completamente il flusso vitale e universale colmo di amore, gioia e abbondanza perché non riusciamo a lasciare andare. Non riusciamo ad ammettere serenamente di aver sbagliato e che a ciò, come conseguenza, non c’è nessun problema.

Stiamo valutando con il nostro metro, con il nostro giudizio, senza tener conto che quello degli altri potrebbe essere molto meno severo del nostro.

Le persone diventano così ostacoli e più ci tengono testa più le contraddiciamo per non mostrare loro chi siamo veramente. Più le riteniamo sapienti e più ci spaventano perché ancor meglio potrebbero valutarci.

Siamo cioè delle persone che non si amano, che non hanno ricevuto amore, che non lo sanno dare e non lo riconoscono quando giunge dal prossimo.

L’AMOR PERDUTO 

Ammettere un errore è dannatamente doloroso. Ci si aspetta che l’altro possa prendersi gioco di noi perché gli abbiamo confessato una nostra debolezza attraverso quello sbaglio.

Non possiamo fidarci di nessuno perché siamo stati traditi fin dalla più tenera età. Genitori anaffettivi, non presenti, frettolosi, egoisti, sordi ai nostri richiami, affettuosi ma poco responsabili… Non si tratta di genitori “cattivi” ma di persone che per ics motivi non sono riuscite a dare al bambino quello che lui desiderava.

Questo tradimento, il più grande e inaspettato, ora viene vissuto ogni qualvolta si presenta la situazione del rinnegare se stessi.

L’individuo ha dovuto imparare ad amarsi a modo suo, per sopravvivere, e magari anche sgarbatamente ma ha faticato molto. Oggi, non permetterà a nessuno di intaccare la sua persona neanche ammettendo uno sbaglio. Si è fatto da solo e con sofferenza. E si è fatto perfetto. O almeno così ha bisogno di apparire. Chi lo ama, presto si stancherà di ricevere da lui sempre “colpi in faccia”, metaforicamente parlando, e di passare costantemente dalla ragione al torto, ma chi vuole sempre avere ragione, quando si sente amato, collega quell’amore all’amore genitoriale che gli è venuto a mancare e quindi, inconsciamente, si convincerà che anche quell’amore nuovo è sicuramente fasullo e deve cavarsela da solo.

In parole povere sarete più stimati e rispettati se più “distanti”, come colleghi o amici, invece che come partner o parenti. Sembra assurdo vero? Eppure questi sono i giochi della mente che, ferrea, non molla e dalla quale non si riesce a liberarsi. Tutta colpa della paura alla fine. Si diventa avidi. Avidi nel dare affetto o tenerezza, non si è empatici ne sensibili, si sta dietro la propria barricata e da lì non ci si muove. È un dramma vivere così. È come avere un mostro dentro che rosicchia ogni giorno un pezzo di noi. Per questo la salute viene sempre meno o la nostra vita appare vuota, o insoddisfacente, o spiacevole. Lo stress si nutre di tutte quelle sostanze che servono all’organismo per vivere sano e la mancanza di umiltà favorisce l’avvenire di sgradevoli situazioni nelle quali incappiamo sovente.

USCIRNE RIMANENDO IN PIEDI

Purtroppo, in certi casi, non si può fare nulla per far capire a queste persone che il nostro amore è sincero. Non lo vedono, oppure ne sono persino invidiosi essendo che non riescono a provarlo. Oppure ancora, ci portano allo stremo come a dire – Vediamo fin dove arriva il tuo sentimento! Quanto è reale?! -. Ognuno ha il suo percorso e, in fondo, ognuno è responsabile di se stesso. Ma è vero anche che amor vincit omnia e quindi vi auguro di riuscire. Badate solo che ne valga la pena, non trasformatevi in infermieri.

Chi vuole sempre avere ragione e non chiede mai scusa, o lo fa raramente, soffre di un serio problema, non è solo un’abitudine o un carattere di quelli etichettati: “è fatto così”. Dietro a queste sbarre, perché di prigione si tratta, si nasconde un mondo che ha il terrore di mostrarsi e non lo riconosce. Si indossano maschere anche solo per affacciarsi da quelle barriere e ogni gesto, ogni parola, ogni modo di fare sarà mentale e mai di cuore. Tutto volgerà all’appagamento dell’Ego che è diventato forte, ha dovuto trasformarsi in granito e oggi ci governa come un padrone. Non importa se ci si arrampica sui vetri, se si nega l’evidenza, se si raccontano bugie, non importante, l’importante è – uscirne in piedi -.

Si pensi che alcuni addirittura non danno mai ragione agli altri proprio per creare una sorta di sfida continua attraverso la quale possono riconoscersi e riconoscere di esistere.

“Sto sfidando, sto colpendo, sto incassando, ho un nemico davanti ma comunque ho QUALCUNO CHE MI STA VEDENDO”. Ecco. Qualcuno che li veda. Perché poche volte si sono sentiti visti e, di conseguenza, amati.

Ricordo che anni fa tenevo un bambino il quale mi faceva disperare apposta pur di attirare la mia attenzione. Preferiva la sgridata all’indifferenza e quando me ne accordi si quietò ma questa è una cosa che saprete tutti e tutti avrete vissuto. Sembra banale ma è meno banale se la si prende e la si trasporta su un soggetto adulto al quale questa fase non è ultimata e non deve ultimare.

Non ce la fanno ad essere visti scegliendo l’amore come strumento perché proprio l’amore è stata quella cosa che più ha fatto male loro senza pietà.

Non vi sto dicendo che dovete sopportare chi si comporta così, ne giustificarlo, ma forse ora potrete farvi meno rabbia voi. Parlo di collera intrinseca. Quella esterna, che riescono a smuovervi, fatela pure uscire se vi serve ma dentro, non odiate – c’è bisogno d’amore per Dio – (Sugar Fornaciari).

Prosit!

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Foto Animali Maltrattati – come comportarsi

SECONDO ME

Oggi voglio esprimere il mio personale pensiero su come comportarsi davanti alle immagini di violenza e maltrattamento di animali. Sono molte e, i social, pullulano di codeste brutalità. Immagino e spero vivamente sia inutile, da parte mia, dover dichiarare che:

– mi dispiace tantissimo

– amo qualsiasi essere vivente

– sono contro la violenza in ogni sua forma

– etc….

Quindi proseguo andando ad osservare le dinamiche che si sviluppano attorno a tali fotografie.

ALLA VIOLENZA RISPONDE LA VIOLENZA

Alla violenza fisica risponde quella verbale e il brutto di tutto questo è che la maggior parte della gente è convinta che quella verbale sia meno grave di quella fisica in quanto si percepisce un altro tipo di dolore. Questo è un serio errore. Soprattutto, ad esempio, verso l’educazione dei bambini.

Cosa fanno molte persone? Commentano. Commentano quella foto dicendo le peggio cose. Supponiamo che un cucciolo di cane sia stato abbandonato in un tombino. Il commento più gentile che si legge è – Brutto bastar@@ ti farei fare la stessa fine a te e ti infilerei il tombino su per il cu@@ -. Immagino possiate confermare.

Ora, è assolutamente vero che ognuno è libero di esprimersi come meglio crede, proprio come me che in questo blog sono a casa mia e quindi dico anch’io ciò che penso. Senza giudicare tali risposte, mi limito a descrivere quello che faccio io nel momento in cui noto immagini di questo tipo: amo me stessa, mi perdono e mando amore a quella creatura. E adesso vi spiego il perché.

Siamo un Tutto. Ciò che appartiene a me, appartiene anche a te e all’altro così come a quel cane. Siamo un unico Tutto nell’immenso disegno divino. Attraverso la meravigliosa Legge dello Specchio è facile percepire come quella violenza che mi si è mostrata davanti mi appartenga. Palesa la rabbia, la collera, l’indignazione, che io ho dentro, non per la foto che vedo ma che nutro dentro di me da sempre o da diverso tempo. Per questo mi amo e mi perdono, perché amandomi e perdonandomi mi riempiro’ d’amore ed emanero’ amore, la vera e sola cura necessaria a tutto. Anche a quel povero cane! Amor vincit omnia

Che lo vogliamo accettare o meno, viviamo circondati da frequenze e questo non sono io a dirlo ma persone molto più capaci di me. Frequenze e vibrazioni che OVVIAMENTE e AUTOMATICAMENTE possono attirare o agganciarsi soltanto a frequenze a loro simili (questa è fisica). Pertanto non comprendo l’utilità di scrivere un commento come questo  – Brutto bastar@@ ti farei fare la stessa fine a te e ti infilerei il tombino su per il cu@@ – emanando odio, sapendo bene che queste mie emozioni si collegheranno ad altro odio richiamando ulteriore odio. Ampliandolo quindi. E l’indomani vedere così, nuovamente, altre foto di altri cani maltrattati, oppure subire io situazioni o persone che mi fanno provare fastidio. È normale; se provo odio e emano odio, mi arriveranno eventi che mi faranno odiare. Questa è una evidente legge universale. Funziona così il cosmo, non è colpa mia.

FUNZIONA DAVVERO IL TUO SISTEMA?

Allorché, dal momento che peraltro non risolvo assolutamente nulla bestemmiando nei confronti di quel carnefice, forse ottengo molto di più mandando amore alla bestiola e a tutto il creato di conseguenza. In pratica, io non divento schiava dell’azione che un’altra persona ha fatto nei confronti di un animale e soprattutto già, ahimè, avvenuta, non reagirò di conseguenza ma agiro’, invece, nel risollevare le vibrazioni di gioia e entusiasmo. Ci penseranno poi loro, tali emozioni, a fare tutto.

Molte persone non comprendendo questo messaggio, cadono nell’accusare di menefreghismo chi la pensa così. Ebbene vorrei rispondere a loro dicendo che chi opera come me, in realtà, compie un lavoro enorme e un grande sacrificio per il bene di quella bestiola, perché mentre alcuni si fermano ad un insulto, o possono anche piangere e disperarsi e strapparsi i capelli, stanno solo buttando fango e immondizia nella meravigliosa dimensione universale nella quale vivono. Chi invece si preoccupa di amarsi e mandare amore sta compiendo un lavoro eroico perché credetemi è il compito più difficile da svolgere. Davvero pochi e rari individui si amano sinceramente e sono certa che non commenterebbero mai a quel modo.

Naturalmente è giusto che ci sia anche questo rancore. Tutto deve essere un equilibrio anche se questo può sembrare assurdo. Ma ci tenevo ugualmente a fare questa riflessione. Nel momento in cui ti si presenta davanti la violenza in tutta la sua forza… tu crea la meraviglia. Crea lo stupore. Solo così l’annienterai. Non è creando ulteriore ira e mettendoti al suo pari che migliorerai la situazione.

VAI DI MAGIA

Voglio sia chiara una cosa: questo non è un discorso buonista. Questa è una GUERRA ma fatta con gli strumenti, a parer mio, più opportuni. Questa è creazione, è energia, non è passività. Ci vuole fuoco, dedizione, coraggio, centratura per fare ciò che ho detto. Ci vuole fatica. Perché a tutti verrebbe da sfogarsi a quella maniera che, per l’appunto, è solo uno sfogo. Una gettata di sporco.

Operare con la propria magia, verso un’azione tanto ignobile, è un lavoro e uno sforzo sacro. Significa annientare il nemico con la sola forza delle proprie emozioni. Con decisione e potenza. Senza salamelecchi, senza benevolenza, ma con tutta la passione possibile (mi auguro ricordiate cosa si intende in realtà con il termine “Compassione” che più volte vi ho spiegato).

Hai visto quella foto? Bene. Ora trasmuta i tuoi sentimenti, quel piombo fallo diventare oro, non lasciarti prendere da quel mostro che ti fa sprofondare negli abissi delle sue sabbie mobili. Non puoi fare altro. Non sei davanti al fatto che si sta compiendo ed eventualmente puoi fermare. Sei davanti ad una situazione che si è già compiuta. Crea la tua magia. Puoi. Comprendi dentro di te quel cane, fallo tuo e risanalo grazie alle onde energetiche delle quali sei dotato.

Prosit!

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