Immaginami Felice

Un po’ di periodi fa, per qualche giorno, mi sono sentita triste a causa di una spiacevole notizia ricevuta.

Nonostante il lavoro su di me, che comunque mi aiutava nei confronti dell’accettazione e il veder positivo, non partiva quel “click!” da dentro, atto ad ottenere la pace e l’armonia basilari per il mio benessere.

Stava andando tutto bene, era giusto così, ma dopo un po’ di giorni, più stanca, decisi di chiedere aiuto ad una cara amica, la quale, sapendo bene come agire, si mosse immediatamente.

L’aiuto era stato chiesto quindi lei poteva operare.

Le raccontai che cosa mi aveva buttato giù vietandole di soffermarsi su quel mio dispiacere al fine di non dare potenza alla mia forma-pensiero e al mio malessere ma le dissi di concentrarsi, meno inquinata di me dal dolore, su un risvolto positivo, non della faccenda stessa ma del mio essere in generale, ossia: immaginarmi felice.

Immaginarmi comunque e semplicemente felice.

La sofferenza che doveva esserci c’era stata e, a volte, si ha bisogno di piccole dosi di piacere, ove è possibile.

Come ad aver parlato con me stessa, la mia amica comprese e, in quattro e quattr’otto, eccomi gioiosa ed euforica nelle sue splendide visualizzazioni a me dedicate.

E, se per i primi giorni lo sono stata soltanto nel suo immaginare, dopo poco tempo, lo ero davvero.

Una notizia, questa volta meravigliosa per me, mi rese felice ed entusiasta.

Chiamai la mia amica per raccontarle tutto e la sua risposta fu – Hai esattamente la stessa gioia, lo stesso tono e la stessa soddisfazione che avevi nei miei pensieri! -.

Decisi di ricambiare il favore appena possibile quando fu lei, dopo un po’, a sentirsi spenta e amareggiata.

La vita è una fantastica onda che sale e che scende.

Non passò molto che, anche lei, com’era ovvio accadesse, mi fece trasalire il cellulare attraverso un messaggio pieno di contentezza e allegria.

Molto spesso, possiamo fare del bene agli altri con poco. Basta un’immaginazione.

Le persone devono vivere i loro drammi. Entrare nei loro dolori. Affrontarli. Il volerle salvare non è sempre un’ottima idea, in quanto, quando una prova che la vita ci mette davanti la rifuggiamo, o la evitiamo, o la trasformiamo senza comprenderla, potrebbe tramutarsi in una prova ancora più dura, pertanto, è giusto fronteggiare certe situazioni. Ma se ci viene chiesto aiuto, e dentro di noi l’intento è assolutamente puro e rivolto all’amore, possiamo pensare alla persona a cui vogliamo bene con la voglia di vederla felice. Senza chiedere nient’altro. Che non dev’essere una speranza ma proprio una considerazione.

E allora, se vi dovesse capitare, prendetelo come un gioco. Provate a visualizzare quel soggetto che viene da voi raggiante e vi porta una bella notizia.

Non possiamo intrometterci nel percorso degli altri ma, all’occorrenza, possiamo regalare sorrisi.

Prosit!

Magia e Denaro

Coda di rospo

Pelle di serpente

Avrò tanti soldi anche se non me ne faccio niente!”

Puff!

Perché non entra il denaro nella nostra vita?

Perché non ci pagano, perché c’è la crisi, perché non c’è lavoro, perché apparteniamo ad un determinato ceto sociale, perché siamo sfigati, perché bla, bla, bla… bene ok, le abbiamo dette tutte.

Adesso, visto che le tutte sono state dette, proviamo a dirne altre, senza spocchia e senza idiozia, così, solo per riflettere su altro.

Su queste mi ci soffermerò un po’ di più perché quelle citate adesso sono ovvie e conosciutissime e professate da tutti (attenti alle forme-pensiero! Leggete qui https://prositvita.wordpress.com/2018/03/07/le-pericolosissime-forme-pensiero/ ). Queste che invece sto per elencare, a volte, non vengono in mente.

Perché non entra il denaro nella nostra vita?

perché lo si considera una cosa “sporca”

Ora, non so voi, ma io, se sapessi che una persona mi considera sporca, abietta e magari dice anche che puzzo, io… beh… da quella persona non ci andrei. La nostra cultura, religione compresa, così come l’educazione di mamma e papà operai, ci ha insegnato che il denaro è il male. Gesù era povero e infatti buono (Balle! Ne aveva più di me!), l’imprenditore che ha tanti soldi è un arrivista senza scrupoli, chi ha tanti soldi è vanitoso e arrogante, per i soldi si uccide, il denaro è la tentazione, la felicità non la fanno i soldi… tutte frasi che, giorno dopo giorno, tramutano il denaro in un qualcosa da rifuggire se si vuole rimanere puri e onesti e, nelle nostre memorie, soprattutto nel nostro inconscio, attorno al denaro, prende sempre più concretizzazione la figura di un volto demoniaco che ci vieta di far entrare i soldi in noi, nella nostra vita, con entusiasmo, e considerandoli belli, sani, genuini, incontaminati. Vero o no?

perché il soldo è un valore e noi non valiamo

Il denaro è considerato uno degli strumenti nella nostra esistenza dal valore molto alto. Senza i soldi non si può fare praticamente nulla. Persino la nostra salute è basata su di lui, in quanto, grazie ad esso, possiamo curarci meglio e quindi… vivere (vi sembra poco?). Il denaro quindi acquisisce un merito incredibile, un’importanza non solo notevole ma indispensabile. Grazie a lui si mangia anche e, quindi, si vive (vi sembra poco?). E’ chiaro perciò che è un qualcosa che vale molto e, nella nostra mente, gli si danno forme, lo si visualizza attraverso uno yacht, ville, completi firmati e ventiquattrore, vacanze, benessere, potenza, governo. Tutte cose dal grande valore per la nostra educazione e, se noi non valiamo allo stesso modo, ovviamente non può esserci una connessione tra noi e loro. Perciò, se io mi auto-svaluto, di conseguenza mi ritroverò con soli pochi spiccioli. Un tot di denaro pari a quanto è la valutazione di me stessa. Secondo me regge.

perché gli si da troppa importanza

Lo si considera indispensabile. Nei suoi confronti si hanno molte, troppe aspettative, è vitale, fondamentale, tutto ruota intorno a lui. Pensate forse che chi è ricco pensa al denaro in questo modo? Direte – Certo che no! Lui già ha i soldi perché doversene preoccupare? -. E’ vero ma, al di là del fatto dell’averne o meno, è proprio la preoccupazione che fa attrito. E voi direte ancora – Ma è proprio perché non ne ho che mi preoccupo, altrimenti non mi preoccuperei – ebbene, per non cadere in un circolo vizioso ed evitare di imitare i criceti, vi consiglio di osservare la cosa all’incontrario ossia: “non avete denaro proprio perché vi preoccupate del fatto che non lo avete”. Non vi ricordate più che la realtà è uno specchio? L’ho scritto tante volte. Potrebbe essere un motivo non trovate?

perché ci sembra impossibile averlo

Chi nasce quadrato non può morire tondo. E’ raro che in una famiglia “povera” (oggi la povertà è diversa da quella di un tempo), si possa credere, con fermezza, crederci davvero intendo, sentendolo dentro, che nostro figlio diverrà un riccone. Glielo si augura, si prova ad insegnarli come fare ma è solo la speranza a guidarci e non la sicurezza. Non solo, saranno molte di più le frasi tipo – Per campare dovrai sudare sette camicie – che gli diremo piuttosto che altre, perciò, il possedere tanto denaro, diventa solo un sogno. Un ingrediente della fantasia, sapendo benissimo che mai, potrà essere la realtà. Si utilizza questo metodo del “tarpare le ali” per non illudere, perché è il male ad avere sempre la meglio e, nostro figlio, illudendosi, soffrirebbe. Non si pensa invece che ad avere la meglio potrebbe essere il bene e che, nostro figlio, credendosela, potrebbe davvero un domani diventare ricco solo perché è riuscito, con l’immaginazione, a realizzare la realtà che più desiderava. Lui non darà mai per certa la consapevolezza di averlo e non l’avrà. Vi siete mai chiesti come viene educato il figlio di un riccone? Senza badare a spese. Quello che voglio dire, non è che dovete comprare al vostro erede tutto quello che vuole e di molto costoso ma, semplicemente, provare a cambiare un po’ l’educazione, inerente ai soldi, che ogni giorno gli fornite. Modificare le informazioni che seminate nel suo cervello e che lui nutrirà e coltiverà. Potrebbe essere un’ipotesi.

perché ne abbiamo bisogno

L’Universo, così come la nostra anima, non ci vogliono bisognosi. Ci vogliono Dei. Onnipotenti. Fatta ad immagine e somiglianza di Dio. Un Dio non ha bisogno. E’ solo l’uomo che si rende micragnoso. Finchè si percepisce il soldo come un bisogno quindi, esso non arriverà mai perché occorre capire che, soprattutto nel Qui e Ora, abbiamo esattamente tutto ciò di cui necessitiamo. Se vogliamo avere più denaro, dobbiamo trasformarlo in una logica conseguenza. Io non ho bisogno di soldi, “io voglio più soldi perché così almeno potrei fare anche questo ma vivo bene lo stesso”. Vivo davvero bene lo stesso. Se mi sento appagata interiormente, e nel vero senso della parola, il denaro troverà la porta d’accesso per entrare nella mia vita ma se lo bramo per paura della sofferenza esso non entrerà finchè non imparerò a capire che posso avere tutto ciò che voglio. Starà lì ad aspettare e a dire “Quando capirai e percepirai che posso arrivare in piena fluidità, senza motivi che ti incatenano, arriverò”. Ma ci pensate?

perché lo consideriamo il motivo dei nostri movimenti

Quando facciamo qualcosa, come ad esempio il nostro stesso lavoro, ogni giorno, come bravi soldatini, quando creiamo qualsiasi cosa, lo facciamo solo ed esclusivamente per il denaro e per pagare a fine mese tutte le spese alle quali siamo obbligati. Povero denaro… a lui nessun riconoscimento come essere a sé! E’ solo un mezzo e non una gioia. Ma, detto così, non si capisce. Il fatto è che se io ad esempio scrivo un libro e lo scrivo solo per guadagnare e non per fare innocentemente del bene al mondo, attraverso la mia creazione, non guadagnerò mai. Se invece scrivo solo per passione (facendo del bene pure a me stessa) e davvero per contribuire ad un benessere degli altri, il denaro si sentirebbe ben lusingato di appartenere in cambio alla mia vita. E’ nel momento in cui dono, incondizionatamente, che posso poi godere di tutto ciò che mi fa stare meglio e non quando offro per un tornaconto. Fosse anche solo il tornaconto dell’affetto da parte degli altri. Ci muoviamo solo in base ai soldi, capite che responsabilità, poveretti, gli stiamo dando? Non se la prendono un’incombenza così! Sfido io! Voi vi prendereste una responsabilità del genere? Tipo… far vivere bene o male una persona per mano vostra? Dai… non potete darmi torto!

Per attrarre denaro dall’esterno all’interno verso di noi, dobbiamo modificare il nostro interno verso l’esterno. Solo così potremmo godere una vita appagante in ogni ambito. E’ difficile. Molto. Non lo nego. Io ci scherzo su ma comprendo quanto sia brutto. Ho saputo cosa significa. E oggi voglio vivere diversamente, non più come un tempo. Continuo così ad allenarmi, la strada è lunga ma non mollo, provate anche voi, alla fine… non costa niente. E’ solo un meccanismo della mente che va modificato.

Vi lascio a questo video di Salvatore Brizzi e vi consiglio di acquistare il suo libro “La Via della Ricchezza” nel quale, alcuni concetti, sono spiegati ancora meglio.

Prosit!

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Le Frequenze dei Miracoli

In questo blog, a sprazzi, ho parlato spesso del fenomeno spettacolare che accade nella vita di ognuno di noi, oggi studiato anche dalla scienza, riguardante il: cambiare se stessi per cambiare la realtà che ci riguarda ma, questa volta, ho intenzione di dedicare a questo incredibile meccanismo un intero articolo. In realtà ci vorrebbe un libro ma iniziamo da questo post e da un’infarinatura generale. Il termine “incredibile”, che ho usato poc’anzi, è adatto in quanto non ci si crede. Non ci sembra possibile, perché credendo fermamente in questa teoria, si potrebbe realizzare la vita che si vuole e questo sembra davvero un’enorme baggianata. Non sono un fisico, ne’ un maestro spirituale. Quello che vi racconterò è semplicemente ciò che accade e ciò che io stessa ho vissuto ma mi si perdoni se sarò meno tecnica rispetto ad un professionista del campo.

Non siamo solo un corpo. Siamo un corpo con una mente. Una mente che sviluppa dei pensieri, i quali, a loro volta, sviluppano emozioni.

Esempio – Arriviamo a fine mese. Penso di dover pagare l’affitto. Penso che ho pochi soldi e ancora non mi hanno pagato al lavoro. Attraverso questo pensiero, nasce la pre-occupazione e, in seguito, l’emozione: paura.

Le emozioni sono un’insieme di vibrazioni. Immaginiamo le famose “farfalle nello stomaco” o la “suspense” provocata dai film horror così capiamo meglio. Quando l’emozione è forte, o immediata, la si percepisce bene fisicamente, come in questi due esempi, mentre, quando è più lieve la sentiamo meno, ma lei c’è comunque ed esegue comunque il suo lavoro. Quale? Quello, tra tanti, di far secernere ormoni da alcune ghiandole del nostro corpo, a seconda dell’emozione provata e della sua natura e, dose ormonale dopo dose ormonale, ecco accadere come una specie di cristallizzazione dell’emozione stessa. Se io provo spesso paura, vivendo una vita in ansia, secerno più Adrenalina e in modo costante. Irrigidisco quindi più volte i miei tessuti, consumo più Potassio, etc… e tutto questo mi porterà ad avere dei disturbi fisici, più o meno gravi, che metteranno in mostra i miei timori un tempo solo emozionali.

Le vibrazioni di cui parlavo prima, formano delle frequenze e, tali frequenze energetiche, perché che si voglia o meno siamo anche Energia, vanno a collegarsi a frequenze uguali a loro. L’esempio delle Onde Radio è il più calzante e noi funzioniamo esattamente allo stesso modo.

Se pensiamo alle onde FM (a modulazione di frequenza), esse si potranno collegare soltanto ad altre onde FM a causa del fatto che l’antenna ricevente deve essere captata dall’emittente o quantomeno riflessa. Le onde AM invece (a modulazione di ampiezza) si collegheranno tra loro senza trovare ostacoli sul loro cammino attraversando qualsiasi tipo di “barriera”.

Non vediamo con gli occhi le nostre frequenze ma esse esistono, così come non possiamo vedere le Onde Radio ma esse esistono, così come non possiamo vedere ultrasuoni, infrarossi, ultravioletti ma essi esistono.

Detto questo possiamo capire come le frequenze della paura si andranno a collegare alle frequenze della paura. Simili con simili.

Così come il segnale radiofonico “torna indietro” e io posso fisicamente ascoltare, con le orecchie, la mia canzone preferita fuoriuscire dalla radio, allo stesso modo se io emano frequenze di paura esse compiranno questo determinato percorso:

– io emano paura

– le mie frequenze di paura andranno a collegarsi alle frequenze di paura attorno a me

– torneranno indietro moltiplicate da tutte le frequenze di paura trovate nel raggio di azione

A questo punto, senza rendermene conto, ho una dose molto grande di paura, dentro e attorno a me, ed ecco… il miracolo (capirete poi perché di miracolo si tratta). Siamo quindi i creatori (non colpevoli ma responsabili) di questa paura.

Siamo cioè anche i creatori della concretizzazione di questa paura che deve manifestarsi proprio come la canzone alla radio. Ecco così che mi ritrovo a vivere una situazione reale che mi spaventa: posso perdere dei soldi o il lavoro, posso trovarmi davanti ad una persona che mi terrorizza, posso rimanere da sola di notte in un luogo isolato, posso iniziare a capire che il mio partner mi tradisce… non c’è modo, non c’è tempo, non c’è nulla ma la mia paura prende forma. Ho creato questo grazie alle mie forze energetiche in connessione con il meccanismo energetico universale del quale ovviamente faccio parte, come chiunque, come qualsiasi cosa. Siamo delle antenne di ricezione e di trasmissione.

L’Universo non ha altri mezzi se non quello di permettermi di creare tale manifestazione realmente per vedere cosa ho dentro, cosa si nasconde dentro al mio inconscio. E, nominando l’inconscio, tocco un tasto dolente. Infatti, io creo gli avvenimenti della mia vita con tutta la mia mente (con le emozioni che sono create dai pensieri che sono creati dalla mente) ma, della mia mente, io conosco in modo conscio solo il 5% circa. Il 95% nascosto (iceberg) esiste e crea anch’esso ma io non lo conosco, così, quando mi capita qualche evento spiacevole trovo davvero difficile poter credere di essere stata io a crearlo (crearmelo).

Ora però arriva il bello perché come riusciamo a creare, anche senza rendercene conto, eventi per noi “brutti”, allo stesso modo possiamo creare quelli belli ecco perché possiamo parlare di miracoli.

La realtà risponde sempre proprio come le onde FM e AM, sta a noi sintonizzarci alle giuste frequenze. Ora è sicuramente più chiara la frase – Non c’è nulla là fuori – proprio perché tutto è dentro di noi e nasce dentro di noi. Se cambiamo noi, cioè se mutiamo le nostre frequenze, cambia tutto il mondo, cioè il mondo risponde in base alle nostre frequenze.

Se emaniamo gioia, risponde la gioia, e può farlo attraverso persone, animali, eventi, manifestazioni di ogni tipo ma, attenzione, deve essere una gioia vera, intrinseca, non solo una facciata. A rispondere è ciò che davvero proviamo. Non possiamo prendere in giro ne’ noi stessi, ne’ l’Universo (è impossibile mentire semplicemente perché riflettiamo ciò che siamo e non qualcos’altro).

Le situazioni incomprensibili dobbiamo capire che, in realtà, portano anch’esse un messaggio come tutte le altre. Ogni cosa che viviamo vuole farci vedere qualcosa ma che, per evolvere, non è importante comprendere. E’ importante invece notarlo e, nel caso, trasmutare le frequenze da negative a positive. Il messaggio c’è sempre però, anche se incomprensibile e anche se quell’avvenimento può sembrarci assurdo, fastidioso, orribile.

Il meccanismo del quale parlo non ha parti emotive (lui no!) per cui non sente dolore, non prova vergogna, non si stupisce, ne’ si infastidisce. E’ la nostra mente che percepisce tutte queste sensazioni ma l’Universo invece rispecchia soltanto.

Quindi è importante trasmutare per poter vedere in quello “specchio” sempre cose piacevoli.

Per comprendere invece il messaggio, anche se non ci si riesce sempre, bisogna andare oltre, guardando con altri occhi, senza soffermarsi a quelle che sono le sensazioni umane di superficie date da abitudini, morale, traumi, educazione, cultura, etc…

Esempio – Se io subisco un furto non significa solo che qualcuno mi ha rubato qualcosa. Potrebbe significare anche che io, a mia volta, rubo cose agli altri (il loro tempo, il loro sapere, il loro affetto…), oppure significa che sono troppo gelosa delle mie cose (sono vittima del demone della possessività), oppure ancora, ho paura di essere derubata e ciò si concretizza.

Per capire qual’è il messaggio giusto serve guardarsi dentro facendo una lunga introspezione e dotarsi di una grandissima dose di umiltà e di sincerità.

Sembra strano ma anche quel furto lo abbiamo creato noi per imparare, per evolverci, per scendere nelle nostre viscere, buie e vischiose, e osservare le nostre ombre e poter un giorno giungere alla luce in connessione con il Divino.

Senza però andare a toccare tasti così dolenti, proviamo a parlare di una persona che conosciamo ma che ci sta antipatica perché magari è troppo aggressiva nei nostri confronti. E’ inutile sprecare energie per cambiare lei. Non serve a nulla. Lei ci sta praticamente mostrando la rabbia che è in noi. Una rabbia celata, repressa o magari evidente ma comunque coltivata in noi. In quel momento, quella persona, è come se fosse per noi un Maestro (se scaturisce un’emozione s’intende) e soltanto trasmutando la nostra collera in gioia, o eliminandola, possiamo far cambiare quell’individuo nei nostri confronti. E succede realmente. Lui è obbligato a comportarsi così perché riflette esattamente ciò che noi siamo dentro come viceversa noi riflettiamo lui. Si diventa spettatori di cose che fino a ieri credevamo impossibili. Per questo, ripeto, si parla di miracoli.

Prosit!

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L’Innamoramento – il Riflesso della tua Bellezza

Negli ultimi anni, attraverso movimenti sempre più concentrati alla ricerca del benessere interiore e alla connessione dell’Uomo verso il Divino, si è iniziato a parlare molto dell’”amore incondizionato”, quello stato d’essere, difficile da raggiungere, in quanto, completamente centrato all’offrire senza desiderare di ottenere nulla in cambio (…ma non solo). Questa filosofia di pensiero, in molte persone, ha iniziato a far crescere in loro una sorta di denigrazione nei confronti dell’Innamoramento tanto che, hanno iniziato a definirlo: periodo fatuo, abbagliante, ma che niente aveva a che vedere con il vero amore.

Che non abbia nulla a che vedere con il vero amore, del quale tanto si parla, è vero ma, l’Innamoramento, è una fase della vita di una persona molto importante e che non sottovaluterei.

Al di là del fatto che permette al nostro organismo di secernere ormoni utili al nostro totale star bene, sia psicologico che fisico (a effetto bomba di salute!), l’Innamoramento ci offre la possibilità di vedere, chiaramente, una particolare bellezza: la nostra.

Come spesso vi ho detto, le persone che incontriamo nella nostra vita, se causano in noi delle emozioni (positive o negative) sono degli specchi che riflettono, nel bene e nel male, quello che abbiamo dentro e che, nascosto, non riusciamo a vedere.

Quando ci innamoriamo di una persona (ricordatevi che ogni incontro è sempre voluto dalle anime in qualche modo che un giorno spiegherò) i primi tempi, vediamo di lei soltanto i lati positivi e la consideriamo meravigliosa. Ebbene, non stiamo facendo altro che notare la meraviglia che c’è in noi ma, di questo, non ne siamo consapevoli.

Dopo qualche tempo, andando a scavare e iniziando a vedere tutto, strato dopo strato, subentrano quelli che definiamo – difetti – e ci scontriamo con i comportamenti dell’altro che troviamo spiacevoli. Questo accade perché quella persona è giunta a noi proprio per mostrarci anche le nostre zone d’ombra e ciò che di noi non sopportiamo e non vogliamo vedere ma non dobbiamo dimenticare quanta meraviglia abbiamo visto prima, intorno a quelle caratteristiche negative, della nostra parte intrinseca.

L’Innamoramento non è un adescamento, ne’ un tranello, semplicemente, dopo averti mostrato tutta la bellezza che risiede in te vuole permetterti di smussare quegli spigoli bui che intaccano, della tua bellezza, la totalità. E’ invece proprio dopo la fase dell’Innamoramento che, se non si prova più piacere, ci si lascia come coppia e questo accade perché non si riesce o non si vuole osservare oltre, più in profondità.

Non dico che con una persona, con la quale non si sta bene, bisogna rimanere fidanzati lo stesso ma prima di chiudere la relazione bisognerebbe essere consapevoli e consci di quello che il partner ci ha fatto vedere e lavorarci poi sopra cercando di trasmutare quel metallo poco pregiato, dentro noi, che gli alchimisti chiamano piombo. Trasmutarlo in oro.

La forza per eseguire questo duro lavoro di trasformazione possiamo trovarla proprio ricordando e rivivendo quella bellezza che avevamo notato all’inizio e che se riusciamo concretamente a considerarla appartenente a noi ci regala la giusta carica e il giusto entusiasmo per migliorare, o meglio, per evolvere.

E’ un duro lavoro perché è molto difficile ammettere che ora, quella “bruttura” che vediamo nell’altro ci appartiene come la bellezza notata prima. Ci vuole molta umiltà per riconoscere che la rabbia dell’altro, o il suo menefreghismo, o il suo fastidio, o la sua paura, etc… è dentro di noi e, spesso, anche volendo, non riusciamo a riconoscere queste qualità perché celate nel nostro inconscio ma credendo al fatto che quello è un riflesso potremmo allora fare miracoli su noi stessi.

L’Innamoramento è lo stato d’essere di un incontro sacro e non è assolutamente da sottovalutare perché smuove energie che altrimenti non conosceremmo.

Quando incontri qualcuno ricorda che è un incontro sacro. Come lo vedi, ti vedi. Come lo tratti, ti tratti. Come lo pensi, ti pensi. Ricorda che attraverso di lui o ti perderai o ti ritroverai – (Franco Battiato)

Permette di vibrare in frequenze che, più vivaci e gaie di quelle dell’amore, hanno la capacità di aprire porte di connessione come scosse impetuose. Funzionano come scintille, come le vibrazioni dei mantra ma in modo più veloce ed energico.

Che ruolo svolge il mantra?

E’ un discorso lungo, sia spirituale che tecnico, che non approfondirò in questo articolo ma, grazie allo stato fisico e psichico in cui il mantra ci fa scivolare è da immaginare come un picozzino che spacca, giorno dopo giorno, barriere dentro di noi che non ci consentono la totale connessione al Divino.

Le frequenze dell’Innamoramento non sono più forti di quelle dell’Amore (con la A maiuscola) semplicemente svolgono una determinata funzione. Hanno un loro compito. Il voler crescere e passare dall’Innamoramento all’amare, filosoficamente parlando, è un altro discorso, non alchemico, e comunque è una scelta di chi lo vive.

L’Innamoramento è una sensazione che fa parte di noi e come tale non va considerata negativamente, sarebbe come disprezzare un qualcosa che siamo in grado di fare, di creare, per altro in correlazione energetica con un altro essere, sovente, un connubio incredibile, pertanto, dobbiamo amare profondamente quella fase della nostra vita.

La consideriamo finta quando non ne sappiamo coglierla bellezza e l’utilità perché, troppo mentali e materiali, non riusciamo a vedere con gli occhi dell’anima (con gli occhi di Dio). Andando oltre l’ovvio. Espandendo le nostre capacità. Può lasciare l’amaro in bocca, non lo nego, ma trovo sbagliato osservarne soltanto la parte ombrosa e superficiale.

Quello che consideriamo un offuscamento, assume il valore di un offuscamento se valutato solo attraverso il ragionamento. Se le stesse frequenze che proviamo durante l’Innamoramento (e sto andando oltre le famose farfalle nello stomaco) le provassimo ogni volta che intendiamo realizzare una magia diventeremmo maghi nel giro di pochissimo tempo.

Focalizziamoci su quella energia. Proviamo a percepirla ogni volta che vogliamo chiedere qualcosa all’Universo anche se è difficile perché non abbiamo niente e nessuno nel quale riflettere lo splendore che ci caratterizza. Non siamo in grado di vederlo in noi purtroppo… perciò… innamoriamoci e benediciamo questo momento!

Prosit!

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Dentro di Te

Prendi una foto di quando eri piccolo/a.

Guardala intensamente.

Guarda quel sorriso, magari a tre denti.

Guarda bene quegli occhi grandi e curiosi.

Guarda quei capelli, quelle gote, quel nasino.

Guarda quel viso, riconosciti.

Sei tu, ma la cosa più importante che devi comprendere è che: sei ancora tu.

Sì, anche se adesso i tuoi capelli sono grigi, anche se forse hai la barba o una fede al dito. Anche se passi la tua vita tra un aereo e un treno, o fai l’uncinetto.

Sei ancora tu.

Continua  a tenere in mano quella fotografia.

Quello che vedi lo sei ancora, è ancora dentro di te. Soffocato, nascosto, mascherato ma c’è.

E devi convincerti di quanto sto per dirti: è la cosa più bella, più grande, più forte e più importante che hai.

Difendila.

Proteggila con tutto/a te stesso/a.

Quella cosa lì è il tuo io bambino e non importa quanti anni tu ora hai, lui è ancora nel più profondo di te.

E non importa quanto hai sofferto all’epoca o quanto stai soffrendo ora, lui è comunque – la gioia e l’amore -.

°°°Ho guardato la mia foto di quando ero bambina. Ho osservato bene e amorevolmente quel viso promettendole che mai, mai più, le avrei fatto del male. Perché le faccio male ogni volta che la opacizzo, che non mi ricordo di lei.

Non permetterò mai più di rendere il giudizio della gente più sostanzioso del mio valore. Non permetterò mai più di rendere l’aggressività degli altri più forte della mia pace. Non permetterò mai più alle situazioni di tristezza di essere più grandi del mio entusiasmo.

Non permetterò mai più, a nessuno, di far del male a lei. La mia bambina.

La mia bambina così pura, così innocente, piena di fiducia verso il mondo.

Mi perdonerò e mi amerò, perdonando e amando gli altri; in questo modo lavorerò su di me e non verso l’esterno.

In quella tanta tenerezza che vedo, c’è già una Guerriera che oggi ha capito il suo compito: salvaguardare e far scoppiare la sua magia.

Senza farlo apposta ho attentato alla sua vita. Con la vergogna, il fastidio, la paura, l’angoscia, la rabbia, la tristezza… tutte emozioni utili e da conoscere ma che bisogna poi saper lasciar andare, in quanto, trattenendole a se, sopprimono quella splendida creatura che vive in noi°°°

E no, non serve a niente sprecare energia per cambiare chi ci sta attorno.

La trasmutazione di noi stessi, e del Pianeta intero, avviene nella nostra parte più intrinseca. Modificando lei, automaticamente, gli altri avranno un altro atteggiamento nei nostri confronti e la gioia dei bambini, che teniamo in grembo, divamperà.

– se gli altri non ti rispettano è perché tu non ti rispetti

– se gli altri ti giudicano è perché tu ti giudichi

– se gli altri ti escludono è perché tu ti sottovaluti o hai paura a mostrarti

– se gli altri si arrabbiano con te ti stanno mostrando tutta la collera che trattieni

Credimi, è davvero tutto dentro di te.

Cambia te stesso/a se vuoi cambiare il mondo.

Fallo per quel visino che stai tenendo in mano. Se lo merita tantissimo. E’ tutta la tua VITA.

Ed è risvegliando il ricordo di quel viso che trovi la forza, la determinazione per andare avanti nelle avversità. E’ in quello sguardo che trovi l’amore da donare anche nelle situazioni più difficili dove verrebbe più comodo nutrire il rancore. E’ in quello che ti suggerisce l’espressione che vedi, che trovi quella vita che oggi ti sta sfuggendo di mano.

Rifugiati in quella piccola figura perchè è lei la tua potenza, la tua immensità. La tua parte Divina.

Prosit!

Non muori!

Non muori.

Ehi! Sveglia! Non muori se fai un complimento.

Non muori se chiedi scusa o dici che ti dispiace.

Non muori se ammetti un errore.

Non muori se dici – Grazie! – o regali un sorriso.

Non muori, posso giurartelo, non muori!

Sai quando muori?

Quando permetti all’orgoglio di non essere più dignità ma superbia.

Quando alzi muri che, alla fine, sono solo barriere di paura.

E allora sei un debole, uno schiavo, servo dei tuoi stessi timori che hai fatto diventare fobie.

Perché non riesci a vedere la bellezza nel porgere una lode ma ti pare solo un abbassarti, un mostrarti che ti rende vulnerabile.

Se mi complimento con lui/lei chissà poi cosa si crede!”. Ecco a cosa pensi senza focalizzarti invece sulla meraviglia del dono.

Non chiedo scusa altrimenti poi chissà cosa si crede!”. Smettila di pensare a cosa credono gli altri, pensa a te, anzi no, non pensare nemmeno, apri il cuore, semplicemente, agisci con esso se davvero… non vuoi morire.

L’unica domanda che devi porti è – Che cosa farebbe l’Amore al mio posto? – e fai esattamente quello che ti suggerisce. Perché ti risponde ma devi saper ascoltare solo lui.

Se davvero non vuoi che il tuo orgoglio, il tuo nero nascondiglio, inizi a rosicchiarti anche le ossa.

Non celarti dietro a povere giustificazioni – Non sono capace a fare apprezzamenti! -. Impara. Come pretendi che gli altri li facciano a te perché, se sei così, è proprio questo quello che vuoi. Impara.

C’è gente al modo che ha imparato a curare un caro morente, che ha imparato a scalare montagne, che ha imparato a fare da madre e da padre. Penso tu possa benissimo imparare a dire una qualsiasi frase capace di fare del bene nel momento di maggior necessità. Non essere incoerente col tuo tanto saper fare e saper dire del quale ti vanti.

Non muori, anzi, vivi di più e meglio, facendo vivere meglio anche chi ti è vicino, chi accetta il tuo modo d’essere e fa sempre il primo passo.

Non muori e nemmeno ti si stacca la lingua, puoi fidarti.

Scavalca i tuoi ostacoli. Impara la preziosa arte della dolcezza e della tenerezza. Quella leggera eleganza che appare come una carezza. Che ha lo stesso tocco di un bacio lieve. Sii gentile.

E allora prendi quel telefono e scrivilo quel messaggio, falla quella telefonata, vai sotto a quel portone. Non allontanare le persone da te.

Non fa niente se pensi di aver perso punti è solo un tuo pensiero. Non esiste.

Non privarti della possibilità di dire – Io l’ho fatto, ho provato – perché è una sensazione bellissima. E’ la pace dell’animo mentre tu stai coltivando rancore. Attento. Ti stai facendo del male. Stai facendo soffrire qualcuno ma, quel qualcuno, soffrirà solo per qualche giorno, per un mese, per un anno, poi smetterà. Tu no. Il tuo cuore non smetterà mai di tormentarsi perché non gli hai aperto la porta. L’hai rinchiuso in una gabbia buia, nell’oscurità dei tuoi ossessivi turbamenti e lì l’hai lasciato.

Non cedere al demone della presunzione. Apriti, spacca i muri, uccidi quel demone e che accada quel che deve accadere… tu comunque non sei uno schiavo ma un domatore di te stesso. E se sbagli, sbagli per conto tuo, perché l’hai voluto tu, non per il volere di un mostro che ti possiede.

Cerca la felicità oltre alla forza.

Permettiti di dire – io so amare – perché se saprai mettere da parte l’orgoglio, allora sì, potrai dirlo.

L’orgoglio è una maschera e tu la stai indossando. Non stai mostrando ciò che sei. Come puoi pensare d’incontrare volti puliti? E come puoi credere che i pochi visi puri che conoscerai rimarranno per sempre con un qualcosa che non conoscono?

Impara ad essere tu ad usare l’orgoglio. Come uno strumento. Quando occorre, quando serve. Non accettare mai di essere usato da lui, quando vuole, quando lo brama.

O muori.

Impara a sparare anche fiori. Ad esplodere dal nulla con una sorpresa che toglie il fiato, credimi è stupefacente, e quel fiato poi deve correre veloce per tornare. E lì, in quella corsa agitata, si crea il movimento, l’energia, la vita e allora l’amore.

Perchè solo la staticità conduce alla morte. E muori.

Non pensar di aver già fatto troppo perchè hai detto mezza parola… continua, esagera!

Il mondo ha bisogno di grandi sentimenti, grandi idee, grandi persone!

Vai oltre al comune, fa qualcosa di grandioso, fa sbocciare il sorriso sul viso di una persona.

Divampa nel tripudio dello stupore.

Prosit!

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Il Dolore è nei Polmoni

Dopo aver scritto questo articolo https://prositvita.wordpress.com/2015/07/01/i-polmoni-e-la-tristezza/ nominato “i Polmoni e la Tristezza” capisco che il titolo di questo nuovo post possa suscitare un senso di avvilimento, come a chiamare in causa questi importanti organi solo quando serve parlare di sentimenti tristi e demoralizzanti. Il fatto è che vorrei battere il chiodo su questo tasto vista proprio la rilevanza di una delle fondamentali cause di malesseri e malattie ai nostri Polmoni, nonché a tutto il nostro Apparato Respiratorio: l’emozione della Tristezza.

Tutte le situazioni che viviamo caratterizzate da emozioni tristi o angoscianti e quindi di dolore, come la malinconia, la sofferenza, la solitudine non accettata, etc… vengono elaborate e mettono le loro radici prettamente nei Polmoni. Come già dissi nell’altro articolo infatti, essi sono la sede dell’emozione Tristezza ma è utile osservare come, a renderci infelici, a lungo andare, possono essere anche altre Emozioni Superiori come la Rabbia e la Paura.

Immaginate ad esempio una persona che vive costantemente nell’ansia e nella preoccupazione, prospettando sempre per sé il negativo dietro l’angolo, non può certo essere, nel suo profondo, una persona gaia e solare aspettandosi il peggio dalla vita. Vive nella Paura e, perciò, è triste.

Questo assiduo stato di non-gioia inizia col tempo a prendere, per modo di dire, una sua forma vera e propria concretizzandosi come fosse materia all’interno dei nostri Polmoni. In realtà materia non è ma è Energia e, come sapete, l’Energia esiste davvero pur non essendo tangibile o evidente. Voi forse vedete l’Energia che permette agli elettrodomestici di lavorare? No, eppure essi funzionano. Ecco, più o meno è la stessa cosa.

Un insieme quindi di vibrazioni, in questo caso negative, prende piede in quelli che sono tra gli organi più importanti del nostro corpo.

Al di là del mestiere, delle abitudini, dell’età e di molto altro, caratteristiche che possono sicuramente influire sulla salute dei nostri Polmoni e di tutto il Sistema Respiratorio, occorre quindi notare anche quanta Tristezza risiede in noi, cosa ci rende avviliti, chi ci rende avviliti, e quanti pensieri tristi completiamo quotidianamente attraverso la nostra mente e il suo chiacchiericcio continuo.

Spesso è difficile riuscire a comprendere chi o cosa, durante la nostra esistenza, un poco al giorno, ci spaventa, o ci preoccupa, o ci tarpa le ali, o ci sfrutta, o ci fa vivere male, sarebbe un gran successo riuscire ad accorgersene ma possiamo valutare, forse con più facilità, l’evento singolo.

La perdita di un caro, un maltrattamento ricevuto, un trauma subito, sono tutti eventi che ci trattengono nella mesta inquietudine che dovremmo assolutamente riuscire a lasciar andare e staccare da noi per non far ammalare i nostri Polmoni. E’ giusto vivere il dolore, elaborarlo, entrarci dentro, riconoscerlo e, nel caso, imparare qualcosa da lui ma poi, anche se può sembrare impossibile ed è difficilissimo da fare, bisogna… lasciar andare. Dopo il suo compito, quel dolore, non ha più nulla da darci se non tanto tanto male.

Vedete, se pensiamo ad eventi gravi, con il potere di rovinare un’intera vita, quello che dico appare assurdo e ostico, me ne rendo conto, certamente, ma purtroppo a renderci “brutta” l’esistenza sono sovente anche cose più superflue e che potremmo modificare senza difficoltà ma, o non ce ne rendiamo conto, o non ne abbiamo voglia, o ci sembrano troppo grandi da affrontare.

Quante volte ce la prendiamo in modo esagerato o ci sentiamo umiliati davanti a chi pensa male di noi, quando invece potremmo fregarcene del suo giudizio senza farci soffocare da inutili sensi di colpa o stati di inadeguatezza in realtà inesistenti?

Quante volte ci crogioliamo nella lamentela? O nel vittimismo?

Il vittimismo è un celato bisogno d’amore e considerazione. Percependo questo bisogno dentro di sé, e non trovandolo al di fuori convinti che si debba ricercare all’esterno, si vive automaticamente in una situazione giornaliera di Tristezza. E’ come se ci mancasse qualcosa.

La stanchezza per il lavoro, il non sentirsi liberi, i soldi che spariscono troppo velocemente, il tradimento del partner, il figlio che va male a scuola… e allora ecco le Bronchiti, le Polmoniti, il Raffreddore, le Pleuriti, etc… che “colpiscono”, a livello generale, i nostri organi.

Il Naso che cola è il tuo Spirito che piange. Il liquido che scende dalle nari, sono le lacrime del tuo Essere più profondo che così si manifestano per essere viste

Nello specifico poi, ognuna di queste malattie, risponde a dei – perché? – ma, alla fine, c’è sempre un risvolto che porta alla Tristezza.

BRONCHITE: paura inconscia dell’aggressività dell’altro o aver subito un atteggiamento violento/aggressivo/irascibile/nervoso da parte di qualcuno.

POLMONITE: non riuscire a far cicatrizzare ferite emozionali ancora aperte. Disperazione. Eccessiva stanchezza nei confronti di determinanti avvenimenti della vita che sembra avercela con noi.

PLEURITE: aver provato rabbia per essersi sentiti in balia delle onde, c’è la voglia ma non il coraggio di ricominciare e, questa sensazione di impossibilità, svilisce.

EDEMA POLMONARE: trattenere un qualcosa che non si vuole lasciar andare perché senza ci si sente persi ma che in realtà non ci fa vivere come meriteremmo. Può trattarsi anche di uno stato d’essere, un’abitudine nella nostra zona di comfort dalla quale non vogliamo separarci.

ASMA: sentirsi repressi soprattutto da un amore soffocante e non riuscire a liberarsi nemmeno attraverso il pianto. Aver paura di deludere o far male a qualcuno che ci ama molto.

DOLORI AL TORACE PERCEPITI “AI POLMONI”: sono dolori generici e possono essere provocati da diversi fattori, il soggetto può avvertire irrigidimento, fitte, fastidiose vibrazioni, etc… Tutti rappresentano un profondo bisogno d’amore e di coccole. Di dolcezza, di essere abbracciati, sostenuti, accarezzati.

Dobbiamo imparare a scegliere il benessere. Se a renderci tristi sono i ricordi, dobbiamo lasciarli nel passato, se abbiamo paura dobbiamo imparare a coltivare il coraggio e la fiducia con piccoli passetti, giorno dopo giorno, se siamo negativi dobbiamo forzarci di diventare più ottimisti. Dobbiamo e possiamo scegliere di stare bene, di stare meglio. Di evitare di soccombere davanti a certe angosce, almeno alcune, almeno dove possiamo e riusciamo.

I Polmoni, con i loro Bronchi e i loro Alveoli, sono direttamente collegati al Naso e, il Naso, incamerando l’aria (cioè ciò che c’è all’esterno di noi), ci permette di essere un tutt’uno tra il fuori e il dentro. Avviene un miscuglio tra quello che esiste oltre il nostro corpo e all’interno di esso. Una Comunione totale della vita. Facciamo un buon intruglio utilizzando sani e ottimi ingredienti. Selezioniamo ciò che entra e che assimiliamo e tratteniamo soltanto quello che più ci è utile e ci regala armonia. Tutto il resto eliminiamolo. Buttiamolo via. Solo così potremmo togliere “immondizia” dai nostri Polmoni e far vivere nel migliore dei modi noi e loro.

Prosit!

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Le Memorie non Rimosse – la Cristallizzazione delle Emozioni

Quando ero piccola, i miei genitori non potevano permettersi di comprarmi un paio di scarpe ad ogni cambio di stagione.

Finiva così che le suole si consumavano talmente tanto da spaccarsi in tagli orizzontali che lasciavano entrare aria e acqua contro la pianta del mio piede e, d’inverno, la cosa non era per nulla piacevole.

Oggi, ho un lavoro che mi consente di acquistare le scarpe che desidero e quando lo voglio.

Amo passare nelle pozzanghere, cosa che da bambina non ho mai potuto fare per non rimanere poi tutto il giorno, magari a scuola, con i piedi freddi e bagnati.

Nonostante siano passati molti anni da quel tempo però, ogni volta che piove e sto per mettere un piede in acqua, qualche secondo prima, una sola frazione d’attimo prima, il mio corpo si indurisce, lo stomaco si strizza, una lieve torsione delle viscere mi ricorda il freddo che da piccola sentivo penetrare attraverso le suole lacerate.

I miei occhi, oggi adulti, vedono la pozzanghera e, senza il comando, il mio corpo si prepara a ricevere il gelo.

Poi, il sollievo, i passi attraversano il bagnato senza ch’io ne subisca le conseguenze, perchè ora le mie suole sono intatte e perfette“.

Ma le memorie rimangono dentro e fanno reagire sempre allo stesso modo anche se quel pericolo in realtà non c’è più. Sono tracce antiche, ossidate, ferme in quel punto a fare da scudo. E oggi condizionano i nostri comportamenti.

Dei meccanismi si azionano, pronti a difendersi/ci dal trauma, al di là del nostro volere e percepiamo la stessa situazione seppur inesistente.

Questo accade in ogni frangente della nostra vita. Accade nella vita di coppia, al lavoro, in auto, ad un’interrogazione a scuola, nei confronti di uno sconosciuto…

Molto spesso, ciò che per noi è reale e ne percepiamo esattamente i sintomi, in realtà, non esiste.

Non più per lo meno.

Avviene la cosiddetta CRISTALLIZZAZIONE delle emozioni.

Nasco. Accade l’evento. Provo l’emozione. Reagisco. Cresco. Riprovo la stessa emozione, al di là che riaccada o meno il medesimo evento. Reagisco. E avanti così… per tutta la vita come un cane che si morde la coda.

Quelle emozioni sono le mie e sono soltanto mie. Il freddo che io provavo, per un altro poteva essere piacevole.

Un cane che abbaia può far nascere diverse emozioni negli stati d’animo di diverse persone. Ci sarà quello al quale farà tenerezza, quello al quale darà fastidio, quello che neanche lo sentirà… eppure, è sempre lo stesso cane ed è sempre lo stesso abbaiare ma è a seconda delle proprie memorie che si reagisce (si prova emozione) verso la determinata situazione.

Le emozioni sono dentro di noi e non fuori. Non è l’evento il soggetto da analizzare ma noi stessi. L’evento è soltanto un mezzo. Se non capiamo questo ci porteremo sempre dietro la nostra emozione incolpando l’esterno.

Può sembrare impossibile ma il cane che abbaia, e che mi infastidisce, non lo eliminerò dalla mia vita cambiando casa o cambiando città. Arriverà qualcosa d’altro ad infastidirmi e forse ancora più del cane. Il cane in realtà… è come se non esistesse. Non esiste più come non esiste più la suola tagliata ma ci muoviamo e reagiamo in base a dei ricordi. A dei meccanismi inconsci. E’ il fastidio che invece continua ad esistere e si manifesta in tanti altri modi.

La cristallizzazione delle emozioni avviene durante gli anni e diventa una massa vera e propria, sempre più grande, all’interno di noi. Grande e potente. Così potente da divenire il nostro padrone. Colui che governa le nostre azioni ossia la nostra vita. E’ questo che non dobbiamo permettere accada. E’ da lì che dobbiamo uscire. Da questo circolo vizioso e diventare noi i padroni della nostra vita e quindi AGIRE anziché REAGIRE in base agli eventi. Disegnando la nostra strada, il nostro cammino, la nostra esistenza.

– Quando REAGISCI sei schiavo di ciò che hai subito. Se hai subito qualcosa da qualcun altro sei suo schiavo, un suo servo.
– Quando AGISCI sei padrone di te, hai sempre l’Amore a guidarti (il che non significa sopportare e farsi calpestare) e non agisci in base a ciò che hai subito bensì in base a ciò che sei e vuoi continuare ad essere.
Ed è solo attraverso l’AZIONE che potrai essere Superiore e padrone virtuoso e integro della tua vita.

Sii GUERRIERO e non SCHIAVO.

Non permettere a sensazioni nate solo per un’apparenza di governare ciò che sei. Non odiarle, sono state per molto tempo i tuoi scudi migliori ma, ora, osserva. Probabilmente non servono più. Probabilmente devi fare un passo avanti. Le tue suole ora, sono integre e puoi.

Prosit!

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Tachicardia – ma è davvero solo Colpa del… Caffè?

Il Cuore è l’organo sede dell’Amore, della Sicurezza e della Passione. Soffre e gioisce per le emozioni che proviamo e per come le percepiamo in base al nostro passato e, a differenza di altri organi, riesce a “farsi sentire”. Uno degli escamotage che maggiormente usa per annunciarci qualcosa di positivo o di negativo è cambiare il ritmo al proprio battito.

Quando il suo ritmo è particolarmente lento, per indicare questo movimento, si usa il termine di Brachicardia mentre, all’inverso, quando il Cuore accelera il suo “pum pum” si dice Tachicardia e sarà di questa frequenza cardiaca che parlerò oggi.

In molti ne… soffrono. Si suol dire così: – soffrire – di Tachicardia.

In realtà, per fastidioso che possa essere, questo ritmo percepito dal corpo e che addirittura spaventa la persona, la maggior parte delle volte non dovrebbe essere vista come una sofferenza (a meno che non ci sia una grave patologia in corso). Non dovrebbe essere vista come una sofferenza in quanto è semplicemente il linguaggio del Cuore che non ha altri mezzi per comunicare con noi se non appunto con il suo movimento.

Il Cuore è l’organo propulsore del sangue e pompa, indipendentemente dalla nostra volontà, il liquido rosso e vitale in tutto il corpo. La sua capacità di ridurre o aumentare la velocità con la quale il sangue deve irrorare e ossigenare i nostri tessuti serve alla nostra sopravvivenza e a darci la possibilità di svolgere svariate funzioni nella vita. Si avrà pertanto, parlando di battito accelerato, un ritmo più veloce in caso di sport, o di paura, o di bisogno di energia, condizioni normali nelle quali qualsiasi individuo può ritrovarsi anche quotidianamente.

A volte però, la Tachicardia, subentra in momenti del tutto imprevisti e inaspettatamente.

Si può dare la colpa ad un eccessivo uso di nicotina, o caffeina, o teina, etc… tutte sostanze eccitanti che, senza ombra di dubbio, influiscono sull’accelerazione del battito del nostro Cuore; si può dare la colpa ad una malnutrizione sicuramente ma, anche le emozioni possono dare il “via” a questo fenomeno e, soprattutto, a farlo, sono le emozioni che ci opprimono, quelle che ci schiacciano, ferme lì da tempo e che ci soffocano senza che ce ne accorgiamo. Si tratta quindi, prevalentemente, di emozioni negative.

E’ per questo che il nostro Cuore ad un certo punto inizia a sbraitare e a “battere i pugni” con più veemenza – Ehi! Mi senti?! Sto soffocando a causa di un grande peso che porti sul petto vuoi far qualcosa per favore???!!! -.

Le emozioni che causano questo tipo di manifestazione possono essere molte: rabbia, sofferenza, fastidio, vergogna, giudizio, tristezza, frustrazione, disgusto, svalutazione… e, ogni volta che qualche fatto nella nostra vita ne ricorda l’esistenza, ecco che l’Emozione Madre, come un masso, si appesantisce ancora di più. E il Cuore scalcia.

Ad esempio, se io da bambina ho subito un grave torto, un trauma, a causa di un’umiliazione pesante ricevuta, ogni volta che qualcosa mi ricorderà quell’avvenimento lo rivivrò e rivivrò di conseguenza l’emozione subita in passato. Naturalmente non ricorderò consciamente il fatto, tutto avverrà nell’Inconscio senza ch’io me ne accorga ma, il mio Cuore, lui sì, lo rammenta bene. Ricordiamoci che del nostro cervello, e delle sue capacità e potenzialità, ne utilizziamo soltanto una piccola parte.

Qualcosa che portiamo ancora dentro di noi e che NON abbiamo lasciato andare ci sta opprimendo.

Ma cosa? Come ho detto è spesso impossibile da ricordare anche perché sovente non è un fatto singolo ed eclatante accaduto in tenera età; può essere una goccia ricevuta ogni giorno nella nostra vita, piccola e banale, ma molto amara da bere e da mandare giù.

Pertanto, quando percepiamo in noi la Tachicardia, non soffermiamoci solo sul caffè appena bevuto. Non pensiamo che – Ci viene solo se beviamo il caffè e quindi la colpa è del caffè -. Proviamo a riflettere su tutto quello che risiede attorno a quel caffè (ripeto che il caffè è soltanto un modello).

Piccoli esempi di domande alle quali bisognerebbe cercare di rispondere:

– chi ti preparava il caffè (la colazione) quando eri bambino?

– chi non te lo preparava ma avresti voluto lo facesse?

– com’erano i tuoi risvegli? La mamma ti accarezzava e ti baciava per darti il buongiorno?

– a chi eri obbligato a preparare il caffè la domenica? A quello zio che non sopportavi e che non avresti voluto vedere mai più?

– cosa ti ricorda il profumo del caffè? E il suo gusto? Lo associ ad un gelato? A momenti passati con gli amici?

– ti ricorda quella nonna che ti lasciava sempre un po’ di zucchero sporco di caffè nella tazzina?

– tuo padre beveva molti caffè per rimanere sveglio e lavorare di più per mantenerti? Ed era anche molto nervoso?

– a scuola prendevi bei voti perchè portavi il caffè in classe al maestro ed eri il suo “cocco”?

Ecco, questi sono solo esempi che probabilmente non hanno nulla a che vedere con te che stai leggendo questo articolo ma volevo cercare di “educarti” ad aprire la tua mente e insegnarti ad andare oltre. A non soffermarti unicamente sulla fisicità di una bevanda e sulle sue caratteristiche. Cerca di individuare cosa risveglia nel tuo bagaglio di vita tutto ciò che ha a che fare con il caffè.

Se riesci ad individuare quello che ti disturba, l’emozione correlata appunto, potrai poi lavorarci sopra lasciandola andare, o perdonandoti, o perdonando chi ha compiuto nei tuoi confronti il gesto deplorevole ma… la parola d’ordine è: LIBERARSI. Sollevare, appunto, quel “peso dal petto”.

E liberare così il proprio Cuore che non dovrà più battere forte e veloce per avvisarti e aiutarti.

Mi è capitato di sentire persone che durante un attacco di Tachicardia si battevano forte sul petto offendendo il proprio Cuore – E stai fermo porca miseria! Ma senti sto ca@@@ di Cuore come deve battere! Che fastidio quando fa così! -. (Da notare anche come il battersi sul petto indica inconsciamente una situazione di senso di colpa, “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”, alla quale siamo stati educati fin da bambini).

Davvero! Non vi racconto bugie! Quel Cuore mi faceva molta tenerezza in quel momento. Lui voleva solo avvisare il “padrone” che avrebbe potuto vivere decisamente meglio. Senza aggravare la situazione. Sì, è bene ascoltare il proprio Cuore proprio per non incorrere poi in disturbi più fastidiosi. Nulla di grave per carità ma, la Tachicardia, potrebbe iniziare a durare poi ore e trasformarsi in aritmia (che già lo è e, in caso di irregolarità persistente, diventa fibrillazione atriale) dalle conseguenze per niente piacevoli anziché rimanere un episodio breve e di poca importanza.

I problemi emotivi di lunga durata portano ad uno stato di – non gioia – e il Cuore si ribella, non c’è niente da fare, perché lui invece intende vivere nella più completa felicità e nel benessere totale. E’ nato per questo, non per soffrire, e non gli si potrà dare un ruolo che non gli appartiene. Non è come noi anche se fa parte di noi. Non si assoggetta, non è disposto a tormentarsi pur di ottenere un’esistenza anche se misera. Il Cuore punta in alto, vuole la salute piena, la gioia, la bellezza incredibile e infinita di quello che noi siamo.

Prosit!

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Game Over

Premessa: è accertato e appurato che, fortunatamente, questo articolo, non ha nessun collegamento con persone bisognose di vero aiuto, propense al suicidio, o quant’altro. Le conosco personalmente e anche molto bene. Il post non vuole essere quindi un’omissione di soccorso ma semplicemente sottolineare il disagio provato in determinati momenti della vita e che, a chiunque, può capitare di percepire. Si intende anche però rendere importante quanto sia essenziale non dimenticarsi mai che SI PUO’ RIUSCIRE A SUPERARE I PROBLEMI, ANCHE QUELLI CHE SEMBRANO INVINCIBILI.

Mi succede a volte di leggere messaggi, come questo qui sotto, scritto a tutti, sui Social, come puro sfogo e alla ricerca di risposte di comprensione e conforto:

Purtroppo sento che da questa situazione non ne usciro’, la ripresa in salita per me e’ troppo dura, troppo lunga ed esageratamente faticosa. Non ce la faro’ mai. Riprendere padronanza della mia vita è impossibile. Riprendere in mano quelle che erano la mia libertà, la mia voglia di fare, la mia totale esistenza non è più fattibile. Mancano completamente tutte le basi principali, vago nel vuoto destabilizzato. Non ho presupposti, ne fiducia, ne forza. Devo arrendermi. Arrendermi all’evidenza. La fine è arrivata e non so davvero che cosa farò di questa cosa che si chiama vita. Come vivrò? Boh? Game Over… -.

Scritte che addirittura spaventano. Rattristano parecchio.

Non sono bei momenti. Esistono purtroppo periodi così e non si possono sminuire. Soprattutto, io personalmente, non intendo giudicare la gravità di tali problemi.

Potrebbero essere inezie ma quella persona è particolarmente sensibile, o patetica, o debole, e reagisce a questo modo.

Oppure potrebbero essere davvero gravi situazioni e la persona, stanca e avvilita al massimo, non ha più forze.

Non lo so e non lo voglio sapere perché non è ciò ad essere importante per me e, in questo articolo, voglio focalizzarmi su altro.

Ogni sensazione merita il più alto rispetto.

Quello che però mi sento di dire e non con supponenza ma nella più grande speranza che possa fare del bene, pur sembrando forse inutile, è che così dicendo e così pensando è come avere già perso.

Capisco l’angoscia, lo smarrimento, tutto… ma, se è possibile, mentre si piange, mentre ci si dispera, mentre le unghie si spezzano arrancando, occorrerebbe sempre dire – Io ce la farò -.

Dillo… tanto che ti frega? Tanto se devi cadere cadi lo stesso. Dire una cosa piuttosto che un’altra è uguale. Vivi nel – Non ce la faccio – sfogati, è giusto e ti fa bene, ma prova a tenere sempre una molecola sintonizzata sul – Ce la posso fare -.

Aspetta… “Dire una cosa piuttosto che un’altra è uguale”?… Ops! Che ho detto?! No, no non è uguale! E’ proprio qui che sta la differenza!

Se affermiamo il – Non posso – il nostro cervello registrerà il – Non posso -. E’ molto semplice. Che si sappia: il nostro cervello non è in grado di ragionare da solo. Si capisce? Ebbene se non si capisce lo spiego molto brevemente: la nostra mente è prevalentemente un registratore che accudisce in se’ gli avvenimenti del passato segnandoli come tracce mnemoniche per permetterci poi in futuro di comportarci di conseguenza (vale a dire allo stesso modo) ma la vita non è sempre la stessa, così come non lo sono le condizioni. Inoltre, è bene capire che, se in passato si è agito in una maniera per una determinata difesa, non è detto che la seconda volta quel metodo sia quello corretto. Quante volte agiamo per vergogna o perché siamo vittime del giudizio degli altri? Questo non significa appunto che stiamo agendo al meglio.

Tornando al discorso di prima voglio dire che non è cinismo il mio, ma l’ho provato, e posso assicurare che non è retorica. Fa davvero bene. In qualche modo, anche se minimo, serve. Riesce. Anche se può sembrare stupido e banale e inutile e ingannevole. Ha una sua forza.

Non voglio farla facile. Chi mi conosce sa che sono una persona empatica e sensibile. Posso percepire la sofferenza degli altri ma ho imparato che non è avvallandola e ingigantendola che aiuto. Ascolto, appoggio, offro tutto il mio sostegno possibile. Comprendo, sento, ma non posso permettermi di dirti – Si, è vero, non ce la farai -. Sarebbe come ammazzarti.

Lo accetteresti che un amico ti dicesse – Hai ragione, NON ce la farai! -? No. E allora perché te lo dici tu stesso? Quando scrivi certe cose, perché hai bisogno di commenti confortevoli, devi capire che anche tu devi e puoi darti forza. La tua parte più viscerale lo vorrebbe proprio come tu lo pretenderesti da un amico o da un parente.

Qualcosa dentro di te ha già gli strumenti adatti a sorpassare quel momento. E’ già distaccato da quel dolore che stai sentendo ma tu devi aiutare te stesso affinché anche la tua ragione possa evitare di farti percepire il malessere.

Oltre a lasciar andare la sofferenza è importante che tu non ti identifichi mai con lei. Tu non sei la tua sofferenza. Essa è soltanto una storia che tu ti racconti per imparare qualcosa. Una volta raccontata, rammenta la storia, trattienine il prezioso insegnamento, ricorda di non confonderti mai con lei e lascia andare il dolore che essa ha portato. A te è utile l’insegnamento, non il dolore – (dal libro “Avrah Ka Dabra – creo la mia felicità” di Dario Canil).

Non siamo venuti al mondo per non farcela. Siamo venuti al mondo per imparare eventualmente ma per poi riuscire e poter riprovare ancora, perciò, dopo questa situazione, ne vivrai altre altrettanto brutte ma da qui ti leverai, ce la farai e ce la farai anche in futuro. E’ così.

Mentre ti disperi pensa che soltanto un essere VIVO può disperarsi e, in quanto VIVO sei estremamente perfetto in questo momento. E, in quanto VIVO, nulla può ucciderti.

Una cosa VIVA è VIVA e non può morire.

Sei molto molto più forte di qualsiasi situazione. Hai più potere di una situazione. Un avvenimento non è come ciò che sei tu.

Perciò non è un GAME OVER ma un GAME STARTED.

Prosit!

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