Sei mia Figlia? E io ti Invidio

A scatenarsi sono memorie rintanate in un angolo dell’Essere.

In molte famiglie accade quello che poco si svela perché l’imbarazzo frena. Sembra letteralmente impossibile possa accadere, eppure succede molto molto spesso, nonostante la nostra cultura, la nostra morale e ciò che ci ostiniamo a chiamare – buon senso – facciano di tutto per impedirlo.

Sto parlando dell’invidia tra madre e figlia, un fenomeno più presente rispetto a quella tra padre e figli maschi.

L’invidia della quale parlo nasce nella mamma nei confronti della figlia ma viene subito da chiedersi come possa, una madre, essere invidiosa di ciò che dovrebbe amare più della sua stessa vita? Beh… semplice, perché una madre, prima di essere madre, è un essere umano e ha un inconscio, una mente, un cuore, una memoria e tutto il resto. Tutti “contenitori” che possono essere inquinati come quelle di chiunque altro.

Parrà strano ma, nei confronti di una figlia… ancora di più e per mille motivi. Oltre alla competizione, arrivano, come fedeli accompagnatori, anche il rimpianto e il rammarico.

La figlia (giungendo dopo in successione temporale) permette di vedere il resoconto.

Involontariamente schiaffa, davanti alla faccia della genitrice, il risultato di quello che è oggi per lei ma che non è stato a suo tempo per la mamma. Per l’”antagonista” è come rivedere quindi un video della propria vita… in uno scialbo bianco e nero.

So che tutto questo, per chi non lo ha mai vissuto, può sembrare fantascienza eppure è proprio così.

L’invidia è un sentimento che opprime, il termine nasce dal latino in-videre e significa – guardare in malo modo -, soprattutto con risentimento. Non per niente, Dante posiziona gli invidiosi nel girone apposito del suo Inferno con gli occhi cuciti. Da non confondere con l’ammirazione, tutt’altra cosa, l’invidia è un’emozione negativa, figlia anch’essa, come molte altre, della paura. [Ricordate bene questa cosa, ve lo consiglio, l’invidia è figlia della paura! (- paura, paura, paura -)]

Una madre non è una bambola finta e ha anch’essa un’esistenza precedente fatta di mancanze, di demoni oggi difficili da combattere ed eliminare. Purtroppo contrastare il risentimento è davvero arduo.

Non sto giustificando questa tipologia di madri ma la comprendo. Rendiamoci conto che stiamo parlando di donne che vorrebbero vedere distrutte le loro stesse creature. Donne che si dividono tra una specie di amore e una specie di odio. So bene che se si è pieni d’amore non c’è posto per altri mostri vari, ma occorre andare indietro nel tempo e capire che i nostri genitori sono vittime, figli di altrettante vittime, proprio come noi.

Una madre invidiosa è un grande dolore per la figlia che percepisce questa emozione a lei dedicata, ma non è rispondendo con l’odio che si può risolvere una situazione così. Pur essendo una situazione davvero drammatica. Si parla di un soggetto che si sente orfano di madre pur avendo il genitore fisicamente presente. Dire che occorrerebbe provare amore e compassione per una donna che si ritrova ad invidiare ciò che ha essa stessa creato può risultare banale ma se ci immedesimassimo sinceramente in lei, capiremmo quanto grande e schiacciante sia la sua sofferenza.

Possono esserci diverse soluzioni per smussare un po’ certi contesti o forse possono non esistere soluzioni adatte. E’ possibile provare con gli elogi, facendo sentire queste madri importanti, o provare a parlar loro con il cuore in mano proponendo la propria innocenza ma potrebbe rivelarsi tutto inutile.

La figlia non ha certo colpe se vive un matrimonio perfetto, o ha successo in ambito professionale, o gode di un buon stipendio, tutte cose mancate alla mamma, la quale però avrebbe potuto averle se

Se… questa piccolissima congiunzione dell’ipotesi… se

Una madre dovrebbe essere orgogliosa dei successi della propria figlia, dovrebbe ammirarla, sostenerla, esserle complice ma solo una madre, anzi, un essere umano “sano” può arrivare a questo. Vale per lei come vale di un’amica, di una collega… sì, anche se è la mamma.

Il momento del parto, per quanto sacro e meraviglioso sia, non riesce (per alcune persone) a cancellare altri vissuti che probabilmente hanno scaturito un trauma, il quale deve essere di gran lunga estirpato. Ne scaturiscono da lì mostri di diverse specie come: il senso di colpa, la gelosia, la svalutazione, l’intolleranza, l’insoddisfazione, etc… ma, non si deve dimenticare che l’amore è sempre presente in ognuno di noi anche se completamente celato o non manifesto.

La figlia deve purtroppo imparare a staccare, seppur con l’angoscia dentro, mentre la mamma dovrebbe capire che forse è giunto il momento di dover osservare i suoi demoni e sconfiggerli una volta per tutte per non far più del male a se stessa e agli altri.

Con questo articolo però, il mio intento, era prettamente basato sul rompere il ghiaccio verso quello che è un argomento ancora molto tabù e questa omertà, questo celare e questo evitare sono, secondo me, ancora più dannosi verso una prole che si ritrova non solo con un genitore contro ma anche con una società che non la accoglie.

Prosit!

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Il Bar della mia Amica M.

La mia amica M., poco tempo fa, ha preso un bar in gestione che stava andando a rotoli e nessuno avrebbe scommesso su quel locale neanche 1 euro. Tranne lei, che lo rese molto più confortevole e piacevole rispetto a com’era prima, attraverso interventi di home staging davvero ammirevoli.

Lo ha ripulito e riempito di tante bevande da scegliere affinché gli avventori potessero soddisfare ognuno la sua voglia.

Lo riempì anche d’amore, conoscendola, ne sono certa.

Forse, grazie a tutte queste nuove situazioni e alla sua grande energia, iniziò a lavorare tanto da essere contenta.

All’inizio, si sa, un cambio di gestione e un rinnovo dei locali incuriosisce sempre parecchio ma, grazie all’essersi inventata: “apericena” stuzzicanti e diversi dal solito, così come tante altre cosine invitanti, ha iniziato a lavorare con piacere e soddisfatta.

Ogni volta che, a fine giornata, contava l’incasso, era lieta di quello che era riuscita a fare e ad ottenere e lo riportava con gioia ad amici e parenti curiosi e sulle spine per far vedere loro che era stata brava e che potevano stare tutti tranquilli. Ce la stava facendo. E anche bene.

Vi racconto questo perché, la mia amica M., smise molto presto di dire ad amici e a parenti quanto quel giorno aveva guadagnato e non perché fosse un segreto, anche se è sempre bene tenersele per sé certe cose. Ella smise perché, ogni volta e da chiunque, riceveva la solita frase – Eeeh… ma non sarà sempre così, ci saranno anche i giorni in cui non guadagnerai niente -.

Con la voglia di tirare una testata in mezzo agli occhi a tale profeta veniva da me con il magone raccontandomi che, chiunque, la spegneva, l’abbatteva, e non le era nessuno complice nel suo entusiasmo. Hanno tutti insistito così tanto che – prima o poi non avrebbe guadagnato -, e che – prima o poi avrebbe avuto più spese che ricavi – che, anche lei, alla fine, si stava demoralizzando del tutto.

Vedete, il gestore precedente, traeva ben poco a fine giornata da quel bar. Di certo non poteva tirare sospiri di sollievo. Non so bene per quali strambe dinamiche ma così era e quindi, alla gente, pareva impossibile che ora M., ogni giorno, si portava a casa il suo bel gruzzoletto.

Ora, molti di voi staranno sicuramente pensando che in effetti bisogna stare con i piedi per terra e che chi cade da troppo alto si fa certamente più male… io invece penso che, dopo aver spiegato una sola volta a M. come fare per essere anche una buona formica risparmiatrice, e averle raccontato di tempi morti e quant’altro, visto che ha ben 42 anni, non ha certo più bisogno di essere messa sempre e costantemente su un “attenti” negativo e demoralizzante.

Mai un sorriso. Mai un – Continua cosi! -. Mai un – E domani saranno il doppio! -. Uff! Che noia. Queste paure, sempre al primo posto, davanti a tutto, anche alla gioia.

Esultare ci spaventa. Siamo terrorizzati dalla mazzata che ci scende poi sulle orecchie. Meglio evitare fin da subito di essere felici così almeno non si deve poi star male. Questo è il senso, e non ci rendiamo conto che facendo così, mai e mai doniamo alla nostra vita un attimo di sollievo, un attimo di serenità e allegria.

Questo, badate bene, non vuol dire andarsele a cercare. Essere contenti per un incasso non significa aver fatto qualche pazzia rischiando chissà che cosa, in quel caso lo capirei di più. Qui significa aver lavorato sodo ma, nonostante tutto, non si deve urlare troppo di gioia o arriva sicuramente il castigo.

Meglio privare al nostro cuore di ridere. Meglio farlo vivere una vita intera nella preoccupazione e nella tristezza.

E’ assurdo… si capisce?

Mi chiedo, se tanto deve arrivare l’angoscia (assolutamente e sicuramente), non sarebbe comunque bene esultare un attimo prima, cosicché almeno per un secondo la nostra psiche, il nostro animo e la nostra esistenza sono stati bene? Tanto… il male deve comunque arrivare a sentire le premonizioni dei più. E allora…

Insomma, so solo che la mia amica M., che aveva iniziato con un sorriso sgargiante sempre dipinto sul volto, ora è un po’ più seria perché tutti questi proiettili che arrivano da ogni dove prima o poi colpiscono e provocano insofferenza.

Ebbene sì, chi ha sempre paura e prova preoccupazione, costantemente, non sta soltanto rovinando la sua vita e la sua salute ma anche quella di chi riceve i suoi dardi.

Non demordere M. Io sono qui!

Prosit!

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Ta-na-na-nà! Sei stato Smascherato!

Ebbene si, questa è una cosa fantastica perché, se è vero, come ho scritto sempre, che la realtà è uno specchio di quello che siamo dentro, poco ci vuole a capire che quello che accade ad una qualsiasi persona è semplicemente il riflesso di quello che essa è al suo interno, vale a dire le emozioni che la compongono. Possiamo quindi fare attenzione e aprire gli occhi per tutelarci, oppure possiamo persino diventare bravi aiutanti.

Se il nostro compagno/a, ad esempio, è una persona che viene sempre imbrogliata dagli altri, o raggirata, o vessata e tradita possiamo iniziare a tirare qualche somma (le sfumature sono sempre molte non si deve essere tecnici calcolatori).

Con noi può sicuramente comportarsi come l’uomo, o la donna, migliore del pianeta ma, se riceve dal resto del mondo ciò che ho elencato prima è perché… quello è ciò che, in un modo o nell’altro, porta dentro.

Può essere perché a sua volta è lui un ingannatore, magari inganna inconsciamente per delle paure, o un approfittatore, oppure può essere che si svaluta moltissimo (anche se con noi magari fa la voce grossa) e così, la realtà, durante la sua vita quotidiana, gli fa incontrare persone che lo sovrastano. Può anche essere che sia una “banderuola”, una persona non capace a prendere una posizione e, tanto galleggia lui nell’aria, quanto verrà fatto galleggiare da altri individui. Comunque sia, noi possiamo avere indizi, direi certi, su cosa si cela al suo interno. Molto spesso infatti, anche il non sapersi schierare da nessuna parte può riguardare la paura, cioè un’emozione negativa (una delle peggiori direi).

Molte volte, e questo accade sovente in caso di innamoramento, gli occhi si foderano un po’ di prosciutto. La persona della quale ci siamo innamorati sembra una Madonna scesa dal cielo o un Santo benedetto. E’ perfetto, non ha difetti, un individuo assolutamente meraviglioso! E’ ovvio, ci fa battere il cuore e ci fa sentire le farfalle nello stomaco, ci fa stare bene, quindi è normale giudicarlo così: l’incarnazione della perfezione.

Tutte queste sensazioni sono bellissime, non lo discuto ma, nel momento in cui iniziamo ad accorgerci che la sua è una vita “triste”, anziché preoccuparci solamente di coccolarlo/a o difenderlo/a, proviamo a farci qualche domanda. Il mio non vuole essere cinismo ma addirittura un consiglio su forse come poter aiutare al meglio quel soggetto al quale ora vogliamo tanto bene. Considerandolo soltanto sfortunato, o poverino, o una vittima delle circostanze non lo aiuteremo. Occorre sì stargli vicino, ma c’è qualcosa, dentro di lui/lei da estirpare. Un’emozione negativa che lo fa vivere male e lo fa divenire succube dei movimenti e decisioni altrui. Le emozioni negative possono trasformarsi e venir presentate in mille modi diversi: credenze, abitudini, gesti, reazioni, etc…

Purtroppo, le nostre carezze, non bastano in situazioni come queste. Possono far del bene subito ma servono a poco. Il male rimane dentro e continua a crescere. Se invece, senza arrogarsi nessun diritto, ma semplicemente con la forza dell’amore e del porsi domande, si riesce ad andare più a fondo, trovo sia nettamente meglio e decisamente più terapeutico.

E’ pressoché inutile coccolare una persona che viene derisa e presa in giro, inutile come cura intendo non come sentimento. I nostri abbracci non possono combattere ciò che lei stessa richiama a sé. Insegnandole invece a considerarsi un essere divino e degno, esattamente grande e forte e all’altezza come chiunque altro, se non di più, allora sarà lei stessa a riflettersi addosso proprio queste conclusioni. Certo, non è facile inculcare questo nella mente e nel cuore di qualcuno che si svalorizza e non si ama ma, se in noi, c’è questa VISIONE importantissima e particolare siamo già a metà dell’opera e soprattutto, a noi, questo allenamento serve per diventare ottimi osservatori. Bisogna assolutamente guardare oltre. Sempre. Guardare tra le righe e non solo l’apparenza. Guardare con gli occhi dell’anima. Con gli occhi di Dio.

Noi umani, così facendo, ci consideriamo severi e cinici; in realtà, questa chiave di lettura è tanta manna e può davvero fare del bene. Un gran bene. Si diventa dei liberatori e se sapremmo anche, nel mentre, condurre per mano chi ha bisogno del nostro aiuto, anche solo con la nostra presenza, allora potremmo dire di aver fatto seriamente un lavoro fantastico.

Ricordiamoci però che tutte queste situazioni, anche se vissute da altre persone, appartengono pure a noi in quanto ne veniamo a conoscenza quindi, anche se in modo più lieve, ci riguardano. Non per niente, le persone non entrano mai nella nostra vita “a caso”, giusto? Ci possono riguardare per diversi motivi: perché quell’individuo sta chiedendo a noi aiuto, o perché dobbiamo imparare, o perché le abbiamo dentro e le nutriamo anche noi.

L’importante è imparare ad osservare, per gli altri, per noi stessi e per la vita in generale.

Prosit!

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Liberiamoci Dei Rompipalle 8° – IL SUPERBO

Sapete che i Superbi tra noi sono davvero molti? Più di quelli che possiamo immaginare.

Si perché, quando si parla di SUPERBIA, si pensa immediatamente ad una persona tracotante e supponente che, guardandoci dall’alto in basso, ci ordina determinate cose, credendosi chissà chi, e ci tratta come poveri mentecatti.

Oh no! Questo è vero, ma il Superbo, in realtà, è anche molto più subdolo e, per questo, sovente, passa inosservato.

Vi faccio subito un esempio che capita spesso tra umani e che lo si può comparare a mille altre situazioni.

All’interno di una comune famiglia, un figlio confessa che amerebbe tanto avere un cane. – Va bene – dicono i genitori e, l’indomani stesso, ecco un bel cagnolino, nuovo membro di quella casa. Uno splendido Bassotto.

Ma io non volevo un Bassotto! – lamenta il ragazzo – non mi piace, volevo sceglierlo io, volevo andare in un canile e guardare quello che più mi piaceva!

Il padre, a quel punto, gli mette una mano sulla spalla attirandolo a sé e, guardandolo come lo guarderebbe un caro amico consigliere, gli dice – Ma come? Volevi un cane e te lo abbiamo preso, alla mamma piace tanto e poi… guarda che occhioni dolci ha! Come può non piacerti?

Stiamo quindi parlando di un padre (e di una madre) convinti di aver fatto la scelta migliore. Il Superbo crede di sapere meglio di voi cosa fa bene a voi o cosa va bene per voi. Questo è alla BASE della Superbia.

Questo significa instillare il senso di colpa introducendolo nell’animo del malcapitato. Dovrebbe suonare un allarme dentro di voi a questo punto. Tutto ciò significa: “Sei un figlio ingrato, noi ti abbiamo accontentato immediatamente e tu non sai apprezzare il nostro gesto. Sei anche un menefreghista perché non consideri i gusti di tua madre che ti è venuta incontro nel prendere un cane. Noi siamo buoni e tu cattivo. Tu non meriti nulla. Etc… etc…”. Ok? E ora pensate bene a quante volte accade, o è accaduto, nella vostra vita. Magari lo avete subito o lo avete commesso. Magari lo avete vissuto, non per forza dai genitori ma da qualsiasi altro.

In parole povere:

– Hai due genitori che ti hanno prontamente accontentato e tu non apprezzi il loro gesto

– Non consideri i gusti di tua madre

– Stai preferendo un essere vivente ad un altro essere vivente; questa è discriminazione

E poi…. attenzione bene…. c’è… l’inganno!

L’inganno dato dalla finta complicità del padre: mano sulla spalla, tono calmo e convincente, sguardo ammaliante.

(Tenete conto, inoltre, che un cane non è un giocattolino che dopo un mese si rompe e lo si cambia; un cane può vivere parecchi anni e, per parecchi anni, il ragazzo dovrà tenersi un cane che non desiderava)

Badate bene: tre sensi di colpa (più il tradimento del papà) in una sola frase, detta con dolcezza, pacatezza e cercando di convincere l’altro.

Questa è Superbia. La Superbia, come dicevo, di credere di saper sempre fare il meglio e meglio degli altri, la cosa più giusta, senza nemmeno ascoltare chi si ha di fronte e i suoi desideri fino in fondo. L’utilizzare le proprie capacità quasi astute (truffaldine) per ottenere ciò che si vuole, incuranti dei sogni e necessità altrui.

Questa è anche manipolazione.

Ora, è vero che palesemente il Superbo è una persona convinta, irremovibilmente, di essere superiore a tutti ma, quello che occorre capire, è che non sempre palesa questa sua convinzione attraverso un agire schietto e ben visibile che urta. La sua Superbia, in realtà, può passare totalmente inosservata ma viene comunque subita dalla nostra percezione, dalla nostra parte più intrinseca e, una volta recepita, rimane lì, e ci fa del male.

Riesce a farci del male perché può portare, all’interno di noi stessi, tanti messaggi ma tutti a sfondo negativo come: l’autosvalutazione, la sottomissione, l’insicurezza, la rabbia, l’avversione, la tristezza…

Adesso, dimenticandoci l’esempio del padre e del ragazzo che vuole il cane, c’è da dire però che, anche se può sembrare strano, spesso, un Superbo non si accorge di esserlo nel senso che stà, egli stesso, così facendo, appagando delle sue necessità. In modo sbagliato certamente ma questo c’è alla radice. La moglie che, ad esempio, manipola il marito, pur non accorgendosene, sente il bisogno di farlo per PAURA. E’ sempre, o quasi, la PAURA a governare. La paura che vada con un’altra donna, la paura di rimanere sola, la paura di venir sottomessa, la paura di non essere amata… e quindi, con Superbia, lo obbliga ad avere comportamenti che, secondo lei, le dimostrano amore. Lo tiene in pugno e, i suoi timori, sono placati. Un giro poco sano certo, ma questo è.

Vedete che meccanismo arzigogolato? Per questo occorre precisare bene cos’è la Superbia, perché non è soltanto quella conosciuta la maggior parte delle volte, ma nasconde anche, e soprattutto, questo aspetto. La Superbia può essere un’azione ma anche un vestito che si indossa e quindi cambia sembianze.

Non è facile riconoscerla prontamente, dal vivo. Siamo molto, troppo abituati a sentirci dire determinate frasi. Ponete attenzione. Ascoltate il vostro intuito. Quel piccolo, pungente, sentire nel vostro stomaco.

Prosit!

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Liberiamoci Dei Rompipalle 7° – L’INCANTATORE

Bla… bla… bla… tante belle parole a fiumi e, guarda caso, parole fantastiche, proprio quello che si vuole sentir dire, riflessioni e concetti che non fanno una piega o, se la fanno, è una piega intelligente, che porta al ragionamento, che mostra attenzione… Wow! E chi ho di fronte? Un premio Nobel? E gli occhi si trasformano subito a cuoricino e cala un pò di bavetta.

Aspettate prima di adulare qualcuno. Aspettate.

Si, gli Incantatori sono solitamente molto, molto istruiti. E hanno un dono, quello di saper già dove andare a mirare. E quasi sempre hanno almeno una laurea e sono finiti dallo psicologo più di una volta (questo non indica che altri laureati, pazienti di analisti, siano Incantatori eh?). Per carità, non ho niente contro gli psicologi anzi, chi mi segue sa quanto li stimo… e nemmeno contro chi è loro paziente ma, gli Incantatori, hanno dei grandi bisogni e si recano quasi sempre dallo specialista perché sentono mancanze pur non capendo cosa gli manca. Per la serie: – Ma io chi sono veramente? Possibile ch’io sia soltanto un comune essere umano e mortale?

Quasi sicuramente manca l’Amore. Quello con la A maiuscola, l’Amore completo e totale per se stessi e il Cosmo. Tanta buona filosofia ma poca connessione di cuore.

L’Incantatore ha bisogno di apparire, ha bisogno di rapirti con il suo fascino intellettuale, ha bisogno che tu abbia bisogno di lui.

Ma… è un Incantatore e quindi un ILLUSIONISTA.

Si considera solitamente inferiore e usa il suo sapere come arma. Attraverso quello ti mostra i consigli migliori, una risposta sempre valida, ore e ore di ascolto e di conversazioni con te… ti dedica il suo tempo, la cosa più preziosa… adorabile!

Peccato che, appunto, è un bisognoso, pertanto, attenzione, non ci metterà ne’ uno ne’ due a mandarti a spigolare nel momento in cui un’altra persona lo appaga di più, oppure, per non rimanere a mani vuote, si prodigherà con balzi pirotecnici tra te e l’altro. Insomma, tu diventi solo una fetta della torta. Perché l’Incantatore non basa le sue gesta e il suo vivere sull’amore ma sulla necessità di essere approvato. Più persone riesce ad affascinare e più sale la sua autostima, più si riempie il suo sacco vuoto.

Il vero saggio parla pochissimo e ascolta moltissimo. Colui che non ha bisogni, non ha bisogno di dire niente, non ha bisogno di mostrare nulla raccontando meravigliose favole che sembrano realtà. I fatti, contano molto di più per lui e non è retorica.

Diffida da chi parla molto e, attenzione, non mi sto riferendo ai logorroici, loro hanno bisogni diversi, mi riferisco a quelli che ti attraggono. Che ti fanno pendere dalle loro labbra. Ogni volta che innalzi una persona troppo in alto, anche se sei perdutamente innamorato/a fatti semplicemente qualche domanda, rifletti. E soprattutto aspetta, lascia scorrere il tempo. Egli mette davanti tutto prima o poi… “…ogni Regina sul suo trono e ogni Pagliaccio nel suo circo“. Si perchè spesso, l’Incantatore cercherà di conquistarti anche raccontandoti ingiustizie subite, probabilmente durante la sua infanzia, o da parte di altre persone.

Gli Incantatori sono quelli che girano la frittata così tante volte che dall’avere ragione ti convinci tu stesso/a di avere torto. Pensi anche che la maggior parte della gente farebbe quello che hai fatto tu ma… perbacco, all’Incantatore proprio non riesci a dare torto! Il suo ragionamento fila liscio come l’olio. Questo accade soprattutto quando di mezzo, da parte tua, c’è il cuore e, in tale caso, ti consiglio vivamente di chiamare qualche amico, in quel momento più sveglio di te che sembri un pesce lesso, e farti consigliare da lui.

Nonostante questo, l’Incantatore, ti ha talmente rapito che riesci a dare torto persino a quel compagno che conosci dalle elementari, perché inizi a vederlo come – meno intelligente – del tuo Incantatore.

Quando questo inizia a succederti ripetute volte, quasi sicuramente ti stai lasciando manipolare.

Non cadere in questa trappola. Osserva bene la sua vita. Squadralo. E’ una persona fondamentalmente felice e appagata? E’ sposata? E’ single? Come sono i suoi famigliari? Te li ha fatti conoscere o ha qualcosa da nascondere, al di là che sia un amico/a o un fidanzato/a? Condivide la sua vita con te oltre che ai lunghi discorsi? La condivide anche praticamente o solo teoricamente? E’ aperto al mondo? Ha tanti amici? Come trascorre i momenti in cui non lavora? Ha un lavoro?

Inoltre, non sempre, ma la maggior parte delle volte, anche se credono di non piacere, fanno un po’ i fighetti attraverso il loro comportamento e il loro modo di vestire.

E poi, dammi retta, ASCOLTATI.

Il tuo intuito te lo dice chi hai davanti. E’ solo che tu non ci credi perché appena si accende la piccola scintilla che ti dice “ATTENZIONE!”, tu pensi che in realtà è la paura a farti pensare così, è il timore di rivivere quello accaduto nella storia precedente magari. Lo leggi come – Non riesco a fidarmi, non riesco a lasciarmi andare ma lui merita -. Certo, questo può accadere, è umano, ma se ti soffermi ancora di più, alla fine tutto ti sarà chiaro, e riuscirai a distinguere se la tua è paura nel lasciarsi andare o qualcosa, in quel tizio, in realtà, ti puzza.

E non giustificarlo! Pensare “poverino ma ha paura… poverino con quello che ha vissuto… poverino è rimasto scottato….” non aiuterà lui e soprattutto non aiuterà te. Pensando in questo modo gli darai ancora più possibilità di gestire la tua vita. Lo stai giustificando mentre invece, probabilmente, dietro di lui si cela un qualcosa di poco carino. Se sta indossando una maschera è bene che guardi oltre quella maschera.

E’ vero che la gente cambia a seconda di quello che le capita o le è capitato in passato ma, il vero amore (e mi riferisco ad un amore generale non per forza di coppia), butta giù queste barriere o comunque la maggior parte. I freni vengono meno e i muri cadono. Perciò, senza essere assolutisti, controlla, nonostante tutto, quanti muri ci sono ancora da abbattere? Quante cose ancora che non si modificano? Forse ce n’è un’esagerazione? E allora bada bene… può essere che davanti a te hai solo un Incantatore e niente di più.

Ci sono persone che io per prima starei ore ad ascoltare, ma non sono tuttologi. Sono esperti in un campo e, in quel campo, mi affascinano assai. Non ti raccontano le loro performances, non denigrano gli altri in tua presenza, non vogliono la tua ammirazione, non usano paroloni, non senti lo “sgeeeeeeck…!” di quello che si sta arrampicando sui vetri, non la pensano come nessun altro al mondo la pensa. Sono NORMALI. Non sembrano unici e nemmeno rari.

Possiamo avere la fortuna nella vita di incontrare persone molto istruite e illuminate e, da loro, occorre sicuramente apprendere ma, quello che intendo dire, è di andarci con i piedi di piombo. Staccati, provaci. Rifletti. E nel caso torna. Altrimenti scappa, hai una persona “non sana” davanti e tu meriti molto di più. E pur essendo molto più ignorante di lui/lei, vali diecimila volte tanto.

Prosit!

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Il Bullismo non raccontato

“Chi è il BULLO? Colui che si nutre delle NOSTRE paure….”

…questo mi capita, a volte, di leggere e di sentire.

Ebbene… no! Si nutre delle SUE stesse paure. Le alimenta oltre che alimentare se stesso attraverso loro.
Chi ha bisogno di mostrare certi modi di fare come l’arroganza, chi ha bisogno di ostentare prevaricazione, derisione e altri scenari, è perchè è un DEBOLE! Un INSICURO!
Se passassero questo messaggio attraverso i mass-media, forse, a furia di sentirlo dire, chi è vittima del bullismo acquisirebbe la forza di sentirsi migliore e degno di pace e stima anzichè scherno.

Non è grande chi ha BISOGNO di farti sentire piccolo – da questo slogan già si evince come il bullo sia fondamentalmente un BISOGNOSO…

Il bullo è un debole! Il bullo è un debole! Il bullo è un debole!

Come un mantra, giornali e televisioni, dovrebbero inculcare questo messaggio nelle menti della gente, sia per sminuire ancora di più il bullo, che si sente “scoperto”, sia per rinforzare l’oppresso.

Messaggi veloci, lampanti, adatti ai giovani che sono le vere vittime.

Ora, io so bene che è stato fatto molto lavoro sul sensibilizzare la popolazione verso questo fenomeno, so anche che dove c’è un professionista del campo, queste informazioni vengono passate e so anche che è vero che il bullo si nutre, in un certo qual modo, delle paure di chi ha preso di mira. E’ tutto vero. Ma vorrei si premesse di più sul tasto che ho descritto.

Occorre spogliare questi soggetti, renderli vulnerabili molto di più di quello che si fa. Trasformarli in una radiografia. E il potere dei mezzi di comunicazione può farlo. Solitamente viene spiegato il fattore, vengono dati consigli a chi riceve questo trattamento, viene raccomandato loro di comunicare il disagio a scuola o in famiglia… – il non aver paura di parlare -, su questo, si impegna chi vuole aiutare, ed è giustissimo e utile, ma poche volte si intende svestire il carnefice dei panni finti che indossa.

Bisogna togliergli la maschera affinchè l’oppresso possa vederlo bene e capire che, in fondo, è soltanto un individuo con più problemi di lui e persino più fragile di lui.

Sappiamo tutti come la pubblicità e il marketing, per citarne due, riescono a condizionarci inconsciamente mandando messaggi, anche subliminali, alla nostra parte inconsapevole. Avvisi che poi ci governano e ci fanno decidere. Ci trasformano. Le notizie che sentiamo hanno la capacità di infonderci paura ad esempio, come nel caso del Telegiornale, perché si concretizzano e si fossilizzano in noi. Vengono recepite dal nostro cervello e accantonate in un angolino dove formano un mucchietto che cresce sempre di più, fino a diventare grande e a renderci schiavi e servi di un sistema enorme.

Bene, perché allora non fare la stessa cosa con questa informazione? Perché non fissare all’interno delle menti che il bullo è un titubante, un insicuro, un irresoluto? Un poveretto insomma…. Solo un poveretto. Ho molto rispetto anche del bullo, proprio perché lo considero una vittima anch’esso, ma permettetemi il termine “poveretto”, anche se può apparire offensivo, perché questo aggettivo infonde il giusto senso in chi riceve attacchi di bullismo. Diventa uno strumento. Capite?

Le cose iniziano a cambiare se si vede il bullo come un povero “meschin” (si dice nel mio dialetto), che fa tenerezza, anziché un violento e aggressivo personaggio che ha una potenza e una forza e una determinazione in grado di distruggere.

Capisco che è difficile. Che quando l’abuso si presenta è davvero dura pensare che abbiamo un essere in realtà inferiore davanti a noi, ma ci sono professionisti ed esperti in grado di divulgare questa informazione, ne sono certa, educando così, piano piano, ad una visione differente. Persone che studiano da anni la mente umana e la psiche delle persone e che sanno sicuramente come affrontare al meglio questa tematica. Mi piacerebbe avessero la possibilità di esprimerla. Di farla conoscere. Di più.

E ora, prima di concludere l’articolo, vorrei parlare direttamente a chi subisce atti di bullismo:

Il mio pensiero ti potrà sembrare strambo, ma impara a guardarti dentro. Non guardare lui, guarda te. E non guardarti come una vittima. Osserva attentamente, e se lo fai nel modo giusto, noterai che in te esiste la stessa derisione e la stessa considerazione nei confronti di te stesso che il bullo ti sta regalando. Osserva le tue oscurità. Ossia, tu per primo, ti stai sottovalutando e ti stai credendo inferiore. Tu per primo ti snobbi. Pensi di non valere, hai una bassa autostima di te. Questa non è una colpa, non hai colpe di nessun tipo, ma hai delle responsabilità. La responsabilità, ad esempio, di sentirti meno di quello che vali. Il bullo, che tu ci creda o no, è uno specchio, o meglio, è un riflesso, il riflesso di quello che hai dentro e che la tua anima ti sta mostrando attraverso le azioni aggressive di un’altra persona. Se non guarisci da questo che ti porti dentro, se non trasformi queste emozioni che hai tu, continuerai a incontrare nella vita persone che vogliono prevaricarti, o aggredirti, o deriderti. Trasforma la tua svalutazione in stima, trasforma la tua rabbia in serenità, la tua tristezza in gioia, perché le emozioni che il bullo ti mostra sono già tue. Pensa davvero a come ti reputi, a che reputazione hai di te e noterai quello che ti sto dicendo. Non esiste la sfortuna. Non sei un bersaglio qualsiasi, sfigato, c’è sempre un motivo, e questo non vuol dire che lo meriti. Ma per crescere bene, per evolverti, per innalzarti come Essere e in modo spirituale ti è stata data la possibilità di vedere. Soffri, piangi, lamentati dell’ingiustizia, sfogati, fai bene, ma cerca di usare del tempo per percepire questo. Perdonati. E perdona anche lui. Attento, perdonare non significa condonare, non significa permettere all’altro di rifarci lo stesso male, ma perdona, perché perdonando lo stacchi da te, non fa più parte di te. Tu sei tu. Non sei il bullo. Non sei nemmeno il male che ti sta causando. Perdonando concedi a te stesso la serenità. Se vuoi, anche facendoti aiutare, puoi trasformare la tua vita in una meraviglia. E’ così”.

Prosit!

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Parenti-Serpenti per fortuna Presenti

La Legge della Risonanza o dell’Attrazione dice (e dimostra) che noi otteniamo ciò che sentiamo. Vale a dire che se io mi sento veramente ricco, nella parte più viscerale di me, provo davvero, realisticamente, la sensazione che la ricchezza può donare (cosa veramente difficilissima da sentire), qualche strano meccanismo universale mi darà abbondanza a profusione affinchè, il mio stato d’essere e di percepire, si possa concretizzare divenendo realtà.

Non si otterrà pertanto ciò che si pensa o ciò che si desidera, ma ciò che si prova proprio nel profondo che è, solitamente, molto diverso da quello che la mente vuole farci credere.

Questo è naturalmente un lavoro molto faticoso per noi, sentirsi ricchi intendo, perché se siamo poveri o se ci hanno insegnato che per essere ricchi occorre essere fortunati e nascere in una ricca famiglia, il nostro inconscio risulta inquinato da queste affermazioni e… ciao Pippo!

Sul vero o sul falso di queste teorie e sul come fare per allenarsi in tali dinamiche, ho già scritto diverse volte quindi, oggi, passerò oltre, andando a toccare un altro tasto.

Supponiamo quindi che, dopo varie ed estenuanti esercitazioni, si riesca davvero a credersi così e si possa quindi iniziare a ricevere. Ad un certo punto riusciamo realmente ad avere fiducia nell’Universo e a percepire una sorta di ricchezza in noi comportandoci come se avessimo un mucchio di soldi. Ecco che, a quel punto, dopo tutto il gran lavoro svolto, proprio mentre stiamo mettendo il piede nella casella “arrivo”, giunge il parente di turno e, tutto preoccupato, ci dice: – Guarda che devi cercare di guadagnare di più perché altrimenti così non puoi farcela! -, – Spegnila ‘sta luce in sala se sei in cucina che poi devi pagare una cara bolletta! -, – Ne hai appuntamenti in ‘sti giorni? Riesci ad arrivare a fine mese? -, – Per il bambino hai tutto? Ti serve qualcosa? Dimmelo eh! Che te li do io i soldi -.… Azz…. E si ricade giù, al punto di partenza.

Benedetti parenti!

Ovviamente la loro è pura e sincera preoccupazione, senza colpa alcuna, dettata dall’affetto che provano per noi ma, così facendo, non sanno che stanno alterando il nostro stato d’essere. Lo stanno alterando perché ci intossicano di frequenze negative, perché contribuiscono a formare per noi un futuro povero, perché nutrono verso di noi pre-occupazione anziché abbondanza e armonia, etc, etc…

Ho fatto l’esempio dei soldi ma vale per qualsiasi cosa. Per la salute, per i rapporti sociali, per la vita di coppia, per tutto.

Non mi se ne voglia per il titolo. Anche i miei parenti si comportano in questo modo e li amo sopra ogni cosa, a dismisura, e guai non li avessi nella mia vita.

Il Serpente è stato identificato come simbolo delle tentazioni. Le tentazioni sono maliziose, s’insinuano, nella nostra zona più intrinseca, senza che noi nemmeno ce ne accorgiamo. Strisciano proprio silenti come una serpe. La tentazione del lasciarsi andare, di cadere nel tranello del “Cavoli… non ho abbastanza soldi” oppure “Cavoli, se mia madre è preoccupata forse è bene che inizi a preoccuparmi anch’io” è davvero molto molto inequivocabile.

Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni – (Oscar Wilde)

E’ una tentazione perché tenta di portare ad una tranquillità che, fisicamente ed economicamente, si può anche trovare ma, se si fossero seguiti altri impulsi, forse, si poteva stare ancora meglio. Diecimila volte meglio. Ma la paura a livello generale, e la paura del dolore, sono enormi.

Lo capisco bene. Sono umana anch’io. Dico solo che bisognerebbe difendersi da certe negatività e continuare a pensare positivo.

Sorridi e la vita ti sorriderà – (cit.)

Non si può certo zittirli o maltrattarli. Il loro modo di fare è tanta manna, siamo circondati da persone che ci vogliono bene ed è bene essere grati a loro di conseguenza. Sono le nostre colonne. E saranno loro, sempre ben disposti, a darci una mano qualora gliela dovessimo chiedere. L’unica cosa dunque, che possiamo fare, è proteggerci. Proteggerci dalle loro onde. Sempre che, parlandoci insieme, non capiscano che sarebbe più salutare per noi un altro tipo di comportamento.

Far capire a chi ci sta vicino di non sovraccaricarci di timori e di ridere lietamente e con serenità, immaginando il nostro futuro rosa, non è offensivo, e sicuramente farà bene anche a loro, oltre che a noi, e si acquieteranno i loro animi.

Si può davvero comunque, nell’eventualità, creare una specie di scudo con la nostra immaginazione. Uno scudo “vero” che, come una coperta atta a proteggere, non lascia passare quelle frequenze e, naturalmente, ci si deve allenare in cuor nostro a risalire di frequenze dopo che il parente è andato via.

Ciò che le nostre orecchie ascoltano, o i nostri occhi vedono, viene immagazzinato nel cervello e finisce nell’inconscio. A noi sembra non vederlo più, non percepirne l’esistenza e crediamo sia andato via da noi. Crediamo non ci abbia neanche sfiorato. Ma invece è lì. Latente. Ormai c’è. E inizia lentamente a lavorare come un semino. Attraverso i nostri modi, del vivere la vita, possiamo nutrirlo e farlo crescere oppure, appunto, possiamo ridimensionarlo, facendolo diventare sempre più piccolo, o facendolo scomparire davvero del tutto, prima o poi.

Nel momento quindi in cui qualcuno ci dice – Per il bambino hai tutto? Ti serve qualcosa? Dimmelo eh! Che te li do io i soldi – s’innesca in noi una specie di ordigno che, come la goccia cinese, ogni giorno ci suggerirà “ Sei sicuro che a tuo figlio non manchi nulla? Ce la farai a comprargli sempre tutto quello che gli serve? E un imprevisto? Riusciresti ad affrontarlo?” fino allo scoppiare della bomba che potrà essere anche solo un malessere che percepiamo e che non riusciamo a riconoscere ma che comunque non ci farà vivere bene.

In ultimo, qualche suggerimento ai parenti. Le frasi migliori da dire sono:

– Ah! Che meraviglia! Tutto è perfetto e va’ alla perfezione –

– Se c’è un problema c’è anche una soluzione altrimenti non c’è nessun problema –

– Devo andare al negozio, ti serve qualcosa? –

– Quanti clienti hai questa settimana? Due? Allora non c’è il due senza il tre! –

– Avevo pensato di prendere al bambino un paio di pantaloni blu che mi piacciono molto, secondo te possono piacere anche a lui? –

Insomma, inventate. Inventate sempre al positivo, e senza mai usare termini di negazione o che inducano a pensare alle negatività. E cercate di mantenere sempre un’espressione sorridente e allegra.

Prosit!

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Liberiamoci Dei Rompipalle 6° – IL MANIPOLATORE

La persona manipolatrice è davvero particolare. Quante cose ci sarebbero da dire sul suo conto! E quanti strani meccanismi include questa personalità. Non so nemmeno se riuscirò a spiegarla al meglio perché, credetemi, è davvero incredibilmente ricca di sfaccettature con infinite dinamiche e un funzionamento realmente variegato.

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Il Manipolatore è un soggetto molto conosciuto ma, nonostante tutto, continua a mietere vittime, giorno dopo giorno, perché lo si conosce etimologicamente e se ne conoscono le caratteristiche psicologiche ma difficilmente si riesce a identificare sul campo, in azione.

Se si è vittime di questo tipo di individuo, non ci si rende conto che si ha a che fare proprio con chi manipola i nostri sentimenti e il nostro essere.

La persona manipolatrice può manipolare in diversi modi: attraverso l’aggressività, l’inganno, o addirittura costruendo un palcoscenico che la vede come un tenero agnellino, davanti al quale cede anche chi meno se lo aspetta.

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Oggi è stato riconosciuto persino il gaslighting, come forma di abuso mentale. Si tratta anche qui di una violenza psicologica che tenta di modificare addirittura la percezione della realtà di una persona e, in questo articolo che vi segnalo, è ben descritto http://psicoadvisor.com/essere-vittime-di-abusi-mentali-senza-accorgersene-il-gaslighting-994.html

Sì, il Manipolatore arriva ad usare l’altro attraverso parecchie strategie. Alcuni Manipolatori si rendono conto di esserlo e lo fanno con cognizione, sapendo di provocare del male nel prossimo; altri invece lo sono inconsciamente.

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Il Manipolatore, in genere, è comunque un soggetto che cerca la soddisfazione dei propri interessi e bisogni abusando degli altri e, molto spesso, può essere dotato di un’intelligenza sopra la media. Sa bene dove mirare e quali macchinazioni usare per appagare le sue necessità. Uno tra i più noti è il Narcisista che non è soltanto un individuo amante della propria immagine riflessa allo specchio, come molti credono bensì, si stratta di una personalità davvero complessa e tra le più devastanti per chi la subisce dall’esterno come vittima ma anche per chi la porta dentro.

C’è una cosa che va sottolineata; mentre il Falso racconta bugie a chiunque, persino a se stesso, il Manipolatore invece, pur essendo anch’egli falso, conosce perfettamente la sua vittima e la sceglie con cura; non manipola chiunque. Questo dimostra come sia la vittima stessa a farsi manipolare altrimenti, il Manipolatore, non avrebbe modo di esistere, ma andiamo con ordine.

Solitamente questo tipo di “persona nociva” tende a sminuire offendendo la persona che ogni giorno gli sta affianco (la manipolazione è un lavoro lungo e duraturo, non avviene in un minuto come la menzogna raccontata) ma, come dicevo prima, possono esistere invece casi in cui si dimostra carino e servizievole (accontentando la vittima si assicura di poter ottenere ciò che gli farà comodo in futuro) solo allo scopo di soddisfare ed esaudire i propri desideri. E’ comunque sempre uno sfruttatore.

Pensate che addirittura, sovente, agli occhi degli altri, la vittima sembra lui!

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Ho conosciuto tempo fa una coppia di amici in cui lui era invidiato da tutte le donne. Carino, affettuoso, innamorato perso di sua moglie. Il marito che tutte desiderano. In realtà, questo ragazzo, aveva solo bisogno di lei. Negli anni gli erano accadute diverse brutte situazioni da risolvere e soprattutto durante la sua vita di coppia: problemi con i propri genitori, problemi di salute, problemi con la legge e molto altro.

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La moglie, affetta sicuramente da – sindrome della crocerossina – (le migliori vittime per un manipolatore/insicuro/egoista) risultava essere il suo faro nella nebbia e lui sembrava avere occhi solo per lei finchè, un bel giorno, un giorno qualunque, dopo dieci anni di matrimonio, sparì abbandonando moglie e figli e iniziando la sua nuova vita. Stop. I problemi più gravi della sua esistenza ormai erano stati risolti, adesso poteva preoccuparsi di trovare qualcun altro disposto a servirlo in altri contesti. Aveva probabilmente notato, da bravo vampiro energetico, che dalla moglie esausta, dopo dieci anni di aiuto, non poteva più succhiare nulla. Andò via senza dare spiegazioni, senza avvisare, senza preparare nessuno al suo gesto.

Ovviamente la ragazza soffrì moltissimo mentre lui godeva di una nuova realtà pronto a ricercare un’altra fontana dalla quale potersi dissetare. Il Manipolatore è infatti anaffettivo. Non è capace ad amare ha solo del “bisogno”. E’ egoista, egocentrico, spesso egotista. Convinto di avere sempre ragione non riesce a mettersi nei panni dell’altro. Difficilmente ammette di avere torto almeno che non gli serva a manipolare ulteriormente.

Addirittura egli confessò di non avere nessun senso di colpa nei confronti di lei e dei bambini e di avere la coscienza completamente pulita. Ma è ovvio, lo pensava davvero. I suoi schemi mentali erano quelli. Il Manipolatore non è empatico; nonostante riesca a capire bene cosa vuole l’altro e si offre di darlo per essere ripagato, non capisce e non sente i sentimenti provati dalle altre persone.

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Il Manipolatore è comunque, alla base, un BISOGNOSO e lo siamo un po’ tutti in fondo ma alcuni esagerano.

Il Manipolatore, pur arrivando a credersi grande e potente, può avere molte paure, addirittura fobie.

E’ sempre invidioso di chiunque ma ama anche creare invidia negli altri. Ama piacere. Giudica, ma teme il giudizio.

Solitamente si pensa al Manipolatore come una persona aggressiva e autoritaria che impone il suo volere ma spesso invece, il suo operare, può rivelarsi subdolo. Molto subdolo e può durare anni interi.

La madre che regala al proprio figlio una maglia come piace a lei, obbligando il giovane a mettersela perché l’ha acquistata “con tanto amore”, e sarebbe un dolore tremendo vedere che lui non la indossa, sta attuando una pratica di manipolazione.

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Prodigarsi in mille faccende ed essere generosi oltre le righe, pur di avere l’affetto dei propri cari, comprando un amore che altrimenti non sarebbe tale, è manipolazione.

Ma come ci si può difendere da questi individui?

Innanzi tutto il Manipolatore riesce ad agire solo se si trova davanti una persona che non ha un’elevata autostima.

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Bisogna per prima cosa mettere davanti la nostra dignità e poi la gentilezza.

Per chi non ha autostima e pensa di non meritare amore come semplice essere umano, appagare le necessità di un altro e vedersi corrisposti è l’estasi totale, ma bisogna fare attenzione a chi si ha di fronte perché, nel caso del Manipolatore, si sta dando tutta la nostra vita in mano a chi se ne approfitta soltanto.

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Quindi se dopo qualche tempo accanto ad un individuo che può essere un amico o un parente, che frequenti giornalmente, inizi a sentirti brutto/a, non adatto/a, pieno di lacune in diversi ambiti, etc… prova ad addrizzare le antenne. Probabilmente è lui a farti sentire così pur non dicendotelo chiaramente.

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Impara ad ascoltare la voce del tuo cuore e del tuo intuito, se senti che c’è qualcosa di poco chiaro valuta bene quella persona, prova a scansare un attimo l’affetto che provi per lei e osservala dal punto di vista razionale. Chiedi aiuto ai tuoi amici, quelli meno coinvolti, se tu sei innamorato/a, ad esempio, forse non riesci a vedere chiaro ma loro sì dall’esterno.

Se ti rendi conto che stai dipendendo in qualsiasi modo da qualcuno, fosse anche tuo figlio, fatti delle domande ed elimina questa sorta di dipendenza voluta o meno dalla tua vita.

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Non essere ingenuo, non credere a tutto anche se a parlarti è la persona più importante della tua vita, cerca di sondare il terreno e soprattutto non aprirti esageratamente con lei. Ci sono dei segreti che appartengono solo a te. Sfogandoti e tirando fuori le tue più intime riflessioni, in realtà dai in mano al Manipolatore un mucchio di armi adatte a manipolarti.

Diffida anche da chi non trova mai un difetto in te, da chi ti loda in continuazione soprattutto in caso di convivenza. Le caratteristiche negative le abbiamo tutti e prima o poi saltano fuori e danno fastidio, ma chi ti reputa sempre perfetto/a potrebbe avere altri scopi nella vita, diversi da quello dell’amarti e basta.

In ultimo, chiediti sempre perché un Manipolatore è entrato nella tua vita. Sei forse una persona che giudica le caratteristiche di un Manipolatore? Sei forse una persona senza midollo che si lascia troppo guidare dagli altri? Insensibilità, falsità e menefreghismo ti irritano? Bene. Continueranno ad irritarti finchè tu non impari ad accettare e amare queste caratteristiche nell’altro, perché se le vedi fanno anche parte di te e perché non spetta a te giudicarle. Giudicando ti abbassi ad un livello che è all’opposto di quello che tu sei o potresti realmente essere.

O forse sei una persona troppo incline a servire gli altri e appagarli? Forse stai mancando di rispetto a te stesso/a pur di rendere felice chi ti sta davanti ma, per la tua parte intrinseca, per la natura, questo non è un bene perché se le cose stanno così significa che non ti ami e che ti reputi un burattino. Ascolta la tua anima e anche se può sembrarti assurdo, ringrazia quel Manipolatore che è entrato nella tua vita; o per un motivo o per l’altro, ha fatto si che tu, capendolo e riconoscendolo, ti elevassi come persona.

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Oppure ancora, senza volerlo, inconsciamente, sei un Manipolatore a tua volta? Riflettici e prova ad appagare i tuoi bisogni in altri modi, senza calpestare gli altri, perché solo così troverai la vera felicità.

Ricorda, la vita, attraverso persone, cose o situazioni, ti mette sempre davanti uno specchio grazie al quale poter vedere cosa si cela realmente in te. Impara ad osservare attentamente.

Prosit!

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Liberiamoci Dei Rompipalle 5° – IL FALSO

Rieccoci alla rubrica – Liberiamoci dei Rompipalle – (vedi categoria “persone nocive”) quegli individui negativi, per un motivo o per l’altro, che ci troviamo spesso di fronte e che vorremmo davvero evitare. Non sempre però si può e quindi dobbiamo riuscire a “combatterli” nel modo giusto e soprattutto preservando il nostro stesso benessere.

Oggi ti parlerò della PERSONA FALSA.

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Partiamo subito con un’idea ben chiara in testa: tutte le bugie nascono dalla Paura. Tutte. Anche quelle che usiamo definire – esistere per un “buono scopo” –.

Da qui, si capisce subito come il falso sia uno che ha fondamentalmente paura. E più racconta menzogne più, in realtà, è terrorizzato dalla vita stessa.

Il falso, che non solo mente ma omette anche, è quindi un individuo che dovrebbe farci tenerezza più che rabbia ma questo non accade, ovviamente, perché il nostro orgoglio viene intaccato, ci sentiamo traditi, derisi e, per il rispetto della nostra persona, non possiamo permettere a qualcuno di raccontarci frottole o nasconderci la verità.

Anche perché alcune falsità possono recare conseguenze parecchio sgradevoli.

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Dal momento che è davvero dura riuscire a cambiare un falso, (bisognerebbe fargli ripercorrere la vita in tutt’altro modo credo io) penso si possa provare a lavorare su di noi utilizzando diversi metodi che probabilmente possono aiutarci. Per le leggi dell’Universo, che ti ho sempre descritto, la menzogna ricevuta è una menzogna che già vive in noi innanzi tutto. Questo non significa che anche noi l’avremmo raccontata ma giudicata si. Pertanto, affinchè continuiamo a giudicare le bugie o a giudicare colui che le racconta, esse continueranno a venirci a trovare. Perché? Perché non devono essere nostra fonte di preoccupazione.

Ma cosa vuol dire giudicare la menzogna o il menzognero?

Vuol dire offendersi per la balla ricevuta, vuol dire aver paura di sentire un’eventuale falsità, vuol dire temere di essere presi in giro, essere insicuri, guardinghi, sentirsi destabilizzati, essere troppo orgogliosi e, finchè queste preoccupazioni che l’Universo non accetta, faranno parte di noi, l’unico metodo per eliminarle è quello di riceverle. – Prima o poi capirà come affrontarle! – dice l’Universo.

Immagina di essere in una stanza completamente buia, nella quale sai che all’interno c’è un nemico da sconfiggere ma non capisci assolutamente chi sia o cosa sia. Come fai ad eliminarlo se non lo vedi? Come fai a scegliere l’arma più appropriata? Come fai a distinguere il suo attacco? Ecco perchè deve esserti mostrato.

Ma chi è quest’Universo? Sei tu. Siamo noi stessi. Nel nostro inconscio sappiamo bene di temere la bugia o sappiamo bene ch’essa ci infastidisce, ci fa del male, perciò la chiamiamo a noi per imparare ed evolverci. Peccato che la maggior parte delle volte non impariamo, vediamo solo il danno incassato senza chiederci il perché lo abbiamo ricevuto.

A volte, persino noi stessi ci raccontiamo delle bugie. Ci colpiscono come lame affilate.

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Le bugie spezzano i cuori, fanno piangere, attorcigliano lo stomaco, provocano nausea ma credetemi se vi dico che chi soffre davvero è chi la bugia la racconta più di chi la riscuote. E’ egli una persona che non ha pace. Che vive nel totale timore della vita e, per questo, crea una falsa realtà come crede sia meglio per lui aggiungendo infine alle sue già tante disgrazie anche il senso di colpa dell’aver tradito. Affronta inoltre le sue giornata con un scudo davanti formato dai suoi stessi muscoli, i suoi stessi organi, i suoi stessi nervi. Duri, calcarei, granitici che, prima o poi, non ce la faranno più e si spezzeranno. (Vivere nella totale menzogna provoca ansia / l’ansia ci fa consumare il potassio / senza potassio i nostri muscoli, sia volontari che involontari, s’irrigidiscono).

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Vivere in un contesto di illusioni, ben sapendo che non corrispondono al vero, è deleterio, è struggente.

Il meccanismo della bugia, antico quanto noi, è da sempre stato studiato dalla sociologia, la psicologia e tante altre scienze, che si dedicano alla mente umana, come un fenomeno a sé. E’ come un magnifico congegno ideato dalla nostra psiche davvero grande e misterioso pieno di suddivisioni: intenzionale, non intenzionale, premeditato, ossessivo, involontario…

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Quello che però mi preme dire, in questo post, è che dobbiamo cercare di lavorare su noi stessi per “eliminare” il più possibile le balle dalla nostra vita piuttosto che sprecare energie nel tentare di modificare un bugiardo cronico.

La domanda da porsi sempre è – Perché ho ricevuto questo inganno? -. C’è forse inganno dentro di te? Sei tu per primo un bugiardo? Oppure una persona che tenta di mascherare la realtà delle cose? Magari lo fai senza rendertene conto perché, anche per te è solo uno scudo di protezione, oppure, come ti dicevo prima, poni troppo giudizio nei confronti delle bugie.

In sostanza, quella bugia faresti bene a perdonarla ma, attenzione, come ripeto sempre perdonare non vuol dire condonare. Nessuno afferma che devi farti raccontare ulteriori cavolate e porgere la famosa “altra guancia”. Il rispetto che meriti deve essere ben chiaro. Ma devi ottenerlo prima di tutto da te stesso.

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Solitamente le persone tendenzialmente false sono anche quelle che: hanno l’abitudine di lamentarsi, sono svogliate, amano le comodità, hanno una bassa autostima e poca risolutezza, oltre ovviamente a quello che ti ho descritto prima. Immagina quindi come si possa vivere bene in questo modo…

Occorre portare la pace negli animi, nei nostri e nei loro.

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Se hai a che fare quotidianamente con un bugiardo puoi provare a lavorare su questi cardini piuttosto che contrastare la sua bugia. Quello che lui vedrà da parte tua come rabbia, aggressività nei suoi confronti e soprattutto una trappola dalla quale non riuscirebbe a uscirne, non faranno che peggiorare la situazione perchè, ricordalo, è un “debole”. Conducilo invece verso la via del suo benessere olistico e sicuramente la situazione cambierà perché per farlo, dovrai provare amore, agire con amore e questo porterà amore a te da ogni parte e… nell’amore, non sono contemplate le menzogne.

Prosit!

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Liberiamoci dei Rompipalle 4° – IL LAMENTOSO

Colui che si lagna e si lamenta sempre. Che volge ogni sua frase al negativo perciò al distruttivo. Che rimane fermo lì, sempre allo stesso punto, senza evolvere, senza mai riuscire a vedere il “bello”, il positivo. Che sottolinea costantemente il lato sfavorevole della situazione.

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Una bellissima frase che spiega bene, in poche parole, ciò che voglio dire, posso prenderla in prestito da Bernardo Stamateas che vi ho già presentato in passato e potete conoscere nei post appartenenti alla categoria “persone nocive”. La citazione è la seguente:

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“Una donna dice – Che sete che ho! Che sete che ho! Che sete che ho! -. Una vicina la sente e le porge un bicchiere d’acqua, e a quel punto, dopo aver bevuto, la donna dice – Che sete che avevo! –“.

Sottile vero? Ma chiarificatrice.

Non è infatti ovvio che il lamentoso nel proporsi lo faccia sempre usando un tono mesto e piagnucoloso anche se accade la maggior parte delle volte. A farci drizzare le antenne devono anche essere le parole ch’egli usa e cosa lui vede in quella o da quella situazione.

Una persona lagnosa infatti può ridere e scherzare come altre ma, se ponete attenzione, potete notare come ogni sua frase volge al negativo.

Il lamentoso vive infatti spesso “in guardia”. Non si fida mai ciecamente e non si lascia mai andare. Può apparire felice ma, dietro l’angolo, vede e percepisce sempre un pericolo. Vive costantemente nella credenza che la vita non può ovviamente regalare mai qualcosa di bello ma sempre di spiacevole.

Spiacevole come la sua stessa vita, per lo meno così lui la considera.

Una lamentela unica che lo fa entrare soltanto in un circolo vizioso, pericoloso e dannoso.

La lamentela è infatti uno dei più potenti concimi per le sofferenze che noi stessi ci costruiamo. Il lamentoso ne crea a dismisura ogni giorno, cosicchè ogni giorno, vivrà situazioni fastidiose e ogni giorno avrà qualcosa di cui potersi lamentare.

Naturalmente, quello che vorrei dirvi in questo post, va un po’ al di là di ciò che è generalmente un lagnoso che immagino conoscerete tutti e, nel libro che ho preso come spunto “Liberiamoci dei Rompipalle”, lo spiega bene. Vorrei andare nei meandri più profondi evitando di elencare le peculiarità di questo individuo e provare a smascherare quelli che lo sono ma come tali non appaiono. Si sa, si piange addosso, non gli va mai bene niente, è una vittima senza eguali, tutto il mondo ce l’ha con lui, ma non si ferma lì.

Il lamentoso ha un respiro marcato. Un respiro che si sente. Dato probabilmente dal peso che porta sul petto e che lo schiaccia.

Sospira. Anche senza nessun motivo. Di tanto in tanto lo sentirete inspirare profondamente. Deve riempire d’aria pulita la sua cassa toracica che sta soffocando.

Digerisce parecchio, di norma, pur avendo bevuto solo un bicchiere d’acqua e i suoi occhi appaiono spenti.

Difficilmente propone di suo un’attività da svolgere, magari tutti insieme, e può capitare anche che non abbia passioni.

Le sue frasi saranno sempre arricchite da congiunzioni come “però….” e “ma…” e negazioni come “non…”. Il modo migliore per svelare un lamentoso è chiedergli semplicemente – Come và? -. Potrà usare mille toni diversi, mille parole, mille motivi che, se non vi dice palesemente, – Bene grazie! – con gioia, vi consiglio di studiare la situazione. Se la cosa diventa abituale naturalmente.

Ma, al di là di quello che è un lamentoso, è bene sapere più che altro come difendersi da questa sorta di energia negativa che ci viene scaraventata addosso.

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Innanzi tutto occorre sapere, come dico sempre, che se davanti a voi trovate un lamentoso è probabile che la lamentela esiste in voi. Senza offesa, ma alcuni guru di queste teorie alle quali io credo e con modestia dico di aver fatto anche mie, affermano che i comportamenti degli altri sono in realtà i nostri specchi. Ciò non vuol dire, in questo caso che siete voi dei lamentanti ma probabilmente vi siete lagnati tempo prima di qualcosa, creando intorno a voi la lamentela che oggi vi viene proposta per mezzo di una persona. Una seccatura. Poco male, l’importante è uscire dal loop nel quale si cade senza rendersene conto altrimenti, se ci lamentiamo di conseguenza, non ne usciamo più.

Detto questo, andiamo a difenderci dal lamentoso di turno.

Proteggersi tagliando corto.

Parola d’ordine: positivo, positivo, positivo.

Se alla domanda – Come stai? – lui non risponde soltanto – Bene! – (e con tanto di punto esclamativo) bensì inizia il suo monologo condito da una massiccia dose di tristezza infinita: tagliate corto.

Oppure cambiate discorso. Se non si allontana da voi, e voi nemmeno potete allontanarvi da lui, iniziate a dire cose senza un nesso logico e senza senso, senza lasciargli neanche quasi il tempo di rispondere purchè, tali frasi, siano rivolte a voi stessi: visto questa bella camicia? L’ho comprata al mercato la scorsa settimana / oggi piove non dovrò annaffiare, sapessi che belle piante ho / devo fare due lavatrici appena torno a casa perché ho cambiato le lenzuola / mio figlio ieri ha giocato a tennis e ha vinto è molto bravo…

Two Businessmen Sitting and Talking Face to Face in a Meeting

Siate come una pallina da ping-pong impazzita. Il protagonista dovete essere voi. Il lamentoso non riuscirà a starvi dietro e non è nemmeno così altruista e generoso da saper ascoltare gli altri per molto tempo.

Non siete maleducati! Siete sani e così volete restare.

Siete semplicemente persone che si amano.

Non abbiate paura di fare brutta figura, tanto per un lamentoso farete sempre qualcosa che non va bene al 100%, ogni cosa voi diciate ogni cosa voi facciate. No, non perché è cattivo o superbo ma perché ogni vostra idea riceverà: -…e ma fai attenzione… non so… non sono del tutto d’accordonon vorrei che… -.

Anche perché ovviamente, il lamentoso, spesso e volentieri è anche invidioso. L’invidioso, per chi fosse interessato, è il 3° Rompipalle di cui ho parlato in questa categoria.

Ma torniamo a noi. L’ultima cosa da fare è dare peso alle sue lamentele, fargli acquisire valore e spessore, non ve ne liberete più e attenzione… non se ne libererà nemmeno lui ovviamente.

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Deve ricevere un non verbalizzato “ALT”, un divieto; più di lì non si può andare.

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Una delle migliori strategie è infatti quella di evitarli del tutto ma purtroppo, non sempre si può.

Eviterete d’inquinarvi.

La nostra mente ha la grande capacità di scegliere per la propria sopravvivenza. Per una naturale selezione e conservazione della specie, grazie ad essa, sappiamo cosa per noi può essere bene e cosa può essere male. La lamentela porta sempre con se un significato, spesso celato, di distruzione, perciò questo manda in crisi i nostri processi mentali. E’ per questo motivo che non dobbiamo permettere alla lamentela di giungere a noi.

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Un piagnucoloso, anche se è una persona che ha sicuramente bisogno d’aiuto e di “risvegliarsi” nella vita, non vi sta in quel momento chiedendo soccorso. In tal caso ci mancherebbe, prestate pure il vostro appoggio ma la sua, in realtà, è una sorta d’abitudine perciò lasciate la sua guarigione in mano di chi è più esperto di voi e soprattutto capace di proteggersi. Si, perché contro il lamentoso ci vuole un vero e proprio scudo impenetrabile. Possono infatti questi soggetti rientrare nel settore ed essere definiti una specie di “Vampiri Energetici” del quale ne esistono diverse forme e dei quali avrete sentito parlare.

Il mezzo migliore che avete è quella che definisco “comica fantasia”.

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Immaginateli ridere ed essere euforici. Le loro grasse risate dovranno rimbombarvi nelle orecchie. E’ un lavoro mentale che non è nemmeno così difficile da fare tenendo conto che le vostre immagini ben presto potranno davvero realizzarsi.

Una persona realmente triste è proprio colei che solitamente si sente di meno. Il vero dolore è quello che zittisce, che chiude in se, questo non è ne’ giusto ne’ sbagliato ma chi tende a lamentarsi continuamente è proprio chi invece non ha nulla che lo rende sofferente.

Siate gioia, per voi e per lui.

Tutto questo è un elenco di consigli perché spesso non si osa o non si riesce a proclamare ciò che realmente pensiamo. E’ naturale che, qualora voi riusciate, senza peli sulla lingua, a confessare ad un lagnante che adesso vi ha stufato (con gentilezza e rispetto), avrete sicuramente fatto un terno al lotto. Avrete parlato chiaramente, senza problemi e avrete messo lui davanti alla posizione di riflettere un po’ su come vive, portandolo così a capire che il suo modo di fare allontana le persone anziché avvicinarle. Insomma, se detto nei modi giusti, gli farete un regalo.

Chi sa ridere è padrone del mondo – (Giacomo Leopardi) e se lo ha detto lui…

Prosit!

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