Credere solo per far Compassione – la Psicosomatica e soprattutto la Negatività

Ci sono molte persone che non credono alla Psicosomatica, branca della psicologia che intende correlare un disturbo fisico ad un disturbo di natura psichica, il quale viene somatizzato e poi appunto si concretizza nell’organismo. Fanno finta di crederci solo per smuovere compassione e compatimento negli altri.

Ossia, facendo un esempio, quando la Psicosomatica dice che è subentrato quel tale malanno, perché si era troppo stanchi e stressati a causa del lavoro, alcuni rispondono – Si, si è vero! –, felici di essere stati compresi, in quanto, devono riuscire a fare un po’ di tenerezza ed essere compatiti ma, fondamentalmente, non fanno nulla per rimediare perché non credono assolutamente a questo messaggio. Si gongolano soltanto nel tentativo di potersi riposare un po’ di più, di certo giustificati dalla presenza della malattia.

Ancora più grave invece è chi fa finta di crederci solo quando fa comodo a lui e il messaggio della malattia è pressoché “gradevole” nei suoi confronti, come quello appena citato che definisce, la persona, un gran lavoratore, il quale poverino ora ha bisogno di tanto relax. Se però il significato del disturbo, è contrario ai loro schemi mentali, allora succede un pandemonio. Accade quando dici a questa persona che, oggi, presenta tale malessere a causa di un sentimento provato antecedentemente come…. il rancore…. per dire. Apriti cielo!

Ioooo???? Ma figurati se io provo rancore? Ma cosa stai dicendo?! – è la risposta che si sente dire conoscendo il rancore etichettato come una delle emozioni più spregevoli da percepire. Succede in quanto non si capisce che, molto spesso, quel rancore, non è per forza rivolto verso una persona come odio, ma è una scontentezza di fondo e un motto di rimpianto e/o di rimorso nei confronti di se stessi o di una situazione. Ecco, così piace già di più… “nei confronti di noi stessi” fa già più tenerezza e lo si accetta meglio.

Perché l’importante (e scusate il termine) è fare pena. Fare la vittima. Essere un povero soggetto incompreso che ha bisogno solo di tante pacche sulle spalle.

Ebbene… mi chiedo, continuando a pensare e a vivere in questo modo… queste persone, dove credono di andare? No, non mi riferisco alla Psicosomatica. Certo che no. Nessuno è obbligato a credere in lei o meno, mi riferisco alla conduzione della loro vita. Dove pretendono di andare continuando a piangersi addosso e cercando sempre la commiserazione negli altri?

Perdonate la durezza ma sono una persona che frequenta parecchia gente. Vivo parte delle giornate, all’interno di vari social, per piacere e per lavoro, e mi rendo conto proprio di come alcuni basino tutta la loro esistenza sulla tristezza e sull’angoscia anche quando queste non servono a nulla. Utilizzandole quasi come strumenti atti ad ottenere in cambio un qualcosa di appagante.

Ci sono individui, che sto “monitorando” ormai da anni, posso dire, che mai mai e poi mai, un solo giorno, hanno postato un qualcosa di positivo o dal significato bello e leggero. Ora, io posso capire che una vita può essere davvero difficile da condurre ma, anche per la legge di qualsiasi statistica, non è possibile che nemmeno un giorno, in tutta questa vita, non sia stato un poco più gradevole. Dico tutto questo, fondamentalmente, perché mi dispiace davvero, perché non si capisce il male che si fa a se stessi e quanto può aumentare il dolore così facendo. Continuando ad emanare negatività, tornerà negatività moltiplicata. Che brutto! Che pesantezza!

Agendo così, si allontanano gli altri da noi! Non è assolutamente vero che si avvicinano e ci si può così sentire meno soli. Verranno le prime volte, pronti a dare il loro affetto e il loro appoggio ma, prima o poi, scapperanno da questa brutta energia a gambe levate. Solo riuscendo ad essere come il Sole si può attrarre la gente. Solo riuscendo ad illuminare la propria giornata e le giornate altrui si può davvero contare sulla presenza degli altri al nostro fianco. Perché il Sole è fonte di vita, non le tenebre. Perché inconsciamente si ricerca la gioia, lo stare bene, il sorriso e si rifugge tutto ciò che è pianto e tristezza.

Siate per voi stessi e per gli altri fonte di positività. Soltanto così potrete davvero lamentarvi in futuro, ben giustificati, e ricevere di conseguenza un solido aiuto donato col cuore.

E riguardo alla Psicosomatica credeteci oppure no, ma se decidete di farla vostra, senza assolutismo, impregnatevi della sua ricchezza e dei suoi consigli. Cercate di far del bene a voi stessi visto che le malattie, a mio avviso, arrivano per voi e non per gli altri. Cercate di trarne profitto e un valido aiuto. Non sfruttatela per sciocchi scopi egoistici.

Prosit!

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La Vitiligine: Mancanza e Abuso

La Vitiligine è una malattia della pelle, appartenente alle leucodermie (pelle – bianca), non ancora del tutto chiara nemmeno alla Medicina.

Pare che i melanociti, le cellule epiteliali che producono la melanina (quella sostanza che ci fa diventare scuri quando ci abbronziamo), siano presenti (al contrario dell’Albinismo dove sono assenti) ma non riescono a produrre la proteina difensiva a causa, probabilmente, di un attacco da parte degli anticorpi che li riconoscono come nemici.

Questo fa si che si creano su alcune zone della pelle, delle macchie prive di colore, circondate da zone pigmentate. Le parti più colpite, nonostante la Vitiligine possa apparire su quasi tutto il corpo, sono le mani, i piedi, il volto, le braccia, il collo e l’addome. Naturalmente si prova a dare risposte a questa alterata condizione epiteliale come: lo stress, problemi congeniti, etc, etc… ma, anche le cure, verso questo disturbo, sono purtroppo prive di risultato nella maggior parte dei casi, in quanto pare non ci sia rimedio a tale inestetismo. Un inestetismo che colpisce davvero molte persone, dalle più giovani alle più anziane.

Dove la melanina non viene sintetizzata, si può eventualmente procedere a ricoprire la parte interessata con del fondotinta o delle creme adatte, simili a quelle auto-abbronzanti, utili per un camouflage perfetto. Una brava estetista saprà sicuramente aiutare chi soffre di Vitiligine ma c’è anche un’altra soluzione, che non ha fondamenta scientifiche ma, della quale, come sapete, amo parlare da sempre.

E’ quella proposta dalla Psicosomatica e quindi dalla possibilità di “rimediare”, o comunque non aggravare la situazione, rielaborando l’emozione che può aver accompagnato l’eventuale trauma che è divenuto in seguito fisico, e in questo caso, concretizzandosi sotto forma di Vitiligine.

Sono diverse e numerose le testimonianze che assicurano di essere guarite da una qualsiasi malattia, attraverso il percepire in modo diverso ciò che ci ha fatto male, io sono una di queste ma, ovviamente, occorre conoscere il messaggio che la determinata malattia vuole portarci. Infine, come dico sempre, occorre anche crederci, fermamente, perché non stiamo parlando di risultati ovvi e, nonostante le tante prove positive, non si può dare nulla per scontato. Ma chissà se tutto questo funziona anche con la Vitiligine…

Ebbene, secondo alcune filosofie, la Psicosomatica è solo una di queste, la più conosciuta, chi soffre di Vitiligine ha subito un abbandono. Un abbandono che può essere fisico nel senso che, una persona a lui cara è venuta a mancare, oppure un abbandono, percepito emozionalmente, nel senso che è stato allontanato da qualcuno al quale voleva bene. O magari è stato allontanato dal luogo di lavoro, al quale teneva parecchio. Ovviamente in modo, secondo lui, ingiusto.

Da qui, il discorso si sviscera ulteriormente in quello che può essere considerato un abuso. Ci si potrà sentire defraudati, in quanto questa persona non ci vuole più e, a malo modo ce l’ha fatto capire, oppure potremmo aver vissuto una sorta di privazione della nostra dignità in qualsiasi ambito: familiare, lavorativo, sentimentale, scolastico, etc…

Oppure ancora, in quanto occorre essere chiari, noi stessi abbiamo vissuto l’allontanamento dell’individuo, al quale eravamo affezionati, come un abuso alla nostra sensibilità, anche se lui può non averlo vissuto allo stesso nostro modo.

Sta di fatto che, questo tipo di sofferenza, ci spoglia. Ci spoglia delle nostre difese, ci sentiamo vulnerabili e facilmente esposti al pericolo. Come se una parte di noi venisse a mancare e, infatti, guarda caso, la melanina è proprio una sostanza che ci protegge.

Anche se oggi è considerata esteticamente utile, perché subentrando dopo ore e ore di esposizione al sole ci rende più belli, è in verità una protezione che il nostro organismo mette in atto per salvarci dai raggi solari. Sì, mi duole deludervi, ma la troppa abbronzatura è seriamente nociva per la nostra pelle.

Insomma, questa azione difensiva viene a mancare proprio come percepiamo la mancanza anche nel nostro stato emozionale.

Ed è proprio questo che dobbiamo modificare per cercare di cambiare la situazione della nostra Vitiligine.

Cosa ci ha fatto male? Cosa ci ha fatto sentire abbandonati? Perché abbiamo una specie di malinconia? Che cosa ci fa sentire l’essere stati schiacciati o calpestati? Dove la nostra dignità ha subito un’offesa? Queste sono le domande da porsi se si soffre di Vitiligine e, una volta trovata la risposta, si può provare a modificare l’emozione che ci ha procurato del male.

Un rimedio molto utile, anche se può sembrare banale, è quello di pensare che qualsiasi cosa sia accaduta appartiene al passato. Se riuscissimo a non rimanere più legati a quel passato, o provassimo a cambiare le sensazioni che ricordiamo (lavoro molto difficile, lo riconosco) possiamo evitare di rendere ancora più grave la nostra malattia. Non dobbiamo rimanere attaccati lì.

Se però, la situazione che ci sconvolge, e ci fa sentire vessati, appartiene all’ambiente lavorativo che ancora stiamo conducendo, e quindi fa parte del nostro presente, ad esempio, dobbiamo cercare in qualsiasi modo di viverla diversamente se vogliamo ottenere qualche risultato positivo. Il tutto è molto ostico, lo so, ma è davvero fondamentale.

Mutando tale percezione, modifichiamo anche il nostro lato fisico, perché si tramuta la nostra parte più intrinseca. Tutto questo, seppur molto faticoso da affrontare, probabilmente non riuscirà a fare nulla alla vostra Vitiligine ormai esistente (non è detto!) ma sono certa che può fare del gran bene a tutto ciò che di voi è emozionale e pronto a concretizzarsi in fisicità, quindi, vi consiglio caramente di iniziare a lavorare in questo modo.

Prosit!

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I Problemi alle Anche possono significare…

Come ho già spiegato diverse volte, le gambe simboleggiano il nostro andare avanti nella vita, suddividendosi poi, più precisamente, nelle loro varie parti, dal Bacino ai piedi.

Per quanto riguarda le Anche, si parla di quella parte del corpo che rappresenta la DETERMINAZIONE nell’avanzare, nel progredire, nel nostro cammino durante l’esistenza. Perciò, avere un disturbo in questa zona, significa appunto essere INDECISI. Tale INDECISIONE non è però da confondere con il senso simile conferito da malattie a denti e gengive, infatti, mentre per i problemi alla bocca si parla di indecisioni di qualsiasi genere, anche inerenti ad altre persone che hanno a che fare con noi, per quel che riguarda le Anche si tratta prevalentemente di indecisioni nel muovere “il giusto passo” nella vita.

Come spiega bene Claudia Rainville, è un po’ come se una parte di noi volesse andare avanti e l’altra invece volesse indietreggiare o rimanere ferma. Si parla quindi di paura nell’incedere. Dubbio, preoccupazione, avere o non avere coraggio, timore, perplessità, mille domande e pensieri confusi, trovano quindi, nelle Anche, il palcoscenico per esibirsi concretizzandosi in veri e propri disturbi fisici.

E’ proprio il Bacino a mantenerci in equilibrio ed è da lui che parte la spinta del passo. La rigidità che spesso lo coinvolge è pari così alla riluttanza nell’incedere, in quanto, la rigidità fisica mostra quella mentale. Davanti a un dubbio infatti, mentalmente ci si blocca, fermi e indecisi, ed ecco che la stessa sensazione la si percepisce proprio in una delle articolazioni più importanti del nostro corpo sottoposta, tutta la vita, a grande stress.

Una delle patologie più diffuse che riguarda le Anche è l’Osteoartrosi vale a dire un’alterazione della cartilagine. La cartilagine, che ricopre le estremità delle ossa come un cuscinetto in grado di attutire lo sfregamento tra osso e osso, si modifica e si deteriora, cosicché, l’articolazione risulta non solo più rigida ma anche dolorosa in quanto viene a mancare la giusta protezione.

Quando si parla di Artrosi si intende, nella Psicosomatica, essere troppo critici con se stessi e, da qui, si capisce anche come fare una scelta diventi così uno scalino quasi insormontabile perché si vuole prendere la decisione più giusta, perché si è troppo severi con se stessi, perché si ha troppa paura di stabilire l’opzione sbagliata (…e chissà poi gli altri cosa pensano… o quali conseguenze drammatiche questo porta).

Essere giudici poco clementi, nei confronti di noi stessi, naturalmente ci “blocca” anziché permetterci di fluire con più leggerezza negli stadi della vita.

Altre conseguenze di questa severità sono il risentimento e il senso di colpa perché, ovviamente, non si perdoneranno molto facilmente gli eventuali errori commessi. Occorre approvare maggiormente ciò che siamo e amare di più i nostri errori, soprattutto se non voluti. Osservarli semplicemente come esperienze di vita e possibilità in meno che otteniamo di sbagliare in futuro. Ogni errore commesso preannuncia un miglioramento. Impariamo a focalizzarci sul buon proposito che avevamo per aver scelto quella mossa piuttosto che un’altra. Il nostro scopo era buono ed è quella onestà che dovrebbe colmare i nostri sensi.

Bisognerebbe imparare ad imitare Thomas Edison. Durante una conferenza stampa un giornalista gli chiese – Dica, Mr. Edison, come si è sentito a fallire duemila volte nel fare una lampadina? -. Ebbene, la risposta di Edison fu – Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecentonovantanove modi su come non va fatta una lampadina – (da impresapratica). Geniale non trovate?

Troppa severità non serve a niente. Ci immobilizza in un binario dal quale abbiamo paura di uscire ma, purtroppo, dobbiamo capire che le risposte giuste non sono sempre all’interno di quelle rotaie che stiamo percorrendo. Sono anche attorno, serve coraggio, allungare le mani e afferrarle. Così facendo, stando immobili intendo, non risultiamo dalla mente aperta e non risultiamo “elastici” con noi stessi e nemmeno le nostre articolazioni lo saranno, mentre invece, devono essere ben mobili, flessuose e snodate.

Naturalmente è proprio durante l’età più avanzata che questi disturbi si annunciano. Ci sono sempre correlazioni con l’orologio biologico o anche di carattere ereditario ma, nonostante tali fastidiose manifestazioni possono presentarsi anche in soggetti più giovani, il divenire anziani comporta anche avere più timori nei confronti dello spingersi in avanti nella vita. Sono maggiori le paure che colpiscono, non si può più scegliere come un tempo, spesso, le decisioni che prendiamo riguardano i nostri parenti, dai quali dipendiamo vista proprio la nostra età. Non solo ma, inconsciamente, riconosciamo di non avere più i mezzi e gli strumenti di un tempo e, in particolar modo, vediamo che stiamo andando verso la fine della nostra esistenza piuttosto che verso un inizio. Questo fa si che vorremmo fermarci, non proseguire, non andare verso quello che segnerà prima o poi il nostro “The End”. E tutto, comporta al risultato di queste scocciature al Bacino.

La parola “Evviva!” all’inizio di ogni giornata e “…che vada come vada”, penso sia la prevenzione migliore in questo caso. Leggerezza e serenità sono gli ingredienti più opportuni e, nel rispetto di chi ci sta attorno, ogni nostra decisione può avvenire portando con sè tutte le migliorie o gli errori del caso. Siamo umani e, proprio per questo, ci è stata data la possibilità di sbagliare. Per poter ARRIVARE.

Prosit!

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Se ho un Dente Cariato non Valgo molto…

Premetto che la Carie nei denti giunge per tanti fattori, soprattutto a causa dell’alimentazione. Un’alimentazione non sana, in prevalenza ricca di zuccheri e comprendente bevande dolci, gassate o alcoliche. La saliva anche ha il suo ruolo, così come varie abitudini poco salutari in genere, una povera igiene, la posizione della dentatura nel nostro organismo a contatto con gli agenti esterni e occorre tenere presente pure dell’ereditarietà.

Detto questo però, anche per la Carie, che è la distruzione delle ossa e dei denti, la Psicosomatica offre la sua versione.

A corrodere il dente pare quindi essere la svalutazione che diamo a noi stessi. Se ci riteniamo poco attraenti, o poco intelligenti, o poco istruiti, questo senso di inferiorità distrugge i nostri tessuti duri. Nella bocca, in particolar modo.

Consuma le nostre fondamenta solide (scheletro – le ossa infatti sono il nostro sostegno, senza quelle saremmo flosci, adagiati al suolo come una poltiglia). E siamo noi a sgretolarle. Nasciamo con rinforzi sani e forti ma, via via che passa il tempo, a causa dell’immagazzinare messaggi negativi che ci arrivano dall’esterno, e non avendo quindi fiducia in noi stessi, impariamo a ragionare su di noi come questi messaggi ci hanno insegnato.

Ad esempio, se nostra madre ci ha dato poco affetto, bisogno primario per il bambino, e ci ha quindi comunicato di conseguenza – Non ti voglio, sei inutile, non vali niente, non mi hai riempito la vita, non ti amo, non mi fai del bene… – sarà normale che in noi si instaura il credo del non essere abbastanza. Del non valere. Del non essere importanti. Basandosi su queste teorie, senza riuscire ad amarsi profondamente e sopra ogni cosa, permettiamo a questi input di fare il loro gioco, concretizzandosi anche da un punto di vista fisico e quindi attraverso la malattia o un disturbo.

Ogni sintomo è un messaggio – (Claudia Rainville)

E’ attraverso la pelle che diventiamo degli esseri in grado di amare, non s’impara ad amare sui libri, ma essendo amati –  (Asley Montagu). Sì, e soprattutto s’impara ad amare noi stessi. Se io sono stata amata, di conseguenza penserò e mi convincerò di essere importante, ossia di meritare amore. Sarà ovvio per me meritare amore e lo riceverò. Sono degna dell’amore che provo e che riscuoto. Mia madre mi ha dato amore perché lo meritavo, o perché lei ne aveva bisogno, fatto stà che VALEVO. Sono STATA VISTA da lei.

L’auto-Svalutazione, si presenta in infiniti modi al nostro cospetto e sono sempre situazioni dolorose e inaccettabili. Occorre porre rimedio. E, nel caso specifico della Carie, non solo andando dal dentista ovviamente.

Anteponete il vostro valore a quello degli altri, riconoscetevi adatti, belli, meravigliosi, nonostante tutti i vostri difetti. Siete un’opera d’arte di gran pregio. E non è chi vi sta attorno che ve lo deve dire o dimostrare. Dovete concepirlo in voi. Dovete “sentirlo”.

Amatevi di più e consideratevi all’altezza. Nessuno è più di voi. Nessuno in passato o in futuro è stato o potrà essere come voi. Siamo tutti unici, ed è proprio la nostra unicità a renderci speciali.

Prosit!

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Problemi al Viso – Paura di mostrare se stessi

Il viso è la parte del corpo che più mostriamo al mondo. Scoperto, nudo, così com’è.

Proviamo a camuffarlo con accurate pettinature, con occhiali da sole, con il make-up se siamo donne, con cappelli di ogni tipo, modificando le sopracciglia, ma non possiamo farlo più di tanto. Il nostro volto, siamo obbligati a porlo, ogni giorno, davanti a tutti.

Inconsciamente, mostrare alla vita il proprio viso, ad alcuni non piace. Non piace perché c’è un problema nell’accettare se stessi. Ci si vorrebbe nascondere. Questo può derivare dal non apprezzarsi fisicamente o dal sentirsi in colpa, sporchi, colpevoli di qualcosa che potrebbe anche semplicemente essere il non riuscire a raggiungere l’obiettivo sognato e ci si sente incapaci e inetti.

Pare quindi che ogni tipo di inestetismo su questa zona voglia significare “Io non mi apprezzo, mi vergogno, ho paura di esprimere ciò che realmente sono”. Forse, addirittura, perché sono troppo fragile.

E’ per questo che: brufoli, cicatrici, problemi alla pelle, occhiaie, rughe profonde e precoci, etc… segnano in realtà diversi disagi provati inconsciamente e che fuoriescono proprio sul volto.

La cosa principale da fare è lavorare sull’amarsi ma, soprattutto, sull’accettarsi per ciò che si è. Meccanismo questo che richiede l’azione del perdono verso noi stessi. Perdonandosi non si rifiuta quello che siamo, si riconosce la nostra presenza, la nostra bella anima e, quello che gli altri vedono fisicamente di noi, passa automaticamente in secondo piano.

Ricordatevi sempre che IL CORPO E’ SOLAMENTE UN CONTENITORE. Se questa vi sembra una frase “fatta” pensate a quegli uomini che la società si prende il diritto di considerare “brutti” e che però hanno una sfilza di donne dietro che neanche Paul Newman… Pensate a quelle donne diversamente abili, o con gravi malformazioni, amate e accudite da mariti devoti. Pensate a chi ha fatto della sua vita un capolavoro, al di là del fisico che aveva. Pensate a Hitler, al carisma che possedeva e all’autorità che ha ottenuto. A Frida Kahlo, a ciò che è divenuta stando immobile nel suo letto. Pensate sia solo fortuna tutto questo? (Della fortuna, che a mio avviso non esiste, ho già parlato diverse volte).

E’ ciò che avete dentro che esce e si espande. Non escono solo gli inestetismi. Esce l’energia, ed è potente, più potente della voce, di uno sguardo, dei vostri lineamenti. Esce e trasmuta la vostra realtà. Consideratelo, tenete questo sempre bene a mente.

Mostrati per quello che sei e sii orgoglioso di te stesso! -.

Quando, ad esempio, non ci si sente accettati dalla propria madre, è inconscio, spesso non ci si rende conto di questo, può sopraggiungere l’acne, malattia della pelle caratterizzata dalla comparsa di pustole a causa dell’infiammazione delle ghiandole sebacee. Di acne ne esistono diverse tipologie, consideriamo però la più conosciuta, quella che viene a molti adolescenti (casualmente il periodo in cui si è più in contrasto con i genitori alla ricerca dell’affermazione della propria identità).

Naturalmente non è detto che la nostra genitrice non ci voglia, ma siamo noi a leggere questo messaggio attraverso i suoi comportamenti decifrandoli come ci viene, all’apparenza, più “congeniale”. Per cui, se non ci si sente accettati e/o apprezzati, proprio da chi ci ha dato la vita, è ovvio pensare di essere sbagliati, di non essere perfetti e che se fossimo migliori forse la mamma ci vorrebbe di più e ci amerebbe maggiormente. Oppure, non saremmo per lei un “problema”.

Al centro del viso c’è il naso che è una parte importantissima. E’ attraverso lui che entra la vita ad ogni nostro respiro. Chi ha problemi a respirare, ha anche problemi con la vita. Il naso però, è soprattutto la zona che simboleggia il nostro AUTORICONOSCIMENTO.

Riconoscere il proprio valore, il proprio essere speciale, riconoscere le proprie capacità. Se su di lui, o intorno a lui, affiorano problemi ecco che c’è un disagio in noi e nel valutarci per gli esseri meravigliosi e stupendi che siamo.

Guardatevi allo specchio e vogliatevi bene. Tanto bene, come se foste per voi una madre affettuosa che mai accetterebbe venga offeso il proprio figlio. Guardate il vostro viso con tenerezza ma senza compatirvi. Guardatelo con orgoglio e dignità. E’ vostro. E’ stupendo comunque sia. Pensate a quanto siete belli. Osservatelo minuziosamente nelle sue parti più piccole, noterete che non c’è nient’altro di più complesso e unico e perfetto al mondo. Notate le imprecisioni, la loro unicità che soltanto voi possedete e sono bellissime.

Dedicate qualche minuto al giorno a guardarvi e provare amore per quello che vedete. E’ un lavoro molto difficile da fare ma basta davvero poco. Solo qualche minuto.

Prosit!

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Sei Asmatico o… troppo Amato?

Ebbene si, secondo alcune filosofie, il senso di soffocamento che si prova avendo l’asma è da correlare al soffocamento del troppo amore che un’altra persona riversa su di noi. Nessuna colpa, nessun messaggio negativo e nessun giudizio, ma soltanto una semplice riflessione.

Vedete, nel momento in cui io amo “troppo” una persona, soprattutto un figlio (non per niente sono molti i bambini piccoli asmatici) automaticamente e inconsciamente, senza rendermene conto, lo rendo responsabile del farmi felice. Il senso è “non devi rendermi triste perché lo vedi che ti amo da morire!”. Questo è il messaggio che viene recepito.

In questo caso si parla di un amore particolare. Di un amore che sfocia anche in bisogno sempre senza nessuna colpa.

Vi voglio raccontare la storia di C.

C. è una grande mamma, ha quattro figli, uno più bello dell’altro, e fortunatamente tutti e quattro sani. Solo il secondo ha dato un po’ di problemini, e ha fatto preoccupare i parenti, proprio a causa di attacchi d’asma già da quando era molto piccolo.

C. ha avuto il primo figlio in giovane età e, questo figlio, quando nacque, nonostante si dica che i bambini appena nati sono tutti belli, di bello aveva ben poco ad essere onesti. Il viso magrissimo, lungo e storto a causa della giovane ostetrica inesperta, un eczema rosso sulla parte destra del viso e un’espressione da tapino lo rendevano ben poco piacevole alla vista e C. si accorgeva bene che la gente, quando lo guardava, non provava una sincera ammirazione.

Ci tengo a dire che oggi, questo bimbo, che ha dodici anni, è stupendo e perfetto.

Le impercettibili espressioni delle persone rattristavano C. che potè però prendersi una grande rivincita grazie al secondogenito. Quando nacque, lui, era meraviglioso. Sembrava un bambolotto, poteva essere chiamato da Anne Geddes per qualche sua immagine pubblicitaria da tanto che era bello. C., fiera e soddisfatta di quella sua creatura, che ora suscitava invidia nelle altre mamme anziché tenerezza, iniziò già da quei primi momenti, a riversare un amore esagerato, rappresentato da baci multipli, su quel bambino, gongolando sul fatto che, quella rara bellezza, era il suo bambino. Se tutti avessero voluto sbaciucchiare quelle morbide e paffute guanciotte, ebbene, rimarcava con i suoi gesti che soltanto lei poteva farlo perché, dopo quelle che aveva ritenuto “offese” nei confronti del primo figlio, ora si stava riscattando alla grande.

Una notte, il bellissimo piccolo, a causa di un raffreddore molto forte, iniziò a respirare poco bene intasato completamente dal muco. C. si spaventò perché anche se lo prendeva in braccio e lo faceva stare ritto, il piccino, non riusciva a respirare. Aveva preso una bella bronchite. La Guardia Medica e il ricovero, fortunatamente breve, di quel bambino, fecero preoccupare molto C. che affrontava la situazione riversando su suo figlio tutto l’amore che aveva. Se lui non riusciva a respirare lei respirava al posto suo, se lui faticava a stare bene, lei lo ricopriva di coccole e carezze. E’ ovvio che una madre si comporti così, l’avrei fatto anch’io. Vedere il proprio figlio soffrire è devastante per un genitore e, non potendo fare altro, lo si ama, se è possibile, più di prima.

Dopo quella avventura, naturalmente a C. rimase la preoccupazione nei confronti dell’apparato respiratorio del suo secondogenito che i medici dichiararono “delicato” da quel punto di vista, perciò, se il bambino, correva, sudava o aveva un rantolo, le attenzioni di mamma si moltiplicavano. La sua bellezza inoltre continuava ad eccellere tra tutti i bambini del paese e, per via di una cosa e per via di un’altra, quel bimbo era sempre e costantemente al centro dello sguardo di sua madre. Una bella responsabilità per lui! C. non ha fatto nulla di male, ci mancherebbe, ma senza rendersene conto, e passatemi il termine, “ha soffocato di troppo amore” suo figlio. Vedete, per C., era inconsciamente anche l’appagamento di un suo bisogno. Baciarlo davanti alle altre mamme che non avevano un figlio bello quanto il suo (ovviamente questa era un’idea di C. avvallata dal giudizio della gente, è ovvio che ogni scarrafone è bello a mamma sua) le permetteva di primeggiare e ricevere sempre un mucchio di complimenti. Coccolarlo mentre lui stava male le permetteva di dire – Sto facendo il possibile per te, non preoccuparti ci sono qui io – il suo ruolo di madre lo stava svolgendo al meglio.

Ebbene, oggi questo bimbo soffre d’asma. Fortunatamente crescendo gli attacchi si sono calmati e sono diventati più leggeri. Gli altri due figli, successivi a lui, non patiscono di questo. Quel bambino era sempre al centro dell’attenzione e, nemmeno i fratelli minori ebbero tanta dedizione rivolta a loro, perciò non si ammalarono.

Come dicevo prima, con questo comportamento, quello che si trasmette al figlio, sono i seguenti messaggi:

mi raccomando stai bene, non farmi preoccupare!

guarda quanto ti amo, non deludermi!

sei la mia vita, vivo grazie a te! (….azz!)

Riuscite a immaginare l’enorme responsabilità che si butta addosso ad un esserino di pochi mesi o pochi anni il quale percepisce, a modo suo, il risultato di quel comportamento? Lo so che sembra impossibile ma è così.

Devo far di tutto affinchè mamma non stia male! Devo stare bene, devo essere bello, devo fare il bravo…. Devo, devo, devo…. altrimenti la deluderò e forse… forse non mi amerà più…” è normale non riuscire a respirare bene con ‘sto peso sul petto!

Il bambino percepirà di essere amato perché è bello o perché non sta bene (tant’è che molti individui esprimono sofferenza per ricevere considerazione e affetto).

Questo accade anche tra adulti, davanti ad un marito opprimente ad esempio, o una moglie asfissiante, piena di paure o esageratamente affettuosa.

Purtroppo, anche se quello che facciamo lo facciamo per amore, il troppo stroppia sempre e può divenire un problema. Le difficilissime – mezze misure – sono alla base di un rapporto sano ed equilibrato perché l’equilibro è la forza che muove l’intero Cosmo: il male e il bene, il freddo e il caldo, il giorno e la notte, il bello e il brutto. Senza una di queste cose non ci può essere nemmeno l’altra, il suo contrario, e il tutto forma la vita.

Amate, amate, più che potete ma cercate di lasciar andare il messaggio di un semplice e genuino amore puro e incondizionato senza nessun ritorno, perché pure se può essere incredibile, anche vedere il proprio figlio stare bene è un ritorno. Un ritorno che ci rende felici perché, senza quello, saremmo tristi e angosciati. Ma come si fa? Mica si può star sereni davanti alla malattia di una persona a noi così cara? No. assolutamente. E, a venirci ulteriormente contro, sono le idee e l’educazione che ci hanno inculcato attraverso la nostra cultura oltretutto. Per cui, come ripeto, le sfumature di grigio sono alla base. Bisogna essere forti e coraggiosi. Quando un nostro caro sta poco bene, e ci vede soffrire a causa di questo, si preoccupa ulteriormente di essere la causa del nostro dolore perché come noi vogliamo bene a lui, lui ne vuole a noi e non vorrebbe vederci così. Proviamo a rifletterci. Forse, basta non essere troppo estremisti.

Amiamo lasciando all’altro la piena libertà. La libertà anche di soffrire. Senza fargli sentire questo un peso o un danno maggiore. La libertà di scelta. Scegliere di fare anche quello che può non essere per noi un idillio. 

Il respiro è alla base di tutta la vita. Se stiamo male a causa di questo, e destiamo preoccupazione in coloro che amiamo, è come vedere tutta la vita andare male a causa nostra. Ci si sente indegni, non meritevoli di affetto e si respirerà sempre peggio.

Se ho esagerato con qualche concetto è stato per far capire bene il senso di questo articolo.

Prendiamo la vita più alla leggera e permettiamo a chi ci è vicino di fare altrettanto. Anche il respiro ne gioverà e sarà più fluido e “leggero” anche lui.

Prosit!

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Se apri la Mente non Russi più

E’ davvero fastidioso dormire accanto ad una persona che russa in modo esagerato e, molto spesso, nonostante rimedi di ogni tipo, quella persona continua a emettere versi con il naso e con la bocca come un trombone.

A nulla servono calci e spintoni e sberle sul poveretto che, ignaro, si desta all’improvviso senza capire cosa sia accaduto ma poco dopo torna a manifestare i suoi rumori con virtuosismo.

Ebbene, secondo la psicosomatica, l’unico rimedio è… aprire la mente.

Pare infatti che le persone che russano non riescono a staccarsi dai loro schemi mentali, dai loro pensieri antichi, considerandoli i migliori in quanto infondono sicurezza “Ho sempre fatto così e mi è sempre andata bene, continuerò così”. Mentre, invece, ci possono essere soluzioni ancora più idonee e meno opprimenti. Danno valore a ciò che credono e a ciò che hanno sempre creduto e viene loro difficile vedere nuove soluzioni o pensarla in modo diverso. Il mondo evolve così come evolvono le vedute ma loro rimangono sempre attaccate alle loro fondamenta.

Per quel che riguarda il sesso maschile in particolar modo, ma anche le donne russano, ci sono inoltre esperti di psicosomatica pronti ad affermare che l’uomo che russa è una persona che ha avuto, o ha, un rapporto poco felice con la propria madre (anche se potrebbe non sembrare) o si sente incompreso dalla propria compagna, la quale, viene collegata inconsciamente dal partner al genitore femmina.

Molte volte capita infatti che all’inizio di una relazione l’uomo non russa per iniziare a farlo poi col tempo. E’ vero che l’orologio biologico avanza, la parte fisica è da tenere sempre in considerazione. Si può ingrassare, si può indebolire l’apparato respiratorio e, il nostro organismo, man mano che il tempo passa, si trasforma, ma mentre all’inizio di un rapporto tutto è meraviglioso e funziona a gonfie vele, dopo si possono iniziare a percepire dei bisogni, o delle mancanze anche se la coppia va d’amore e d’accordo. Anche le gioie si percepiranno ma, assieme a loro, sempre inconsciamente, non ci si rende conto di voler soddisfare delle necessità.

E’ inoltre vero che, sovente, si russa a causa di un problema al setto nasale, a piccole deformazioni nella prima parte del tratto respiratorio, o ad altri problemi fisici o post operatori, ed essendo che il naso è la zona del corpo dalla quale entra la “vita”, cioè l’aria che si respira, significherebbe che c’è un blocco del vivere l’esistenza nella più totale serenità.

Quasi come ad aver paura di pensare che tutto, nella vita, può andare sempre bene senza doversi preoccupare di nulla. Sembra impossibile. E’ bene non mollare le briglie ma tenere le cose sotto controllo. E’ bene non fidarsi troppo della bellezza della vita. E’ bene, ad esempio, accumulare denaro perché “non si sa mai”, oppure dare sempre il proprio consiglio perché considerato il migliore per evitare disguidi, è bene avere sempre quattro occhi anziché due, oppure essere più pessimisti che ottimisti, e moralisti, e paurosi. Gli esempi possono essere più di mille e identificano sempre una persona che non è libera. Che fatica appunto ad avere nuove vedute, sicuramente anche più sane per essa stessa, e che apre poco la mente lasciandosi andare con fede.

Purtroppo è molto difficile tranquillizzare una persona che ha paure così intrinseche, tutti quanti abbiamo paure inconsce, ne siamo pieni, così come è difficile far loro cambiare idea soprattutto dopo che vivono così da una vita.

Secondo Louise L. Hay, scrittrice e pioniera del Pensiero Positivo, per cercare di smettere di russare, una valida soluzione sarebbe quella di liberarsi del passato e di tutto ciò che non è Amore avendo fede nella vita e nel futuro senza preoccupazioni. So che è dura ma l’allenamento è davvero utile. Si dovrebbe vivere tenendo a mente che la gioia è il primo ingrediente della vita e, come esercizio, consiglia di dire, anche più volte ogni giorno, ad alta voce, la seguente affermazione:

Mi libero di ciò che è diverso dall’ Amore e dalla gioia nella mia mente. Procedo dal passato verso il nuovo, la freschezza, la vitalità –.

Un esercizio che è da svolgere concentrandosi e credendo, il più possibile, in quello che si afferma. Potete provare. E’ gratis e non ha controindicazioni. Vi auguro notti serene e silenziose.

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Verruche – E’ spuntata la Vergogna

Chi ha le Verruche alzi la mano. Tranquilli che vediamo se riusciamo a farle andare via.

Sono virus. Si è vero.

Sono antiestetiche. Si è vero.

Sono pure contagiose. Si è vero.

Ce ne sono di diverse tipologie. Si, è vero anche questo.

Ma c’è forse da sapere qualcos’altro su queste eruzioni cutanee che colpiscono diversi individui rovinandogli la vita e soprattutto il rapporto con gli altri.

Oggi, i mezzi per eliminarle, o cercare di eliminarle, sono diversi. La medicina ha compiuto, anche in campo dermatologico, passi da gigante ma purtroppo, molto spesso, esse si ripresentano o nello stesso posto o in altre zone del corpo.

La persona diventa così nominata “nursery di Papilloma virus”, eh… c’è l’ha in corpo e, purtroppo, non c’è niente da fare. E’ nato così. Ce l’aveva anche la mamma…

Uff… Si, si, tutte cose già dette, ho parlato spesso dell’ereditarietà e abbiamo capito che non è tutto. E dal momento che il nostro corpo, di suo, macchina meravigliosa, ben difficilmente nasce e si forma con l’intenzione prima o poi di farci soffrire (o peggio) salvo occasioni particolari che meriterebbero un post a parte, vediamo di guardare oltre la sfiga e la culla del – Eh… ma tanto tutta la famiglia ne soffre… quindi… – e osserviamo unicamente noi ampliando il nostro modo di pensare. Manco dovessimo espiare chissà quali colpe come se quelle dei nostri predecessori non fossero bastate.

Alcune filosofie intendono infatti che chi ha le Verruche è in realtà una persona che si vergogna di qualcosa. In particolar modo, si vergogna del suo corpo o di una parte di esso, oppure si vergogna di un’altra persona a lei molto vicina. Vi è mai capitato di vergognarvi di vostra madre un pò troppo… pomposa? O di vostro padre che mostra un grande difetto fisico? I messaggi sono molteplici e hanno a che vedere con la bellezza/estetica. Persino chi sa di essere troppo bello, e di conseguenza troppo appariscente, cosa che in questo caso non sopporta, potrebbe così alimentare la nascita di Verruche sul suo corpo.

Ti ho vista vergognarti di tua madre fare a pezzi il tuo cognome sempre senza disturbare che non si sa mai – (Ligabue)

Le persone che hanno una bassa considerazione del proprio fisico sono tantissime e non a tutte si formano Verruche ma, per alcuni è così, soprattutto quando di mezzo c’è appunto: la vergogna.

Più che il dispiacere, più che il fastidio, più che la rabbia, più che la poca ammirazione.

Claudia Rainville, nel suo libro “Metamedicina – Ogni sintomo è un messaggio” racconta addirittura di una ragazzina mancina alla quale è stato imposto di scrivere con la destra. Sentendosi goffa, e vergognandosi della sua nuova scrittura e della sua impostazione, si ritrovò presto con la mano piena di Verruche.

Ma le cose che possono far vergognare non sono solo derivanti dalla bellezza fisica o dalla mancanza di essa. Avere le mani sempre molto sudate, o i piedi che emanano un cattivo odore, oppure la forfora (fate attenzione all’alimentazione!) possono far vergognare nell’interagire con gli altri collegandosi sempre al fascino. Anziché amarsi per come si è ci si detesta, si prova imbarazzo per il proprio corpo, perché la società ci ha insegnato questo e, anziché migliorare la propria situazione, semplicemente con l’amore e l’accettazione, ecco che la si peggiora con la comparsa di detestate Verruche che, come se non bastasse, minano in primis il rapporto con noi stessi e ci piacciamo sempre meno.

La Verruca è prominente, vuole farsi vedere, esce in fuori rialzata, ed è ricoperta da pelle coriacea, per niente tenera, come a dire – Sto qui e non mi levo finchè non capisci che devi apprezzarti di più. Mi sollevo verso l’alto almeno mi vedi meglio – e, apparendo in determinate zone del corpo, può essere anche dolorosa come quella plantare che schiacciamo ad ogni passo con il nostro peso. Al contrario dei calli, sono irrorate dal sangue perché sono vive e vivranno finchè non deciderete di cambiare opinione su voi stessi. In positivo, è chiaro.

Ricordo una bambina alle elementari. Non era nella mia classe ma la conoscevo bene. Era arrivata da poco nel mio paese, era nuova nella scuola. Aveva una Verruca su una mano e nessuno, quando i maestri dicevano di mettersi in fila da bravi, voleva stringere la sua mano. Lei proponeva di cambiare fianco e porgere l’altra ma i compagni non si fidavano e così si ritrovava sempre prima della fila, da sola, a dare la mano alla maestra. Niente da dire, un momento veramente imbarazzante che lei viveva con angoscia. Fu così che dopo circa tre mesi, gli venne un’altra Verruca e, disperata, venne messa da parte da tutta la classe. Ovviamente era sfigata ad avere nel sangue tale virus e non si andava oltre la comprensione. Nessuno voleva toccare i giochi o i pennarelli che toccava lei, neppure il pallone, nel cortile, al pomeriggio. A mensa, cercare qualcuno che mangiasse al suo stesso tavolo era un’impresa. Anch’io avevo paura delle sue Verruche, non sto certo qui a fare l’impavida eroina, ma di lasciarla a se stessa mi si spezzava il cuore e così, ogni tanto, passavo i minuti dell’intervallo a pettinarle i capelli. Le mani erano ben lontane da me ma lei no e si sentiva comunque apprezzata. Oggi è una donna. Una bellissima donna. Ha tagliato i suoi capelli biondi e li ha corti e ricci ma è ancora mia amica e le invidio il meraviglioso sorriso.

Ha un carattere forte adesso. Nessuno le fa del male. Il suo motto è “la miglior difesa è l’attacco” e non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno. A volte esagera persino e, ridendo, glielo dico. Lei socchiude gli occhi e mi da ragione ma, per vincere la “battaglia” tra noi, mi risponde che io invece sono troppo “buona/ingenua”. Siamo completamente diverse ma stiamo bene assieme. E, se v’interessa, non ha nemmeno più una Verruca sul suo corpo, da nessuna parte, anzi, possiede una pelle bellissima.

Il principale compito nella vita di ognuno di noi è dare luce a se stesso – ( Erich Fromm)

Perciò, cosa si dovrebbe fare per cercare di eliminare una volta per tutte la proliferazione di Verruche dal proprio corpo? Amarsi. Ok. Ma così sembra facile.

Hai un difetto? Fai di tutto per migliorarlo certo, ma accettalo, amalo, fa parte di te. E’ tuo. Sei tu. Non risolverai nulla odiandolo. Pensa se potesse parlare e spiegarti che lui non ha nessuna colpa ad essere lì. Cosa gli risponderesti? Pensa che, molte volte, quel difetto esiste per una tua responsabilità o per una tua debolezza, lui non ne può niente. Ma tu, è con lui che te la prendi, è lui che accusi ed è di lui che ti vergogni. Ma povero… Hai dei brufoli sul viso? Amali. Sono tuoi. Non risolverai nulla detestandoli. Coccolali come se fossero dei bambini. Loro non ti vogliono male, il tuo corpo non ti vuole male. Non ce l’hanno con te. Il tuo corpo semplicemente subisce delle conseguenze. Credici. Prova a sentire realmente dentro di te l’amore e l’accettazione per quello che consideri un difetto o un problema. Quel difetto, solo sentendosi amato potrà intraprendere la via per andarsene.

Chi non ama i difetti non può dire di amare – (Pedro Calderón de la Barca)

Sei sempre e comunque un essere unico e meraviglioso. Ricordalo costantemente davanti a qualsiasi inestetismo.

Prosit!

 

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PERCHE’ CREDERE NELLA METAMEDICINA – METAMEDICINA post 2

Ho sempre voluto andare abbastanza a fondo alle cose. Non mi sono mai accontentata davanti a quello che mi diceva – E’ così punto e basta -. No, dovevo capire il motivo. Forse ho poca spiritualità dentro di me e la mia parte scientifica mi ha sovente convinta a comportarmi un po’ come San Tommaso. Questo va contro ciò che scrivo, dove la fede totale dev’essere alla base e non sempre è obbligatorio comprendere. Ma proprio non potevo farne a meno. Sto infatti cambiando ma, un tempo, come dicevo, dovevo avere le prove. Inoltre, non mi piace essere assolutista o estremista. Non mi piace escludere una cosa a priori o ficcarmi a capofitto in un’altra senza tener conto di tutte le sfere presenti.

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Appassionandomi così alla METAMEDICINA, per tanti e svariati motivi, per il suo fascino, perché provata direttamente sulla mia pelle, perché di grande aiuto, ho iniziato a pormi delle domande. Ok, io creo attraverso una mia emozione il malessere fisico ma come? Miseria, ci dovrà pur essere una spiegazione tangibile visto che poi il disturbo è concreto, reale, fisico appunto! Lo sento, fa male davvero, mica per finta. Quindi?

Mumble… mumble…

Partendo dal presupposto che l’uomo non è solo corpo ma anche mente, emozioni, spirito, etc… ognuna di queste parti, consistente o meno, ha comunque la sua importanza. Troppo comodo prendere solo la porzione che ci conviene no?

Possiamo comunque suddividere l’essere umano in due grandi settori principali: uno fisico concreto e uno psicologico (psiche) astratto.

Perfetto. Ora, come possono esistere questi due settori? Ogni cosa esiste in quanto nutrita. Cosa nutre quindi questi due campi? La parte fisica è nutrita principalmente dal sangue, mentre la parte non fisica dall’energia.

In noi sappiamo esistere un sistema, a mio avviso importantissimo ma spesso sottovalutato, che è il SISTEMA ENDOCRINO. Il sistema endocrino è un insieme di ghiandole che secernono degli ormoni. Gli ormoni (alcuni sono più esattamente chiamati neurotrasmettitori ma non serve entrare così in profondità) sono – fisicamente – delle sostanze che vengono riversate nel sangue (perciò in tutto il corpo) a seconda della necessità. Sono come messaggeri che lanciano segnali di SOS e vanno nelle cellule per modificare eventualmente, o momentaneamente, il lavoro di quelle cellule.

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Qualche esempio? L’Adrenalina, il Testosterone, la Serotonina, la Calcitonina, la Prolattina, l’Ossitocina, il Cortisolo, etc… tutte sostanze formate da atomi * i quali sono le parti più piccole della materia.

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Allo stesso modo conosciamo le filosofie che parlano invece di meridiani, chakra, canali di energia e flussi di energia.

Essendo che non escludo nulla e che anzi, secondo me, le medicine occidentali e quelle orientali farebbe una gran cosa a lavorare assieme anziché farsi guerra le une contro le altre, parliamo di questi flussi energetici a volte bloccati, a volte troppo impetuosi, che io assocerei appunto ai nostri ormoni. Si tratta di mie teorie, siete liberi di crederci come no.

Facciamo un esempio pratico.

Si dice che l’emozione della Paura abbia sede nei Reni. Perché nei Reni?

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Ebbene, quando noi proviamo Paura secerniamo ormoni come Adrenalina, Cortisolo, Ossitocina… che, per la maggior parte vengono prodotti dalle ghiandole surrenali (l’Ossitocina nella neuroipofisi : testa – mente – messaggio inerente alla Paura – ricordo – concretizzazione della Paura – reazione). Quindi già abbiamo trovato un motivo del perché le emozioni hanno una sede in un determinato organo del nostro corpo fatta eccezione per il cervello che le comprende tutte.

Dopodiché osserviamo alcuni passaggi.

Una piccola parte che forma il nostro cervello è chiamata Amigdala, ha una forma tondeggiante e invia impulsi all’Ipotalamo situato tra i due emisferi cerebrali. L’Amigdala è considerata il centro di sviluppo della memoria emozionale, dei processi neurologici delle emozioni e soprattutto risponde agli impulsi delle emozioni basandosi sulle esperienze passate. Le reazioni che abbiamo “oggi” nascono infatti da avvenimenti vissuti nel nostro “ieri”.

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L’Ipotalamo invece ha, tra le sue tante funzioni, quella di controllare l’attività endocrina.

Questo per dire che non ci sono bacchette magiche che… oplà fanno accadere le cose ma si tratta di fisiologia.

Ora, come tutto il nostro corpo, anche l’ormone avrà una sua parte energetica (detta in questo modo è un po’ banale ma la rendo semplice). Così come ce l’abbiamo noi, come ce l’ha il nostro cuore (emozioni – Passione), come ce l’ha il nostro cervello (pensieri – reminiscenze), come ce l’ha la nostra milza (Ansia – rimuginare sulle cose) che potremmo appunto chiamare, o meglio associare, al flusso energetico.

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Se io ho Paura e secerno l’ormone che va a girare in determinate parti del mio corpo, allo stesso modo l’energia della Paura andrà a girare in determinate parti del mio corpo. E’ vero che quell’ormone tenta una risoluzione del problema ma ha comunque dovuto entrare in azione a causa dell’emozione (negativa) della Paura. Secernere troppa quantità di quell’ormone non è salutare e se io ho troppa Paura, o costantemente Paura nella vita, accade proprio questo. Anche perché la secrezione di troppo ormone1 causa la secrezione esagerata, o il blocco, dell’ormone2 e così via. Giungendo ad un disequilibrio totale.

Da qui… per un insieme di processi, ma anche di mancanze o eccessi, e dopo un certo tot di tempo (occorre prendere in considerazione il trauma, lo shock e diversi altri fattori) ecco il presentarsi della malattia.

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A voi sembra un discorso così assurdo?

Fatto sta che mi è parso di trovare la soluzione a ciò che cercavo e, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, funziona. La reputo soddisfacente. E’ troppo semplice affermare – L’emozione si concretizza in malattia – bisogna capire come avviene questa trasformazione e con l’aiuto degli ormoni penso di averci azzeccato. Se così fosse sicuramente qualche medico molto più istruito di me mi direbbe che “ho scoperto l’acqua calda” ma sinceramente ne sarei lieta. Avrei l’ulteriore conferma dettata da un luminare, il che non è poco. A questo punto però direi anche che, se le cose stanno realmente così è davvero possibile “curare” a monte anziché a valle. Ossia, è possibile curare anche attraverso dei cambiamenti di pensiero e di azione/reazione oltre che con dei medicinali. Quadra?

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Il medicinale sacrosanto, e grazie a chi l’ha inventato in quanto con il dolore e con la malattia non si vive per niente bene, è comunque un elemento che elimina il malessere ma non elimina la causa del malessere. Esso quindi può tornare. Oppure, essendo un farmaco, può far del bene da una parte e allo stesso tempo risultare nocivo dall’altra. Suppongo così che, dal 100% dell’utilizzo di medicinali, si possa scendere al 50%, eventualmente, e sarebbe già un gran bel risultato. L’altro 50% verrà elaborato (curato) attraverso la nostra responsabilità (vedi post 1 https://prositvita.wordpress.com/2017/02/06/la-responsabilita-nella-malattia-metamedicina-post-1/ ).

Per concludere elenco le ghiandole (e organi) principali del nostro sistema endocrino (quindi si parla di scienza, di medicina occidentale, di fisicità) e i chakra principali (perciò medicina e filosofia orientale, energia, nessuna fisicità).

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Ghiandole: ipofisi ghiandola pituitaria – epifisi ghiandola pineale – tiroide ghiandola a farfalla – paratiroidi – timo – isolotti pancreatici – surrenali – ghiandole riproduttive

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Chakra: Sahasrara corona della testa – Ajna plesso cavernoso – Visuddha plesso laringeo – Anahata plesso cardiaco – Manipura plesso epigastrico – Svadhisthana plesso sacrale – Muladhara plesso coccigeo

 

Prosit!

* E’ possibile banalmente dire, senza fare un trattato di fisica quantistica, che gli atomi sono la parte più piccola della materia mentre i quanti sono la parte più piccola dell’energia.

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LA RESPONSABILITA’ NELLA MALATTIA – METAMEDICINA post 1

Uno degli argomenti principali di questo blog è la Psicosomatica ossia una branca della psicologia che vuole mettere in connessione il disturbo fisico con la natura psicologica dalla quale può nascere (emozioni negative). Correlare il corpo alla mente, al pensiero dal quale scaturisce l’emozione, in un tutt’uno, osservando l’essere umano da un punto di vista olistico, completo.

Diversi luminari del passato come Freud, Lowen e Reich, presero in considerazione la Psicosomatica e, ai giorni nostri, una dottoressa, nata come biologa ma divenuta col tempo psicoterapeuta, ha creato un settore ancora più profondo e preciso della Psicosomatica chiamandolo METAMEDICINA.

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Si tratta della Dottoressa Claudia Rainville nata nel Quebec, in Canada, e oggi promulgatrice di questa filosofia di vita.

Cosa significa il termine METAMEDICINA?

E’ composto da due parole:

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META = significa “andare oltre”. Addirittura in sanscrito assume il senso di “amore e compassione

MEDICINA = da ars medica (arte medica) significa “prendersi cura di… (anche di noi stessi) con il mezzo migliore”.

E’ curioso notare come la parola MEDICINA, per i Nativi Americani, non significava “curare” bensì “ottenere il potere dalla conoscenza dei segreti dell’Universo”. Di conseguenza quindi, raggiunto questo livello, “curare” qualcuno, o se stessi, era un gioco da ragazzi.

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Ora, se io mi prendo cura di: un animale, un figlio, un lavoro, una pianta, etc… se questo lo faccio col cuore e con amore, me ne sento anche automaticamente responsabile. Il mio animale domestico vive grazie a me. Se io invece non me ne occupo, non soddisfo i suoi bisogni primari, lui muore, o sta male, ma io ne sono comunque responsabile.

Questo è il concetto alla base della METAMEDICINA: sentirsi responsabili di quello che accade, dell’evolversi delle cose, perciò anche delle malattie. Se io non mi occupo al meglio di me stessa mi ammalo. Per la nostra natura intrinseca, anche se noi non ne teniamo conto, il nutrimento attraverso le emozioni, del quale ci saziamo ogni giorno, è fondamentale. Un bisogno primario.

Questo è un pensiero fantastico. Si! Perché ciò significa che se ne sono responsabile, ossia se io l’ho creata quella determinata malattia, l’ho fatta crescere e vivere come il mio animale domestico, la posso anche distruggere, eliminare. E’ mio il potere. Sono responsabile del disturbo del quale ora mi prendo cura o meno.

Io, in qualche modo, l’ho creato. Non si tratta di avere delle colpe, si tratta di avere delle responsabilità. Se un’altra persona ha una malattia e viene a chiedermi aiuto, o vengo a conoscenza del suo malessere, io ne sono responsabile, non solo perché lo prendo in cura ma perché nell’unica e grande Energia Universale nella quale viviamo e nel concetto del – Tutto è Uno – io sono anche quella persona e quella persona è anche me.

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Siamo abituati a pensare di essere un qualcosa di immenso. La nostra Terra è grandissima così come i luoghi che visitiamo e il cielo sopra la nostra testa ma, in realtà, non siamo che un puntolino microscopico nell’Universo. Una cosa da niente, una piccolissima cellula.

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In una cellula animale ad esempio, cellula dell’uomo, eucariota, perciò più complessa rispetto alla procariota (batteri), ci sono i mitocondri, i centrioli, i lisosomi, l’apparato del Golgi, il nucleo e molti altri componenti che lavorano assieme, correlati tra loro. Qualsiasi cosa accada ad un mitocondrio ne risentirà il nucleo, così come il nucleo è automaticamente responsabile verso quello che è accaduto al mitocondrio e viceversa. Dal malfunzionamento del nucleo ne risentiranno i centrioli e così via. Nel nostro corpo se i Reni non funzionano bene, ne risentirà il Cuore, se il Cuore non funziona bene, ne risentirà l’intero organismo e avanti così. Volete un altro esempio? In un bosco, se non c’è equilibrio tra i suoi abitanti, se le piante non svolgono bene il loro lavoro, se ci sono più animali di un tipo piuttosto che di un altro (ahimè, solitamente il colpevole di questo è l’essere umano), a lungo andare, quell’habitat si autodistrugge. Tutto è collegato. Tutto è Uno. La stessa cosa vale per noi. Se un individuo si arrabbia con me, sta semplicemente mostrando la mia rabbia interiore, sconosciuta e celata ma esistente. Quell’individuo è collegata a me.

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Se una persona mi fa sapere di avere un forte mal di gola (che può significare da un punto di vista psicosomatico non avere il coraggio di dire quello che si pensa) mi sta praticamente dicendo che, probabilmente, mi sono trattenuta dal dire la mia, o non ho saputo dire di “No”, oppure ancora ho detto cose delle quali poi mi sono pentita. Io non ho il mal di gola, ma lei mi sta avvisando. Se io non comprendo un domani potrei provare un malessere inerente al soffocare le mie parole o al comunicare con gli altri in modo sbagliato. Le sfaccettature della malattia possono essere molte ma il discorso da comprendere è quello della RESPONSABILITA’.

Da qui, si capisce bene come qualsiasi indicazione di malanno ha, in verità, una natura che riguarda me personalmente. Io ne sono la creatrice. Io l’ho fatto nascere. “Ogni sintomo è un messaggio” questa è la citazione predominante della METAMEDICINA.

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Ogni disturbo fisico che percepisco mi sta parlando, mi sta dicendo cosa fare per migliorare la qualità della mia vita. Se si ha spesso mal di gola forse bisognerebbe imparare a tenere meno le cose dentro e farsi rispettare di più. La morale ci ha consigliato giusto, ma la nostra natura sbatte e si dimena offesa per questa decisione. Non sopporta il perbenismo e l’ipocrisia e nemmeno il mandare giù bocconi amari. Non accetta le regole del bon ton o del buonsenso. Quelle sono cose umane e sociali. – Moralismi del piffero! – direbbe la nostra parte viscerale. Si, è vero, ci vuole un equilibrio e quello si raggiunge solo con l’amore. Mi sono fatta del male non dicendo quella determinata cosa che avrei voluto dire, ok, non c’è problema, mi amo e mi accetto comunque così come sono. Amo ugualmente quella situazione. Me ne sono accorta, la prossima volta, magari con diplomazia, cercherò di fare meglio.

Eccola la nostra responsabilità. Ecco il perno che Claudia Rainville vuole insegnare. Quindi, la METAMEDICINA è una filosofia che insegna a migliorare la nostra vita.

Vi racconterò una storiella accaduta veramente proprio alla Dottoressa Rainville.

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Era bambina. Sua sorella più grande e un’amica di sua sorella, decidono di andare a fare un giro in bicicletta. Vuole andare con loro anche Claudia ma la mamma glielo impedisce perché è ancora troppo piccola. Claudia non accetta la motivazione della mamma perché, in fondo, sua sorella è più grande di lei di un solo anno e così decide (di sua iniziativa) di disobbedire a sua madre, prende la bicicletta, e raggiunge le altre due. Sulla strada del ritorno, a causa del ghiaccio e del brutto tempo, un’auto che non riesce a frenare investe Claudia. Fortunatamente non le procura gravissimi danni e dopo qualche giorno di ospedale lei si riprende. Le lesioni riportate da questo incidente interessavano queste parti del corpo: caviglia sinistra, natica sinistra e testa (trauma cranico). Come mai? Innanzi tutto occorre sapere che la nostra parte sinistra è la parte collegata alla mamma (ma non solo, eventualmente qui https://prositvita.wordpress.com/2015/08/20/la-destra-e-la-sinistra-il-padre-e-la-madre/ potete capire meglio la destra e la sinistra) e quindi:

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caviglia sinistra (il ritorno verso casa – le caviglie sono la parte del corpo che ci conducono nella vita verso la strada che vogliamo percorrere – disturbi alle caviglie significano paura nell’incedere, nell’andare avanti )

ematoma alla natica sinistra (la mamma l’avrebbe sculacciata, punita e Claudia sapeva di aver fatto una cosa sbagliata così ha deciso di punirsi da sola “schiaffeggiandosi” il sedere come avrebbe fatto il genitore)

trauma cranico (Claudia ha fatto di “testa sua”, ha formulato un’idea nella sua mente, una mente che ora andava punita. Botta alla testa).

Ovviamente la macchina ha investito Claudia e non le altre due perchè Claudia aveva il senso di colpa. Claudia ha emanato le frequenze della paura, della punizione, dell’ansia. – Io ho disobbedito ma se mamma aveva ragione? Se mi succede qualcosa? Se davvero sono troppo piccola? -.

Molto affascinante questa lettura ma… che prove scientifiche e tangibili abbiamo? Come si può credere fermamente a tutto questo? Penso mi convenga dividere l’articolo, il discorso è lungo e quindi la risposta a queste domande la leggerete nel prossimo post che s’intitolerà PERCHE’ CREDERE NELLA METAMEDICINA – METAMEDICINA post 2

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