Non vergognarti mai!

«Se non fai del male a qualcuno o non manchi a lui di rispetto non vergognarti mai di nulla Meg», mi rammentava papà quando ero piccola.

Ricordo ancora la prima volta che me lo disse: quella sera avrei dormito dalla mia cara zia. Viveva vicino a casa nostra e si poteva andare a piedi e io a tutti i costi volevo portare anche la mia bambola preferita, “Bebi Mia”.

Non so quanti di voi la ricordano, ovviamente mi rivolgo alle femminucce. Era una bambola abbastanza grandina per una bimba di otto anni come me e mi vergognavo a portarla in braccio per la strada. Insomma, mi consideravo già una mezza donnina e andare in giro con un bambolotto avrebbe potuto rovinare la mia reputazione.

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Chiesi quindi a mio padre di tenerla al posto mio, la brutta figura l’avrebbe fatta lui.

La frase che mi disse a quel punto m’illuminò, aveva ragione e mi sentii addirittura una bella e grande persona nel non aver causato dolore a nessuno intorno a me.

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Purtroppo però, i buoni consigli di papà non ebbero grande successo nella mia vita. Ho sempre avuto un po’ di timore a mostrami per quella che sono, mi è accaduto soprattutto durante gli anni dell’adolescenza.

Anche oggi che ho questo blog, nel quale scrivo, spesso mi trattengo o evito di mostrare quello che creo attraverso la mia fantasia.

«Sono stupidaggini», mi dico sempre e le tengo per me. Ebbene, evidentemente la mia autostima è a dei livelli parecchio bassi, non per niente, come ormai sapete, ho avuto dei seri problemi alla schiena (tanto per citare di nuovo la psicosomatica).

Ultimamente però, alla veneranda età di 38 anni, qualcosa dentro di me è cambiato. Non tantissimo eh! Però è come se la vera Meg avesse voglia di uscire allo scoperto e così, compiendo piccoli passi da formica (ed è giusto altrimenti si subirebbero dei traumi) si sta facendo strada tra il pubblico e di conseguenza si presenta al giudizio degli altri.

Insomma, per farla breve, ho scritto delle poesie che ovviamente ho sempre tenuto ben custodite e sigillate in una cartella del computer senza che nessuno potesse leggerle, a parte mia madre e due amici.

Sono degli scritti molto semplici (chiamarle poesie è davvero esagerato) però mi piacciono: quando li rileggo mi capitava di dirmi «Bhè dai, brava Meg!».

Grande conquista.

Ho così deciso di postarne due, qui su questo blog, ma mai ho pensato di pubblicarne uno sul mio profilo personale di FaceBook, dove amici, parenti e concittadini a mio stretto contatto, avrebbero potuto leggerlee. E chi sarebbe uscito di casa l’indomani? Che vergogna!

Vergogna?

Riecco affiorare le parole di papà… e presto un lungo dibattito si è fatto strada nella mia mente: papà da una parte che ripeteva quelle parole e io dall’altra che rispondevo questa volta da adulta con le mie affermazioni: Non volevo, non ce la facevo, era più forte di me.

Alla fine invece ha vinto papà.

Sapete? Un giorno lessi una citazione, (purtroppo non ricordo di chi sia, se la riconoscete ditemelo che integro) che recitava più o meno così:

Scrivi! Ci fosse anche solo una persona a questo mondo che apprezza ciò che scrivi tu fallo!

Oh già!

Non so quanti apprezzerano ciò che scrivo ma io… io stessa, stavo amando quella mia creazione.

Fossi stata anche l’unico essere su questo pianeta a farlo, ma qualcuno a questo mondo apprezza quelle parole.

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Risposi alla domanda di mio padre che mi guardava serio: «Stai forse volontariamente facendo del male a qualcuno?»

«No»

“Copia-incolla” da Word e… “pubblica”. Click! Fatto.

Lo stomaco mi si è stretto appena un poco mentre la gente iniziava a leggere…

Ecco il primo “like” e poi il secondo e poi il terzo e così via… persino una condivisione e tantissimi complimenti. Ero davvero felice ed emozionata.

Molto.

Per chi volesse leggere la poesia è in chiusura di articolo, ma il significato di questo post è un altro e voglio che sia chiaro.

Non vergognarti mai!

Lo stesso consiglio che mio padre diede a me.

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Se non avessi postato quel mio scritto non avrei potuto godere di tanta ammirazione, un’ammirazione che ha fatto crescere l’amore per me stessa e la mia autostima.

Un’ammirazione che mi ha fatto dire: «Hai visto Meg? Sei brava!»

Voglio dire… con tutta la gente che c’è che scrive cavolate astruse, posso essere peggio?

[No, non mi riferisco all’ignoranza, mi riferisco alla cattiveria, alla violenza, al brutale giudizio, alla voglia di litigio, eppure lo fanno, senza pietà per nessuno.]

E allora… «Sveglia Meg, esci da lì! Togliti di dosso quella corazza protettiva!»

E toglila anche tu, caro lettore: il mondo non è fatto solo di detrattori per partito preso che ti stroncheranno appena alzi un po’ la testa!

Credimi, ci sono persone là fuori in grado di dare tanto anche con un semplice commento e io voglio ringraziarli, ringraziarvi, tutti. Grazie di cuore.

L’appagamento sarà grande.

Infine, questa è la famosa poesia

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E ci rincontreremo dove brilla la brina, là, sul ginepro, come ti avevo promesso.
E vedremo la nostra immagine riflessa nelle volte di neve, trasparente come una crisalide, a moltiplicare il nostro sorriso.
In quel mondo si sentirà l’eco del nostro scoprire e tutto attorno a noi parteciperà all’essersi scelti, di nuovo, ancora una volta, nell’infinito.
Vola, non temere, sali su.
Siedi qui, accanto a me, su questo ramo.
Il timor delle scelte è cessato, ora ad unirci è la libertà.
Ricordo i tuoi capelli di aghi di pino, la tua pelle di resina, il tuo odore di adesso.
Rimani, non ti manderò via. L’ho promesso molto tempo fa.
Ascolta ancora la mia pelle mentre ti guardo tornare.
Ritrovarsi, come non abbiamo fatto mai.
Sentire il tuo mento contro il naso, delicato per non far male.
Sentire che ridi nelle mie orecchie traducendo la tua gioia. Baciandomi in fronte.
E ti accarezzerò con i fiori del mirto mentre il tuo stupore, tremando, prenderà vita nei miei occhi.
Mi porgerai la tua mano e solo allora intrecceremo le dita come le nostre radici.
Perché allora ad amarsi saranno le anime.
Il ritorno. Così come ci siamo scritti. Così come il pianto che si rinnova di luce.
Come una lettera in tasca sbiadita mai tolta. Cara. Che ti emozionava.
Noi, nel sempre. In tutte quelle gocce di rugiada.
Noi, l’evento. In ogni brezza sui nostri visi.
Noi, amanti sopra al mondo.
Il tutto.
E potrò sentirti, mentre con la bocca mi osservi, mentre bevi il mio sapore e con le mani mi riconosci tua.
Fremeremo, come lucciole luminescenti.
Ricordi? Ci rincontreremo qui, e così è stato.
Ora, ti pettinerò ancora con steli di paglia. Poggerò i palmi alle tue gote e mi vedrai.
Disegnerò solchi nel fango con pigne acerbe mentre tu li nominerai.
Ad ognuno un nostro momento.
Ora, che conosciamo l’amore lo lasceremo fare. Nel petto, nella gola, in noi.
Il suo scintillare appeso, oscilla facendoci suoi.
E siamo ancora qui, io e te, amandoti più di prima.
Più del tempo in cui le emozioni andavano tenute nascoste. Non qui. Non più.
Io e te, perché così è stato detto. Il filo dipanato.
Io e te, la meraviglia che non avrà fine. Perché siamo nati per essere l’insieme.
Ti toccherò come un dito che sfiora una ragnatela. Traccerò il profilo del tuo sguardo nella penombra del crepuscolo.
M’illuminerò come la Luna per esserci, affinché tu possa vedermi. Tu che sarai luce.
E mi accoccolerò tra le tue braccia. Non sarà illusione.
Catturerai con le labbra le mie emozioni.
Sento il tuo battito e il tuo chiamarmi.
Ti accorgerai che son sempre stata lì.
Sentirò il tuo respiro su di me e resteremo, per tutto il tempo del bosco.
(Meg)

Niente di che… ma è mia! Miaaaaaaaa!

Prosit!

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Tutti gli Uomini che incontro sono Tirchi

Tutti gli uomini che incontro sono tirchi! -, così mi disse una cara amica qualche giorno fa. Alti, bassi, biondi, mori, simpatici, antipatici… uomini diversi ma con un elemento uguale tra loro: la tirchieria.

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Si, si Meg, so già cosa stai per dirmi – continuò prima ancora di farmi parlare – ma dentro di me non c’è tirchieria, io non sono avara anzi… se lo fossi un po’ di più forse avrei qualche soldo da parte… -.

Ciò che riflette il nostro essere attraverso le altre persone o le situazioni che viviamo, argomento al quale si stava riferendo la mia amica pensando di conoscere già la mia risposta, non è come un’operazione di matematica, ovvia e perfettamente riportata. E’ il senso che si rispecchia e lo fa attraverso differenti modalità.

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La mia amica infatti, è vero, non è una spilorcia. E’ una ragazza di cuore, molto generosa e anche un po’ sbadata. Non è oculata per così dire e, sovente, le capita di faticare ad arrivare a fine mese. Ma allora perché le capita di conoscere solo uomini che le mostrano avarizia?

Di solito è più l’uomo ad essere tirchio rispetto alla donna, ma sono sicura che in realtà anche persone del suo stesso sesso le hanno mostrato questa particolarità tant’è che, proprio sua madre è una signora che su un piccolo quaderno annota ogni entrata e ogni uscita, anche la più piccola, considerando persino i centesimi e, ogni volta che occorre spendere qualche soldo, un profondo dispiacere l’assale rovinandole l’intera giornata. La mia amica però non se ne rende conto, è abituata. Nota questo fenomeno negli uomini perché sono loro che la privano di un qualsiasi bel momento pur di non spendere. O la sfruttano per evitare di sborsare qualche soldo. Ecco perché lei lo vede solo in loro.

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Ma perché questa caratteristica le si presenta davanti?

Quando, ad esempio, un ladro ruba in casa vostra e voi vivete in prima persona questa bruttissima esperienza con tanto di emozioni (negative) a condirla, non significa assolutamente che anche voi siete dei ladri ma tale fatto potrebbe volervi mostrare l’attaccamento alle cose materiali. Il troppo attaccamento. Questo non vuol dire essere tirchi o egoisti. Essere attaccati alle cose materiali può anche voler dire dare solo importanza a ciò che tangibile. Concreto. Senza minimamente tener conto della spiritualità, dell’energia o di ciò che ci circonda di astratto e che non vediamo. La materia non è una cosa brutta.

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I frutti di Madre Terra appartengono alla materia ma quello che bisognerebbe capire è che ci vuole equilibrio. Nella vita si dovrebbe tener conto sia di quello che possiamo toccare con mano, sia di quello che invece non possiamo vedere. Il ladro che ci ruba qualcosa inoltre può anche dimostrarci la paura che abbiamo di perdere quello che possediamo. Magari siamo proprietari di “poco o niente” e quel “poco o niente”, che ci siamo guadagnati con tanta fatica, abbiamo il timore di perderlo. Sembra un brutto tiro mancino da parte del destino, in verità, dal momento che con la nostra immaginazione possiamo creare la realtà, avendo il terrore di venir privati delle nostre cose, disegnamo noi stessi l’avvenimento.

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La vita a volte ci appare proprio crudele. Agisce esattamente dove non dovrebbe. Ma la vita non ne può nulla.

Un’altra situazione che ci riflette il ladro è il nostro agire in modo furtivo e di nascosto. Quindi occorre chiedersi:

Ho mai ingannato qualcuno? Ho mai approfittato di qualcuno? Ho mai agito in modo che nessuno mi vedesse? Ho forse mai rubato qualcosa a qualcuno?… -. …Il parcheggio magari! Il posto in fila alla banca! L’uomo della mia migliore amica! La verginità di quella ragazza al solo scopo di soddisfare il mio piacere personale!

I significati di un’azione sono tanti. Quello che un ladro può mostrarci è molto. Quali sono le emozioni più forti che vi ha fatto provare? Vi siete sentiti defraudati, traditi nella vostra parte più intima? Ora provate insicurezza perché persino il vostro nido è stato violato? Il fatto è che quella insicurezza nei confronti della vita l’avevate già. Il ladro ve l’ha solo chiarificata. Paura di perdere il lavoro, i soldi, la casa, gli affetti e bla… bla… bla… ecco, il ladro ha messo i vostri timori su un vassoio d’argento.

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Ormai quello che vi ha rubato difficilmente lo recupererete ma potrete prendere quel vassoio, con tutto il suo contenuto, e farne buon uso: imparare a fidarvi di più della vita, della grande energia cosmica che ci ha messo al mondo. Imparare a vivere con meno paure e preoccupazioni.

Ok, ma… alla fine, questa mia amica, perché incontra solo uomini tirchi?

Bhè, nel suo caso, visto che la conosco, il discorso è molto semplice. Per lei il denaro è una cosa “sporca”, cattiva, che ha rovinato il mondo e l’umanità. Perché è spendacciona? Perché inconsciamente se ne vuole liberare come se avesse in mano una bomba che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Lei rifiuta il denaro come rifiuterebbe della droga. Vorrebbe averne di più si, perchè sa perfettamente che in questa società se non se ne possiede non si vive, ma fondamentalmente vorrebbe starne senza, come agli albori della creazione dell’uomo quando si viveva del proprio e del baratto.

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Rifiutando dentro di sè i soldi, è normale che gli uomini che incontra non gliene offrono di certo (attraverso avvenimenti intendo). Non le offrono una cena, non le offrono un viaggio, non le fanno un regalo…

Vedere la madre che ad ogni ora del giorno annota sul taccuino spese e ricavi è per la mia amica una fatica. Nota che per sua mamma quella è una fonte di preoccupazione perciò il denaro è una cosa “brutta” che fa del male. Quindi… – Via da me! Non voglio avere niente a che fare con lui! -.

I meccanismi di questi fenomeni non sono naturalmente uguali per tutti. Quello che ho scritto potrebbe non essere valido per voi che leggete ma sono sicura che qualche spunto di riflessione può darlo a molti e soprattutto alla mia amica che ieri mi ha telefonato e mi ha detto – Oh Meg! Io adoro il denaro! Lo amo! E’ meraviglioso! Io ne ho tantissimo e ne avrò sempre di più! -. Brava lei.

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P.S.= La tirchieria è figlia della Paura perciò le persone avare non sono cattive, sono spaventate.

Prosit!

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Io non ho mai approfittato di niente e di nessuno – nemmeno di una zanzara…

Hai appena visto un uomo picchiare violentemente e ingiustamente un cane solo per il piacere di farlo, per sfogarsi con qualcuno, per collera, per qualsiasi motivo e, questa situazione, ti ha fatto crescere dentro rabbia, voglia di ribellione, fastidio, angoscia. Che cos’hai visto? Non hai solo visto un animale che veniva maltrattato, hai visto anche un’azione alla quale possiamo collegare dei termini: aggressività, abuso, sfogo, violenza, approfittamento* (*brutta creazione del sostantivo di un verbo ma legittimata da altre creazioni simili)…

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Sicuramente lo stomaco ti si chiude e pensi che vorresti prendere quell’uomo a calci ma ti sei mai soffermato a chiederti perché, proprio tu, da solo o anche insieme ad altri, sei stato testimone di un atto simile?

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Per poter leggere nel tuo inconscio, cosa praticamente impossibile da fare, l’Universo ti mostra le pagine dei tuoi lati nascosti, scritti durante un’intera esistenza, attraverso le altre persone, le situazioni, gli avvenimenti ed è quindi come se tu ti stessi rispecchiando in quel momento. Ebbene si, dentro di te ci sono quei sostantivi che ho elencato prima oppure ci sono stati. Lo so che può sembrarti impossibile ma vedi, tra tutte quelle parole, che possiamo anche definire sensazioni, sottolineando l’APPROFITTARSI di qualcuno o di qualcosa, vorrei farti ragionare su una conclusione mia personale.

Ho sempre pensato di non avere mai approfittato di nulla e di nessuno nella mia vita. Tant’è che, anche quando avrei potuto farlo, non l’ho fatto pur di dimostrarmi onesta nei confronti della mia coscienza soprattutto. Eppure, nonostante questo, i miei occhi o le mie orecchie mi hanno diverse volte messo davanti visioni e suoni inerenti all’approfittarsi degli altri. – Impossibile! – era il mio resoconto – non l’ho mai fatto! – a costo di non prendermi un merito, a costo di beccarmi una sgridata, a costo di perdere o di dover rinunciare a qualcosa.

Poi, ripensandoci, mi sono fatta delle domande:

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– Hai mai tenuto un canarino in gabbia o un pesciolino rosso in una boccia di vetro?

– Hai mai tirato una sberla a tuo figlio che te le aveva particolarmente fatte girare?

– Hai mai tirato il tuo cane al guinzaglio perché da troppo tempo si era fermato ad annusare la pipì di una cagnetta?

– Hai mai parlato male di una persona mentre questa non era presente?

………. – Hai mai ammazzato una zanzara? –

Ah! Sulla zanzara c’è da dire molto.

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Allora, innanzi tutto non cadiamo nell’estremismo che non serve a niente, parlare di zanzare è quasi assurdo anche perché potresti dirmi che lei per prima ha approfittato di te venendo a succhiarti il sangue. Bhè, in realtà, non è proprio così. Lei non sa assolutamente di farti del male e che ti farà prudere il braccio per un giorno intero. Lei non sa neanche chi sei. Che cosa sei. Forse ti crede una montagna di cibo, lei realizza solo quello al quale la sua necessità la obbliga ma, che sia chiaro, ho ammazzato anch’io delle zanzare. Non solo, alcune le lasciavo spiaccicate al muro in modo che le amiche vedessero e capissero a cosa sarebbero andate incontro…

Il concetto era per me molto chiaro: prima ti parlo, ti spiego, ti ordino di andartene “cara zanzara” (in teoria con la nostra energia dovremmo riuscirci ma… l’è dura). Se non lo capisci, sono cavoli tuoi. Io non vengo nella tana tua e tu non devi venire nella tana mia.

Molto bene, dopo un’ora di “Zzzzzz….Zzzzz….” nell’orecchio, partiva la ciabattata.

Finalmente potevo dormire soddisfatta ma mi ero comunque approfittata della piccolezza di un essere vivente che, senza volerlo, mi aveva dato fastidio. Questo dev’essere chiaro.

Non dev’essere chiaro per far nascere in te dei sensi di colpa ma semplicemente per insegnarti ad osservare quella sensazione. Innanzi tutto la sensazione del FASTIDIO che hai provato (attenzione… è la medesima cosa che vedere un uomo che picchia un cane! Se hai provato fastidio è perché il fastidio è dentro di te!) dovresti eliminarla dalla tua parte intrinseca. Cosa ti da fastidio nella vita? Il/la partner? Il lavoro? Il traffico? Il vicino di casa? I politici?

E, in secondo luogo, riconoscere il tuo approfittare, degli altri o… di te stesso. Non sono solo le altre persone ad approfittare di te, tu per primo “sfrutti” il tuo essere e non sempre in maniera positiva. Hai mai ragionato su questo fatto?

Amarti e perdonarti. Lo fai? No. Ami quella zanzara che hai appena ucciso? No. Anzi…

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Ora qualcuno potrebbe dire – Certo, la amo tantissimo e intanto l’ammazzo! Bello! -. Allora posso anche uccidere il mio collega, però lo amo tanto, tanto. No, le cose non stanno così. Le cose partono dall’incontrario.

Ragiona, quando ti APPROFITTI? Quando devi combattere un FASTIDIO o un BISOGNO.

Approfittarsi è sempre correlato all’appagamento di una nostra necessità. Può essere legata all’estetica, all’umore, all’educazione, economica, di qualche meccanismo strampalato della nostra personalità… ma sempre una necessità è. Ci sono coppie che stanno insieme una vita dicendo di amarsi e invece il loro è solo un silente approfittarsi l’uno dell’altro per non rimanere soli, per avere i bisogni appagati, per avere un ruolo nella vita… etc, etc… ci approfittiamo anche dei nostri genitori, dei nostri figli persino. E mica lo facciamo apposta, sono dinamiche dettate dall’inconscio molto spesso.

Quindi quello che dobbiamo eliminare sono i FASTIDI  e i BISOGNI. Automaticamente non dovrai più approfittarti di nessuno e non ti servirà nemmeno più ammazzare il collega di lavoro. Che ci credi o no nessuna zanzara t’infastidirà più, nessuna formica realizzerà una colonia in casa tua, tuo figlio non ti farà perdere le staffe, il vicino di casa si calmerà, quello che ieri ti ha mandato a quel paese ti chiederà scusa, perché sarà modificando te stesso che modificherai la realtà intorno.

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Quando pensi di non avere dentro di te certe sensazioni, e senti che davvero non ti appartengono, impara a credere all’Universo e abbi fiducia nella vita che invece te le sta mostrando. Purtroppo nel nostro inconscio non possiamo guardare, non siamo capaci, ma possiamo utilizzare questo strumento, questa specie di diario che abbiamo scritto negli anni, e cioè la nostra esistenza, la nostra quotidianità, sapendola ora guardare e comprendendone i messaggi.

Morale della favola: la risposta alle domande che mi sono fatta sul canarino in gabbia, sul pesciolino rosso, sul figlio e sul cane è – Si! -. Ho approfittato di questi esseri per un piacere personale, perché dovevo far veloce per andare a compiere il mio dovere, perché ero stufa ma… nulla di male. L’importante è rimediare nella vita.

Ora però, la prossima domanda che devo pormi è: ho ancora di questi bisogni?

Se la risposta questa volta sarà – No! – avrò capito che posso vivere una vita basandomi su altri piaceri e nessuna situazione dovrà più insegnarmelo.

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Di una cosa sola possiamo approfittare. Delle esperienze. Perché ci insegnano, perché sono occasioni di crescita. Quindi, anziché perdere energia nel giudicarle, impariamo a porci delle domande e a darci delle risposte.

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Voglio aggiungere ancora una cosa: tutto questo naturalmente vale anche per gli avvenimenti belli e amorevoli che vediamo o viviamo. Se in noi c’è amore, gioia, serenità e appagamento, ci capiterà sicuramente di essere partecipi di qualche lieto episodio fosse anche solo una mamma che bacia il suo bambino. Un momento mai banale.

Prosit!

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Chi la fa l’aspetti

Tempo fa ho discusso con un amico che a mio avviso mi ha mancato di rispetto e, quest’ultimo, pur riconoscendo il suo torto, essendo molto orgoglioso, ha chiaramente cercato di evitarmi per un lungo periodo.

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Forse aveva paura che gli trovassi da dire, forse non voleva abbassarsi a venire da me, forse così amico non era… fatto sta che io dopo un po’ iniziai a chiamarlo in quanto avevo bisogno di materiale da parte sua e mi avrebbe anche fatto piacere vederlo ma lui, per una scusa o per l’altra, continuava a rimandare l’appuntamento. Venivo ovviamente a sapere (non abitiamo a New York) che era stato al bar un pomeriggio intero, che era in ferie, che poteva tranquillamente trovare il tempo di incontrarmi ma, come ho detto, non se ne preoccupò.

Sicuramente mi stava insegnando qualcosa attraverso il suo comportamento ma non è questo il tema del mio post.

L’argomento che voglio affrontare in questo articolo nasce grazie ad una delle ultime volte che l’ho sentito (finalmente), pochi giorni fa, abbastanza alterato nei confronti di un suo cliente che da tempo non lo pagava… continuando a rimandare.

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Avete già capito?

Ma tu guarda” pensai “tu fai aspettare me e un tuo cliente fa aspettare te. Che strana coincidenza!

Ebbene si. E’ proprio così. Funziona esattamente in questo modo.

Lui se n’è completamente infischiato delle mie richieste. Prendeva tempo. Mi ha dimostrato menefreghismo. Al di là del motivo che aveva dentro, ai miei occhi è apparso come qualcuno che aveva più tempo per altri che per me. Stessa cosa ha fatto quel cliente con lui. Ha preso tempo, ha dato soldi prima ad un altro che a lui, se n’è fregato di pagarlo.

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Questo perché? Perché la vita è cattiva e vendicativa? No. Perché il suo cliente si è messo d’accordo con me e ha deciso di fargliela pagare al posto mio? Assolutamente no! Lui, il mio amico, ha emesso quelle frequenze. Lui ha emanato quelle sensazioni (verso di me e verso l’energia) e quelle sensazioni gli stavano tornando. Da come si può notare, persino in modo anche più grave, nel senso che io senza il suo materiale vivevo bene lo stesso, ma lui senza quei soldi invece avrebbe dovuto faticare parecchio per pagare le spese.

Il senso della citazione “Chi la fa l’aspetti”, sulla quale ci sarebbero da dire mille cose, in realtà è un po’ questo, ossia ricevere le stesse sensazioni che si sono regalate, anche se attraverso una situazione diversa completamente. Potrei citare anche il famoso detto “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a teche non è soltanto un valore morale ma molto di più. E’ una questione di fisica.

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Naturalmente, il mio amico, di tutto questo giro di frequenze emesse e di questi riflessi non se n’è nemmeno reso conto, è convinto di essere nella ragione più totale verso il suo cliente, non si pone alcuna domanda a riguardo e, probabilmente, se glielo dicessi, mi prenderebbe anche per stupida ma non fa niente. Io sono convinta che un collegamento c’è eccome.

La cosa buffa risiede anche nelle parole che il mio amico dedicava al suo debitore parlandomi al telefono:

E’ uno stronzo, mi aveva detto che avrebbe pagato ieri invece non l’ha fatto, sono già cinque volte che gli chiedo di farlo e lo sollecito, ma chi si crede di essere?!

Oh! Le stesse parole che io dicevo di lui! Cambiavo solo il verbo pagare con il verbo venire, ma le frasi erano identiche!

Se entro oggi non paga lo mando a quel paese, sai quanti ne trovo come lui più onesti e più puntuali? Hai presente quando vedi la gente che proprio se ne sbatte di te, che nervoso Meg…

Ma pensa… oh, lo so, lo so… capisco perfettamente!

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E allora facciamocele due domande a volte. Perchè mi sta accadendo questo? Quando ho fatto vivere a qualcun altro qualcosa di simile? Perchè sto vivendo questa situazione? Le modalità possono cambiare ma il senso è il medesimo.

Ovviamente la stessa cosa vale per me, ne sono cosciente. E’ un giro continuo, un frenetico rimbalzare di onde energetiche.

E’ difficile a volte riuscire ad individuare quando ci siamo comportati allo stesso modo anche perchè può essere passato diverso tempo, ma solo comprendendo come funziona l’energia si è già fatto un grande passo avanti.

Prosit!

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Il grande potere dell’Ingenuità

L’ingenuità non è più ammessa.

Pensano di te che sei una persona buona, una persona di cuore ma appena provi ad esternare un umile pensiero vieni scanzonato, deriso, considerato un poverino.

Appena speri e manifesti la tua fiducia diventi un fesso.

– L’ Universo non lascerebbe mai senza cibo una bocca che lui stesso ha creato – (proverbio africano)

Non cedere. Non permettere che questo freni la tua purezza.

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L’ingenuità appartiene ai bambini, ad esseri incontaminati che non conoscono il male.

Segui il tuo istinto per evitare i pericoli, ascolta lui, ma non eliminare l’ingenuità dalla tua vita.

La sagacità, la furbizia, la scaltrezza, le hai già. Ti basta non aver paura e tirarle fuori al momento del bisogno.

Questo non significa che devi soffocare la tua innocenza, la tua meravigliosa semplicità perchè è proprio la più grande ricchezza che ti appartiene, della quale tutto il mondo ha bisogno.

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Non sentirti deriso. Devi riuscire a sentirti unico per questo. Speciale.

Non sentirti impotente, non vergognarti. Appartieni alla freschezza di questa terra. Sei il suo frutto migliore.

Continua a proclamare le tue stupide frasi a gran voce, continua ad essere tu.

Continua a compiere quelle sciocche azioni, sono figlie tue.

Non c’è giudice che possa valutare.

Solo tu puoi dare a qualcun altro tale potere.

Non farlo. Il potere è tuo ed è proprio nella tua autenticità.

Sei nato goffo ma poco t’importava. Per te era molto più importante muoverti con passi incerti, ma scoprire.

Sei nato scienziato, scopritore e non eri attento alle tue movenze e ai tuoi pensieri.

Andavi avanti utilizzando solo i sentimenti. Eri focalizzato solo su di loro.

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E’ l’ingenuità che permette a questi ultimi di uscire e traboccare. Di riempire la tua vita. Un’ingenuità che devi lasciare libera in qualsiasi quantità, altrimenti soffocandola, soffocherai anche le tue emozioni.

E pensa… l’unico motivo per il quale ti ritrovi ad doverla chiudere stretta in un imballaggio è il giudizio degli altri. Può essere questa una motivazione tanto importante da uccidere la tua natura?

Sii ingenuo. Sii te stesso. Non dimenticarti mai chi sei. Non dimenticarti mai chi eri.

L’ingenuità è potere, è fatta di energia.

E’ la tua bacchetta magica che vibra. Non spegnerla.

I bambini sono senza passato ed è questo tutto il mistero dell’innocenza magica del loro sorriso – (Milan Kundera)

L’ingenuità ti permette automaticamente di comportarti come meglio credi senza mai mancare di rispetto a nessuno. Ti permette di fare ciò che ti fa stare bene. Ti permette di essere libero.

L’ingenuo non tradisce. L’ingenuità non si affianca alla malignità. L’ingenuità è piena d’amore.

Prosit!

photo nonsprecare.it – bachguthof.it – donnaclick.it

Che tipo di persona sei se hai le Dita dei Piedi Unite?

Cosa significa avere le dita dei piedi unite tra loro? In termini medici significa avere una deformazione, chiamata sindattilia, che può colpire in modo grave o meno le dita delle mani e dei piedi unendole tra di loro. Comporta varie e numerose forme di anomalia ma quella di cui vorrei parlare oggi è l’unione tra il secondo e il terzo dito del piede che diverse persone hanno come vedete nell’immagine qui sotto.

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Può colpire un solo piede o entrambi e, fortunatamente, non è da considerarsi in questo caso, una deformazione grave.

Le dita protagoniste si chiamano Billuce (il secondo) e Trilluce ( il terzo) e rappresentano, in ordine, il nostro Istinto e la nostra Aggressività. Ossia il reagire senza pensare addizionato ad una forma di violenza che tutti quanti abbiamo, chi più chi meno. Una violenza in grado anche di salvarci in certe occasioni della vita e, il dito che la simboleggia, pur sembrando il più antipatico tra tutti, è invece molto utile per leggere la personalità di un essere umano.

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Quando incontro persone che mostrano questa particolare caratteristica mi pongo a loro in modo sempre gentile perché sono solitamente persone molto generose ma è bene non farle arrabbiare. Hanno, come si dice, “l’incazzatura facile” ecco.

Questo non vuol dire che siano cattive o poco piacevoli anzi, ma preferiscono imporre il loro ragionamento e gradiscono molto che venga fatto come dicono loro.

non sono arrabbiato con te..

Il Billuce, dito dell’Istinto, lavora in questo caso in stretto contatto con il Trilluce dell’Aggressività ed è facile comprendere come questa Aggressività sia appunto istintiva e poco ragionata. Si pensi che è legata addirittura ai nostri istinti primari. Prevalentemente viene mostrata attraverso occhiatacce e tono perentorio ma, con un’infinita dose di dolcezza, queste persone possono essere conquistate senza alcun problema e arriveranno persino a stimarci. Accadrà la stessa cosa anche se riusciamo a tenergli testa ma non dovremmo farlo in modo sgarbato e nemmeno da ruffiani, non lo sopportano, e non sopportano le persone mollicce senza midollo.

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Hanno bisogno di avere accanto persone meno “forti” di loro ma presenti, che ci sono e ci saranno sempre, hanno bisogno di potersi fidare. Ciecamente.

Gli sconosciuti verranno infatti osservati e studiati attentamente da loro che si trasformano in uno scanner e fanno ad ognuno una radiografia proprio per assicurarsi di potersi “aprire” senza timori. Ecco anche perchè sono tipi che giudicano parecchio chi hanno di fronte, ma hanno anche un’ala protettiva molto ampia, sotto la quale, colui che vi trova rifugio può vivere tranquillo e completamente protetto.

Sono persone viscerali che le cose non te le mandano a dire e vivono molte situazioni “di pancia”.

Possono avere diversi disturbi fisici in quanto per loro trattenersi, quando qualcosa non va come vogliono, è davvero uno sforzo e, se sono obbligati, quando questo accade, si sentono rodere dentro. Dovrebbero imparare ad accettare un po’ di più gli avvenimenti e lo dico per il loro bene.

Un loro difetto? Quello di credersi una spanna sopra agli altri ma non bisogna incolparli per questo. Sanno gestire varie situazioni e sapendo di avere determinate responsabilità in ambito familiare, o lavorativo, o nei confronti di una persona, grazie a questo loro “vanto” personale riescono a non cedere, donando a loro stessi, continuamente, la forza di andare avanti e far sì che le cose vadano sempre per il meglio.

Non passano inosservati in una compagnia anche solo per l’energia che emanano.

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Nelle persone molto Yang, pari ad un lato del corpo ma che in vari individui prevale in tutto il soggetto, le due dita corrispondono al Desiderio e sempre all’Aggressività mentre, per le persone più Yin, le caratteristiche si basano sui Sentimenti e la Creatività. C’è sempre una correlazione, tant’è che il Sentimento è nettamente più istintivo che ragionato così come il Desiderio, mentre la Creatività, seppur lavora anche con la mente, è in qualche modo collegata all’Aggressività perché creando si agisce e l’Aggressività* è una peculiarità che fa comunque agire. Non dovete pensare alla Creatività solo come forma d’arte. La Creatività è simile all’ingegno e anche, ad esempio, creare un’idonea trappola per catturare un animale (parlo dei nostri antenati) si collega ad una forma di espressione dell’estro.

La parte Yang, ossia quella destra, è la parte anche inerente alla mascolinità di ognuno di noi. Sappiamo bene che tutti gli esseri umani sono composti da una personalità maschile e una femminile, poi nella maggior parte dei casi, a seconda del sesso, una di queste prevale. Quella Yin è ovviamente quella sinistra, quella femminile. Sottolineo questo perchè, come dicevo prima, accade che questa forma di sindattilia si ha in un solo piede.

Perciò quella destra, quella del PADRE, è quella forte, perspicace, coraggiosa, legata all’azione, che sa valutare il pericolo, che sa orientarsi, più tecnica: Aggressività.

Quella sinistra, quella della MADRE, è quella sensibile, che sa organizzare, empatica, affettuosa, che ha fantasia, più filosofica: Creatività.

Le ho divise per spiegarvele ma sono ovviamente collegate l’una all’altra come ripeto.

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Dopo tutte queste parole, tali persone, potrebbero sembrare impavidi guerrieri invece sanno essere anche molto sensibili e alcuni persino titubanti non per niente cercano di nascondere questo loro difetto indossando sempre scarpe chiuse anche in estate. L’Aggressività mostrata è infatti in questi casi una forma di difesa nei confronti di un carattere invece pieno di paure e incertezze che ha timore ad affrontare la vita.

Ormai sapete che c’è sempre un equilibrio tra concreto e non e, molto spesso, quello che si dice a voce non è quello che realmente si è o si farebbe.

Sono insomma soggetti particolari, per nulla banali, d’altronde, una bella particolarità ce l’hanno in quei loro piedi e… i piedi parlano!

Ora, sapete anche che cosa vi stanno dicendo e la parola d’ordine è: rispetto.

Vogliono essere rispettati. Come dargli torto?

Prosit!

 

* da Wikipedia – Nell’etologia in generale (e nell’etologia umana in particolare) col termine Aggressività s’intende l’impulso istintuale ad aggredire animali di altre specie o della propria al fine di attentare alla loro esistenza, per cibarsene nel caso di specie predatorie carnivore, o comunque di provocare loro lesioni o danni diffusi. In altri termini, l’Aggressività è letta dagli etologi come funzionale alla soddisfazione degli obiettivi primari: mangiare e copulare. Si ha aggressività per difendere un territorio, per proteggere i propri piccoli, per organizzare la scala sociale gerarchica all’interno di un gruppo nelle specie sociali.

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Io mi offendo, cos’altro potrei fare?

Che tu ci creda o no, quando una persona ti offende (ossia riesce ad offenderti), qualsiasi cosa ti dica, anche la più brutta, sta in realtà toccando una tua debolezza. È da lì che nasce quello che noi chiamiamo offesa.

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Il moralismo e il bon ton che tutti conosciamo, indicano che, a prescindere, alcune cose non vanno dette, fanno parte di una legge etica e morale che tutti quanti abbiamo e dovremmo avere ma, quello che vorrei sottolineare oggi, è ciò che si prova nel cuore quando si riceve una frase che non ci piace e che intacca il nostro orgoglio, al di là di quello che la legge civile ha stabilito. (Tant’è che, negli ultimi tempi, alcuni impropèri, soprattutto se senza minaccia, non sono neanche più denunciabili).

Le parole sono in realtà solo vento, ma nel momento in cui riescono a “toccare” significa che questo vento è diventato tangibile e doloroso. C’è un detto che dice – le parole fanno più male delle botte – è sicuro, lo capisco bene, non sono estremista, siamo umani, ma fondamentalmente è un proverbio sbagliato.

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E’ sbagliato perchè, come dicevo prima, la debolezza è tua e non dovresti avere di queste debolezze secondo le leggi universali che ti reputano loro “figlio”, ossia parte di esso. Vale a dire un handicap con il quale il tuo inconscio ha deciso di farti vivere e tu accetti senza fare nulla per migliorare. Lo accetti perchè non te ne rendi sicuramente conto, ma la puntura che senti quando vieni umiliato, è proprio l’avviso che dovrebbe farti drizzare le antenne.

Se ti amassi completamente non avresti debolezze, non ci sarebbe posto per loro, saresti pieno d’amore e riceverai solo amore perchè trasmetteresti solo amore.

Ma la cosa più grave, che non si capisce, è che l’importanza che dai a quell’offesa ricevuta si ripercuoterà sul tuo fisico più avanti nel tempo. Le basta concretizzarsi e poi…. zack! Ecco presentarsi la malattia, il malessere, il disturbo che ti colpisce e ti chiedi come mai stai così male. Poi, ti prenderai due medicinali e tutto tornerà come prima… fino alla prossima volta.

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Nel caso, è molto meglio una sana arrabbiatura, da non trattenere, senza astio o rancore.

Ma la colpa non è di chi ti ha mancato di rispetto. La responsabilità (perché non si parla mai di colpa) è tua! Tu hai dato potere a quella frase. Hai permesso ad un insieme di parole, hai permesso ad un altro essere umano di renderti triste, o arrabbiato, o angosciato, o stizzito, o incazzato. E’ assolutamente una cosa da non fare. Nessuno può avere il potere di cambiare il tuo umore.

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Senza contare di quante volte ti offendi da solo, come quando ti metti i pantaloni lunghi anzichè corti perché ti consideri grasso, o come quando vuoi far credere di avere tanti soldi anche se non è affatto vero, o come quando rispondi obbediente come un cagnolino ad ogni dovere che non ami, o come quando, per l’appunto, reagisci ad un’offesa in malo modo, facendoti corrodere dalla mortificazione. Hai offeso te stesso. Hai dato ad un altro la possibilità di metterti sotto la suola delle sue scarpe.

Come dicono a Roma, e come dice mia mamma, dovresti semplicemente pensare “me rimbalza!“.

Ora tu dirai che vivendo in questo modo si diventa insensibili. Non si prova più la passione né nel bene, né nel male, ma il fatto è che se davvero vuoi essere figlio dell’Universo dovresti capire che esso non ha le nostre stesse sensibilità.

A lui non interessa minimamente di quello che esce dalla bocca di qualcuno, anche perché, le sue leggi dicono che se hai ricevuto una determinata frase (e questo vale anche per i complimenti) è perché in un modo o nell’altro te la sei cercata.

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Mi spiego meglio. Ogni cosa che ci viene detta, ogni situazione che viviamo e ogni persona che incontriamo nel nostro cammino, ci stanno semplicemente facendo vedere un qualcosa che già è dentro di noi e che noi abbiamo trasformato in realtà per viverla (e per imparare a migliorarci). Se una cosa è bella ci limitiamo a gioire senza renderci conto che siamo stati bravi e potremmo crearne altre mille di situazioni così. Se invece una cosa è brutta ci limitiamo ad angosciarci senza capire che è uscita da noi per mostrarci il male che fa ed insegnarci.

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Insomma, ci limitiamo in ogni caso e questa è proprio la parte negativa. La limitazione che abbiamo. E abbiamo sempre. Siamo un insieme di energie e forze di una potenza devastante ma conduciamo miseramente una vita limitata.

La stessa cosa vale per l’offesa ricevuta. Non ti sto dicendo di condonare o di permettere alla tale persona di insultarti ancora, falla smettere. Ma non limitarti a reagire, o a offenderti, o ad arrabbiarti. Quella persona ti ha appena dato in mano uno strumento. Si, è solo vento, ma diventa tangibile, ho detto, ricordi? E allora prendi questo strumento, studialo, osservalo, perché è arrivato a te? Bene, ora cosa ne puoi fare di bello? E fallo. Forse, secondo a quanti anni hai, risulterà difficile modificare quello che per una vita intera è stato un modo di vivere, ma se insegnerai questo ai tuoi figli, ancora in fase di maturazione, li farai vivere senz’altro meglio.

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Senza contare che impareranno davvero cosa significa usare l’acqua per spegnere il fuoco e non cercare di spegnere un incendio con il fuoco stesso ma, con questa frase, non vorrei passare per una perbenista delle fresche frasche quale non sono.

Il fatto è che ai tuoi figli nulla li spaventerà più perché sapranno costruire, da ogni cosa, un qualcosa di utile e positivo soprattutto per se stessi e questa positività si rifletterà continuamente in loro e attorno a loro.

Lo ripeto, non sono assolutista, né estremista e un sano – Vaff…. – ci sta sempre più che bene ma è quello che accade dentro di te che devi imparare a trasformare e attenzione a non reprimere.

E ora, per finire, voglio scriverti ancora una volta, come feci tempo fa, una splendida frase di Salvatore Brizzi:

Quando dai la colpa a qualcuno gli stai dando anche Potere, il tuo Potere. Gli dai il Potere di renderti felice o infelice. Ma se una persona o un evento possono renderti felice o infelice, allora tu non sei un uomo libero, sei un servo; sei condannato a vivere sperando che nessuno ti faccia mai niente di male. Se hai questa consapevolezza sei una maga o un mago; se non ce l’hai sei una vittima, un piegato, un lamentante.

Prosit!

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Come i parenti dovrebbero vivere la fine della nostra storia d’amore

La fine di una storia d’amore importante, è solitamente vissuta come uno dei più grandi drammi che percuotono la nostra esistenza. Lo so che non è sempre così ma, molto spesso, per la famiglia intorno soprattutto, si parla di una vera e propria tragedia. I parenti si preoccupano, si angosciano e, nei loro pensieri, inizia a prendere vita un vero e proprio sfacelo nei confronti dei nipoti, della figlia che magari ha solo un lavoro part-time, o nei confronti di loro stessi e di quello che penserà la gente.

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Figli di un’educazione, secondo me errata, educata molto dalla religione e dal perbenismo, che vede l’essere umano accoppiato con la stessa persona per tutta la vita, quando una storia d’amore arriva al capolinea è come se avvenisse un fallimento, un grande problema, una disgrazia.

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Ad accentuare questo stato delle cose sono i soggetti protagonisti, ossia la coppia che si separa. Se uno dei due era uno scellerato allora, ancora ancora, si può accettare tale separazione ma, quando le persone in ballo sono fondamentalmente due brave persone che avrebbero potuto andare d’amore e d’accordo (come hanno fatto “mamma e papà”), il boccone non si riesce davvero a mandare giù.

Ecco che allora i genitori, magari anzianotti, iniziano a provare più ansia e più tristezza dei due che, incomprensibilmente, hanno deciso di avere due vite diverse.

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La settimana scorsa una mia amica si è separata dal marito, lei parla solo di “un periodo di pausa” ma la madre, non accettando nemmeno questo, incontrandomi per strada e con un bisogno estremo di sfogarsi, ha riversato su di me tutta la sua disperazione. Piangendo continuava a toccare questi punti:

E adesso come farà M. (la mia amica) che è senza lavoro

E i bambini soffriranno

La gente crederà che si sono fatti le corna

Non capisco perché debbano distruggere tutto anziché costruire

Etc… etc….

Senza rendersi conto che, lei per la prima, stava distruggendo il futuro di sua figlia anziché creargliene uno roseo con i propri pensieri.

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Tolto il fatto che comprendevo bene la sua preoccupazione e ha ricevuto da me tutta la consolazione e l’aiuto che potevo darle, non era per niente favorevole ciò che stava creando con la sua mente e la sua immaginazione. Un mare di disgrazie. Un futuro negativo. Ecco quando si dice che si chiude una porta e ci focalizziamo a guardare solo quella porta chiusa anziché il portone di fianco che si è appena aperto.

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Facile! – direte voi. No, non è facile ma non è nemmeno esatto. Ragioniamo in questo modo perché la società in cui viviamo ci ha portato a ragionare in questo modo. Se automaticamente pensi che tua figlia non riuscirà a mantenere lei e i suoi bambini da sola, sarà normale che non riuscirà (!) e la gente continuerà a pensare che se una coppia si separa la donna che faceva solo il part-time non si manterrà da sola. L’immaginazione ha una potenza indescrivibile! Bisogna essere realisti e onesti a mio avviso. Se per voi non è vero o è impossibile che quella donna potrà avere un futuro comunque bello allora posso dire la stessa cosa nei confronti del suo futuro che voi vedete brutto perché entrambe le situazioni sono ancora irreali appartengono appunto al futuro: non esistono ancora! Inizieranno a formarsi concretamente dopo che le abbiamo… immaginate! Ed è proprio in quell’esatto istante che dovremmo immaginarle nel migliore dei modi.

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Uno dei due figli della mia amica, il maggiore, ha detto alla nonna – Ecco, adesso non potrò più andare in piscina perché la mamma non potrà più pagarla –. La nonna ha risposto al nipote di non preoccuparsi ma, in cuor suo, sapeva e credeva che il nipote stava dicendo il vero. Perché è impossibile pensare che la ragazza possa conoscere un altro uomo e il nipote possa andare sia a piscina che a cavallo? Oppure che la ragazza trovi un lavoro così redditizio da permettere ai propri figli due sport anziché uno? L’Universo ha infiniti mezzi per darci ciò che desideriamo, alcuni davvero strambi, ma siamo noi che non li consideriamo perché ci sembrano impossibili. Perché solitamente la realtà è questa, ma è questa perché così la formiamo. E’ un gatto che si morde la coda.

Quello che sarebbe idoneo, secondo me, è pensare che tutto andrà bene, che tutto andrà per il meglio e che le cose cambieranno solo in positivo. L’Universo non ci vuole male, ci vuole bene ma otterremo solo il male se guardiamo esclusivamente verso di lui già convinti di esserne vittime. I cambiamenti di vita che si affacciano nella nostra esistenza in realtà nascondono sempre una soluzione positiva perché sono degli stop che l’Universo non vive come noi. Per lui sono solo modifiche atte al migliorare ma per la nostra parte emozionale diventano incubi e incubi saranno.

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La fine di una storia d’amore è vita! E’ piena di emozioni, è piena di cose nuove, è piena di nuovi progetti, di migliorie. Può insegnare a crescere e, dal momento che non è detto che debba essere finita per sempre perché i periodi di pausa esistono davvero, può solo ampliare un qualcosa di bello che già c’era. Ma noi buttiamo tutto via. Da lì, la tristezza genera tristezza, la paura genera rabbia, la rabbia genera vendetta e così via… e anche quando ci si era promessi che …per i figli si sarebbe andati d’accordo… ecco che poi non si riesce e il rancore supera tutto.

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Quando una storia d’amore finisce si piange, ci si preoccupa, si sente un peso sul petto, si! Ma tutte queste sensazioni ti stanno dicendo che sei vivo! In quel momento di vulnerabilità e sensibilità hai un’energia potentissima che se sfruttassi al meglio non potrà che arrivarti il meglio! Immagina cose belle per te! Tutto il possibile e l’impossibile, nell’Universo c’è tutto in abbondanza! Che siano di nuovo con la stessa persona che ritorna, che siano con un nuovo compagno di vita, l’importante è che siano situazioni gioiose per te e per i tuoi figli (molto più forti di noi e che spesso siamo noi stessi a rendere infelici).

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Il mondo ti sta crollando addosso perché tu vedi così. E’ più che normale vivere la disperazione, fa parte della vita anch’essa, ma a questa disperazione devi dare un colore, e quel colore deve essere allegro, vivace, sgargiante! Il nero non è accettato.

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Come avevo già scritto qui https://prositvita.wordpress.com/2015/05/25/finche-morte-non-vi-separi/ due persone stanno insieme fin tanto che hanno da scambiarsi l’un con l’altro un qualcosa. Ti consiglio di leggerlo. Un insegnare e un imparare a vicenda, dopodiché basta, ci sono altre persone al mondo che hanno quei bisogni e ci stanno aspettando. E tu hai ancora molto da imparare. Ripensa alle tue vecchie storie, ai tuoi/alle tue ex. Cos’hai dato e cos’hai ricevuto da loro anche se le consideri cose sgradevoli?

Se può tornarti utile fai leggere questo articolo ai tuoi preoccupatissimi genitori e fagli leggere anche questo che ti ho appena consigliato, magari ti aiuta e aiuta loro che, in realtà, sono solo vittime di tanta paura e non ne hanno colpa.

E non capiscono che dovrebbero semplicemente pensare “Wow! Che meraviglia! Chissà quante cose belle accadranno ora?! Cos’avrà in serbo di magnifico l’Universo per noi?”. Sembra un’eresia vero? Non è così.

La cosa principale, della quale devono preoccuparsi ora, è solo quella di esserci per te e non farti mancare la loro presenza.

Prosit!

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E’ solo una Carezza…

Dovremmo essere spontanei come i bambini che, quando vogliono una carezza, ti prendono la mano e se la mettono sul viso – (Mesmeri, Twitter)

Quando sei un fiore, ti basta una carezza.

Quando sei un animale, ti basta una carezza.

Quando sei un bambino, ti basta una carezza.

Quando sei un anziano, ti basta una carezza.

Cos’hai di più, rispetto a loro, ora che sei adulto, non più piccino ma nemmeno vecchio, e una carezza non ti basta?

Cos’hai di meno?

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Una carezza denigri, reputi un povero gesto.

Con una carezza non diventi ricco, non mangi, non acquisti l’abito che fa tendenza.

Una carezza non ti dona la gloria, la fama tanto ambita e quanto è inutile riceverla, tanto è faticoso darla.

Cosa c’è in fondo in una carezza? Un contatto, un po’ di pelle, una sinapsi, cose così, banali.

Troppo banali per viverle.

Quel tocco lieve, così presente, così profondo.

Quel patetico sfioramento che penetra nelle viscere e le scuote.

Cos’è mai una carezza? Un gesto così inutile che preferisco privarmene, che non ricevo, che mai offro.

Palpare il viso di un altro, tastargli il cuore. E’ il nulla.

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Quante carezze hai ricevuto oggi?

Quante ne hai fatte?

Non ai tuoi figli, non al tuo cane, non a tua madre. A quelli come te.

Ho imparato che ogni giorno dovresti spingerti a toccare qualcuno. La gente ama una carezza affettuosa, o soltanto un amichevole pacca sulla schiena – (Maya Angelou)

Ma dire che una carezza può addirittura avere un potere terapeutico, è ormai scontato, non ci si fa nemmeno caso. Quanta buona energia possa essere racchiusa in un solo gesto sembra impossibile o da non tenere a mente. Queste sono cose che dice lo psicologo, la persona spirituale, il credente che ripete le parole del suo Dio. I fanatici del Peace&Love, della New Age.

Mi da persin fastidio accarezzare qualcuno. Toccare quella pelle che non mi appartiene sotto nessun punto di vista. Mischiare le mie cellule epiteliali alle sue. Al suo sudore, al suo odore. A sentire sotto al mio palmo una consistenza che non mi è familiare. Ne ho quasi paura, e se non è timore è ribrezzo.

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E poi, cosa mai potrà pensare di me quel qualcuno? Quel qualcuno al quale ho invaso la zona più intima tra le distanze prossemiche interpersonali? Al quale ho effettuato un’incursione nello spazio vitale senza permesso.

Per alcuni è persino un fastidio essere toccati, sfiorati, baciati. Il loro scudo protettivo non dev’essere oltrepassato e vanno rispettati.

I dinosauri si sono estinti perchè non li accarezzava nessuno – (Anonimo)

Cos’è questo contatto? Non siamo scimmie! Cos’è questa confidenza?

Quante carezze hai ricevuto oggi?

Quante ne hai fatte?

A chi è come te, uguale a te.

Quante carezze hai custodito dentro senza mostrarle? E sono ancora lì, ad ammuffire, come le radici di una pianta avvolte dentro ad un retino di plastica, sotto terra, nascoste, affinchè la pianta possa morire e tu spendere ulteriori soldi per comprarne un’altra senza saperti dare una spiegazione.

Eppure, le davo l’acqua… Eppure le davo il sole…. Eppure l’ho protetta dal vento… – ma la sua parte più preziosa è morta, perché nascosta, nessuno ha potuto vederla.

Nascosta dentro, al centro, come il cuore di ognuno di noi.

La carezza è questo. E’ lo strumento che ci permette di guardare sotto terra, di liberare radici che soffocano costrette. E’ il proiettile di un cecchino che colpisce nel punto più esatto senza fare male.

L’unico dolore che si prova è quello della nostra stessa paura, ed è dolce, insinuante, affilato come una katana.

La carezza non fa male. Brucia sui graffi mandando in estasi. La carezza è l’atto più amorevole che le nostre mani possono compiere.

Se non sai che fare delle tue mani, trasformale in carezze – (Jacques Salomé).

Prosit!

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Il Potere è nelle Cosce

Che titolo hot vero? Ma è proprio così!

Come avevo anticipato sulla mia pagina FaceBook qualche giorno fa, voglio parlarvi di una parte del corpo spesso sottovalutata ma, come tutto il resto, anch’essa molto importante. Mi riferisco appunto alle cosce prese sovente in considerazione solo per farle dimagrire, per tonificarle o per ungerle con qualche miracoloso cosmetico.

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Nonostante siano parti del corpo fondamentali sia per i maschi che per le femmine, in questo post, mi rivolgo principalmente alle donne, sia giovani che no, perché avendo ultimamente passato due intere giornate al mare ho potuto notare come, la maggioranza del sesso femminile, abbia queste zone molto sviluppate, più grandi del normale, sproporzionate quindi al resto del corpo. Non parlo dell’essere grasse ma di una sproporzione molto presente in diversi soggetti che, più accentuata o meno, risulta a volte essere un difetto poco piacevole per chi ce l’ha.

Domenica turistica 08072012 la Spiaggia di Alassio

Capirete inoltre che è, in natura, una caratteristica più femminile che maschile.

Il corpo umano è per me un meraviglioso contenitore comunque esso sia e, senza alcun tipo di giudizio, mi piace osservarlo, leggerlo, ascoltare cos’ha da dirmi. Deformazione professionale ovviamente, potete anche dirmi di farmi i cavoli miei! Ma così è.

Ebbene, veniamo alle nostre cosce, queste cosce che per via del muscolo, per via di un edema, per via della ciccia, della costituzione e di molti altri fattori possono essere troppo grosse rispetto al resto della gamba e, naturalmente, dobbiamo prendere in considerazione anche i glutei dai quali esse partono.

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Come spesso vi ho detto, le gambe sono il nostro avanzare nella vita. Simboleggiano il nostro andare avanti o, eventualmente, il nostro non riuscire più ad andare avanti. L’arrancare, il soffermarsi e via discorrendo.

Quando si soffre di ristagno di liquidi (edema) c’è una situazione dalla quale non riusciamo a uscire ad esempio, quando c’è un dolore, c’è un senso di colpa ( a seconda del dolore), quando c’è una cattiva circolazione c’è paura delle cose nuove (e mancanza del flusso della gioia) e potrei andare avanti all’infinito ma, al di là dei vari motivi indicanti il problema che ci affligge, le cosce sono la parte più robusta della gamba.

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Al loro interno c’è l’osso più lungo di tutto il nostro corpo, ossia il Femore, simbolo indiscusso della nostra potenza di agire.

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E’ l’osso sul quale, sembra incredibile, facciamo forza quando ci troviamo davanti un avversario o ci ritroviamo a vivere una situazione ostile da superare “combattendo”. Fortunatamente di nemici non ne abbiamo granchè, non siamo in un film, ma per il nostro – IO -, i nemici sono tutte quelle persone che hanno nei nostri confronti un comportamento che non ci regala un totale benessere anche se magari, queste persone, le amiamo a dismisura.

Il nostro inconscio è fatto così perciò: padre, madre, figli, coniuge, datore di lavoro, amici, possono essere per noi persone amate ma, per la nostra parte intrinseca, scomodi personaggi che minano al nostro benessere olistico con costrizioni magari, o tarpandoci le ali, praticamente, non permettendo al nostro potere di elevarsi.

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Non si può però, o non si riesce, sovente, ad andare contro questi individui che peraltro stimiamo e ammiriamo ed ecco che le cosce s’ingrossano. Si allargano o s’irrobustiscono, ingrassano o si gonfiano. Devono essere belle solide (non c’entra niente con l’essere sode) per sostenerci. Guardate bene questa immagine qui sotto.

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Le tre ragazze che mimano la partenza di un attacco, hanno le gambe in posizione mentre, i due ragazzi dietro, sono rilassati e tranquilli. Immaginate di dover tirare un pugno a qualcuno, di attaccare, immediatamente come mettete le vostre gambe? E noterete come il focus va nelle cosce. Proprio come un pugile. Questo accade anche nello sport, all’inizio di una corsa e in varie competizioni della vita. Il messaggio è: PER NON CEDERE. Per non cadere. In ogni senso.

In questi due giorni di mare, su cento donne di ogni età, non esagero, ma ottanta erano così. Vivono ossia in una continua lotta inconscia nel cercare di non cedere. Non cedere in famiglia, non cedere a scuola, non cedere nei confronti dei figli, del lavoro, davanti alle amicizie. Un problema meno comune nell’uomo che, su certi aspetti, è più menefreghista, (come natura vuole, non è un’offesa assolutamente) e ha altri tipi di paure, di timori, di bisogni. E’ giusto che sia così. Al di là dell’allenamento fisico.

La donna che invece ha cosce normali e ben proporzionate al suo corpo, non significa che non abbia dovuto lottare nella vita o non stia lottando tutt’ora, ci mancherebbe, ma semplicemente ha un metodo di “guerra” diverso, basato su altre condizioni e potrà comunque riportare diversi criteri su altre parti del corpo a seconda di dov’è per lei il fulcro della battaglia.

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Care donne con le cosce grandi, siete quindi semplicemente esseri meravigliosi, non fatevene un problema, siete delle lottatrici e mi auguro non stiate a porvi dispiaceri davanti alla foto di una modella photoshoppata alla quale è stato deciso di nascondere le proprie paure. L’unico difetto che avete, se posso, è quello di non rispettare abbastanza voi stesse.

E il sedere? Per quel che riguarda i glutei, come accennavo prima, averli grossi, dai quali appunto partono le cosce altrettanto grosse, significa desiderare il potere sugli altri. C’è sempre un legame al potere. Forse perché se ne ha avuto poco nella vita e si è sempre subito quello degli altri ai quali abbiamo dato modo di farci sentire inferiori, oppure perché fino ad una certa età lo si ha avuto e di colpo non più. Prendiamo ad esempio una bimba, molto viziata e accontentata in ogni suo desiderio, che si trova poi da adulta a fare i conti con la realtà, con un marito magari diverso dai genitori, dei figli che pretendono e un datore di lavoro che non ha certo intenzione di assecondarla.

Sui glutei inoltre ci sediamo, ci rilassiamo, mettiamo uno stop alle nostre attività. Ci si siede quando si è stanchi. Stanchi anche di “lottare”. Ovviamente non mi riferisco ai lavori sedentari creati dall’essere umano.

Ci sono tantissimi esercizi fisici da fare per rassodare e snellire le cosce o sgonfiarle ma, ad essi, dovete assolutamente correlare anche il vostro pensiero di crescita e di benessere dedicato al vostro POTERE. Un pensiero di rispetto totale verso il vostro Essere lasciando andare il giudizio, così come la paura di essere giudicate, e permettendosi di dire un po’ più di  – No -. Rilassatevi, la vita non è una continua lotta. Così facendo l’attività fisica e una sana alimentazione, da non dimenticare mai, avranno sicuramente più successo.

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Ebbene si, il potere è nelle cosce. Individuate quale sia il vostro punto di scontro, quello che non vi permette di vivere in completa serenità: avete poco potere? State male perchè vorreste avere più potere? Avete paura e cercate di avere più potere per affrontare la vita? Avete troppo potere e lo state usando male? Le persone si allontano da voi e questo vi spaventa? Fate delle riflessioni e lavorate su questo, vi soddisferà.

Prosit!

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