Non muori!

Non muori.

Ehi! Sveglia! Non muori se fai un complimento.

Non muori se chiedi scusa o dici che ti dispiace.

Non muori se ammetti un errore.

Non muori se dici – Grazie! – o regali un sorriso.

Non muori, posso giurartelo, non muori!

Sai quando muori?

Quando permetti all’orgoglio di non essere più dignità ma superbia.

Quando alzi muri che, alla fine, sono solo barriere di paura.

E allora sei un debole, uno schiavo, servo dei tuoi stessi timori che hai fatto diventare fobie.

Perché non riesci a vedere la bellezza nel porgere una lode ma ti pare solo un abbassarti, un mostrarti che ti rende vulnerabile.

Se mi complimento con lui/lei chissà poi cosa si crede!”. Ecco a cosa pensi senza focalizzarti invece sulla meraviglia del dono.

Non chiedo scusa altrimenti poi chissà cosa si crede!”. Smettila di pensare a cosa credono gli altri, pensa a te, anzi no, non pensare nemmeno, apri il cuore, semplicemente, agisci con esso se davvero… non vuoi morire.

L’unica domanda che devi porti è – Che cosa farebbe l’Amore al mio posto? – e fai esattamente quello che ti suggerisce. Perché ti risponde ma devi saper ascoltare solo lui.

Se davvero non vuoi che il tuo orgoglio, il tuo nero nascondiglio, inizi a rosicchiarti anche le ossa.

Non celarti dietro a povere giustificazioni – Non sono capace a fare apprezzamenti! -. Impara. Come pretendi che gli altri li facciano a te perché, se sei così, è proprio questo quello che vuoi. Impara.

C’è gente al modo che ha imparato a curare un caro morente, che ha imparato a scalare montagne, che ha imparato a fare da madre e da padre. Penso tu possa benissimo imparare a dire una qualsiasi frase capace di fare del bene nel momento di maggior necessità. Non essere incoerente col tuo tanto saper fare e saper dire del quale ti vanti.

Non muori, anzi, vivi di più e meglio, facendo vivere meglio anche chi ti è vicino, chi accetta il tuo modo d’essere e fa sempre il primo passo.

Non muori e nemmeno ti si stacca la lingua, puoi fidarti.

Scavalca i tuoi ostacoli. Impara la preziosa arte della dolcezza e della tenerezza. Quella leggera eleganza che appare come una carezza. Che ha lo stesso tocco di un bacio lieve. Sii gentile.

E allora prendi quel telefono e scrivilo quel messaggio, falla quella telefonata, vai sotto a quel portone. Non allontanare le persone da te.

Non fa niente se pensi di aver perso punti è solo un tuo pensiero. Non esiste.

Non privarti della possibilità di dire – Io l’ho fatto, ho provato – perché è una sensazione bellissima. E’ la pace dell’animo mentre tu stai coltivando rancore. Attento. Ti stai facendo del male. Stai facendo soffrire qualcuno ma, quel qualcuno, soffrirà solo per qualche giorno, per un mese, per un anno, poi smetterà. Tu no. Il tuo cuore non smetterà mai di tormentarsi perché non gli hai aperto la porta. L’hai rinchiuso in una gabbia buia, nell’oscurità dei tuoi ossessivi turbamenti e lì l’hai lasciato.

Non cedere al demone della presunzione. Apriti, spacca i muri, uccidi quel demone e che accada quel che deve accadere… tu comunque non sei uno schiavo ma un domatore di te stesso. E se sbagli, sbagli per conto tuo, perché l’hai voluto tu, non per il volere di un mostro che ti possiede.

Cerca la felicità oltre alla forza.

Permettiti di dire – io so amare – perché se saprai mettere da parte l’orgoglio, allora sì, potrai dirlo.

L’orgoglio è una maschera e tu la stai indossando. Non stai mostrando ciò che sei. Come puoi pensare d’incontrare volti puliti? E come puoi credere che i pochi visi puri che conoscerai rimarranno per sempre con un qualcosa che non conoscono?

Impara ad essere tu ad usare l’orgoglio. Come uno strumento. Quando occorre, quando serve. Non accettare mai di essere usato da lui, quando vuole, quando lo brama.

O muori.

Impara a sparare anche fiori. Ad esplodere dal nulla con una sorpresa che toglie il fiato, credimi è stupefacente, e quel fiato poi deve correre veloce per tornare. E lì, in quella corsa agitata, si crea il movimento, l’energia, la vita e allora l’amore.

Perchè solo la staticità conduce alla morte. E muori.

Non pensar di aver già fatto troppo perchè hai detto mezza parola… continua, esagera!

Il mondo ha bisogno di grandi sentimenti, grandi idee, grandi persone!

Vai oltre al comune, fa qualcosa di grandioso, fa sbocciare il sorriso sul viso di una persona.

Divampa nel tripudio dello stupore.

Prosit!

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Empatia o… – Elogio alla Compassione

L’Amore autentico è sempre Compassione e ogni Amore che non sia Compassione è egoismo – (Buddha)

Se per alcuni sono due cose diverse, l’Empatia e la Compassione, per altri sono invece un qualcosa di molto simile ed essendo due sentimenti che mi piacciono tanto ne voglio parlare.

L’Empatia, dal greco empatéia (en + phatos) ossia “sentire dentro un sentimento”, oltre ad essere un sentimento lei stessa, è considerata da molti studiosi anche una forma di intelligenza persino definita “Superiore”. La persona empatica è colei che riesce a mettersi nei panni degli altri e a percepire il loro stato d’animo, di gioia o di tristezza, come se lo stesse provando lei stessa. Si è anche scoperto che, chi è empatico, gode di una salute migliore, è più tollerante nella vita, gli accadono meno situazioni fastidiose da sopportare ed è veramente più felice.

A differenziare l’Empatia dalla Compassione, oltre al fatto che usiamo il termine – compassionevole – per indicare un soggetto che entra in gioco al presentarsi di eventi negativi per altri, c’è l’azione. Infatti, mentre l’Empatia può fermarsi al percepire, avvertire lo stesso stato d’animo dell’altro, la Compassione muove alla ricerca dell’alleviamento della sofferenza o dolore altrui addirittura in totale sintonia con il prossimo.

Da qui si capisce come siano comunque due stati emozionali e come pare strano possa esistere la Compassione senza l’Empatia.

Vedete, la Compassione, va di pari passo con l’Amore.

Compassione significa dal latino cum patior pari a “soffro con” e sym patheya cioè “simpatia – provare con e per qualcuno un’emozione”. Ma sappiamo anche che, all’inizio, era Con – Passione, vivere pertanto con ardente interesse quella determinata situazione/persona. L’emozione che è possibile sentire anche creando un’opera d’arte o nello svolgere una mansione ma, tenendosi per mano con l’Amore, la Compassione, non può ritenersi fuori dall’Uno.

Se vuoi che gli altri siano felici pratica la Compassione, se vuoi essere felice tu pratica la Compassione – (Cit.)

Tutto è Uno. L’altro è me e io sono l’altro. E’ praticamente quasi (metto il quasi perchè l’assolutismo non mi piace) impossibile non percepire lo stato d’animo dell’altro se sono connessa a lui e se sento di vivere nell’Uno. Così come posso sentire il vivere di una pianta, o di un uccello, o di un torrente.

La persona non empatica, la qual cosa non vuole essere vista come un difetto ma semplicemente come una caratteristica (ha sicuramente altre virtù) non si rende conto di quanto male può fare e quando ne fa, quindi, difficilmente sarà propensa a togliere il prossimo da quella situazione di dolore. Non perché non vuole farlo, o è cattiva, o insensibile, semplicemente non se ne rende conto.

Attenzione, molti confondono la Compassione con una miriade di altre cose proprio come accade con l’Amore. Sono linee sottili ed è facile cadere in questi errori. Sappiamo bene che, spesso, scambiamo l’Amore con: bisogno, attaccamento, possessività, dipendenza, sesso, mancanza, paura della solitudine e via discorrendo. La stessa cosa accade con la Compassione.

L’Amore e la Compassione sono necessità, non lussi, senza di loro l’umanità non potrebbe andare avanti – (Cit.)

Anch’essa dovrebbe essere innanzi tutto INCONDIZIONATA ma sovente viene offuscata da diverse… circostanze/condizioni/necessità:

L’educazione ricevuta o la cultura. Ci hanno insegnato (e inculcato) che, se vediamo una persona soffrire, è cosa buona e giusta aiutarla e ci sentiremo così con la coscienza pulita.

Il valore che diamo al giudizio degli altri. Se aiuto una persona verrò giudicata buona ma se non l’aiuto verrò etichettata incivile e crudele.

Il senso d’inferiorità e d’inadeguatezza. Quando ci sentiamo inferiori o inadatti e abbiamo l’autostima sotto alla suola delle scarpe, ci viene spontaneo aiutare l’altro in difficoltà, convinti di sentire ciò che sta provando. In realtà abbiamo bisogno di sentirci utili, di far qualcosa di buono per essere visti, per essere riconosciuti (e ben giudicati), per sentire che valiamo qualcosa anche noi.

Il vanto personale. Poter così dire – è grazie a me se… – una sorta di boria che ci fa sentire veri paladini della benevolenza e questo ci fa stare bene.

Il tornaconto. Ebbene sì, c’è anche questo, e di due tipi persino. C’è quello correlato al senso d’inferiorità e inadeguatezza e quello “a scopo di lucro”. Il primo avviene quando, nella vita, fin da bambini, abbiamo sempre percepito di essere un fastidio o di essere inutili. Poche volte c’è stato fatto un complimento per quello che eravamo e non c’è stato dato Amore. Quindi quel – grazie – che riceviamo in cambio del nostro aiuto offerto diventa fondamentale per noi. Come un elisir quando si sta male. Il secondo, invece, si effettua quando si compie coscientemente un’azione proprio per ricevere in cambio qualcosa: eredità, una somma di denaro, la possibilità di chiedere aiuto a nostra volta, la stima, etc…

Insomma, potrei citare altri mille esempi ma nessuno di questi è Compassione.

Queste memorie inconsce e irriconoscibili dentro di noi, ci portano così a compiere azioni soccorrevoli nei confronti del prossimo ma, ripeto, fino alla nausea, nulla hanno a che vedere con il sentimento di cui stiamo parlando e non è nemmeno altruismo! Non ce ne accorgiamo ma è così. Così come non ci accorgiamo che non è Amore stare con qualcuno ma pretendere al tempo stesso che sia diverso da ciò che è, e giudicare i suoi comportamenti, o stare con qualcuno per non sentirsi soli.

Sono meccanismi veloci, che scattano all’istante, istinti intrinseci, quasi ad essere bisogni viscerali e, se non scendiamo più in profondità, ci sembra di essere stati compassionevoli. Pure la Compassione è un impulso, perciò un ottimo palcoscenico per i moventi che vogliono mimetizzarsi in lei ma lei non ha alcun interesse.

La Compassione si basa sull’Empatia che, a sua volta, richiede l’attenzione agli altri – (Cit.)

Apertura totale del cuore.

La Compassione, e così l’Amore, non è solo un sentimento o un’emozione come molti intendono. E’ uno Stato d’Essere. E’. E, come l’Amore, quando c’è si vede, si sente, si percepisce. Chi la riceve non può non accorgersi dei suoi benefici e così anche chi la prova e la offre.

Il cuore è completamente aperto, totalmente connesso con l’Energia Divina e con l’Entusiasmo perché Entusiasmo significa, formato da en (in) con theos (Dio) “con Dio dentro di sé” ed è unicamente il Dio dentro di noi a muoversi. E’ uno stato difficile da spiegare a parole ma, quando la si prova, è emozionante ed entusiasmante appunto. Si percepisce l’essere un tutt’uno con l’Universo intero e si comprende l’essere creatori e non individui che subiscono ogni scelta dell’andare avanti cosmico. E’ qualcosa di grande, molto grande.

Ed è un qualcosa che ha inizio con l’umiltà, con le semplici parole del – Grazie -, del – Scusa -, del complimentarsi con gli altri, del saper mettere da parte l’orgoglio, la superbia e, soprattutto, imparare a far tacere l’Ego. Questi sono i primi passi verso una sana e completa comunione con l’altro e con ogni cosa.

Coltivare la Compassione.

L’Umiltà è una dote fondamentale (e coltivabile!) perché ci permette di comprendere le nostre insoddisfazioni e le nostre sofferenze. Questo fa si che si possa sviluppare, o comunque allenare, l’Empatia e, a sua volta, questo permetterà di aumentare la capacità di provare Compassione.

Infine, vorrei aggiungere una cosa molto importante. La Compassione non ha niente a che vedere con la pena (pietà) che si prova verso qualcuno e non solo da un punto di vista emotivo. Mentre nel provare pena si cerca inconsciamente e automaticamente il distacco da quell’individuo “…mai vorrei essere nella sua situazione…”, nella Compassione si riflette l’anelito del cuore immedesimandosi nel disagio altrui ossia è più istintiva e di cuore che non mentale.

Dove c’è Compassione si sollevano gli animi.

A livello energetico c’è, tangibile, un miglioramento, anche se minimo, a seconda delle occasioni, verso la serenità e la leggerezza. La Compassione aiuta, sempre, anche se un dolore va vissuto personalmente durante un percorso. La Compassione non si limita ad ascoltare, agisce, ti da’ una mano, è lì con te. Trova la strada, come l’Amore. La senti. E’ un bastone forte al quale puoi aggrapparti. Non dice – Non posso – e non abbandona.

La Compassione non fa figli e figliastri, ti colpisce e ti sposa, chiunque tu sia. Non bada ai tuoi difetti nel momento del bisogno ma anzi esalta le tue virtù perché sarà grazie a queste forze che potrai uscire dal tunnel.

La Compassione è una ricchezza. Enorme. Da nutrire caramente e donare espandendola nel mondo. Almeno questo, tutto questo, è quello che io credo.

Prosit!

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Chi sei Tu? Quale Dono puoi dare al Mondo? – la Fiaba del Piccolo Sole

Questa favola è stata dedicata ad un figlio.

Questo articolo invece lo dedico all’amica Paola e a tutti quelli che vorranno coglierne il senso e l’amore tratto dal racconto.

Grazie alla fantasia proprio di mamma Paola e alle bellissime illustrazioni di Raffaella De Palma è nata:

LA FIABA DEL PICCOLO SOLE

…a Luca,

perché possa ricordare la sua Promessa e sia per lui una gioia immensa poterla mantenere.

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C’era una volta un piccolo Sole.

In effetti era proprio il Sole che siamo abituati a vedere ogni mattina nel Cielo, solo che allora era appena nato e per la prima volta sorgeva alla Vita.

Ancora un po’ incerto sul da farsi, vagava nel Cielo, osservando tutto quello che c’era intorno a lui.

D’un tratto vide apparire una bellissima Nuvola.

“Ciao – le disse – e tu chi sei?”

“Sono una Nuvola” rispose lei arrossendo un pochino

“E che cosa fai tu, cara Nuvola?” le chiese il piccolo Sole.

“Ho un compito molto importante – disse la Nuvola – devo spargere la Pioggia sulla Terra. Solo così le Piante possono nascere e crescere, per nutrire tutti gli Animali.”

“Ma è meraviglioso! – affermò il piccolo Sole – Sei davvero fortunata ad avere un compito così importante.”

“Ti ringrazio – rispose lei un po’ intimidita – ma quel che faccio non servirebbe a nulla se non ci fosse poi il Sole ad asciugare la Terra con il suo calore.”

Il piccolo Sole salutò la Nuvola con un dolce sorriso e poco distante scorse il Vento.

“Buongiorno – gli disse – e tu chi sei?”

“Sono il Vento” soffiò fuori lui.

“E a cosa servi tu?” gli chiese il piccolo Sole.

“Con il mio alito sposto le Nuvole nel Cielo, trasportandole in un momento laddove c’è più bisogno della loro Pioggia” gli rispose il Vento.

“Ho capito – esclamò il piccolo Sole – il tuo compito è davvero molto importante!”

“Si, certo – disse il Vento – ma il mio lavoro non servirebbe a nulla se il Sole non portasse il suo calore sulla Terra. E’ solo grazie a lui che la vita può esistere.”

“Come mi piacerebbe – rispose il piccolo Sole – poter avere le idee chiare come le hai tu” e così dicendo salutò il Vento.

Venne la Sera ed apparve in Cielo una meravigliosa Luna piena.

“Come sei bella! – esclamò il piccolo Sole – Ma tu chi sei?”

“Io sono la Luna – rispose lei – la Luna piena”

“E qual è la tua missione, o mia bella Luna?” le chiese il piccolo Sole.

“Io illumino la Notte con la mia Luce – rispose lei – e consento così agli Animali e agli Uomini di viaggiare anche di Notte – aggiunse – mentre ai Bambini assicuro sonni più tranquilli, illuminando le loro camerette con i miei raggi d’argento.”

“Che meraviglia! – esclamò il piccolo Sole – La tua missione è davvero importante: come vorrei poter avere anch’io un compito così fondamentale…”

“Certo, piccolo Sole – disse la Luna – la mia è una missione importante.

Ma pensa a come sarebbe il Mondo se non ci fosse il Sole ad illuminare il Giorno! – aggiunse la Luna – Tutto sarebbe buio e freddo e nulla potrebbe nascere e crescere. E’ grazie al Sole se gli Uomini, gli Animali e le Piante ricevono energia nuova ogni giorno.”

“Hai ragione – disse il Sole – sembra proprio che questo Sole abbia il ruolo più importante… Strano che io ancora non l’abbia incontrato.”

“Possibile che tu ancora non l’abbia capito? – domandò la Luna un po’ stupita – Sei tu il Sole!”

“Io? – chiese lui poco convinto – Ma com’è possibile?”

“Ma certo – rispose la Luna – tu sorgi al mattino e ti muovi nel Cielo fino al Tramonto, quando arrivo io e abbiamo qualche minuto giusto per salutarci. Sei tu che con la tua Luce, scaldi il Mondo e generi la Vita.”

“E’ davvero incredibile… – esclamò il piccolo Sole – Proprio io che non riuscivo a capire quale fosse il mio scopo, proprio io sono così importante… Sono addirittura il Sole! Finalmente adesso so qual’è la mia missione.”

Il piccolo Sole era talmente felice che diede un bacio alla Luna. Giusto in tempo, perché subito fu il momento del Tramonto.

La Luna sorrise lieta e le Stelle danzarono con lei, per festeggiare il piccolo Sole che aveva finalmente trovato il suo posto nel grande Universo.

E fu così che il Mondo trovò il suo equilibrio, poiché ogni cosa ha uno scopo e un compito preciso ed è davvero importante comprenderlo per mantenere la propria Promessa.

FINE

(di Paola Sipione)

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Già. Proprio come il Sole, ognuno di noi è nato per uno scopo e ognuno di noi è nato per abbeverarsi di quello che qualcun altro è in grado di offrire. Un perpetuo dare e avere da parte di tutta l’umanità che nutre il mondo e tutto il Creato.

Qual è il tuo scopo nella vita? Che cosa pensi di poter dare agli altri?

Chi sei? Quale dono puoi fare al mondo?

Proprio come il piccolo Sole, molto spesso, pensiamo di non valere, non riconosciamo chi siamo davvero e non sappiamo valutare tutte le nostre virtù.

Tutti noi ne abbiamo e dovremmo farle crescere sane, senza spegnerle, proprio come si fa con una pianta alla quale diamo acqua, nutrimento, vita.

Ci riduciamo sovente ad essere mendicanti e non solo economicamente ma anche mendicanti d’amore quando dentro di noi, in realtà, c’è una quantità d’amore immensa, adatta a tener viva tutta la popolazione del pianeta. Ma non la vediamo, non la sentiamo e, pertanto, diamo per scontato che non esiste.

Il piccolo Sole è stato fortunato ad incontrare qualcuno che gli ha detto chi lui fosse e, questa fortuna, non sempre succede a chiunque, ma abbiamo la possibilità di scoprirlo ugualmente con l’impegno e la voglia che ci insegneranno e ci abitueranno ad amare. Abbiamo anche noi “una voce della Luna” che ci parla. E’ il nostro Spirito e possiamo ascoltarlo attraverso l’introspezione e il silenzio, mettendo a tacere i tanti chiacchiericci mentali che ci inquinano.

Mettiti a disposizione dell’umanità, senza pretendere nulla in cambio, proprio come fanno le nuvole, il vento, la luna e le stelle , offri ciò che hai, ogni tua dote, anche se la ritieni insignificante; di conseguenza, non potrai che beneficiare anche tu di quello che doni.

Cambia la tua prospettiva tra il preoccuparti per le tue necessità e il chiederti invece a cosa potresti essere utile.

Unicamente chi nulla desidera per sé può divenire depositario di grandi quantità di denaro e dispensatore delle ricchezze dell’Universo – (Salvatore Brizzi)

Crea. Ci fosse anche solo una persona al mondo che può godere del tuo contributo, dallo. Perchè c’è un piccolo, grande Sole in ognuno di noi e questo, nessuno può negarlo.

Prosit!

Per vedere altre opere dell’artista Raffaella De Palma https://www.facebook.com/Raffaella-De-Palma-211573298976724/

Il mio Intuito arriva prima… prima di Tutto

Prima anche della verità.

La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è una serva fedele. Noi abbiamo creato una società che onora la servitù e ha dimenticato i doni – (A. Einstein)

Mi sono un po’ stancata sì. E penso di parlare a nome di un popolo consapevole.

Mi sono stancata di quelle persone che non sono in grado di affrontare le conseguenze dei loro stessi gesti.

Mi sono stancata di quelli che piuttosto che prendersi la responsabilità delle loro azioni trovano più semplice e comodo infangare te, il tuo Intuito, il tuo sentire e, spesso, lo fanno anche maltrattandoti, aggredendoti.

Si sa… l’attacco spesso è la migliore difesa. Cercare di annientare colui che ti è nemico in quel mentre, che ti ha scoperto, ti ha spogliato e ora ti senti debole. Ma non è così che funziona.

Si sentono in grado di attaccare con violenza perchè ciò che dici non è dimostrabile ma qui non si parla del furto di un portafoglio e nemmeno intendo raccontare di determinate occasioni in cui ci si comporta in un modo piuttosto che in un altro a causa di imbarazzo o chissà cosa…

Oggi vorrei parlare del mio Intuito che non è migliore di quello degli altri; è solo ascoltato.

Purtroppo, e il purtroppo lo dico per chi mi è attorno, lui non ha mai sbagliato.

Se il tuo sesto senso ti manda segnali, fidati, lui ha già capito tutto prima di te, ascoltalo, lo ringrazierai – (M. Bertuzzo)

E’ stato confuso a volte, questo sì, e ho fatto tutto io, lo ammetto. Ma quando di inquinamento riesce a non riceverne, rimane puro, cristallino, limpido e… lampante. Molto leggibile.

E’ quando invece lo scambio con le paure che non lo comprendo. Quando lo copro di preoccupazioni che non lo vedo. Quando lo maschero con i timori, con la rabbia, con il fastidio, che diventa offuscato ma, altrimenti, è perfetto, senza errori, senza sbavature.

E quando è così incontrovertibile, m’infastidisce molto venga attaccato da chi vuole farmi cambiare opinione solo perché non è in grado di ammettere la propria colpa e soprattutto non è in grado, o non ha voglia, di rimediare.

Quell’arroganza mista all’accidia mi disturba fino quasi a nausearmi.

Stai mettendo in dubbio uno dei miei più grandi poteri a causa dei tuoi stupidi demoni. Vatti a combattere i tuoi mostri da qualche altra parte senza infangare la mia Magia e il sentire del mio Se’ Superiore.

Vi sembro esagerata e boriosa? Una che se la crede troppo? Beh… sbagliate. Come ripeto, questo incredibile e potente potere, lo avete anche voi e non dovete permettere a nessuno, nemmeno a chi dice di conoscervi benissimo, di metterlo in dubbio. E’ una delle più grandi forze che possediamo. E’ grazie a lui che possiamo essere magici, è grazie a lui che possiamo salvarci dalle situazioni, che possiamo porre attenzione.

Lo abbiamo addirittura più energico degli animali, noi che tanto amiamo i gatti e i lupi e i rapaci; ma non lo ascoltiamo, come se fosse impossibile che una cosa invisibile e impalpabile possa avere ragione e, molto spesso, non solo non lo ascoltiamo perché la vita che conduciamo ci impedisce di fidarci ciecamente di noi stessi, ma spesso non gli badiamo proprio perché decidiamo di essere vittime di altri che, in qualche modo e per qualche strambo motivo, in quel momento, consideriamo più autorevoli di noi. Può essere un marito, un collega, un amico, uno sconosciuto, chiunque. Per qualche strano e inspiegabile motivo, in quel frangente, ne siamo succubi e non ci ribelliamo.

A ribellarsi però è lui, il nostro Intuito, che dentro inizia a scalpitare, ce ne accorgiamo, inizia ad urlare e a sbattere di qua e di là ma noi… si pensa di sbagliare.

L’intuito vede sempre un attimo prima degli occhi e non sbaglia mai! – (Cit.)

Perché niente è più intuitivo del Cuore in noi. Ricordatevi sempre che la Mente … mente (verbo)! Appunto!

E’ la pelle a non sbagliare, è il nostro petto, sono i tessuti interni che si stropicciano o si distendono a seconda della sensazione. Movimenti che non possiamo comandare. E’ qualcosa che va oltre la mente, più su, e più dentro.

Contro l’Intuito, la razionalità e la logica, non possono nulla anche se utili in molte altre circostanze.

L’intuito non mente allorché ci bisbiglia “tu non sei polvere, tu sei magia!” – (Cit.)

E allora, a quelli che mi dicono – Tu non puoi sapere cosa c’è dentro di me! – rispondo – Vero! Io non posso sentire cos’hai dentro, ma posso percepire cos’ho dentro io. E quei sottili legami di frequenze che ci uniscono in questo istante, mi riportano esattamente ciò che provi tu. Si parla di connessione. Vuoi forse saperne anche più di lei? -.

Si tratta di riflesso. Di sensazione. Di collegamento energetico. Vogliamo smontare tutto questo, compreso leggi scientifiche e sensitive, conosciute da millenni, solo perché tu devi difendere la tua coscienza imbrattata? Orsù!

Prima di essere corpi siamo energia.

Prima di avere un’anima, siamo un’anima.

Prima di essere umani, siamo molto… molto di più.

Anche questo è: Amore per se stessi.

E’ una Crescita, è saper crescere. E’ un’elevazione spirituale e non è bello venga contrariata. E’ umiliante.

Imparare ad ascoltare il proprio Intuito significa maturare oltre che amarsi e, nonostante tutti gli errori che ancora posso fare, non cambierò percorso.

Uh! Che articolo stizzito ho scritto! Eeeeh… mi arrabbio anch’io a volte… ooooooh-yes!

Prosit!

photo thepicta.com – dieta10.it – dreamstop.com – lamenteemeravigliosa.it – 50annieround.it

Sei mia Figlia? E io ti Invidio

A scatenarsi sono memorie rintanate in un angolo dell’Essere.

In molte famiglie accade quello che poco si svela perché l’imbarazzo frena. Sembra letteralmente impossibile possa accadere, eppure succede molto molto spesso, nonostante la nostra cultura, la nostra morale e ciò che ci ostiniamo a chiamare – buon senso – facciano di tutto per impedirlo.

Sto parlando dell’invidia tra madre e figlia, un fenomeno più presente rispetto a quella tra padre e figli maschi.

L’invidia della quale parlo nasce nella mamma nei confronti della figlia ma viene subito da chiedersi come possa, una madre, essere invidiosa di ciò che dovrebbe amare più della sua stessa vita? Beh… semplice, perché una madre, prima di essere madre, è un essere umano e ha un inconscio, una mente, un cuore, una memoria e tutto il resto. Tutti “contenitori” che possono essere inquinati come quelle di chiunque altro.

Parrà strano ma, nei confronti di una figlia… ancora di più e per mille motivi. Oltre alla competizione, arrivano, come fedeli accompagnatori, anche il rimpianto e il rammarico.

La figlia (giungendo dopo in successione temporale) permette di vedere il resoconto.

Involontariamente schiaffa, davanti alla faccia della genitrice, il risultato di quello che è oggi per lei ma che non è stato a suo tempo per la mamma. Per l’”antagonista” è come rivedere quindi un video della propria vita… in uno scialbo bianco e nero.

So che tutto questo, per chi non lo ha mai vissuto, può sembrare fantascienza eppure è proprio così.

L’invidia è un sentimento che opprime, il termine nasce dal latino in-videre e significa – guardare in malo modo -, soprattutto con risentimento. Non per niente, Dante posiziona gli invidiosi nel girone apposito del suo Inferno con gli occhi cuciti. Da non confondere con l’ammirazione, tutt’altra cosa, l’invidia è un’emozione negativa, figlia anch’essa, come molte altre, della paura. [Ricordate bene questa cosa, ve lo consiglio, l’invidia è figlia della paura! (- paura, paura, paura -)]

Una madre non è una bambola finta e ha anch’essa un’esistenza precedente fatta di mancanze, di demoni oggi difficili da combattere ed eliminare. Purtroppo contrastare il risentimento è davvero arduo.

Non sto giustificando questa tipologia di madri ma la comprendo. Rendiamoci conto che stiamo parlando di donne che vorrebbero vedere distrutte le loro stesse creature. Donne che si dividono tra una specie di amore e una specie di odio. So bene che se si è pieni d’amore non c’è posto per altri mostri vari, ma occorre andare indietro nel tempo e capire che i nostri genitori sono vittime, figli di altrettante vittime, proprio come noi.

Una madre invidiosa è un grande dolore per la figlia che percepisce questa emozione a lei dedicata, ma non è rispondendo con l’odio che si può risolvere una situazione così. Pur essendo una situazione davvero drammatica. Si parla di un soggetto che si sente orfano di madre pur avendo il genitore fisicamente presente. Dire che occorrerebbe provare amore e compassione per una donna che si ritrova ad invidiare ciò che ha essa stessa creato può risultare banale ma se ci immedesimassimo sinceramente in lei, capiremmo quanto grande e schiacciante sia la sua sofferenza.

Possono esserci diverse soluzioni per smussare un po’ certi contesti o forse possono non esistere soluzioni adatte. E’ possibile provare con gli elogi, facendo sentire queste madri importanti, o provare a parlar loro con il cuore in mano proponendo la propria innocenza ma potrebbe rivelarsi tutto inutile.

La figlia non ha certo colpe se vive un matrimonio perfetto, o ha successo in ambito professionale, o gode di un buon stipendio, tutte cose mancate alla mamma, la quale però avrebbe potuto averle se

Se… questa piccolissima congiunzione dell’ipotesi… se

Una madre dovrebbe essere orgogliosa dei successi della propria figlia, dovrebbe ammirarla, sostenerla, esserle complice ma solo una madre, anzi, un essere umano “sano” può arrivare a questo. Vale per lei come vale di un’amica, di una collega… sì, anche se è la mamma.

Il momento del parto, per quanto sacro e meraviglioso sia, non riesce (per alcune persone) a cancellare altri vissuti che probabilmente hanno scaturito un trauma, il quale deve essere di gran lunga estirpato. Ne scaturiscono da lì mostri di diverse specie come: il senso di colpa, la gelosia, la svalutazione, l’intolleranza, l’insoddisfazione, etc… ma, non si deve dimenticare che l’amore è sempre presente in ognuno di noi anche se completamente celato o non manifesto.

La figlia deve purtroppo imparare a staccare, seppur con l’angoscia dentro, mentre la mamma dovrebbe capire che forse è giunto il momento di dover osservare i suoi demoni e sconfiggerli una volta per tutte per non far più del male a se stessa e agli altri.

Con questo articolo però, il mio intento, era prettamente basato sul rompere il ghiaccio verso quello che è un argomento ancora molto tabù e questa omertà, questo celare e questo evitare sono, secondo me, ancora più dannosi verso una prole che si ritrova non solo con un genitore contro ma anche con una società che non la accoglie.

Prosit!

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Ta-na-na-nà! Sei stato Smascherato!

Ebbene si, questa è una cosa fantastica perché, se è vero, come ho scritto sempre, che la realtà è uno specchio di quello che siamo dentro, poco ci vuole a capire che quello che accade ad una qualsiasi persona è semplicemente il riflesso di quello che essa è al suo interno, vale a dire le emozioni che la compongono. Possiamo quindi fare attenzione e aprire gli occhi per tutelarci, oppure possiamo persino diventare bravi aiutanti.

Se il nostro compagno/a, ad esempio, è una persona che viene sempre imbrogliata dagli altri, o raggirata, o vessata e tradita possiamo iniziare a tirare qualche somma (le sfumature sono sempre molte non si deve essere tecnici calcolatori).

Con noi può sicuramente comportarsi come l’uomo, o la donna, migliore del pianeta ma, se riceve dal resto del mondo ciò che ho elencato prima è perché… quello è ciò che, in un modo o nell’altro, porta dentro.

Può essere perché a sua volta è lui un ingannatore, magari inganna inconsciamente per delle paure, o un approfittatore, oppure può essere che si svaluta moltissimo (anche se con noi magari fa la voce grossa) e così, la realtà, durante la sua vita quotidiana, gli fa incontrare persone che lo sovrastano. Può anche essere che sia una “banderuola”, una persona non capace a prendere una posizione e, tanto galleggia lui nell’aria, quanto verrà fatto galleggiare da altri individui. Comunque sia, noi possiamo avere indizi, direi certi, su cosa si cela al suo interno. Molto spesso infatti, anche il non sapersi schierare da nessuna parte può riguardare la paura, cioè un’emozione negativa (una delle peggiori direi).

Molte volte, e questo accade sovente in caso di innamoramento, gli occhi si foderano un po’ di prosciutto. La persona della quale ci siamo innamorati sembra una Madonna scesa dal cielo o un Santo benedetto. E’ perfetto, non ha difetti, un individuo assolutamente meraviglioso! E’ ovvio, ci fa battere il cuore e ci fa sentire le farfalle nello stomaco, ci fa stare bene, quindi è normale giudicarlo così: l’incarnazione della perfezione.

Tutte queste sensazioni sono bellissime, non lo discuto ma, nel momento in cui iniziamo ad accorgerci che la sua è una vita “triste”, anziché preoccuparci solamente di coccolarlo/a o difenderlo/a, proviamo a farci qualche domanda. Il mio non vuole essere cinismo ma addirittura un consiglio su forse come poter aiutare al meglio quel soggetto al quale ora vogliamo tanto bene. Considerandolo soltanto sfortunato, o poverino, o una vittima delle circostanze non lo aiuteremo. Occorre sì stargli vicino, ma c’è qualcosa, dentro di lui/lei da estirpare. Un’emozione negativa che lo fa vivere male e lo fa divenire succube dei movimenti e decisioni altrui. Le emozioni negative possono trasformarsi e venir presentate in mille modi diversi: credenze, abitudini, gesti, reazioni, etc…

Purtroppo, le nostre carezze, non bastano in situazioni come queste. Possono far del bene subito ma servono a poco. Il male rimane dentro e continua a crescere. Se invece, senza arrogarsi nessun diritto, ma semplicemente con la forza dell’amore e del porsi domande, si riesce ad andare più a fondo, trovo sia nettamente meglio e decisamente più terapeutico.

E’ pressoché inutile coccolare una persona che viene derisa e presa in giro, inutile come cura intendo non come sentimento. I nostri abbracci non possono combattere ciò che lei stessa richiama a sé. Insegnandole invece a considerarsi un essere divino e degno, esattamente grande e forte e all’altezza come chiunque altro, se non di più, allora sarà lei stessa a riflettersi addosso proprio queste conclusioni. Certo, non è facile inculcare questo nella mente e nel cuore di qualcuno che si svalorizza e non si ama ma, se in noi, c’è questa VISIONE importantissima e particolare siamo già a metà dell’opera e soprattutto, a noi, questo allenamento serve per diventare ottimi osservatori. Bisogna assolutamente guardare oltre. Sempre. Guardare tra le righe e non solo l’apparenza. Guardare con gli occhi dell’anima. Con gli occhi di Dio.

Noi umani, così facendo, ci consideriamo severi e cinici; in realtà, questa chiave di lettura è tanta manna e può davvero fare del bene. Un gran bene. Si diventa dei liberatori e se sapremmo anche, nel mentre, condurre per mano chi ha bisogno del nostro aiuto, anche solo con la nostra presenza, allora potremmo dire di aver fatto seriamente un lavoro fantastico.

Ricordiamoci però che tutte queste situazioni, anche se vissute da altre persone, appartengono pure a noi in quanto ne veniamo a conoscenza quindi, anche se in modo più lieve, ci riguardano. Non per niente, le persone non entrano mai nella nostra vita “a caso”, giusto? Ci possono riguardare per diversi motivi: perché quell’individuo sta chiedendo a noi aiuto, o perché dobbiamo imparare, o perché le abbiamo dentro e le nutriamo anche noi.

L’importante è imparare ad osservare, per gli altri, per noi stessi e per la vita in generale.

Prosit!

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A modo mio: Interpretazione di “Dio caccia via Caino”

Dal Vangelo secondo Meg 6° – niente di religioso ma di molto curioso

Articolo che intitolerei “Nessuno tocchi Caino”.

Non me ne voglia Ruggeri, nell’utilizzo del titolo di una sua nota canzone (Ruggeri – Mirò, Festival di Sanremo 2003) ma calzava a pennello con quello che voglio raccontarvi.

Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra però…. Chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte! -. Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato.

Queste sono, secondo la Bibbia, le parole che Dio pronuncia a Caino dopo aver scoperto che quest’ultimo aveva ucciso suo fratello Abele per invidia.

Un segno…. Certo, perché è giusto colpire il male. Ci viene spontaneo eliminare ciò che reca dolore, che è “cattivo”. L’impronta infamante. Una sorta di giustificazione alla vendetta. E così infatti è.

Ora, tolto il fatto che dubito Dio abbia intenzione seriamente di maledire qualcuno, il discorso, a mio avviso, è ben più profondo. In qualche modo occorreva simboleggiare Caino come il male e, per farlo al meglio, si passa attraverso il Giudizio Divino che non lascia dubbi, dimenticandoci però che Dio è in ogni cosa, anche in quello che consideriamo negativo, violento, disagevole, angosciante. Soprattutto per chi crede, come me, che l’Onnipotente non sia un vecchietto con la barba bianca coricato sopra ad una nuvola.

Dio infatti, prima di concludere la sua arringa, ammonisce chiunque a colpire Caino, a ucciderlo, in quanto verrà punito ben sette volte.

Interessante. Cosa vorrà dire? Che non bisogna vendicarsi? Che occorre imparare l’arte del perdono? Che non è con il fuoco che si spegne il fuoco?

Sicuramente si. Tutte queste riflessioni portano a buoni pensieri e ottimi propositi, eliminano i pregiudizi e le conclusioni ma, secondo me, c’è dell’altro andando ancora più in profondità.

Ricorderete, se lo avete letto, il mio articolo intitolato “I Demoni sono dentro di Noi” https://prositvita.wordpress.com/?s=i+demoni+sono+dentro+di+noi dove, senza sentirci colpevoli di nulla, si acquisisce di avere delle responsabilità nei confronti delle emozioni negative che proviamo e che ci fanno del male. I Demoni infatti, come spiego, non sono i diavoli che da sempre ci hanno voluto far credere ma sono semplicemente i sentimenti negativi e deleteri che nutriamo in noi, i quali ci rovinano anche fisicamente a lungo andare, ed è bene quindi liberarsi da essi ma… non UCCIDENDOLI.

Ecco, Caino è un po’ come la rappresentazione di un Demone. Di un qualcosa che consideriamo malevolo. Di un qualcosa che fa del male, senza comprendere che tutto ciò che è in grado di fare del male nasce da noi; da dentro di noi.

La sete di potere, la guerra, l’approfittarsi, l’invidia, il possesso, l’arrivismo, l’attaccamento, l’egoismo e chi più ne ha più ne metta. Ma non è eliminandole queste “voglie”, queste sensazioni, queste che noi crediamo necessità al fine di stare meglio, che si potrà stare bene davvero. Dio infatti chiede di non uccidere Caino, di non uccidere quindi le nostre caratteristiche negative.

E perché mai? Beh, innanzi tutto sono nostre creazioni. Sono anch’esse delle nostre figlie. Ci appartengono. Non serve a nulla ed è sbagliato ammazzarle. Se sono lì c’è un perché e, questo perchè, è sempre un insegnamento. Al contrario occorre, anche se può sembrare assurdo, accettarle, comprenderle e amarle. Solo così si possono trasmutare, come l’Alchimia vuole, quando chiede di trasformare all’interno di noi stessi, il Piombo in Oro. Diventando persone migliori, con il diritto di vivere in piena beatitudine, senza essere schiavi delle nostre stesse emozioni negative. Emozioni che ci fanno reagire, anziché agire (c’è differenza), con coscienza e amore. Ciò non significa dover sopportare chiunque e qualsiasi affronto solo perché si agisce con amore ma si cerca di far capire quanto importante sia non utilizzare il giudizio.

Nel momento stesso in cui io ti offendo, o ti uccido, o ti faccio un torto, come reazione, è perché ti giudico. Ti reputo sbagliato, o inferiore, o malvagio, etc… ma ti sto giudicando e, giudicandoti, sono automaticamente il tuo schiavo. Se ti giudico è perché il tuo comportamento mi tocca, perciò reagisco in base al tuo comportamento. Tu comandi, tu crei e io, DI CONSEGUENZA, eseguo. Penso di essere un “grande” ma, in realtà, sono solo un servo. Il tuo. Vittima del tuo gesto.

Divento così il servo del carnefice, di colui che considero una persona “sbagliata”.

Anche in questo caso non si parla di condonare ma si parla di agire al di fuori del giudizio. Con giustizia e consapevolezza, rimanendo nell’onor proprio. E’ difficile, incredibilmente faticoso, ma è giusto.

Non dimentichiamoci inoltre che, dal male, può nascere il bene ma non voglio che questo passi come una banalità. Il significato ha della ricchezza. Dio è in grado di guardare oltre. Di vedere il bello nascere dal brutto, sottintendendo così, come l’uomo dovrebbe imparare a guardare, ossia, con gli occhi dell’anima.

Quando imparerete a guardare con gli occhi dell’anima anziché con quelli della personalità, coglierete degli aspetti di straordinaria Bellezza proprio nelle persone che adesso vi sembrano più ottuse o “cattive” – (Salvatore Brizzi).

Fintanto che continueremo a guardare e giudicare con la vista continueremo a notare negli altri ciò che siamo. Gli altri rispecchiano esattamente quello che siamo dentro. Se odiamo gli altri è come se odiassimo noi stessi. Ma se impariamo a guardare con l’anima, allora vedremo che non ci sono colpe e possiamo imparare a vedere il bello che è anche dentro di noi. Se tutti facessimo questo, probabilmente il mondo sarebbe un luogo migliore.

Ho acquistato un uomo dal Signore – disse Eva dopo aver partorito Caino. Caino… da Qajn che riporta al verbo Qanah che significa appunto “acquistare”. Le emozioni negative le abbiamo acquistate/acquisite, nel corso degli anni, a causa delle nostre esperienze, dei nostri traumi, dei nostri schemi mentali, di ciò che abbiamo e che ci è stato immesso nell’inconscio. Oggi ci dirigono, governano le nostre azioni ma mai nel bene. Mai facendoci compiere l’operazione giusta. Osserviamo dall’altra parte e agiamo così nell’altro senso. E, come diceva qualcuno, è cosa buona e giusta.

Prosit!

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Quando la Mamma è contro il Papà

Senza nessuna voglia di polemica ho deciso di scrivere questo articolo con la speranza che possa aiutare a riflettere su alcuni punti fondamentali nella vita di un bambino.

Da donna e da mamma ho sempre dovuto ammettere che, purtroppo, in caso di separazione, sono molto più spesso le madri, che non i padri, a fare guerra all’ex consorte, utilizzando, ahimè, come strumento, proprio il figlio, il quale si trova così a vivere situazioni drammatiche e davvero spiacevoli.

Alcuni uomini ne fanno di cotte e di crude, mi sembra ne parlino tutti i mass-media, e riconosco il comportamento deplorevole di alcuni padri ma, la mia intenzione oggi è diversa, perciò spero di non attirarmi addosso l’ira funesta delle signore che si sentono accusate.

Anche perché non è mia intenzione accusare nessuno, semplicemente, senza dare colpe a uno o all’altro, intendo spiegare, a modo mio, che cosa un bambino può provare quando si trova a vivere tali vicende e determinate emozioni.

Nessuno è un santo e nessuno è un demone, maschio o femmina che sia ma, purtroppo, alle donne dobbiamo sovente dare il ruolo di – manipolatrici – nei confronti dei figli e dell’ex coniuge.

Naturalmente anche molti padri si comportano così, ma sono in minor numero, in quanto la legge, solitamente, tutela di più la mamma visto il legame che la unisce al proprio figlio e perché l’uomo, predilige altre azioni. Ha un’altra mente, un’altra personalità, un altro comportamento. Grazie al Signore ci sono poi anche genitori, di entrambi i sessi, intelligenti e comprensivi che come strumento usano solo il “buon senso”.

Or dunque, rivolgendomi alle mamme che ho appena descritto, mi sento di dire che sarà inutile partire a spada tratta riferendo che – LUI è uno stronzo, Lui è senza palle, LUI è bugiardo, LUI qui e LUI là… -, tutto questo ad un figlio non interessa. Se anche l’ex marito avesse dovuto apostrofarvi con le peggio parole sappiate che, in tenera età, fondamentalmente, a vostro figlio non può fregargliene una cippa. Perciò, anziché cercare nel piccolo erede un complice e una sorta di spalla alleata sulla quale piangere oltre che cercare favoreggiamento, rivolgetevi agli amici e lasciate al bambino il suo sano menefreghismo ed egoismo.

E’ ovvio che questo che sto scrivendo, non trova senso in caso di situazioni gravi, derivanti da abitudini riprovevoli ed illegali ma, finchè questo non sussiste (e non serve fare il diavolo a quattro per un bicchiere spaccato che lo abbiamo spaccato tutti almeno una volta nella vita – non è istigazione alla violenza questa, ma potrebbe essere uno sfogo personale a patto di non frantumarlo in testa a qualcuno o davanti al minore) finchè quindi, a governare, è soltanto un odio personale, un rancore privato che urla vendetta (spero abbiate capito di cosa sto parlando) mi spiace, ma non è bene allontanare il piccolo bambino dal papà. Si, lo avete capito senz’altro a cosa mi riferisco, perché accade nell’80% delle famiglie.

Solo alcuni esempi tra i tanti:

1) Nonostante siete “mamme”, non potete essere voi in grado di giudicare se un uomo è adatto o non è adatto a fare il padre valutando il comportamento che ha avuto nei vostri confronti. Ci sono diecimila persone che detesto e alle quali io stessa vorrei tirare un calcio nel sedere, alcune molto vicine a me, ma questo non vuol dire ch’io non sia idonea come madre per mio figlio, o che non lo merito, o che non lo amo.

2) Togliere ad un figlio la possibilità di vivere il padre è come amputarlo. E’ la stessa cosa. Prendete pure una sega in mano e tagliate a lui un braccio o una gamba. Davvero, non sto esagerando. Solo che, mentre un arto, oggi, grazie alla tecnologia e ai passi da gigante della medicina, si può sostituire con un pezzo di plastica, purtroppo… senza metà cuore, non si vive ancora. Care mamme, mi spiace deludervi ma no, non potete riempire solo voi il cuore dei vostri amati bambini. Non lo possedete tutto. Fatevene una ragione.

3) Il fatto che sia una madre a parlare male del padre per un bambino è UN TRAUMA! Ossia, la persona che per lui è la fonte della verità assoluta, il Sacro Graal delle relazioni sociali, colei che tutto può creare e tutto può distruggere, gli sta dicendo che….. suo padre è un mostro. E’ nato da un mostro e quasi sicuramente, se porta lo stesso sangue, diventerà un mostro anche lui. (I bimbi crescono e le memorie rimangono… attenzione!). Gli state facendo male. Gli state facendo capire che se ama quella persona, ama una cacca d’uomo e, quando a me dicono che sto amando una cacca d’uomo mi sento piccola come un lombrico e mi sento di non valere niente, perché se valessi qualcosa, amerei un uomo che merita di più. Quindi, è una cacca lui e lo sono anch’io.

4) State privando vostro figlio di quello che voi non potete dargli. Ci sono molte sante madri che hanno fatto anche da padre e hanno fatto un ottimo lavoro ma, qualsiasi cosa abbiano potuto dare al piccolo, non hanno potuto donare alcuni aspetti che solo un uomo può conferire. E’ la natura, non lo dico io. Nel bene e nel male, l’uomo e la donna sono diversi e, diversamente, offrono. Forse anche cose spiacevoli ma che comunque insegnano.

5) Dovreste capire che vostro figlio è dotato di un suo cervello e di sue emozioni che non sono le vostre. Ora, è vero che un figlio va protetto dai pericoli e che un genitore deve scegliere per lui, ma è totalmente sbagliato insegnargli ad odiare il padre o la nonna o lo zio o la cugina solo perché stanno sulle balle a voi. Arriverà il momento in cui il bambino penserà “Boh? Mia madre mi ha sempre detto che questa è una persona disgustosa ma io la trovo invece così simpatica…” e così, partiranno i dubbi nei confronti della mamma stessa, il rammarico per il tempo perso, un boom di seghe mentali infinito, la non-fiducia e… riempiendo la testa dei propri figli di pensieri confusi e poco piacevoli, non si può pensare che questo sia amore.

6) Lo obbligate ad accontentarvi. Mai e poi mai un figlio farebbe qualcosa per rattristare la mamma quindi, “se mamma non vuole che vado con papà, io mi metterò a piangere così mamma è contenta”. Evviva! Complimenti! Avete ottenuto un gran risultato! Ossia un figlio che, al 90% dei casi, quando la gente lo vede con il proprio padre, lo nota sereno e tranquillo ma che al momento della consegna (manco fosse un pacco) sembra l’icona della locandina del film “L’Ultimo Esorcismo”. Mi è capitato, tempo fa, di sentire una bimba di tre anni che, girato l’angolo, ha chiesto a suo padre – La mamma ora non mi vede più? – e finì di versare lacrime già inesistenti. Questo è drammatico, sono rimasta scioccata nonostante la simpatia della piccola.

7) Perché far capire ad un bimbo che deve scegliere? Non è neanche in grado di scegliersi una maglietta. Secondo voi può davvero scegliere tra un padre e una madre? Ma poi che senso ha? I genitori devono essere un tutt’uno non una divisione. Sono le fondamenta e le colonne portanti per un bambino. Se ne manca una, o una non è adatta (questo è quello che gli si fa credere) la destabilizzazione diventa tanta.

Infine: so già che esistono mille e ancora mille situazioni differenti da quelle che ho citato, ed è normale sia così, ed è anche normale che ogni caso sia a sé e che non sta a me giudicarlo o anche solo raccontarlo. Mi auguro solo che questo articolo possa aver semplicemente dato spunti di riflessione a chi agisce e/o reagisce senza probabilmente pensare a qualche tassello in più perchè preso da altre emozioni.

Vedete, dire ad un figlio – Amore papà non ti ha potuto chiamare perché ha lavorato ma so che ti vuole bene e magari domani lo chiamiamo noi – è diverso dal dire – Tuo padre non chiama perché è un menefreghista, non gliene frega niente, non sa nemmeno di avere un figlio -. Avete tolto l’amore dal bambino in questo modo. Ma chi siete per poterlo fare? La madre? La madre riempie d’amore i cuori, non li svuota. E se neanche l’indomani quel padre chiama, e se sparisce dalla faccia della terra, inventatevi la qualunque, fate quello che volete, è vostro dovere proteggere il bambino con tutti i mezzi che avete-e-non-avete ma non dovete immettere, nel figlio, il senso del non-amore.

Si accorgerà da solo, crescendo, nel caso, che quel padre non vale niente. Da solo elaborerà il suo dolore e capirà senza che siate voi ad ergervi a giudici. La natura vuole che un bimbo, per piccolo che sia, abbia i suoi scudi, le sue difese, e solo il vostro infinito amore potrà essere per lui la culla migliore. Non gli farete sentire meno dolore parlandogli male del padre anzi, glielo aumenterete, e non otterrete nulla di buono paragonandolo al padre in senso negativo.

Quante volte si sente dire la frase – Sei come tuo padre! – piena di rabbia e rancore. Siate semplicemente il Sole per lui e il Sole nutre la vita. Se diventate sorgente d’angoscia, con tutto il bene che vostro figlio può volervi, come potrà vivere davvero bene vicino a voi? Vicino alla vostra rabbia e alla vostra tristezza? Un bambino sente il vostro stato d’animo anche se tentate di nasconderlo. Non abbiate paura di perderlo e siate gioia. In questo modo, con tutti gli errori che potete fare, non lo perderete mai. L’alienazione genitoriale non serve davvero a nulla. Molto spesso si agisce così per paura. Una paura intrinseca che neanche si riconosce ma, dare potere a questa paura, è a mio avviso, deleterio.

E per concludere sul serio, rivolgo due parole anche ai papà. Alcuni di loro indietreggiano davanti ad ex mogli aggressive o particolarmente stressate e strambe. E, per non creare casini, e per non far piangere il bambino, e per non sottostare a ricatti vari, evitano il rapporto con il proprio figlio. Queste sono situazioni molto delicate e piene di sfaccettature, controllate da professionisti molto più adatti di me, ma con il cuore, vorrei consigliarvi di essere e rimanere sempre il più presente possibile nella vita dei vostri figli.

Prosit!

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A te Louise

Se ne è andata pochi giorni fa lasciandomi un po’ triste e malinconica.

A lei voglio dedicare questo articolo; a lei voglio fare questo piccolo dono.

Sono e sarebbero tante le persone da ringraziare, e non è detto ch’io non lo faccia in futuro ma, a Louise, sono particolarmente affezionata. E’ riuscita ad entrare nel mio cuore, con una dolcezza incredibile, e lì è rimasta.

Louise L. Hay, promotrice e divulgatrice del Pensiero Positivo.

Gli scettici diranno che le sue affermazioni erano solo baggianate. Alcuni, nel sentir dire che è mancata nel sonno, per cause naturali, azzarderanno il voler nascondere da parte del suo team una probabile malattia e dimostrare così che, le malattie, non si sconfiggono pensando positivamente come lei esponeva. Altri, osserveranno scrupolosamente il suo viso, provando a notare, in quali punti, la chirurgia estetica ha svolto il suo ruolo. Perché un viso così… a 90 anni… è impossibile da avere. E se la dolce Louise, si fosse fatta dare qualche aggiustatina, allora voleva dire che non si accettava per quella che era. Ma come? Proprio lei che ripeteva di continuo il doversi amare e perdonare e accettare per ciò che siamo? Altri ancora, continueranno a battere il piede sull’assenza delle prove, certe e scientifiche, inerenti alle sue strambe filosofie.

Ebbene, oltre a tutti e a tutto, io sono qui a scrivere che, a me, Louise ha dato tanto. Che non m’interessa chi era o cos’era e cosa faceva, so soltanto che mi ha fatto stare bene e, come è riuscita con me, è riuscita anche con tante altre persone. Non m’importa creare schiere di chi la pensa così o meno, intendo semplicemente ringraziarla e continuare a fare buon uso dei suoi utili e stupendi consigli.

Perché, che se ne dica, Louise, al mondo, ha dato tanto e di cuore. Ha provato a dire che c’è una magia attorno e dentro di noi, che siamo esseri perfetti e che possediamo una potenza troppo spesso, o sempre, sottovalutata.

Ha mostrato l’abbondanza che ci circonda provando a convincerci che, di quella ricchezza, ne facciamo parte.

Ha tentato di farci comprendere come sconfiggere i malesseri, soltanto grazie all’immensa forza dell’amore che, se è vero essere la forza più potente dell’Universo, è anche più forte di qualsiasi malattia.

Ha provato ad insegnarci il perdono e il suo valore. La bellezza della generosità.

Ad insegnarci il peso e l’influenza delle affermazioni negative e di quelle positive.

Ha conosciuto la meraviglia del Cosmo e ne ha voluto parlare, a tutti, traducendone i segreti e rendendo varie dinamiche più comprensibili.

Non sto a sindacare su cosa ha fatto o cosa ha detto, ad indagare se davvero ha fatto e davvero ha detto, ma so, di per certo, che ha fatto di tutto per il BENE. Ed è su questo che, a mio avviso, occorre soffermarsi.

Per questo Louise, rimarrai sempre nel mio cuore.

Grazie per tutto quello che hai fatto.

Con amore Meg.

Per chi volesse conoscere la sua storia https://it.wikipedia.org/wiki/Louise_Hay

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Si può vivere senza un “Ti Amo”?

– Di chi sei tu? – le chiese lui
– Sono tua – rispose lei senza proferire altro
– Di chi sei tu? – le chiese di nuovo lui dopo un pò di tempo
– Sono tua – continuò lei convinta e questa volta aggiunse – E tu? Di chi sei tu invece? –
– Sono di molti e di nessuno – fece lui
– Di chi sei tu? – richiese ancora lui dopo altro tempo
– Sono sempre tua – fu la risposta di lei, imperterrita
– Di chi sei tu? – di nuovo, lui, per l’ennesima volta
– Tua – dichiarò lei instancabile “e continuerò ad appartenerti finchè tu vorrai ch’io appartenga alla tua vita. E anche quando non lo vorrai più, un pezzo di me sarà sempre con te e per te” pensò lei senza dire altre parole.

– Io sono di me stesso, non sento di dover appartenere a nessuno in particolare – spiegò lui.

“Io sento che la parte della mia anima che, per amore, si è amalgamata alla tua, non potrà più scindersi del tutto come accade in una soluzione chimica. Così è e così sarà, al di là di quello che provi tu, perchè l’amore, se è amore, è. E non può essere altro, nemmeno un ritorno” pensò ancora lei, zitta. Amorevole e cocciuta allo stesso tempo.

Il vero amore non chiede di essere contraccambiato. Non domanda nulla in cambio per quello che da’. Si può amare ancora, e di nuovo, e molto più forte, trovando la reciprocità che arricchisce l’animo e trovandosi ancora più felici assieme a chi, quel nostro amore, lo coltiva, lo nutre, lo protegge ogni giorno ma, se un amore a senso unico c’è stato, comunque rimane.
Trovate chi, il vostro amore lo ricambia, per godere appieno e assieme di quella che è la forza più potente, per creare una magia unica e immensa data da due esseri straordinari, ma imparate ad amare a prescindere. A sentire in voi il sentimento dell’amore
”.

Detto questo:

Si può vivere senza sentirsi mai dire “TI AMO”?
E senza mai dirlo?
Ah! Discorso profondo…

Si, si può vivere, certo. Il TI AMO ha un significato stupendo che però può essere detto in mille modi diversi. Attraverso un gesto, un’attenzione, un pensiero, altre parole… e questo occorre davvero impararlo. E’ sano impararlo.

Bisogna riconoscere il TI AMO tra queste cose, lo trovo fondamentale. Altrimenti si è superficiali, a mio avviso, e non si apprezzano i piccoli grandi prodigi davvero importanti. Quelli alla base. Quelli che nutrono. Non si impara a vedere il “bello” e nemmeno la ricchezza di quello che abbiamo.

Ma… che se ne dica, e sapete che io sono quella delle sfumature di grigio, un TI AMO detto, e di conseguenza ricevuto, apre il cuore. Lo spalanca proprio. Questo semplicissimo insieme di lettere appartiene alle nostre memorie. A noi è stato insegnato che fa del bene e del bene lo fa davvero. Le nostre sinapsi si attivano a tale messaggio. Non si può vivere senza. Non serve esagerare e divenire stucchevoli ma nemmeno bisogna cadere nel – Mai – (se il sentimento esiste ovviamente).

Se qualcuno ci offende con un brutto termine, questo ci ferisce e ci rimaniamo male. Quella sua parola ha un valore per noi, e la stessa sensazione, anche se differentemente, accade con frasi belle alle quali la nostra mente associa un meraviglioso senso, avviando poi tutti i processi del caso.

Dire e ricevere un TI AMO, anche a parole, E’ BENEFICO A LIVELLO TERAPEUTICO, perchè permette di rilasciare endorfine, fa sorridere i neuroni che trasmettono così incantevoli impressioni, aumenta la propria autostima e quella di chi abbiamo di fronte, riduce lo stress, fa nascere sorrisi (ottimi rimedi naturali anch’essi) e le nostre più splendide emozioni si destano.

Perciò, non abbiate paura di dire o ricevere, a parole, un TI AMO. In quell’esatto istante, state alimentando il vostro essere e quello dell’altro, di un’energia incredibilmente magica, la quale contribuirà in seguito a farvi vibrare positivamente e ottenere così la meraviglia dalla vita.

Un TI AMO è come l’acqua che si da’ alla pianta, è come il cibo che ci alimenta ogni giorno, è come il sole che permette la vita. L’amore è vita. E un TI AMO può divenire anche il carburante gratuito e perfetto.

Ovviamente sono tanti, e non bisogna trascurarli, i motivi del perché una persona non dice mai TI AMO o non vuole sentirselo dire. Ad esempio non ci si vuole prendere un impegno troppo complesso e gravoso, ritenendo queste parole quasi una trappola, o par di rinunciare alla propria libertà. Oppure ancora, l’imbarazzo è troppo grande per esprimersi in certi modi. O, addirittura, si ha paura a dirlo, o semplicemente non si prova tale sentimento. Vero è, però, che l’Amore, quello vero, quello con la A maiuscola, è in grado di buttare giù tutte queste barriere anche se probabilmente ci vuole tempo.

Se ti vergogni a dire TI AMO, evidentemente vivi un po’ nella vergogna, nel giudizio, nel sentirti accusato. Significa però che giudichi troppo e forse accusi troppo anche tu. Cerca di liberarti da questi ostacoli che governano la tua vita.

Se ti impaurisci, significa che vivi nel timore, e difficilmente la gioia totale potrà permearti completamente.

Se ti sembra inutile, significa che non apprezzi le piccole cose che sono realmente il sale della vita. Stai dando troppo per scontato. Quel sorriso che ricevi ogni giorno ad esempio, non lo stai valorizzando, ma un giorno potrebbe mancarti.

Secondo Rose Marie Charest, psicologa canadese e autrice di “La dynamique amoreuse entre desirs et peurs” (La dinamica amorosa tra desideri e paure) intervistata da Shamiran Zadnich di Più Sani più Belli  – l’amore non ha condizioni, sia che il partner risponda la stessa cosa, “anch’io ti amo”, sia che non lo faccia -. Ma, continua la Charest – Chi è pronta/o a correre il rischio di non essere ricambiata/o con uguale intensità verbale?

Ebbene si, perché queste due microscopiche paroline sono davvero fondamentali per gli esseri umani appartenenti alla nostra cultura. Per noi insomma. Anche il più grande ghiacciolo vivente è in grado di sciogliersi davanti a un TI AMO. Perché anche se solo parole hanno un grande potere. Vi basta pensare all’incredibile potenza delle – affermazioni positive – descritta da Louise Hay, che tanto ammiro. Potete leggerla qui e guardare il video https://prositvita.wordpress.com/2016/09/05/spieghiamo-questa-storia-delle-affermazioni-positive/

Vi ho parlato spesso della gratitudine incondizionata. Del bellissimo effetto che provoca il dire “GRAZIE” senza un motivo specifico. E’ un po’ come “obbligare” l’Universo a donarci qualcosa di bello che già abbiamo ringraziato anticipatamente. La stessa cosa accade per il TI AMO, perché è nell’intenzione che si nasconde la vera magia. Non funziona assolutamente un TI AMO detto senza sentimento, così, tanto per dire. Ma se lo si dice provandolo, si emanano le frequenze dell’amore e… quali migliori frequenze potremmo mai emanare? Stiamo provando e trasmettendo, anche grazie all’energia della nostra voce, strumento in più, e all’emozione che ne avviene, quelle che sono le vibrazioni della Forza più potente di tutto l’Universo. Non è certo cosa da poco!

E allora amatevi! E ditevelo! Con tutto il cuore! E, se ne vale la pena, fate questo piccolo sforzo, pronunciate questi due vocaboli. Farete del bene anche al Cosmo intero che si nutre di queste cose belle e di queste onde efficaci. Anche perchè, nella vita, siete responsabili di ciò che dite ma anche di quello che non dite.

E poi niente… e poi c’è anche un bellissimo film di Ken Kwapis intitolato: “La verità è che non gli piaci abbastanza”! Eh!… Va bene, ok, la smetto…!

Prosit!

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