Un fatto assurdo: il ragazzo in motorino

PROVE PRATICHE

Ieri ho assistito ad una scena che, secondo me, ha avuto dell’incredibile. Non vorrei sembrare esagerata e quindi spero di riuscire a far capire bene che cosa mi ha lasciato senza parole.

Mi trovavo seduta nel dehors di un bar con degli amici e, nei tavoli vicino a noi, c’erano altri clienti. Eravamo in una zona tranquilla di quella cittadina. Non è una zona di passaggio. Il bar, l’unico in quel quartiere, rimane un po’ fuori il paese, tra le palazzine e le vie secondarie. Queste case hanno dei parcheggi e dei cortili, sotto di esse, dove i bambini possono ancora giocare a palla o andare in bicicletta ma a quell’ora della sera non c’era quasi nessuno. Era tardo pomeriggio, erano ancora tutti al mare probabilmente.

Ad un certo punto un ragazzino che avrà avuto all’incirca quattordici anni, passa con un motorino tipo “Scarabeo” per una via vicino a noi, entra in uno dei piazzali e se ne va. Dopo pochi minuti di nuovo. Passa dalla stessa via, entra nel piazzale, fa un giro e se ne va. Dopo un po’ di nuovo.

Insomma, era chiaro che stava girando con il motorino in quegli spazi che gli erano consentiti. Fece questo per circa mezz’ora ma voglio raccontarvi cosa accadde vicino a me in quel tempo. Premetto, prima di tutto, che quel motorino non provocava alcun rumore fastidioso e nemmeno ci stava affumicando perché, quando passava nella via parallela al bar, si trovava comunque a parecchi metri da noi.

LA RABBIA SALE

Come dicevo, passa la prima volta. Poi passa la seconda. Poi la terza. Già alla terza, uno dei miei amici esclama – Ma questo? Non sa che cavolo fare? -. E va bene.

Alla quarta iniziarono a lamentarsi anche altri seduti attorno a noi. Sempre di più, in crescendo.

All’ottavo giro non vi dico che cosa stavano sentendo le mie orecchie. Alcune delle frasi udite sono state:

Deve avere benzina da consumare

Sarà un figlio di papà che non sa che c@@@o fare

I giovani di oggi si annoiano e sono dei rincoglioniti

Sai che bello se adesso ci prende uno stramazzo per terra

Almeno la pianta

Al decimo giro, la “bestia” che aleggiava attorno a me aveva ancora più fame. L’appetito vien mangiando. Quindi esplose:

Adesso stai a vedere se non mi picchia nella macchina

Tu dimmi se ora io mi devo alzare e andargli a tirare una testata a questo

Senti, fammi andare a spostare il motorino và 

Nella mia compagnia, erano in pochi (fortunatamente) quelli infastiditi da ciò che il giovane stava facendo e, a quei pochi, chiesi cos’era che disapprovavano. La loro risposta fu, secondo me, paradossale: – Niente, mi dà fastidio che continua a fare avanti e indietro! -… cioè, ci rendiamo conto?

TUTTO COSI’ ASSURDO

Io ero veramente allibita. Allibita. Avevo davanti a me un ragazzino, con tanto di casco in testa, che lentamente e innocentemente stava facendo dei giri con il motorino e, attorno a me, la folla, bramava il peggio, augurandogli il male e totalmente rapita dal panico che quel ragazzo potesse distruggergli i loro mezzi. Chi il mezzo lì non lo aveva semplicemente non voleva che quel tizio facesse avanti e indietro. E guarda un po’. Ma ci stiamo rendendo conto?

Il volto delle persone che avevo vicino era pieno di fastidio, di rabbia, di voglia di punizione, di giudizio… ma perché? Perché mi chiedo io?

“Osserva Meg” mi dicevo “osserva tutto”.

C’erano persone di ogni età. Maschi, femmine, ricchi, poveri, giovani, anziani. E ognuno aveva la sua brutta frase da dedicare a quel ragazzo.

Un ragazzo che, probabilmente, non poteva andare in strada perché i genitori glielo impedivano.

Un ragazzo che forse doveva imparare a usare il motorino che mamma e papà gli avevano appena regalato per la promozione.

Un ragazzo che forse ha paura ad andare nel traffico ma, per non stare chiuso in casa, scende nel cortile a farsi due giri in scooter.

Non oso immaginare se avessero visto uno scippatore in azione cosa sarebbe accaduto… Ah! No, nulla… giusto, omertà e indifferenza totale.

LA PAURA – SEMPRE PRESENTE

Non ho visto Satana nell’azione di quel ragazzo. Scusate ma, Satana, l’ho visto quando uno dei signori, seduti al bar, si è alzato ed è andato a spostare la sua moto per paura che quel giovane, al dodicesimo giro, gliela toccasse. E perché mai avrebbe dovuto toccarla? La paura su un qualcosa di non esistente che si traveste da “prevenzione”. Ma mi vien da ridere. Chissà quante volte questo ragazzo, che vive qui, gira e rigira tra questi cortili e tu, oggi, perché sei presente, vai a spostare la tua moto? Sposti la tua moto perché un individuo, a 15 km/h, ci passa di fianco più volte? Perché per la legge dei grandi numeri, prima o poi, ci deve obbligatoriamente picchiare dentro? Avevo un fisico di fianco a me e non me ne sono accorta.

Io non ho parole. Ancora oggi non ho parole. Io non so se riesco a passarvi l’assurdità di questa vicenda ma io sono attonita ancora adesso.

E queste persone si lamentano dei giovani d’oggi? Completamente governati da un fastidio più grande di loro. Da paure inesistenti. Da una rabbia e una voglia di punire che non ha eguali. Non stupiamoci se vediamo il male nel mondo perché ci sta solo rappresentando. Occorre accettarlo questo. Perché ieri, veramente, ho capito il perché sono esistiti ed esistono i tiranni. Forse si ha bisogno di una seria cura.

Voi che avete fatto il mondo. Voi che ai vostri tempi… Voi che, vestiti bene, con il vostro caffè davanti, avete detto le peggio cose verso un individuo, poco più che un bambino, che non stava facendo nulla di male.

SOGNANDO AD OCCHI APERTI

Quel ragazzetto ogni tanto si fermava, dava un piccolo colpo di clacson e poi ripartiva. Forse stava immaginando di essere nel traffico e qualche incosciente gli aveva tagliato la strada.

Quel ragazzetto stava giocando e potete essere con me o contro di me ma era una meraviglia da vedere. Forse era nel centro di Milano dove guidare è cosa ardua, o su una pista a gareggiare contro Dovizioso e Rossi, oppure ancora veniva fermato dalla Polizia. Era bellissimo guardare lui e i suoi sogni muoversi assieme.

Per quanto riguarda me ho anch’io ricevuto il mio messaggio. Il mondo non è solo il riflesso degli altri. È anche il mio riflesso. E ho visto il mio fastidio. Ho visto la bellezza di un giovane che giocava e fantasticava e ho visto paura, giudizio, punizione, intolleranza… tutto mi/ci appartiene. Tutto si mostra ai miei occhi per essere trasmutato. Il mio lavoro interiore c’è stato. Siamo un insieme di tantissimi piccoli frammenti che riportano ogni tipo di emozione e sta a noi scegliere di quali emozioni essere più colmi.

Così, dopo aver visto, mi sono mossa. Volevo però riportarvi un fatto davvero singolare, il quale mi ha dato l’opportunità di svolgere un buon lavoro dentro me e mi ha permesso di osservare come non voglio essere. Perché secondo me no; non dobbiamo essere così. Arrabbiandoci e maledicendo il nulla. Il nulla.

Prosit!

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Il Bar della mia Amica M.

La mia amica M., poco tempo fa, ha preso un bar in gestione che stava andando a rotoli e nessuno avrebbe scommesso su quel locale neanche 1 euro. Tranne lei, che lo rese molto più confortevole e piacevole rispetto a com’era prima, attraverso interventi di home staging davvero ammirevoli.

Lo ha ripulito e riempito di tante bevande da scegliere affinché gli avventori potessero soddisfare ognuno la sua voglia.

Lo riempì anche d’amore, conoscendola, ne sono certa.

Forse, grazie a tutte queste nuove situazioni e alla sua grande energia, iniziò a lavorare tanto da essere contenta.

All’inizio, si sa, un cambio di gestione e un rinnovo dei locali incuriosisce sempre parecchio ma, grazie all’essersi inventata: “apericena” stuzzicanti e diversi dal solito, così come tante altre cosine invitanti, ha iniziato a lavorare con piacere e soddisfatta.

Ogni volta che, a fine giornata, contava l’incasso, era lieta di quello che era riuscita a fare e ad ottenere e lo riportava con gioia ad amici e parenti curiosi e sulle spine per far vedere loro che era stata brava e che potevano stare tutti tranquilli. Ce la stava facendo. E anche bene.

Vi racconto questo perché, la mia amica M., smise molto presto di dire ad amici e a parenti quanto quel giorno aveva guadagnato e non perché fosse un segreto, anche se è sempre bene tenersele per sé certe cose. Ella smise perché, ogni volta e da chiunque, riceveva la solita frase – Eeeh… ma non sarà sempre così, ci saranno anche i giorni in cui non guadagnerai niente -.

Con la voglia di tirare una testata in mezzo agli occhi a tale profeta veniva da me con il magone raccontandomi che, chiunque, la spegneva, l’abbatteva, e non le era nessuno complice nel suo entusiasmo. Hanno tutti insistito così tanto che – prima o poi non avrebbe guadagnato -, e che – prima o poi avrebbe avuto più spese che ricavi – che, anche lei, alla fine, si stava demoralizzando del tutto.

Vedete, il gestore precedente, traeva ben poco a fine giornata da quel bar. Di certo non poteva tirare sospiri di sollievo. Non so bene per quali strambe dinamiche ma così era e quindi, alla gente, pareva impossibile che ora M., ogni giorno, si portava a casa il suo bel gruzzoletto.

Ora, molti di voi staranno sicuramente pensando che in effetti bisogna stare con i piedi per terra e che chi cade da troppo alto si fa certamente più male… io invece penso che, dopo aver spiegato una sola volta a M. come fare per essere anche una buona formica risparmiatrice, e averle raccontato di tempi morti e quant’altro, visto che ha ben 42 anni, non ha certo più bisogno di essere messa sempre e costantemente su un “attenti” negativo e demoralizzante.

Mai un sorriso. Mai un – Continua cosi! -. Mai un – E domani saranno il doppio! -. Uff! Che noia. Queste paure, sempre al primo posto, davanti a tutto, anche alla gioia.

Esultare ci spaventa. Siamo terrorizzati dalla mazzata che ci scende poi sulle orecchie. Meglio evitare fin da subito di essere felici così almeno non si deve poi star male. Questo è il senso, e non ci rendiamo conto che facendo così, mai e mai doniamo alla nostra vita un attimo di sollievo, un attimo di serenità e allegria.

Questo, badate bene, non vuol dire andarsele a cercare. Essere contenti per un incasso non significa aver fatto qualche pazzia rischiando chissà che cosa, in quel caso lo capirei di più. Qui significa aver lavorato sodo ma, nonostante tutto, non si deve urlare troppo di gioia o arriva sicuramente il castigo.

Meglio privare al nostro cuore di ridere. Meglio farlo vivere una vita intera nella preoccupazione e nella tristezza.

E’ assurdo… si capisce?

Mi chiedo, se tanto deve arrivare l’angoscia (assolutamente e sicuramente), non sarebbe comunque bene esultare un attimo prima, cosicché almeno per un secondo la nostra psiche, il nostro animo e la nostra esistenza sono stati bene? Tanto… il male deve comunque arrivare a sentire le premonizioni dei più. E allora…

Insomma, so solo che la mia amica M., che aveva iniziato con un sorriso sgargiante sempre dipinto sul volto, ora è un po’ più seria perché tutti questi proiettili che arrivano da ogni dove prima o poi colpiscono e provocano insofferenza.

Ebbene sì, chi ha sempre paura e prova preoccupazione, costantemente, non sta soltanto rovinando la sua vita e la sua salute ma anche quella di chi riceve i suoi dardi.

Non demordere M. Io sono qui!

Prosit!

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