Distruzione dentro, distruzione fuori

Ciò che d’esterno m’appare è in realtà il succo del mio cuore – (Conte di Cagliostro)

ALLUVIONE 2020 – ZONE COLPITE: Liguria di Ponente – la vicina Francia – il Basso Piemonte

Nella notte tra il 2 e il 3 Ottobre la tempesta, chiamata “Alex”, si è abbattuta sulle terre prima citate causando non pochi danni e mettendo in ginocchio la popolazione.

I disastri sono stati creati dal vento, dalla pioggia e dall’innalzarsi del livello dell’acqua dei fiumi. Molte case sono state scoperchiate, allagate o sono addirittura crollate. Sono crollate strade, vie principali. Sono crollate rocce, causando frane. Sono crollati ponti che non hanno retto a quella furia. Si sono allagati parcheggi e le auto si sono accartocciate. I negozi si sono riempiti di fango, così come le cantine, le campagne, le zone dei paesi. Sono stati abbattuti muri, grossi alberi, pilastri. Sono morte delle persone. Un vero devasto.

Un devasto che tocca principalmente noi esseri umani, non certo Madre Natura. Lei non se ne fa nulla di qualche frana, di alberi caduti, di massi qui anziché là. Lei non perde la casa, non perde il lavoro, non perde persone care, o oggetti amati.

Per noi la situazione è ben diversa. Noi crolliamo, proprio come quelle strutture, nell’angoscia più totale. Davanti a tali potenze ci sentiamo come tronchi in balia delle onde, incapaci di qualsiasi cosa, proprio come le piante trasportate dalla corrente. E ne usciamo storditi, nudi, sconquassati.

Distrutti. Come la distruzione che abbiamo davanti. Ma non è questa la distruzione da osservare.

Tutto ciò che accade nel mondo materiale è stato prima, in qualche modo, vissuto, a livello emozionale dentro di noi.

Quella che noi definiamo ferocia, e che da una parte affascina seppur distruttiva, ci permette anche di notare una certa “potenza” ed è la veemenza che attrae. Tutto ciò però, spazza via, senza nessun rimorso, quello che di più caro abbiamo, fosse anche solo un luogo. Nei nostri occhi si dipinge la rovina e restiamo incantati, in quella distruzione esteriore, senza guardarci dentro.

Non siamo forse costantemente distrutti, sconquassati, oppressi anche noi proprio come quella realtà che ora è ricoperta da un abbondante e spesso strato di melma, il quale non gli permette di respirare? Che la attanaglia nella sua pesantezza come un involucro possente e vischioso dal quale non si riesce a liberare?

E quante volte vorremmo scoppiare anche noi ma ci tratteniamo, o vorremmo crollare ma non dobbiamo cedere, vorremmo distruggere, esondare con le urla ma mandiamo giù vari bocconi amari. Quante volte collassiamo dentro come un muro che scende tale a un sipario.

E, in realtà, quanta forza c’è dentro di noi che mai usiamo? Quanto divampante è il nostro fuoco interiore?

Noi non viviamo questa esistenza. Noi passiamo questa esistenza cercando di sopravvivere. Ogni giorno. E’ diverso.

Noi non permettiamo alle nostre strutture interne, ai nostri solidi schemi di crollare. Noi tratteniamo e – ci – tratteniamo. Solo un trauma, una forte emozione, un repentino cambio di vita ci permette, a volte, di distruggere certe memorie.

Lottiamo senza forze contro i soldi che non bastano mai, contro la malattia che non ci colpisca, contro il parente che ci rompe le palle, contro il collega che ci fa le scarpe, contro il nostro corpo che non amiamo, contro la presunzione del potere, contro la frenesia, lo stress, le preoccupazioni, i bisogni, i giudizi, la rabbia che celiamo…

Annaspiamo per arrivare primi all’offerta del giorno, al parcheggio libero, per cogliere la primizia, per proteggere la nostra proprietà, per passare davanti, per ottenere… sempre e costantemente nell’ansia, nella tensione… Siamo accaniti, smaniosi, insofferenti… inibiti davanti, avidi dentro, col panico della mancanza.

Non ce ne accorgiamo ma sviluppiamo Adrenalina, di continuo, di continuo, nel timore totale. Fin da quando ci specchiamo al mattino e ci conciamo come gli altri vogliono, perché il giudizio della gente è più importante di quello del nostro cuore. Siamo rigidi, non sappiamo cosa significhi fluire. Siamo aridi, abbiamo paura ad assorbire e accogliere l’esterno.

Siamo disastrati dentro e, ora, il disastro, possiamo vederlo chiaramente anche fuori.

Soffriamo di emicrania, non riusciamo a dormire, dobbiamo prendere psicofarmaci, la schiena (l’autostima) bloccata e dolorante. Abbiamo attacchi di panico, male alle articolazioni, soffriamo il caldo, soffriamo il freddo, soffriamo il vento, soffriamo l’umidità, soffriamo tutto… Siamo una lamentela continua e non solo nei confronti del nostro corpo, un tempio sacro che non conosciamo e non adoriamo.

Ci lamentiamo dei Politici che ci governano senza renderci conto che rispecchiano esattamente quello che siamo noi. Tutti noi. Essi sono opportunisti e lo siamo anche noi. Non dite di no, ci gongoliamo tremendamente quando qualcuno ci offre una somma di denaro ed evitiamo di dividerla, se riusciamo, con chi la meriterebbe tanto quanto noi. Che se tizio non si accorge che serve il numerino per essere serviti, il suo numero ce lo prendiamo noi, così passiamo prima, e ci giustifichiamo anche: devo andare a lavorare, ho il bambino in macchina da solo, sono stanchissimo devo andare a coricarmi…

Essi sono sfruttatori e lo siamo anche noi. Potremmo pagare la signora che ci fa le pulizie in casa, o il ragazzo che ci aiuta in campagna, molto di più ma invece gli diamo solo il pattuito. Nelle grandi aziende, invece, non ti danno nemmeno quello, non ti danno gli straordinari a volte, o il notturno, o il festivo. Siamo sfruttatori perché sappiamo che quell’amico non ci direbbe mai di – no – e allora gli chiediamo il favore, gli chiediamo ascolto, gli chiediamo tempo… sempre… e quando ci da’ trenta, vogliamo anche trentuno. Che tanto lui, lì, ci doveva andare e allora perché dividere la benzina? Perché se il barista sta per chiudere, noi continuiamo a stare lì seduti, senza permettergli di andare a casa.

Essi ingannano proprio come noi che usciamo ben vestiti, che mostriamo maschere, che per il quieto vivere ti faccio credere che quella cosa mi sta bene anche se ti tirerei una testata in fronte; che ti invidio per il tuo successo ma davanti ti sorrido, mentre rodo dentro. Che ti lecco le chiappe perché hai i soldi, sei il mio cliente migliore, mi vedrai sempre con un sorrisino sornione sul viso, basta che paghi…

Essi sono ladri, anziché dare tolgono, dove noi guardiamo il centimetro della nostra proprietà che non vada a finire al vicino, perché qui c’è – mio -! Che se un ragazzo passa e si prende una mela dal nostro albero usciamo con lo schioppo in mano.

Essi sono manipolatori e lo siamo anche noi, quando educhiamo i figli e pretendiamo facciano quello che per noi è giusto e se non lo fanno parte la solita solfa – con tutto quello che io ho fatto per te! -. Quando vogliamo convincere nostro marito, quando non vogliamo che quell’altro pensi male di noi, quando dobbiamo accertarci di ricevere la giusta dose di stima e affetto.

Essi sono intolleranti come noi che non sopportiamo i bambini che giocano a palla, non sopportiamo il vecchio che ci mette mezz’ora ad attraversare la strada, l’amica che ha problemi e vuole parlarci, il figlio che esige il nostro tempo.

Potrei andare avanti all’infinito.

Tu puoi non credere alle mie parole, al fatto che i disastri che ora stai osservando erano già dentro di te ma questo non importa. Scrivo questo articolo non per essere creduta ma solo per darti uno spunto di riflessione. Ho pensato a questo:

ritengo sia utile curarci anche noi. Tutto qui.

Piano piano, facendo piccoli passi in avanti, mentre i giorni si susseguono, si sta andando verso la normalità. Sta tornando l’acqua potabile nei paesi che l’avevano persa. Stanno ricostruendo le strade. Si sta facendo la spola per i viveri.

E’ bene così; in avanti e non indietro.

Come per guarire una ferita. Ci metti un attimo a tagliarti ma perchè essa si cicatrizzi e guarisca ci vuole tempo. A volte molto tempo.

Ogni rinascita richiede il giusto tempo e, la maggior parte delle volte, al ritorno, si è meglio di prima.

Quello che è avvenuto, se considerato un riflesso come sto facendo, rispecchia, appunto, il dramma che portiamo dentro di noi.

E allora curiamoci anche noi, proviamo anche noi a risanare le nostre ferite mentre questo pezzo di Terra, con i suoi abitanti, sta tornando alla normalità. Quella che per noi è la normalità.

Siamo noi che dobbiamo tirarci su dalla drammatica situazione che ci ha colpiti. Ecco, proviamo a risorgere anche dal di dentro. Come tante Fenici.

Post fata resurgo – (dopo la morte risorgo – La Fenice)

Proviamo a ricostruirci, a far nascere nuove emozioni, a eliminare memorie arcaiche mai rimosse che forse, ora, anche loro sono state spazzate via. Proviamo a ricostruire noi stessi dal vuoto che abbiamo dentro. Da questa sorta di tabula rasa rimasta. Proviamo a nutrire altri tipi di fondamenta, a dare da bere ad altri semi, che possano germogliare e farci del bene. Proviamo soltanto.

Ora qualcuno potrebbe anche dire << Ma queste sono cose che capitano a tutti, in tutto il mondo: tifoni, terremoti, nubifragi…>>.

Certo, anche se, guarda caso, le zone di chi sta bene con se stesso e lo mostra nella materialità (cioè quelli che noi consideriamo potenti, o ricconi) non vengono mai colpite. Ma ciò ha poca importanza, il dramma di cui parlo lo vive chiunque in questo mondo, in questo tipo di società, in questo tipo di andazzo della vita. Lo si vive a livello mondiale. Il fatto è che non m’interessa guardare gli altri per svolgere un lavoro dentro di me. Osservo solo ed unicamente me stessa, il mio luogo, le persone a me più vicine. Per realizzare un auto-osservazione, e lo dice la parola stessa, non bisogna guardare l’esterno. Anche se l’esterno può apparire molto attraente, perché pare ci dia delle risposte, non è da prendere in considerazione, se non dopo averlo osservato.

Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei – (Oracolo di Delfi)

Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia – (Carl Gustav Jung)

Io personalmente non sono stata colpita da questa tragedia. La mia casa, il luogo dove lavoro, la mia auto, sono rimasti intatti ed erano perfetti la mattina dopo. Ma molte persone, a me care, hanno invece subito gravi danni e quindi, questo, riguarda anche me. In qualche modo rispecchia, anche se solo in parte, quello che ho dentro.

E come dico sempre, riconoscendomi. Il r-i-c-o-n-o-s-c-e-r-s-i è importantissimo. E’ il – io sono -. Ma, come dicevo, riconoscendomi, non sono certo un Buddha.

Pensi forse ch’io non sia intollerante, preoccupata, infastidita? Ti sbagli. Anch’io mi arrabbio, indosso maschere per non discutere perché non ne ho voglia, sopporto. Ho le mie paure. Sicuramente meno, molte meno di tanti altri. Ad esempio risulto antipatica, perché di maschere ne indosso pochissime. Nel bene e nel male non fingo, sono molto schietta e la schiettezza non è sempre apprezzata. Non sono avida, mi alleno da anni alla generosità, quindi l’Universo non deve mettermi davanti prove di “perdita”. Non si offenda chi ha perso qualcosa, ci mancherebbe, qui si parla di uno stato generale, piuttosto si chieda quanta paura aveva di perdere qualcosa nella vita, che sia quello che sia.

Sono paure che non ci rendiamo conto di avere e soprattutto non ne abbiamo colpa. Sono per noi, inconsciamente, mezzi di difesa che ci permettono di sopravvivere. Aver paura di perdere – quella cosa – ci fa sembrare che avendone paura non la perdiamo, perché prestiamo attenzione ad essa e prendiamo tutte le precauzioni necessarie. Ma, in altre dimensioni, non funziona così, funziona esattamente all’incontrario, semplicemente si manifesta ciò che nutriamo dentro. Abbiamo paura di perdere il nostro compagno, di perdere soldi, di perdere il lavoro, paura che qualcuno ci rubi qualcosa, paura di non avere abbastanza, et voilà che, purtroppo, la nostra anima ci mette davanti quello che proprio consideriamo. Questa emozione prende forma nella realtà, proprio come il disastro che, da dentro di noi, si è manifestato fuori.

Se noi prendessimo in considerazione la gratitudine incondizionata, ad esempio, e nutrissimo quella, l’Universo ci metterebbe davanti cose per le quali ringraziare. Se nella vita hai paura del tuo futuro, o di andare avanti, incontrerai sempre ostacoli. E’ così, non volermene, non l’ho voluto io.

Se nella vita hai paura di ammalarti, ti ammali, o comunque vivi accompagnato da acciacchi, problemi, fastidi.

Ma ciò che mi preme, e te lo ripeto, non è essere creduta. Bensì intendo consigliarti di non buttare al vento questo momento come se tutto ciò fosse inutile. Caspita, lo vedrai anche tu che non è inutile, non è passato inosservato, è un devasto di misure incredibili! Non metterlo sotto all’ascella come fosse una baguette senza nessun valore. Usufruisci di tutto questo per trovare più benessere. Per ricostruirti.

Anche se ora non riesci, in quanto sei disperato, perché forse sei una delle persone più colpite da questa catastrofe e hai tutto il mio rispetto, prova a mettere da parte questa sorta di visione per usarla un domani, quando sarai più forte, quando tutto sarà solo un lontano ricordo e ne sarai uscito, perché ne uscirai, fidati. Perché tornerai a stare bene.

Forse non sarai più quello di prima, forse ciò che hai perso è qualcosa che, d’ora in avanti, amministrerà la tua esistenza ma quello che se ne è andato da te non se ne è andato invano. Se anche solo se ne fosse andato per mostrarti crudamente quanto la vita può essere bella e quanto deve essere vissuta, proprio perché può finire da un momento all’altro, ti ha fatto, pagando con la sua stessa vita, il più caro dei regali che tu ora non puoi vedere perché saturo di dolore. E ti capisco, credimi. Ma lui mai avrebbe voluto la tua tristezza.

Ciò che stai provando è terribile e indescrivibile e non intendo parlarne in un articolo, anche se mi metto a disposizione nel caso tu abbia bisogno di aiuto, di qualsiasi tipo di aiuto, ma sono fermamente convinta che il caso non esista e che Dio (anche se forse non è il tuo stesso Dio) non faccia nulla a casaccio.

Viviamo all’interno di un’Intelligenza Cosmica sovrumana e ne siamo co-creatori, pur senza volerlo, attraverso il nostro Conscio e l’Inconscio. Tutto ha uno scopo, una missione, un motivo d’esistere. Tutto si rinnova. La Sorgente Divina, dalla quale discendiamo, non crea nessun tipo di inutilità. Non definiamola con la nostra mente, con i nostri parametri, poiché essi non sussistono nell’Energia Madre.

Tutto è crollato e chissà che non siano crollati anche i nostri schemi mentali che tanto ci hanno oppresso e tanto ci opprimono. Quelli che cerchiamo di tenere saldi a noi con le unghie e con i denti senza renderci conto che le gengive stavano iniziando a sanguinare. Quelli che crediamo ci permettono di sopravvivere ma, in realtà, ci fanno solo esistere. Respiriamo, mangiamo, beviamo, lavoriamo, ci divertiamo una sera con gli amici, svolgiamo i nostri doveri quotidiani e stop. Finita lì, questa è la nostra vita. Il giorno dopo di nuovo. Poi andiamo in vacanza e ci pare di essere dei Re. Siamo votati allo schiavismo e ci basta un sospiro di sollievo per sentirci bene.

Forse c’è qualcosa di più. Onoriamo questo sfacelo, onoriamo le morti dei nostri cari, onoriamo la nostra Terra che si è divelta. La rappresentazione della morte del Cristo, laddove il Cristo non può morire e dove si continua a credere che un tizio di nome Gesù sia morto in croce per tutti i nostri peccati. Eccola la morte descritta. E nessuna morte è vana, che sia di un albero, di un animale, di una struttura, di un essere umano. Ecco cosa davvero era Gesù. Ecco il suo messaggio. Ecco la Via Crucis, la nostra, quella che da sempre portiamo dentro. Una Via Crucis perpetua.

Chiodi che ci attanagliano in un punto dal quale non riusciamo a muoverci perché la nostra zona di comfort ci è cara e comoda. Una corona di spine che punge la nostra testa proprio come i mille pensieri che ci affliggono ogni giorno, tanto da volerci far strappar via la mente da noi. Davanti alle derisioni, ad un petto forato, alla nudità, al sangue che cola, perché solo quello siamo in grado di far sgorgare dal nostro cuore. Non ci è data possibilità di far sgorgare amore. Ma noi siamo più forti.

E DOPO TRE GIORNI RISORSE.

Prosit!

Grazie agli amici che mi hanno dato le loro foto, per questo articolo, come testimonianza di questi tragici eventi. Potevo mettere foto ancora più drastiche (che trovate tranquillamente in internet) ma ho preferito mettere le nostre e abbiamo avuto poco tempo per scattare immagini.

Tranne la foglia a cuore e la citazione prese da Pinterest.

Buona vita alla Terra e a noi.

Esistere o Vivere – questo è il problema

Nonostante lo smisurato ed incolmabile amore che nutro per gli animali non mi considero un’animalista convinta. La vedo un po’ come una citazione estrema al giorno d’oggi e gli estremismi non mi piacciono. Talvolta, gli animalisti convinti cadono nell’ossessione e nemmeno le ossessioni mi piacciono. E’ per questo che non sono una di quelle persone che, sui propri social, si affanna a pubblicizzare video o immagini di animali feriti, massacrati dall’uomo, con la convinzione di donare loro giustizia; ci sono altri siti molto più adatti dei miei e non amo sottolineare sempre le nefandezze che i miei simili compiono.

Un video però, l’altro giorno, un video peraltro che sicuramente avrete già visto tutti, mi ha fatto riflettere su un particolare tema che desideravo già da tempo spiegare in un mio articolo e lo faccio oggi. Il video in questione, che ho potuto notare attraverso diverse pagine di internet, è uno dei tanti di “Striscia la Notizia”, condotto da Edoardo Stoppa – l’amico degli animali – che si preoccupa di portare alla conoscenza degli animi sensibili la violenza verso questi esseri che vengono considerati inferiori.

www.striscialanotizia.mediaset.it

In questo particolare filmato, Edoardo racconta di uno Zoo (lo Zoo di Cavriglia in provincia d’Arezzo) chiuso, abbandonato ma… con tanto di animali ancora presenti al suo interno.

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Video che guardo quasi mai, non guardo la televisione a dire il vero ma questo è giunto a me e, in effetti, cercavo la nota adatta per questa riflessione.

Sono infinite le volte in cui un animale con il suo sguardo, con i suoi gesti, le sue movenze, le sue espressioni mi ha colpito particolarmente e, questa volta, ha colpirmi è stato l’Orso. L’Orso che potete vedere qui

http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/zoo-fallito-a-cavriglia-arezzo-_25840.shtml

Ecco, quest’Orso, sul quale non mi dilungherò a descrivere la tristezza che ha suscitato in me in quanto la considero ovvia, mi ha fatto riflettere sul senso di “esistere”, molto diverso dal significato di “vivere”. Appunto, lui esiste, e basta.

lanazione.it

Oscar Wilde diceva – Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla più -.

wilde-vivere-esistere

A questa affermazione alcune persone rispondono – Io esisto cavoli! E’ ovvio! Respiro, mangio, dormo, ma… non mi sento “vivo” -.

Altri affermano – Ho trascorso molto, molto tempo a esistere, poi… finalmente ho vissuto -.

Quindi la differenza tra esistere e vivere c’è eccome.

alessandropreziosi.tv

Noi esseri umani, nei casi in cui notiamo una persona esistere e basta, siamo propensi ad usare il verbo – vegetare – come se i vegetali non avessero sentimenti… ma vabbè… per capirci.

Secondo me quest’Orso, spiega bene tale differenza. Guardatelo. Cammina, respira, mangia (un addetto viene a portargli cibo quotidianamente, almeno questo, santo cielo!), respira, fa i suoi bisogni, si guarda attorno. Tutte le sue attività vitali, nonostante la malattia e gli acciacchi della vecchiaia, sono funzionanti.

Ma se chiedessimo all’Orso cosa significhi per lui vivere dite che risponderebbe che gli basta quello che ogni giorno svolge? Io penso proprio di no. Questa che sto trattando sembra una banalità ma ci siamo mai resi conto che “vivere” significa = non avere barriere? Per lui si tratta di barriere concrete, in legno e cemento, per Noi si tratta di barriere morali, astratte: paure, giudizi, preoccupazioni. Ma fondamentalmente non c’è differenza.

Vivere” significa anche poter non avere regole se non quelle infondate della natura. Mangiare quando voglio io, giocare quanto voglio io.

Vivere” significa rispettare gli altri e farsi rispettare potendo esprimere ciò che vogliamo.

Vivere” significa amarsi. Amare la propria vita. Senza amore non si vive, si esiste. E’ amando tutto che si può vivere: il luogo in cui si abita e si lavora, colui che consideriamo il nemico peggiore, le piccole cose che la giornata ci offre.

Mettersi in gioco, avere coraggio e aver voglia di creare, in continuazione. Immaginare e realizzare.

Un Orso, nel suo habitat naturale, di coraggio deve averne molto pur incutendo parecchio timore a diversi altri esseri e può creare, sempre. Strategie, metodi di sopravvivenza, attività ludiche, scelte di fuga e di protezione.

Qui cosa può creare un Orso? Il suo sguardo parla chiaro. Il suo stato d’animo si percepisce. Sta esistendo.

Non può amare, secondo me, quel luogo che gli priva la libertà e la connessione con altre fonti di vita se non qualche pianta nei dintorni.

E noi? Non vogliamo crederci, non vogliamo ammetterlo, ma siamo sinceri, quanti tra di noi vivono come quest’Orso senza nemmeno rendersene conto? Tantissimi. Pieni di barriere, in realtà inesistenti, ma per noi ben tangibili, soffocati da una routine che ci logora e ci ammazza giorno dopo giorno, spenti, senza nessunissima voglia del domani né tanto meno dell’oggi. Del giorno che stiamo vivendo… no, non vivendo… trascorrendo.

Esistendo per dei doveri e non per dei piaceri.

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Chiusi in una relazione scomoda per il bene dei figli o per far star zitta la gente, chiusi a svolgere un mestiere che ci deprime ogni ora che passa sempre di più per poter mangiare, pagare un affitto, chiusi all’interno di uno stato sociale che ci vuole in un certo modo e con determinati requisiti. E che ci ha insegnato a giudicare “negativamente diverso” chi, a questi requisiti, si sottrae o non riesce a sottostare.

lamenteemeravigliosa.it

Quello che mi preme è poter guardare in faccia la realtà. Il tempo passato non tornerà ma si può iniziare quando si vuole a vivere. E per Dio! Facciamolo! Facciamolo il più possibile. Non accontentiamoci di strofinare il naso su una pietra come Orso convinti che quello sia già il massimo per noi.

Ma può essere vero che il più grande miracolo tra tutti, la nostra stessa vita, voglia dire sinceramente ciò che passiamo ogni giorno? No, non credo. E’ stato trasformato in questo modo, manipolato, sagomato ma la vita è ben altra.

settemuse.it

E’ per cambiarla ci vuole coraggio.

Tutto quello che vuoi è dall’altra parte della paura (Jack Canfield).

Paura di rimanere soli, di non farcela, di essere giudicati, di morir di fame… ma non sono estremista, lo dicevo prima. E non è sempre possibile sconfiggere determinate paure, così grandi, così opprimenti che quasi addirittura ci fanno da – coperta di Linus – e senza ci sentiremo persi, vulnerabili, attaccabili.

blog.pianetadonna.it

Ma ci siamo mai allenati a sconfiggerne almeno uno di questi timori per poter “vivere” un po’ di più? Molta gente no. Molta gente è esattamente come quest’Orso. Come il Bisonte vicino. Come lo Struzzo. Come le Scimmie.

La differenza è che questi animali, nelle gabbie, non ci si sono rinchiusi volontariamente ma l’esistenza è la stessa.

Perciò, mentre compiamo l’ammirevole gesto di combattere contro Circhi e Zoo per la libertà di questi animali, quella stessa forza e quello stesso impeto usiamoli per combattere verso la nostra libertà.

johell.altervista.org

E non parlo di guerre e rivolte, per essere liberi si potrebbe iniziare con il solo sentirlo.

aforismario.net

Sentirsi tali, liberandoci noi stessi da pregiudizi e preconcetti lasciando spazio alla gioia e all’amore. Riempirci d’amore amando noi stessi se vogliamo poter amare la vita. Per essere liberi basterebbe iniziare a vivere.

Prosit!

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