L’Illusione – me lo merito dopo quello che ho passato

ORA MERITO LA FELICITÀ 

Dopo una lunga sofferenza, dopo aver pianto, dopo essersi sentiti lo stomaco attorcigliato nella morsa del dolore per molto tempo, dopo aver imprecato o chiamato in aiuto tutti i santi del paradiso, molte persone sono solite dire: – Ora mi meriterei un po’ di sollievo e un po’ di cose belle dopo quello che ho passato -.

Certo. Sono d’accordo. Capisco perfettamente, non dico di no ma, per come la vedo io, questa è soltanto un’illusione che lascia l’amaro in bocca e potrebbe aggiungere ulteriore sofferenza.

Non è sbagliato aspettarsi cose belle ma è sbagliato il motivo per il quale si attendono e, così facendo, NON arriveranno mai. Non voglio deludere ma aiutare, sia chiaro, vedremo infatti in questo articolo che le cose belle possono arrivare eccome! Basta modificare un po’ i nostri pensieri e i nostri intenti.

Quindi, per prima cosa, non serve soffrire e poi, dopo aver fatto fare tutto il lavoro “al tempo che passa” e aggiusta un po’ le cose, mettersi in attesa di un bel periodo.

IL BAMBINO CHE PIANGE IN CHIESA

Supponiamo che in una chiesa, durante la messa, un bambino inizi a piangere senza avere intenzione di smettere. Tra i credenti ci sarà chi proverà fastidio nei confronti di quella lagna, ci sarà chi proverà compassione o tenerezza, ci sarà chi proverà a capire il motivo di quel pianto e ci sarà anche chi nemmeno sentirà quel bambino, non ci farà neanche caso.

Non dire “mi fai arrabbiare”, prova a dire “scelgo di arrabbiarmi” – (cit.)

Questo per dirvi che ognuno di noi ha una sua reazione, simile ad alcuni o diversa da altri. La stessa cosa vale nei confronti di un furto che subiamo, della perdita di una persona cara, di un incidente.

Reagiamo in base ad un insieme di fattori che ci compongono chiamati – schemi mentali – nutriti negli anni da: educazione, cultura, vicissitudini, memorie, prove, etc… componenti che si intersecano tra loro durante la nostra evoluzione composta a sua volta da: carattere, insegnamenti ricevuti, intelligenza, ambiente familiare, luogo in cui si vive, agiatezza economica, società, etc… e che ci formano, ci rendono da adulti le persone che siamo.

Detto questo, se capita ad uno di noi un fattaccio, egli reagirà in base ai suoi schemi mentali, pertanto, quella sofferenza provata è come se fosse stata “scelta da lui” come strumento migliore per vivere ciò che lui definisce dramma.

Mi spiego meglio, se io non accetto che mio marito vada con altre donne è una mia “scelta”. Una scelta che io ho creato, dentro di me, in base all’educazione che ho ricevuto, in base alla società in cui vivo, in base agli stereotipi che mi girano attorno e bla bla bla. La mia vicina di casa potrebbe essere bigama e, allo stesso tempo, se prendiamo una donna che vive in un altro stato e con altre usanze, ella potrebbe considerare normalissimo che suo marito abbia altre donne. O addirittura mogli.

Se quindi questa sofferenza è ciò che io considero il mezzo più adatto per me, per passare quel periodo, il quale può anche durare anni, non devo pensare che poi mi arriverà un premio in base alla scelta che ho fatto.

So bene che è bruttissimo soffrire ma questa non dev’essere una giustificazione. Non siamo all’asilo nel quale se piangiamo poi ci danno la caramella per farci smettere. Siamo in un altro tipo di scuola, quella della vita, e la nostra vita, in continua e perpetua connessione con l’Universo, non funziona così. L’Universo riflette solo ciò che siamo, dandoci ciò che siamo (non cosa vogliamo), non risponde se stiamo in attesa.

CHE DELUSIONE!

Attenzione però, come ho detto prima, il modo comunque esiste per far giungere a noi le tanto sospirate – cose belle -.

Allora, dobbiamo innanzi tutto sapere che ogni tipo di sofferenza è data ovviamente da pensieri negativi e emozioni negative. Le emozioni negative le chiamiamo demoni. Demone, dal greco Daimon, significa “Essere Divino” e, divino, lo è davvero. Le emozioni negative sono divine proprio perché ci insegnano e ci permettono di trasmutare ed evolvere.

Se io, ad esempio, ho il demone dell’intolleranza e sono quindi una persona con poca pazienza, sempre infastidita e via discorrendo, sarà ovvio che passerò ben poco tempo serena e felice. Spesso sarò arrabbiata, stizzita e molto spesso, a causa di determinati fastidi più gravi, sarò anche sofferente. Finita quella sofferenza me ne arriverà un’altra se io non trasmuto quel demone e qui arriviamo al nocciolo del discorso.

IL PREMIO IN ARRIVO

Le cose belle pertanto non giungeranno a me perché quella cosa ha finito di darmi fastidio e a darmi fastidio ora è un’altra, ma arriveranno perché io ho deciso di lavorare seriamente su quel fastidio, ho deciso di osservarlo ed eliminarlo da me, o meglio, di trasformarlo in gioia o in serenità. Ossia, se a me da fastidio il mio vicino di casa, non dovrò aspettarmi il premio nel momento in cui il mio vicino di casa traslochera’ lontano da me, in un’altra via, ma il premio arriverà quando, con il mio vicino di casa, ad un passo da me, io avrò imparato a non essere schiava delle sue abitudini. A non essere emozionalmente schiava di ciò che lui fa o dice. Ciò significherebbe che, in base al comportamento degli altri, io posso stare bene o male. Sono una dipendente e mi devo augurare, ogni giorno, che il mondo abbia voglia di comportarsi sempre in base al mio “bene” con me. Il mondo mi ha in pugno. Ma se io imparo ad essere indipendente e a stare sempre bene dentro di me, al di là di come gli altri si comportano, allora si che vivrò una vita bella, ricca ed entusiasmante!

Per fare questo, ovviamente, occorre molto molto molto impegno e duro lavoro. Occorre distruggere i vecchi schemi, davvero duri a morire, e costruirne dei nuovi a nostro beneficio. Questo è davvero ostico. Un lavoro incredibilmente difficile. Ma, questa dedizione e questa tenacia, questo coraggio e questa determinazione saranno gli strumenti che ci porteranno UN MUCCHIO DI COSE BELLE!

Eccole qui le – cose belle – tanto attese ed ecco il sistema per ottenerle. Saremo premiati assolutamente e certamente. È una legge universale. Un riflesso naturale dell’Universo che è come uno specchio. Elimineremo da noi il buio, illuminandoci di una luce che automaticamente ci renderà felici e automaticamente attireremo a noi situazioni, persone e cose meravigliose!

Questa è la grande differenza.

Prosit!

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A modo mio: Interpretazione di “Dio caccia via Caino”

Dal Vangelo secondo Meg 6° – niente di religioso ma di molto curioso

Articolo che intitolerei “Nessuno tocchi Caino”.

Non me ne voglia Ruggeri, nell’utilizzo del titolo di una sua nota canzone (Ruggeri – Mirò, Festival di Sanremo 2003) ma calzava a pennello con quello che voglio raccontarvi.

Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra però…. Chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte! -. Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato.

Queste sono, secondo la Bibbia, le parole che Dio pronuncia a Caino dopo aver scoperto che quest’ultimo aveva ucciso suo fratello Abele per invidia.

Un segno…. Certo, perché è giusto colpire il male. Ci viene spontaneo eliminare ciò che reca dolore, che è “cattivo”. L’impronta infamante. Una sorta di giustificazione alla vendetta. E così infatti è.

Ora, tolto il fatto che dubito Dio abbia intenzione seriamente di maledire qualcuno, il discorso, a mio avviso, è ben più profondo. In qualche modo occorreva simboleggiare Caino come il male e, per farlo al meglio, si passa attraverso il Giudizio Divino che non lascia dubbi, dimenticandoci però che Dio è in ogni cosa, anche in quello che consideriamo negativo, violento, disagevole, angosciante. Soprattutto per chi crede, come me, che l’Onnipotente non sia un vecchietto con la barba bianca coricato sopra ad una nuvola.

Dio infatti, prima di concludere la sua arringa, ammonisce chiunque a colpire Caino, a ucciderlo, in quanto verrà punito ben sette volte.

Interessante. Cosa vorrà dire? Che non bisogna vendicarsi? Che occorre imparare l’arte del perdono? Che non è con il fuoco che si spegne il fuoco?

Sicuramente si. Tutte queste riflessioni portano a buoni pensieri e ottimi propositi, eliminano i pregiudizi e le conclusioni ma, secondo me, c’è dell’altro andando ancora più in profondità.

Ricorderete, se lo avete letto, il mio articolo intitolato “I Demoni sono dentro di Noi” https://prositvita.wordpress.com/?s=i+demoni+sono+dentro+di+noi dove, senza sentirci colpevoli di nulla, si acquisisce di avere delle responsabilità nei confronti delle emozioni negative che proviamo e che ci fanno del male. I Demoni infatti, come spiego, non sono i diavoli che da sempre ci hanno voluto far credere ma sono semplicemente i sentimenti negativi e deleteri che nutriamo in noi, i quali ci rovinano anche fisicamente a lungo andare, ed è bene quindi liberarsi da essi ma… non UCCIDENDOLI.

Ecco, Caino è un po’ come la rappresentazione di un Demone. Di un qualcosa che consideriamo malevolo. Di un qualcosa che fa del male, senza comprendere che tutto ciò che è in grado di fare del male nasce da noi; da dentro di noi.

La sete di potere, la guerra, l’approfittarsi, l’invidia, il possesso, l’arrivismo, l’attaccamento, l’egoismo e chi più ne ha più ne metta. Ma non è eliminandole queste “voglie”, queste sensazioni, queste che noi crediamo necessità al fine di stare meglio, che si potrà stare bene davvero. Dio infatti chiede di non uccidere Caino, di non uccidere quindi le nostre caratteristiche negative.

E perché mai? Beh, innanzi tutto sono nostre creazioni. Sono anch’esse delle nostre figlie. Ci appartengono. Non serve a nulla ed è sbagliato ammazzarle. Se sono lì c’è un perché e, questo perchè, è sempre un insegnamento. Al contrario occorre, anche se può sembrare assurdo, accettarle, comprenderle e amarle. Solo così si possono trasmutare, come l’Alchimia vuole, quando chiede di trasformare all’interno di noi stessi, il Piombo in Oro. Diventando persone migliori, con il diritto di vivere in piena beatitudine, senza essere schiavi delle nostre stesse emozioni negative. Emozioni che ci fanno reagire, anziché agire (c’è differenza), con coscienza e amore. Ciò non significa dover sopportare chiunque e qualsiasi affronto solo perché si agisce con amore ma si cerca di far capire quanto importante sia non utilizzare il giudizio.

Nel momento stesso in cui io ti offendo, o ti uccido, o ti faccio un torto, come reazione, è perché ti giudico. Ti reputo sbagliato, o inferiore, o malvagio, etc… ma ti sto giudicando e, giudicandoti, sono automaticamente il tuo schiavo. Se ti giudico è perché il tuo comportamento mi tocca, perciò reagisco in base al tuo comportamento. Tu comandi, tu crei e io, DI CONSEGUENZA, eseguo. Penso di essere un “grande” ma, in realtà, sono solo un servo. Il tuo. Vittima del tuo gesto.

Divento così il servo del carnefice, di colui che considero una persona “sbagliata”.

Anche in questo caso non si parla di condonare ma si parla di agire al di fuori del giudizio. Con giustizia e consapevolezza, rimanendo nell’onor proprio. E’ difficile, incredibilmente faticoso, ma è giusto.

Non dimentichiamoci inoltre che, dal male, può nascere il bene ma non voglio che questo passi come una banalità. Il significato ha della ricchezza. Dio è in grado di guardare oltre. Di vedere il bello nascere dal brutto, sottintendendo così, come l’uomo dovrebbe imparare a guardare, ossia, con gli occhi dell’anima.

Quando imparerete a guardare con gli occhi dell’anima anziché con quelli della personalità, coglierete degli aspetti di straordinaria Bellezza proprio nelle persone che adesso vi sembrano più ottuse o “cattive” – (Salvatore Brizzi).

Fintanto che continueremo a guardare e giudicare con la vista continueremo a notare negli altri ciò che siamo. Gli altri rispecchiano esattamente quello che siamo dentro. Se odiamo gli altri è come se odiassimo noi stessi. Ma se impariamo a guardare con l’anima, allora vedremo che non ci sono colpe e possiamo imparare a vedere il bello che è anche dentro di noi. Se tutti facessimo questo, probabilmente il mondo sarebbe un luogo migliore.

Ho acquistato un uomo dal Signore – disse Eva dopo aver partorito Caino. Caino… da Qajn che riporta al verbo Qanah che significa appunto “acquistare”. Le emozioni negative le abbiamo acquistate/acquisite, nel corso degli anni, a causa delle nostre esperienze, dei nostri traumi, dei nostri schemi mentali, di ciò che abbiamo e che ci è stato immesso nell’inconscio. Oggi ci dirigono, governano le nostre azioni ma mai nel bene. Mai facendoci compiere l’operazione giusta. Osserviamo dall’altra parte e agiamo così nell’altro senso. E, come diceva qualcuno, è cosa buona e giusta.

Prosit!

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