Il Dolore – l’indesiderato messaggero degli Dei

APRITE QUELLA PORTA (tipo Leatherface)

Non lo vogliamo con noi perché ci fa provare sensazioni spiacevoli. Ci fa male. È straziante e vogliamo allontanarlo, o non vederlo, o cacciarlo via. Mi riferisco al dolore che a nessuno piace. Mi riferisco a qualsiasi dolore ma, oggi, parlo più nello specifico di quello fisico, ultimo stadio di una scalinata in discesa.

Ogni tipo di dolore, o malessere fisico, è un messaggio che occorre tradurre e se ci convincessimo di questo la nostra guarigione avverrebbe in maniera più facile.

Ci sono dolori molto forti, i quali ci sembrano più potenti di noi ma se noi volessimo potremmo vincerli. A volte però ci trovano sfiniti, depositiamo le armi e li lasciamo fare soccombendo al loro volere. Prima di giungere a questo momento, dal quale è molto difficile uscire, si può provare a considerare cosa vuole dirci. Il dolore è come un bambino e se anziché allontanarlo da noi, provassimo ad ascoltarlo, smetterebbe di pestare i piedi isterico.

Spesso il dolore bussa alla nostra porta in modo molto lieve e noi non lo sentiamo, pertanto, non gli diamo retta. Allora bussa più forte, noi andiamo a vedere chi è, ma non vogliamo aprire l’uscio della nostra casa ad un essere così maligno che sappiamo ci farà del male. Così inizia a suonare il campanello. Un suono che ci trapana le orecchie, che inizia a intimorirci ma teniamo duro anche se già siamo avvolti da paura e fastidio. Anche se già ci ha buttati nell’angoscia. Infine, sfonda la porta.

Se ci comportiamo da “sordi” ci pensa lui a farsi sentire. E si impossessa di noi. Ora è lui a comandare e sembra furioso. Se decide che dobbiamo stare immobili nel letto, ci immobilizza nel letto. Non ci sono cavoli che tengono.

LASCIAMI PARLARE

Ma allora come si può liberarsi di lui? Lui ha un compito e lo porta a termine costi quel che costi. Siamo noi, in fondo, che abbiamo deciso di non ascoltarlo fin dall’inizio. Il suo compito è quello di avvisarci e di farci sapere che stiamo sbagliando in quella/e situazione/i facendo del male al nostro bambino interiore ossia soffocando e non riconoscendo il nostro essere divini. Se, quando giunge a noi, lo lasciassimo parlare e lo lasciassimo sfogare, ascoltando tutto quello che ha da dirci e provassimo poi a mettere in pratica i suoi insegnamenti, lui poi se ne andrebbe e non tornerebbe più. Non avrebbe più niente da spiegarci dal momento che abbiamo compreso.

Ma lasciarlo parlare significa permettergli di “farsi sentire” ossia significa per noi provarlo. Provare quel dolore, sentire male, stare poco bene. È molto più comodo, invece, prendere un medicinale o farsi operare così lo si zittisce e si sta subito meglio, per lo meno finché l’indesiderato ospite non decide di tornare più forte di prima.

Da semplice febbre si trasforma in gastrite, ad esempio, e quindi noi non correliamo le due cose, pensiamo a due eventi non connessi tra loro e questo accade perché non parliamo il suo linguaggio e nemmeno vogliamo impararlo. Diamo sempre la colpa a quello che la medicina ci ha mostrato come massimi responsabili: la sfiga, l’ereditarietà, il contagio, i virus, il periodo, il condurre una vita non sana.

E il nostro infinito potere interiore dove va a finire? Sono quindi vittima e schiava di agenti esterni. Se nasco in una famiglia di diabetici sono una sfigata senza speranza. Ecco lì, risolto tutto. No… non funziona così.

NUOVI AMICI

Siamo esseri unici e irripetibili. Nonostante i geni, simili a quelli dei nostri genitori, l’ereditarietà esiste perché ci convinciamo che deve esistere. Perché ci hanno insegnato che è vera. Su questa storia dell’eredità dovrò scrivere un articolo perché, mi si perdoni, ma la considero un po’ una presa in giro. Ora torniamo al dolore, al doverlo accogliere.

Lasciagli fare ciò che vuole. Sopporta il tuo dramma se non riesci ad accettarlo ma entra dentro di lui. Mescolati con lui. Ascoltalo fino in fondo. Non ti sto dicendo che non puoi usare aiuti se soffri incredibilmente e neanche ti sto dicendo di non fare nulla per guarire ma, lui, il dolore, deve essere accolto da te come se fosse tuo figlio. Non scacciarlo via dimenticandoti di lui. Parlagli. Chiedigli cosa vuole comunicarti. Domandagli cosa puoi fare per dissolverlo. Chiedigli perdono e persona te stesso per averlo creato. Se saprai ascoltare in modo fine, lui ti parlerà e nascerà tra voi un rapporto incredibile e interessante.

Non mi crederai ma molti dolori, piano piano, si trasformano in “migliori amici”. Si schierano dalla tua parte perché ti amano e, sempre presenti, si fanno sentire dando avvertimenti che ti mettono in guardia per non cadere nella trappola nella quale sei caduto tempo prima, quando sei quasi morto dal male. Lascialo fare, digli che non vuoi mandarlo via, che non ce la fai più a sopportarlo ma che accetti, nonostante tutto, la sua presenza. Chiedigli di essere magnanimo, il dolore ti sente. Ti sente perché è tuo, sei tu, è una parte di te. E coccolalo, coccolati. Coccolati come faceva tua mamma quando eri un bambino. Chiedigli scusa, fagli capire che hai compreso e impegnati sinceramente ad apprendere quella lezione. Accetta la sua furia, urla e ricordati che tu sei più forte di lui. Sei tu che hai creato lui e non il contrario. Tu sei il genitore, l’amministratore, anche se ti sembra impossibile.

LA LINGUA SCONOSCIUTA

Traduci la sua lingua. Cosa ti sta dicendo? Che vivi imprigionato perché sei vittima del giudizio degli altri? Come ti permetti? Tu sei Dio. Dentro di te c’è l’intera energia cosmica, sei formato dagli stessi atomi che formano l’intero universo e vivi un’esistenza di cacca perché altre persone ti valutano. Permetti a loro questo? Gli dai questo potere? Dai a loro il potere di farti sentire un inetto? Ti autosvaluti perché fin da quando sei nato, in qualche modo, ti hanno passato il messaggio che vali poco. O sei invidioso? Un essere onnipotente come te invidioso di altri, un debole quindi, un micragnoso, un insufficiente. Oppure ancora vivi completamente nella paura e nelle preoccupazioni. Hai paura di tutto: dei soldi, dei sentimenti, del mostrarti, del lavoro, della malattia, dei legami… individua come un chirurgo cosa sta cercando di dirti il tuo dolore. Vuole solo aiutarti. Vuole solo suggerirti che tutto ciò nasce da delle trappole della mente. Da inganni ai quali tu dai un valore inestimabile, probabilmente, senza rendertene conto. Vuole farti capire che puoi vivere libero, libero da tutto questo e quindi in perfetta salute e in totale armonia.

Prosit!

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Osservati dall’esterno per smettere di soffrire

IL MACABRO POZZO

Ogni volta che soffriamo cerchiamo soluzioni sbrigative per uscire da quell’angoscia ma questo modo di fare non è proprio il più adatto. Occorrerebbe entrare in quel dolore e viverlo a fondo, per conoscerlo e trasmutarlo, guarire davvero, non provarlo una seconda volta.

È anche vero però che ci sono malesseri lunghi a finire e assai deleteri per il nostro stato emozionale e fisico, soprattutto in caso di dolore attivo. Il dolore infatti può essere attivo o latente. Quando è latente è molto pericoloso, noi non lo percepiamo, non lo lavoriamo e lui può fare ciò che vuole ma quando è attivo ne sentiamo tutta la furia e questo lacera. Non si può prolungare tanta angoscia. Serve continuare ad osservarla ma, ad un certo punto, bisogna anche stare bene. Stando bene si possono emanare frequenze positive, le quali richiameranno altre vibrazioni positive, e potremmo così riempirci di gioia con più facilità eliminando quella tristezza che ci porta sempre più giù nel suo macabro pozzo.

Un metodo, non facilissimo da applicare all’inizio, ma molto efficace esiste e ora te lo spiego ma, nel riuscire a metterlo in pratica, dovrai essere paziente. Una volta presa l’abitudine però, non farai più fatica ed esso potrà rivelarsi un valido mezzo da utilizzare ogni volta che vuoi.

COME ESSERE SPIRITO

Si tratta di “distaccarti” dal tuo corpo e guardarti dall’esterno. Innanzi tutto devi sapere che ogni tipo di malessere che provi appartiene al corpo e quindi alla mente. È sempre un qualcosa di mentale, cioè materiale, anche se emozionale. È cioè sempre una conduzione mentale che si sviluppa in base al nostro vissuto, diverso, da individuo a individuo. Ebbene sì, anche l’innamoramento, o quello chiamato amore. Nella nostra anima, e nella nostra parte spirituale, il male non esiste. Non esistono emozioni, ne belle ne brutte e, in questo momento, sono proprio quest’ultime a interessarci. In parole povere, tutto il dramma che proviamo appartiene al corpo e quindi, in teoria, basterebbe staccarsi da esso, in qualche modo, ma… come si fa se siamo quel corpo?

Hai presente quelle frasi che ogni tanto si leggono e che intendono insegnare la differenza tra corpo e spirito?

Ad esempio educare i bambini a dire – Il mio corpo ha la febbre – anziché – Ho la febbre -. Oppure – Il mio corpo si è sbucciato un ginocchio – anziché – Mi sono sbucciato un ginocchio – facendosi così carico (troppo carico) di quel dolore, nonché di quella sbadataggine e pure del senso di colpa (in certe situazioni). Se invece è del corpo e non nostra… problemi suoi! Si capisce? Ok, sembra un po’ un modo di dire ma è così. Non capisci quanto il cervello sia schiavo, totalmente dipendente, dalla mente. Se la mente vuol fargli credere che abbiamo un dolore ad una gamba, lui mica controlla se è vero, bensì si muoverà ordinando a varie cellule di attuare tutti vari processi di guarigione, spesso, assai più dolorosi del danno stesso.

Così, per ridere, proviamo a dire al nostro corpo – È un problema tuo io non ne voglio sapere. Non mi riguarda, arrangiati! -.

SONO CAVOLI TUOI

E ora torniamo seri. Sei seduto sulla tua poltrona a elucubrare su quella tristezza che ti sta opprimendo. Puoi chiaramente sentire un peso sullo sterno che non ti permette nemmeno di respirate bene. Le viscere sono rigide e contorte e i tuoi occhi stanno per bagnarsi di lacrime. Stai male e questa condizione sta andando avanti da diversi giorni. Resta seduto lì e prova a chiudere gli occhi.

Ora immagina di uscire dal tuo corpo e vederti dall’alto. Vai su, verso il soffitto, e guardati. Guardati davvero. Vedi i tuoi vestiti, la tua posizione, le tue mani e vedi la tua triste espressione.

Mentre ti osservi prova a esprimere frasi compassionevoli nei confronti di quel corpo abbandonato su quella poltrona, avvolto dall’angoscia più totale. Prova a dire – Mi dispiace tanto per te -, – Vedrai che tutto si sistemera’ -, – Ricordati che sei più forte di quel dolore -. In effetti, questa è la verità. Qualsiasi sia l’azione del dolore, il suo comportamento stabilisce che: sa benissimo il tuo essere più potente di lui. Questo non dimenticarlo mai.

Man mano che provi ad attuare questo esercizio di vederti dall’esterno, anche se all’inizio può risultarti difficile, senza rendertene conto, educhi il tuo cervello che tu sei tu e quel corpo (con il suo dolore) è altra roba. Il cervello, col tempo, inizia a scindere, farà tutto lui, tu non dovrai preoccuparti di nulla se non di stare meglio, perché è questa la sensazione che avrai: sollievo. Come sia potuto accadere probabilmente continuerai a chiedertelo ma poco importerà, il benessere che ora ti avvolge, dopo molta sofferenza, ti trasformerà in menefreghista verso certi aspetti, intento solo a goderti quella conquista.

Cerca di concentrarti su quella separazione che hai attuato.

Il tuo corpo e il male sono là, tu sei qua. Allenati in questo. Osservati nella maniera più precisa che riesci. anche subito forse non ce la farai. Guarda le tue più piccole rughe, la tua pettinatura, le pellicine attorno alle unghie. Più la visione di te stesso sarà acuta e più per il tuo cervello sarà realtà. Credimi, in fondo, basta davvero educarlo e fargli credere ciò che vogliamo.

Prosit!

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Febbraio: Mese della purificazione e di un Amore che non poteva esistere

Siamo a Febbraio, il mese considerato più pazzerello dell’anno ma in realtà più tranquillo. Già. Mentre noi infatti ci prepariamo e ci affrettiamo ad organizzare il nostro Carnevale ricco di coriandoli, costumi, dolcetti e stelle cadenti, la Natura quieta in un dolce riposo e il tempo sembra essersi fermato.

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Mentre compriamo cioccolato e cuoricini per il nostro grande amore, durante la festa di San Valentino, alberi e animali godono sonnecchiando la pace. Il clima di Febbraio è a volte un po’ strambo. Ci porta la neve, che con ansia aspettavamo a Dicembre per festeggiare il bianco Natale, ci porta le piogge anticipate di marzo, le giornate uggiose, oppure un sole primaverile. Ma, nonostante tutto, Febbraio è il momento della serenità e del sonno prima del dolce risveglio. Un risveglio che non dovrebbe fare solo la Natura ma anche noi. Essendo figli di Madre Terra, come qualsiasi altro essere vivente, dovremmo lasciarci andare alle forze universali, unendoci a quelle del nostro pianeta e vivere come Gaia vorrebbe.

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Purtroppo però, bisogna lavorare, bisogna andare a scuola, bisogna compiere tutte quelle attività che non si possono tralasciare pur andando contro Natura. Ma c’è un modo per non stonare completamente con il comportamento del nostro Universo e sarebbe quello del “purificarsi” per riemergere ancor meglio di prima. Come? Con un’alimentazione sana ad esempio, oppure compiendo anche solo piccoli riti per il nostro benessere. Prendersi cura di sé, programmare degli esercizi fisici, ricercare nuove passioni. Febbraio è il mese adatto che permette a queste novità di accrescere il loro risultato in noi colmo di soddisfazione, gioia e uno star bene a livello olistico.

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Tutto sarà come moltiplicato. Tempo fa vi avevo elencato i giorni più adatti per depurarsi in questo post QUI e, come potete vedere, una delle quattro fasi, va proprio dal 17 di Gennaio al 5 di Febbraio. – E’ quasi finita quindi! – direte voi, ma vi rassicuro dicendo che in realtà, per quel che riguarda questo mese, la purificazione continua perchè la sua particolare atmosfera lo permette. Questo è il periodo dell’anno che precede la primavera, ossia la rinascita della vita.

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Depurarsi è propiziatorio e necessario per il nuovo che arriva e che dobbiamo accogliere al meglio. Il nome Febbraio deriva dal latino februare che significava appunto “guarire – eliminare da se stessi il nocivo” e prepararsi quindi candidi, al nuovo che giunge trepidante. Gli antichi lo sapevano bene. Tanti erano i loro riti cerimoniali atti proprio alla purificazione. Una purificazione di fine anno. Si, un tempo infatti, Febbraio non esisteva, è stato aggiunto dopo come mese ed era considerato l’ultimo. Questo accadde perché per i Romani, il periodo invernale era un periodo senza mesi. Senza tempo. Il periodo dello stop. Il corpo e la mente dovevano solo pensare a prendersi la loro pausa e rigenerarsi.

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Da notare che, la parola Febbre, deriva dalla stessa radice latina e come saprete non è da considerarsi propriamente una malattia per alcune filosofie bensì, attraverso essa, il corpo espelle il male. Il danno c’è già stato, non è la Febbre il nostro malessere. La Febbre è un avvisaglia, è un meccanismo che nasce per avvertire e per curare. La Febbre infatti può arrivare per infiniti motivi: un’infezione, uno sviluppo nella crescita, un colpo di freddo, troppa stanchezza e ci costringe quindi… al riposo. Quando si ha la temperatura alta infatti, non si ha proprio voglia di fare nulla e si tende a dormire. Possiamo essere pieni di dolori o sentirci spossati, fatto è che desideriamo solo il letto o il divano.

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Tanti anni fa, prima che venisse sostituita dal Santo degli Innamorati, era Santa Febronia di Nisibis la Regina di questo mese. E il suo nome lo dice chiaro. Si trattava di una giovane ragazza che, non avendo ceduto alle lusinghe di Lisimaco, nipote del giudice Seleno, venne sottoposto a quello che si dice essere stato uno dei martiri più lunghi e atroci della storia. Era il 305, Diocleziano era l’Imperatore e, a quei tempi, i Cristiani subivano frequenti persecuzioni. Venivano rapiti e spesso barbaramente uccisi ma lei, così bella, così acculturata, intelligente e dal forte carattere trainante, avrebbe potuto salvarsi. Non lo fece, preferì morire piuttosto che vendere se stessa alle voglie di un bruto.

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Era convinta che comunque, sarebbe rinata. Il suo culto è conosciuto a Roma, a Milano, a Trani ma anche in Francia, in Turchia, in Iran. Ovunque, il suo nome ha lasciato un ricordo di se’. Santa Febronia, oltre ad essere venerata per la protezione nei confronti delle calamità naturali, è spesso chiamata dai credenti a mandare pioggia soprattutto durante i periodi di siccità. E si sa, la pioggia, oltre a bagnare e inumidire il terreno, lava e purifica. Anche gli Indiani d’America, non esitavano mai a fare danze in onore della pioggia per poter ottenere, oltre all’acqua in sé, anche un lavaggio del proprio corpo e quindi del loro spirito.

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Per loro la pioggia era un alimento indispensabile e sacro anche per la loro cucina. Per i Nativi Americani tutta la Natura era fondamentale. Era la loro Madre, una loro sorella. Era parte di loro e hanno sempre chiesto, soprattutto ai nati in Febbraio, di avvicinarsi ad essa e viverla il più possibile. Questo nasce dal fatto che solitamente, i nati a Febbraio, per gli Indiani, tendono a sentire poco il bisogno della potenza di Madre Terra e vedono invece spesso il mondo quasi come un nemico, artefice per essi, di diverse esperienze negative che li hanno colpiti.

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Ecco come il mese più corto e considerato bonariamente scapestrato, come un tenero e simpatico scugnizzo napoletano, diventa invece un periodo importantissimo per noi e preludio, se ben vissuto, di una nuova, fantastica vita.

Prosit!

p. s.= Nelle immagini potete vedere la mia valle – Valle Argentina -, dai monti al mare, durante questo periodo. Così pacifica, così viva.