Come può lo Stress concretamente danneggiarci?

Molto spesso leggiamo citazioni, o interi articoli, che spiegano come lo stress sia uno dei disturbi più distruttivi per il nostro organismo quasi da essere considerato una malattia vera e propria, soprattutto negli ultimi decenni ma, per molti, queste parole, sono soltanto una sciocca retorica che porta a rispondere – Si, si lo so… – e si continua a vivere un’esistenza stressante e quindi realmente dannosa per la salute.

Lo stress è riconosciuto oggi come una delle prime cause più gravi e più deleterie che colpisce il nostro essere, sia dal punto di vista psicologico che fisico. Ma come può la sua azione ripercuotersi davvero nel nostro corpo? Non è un virus, o un qualsiasi agente patogeno, non è nemmeno un incidente, o una ferita, quindi?

La parola al nostro corpo:

Dimentichiamo troppo sovente che all’interno del nostro corpo fluiscono delle sostanze importantissime e fondamentali per l’organismo chiamate ORMONI ed esse sono proprio il collegamento tra la nostra parte emozionale e fisica in quanto vengono emessi, o meno, a seconda di come “stiamo psicologicamente”.

Mi spiego meglio. Sappiamo tutti che in un momento di paura, di terrore o di sforzo, alcune nostre ghiandole secernono adrenalina, ad esempio, un ormone che permette alla nostra parte fisica funzioni atte ad affrontare quel particolare momento. L’adrenalina viene anche chiamata “ormone fight or flight” vale a dire “combatti o fuggi” proprio per il suo scopo. Prepara cioè il nostro corpo a superare la prova spaventosa o estenuante alla quale siamo sottoposti. Accelera il battito cardiaco (per correre, per respirare più velocemente), dilata la pupilla (per vedere meglio), aumenta la pressione arteriosa (per avere più sangue ovunque), etc, etc…

Dalla paura (parte mentale/emozionale) passiamo quindi ad una preparazione del corpo (parte fisica).

La stessa cosa vale per altri ormoni.

Un altro esempio significativo da correlare agli ormoni, o anche ai neurotrasmettitori (anch’essi sostanze che diffondono le informazioni tra le cellule del sistema nervoso) è quello che vede come protagonisti i sali minerali e gli oligoelementi che dovrebbero essere presenti nella giusta misura all’interno del nostro fisico chiamati anche “elementi essenziali”.

Ecco quindi cosa succede in caso di troppo stress.

Vivere nello stress costantemente è come vivere nell’ansia. L’ansia di riuscire a fare tutto entro la fine della giornata ad esempio. L’ansia di fare bene quel lavoro senza essere denigrati dal capo. L’ansia di affrontare quella situazione o quelle persone ogni giorno della nostra vita; in famiglia o sul lavoro.

Ebbene, vivendo in questo stato, senza accorgercene, secerniamo quantità di adrenalina frequentemente, la quale, è sana in alcune occasioni ma, come accade sempre, diventa nociva quando è troppa. Accade così che l’adrenalina indurisce troppo i nostri tessuti, sia quelli muscolari che degli organi interni. Dilata troppo le pareti dei vasi sanguigni. Fa lavorare il cuore ad un ritmo innaturale anche se impercettibilmente. Vivendo così come in un continuo “stato di paura” ossia, con gli stessi sintomi per il nostro corpo della paura.

Questo fa si che il potassio viene completamente consumato e, diminuendo lui, automaticamente si alza il livello di sodio. Troppo sodio appunto, rende rigide le pareti del nostro corpo. Vale a dire che rende rigidi i capillari, le vene, le arterie, lo stomaco, il fegato, i reni e via discorrendo…

Senza la giusta elasticità, essendo un qualcosa di vivo che deve muoversi fluidamente, il nostro corpo inizia a subire delle “rotture”. Con il termine di “rottura” non immaginatevi una spaccatura vera e propria, anche se a lungo andare può avvenire pure questo. Si tratta, più che altro, di un malfunzionamento dei vari componenti come anche il cuore e i polmoni. Non per niente, la prima azione a patire di queste conseguenze, è il RESPIRO. Quante volte capita di sentire una pesantezza sul petto senza cause patologiche? Quante volte succede di vedere persone con un respiro affannato, o che faticano a prendere respiro, o che comunque respirano male? Pensate ad una rigidità del muscolo cardiaco o dei polmoni, che sono forse gli organi con più elasticità tra tutti dovendosi espandere e restringersi.

Il problema è che non li possiamo osservare. Non vediamo all’interno di noi cosa accade. Non possiamo notare la durezza e l’aridità dei reni che non riescono più a filtrare, la mobilità dello stomaco che lavora per permetterci la digestione, la peristalsi dell’intestino per trattenere e assorbire sostanze nutritive e lasciar andare quelle di rifiuto. Non ce ne accorgiamo fino al giorno in cui, tutto questo, a lungo andare, porta ad avere seri problemi.

La cosa principale sulla quale riflettere è che in questi frangenti, il nostro sangue, deve lavorare sodo, molto sodo, soprattutto per ri-ossigenare le parti e nutrirle al meglio affinchè possano funzionare bene e quindi si inizia ad innescare un meccanismo malsano e faticoso anche per le cellule del sangue, per il midollo stesso e la milza che non riescono a star dietro alla produzione di sangue nuovo e vengono così chiamati in ballo anche gli anticorpi perché, non c’è niente da fare, il nostro organismo s’indebolisce e diventa una vittima adatta per gli agenti esterni che ci colpiscono con più facilità. Diventiamo vulnerabili. Accade così, di conseguenza, come in una catena, che ci ritroveremo presto con un sistema immunitario stanco e debole che non ce la fa a proteggere tutto, non riesce a combattere tutto e…. ci ammaliamo.

Purtroppo tanta gente crede che un po’ di riposo sul divano, a fine giornata, sia il rimedio ideale ma non è assolutamente così e spero si sia capito dopo questo post che spiega come vivono gli organi interni. Spegnersi sul letto o sulla poltrona non serve a nulla. Lo stress rimane comunque dentro.

Riposare la mente è solo un palliativo richiesto dal cervello per tentare il possibile, ma occorre davvero prendere misure di sicurezza ed evitare il più possibile di stancarci e stressarci psicologicamente. E’ molto più distruttivo un tot di stress ogni giorno che una botta di sovraffaticamento una volta ogni tanto. Il nostro corpo è pronto e preparato ad affrontare eventuali situazioni di tensione, ma non è adatto a farsi corrodere quotidianamente da sensazioni nocive.

P.S. – Infine, ci tengo a sottolineare una cosa. Non ho voluto scrivere un trattato medico e, come sapete, non sono un medico. Mi rendo conto che molti contesti sono stati buttati giù in modo molto semplice e se venissero letti da un luminare risulterebbero ridicoli, in quanto, i processi del nostro organismo, sono decisamente più complessi ma, il mio interesse era quello di far comprendere a chiunque come funziona il nostro corpo e perché, scientificamente e concretamente, lo stress può danneggiare seriamente e FISICAMENTE la nostra salute.

Prosit!

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Pillolette da FaceBook

Per chi non segue la mia pagina Facebook di Prosit https://www.facebook.com/prositvita/ posto qui qualche breve articolo, da me scritto e di vario genere, che può essere utile. Sono solo “pillole”, accenni, ma forse possono servire per riflettere e magari trovare soluzioni:

1)

Ascolta bene…
tu hai una malattia ma non SEI la malattia. Tu hai un dolore ma non SEI il dolore. Tu hai un disagio ma non SEI il disagio.
Staccati da ciò che di negativo provi. Siete due cose distinte. Anche se certe cose le senti dentro di te, loro NON SONO te.
Tu sei tu. E sei più forte. Non permettere ai disturbi di prevaricare e vincere. Lo so che è dura ma molte persone sono riuscite a guarire partendo proprio dallo scindere se stesse da ciò che era per loro il male. Il male è una situazione. Tu hai l’Universo dentro. Hai il divino. Sei superiore ad ogni cosa anche se hanno detto il contrario. Godi del libero arbitrio che hai di poterti distaccare, di poter scegliere, almeno nel limite delle tue facoltà.

2)

Non credere a tutto quello che ti viene detto come una pecora! Ma neanche a quello che dico io o leggi sul mio blog. Informati, appura che sia realmente così. Fai delle prove, confuta! Hai un tuo cervello, un tuo cuore, delle tue emozioni. Devi sentire. Impara a mettere in dubbio. Non essere assolutista o estremista. Apriti. Non essere una zavorra appesa ad una mongolfiera. Prendi di ogni cosa quel tot per cento che ti appartiene e fallo tuo. Tutti sbagliano, tutti possono commettere errori. Impara ad estrapolare il buono da ogni concetto, da ogni pensiero. Non pendere dalla bocca di nessuno, sii te stesso. Prendi consigli, cerca di carpire il meglio ma fallo tuo perchè soltanto tu sei dentro di te. Se ti dicono che quell’alimento fa venire un tumore, studia! Controlla se è vero. Osserva ogni lato. Se ti dicono che fare così è sbagliato, controlla il perchè. Se ti dicono che devi pensarla a quella maniera, fai delle prove sulla tua pelle. Svegliati! Apri la TUA di mente non entrare nella mente già aperta degli altri.

3)

Sei grasso/a?
Stai a dieta, perfetto, l’alimentazione sana è sicuramente alla base… ma se prima non rispondi a certe domande, a mio avviso, sarà difficile che riesci a dimagrire.
Ovviamente devi rispondere a te stesso/a e partire poi da lì a lavorare internamente su di te.
– Cosa non ti soddisfa della tua vita?
– Hai bisogno di essere notato/a perchè hai poca autostima o pensi di non riceve abbastanza amore?
– Quale mancanza senti?
– Da cosa, o chi, devi difenderti?
Pensi che una o più di queste domande può appartenerti?
Bene, lavoraci sopra. Quello è il tuo trauma ed è lui che trasforma anche il tuo fisico.

4)

La radice di molte malattie è l’INSODDISFAZIONE.
L’ansia, la depressione, l’obesità e molti altri disturbi derivano sempre da lì anche se sovente non sappiamo neanche per che cosa siamo insoddisfatti. La vita che conduciamo, ciò che ci circonda, non ci piace e soprattutto non ci basta. Vorremmo altro, vorremmo cose diverse, vorremmo cose che non abbiamo. E, la maggior parte delle volte, tutto questo, esiste per la PAURA. Vorremmo cambiare partner ma abbiamo PAURA (di rimanere soli, del giudizio degli altri, della sua reazione…), vorremmo cambiare lavoro ma abbiamo PAURA (della mancanza di sicurezza economica, del salto nel vuoto, del giudizio, del futuro…). Abbiamo paura di offendere, di non trovare più ciò che possediamo, di mostrarci sbagliati, o persone facili e leggere. E così continuiamo nella routine giornaliera, in quel tran tran che non ci porta critiche esterne, che non ci spaventa perchè è la nostra comfort zone (zona di comfort) ma che ci logora dentro e ci ammaliamo. Quando il timore ci pressa, purtroppo non si può partire a spada tratta come molti consigliano facendola semplice, ma posso assicurarvi che osservare ciò che di bello abbiamo e praticare la gratitudine costantemente aiuta davvero molto. Moltissimo. Ci aiuta ad avere fiducia in noi stessi, ci mostra il lato bello della vita e l’inconscio registra il “bello”. Tutto questo attenua la paura di volta in volta e, più avanti nel tempo, saremo in grado di fare un piccolo passo in avanti e poi sempre di più. Questo non è difficile da fare, ci vuole solo voglia e dedizione.

5)

Per favore… non confondiamo l’istruzione con l’intelligenza. Istruito è colui che ha letto tanti libri, intelligente è colui che può leggere tanti cuori.
Poco importa se conosci tutte le leggi della fisica ma non sai riconoscere i tuoi torti e pretendi di avere sempre ragione.
Poco importa se reciti un saggio a memoria ma calpesti il tuo vicino per arrivismo.
Poco importa tutto ciò che non contempla la sensibilità, l’empatia, l’umiltà e la compassione.
L’istruzione affascina. Affascina tantissimo. Spesso può ridurci a zavorre appese in balia del volere di un altro essere che… “ne sa più di noi”.
Ma dove non c’è cuore non c’è nulla.
E osserviamo, se noi invece il cuore lo abbiamo, è quell’altra persona, con tutto il suo sapere, che dovrebbe inchinarsi al nostro cospetto.
L’istruzione libera dalla schiavitù si, ma un’istruzione senza amore, è un’arma che distrugge come qualsiasi altra possibile arma. Non c’è differenza.
Non mettete il vostro cuore in mano a un cervello.

6)

Non vergognarti di raccontare un torto che hai subito. Un’offesa che ti ha fatto male. Sentiti grande e superiore di essere lì, a dirla, apertamente. Sentiti superiore di chi ha cercato di spegnere la tua luce e illumina te stesso facendo fuoriuscire le ombre che ti attanagliano. Non infangare l’altro ma liberati dal male. Perché parlando, anche solo con il cielo, ad alta voce, come se fosse un amico, ti purifichi. Ti consiglio vivamente di farlo. Che tu ci creda o no, arrivano anche le risposte e i consigli migliori da un qualcosa di molto, molto più grande di noi. Siediti su uno scoglio, su una panchina, sul tuo letto e racconta. Raccontati. Starai meglio.

Ecco qui. Tutte per voi. Vi auguro il meglio.

Prosit!

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Sport: Calcio – porre attenzione ma divertendosi

Il Calcio, come Sport, è senz’altro un’attività ricca di aspetti positivi anche se non molto apprezzata dal sesso femminile. E’ uno Sport che, se eseguito in giovane età soprattutto, contribuisce allo sviluppo del fisico ma principalmente educa i ragazzi al gareggiare insieme per lo stesso obiettivo.

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Vale a dire insegnare loro la bellezza dell’unione, del gruppo, dove non ci sono peggiori o migliori ma ognuno, con la sua virtù, contribuisce al risultato. Non è uno sport in solitaria perciò, anche il condividere con qualcun altro la vittoria o l’amarezza della sconfitta, è molto positivo dal punto di vista sociologico.

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Li abitua anche ad aiutare gli altri, a porgere loro una mano, o tirargli una pacca sulla spalla in segno di consolazione.

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Sono anche molti altri i pregi di questo Sport ma oggi vorrei invece focalizzarmi su un aspetto divenuto, a mio avviso, negativo per quel che riguarda la salute di bambini e ragazzini in età di sviluppo che praticano questa disciplina. Potrei iniziare dicendo che il troppo stroppia e ora vi spiego il perché.

Nella mia zona, ma immagino che questo accada ovunque, piccoli esserini di 8, 10, 12 anni fanno ben tre allenamenti settimanali, all’incirca di due ore ciascuno, più la partita della domenica. Sono praticamente quattro momenti alla settimana dedicati a questo Sport che è anche parecchio stancante oltre che piacevole.

Gli sforzi di quei fisici che stanno crescendo e che si stanno trasformando sono un po’ eccessivi. Tanti ragazzi infatti, dopo un po’ di tempo, iniziano a lamentare dolori soprattutto agli arti inferiori oppure grande stanchezza.

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Il Calcio in sé, come “problema”, non viene riconosciuto ovviamente, essendo divertente e per molti di loro l’unico momento di svago ma purtroppo è proprio il colpevole.

Parlando con un Medico dell’Ospedale Gaslini di Genova, proprio per via di un problema che abbiamo riscontrato in mio figlio, ebbi modo di capire che tutti i torti non li avevo.

Queste Società Calcistiche e questi allenatori sono un po’ esagerati.

Il Calcio è bello e le persone che danno modo ai nostri figli di divertirsi svolgono questo lavoro con passione e dedizione però purtroppo bisognerebbe limitare un po’ i danni.

Si potrebbero ad esempio svolgere incontri basati sulla teoria (rendendola dilettevole) o sul semplice gioco libero, attività meno pressanti su quei fisici che, ripeto, devono già fare molta fatica per crescere e diventare adulti. In quei periodi della vita ci sono denti che cadono per lasciare posto a quelli definitivi, ci sono ossa che si allungano, anticorpi che si rafforzano, processi metabolici diversi da quelli dei primi anni, per non parlare di un fenomeno ormonale in corso che è davvero importante e significativo. Tutte cose che non possiamo vedere ma esistono. E’ naturale quindi che qualcosa ci rimette.

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Non dimentichiamo inoltre che quegli stessi ragazzi hanno quotidianamente da affrontare un’attività scolastica, alcuni anche il catechismo e diversi persino altri sport. Il solo fatto di crescere inoltre fa lavorare anche in modo diverso la loro mente, il loro porsi domande e il trovare determinate risposte, insomma, è un momento della vita faticoso e non si dovrebbe stressare troppo.

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Il ritrovarsi con gli amici di squadra è bellissimo ma come ho detto prima bisognerebbe limitare questi incontri allo stare assieme anziché faticare fisicamente e doversi concentrare oltremodo su ruoli e tattiche particolari.

Molto spesso sento mamme parlare dei disturbi fisici dei loro figli e le sento affermare frasi come – Purtroppo ci siamo accorti solo ora che è nato con una gamba leggermente più corta dell’altra… Ha un problema all’anca ora vedremo cosa fare… Com’è possibile che si è strappato un muscolo allenandosi quasi tutti i giorni… -. Ebbene, essendo che ci sono passata anch’io, dal momento che ho preferito sempre accontentare mio figlio che se non andava ad un allenamento sembrava dovesse cadere il mondo, dico che oggi, la sua salute lo ha obbligato a dimezzare gli allenamenti almeno finchè il suo corpo non si sarà del tutto sviluppato.

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I nostri figli non sono nati deboli o con lievi malformazioni, almeno non sempre.

Forse il loro fisico si è modellato male crescendo proprio a causa di un’intensa e innaturale attività nella quale bisogna anche comprendere smisurati urti, a volte, ai quali si è sottoposti. Pensateci. E dal momento che non è mia intenzione segregare dei ragazzini in casa al pomeriggio, provate tutti insieme a discuterne con gli allenatori e a trovare nuove soluzioni. Il troppo stroppia sempre e ovunque e non tutti gli individui riescono a mantenere i ritmi di altri. Ognuno ha i suoi e andrebbero rispettati.

Un giorno sentii un allenatore di calcio lamentarsi del fatto che un ragazzo aveva rinunciato ad andare ad un allenamento settimanale, causa problema ad un ginocchio, ma lo vedeva divertirsi ogni giorno all’Oratorio del paese. Non dissi nulla a quell’allenatore facendomi discretamente gli affari miei ma oggi vorrei sottolineare che il libero sfogo dell’Oratorio, o dei giardini pubblici, è nettamente diverso dallo svolgere seriamente gli esercizi di una disciplina agonistica come quella del calcio. Questo per lo meno è il mio pensiero.

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Un’altra cosa importante e da non sottovalutare è l’alimentazione. Proponete ai vostri figli, che praticano molto sport, una dieta adatta perché il loro fisico e la loro mente ne hanno bisogno ed eviteranno di stressarsi.

Facciamoli giocare questi bambini senza sottoporli a stanchezze eccessive e ricordiamoci sempre che hanno una vita intera davanti per diventare campioni del mondo. Anche perché, campioni del mondo, lo sono già.

Prosit!

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Il mio Mal di Schiena e la mia Camminata Nordica

Tutto mio sì. Sono due cose che appartengono a me e alle quali sono molto affezionata. Il primo si chiama “Mal di Schiena” ed è venuto a trovarmi – pesantemente – un anno e mezzo fa in modo anche sgarbato, se vogliamo, e un po’ aggressivo. Un giorno vi parlerò bene di lui, ve lo farò conoscere nei minimi particolari perché, anche se può sembrarvi strano, lo considero un amico che mi ha insegnato tante cose e per giunta cose belle.

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Oggi mi limiterò a dirvi che è arrivato attraverso un’ernia discale che mi ha tenuta immobile nel letto per quasi due mesi. Ebbene, signora Ernia, non solo mi ha provocato un dolore lancinante che non auguro nemmeno al mio peggior nemico ma mi ha persino lesionato il nervo della gamba destra causandomi un’insensibilità, praticamente permanente nella zona della tibia e crampi dolorosissimi lungo tutto il dorso del piede e delle dita.

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Non mi restava altro che contorcermi dal male quando tutto ciò si manifestava attraverso fitte pungenti e, non esagero, devastanti. In quel periodo ero a pezzi. Il sedere era diventato un colabrodo dalle iniezioni che dovevo fare, la schiena si faceva sentire anche solo se tossivo, la gamba era praticamente andata a farsi benedire e l’animo, potete immaginare, non era certo dei più felici considerando anche il fatto che si era in piena estate e, con quel bel sole fuori, io potevo stare solo sdraiata in casa.

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Ma non voglio dilungarmi in questo oggi. Per farla breve, l’unica soluzione optata dai medici (ben 3) era quella di operarmi, anche perché le ernie erano in realtà 3 anch’esse. Due piccole e una, la più fetente, grande come un mandarino. Ascoltai con interesse ciò che i chirurghi mi spiegarono e ascoltai bene la descrizione dell’intervento al quale avrei dovuto sottopormi per poi decidere però di non farlo.

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Naturalmente mi diedero della sciocca e mi risposero che, conciata così, non sarei andata da nessuna parte. Erano pronti a ricevermi qualora, e secondo loro assolutamente si, mi sarei rifatta viva da lì a poco perché non c’era altra soluzione per me. Ovviamente, alcuni parenti e alcuni amici erano d’accordo con i luminari e confessarono apertamente di non condividere il mio pensiero. Alla fine, cos’era mai un intervento alla schiena per poter tornare a muoversi bene?

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Bhè, si dava il caso che quella schiena era la mia e non gradivo per nulla farla accarezzare dalla fredda lama di un bisturi che avrebbe dovuto incidermi pelle, carne e tessuti per eliminare il danno. M’inchino davanti alla scienza e alla medicina, a tutte le medicine, e mi prostro davanti a questi uomini in grado di guarirti ma dovevo a tutti i costi trovare un’altra soluzione. No, non mi avrebbero aperto la schiena. Paura? Si. O che sia stato quel che sia stato, mi ha portato a fare ulteriori ricerche. Dovevo innanzi tutto capire il perché mi era uscita quell’ernia, nella zona lombare, e la risposta la trovai dopo parecchio peregrinare grazie ad un tecnico specializzato nella colonna vertebrale del quale un giorno sicuramente vi parlerò.

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Nella mia vita ho sempre fatto molto sport fin da bambina e quasi tutti i giorni. Ginnastica ritmica a livello agonistico, pesi, pump, ballo e via discorrendo fino a quando poi, circa dieci anni fa, ho smesso e di colpo. Questo è stato il danno. La mia spina dorsale era abituata da una vita a non lavorare. Facevano tutto i muscoli al posto suo che erano come di marmo, tonici e ben sviluppati. Nel momento stesso (in realtà dopo qualche anno) in cui si è trovata a dover far tutto lei perché i miei dorsali e i miei lombari si sono col tempo afflosciati, ecco che non ha retto.

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Mettiamoci anche insieme alcuni lavori pesanti e alcune cattivi abitudini, soprattutto di postura, ed ecco fatta la frittata. Bene. Una cosa intanto l’avevo chiarita. Ho poi naturalmente fatto appello a tutte le mie conoscenze riguardanti la psicosomatica che mi hanno spiegato tanto e alle quali devo dare ragione e ho lavorato anche su quelle. Ho poi curato anche l’alimentazione in quanto comunque mi ritrovavo in seguito con un nervo super infiammato e quell’infiammazione dovevo eliminarla. Grazie al cibo ci sono riuscita.

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Praticamente le cose stavano andando per il meglio e finalmente potei sospendere le iniezioni ma sentivo che qualcosa non bastava e a dirmelo era proprio la cara gamba. Dovevo come prima cosa, una volta ristabilitami, riattivare la muscolatura della schiena affinchè tornasse a sorreggere e aiutare la colonna ma, soprattutto, ora dovevo riattivare il nervo che mi stava tenendo la gamba contratta, piegata, dolorante e priva di sensibilità. In realtà, a primo ascolto, pareva quasi che il mio corpo mi dicesse di stare ferma. Già. Se stavo immobile, seduta o coricata, non sentivo alcun dolore ma quello, per me, era in realtà un messaggio errato. Troppo comodo. Non percepivo il sintomo, è vero, ma non stavo eliminando il problema alla sorgente.

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Decisi quindi di iniziare a camminare, contro la mia fisicità ma non contro la mia anima che sentivo parlarmi in un codice ben comprensibile. Con mia mamma organizzammo delle divertenti escursioni in montagna dove percorrevamo interi chilometri ammirando anche una magnifica natura. Alla sera ero stanca ma la mia gamba mi ringraziava, lo capivo perfettamente. Lo percepivo. E tutti i suoi formicolii, i suoi dolorini e le sue punture si calmavano molto fino ad arrivare al giorno in cui non li sentii praticamente più. A causa poi di qualche brutta giornata a livello di maltempo e a causa di vari impegni, non potei poi più andare a camminare per due settimane. Al quindicesimo giorno, puntuale come un orologio svizzero, un crampo atroce mi pervase dalla punta del piede fino al ginocchio.

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La gamba era orrenda da vedere. L’alluce mi si contorceva all’indietro in una posizione surreale mentre, tutte le altre dita, dalla parte opposta e ripiegate su se stesse, sembravano ganci anomali e privi di ogni senso umano. Piansi dal male ma colsi questo sintomo come un nuovo messaggio – voglio continuare a camminare! – mi stava dicendo, secondo me, e stavo capendo bene. E se invece stavo sbagliando? Dovevo tentare. Me l’avrebbe detto, forse più dolorosamente ancora ma preferivo quel periodo di dolore tremendo che entrare in sala operatoria. E poi, perché quel male proprio dopo 15 giorni che non camminavo più? Tant’è che, finito quel cruciale lasso di tempo, torno a camminare e, in effetti, di nuovo il dolore passa.

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Non solo, addirittura ho iniziato dopo breve a sentire come delle piccole scosse sollecitanti che erano quasi piacevoli. Il mio nervo si stava allungando di nuovo, sentivo nettamente più sensibilità rispetto a prima. Tutto andava per il meglio e, finchè continuavo a camminare, il mio fisico stava alla perfezione. Non aspettavo più solo l’appuntamento settimanale con mamma, andavo anche quasi tutte le mattine in spiaggia, avendo la fortuna di vivere al mare, o lungo il fiume, o sulla pista ciclabile. C’era solo un unico piccolo problema. Facendo del semplice trekking, se così vogliamo chiamarlo, mettevo in movimento prevalentemente i muscoli delle gambe e basta mentre dovevo rinforzare anche la schiena.

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E’ vero che io nel mentre contraevo gli addominali e i bicipiti, lavorando anche con i dorsali, ma era proprio poca cosa. Fu così che un giorno decisi di andare a fare la mia solita passeggiata utilizzando i bastoni che usavo per le escursioni. Ora, riderete sicuramente per la mia ignoranza, ma ero convinta di aver scoperto chissà che! Voglio dire, io quei bastoni telescopici li avevo sempre e solo visti utilizzare durante le esplorazioni montane. Mi ci volle poco però a capire che stavo praticando, senza saperlo, la – Camminata Nordica – (che coincidenza eh?! Chissà chi me l’ha suggerito?!). Ritenuto un vero e proprio sport dal 1999.

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Ero entusiasta anche se la gente del mio paese mi guardava perplessa quando uscivo da casa perché probabilmente la pensava come me prima della scoperta, ed ero contentissima in quanto sentivo bene tutti i miei muscoli lavorare energicamente. Gran dorsale, dentato, obliquo nella schiena e persino flessore, tricipite ed estensore nel braccio si esercitavano tutti alacremente. E che fatica le prime volte! Una piacevole fatica. Decisi così di perfezionare la mia Nordic Walking anche perché, se fatta bene, migliora persino la capacità della cassa toracica e dei polmoni, rinforza il cuore e perfeziona tutta la circolazione alleggerendo, per altro, gli arti inferiori. Osservai bene i movimenti e mi misi in azione ottenendo un gran giovamento per tutto il mio corpo. Associando questa attività fisica con le altre filosofie che vi ho spiegato prima e che ripeto, in futuro vi esporrò ancora meglio, posso dire oggi di stare bene e, a distanza di un anno e mezzo, i medici che mi stavano aspettando devono ancora vedermi.

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E farò di tutto per continuare a farli attendere. Non utilizzate la Camminata Nordica senza prima informarvi bene quale sia il vostro problema o senza chiedere il parere ad un esperto ma, per quel che riguarda me, oggi sono molto contenta. Oggi che il dolore è andato via, oltre ad ottenere un benessere fisico, mi ritrovo anche ad essere cresciuta dal punto di vista mentale e spirituale grazie a quello che questo mio disturbo mi ha insegnato e non mi rimane che mettere sempre in pratica, costantemente, questi insegnamenti. Non fermatevi MAI davanti alla soluzione che può sembrare l’unica e non fermatevi davanti a quello che dice solo la vostra fisicità.

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Essa poverina risponde solo ad un qualcosa di più grande, ma il suo è un semplice risultato. Dovete partire da cosa ha fatto sì che si venisse a creare quel risultato. Vi consiglio vivamente di camminare perché come già avevo spiegato QUI è un vero toccasana a livello olistico ma, se alla camminata, volete aggiungere anche una tonificazione dei muscoli superiori e molto altro (sarebbe un’ottima scelta), praticate la Camminata Nordica ben spiegata se volete su youtube o su tanti siti internet. E’ davvero uno sport eccezionale, adatto a tutti, con pochissime controindicazioni, da praticare ovunque e molto, molto salutare. Buon allenamento e soprattutto… buona investigazione di voi stessi!

Prosit!