Il significato nascosto nella frattura del Femore

LA VITTORIA E LA SCONFITTA

Si tratta dell’osso più lungo del corpo umano.

Il Femore, osso della coscia, rappresenta a livello generico la nostra forza nell’andare avanti, nell’agire, nel fare, nel procedere in ogni senso. Ma c’è una cosa che più di tutte simboleggia e che ora ti spiego.

Ti ricorderai che nel post sulle cosce avevo già parlato di questo potere ( post https://prositvita.wordpress.com/2016/07/13/il-potere-e-nelle-cosce/ ) ma ora andiamo a vedere che significato si cela in correlazione al Femore e alla nostra potenza quando questo osso si rompe.

Ci si sente in pratica sconfitti. Essendo esso l’emblema della nostra potenza dell’agire, quando troviamo davanti a noi una persona, o un evento, o un qualcosa di più potente, cediamo in questo senso.

In qualche modo ci fratturiamo il Femore.

Ovviamente non accettiamo l’altrui potenza. Questa cosa ci fa sentire inferiori e ci rende rabbiosi e tristi.

Se immaginiamo di dover colpire qualcuno con un pugno, e ci mettiamo in posizione “da combattimento”, possiamo notare come una gamba starà in avanti, leggermente piegata, e sarà la gamba sulla quale faremo forza. Quella forza viene emanata dalla coscia, cioè dal Femore che diventa in questo caso l’organo propulsore. Ma chi abbiamo davanti al quale vogliamo tirare un pugno? E’ un “nemico” che possiamo facilmente sconfiggere, o è un “nemico” che valutiamo decisamente più forte di noi e sentiamo già pervaderci dalla sconfitta?

TRA POCO MORIRO’

Si può notare come siano le persone più anziane a rompersi sovente e facilmente il Femore. Le persone di una certa età hanno naturalmente le ossa più fragili. È purtroppo molto semplice per loro, cadendo, rompersi un osso. Più facile rispetto a un bel giovanotto agile e muscoloso.

Ma è anche vero che, inconsciamente, sanno di andare incontro a qualcosa di molto potente, troppo potente, totalmente impareggiabile: la morte.

Quando si è anziani questo pensiero è più costante rispetto a quando si è giovani. Il concetto della morte, che sopraggiunge alla vecchiaia, è una memoria molto antica dentro di noi. È una cosa che diamo per certa.

Man mano che si invecchia, questa paura si fa sempre più grande anche se non ce ne accorgiamo. Molti amici della nostra stessa età muoiono, gli acciacchi ci spaventano, il rendersi conto di fare più fatica ogni giorno che passa è una cosa che non ci piace per niente, si sa di avere meno tempo e tutte queste cose nutrono il Demone della paura della morte.

IL POTENTE IMPEDIMENTO

Come dicevo però, anche una persona può farci sentire impotenti anziché potenti. Un’autorità ad esempio, un qualcuno che ci sconfigge, ci annienta, non ci permette di ribellarci, di affermarci, di farci valere. Di essere quello che vorremmo essere.

Ritorno agli anziani perché dovete sapere che, per la maggior parte di loro, non è affatto semplice vivere. La società li riduce a dei micragnosi, i figli magari non guadagnano abbastanza, il Governo non permette loro nemmeno di arrivare a fine mese e, tutta questa vita così pesante, per loro è come un mostro potentissimo. Non sentono più le forze per combattere questa situazione, ci si sente già sconfitti in partenza. Ecco un altro motivo del perché, durante l’età senile, è facile rompersi il Femore.

Molto spesso si sente dire proprio questo. Tra tutte le ossa che abbiamo nel corpo (ben 206 in un soggetto adulto) sempre il Femore.

È anche vero che un vecchietto non ha i riflessi di un giovane. Non porta avanti le braccia e non rischia quindi rotture alle ossa degli arti superiori ma il Femore, bene o male, ci va sempre di mezzo.

L’AUTORITA’ DEVASTANTE

È chiaro che anche un giovane o un bambino possono rompersi il Femore e, in questo caso, è curioso vedere nella loro vita che cosa hanno riscontrato di più potente di loro. Un qualcosa che li ha fatti sentire inferiori, schiavi. Dovevano obbedire e sottostare a qualcosa di più autorevole! Una situazione o una persona.

Ho già spiegato spesso che le gambe, a livello generale, simboleggiano il nostro andare avanti nella vita ma se si parla di forza vera e propria occorre assolutamente chiamare in causa il Femore.

Vogliate bene alle vostre cosce, ai muscoli che le formano e al Femore soprattutto. In loro si nasconde la vostra poderosità.

Prosit!

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La Farfalla – ti ama o vorrebbe vederti morto?

QUEL BACIO APPASSIONATO 

Tempo fa, durante un’escursione, venni presa affettuosamente di mira da una splendida farfallina azzurra (forse una Polyommatus icarus) sicuramente maschio, la quale, innamorandosi perdutamente di me all’improvviso, iniziò a baciarmi ovunque che neanche l’amante più appassionato.

Feci vedere quell’amorevole fenomeno ad uno dei miei compagni d’avventura che sorrise, immortalò il momento e mi mostrò che anche lui aveva una corteggiatrice non indifferente su una gamba.

Un altro amico, decisamente meno romantico, affermò con sicurezza che quelle Farfalle stessero in realtà facendo scorta di sali minerali attraverso il nostro sudore ma il mio animo sentimentale non volle credergli, continuando a convincersi che quel “Farfallo” mi stesse facendo una dichiarazione d’amore degna di un cavaliere medievale mentre sbaciucchiava, pieno di passione, la mia tibia.

E vabbè, dai, lo ammetto, sappiamo tutti che in realtà alcune sostanze che il nostro organismo emana sono ghiottonerie per certi animali, ma è molto carino creder d’essere i San Francesco della Nuova Era.

M’AMA NON M’AMA M’AMA NON M’AMA…

Veniamo seri un attimo però, perché vorrei fare una riflessione.

Partendo dal presupposto che ognuno può credere ciò che vuole e ciò che crede sarà, è interessante notare come a volte siamo lontani dalla natura pur essendo natura noi stessi.

Ripeto – se tu credi che quella Farfalla è venuta a te perché gli piaci è sicuramente così, se invece credi che quella Farfalla si è posata su di te per leccarti un po’ di ingredienti utili alla sua dieta è così comunque.

Nessuno può stabilire il certo, a meno che non si riesca a parlare direttamente con l’animale in questione.

Il fatto è che, occupandomi di studi più approfonditi, sono venuta a sapere che, in realtà, secondo la scienza, queste docili bestioline, quando si comportano in questo modo, non solo abbisognano di sali minerali bensì quasi sperano tu possa morire in quanto si nutrono di elementi che solo le carcasse, dopo vari processi biochimici e biologici, possono offrir loro.

Dico io… ma allora vai direttamente su una carogna no? Che vieni da me? Se non erro respiro, mi par proprio d’esser viva!

Probabilmente però, carogne non ce ne sono in quel momento e quindi il tuo corpo, visto da loro come preludio a tanta golosità, diventa il banchetto preferito.

UN MASCHIO BUONGUSTAIO SICURAMENTE

Quanta poesia buttata al vento!

E io che mi vedevo come una delle più sexy escursioniste della mia Valle capace di aver fatto breccia nel cuore di un Farfallo buongustaio.

Ma la domanda è: quanto, la nostra mente razionale ci ha allontanato dalla natura?

Per rispondere a questa domanda prendo l’esempio di un fatto che capita sovente in una compagnia di amici. Solitamente all’interno di un gruppo c’è quell’elemento che, parliamoci chiaro, andrebbe in realtà allontanato. Dai, è vero!

A voi farà “pena” ma è così! È negativo, mette zizzania, nutre astio, è invidioso, è un bastian contrario, etc… Eppure è sempre all’interno del branco. Ma… a proposito di branco, cosa farebbe un vero branco (di lupi ad esempio) ad un soggetto come quello? Ve lo dico io: lo eliminerebbe nel giro di un secondo. Senza pietà o buonismo. Lo riconoscerebbe come deleterio per tutti gli altri elementi, anche se solo energeticamente, e non ci metterebbe ne uno ne due a salvare l’intero gruppo piuttosto che lui. Allontanandolo.

La natura è più cruda di noi. Non prova le nostre emozioni pensa alla sopravvivenza. Il fatto è che pensa ad una – straordinaria – sopravvivenza.

In realtà potrebbe vivere ugualmente ma non le basta, vuole vivere al meglio. Possiamo forse dargli torto?

Capisco che, a questo punto, potreste chiedervi cos’ha a che vedere tutto questo con il bacio della Farfalla ma il Minimo Comune Multiplo dei due fattori (sarà giusto? Accidenti alla mia ignoranza in matematica) risiede nelle convinzioni che ci facciamo (ricche di supponenza sapevatelo) sicuri di agire al meglio, quando invece siamo lontani anni luce da quello che è considerato il moto perfetto e universale del perpetuo andare avanti cosmico.

QUANDO DIO DONÒ IL ROMANTICISMO ALCUNI DORMIVANO

Quindi?

Quindi sarò più cruda della natura stessa. Eliminate dalla vostra vita (compagnia) chi è nocivo. Via gli elementi tossici! Siate senza filtri come le Farfalle, come le Iene, come un leone che ha da magna’, come una gatta che non nutre il cucciolo che “non serve”. Come la pianta che ingloba e soffoca il ramo “storto”.

La natura non guarda se sei bello, se sei ricco, se può approfittare di te, se – poverino sei malato e allora ti giustifico -, no… via tutto ciò che è deleterio e – benvenuto – invece a tutto ciò che è utile.

Ma torniamo alla “mia” Farfalla. Ovviamente lei si era davvero innamorata di me e dell’essere speciale che sono… ma che il suo sia stato amore o meno lei ha fatto una scelta mentre a noi spesso scegliere spaventa tantissimo.

Complimenti Farfalla, hai tutta la mia stima!

Ovviamente quella che invece è andata a posarsi sulla gamba del mio amico ancora devo capirla… bah…! Oh! I gusti son gusti.

Prosit!

Il mio Mal di Schiena e la mia Camminata Nordica

Tutto mio sì. Sono due cose che appartengono a me e alle quali sono molto affezionata. Il primo si chiama “Mal di Schiena” ed è venuto a trovarmi – pesantemente – un anno e mezzo fa in modo anche sgarbato, se vogliamo, e un po’ aggressivo. Un giorno vi parlerò bene di lui, ve lo farò conoscere nei minimi particolari perché, anche se può sembrarvi strano, lo considero un amico che mi ha insegnato tante cose e per giunta cose belle.

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Oggi mi limiterò a dirvi che è arrivato attraverso un’ernia discale che mi ha tenuta immobile nel letto per quasi due mesi. Ebbene, signora Ernia, non solo mi ha provocato un dolore lancinante che non auguro nemmeno al mio peggior nemico ma mi ha persino lesionato il nervo della gamba destra causandomi un’insensibilità, praticamente permanente nella zona della tibia e crampi dolorosissimi lungo tutto il dorso del piede e delle dita.

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Non mi restava altro che contorcermi dal male quando tutto ciò si manifestava attraverso fitte pungenti e, non esagero, devastanti. In quel periodo ero a pezzi. Il sedere era diventato un colabrodo dalle iniezioni che dovevo fare, la schiena si faceva sentire anche solo se tossivo, la gamba era praticamente andata a farsi benedire e l’animo, potete immaginare, non era certo dei più felici considerando anche il fatto che si era in piena estate e, con quel bel sole fuori, io potevo stare solo sdraiata in casa.

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Ma non voglio dilungarmi in questo oggi. Per farla breve, l’unica soluzione optata dai medici (ben 3) era quella di operarmi, anche perché le ernie erano in realtà 3 anch’esse. Due piccole e una, la più fetente, grande come un mandarino. Ascoltai con interesse ciò che i chirurghi mi spiegarono e ascoltai bene la descrizione dell’intervento al quale avrei dovuto sottopormi per poi decidere però di non farlo.

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Naturalmente mi diedero della sciocca e mi risposero che, conciata così, non sarei andata da nessuna parte. Erano pronti a ricevermi qualora, e secondo loro assolutamente si, mi sarei rifatta viva da lì a poco perché non c’era altra soluzione per me. Ovviamente, alcuni parenti e alcuni amici erano d’accordo con i luminari e confessarono apertamente di non condividere il mio pensiero. Alla fine, cos’era mai un intervento alla schiena per poter tornare a muoversi bene?

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Bhè, si dava il caso che quella schiena era la mia e non gradivo per nulla farla accarezzare dalla fredda lama di un bisturi che avrebbe dovuto incidermi pelle, carne e tessuti per eliminare il danno. M’inchino davanti alla scienza e alla medicina, a tutte le medicine, e mi prostro davanti a questi uomini in grado di guarirti ma dovevo a tutti i costi trovare un’altra soluzione. No, non mi avrebbero aperto la schiena. Paura? Si. O che sia stato quel che sia stato, mi ha portato a fare ulteriori ricerche. Dovevo innanzi tutto capire il perché mi era uscita quell’ernia, nella zona lombare, e la risposta la trovai dopo parecchio peregrinare grazie ad un tecnico specializzato nella colonna vertebrale del quale un giorno sicuramente vi parlerò.

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Nella mia vita ho sempre fatto molto sport fin da bambina e quasi tutti i giorni. Ginnastica ritmica a livello agonistico, pesi, pump, ballo e via discorrendo fino a quando poi, circa dieci anni fa, ho smesso e di colpo. Questo è stato il danno. La mia spina dorsale era abituata da una vita a non lavorare. Facevano tutto i muscoli al posto suo che erano come di marmo, tonici e ben sviluppati. Nel momento stesso (in realtà dopo qualche anno) in cui si è trovata a dover far tutto lei perché i miei dorsali e i miei lombari si sono col tempo afflosciati, ecco che non ha retto.

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Mettiamoci anche insieme alcuni lavori pesanti e alcune cattivi abitudini, soprattutto di postura, ed ecco fatta la frittata. Bene. Una cosa intanto l’avevo chiarita. Ho poi naturalmente fatto appello a tutte le mie conoscenze riguardanti la psicosomatica che mi hanno spiegato tanto e alle quali devo dare ragione e ho lavorato anche su quelle. Ho poi curato anche l’alimentazione in quanto comunque mi ritrovavo in seguito con un nervo super infiammato e quell’infiammazione dovevo eliminarla. Grazie al cibo ci sono riuscita.

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Praticamente le cose stavano andando per il meglio e finalmente potei sospendere le iniezioni ma sentivo che qualcosa non bastava e a dirmelo era proprio la cara gamba. Dovevo come prima cosa, una volta ristabilitami, riattivare la muscolatura della schiena affinchè tornasse a sorreggere e aiutare la colonna ma, soprattutto, ora dovevo riattivare il nervo che mi stava tenendo la gamba contratta, piegata, dolorante e priva di sensibilità. In realtà, a primo ascolto, pareva quasi che il mio corpo mi dicesse di stare ferma. Già. Se stavo immobile, seduta o coricata, non sentivo alcun dolore ma quello, per me, era in realtà un messaggio errato. Troppo comodo. Non percepivo il sintomo, è vero, ma non stavo eliminando il problema alla sorgente.

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Decisi quindi di iniziare a camminare, contro la mia fisicità ma non contro la mia anima che sentivo parlarmi in un codice ben comprensibile. Con mia mamma organizzammo delle divertenti escursioni in montagna dove percorrevamo interi chilometri ammirando anche una magnifica natura. Alla sera ero stanca ma la mia gamba mi ringraziava, lo capivo perfettamente. Lo percepivo. E tutti i suoi formicolii, i suoi dolorini e le sue punture si calmavano molto fino ad arrivare al giorno in cui non li sentii praticamente più. A causa poi di qualche brutta giornata a livello di maltempo e a causa di vari impegni, non potei poi più andare a camminare per due settimane. Al quindicesimo giorno, puntuale come un orologio svizzero, un crampo atroce mi pervase dalla punta del piede fino al ginocchio.

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La gamba era orrenda da vedere. L’alluce mi si contorceva all’indietro in una posizione surreale mentre, tutte le altre dita, dalla parte opposta e ripiegate su se stesse, sembravano ganci anomali e privi di ogni senso umano. Piansi dal male ma colsi questo sintomo come un nuovo messaggio – voglio continuare a camminare! – mi stava dicendo, secondo me, e stavo capendo bene. E se invece stavo sbagliando? Dovevo tentare. Me l’avrebbe detto, forse più dolorosamente ancora ma preferivo quel periodo di dolore tremendo che entrare in sala operatoria. E poi, perché quel male proprio dopo 15 giorni che non camminavo più? Tant’è che, finito quel cruciale lasso di tempo, torno a camminare e, in effetti, di nuovo il dolore passa.

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Non solo, addirittura ho iniziato dopo breve a sentire come delle piccole scosse sollecitanti che erano quasi piacevoli. Il mio nervo si stava allungando di nuovo, sentivo nettamente più sensibilità rispetto a prima. Tutto andava per il meglio e, finchè continuavo a camminare, il mio fisico stava alla perfezione. Non aspettavo più solo l’appuntamento settimanale con mamma, andavo anche quasi tutte le mattine in spiaggia, avendo la fortuna di vivere al mare, o lungo il fiume, o sulla pista ciclabile. C’era solo un unico piccolo problema. Facendo del semplice trekking, se così vogliamo chiamarlo, mettevo in movimento prevalentemente i muscoli delle gambe e basta mentre dovevo rinforzare anche la schiena.

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E’ vero che io nel mentre contraevo gli addominali e i bicipiti, lavorando anche con i dorsali, ma era proprio poca cosa. Fu così che un giorno decisi di andare a fare la mia solita passeggiata utilizzando i bastoni che usavo per le escursioni. Ora, riderete sicuramente per la mia ignoranza, ma ero convinta di aver scoperto chissà che! Voglio dire, io quei bastoni telescopici li avevo sempre e solo visti utilizzare durante le esplorazioni montane. Mi ci volle poco però a capire che stavo praticando, senza saperlo, la – Camminata Nordica – (che coincidenza eh?! Chissà chi me l’ha suggerito?!). Ritenuto un vero e proprio sport dal 1999.

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Ero entusiasta anche se la gente del mio paese mi guardava perplessa quando uscivo da casa perché probabilmente la pensava come me prima della scoperta, ed ero contentissima in quanto sentivo bene tutti i miei muscoli lavorare energicamente. Gran dorsale, dentato, obliquo nella schiena e persino flessore, tricipite ed estensore nel braccio si esercitavano tutti alacremente. E che fatica le prime volte! Una piacevole fatica. Decisi così di perfezionare la mia Nordic Walking anche perché, se fatta bene, migliora persino la capacità della cassa toracica e dei polmoni, rinforza il cuore e perfeziona tutta la circolazione alleggerendo, per altro, gli arti inferiori. Osservai bene i movimenti e mi misi in azione ottenendo un gran giovamento per tutto il mio corpo. Associando questa attività fisica con le altre filosofie che vi ho spiegato prima e che ripeto, in futuro vi esporrò ancora meglio, posso dire oggi di stare bene e, a distanza di un anno e mezzo, i medici che mi stavano aspettando devono ancora vedermi.

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E farò di tutto per continuare a farli attendere. Non utilizzate la Camminata Nordica senza prima informarvi bene quale sia il vostro problema o senza chiedere il parere ad un esperto ma, per quel che riguarda me, oggi sono molto contenta. Oggi che il dolore è andato via, oltre ad ottenere un benessere fisico, mi ritrovo anche ad essere cresciuta dal punto di vista mentale e spirituale grazie a quello che questo mio disturbo mi ha insegnato e non mi rimane che mettere sempre in pratica, costantemente, questi insegnamenti. Non fermatevi MAI davanti alla soluzione che può sembrare l’unica e non fermatevi davanti a quello che dice solo la vostra fisicità.

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Essa poverina risponde solo ad un qualcosa di più grande, ma il suo è un semplice risultato. Dovete partire da cosa ha fatto sì che si venisse a creare quel risultato. Vi consiglio vivamente di camminare perché come già avevo spiegato QUI è un vero toccasana a livello olistico ma, se alla camminata, volete aggiungere anche una tonificazione dei muscoli superiori e molto altro (sarebbe un’ottima scelta), praticate la Camminata Nordica ben spiegata se volete su youtube o su tanti siti internet. E’ davvero uno sport eccezionale, adatto a tutti, con pochissime controindicazioni, da praticare ovunque e molto, molto salutare. Buon allenamento e soprattutto… buona investigazione di voi stessi!

Prosit!