Non spogliarti donna…

Non spogliarti donna… non spogliarti per assoggettarti al demone del – bisogno di considerazione -. Non essere sua schiava.

Spogliati se vuoi, se lo desideri, se ti fa piacere. Metti in mostra il tuo corpo che è la cosa più bella del creato. Che nulla è bello come il corpo nudo di una donna che sia come sia. Non sei grassa, non sei magra, non sei alta, non sei bassa, sei donna.

Sei ciò che la scintilla della vita ha realizzato con tutto l’Amore del Cosmo. Non sei un insieme di aggettivi dati da una società. Metti in mostra le tue curve sinuose che sembrano colline di panna, quei seni che splendono come soli. Lascia che tutti possano vedere da dove esce la nuova vita. Quel fiore che possiedi al centro di tutta la tua bellezza. Poni in bella mostra le tue natiche come fossero dune misteriose da ascendere, il tuo collo e le tue spalle affinché si provi l’ebbrezza di trovarsi in luoghi sconosciuti da conoscere. I tuoi piedi come fossero frattali, ghirigori perfetti dell’opera d’arte più maestosa di ogni tempo. Sii esegesi della meraviglia ma… ascoltami, per favore ascoltami… non fare nulla di tutto ciò se dettato dal demone del – bisogno di ricevere apprezzamenti -.

Non spogliarti davanti a un obiettivo per quel piccolo, breve, momento di vanagloria sintetizzato da approvazioni. Non vendere il tuo corpo, che è pregiato, a chiunque.

Quel tuo generoso décolleté che ti assicura complimenti, quel bisogno di essere per un momento al centro dell’attenzione di uomini che non sanno apprezzare cosa davvero Sei. Renditi conto che la maggior parte di loro non ammira nient’altro di te ma non hanno colpe, sono solo ovvi compratori ai quali porgi merce gratuita. Sono lo specchio del male nel quale devi riflettere per vedere cosa stai facendo a te stessa. Il loro compiacimento è sacro, perdono il loro libero arbitrio per darti ciò che vuoi, che brami, affinché tu possa vedere che quello che brami è il risultato di un mostro ancora nascosto sotto al tuo letto da quando sei bambina.

Il – bisogno d’Amore -. Un mostro che ti fa credere di non bastare a te stessa, che ti fa credere di non piacere al mondo per quella che sei, di non essere sufficientemente amata ma non è così. E’ un inganno della tua mente. Credimi, è solo un inganno della tua mente. Dentro di te possiedi tutto l’Amore necessario perché sei l’emanazione dell’Energia Cosmica. Sei la venerabile figlia divina della Sorgente.

Non hai bisogno di nessuna lusinga in più se inquinata da questa necessità. Che arrivino le belle parole, se sono senza essere cercate. Che arrivino i complimenti, se non dettati dal bisogno di un micragnoso.

Chi, in qualche modo, non ti ha fatto sentire abbastanza amata? Tuo padre perché doveva lavorare? Tua madre perché, attraverso le sue paure, ti ha costretto a sentirti incapace? La maestra perché non ti apprezzava? Gli amici perché ti prendevano in giro? Gli eventi della vita che ti hanno trovata impreparata?

Non ci sono colpe, di nessun genere, ne da parte tua, ne’ da parte loro… ci sono solo responsabilità. Tutto è perfetto. Se hai ricevuto questo è perché qualcosa di più grande di te, e che ti ama sopra ogni cosa, ha dovuto metterti davanti queste prove da superare affinché tu sorpassassi certi ostacoli per diventare divina e sentirti tale. Perdona… perdona tutto e ama. Metti tutto dietro alle spalle e inizia un nuovo capitolo, quello dell’Amore puro che meriti per diritto divino.

C’è qualcosa che ti ama più di chi ti mette un like. Ti ama davvero, smisuratamente, perché sei Sua Figlia. E’ il Movimento Cosmico che ti ha creato. Molto più prestigioso dei tuoi genitori che sono stati un nobile mezzo. Il mezzo meraviglioso che l’Universo ha usato per farti venire alla luce. Per farti essere luce.

Non permettere a chiunque di vedere come sei fatta. Lascia questo dono soltanto a chi, in qualche modo, lo ha cercato, preteso e voluto. Ha fatto di tutto per poter stimare e toccare la tua pelle. Non cadere nella volgarità che è un eccesso e l’eccesso è sempre figlio di un bisogno. L’Anima non ha bisogni e non vuole tu ne abbia. Ti condurrà in ogni modo verso la strada del non-bisogno e i suoi metodi non sono sempre docili. Vinci da sola, attraverso la tua macchina biologica, prima che ti conduca lei alla selva oscura. Non restare vittima del daimon che ti tenta.

Probabilmente mi stai reputando puritana e beghina in questo momento. Non lo sono. Tutt’altro. Semplicemente ti chiedo di essere padrona di te stessa e poter scegliere. O meglio, vorrei tu riflettessi su questo quantomeno.

Perché posti quella foto in cui ben poco si cela della tua magnificenza?

Rispondi onestamente, tra te e te, a questa domanda, anche se faticherai ad essere onesta persino con te stessa. Quando avrai risposto, in totale sincerità, senza sentir smuovere nulla dentro, allora fallo. Spogliati. Ma se anche solo una minima lontana voce ti dice quello che ti ho detto io finora, allora fermati. Fermati e pensa che quell’immagine che stai per rendere pubblica è paragonabile alla dose di un tossico. No… non è esagerato quello che sto dicendo. È una droga che serve a farti stare bene. Hai bisogno di mostrare il tuo corpo per sentirti bene. Sei una dipendente. Se non hai un tot di like ogni tot tempo, o una certa quantità di considerazioni appaganti, ti senti frustrata, triste, non degna. Brutta.

Dipendi dall’apprezzamento di altri reso noto dal movimento di un dito che clicca su un tasto. Il tempo effimero di un secondo, dopodiché, questi altri, torneranno alla loro vita.

Sei lo zucchero filato per coloro che hanno voglia di vedere qualcosa che li appaghi e, come in un luna park, vengono nel tuo profilo per saziare i loro bisogni. Necessità per necessità. Io offro il mio corpo a te e tu offri un complimento a me. Ma è paritario questo scambio di merce?

Spogliati come si spogliano gli alberi per restare in purezza. Spogliati anche di vestiti ma soprattutto spogliati di tenebre, di schemi mentali, di malsane memorie e convinzioni. Spogliati da quelle emozioni che ti tengono prigioniera. Spogliati dell’interesse che nutri verso il giudizio degli altri. Spogliati di quello che consideri importante ma così non è.

Immagina la bellezza del ricevere forse minore quantità di like ma per un qualcosa di “meno agevole”. Prova. La soddisfazione sarà più appagante di quello che immagini. Forse non accadrà al tuo primo post e neanche al secondo, ma se sai aspettare e sai mostrare il tuo vero talento, non avrai più confini.

Ricorda: il talento, associato all’entusiasmo con il quale lo svolgi, è lo strumento più potente che hai in mano e nel cuore. Le persone sono obbligate ad inginocchiarsi davanti al tuo talento come tu sei obbligata a inchinarti davanti al loro. Perché è il talento la linfa vitale che ci permette di vivere e ci connette all’Energia Madre, per questo ci obbliga alla riverenza. E tutti noi ne possediamo uno.

Sarà a quel punto che il mostro si ribellerà. Quando vedrà che non vuoi più essere sua schiava e hai tutte le armi per poter diventare un individuo libero. Ma tu, a quel punto, avrai già capito quanto vali davvero e cosa dare al mondo. Sei qui per una missione che riguarda il “dare”. Quando percepirai questo dentro di te, nulla, nemmeno il demone, può averla vinta perché sei più potente di qualsiasi cosa.

Ci sono donne nate per dare il proprio corpo. Per darlo all’arte, alla biologia, all’estetica, alla semplice ammirazione ma non sono guidate da un demone. Quello è il loro talento. Se anche tu ce l’hai continua in questa tua opera ma se rifletti, ponendoti la domanda che prima ti ho chiesto, se rispondi attraverso la voce della tua Anima e non con quella della Mente e scopri che il tuo modus operandi appartiene ad altro allora fermati. Non è la strada che ti porta al divino quella che stai seguendo. Ricerca dentro di te, scavando nel buio e nel fango, il tuo sentiero magico.

Prosit!

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Non vergognarti mai!

«Se non fai del male a qualcuno o non manchi a lui di rispetto non vergognarti mai di nulla Meg», mi rammentava papà quando ero piccola.

Ricordo ancora la prima volta che me lo disse: quella sera avrei dormito dalla mia cara zia. Viveva vicino a casa nostra e si poteva andare a piedi e io a tutti i costi volevo portare anche la mia bambola preferita, “Bebi Mia”.

Non so quanti di voi la ricordano, ovviamente mi rivolgo alle femminucce. Era una bambola abbastanza grandina per una bimba di otto anni come me e mi vergognavo a portarla in braccio per la strada. Insomma, mi consideravo già una mezza donnina e andare in giro con un bambolotto avrebbe potuto rovinare la mia reputazione.

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Chiesi quindi a mio padre di tenerla al posto mio, la brutta figura l’avrebbe fatta lui.

La frase che mi disse a quel punto m’illuminò, aveva ragione e mi sentii addirittura una bella e grande persona nel non aver causato dolore a nessuno intorno a me.

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Purtroppo però, i buoni consigli di papà non ebbero grande successo nella mia vita. Ho sempre avuto un po’ di timore a mostrami per quella che sono, mi è accaduto soprattutto durante gli anni dell’adolescenza.

Anche oggi che ho questo blog, nel quale scrivo, spesso mi trattengo o evito di mostrare quello che creo attraverso la mia fantasia.

«Sono stupidaggini», mi dico sempre e le tengo per me. Ebbene, evidentemente la mia autostima è a dei livelli parecchio bassi, non per niente, come ormai sapete, ho avuto dei seri problemi alla schiena (tanto per citare di nuovo la psicosomatica).

Ultimamente però, alla veneranda età di 38 anni, qualcosa dentro di me è cambiato. Non tantissimo eh! Però è come se la vera Meg avesse voglia di uscire allo scoperto e così, compiendo piccoli passi da formica (ed è giusto altrimenti si subirebbero dei traumi) si sta facendo strada tra il pubblico e di conseguenza si presenta al giudizio degli altri.

Insomma, per farla breve, ho scritto delle poesie che ovviamente ho sempre tenuto ben custodite e sigillate in una cartella del computer senza che nessuno potesse leggerle, a parte mia madre e due amici.

Sono degli scritti molto semplici (chiamarle poesie è davvero esagerato) però mi piacciono: quando li rileggo mi capitava di dirmi «Bhè dai, brava Meg!».

Grande conquista.

Ho così deciso di postarne due, qui su questo blog, ma mai ho pensato di pubblicarne uno sul mio profilo personale di FaceBook, dove amici, parenti e concittadini a mio stretto contatto, avrebbero potuto leggerlee. E chi sarebbe uscito di casa l’indomani? Che vergogna!

Vergogna?

Riecco affiorare le parole di papà… e presto un lungo dibattito si è fatto strada nella mia mente: papà da una parte che ripeteva quelle parole e io dall’altra che rispondevo questa volta da adulta con le mie affermazioni: Non volevo, non ce la facevo, era più forte di me.

Alla fine invece ha vinto papà.

Sapete? Un giorno lessi una citazione, (purtroppo non ricordo di chi sia, se la riconoscete ditemelo che integro) che recitava più o meno così:

Scrivi! Ci fosse anche solo una persona a questo mondo che apprezza ciò che scrivi tu fallo!

Oh già!

Non so quanti apprezzerano ciò che scrivo ma io… io stessa, stavo amando quella mia creazione.

Fossi stata anche l’unico essere su questo pianeta a farlo, ma qualcuno a questo mondo apprezza quelle parole.

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Risposi alla domanda di mio padre che mi guardava serio: «Stai forse volontariamente facendo del male a qualcuno?»

«No»

“Copia-incolla” da Word e… “pubblica”. Click! Fatto.

Lo stomaco mi si è stretto appena un poco mentre la gente iniziava a leggere…

Ecco il primo “like” e poi il secondo e poi il terzo e così via… persino una condivisione e tantissimi complimenti. Ero davvero felice ed emozionata.

Molto.

Per chi volesse leggere la poesia è in chiusura di articolo, ma il significato di questo post è un altro e voglio che sia chiaro.

Non vergognarti mai!

Lo stesso consiglio che mio padre diede a me.

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Se non avessi postato quel mio scritto non avrei potuto godere di tanta ammirazione, un’ammirazione che ha fatto crescere l’amore per me stessa e la mia autostima.

Un’ammirazione che mi ha fatto dire: «Hai visto Meg? Sei brava!»

Voglio dire… con tutta la gente che c’è che scrive cavolate astruse, posso essere peggio?

[No, non mi riferisco all’ignoranza, mi riferisco alla cattiveria, alla violenza, al brutale giudizio, alla voglia di litigio, eppure lo fanno, senza pietà per nessuno.]

E allora… «Sveglia Meg, esci da lì! Togliti di dosso quella corazza protettiva!»

E toglila anche tu, caro lettore: il mondo non è fatto solo di detrattori per partito preso che ti stroncheranno appena alzi un po’ la testa!

Credimi, ci sono persone là fuori in grado di dare tanto anche con un semplice commento e io voglio ringraziarli, ringraziarvi, tutti. Grazie di cuore.

L’appagamento sarà grande.

Infine, questa è la famosa poesia

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E ci rincontreremo dove brilla la brina, là, sul ginepro, come ti avevo promesso.
E vedremo la nostra immagine riflessa nelle volte di neve, trasparente come una crisalide, a moltiplicare il nostro sorriso.
In quel mondo si sentirà l’eco del nostro scoprire e tutto attorno a noi parteciperà all’essersi scelti, di nuovo, ancora una volta, nell’infinito.
Vola, non temere, sali su.
Siedi qui, accanto a me, su questo ramo.
Il timor delle scelte è cessato, ora ad unirci è la libertà.
Ricordo i tuoi capelli di aghi di pino, la tua pelle di resina, il tuo odore di adesso.
Rimani, non ti manderò via. L’ho promesso molto tempo fa.
Ascolta ancora la mia pelle mentre ti guardo tornare.
Ritrovarsi, come non abbiamo fatto mai.
Sentire il tuo mento contro il naso, delicato per non far male.
Sentire che ridi nelle mie orecchie traducendo la tua gioia. Baciandomi in fronte.
E ti accarezzerò con i fiori del mirto mentre il tuo stupore, tremando, prenderà vita nei miei occhi.
Mi porgerai la tua mano e solo allora intrecceremo le dita come le nostre radici.
Perché allora ad amarsi saranno le anime.
Il ritorno. Così come ci siamo scritti. Così come il pianto che si rinnova di luce.
Come una lettera in tasca sbiadita mai tolta. Cara. Che ti emozionava.
Noi, nel sempre. In tutte quelle gocce di rugiada.
Noi, l’evento. In ogni brezza sui nostri visi.
Noi, amanti sopra al mondo.
Il tutto.
E potrò sentirti, mentre con la bocca mi osservi, mentre bevi il mio sapore e con le mani mi riconosci tua.
Fremeremo, come lucciole luminescenti.
Ricordi? Ci rincontreremo qui, e così è stato.
Ora, ti pettinerò ancora con steli di paglia. Poggerò i palmi alle tue gote e mi vedrai.
Disegnerò solchi nel fango con pigne acerbe mentre tu li nominerai.
Ad ognuno un nostro momento.
Ora, che conosciamo l’amore lo lasceremo fare. Nel petto, nella gola, in noi.
Il suo scintillare appeso, oscilla facendoci suoi.
E siamo ancora qui, io e te, amandoti più di prima.
Più del tempo in cui le emozioni andavano tenute nascoste. Non qui. Non più.
Io e te, perché così è stato detto. Il filo dipanato.
Io e te, la meraviglia che non avrà fine. Perché siamo nati per essere l’insieme.
Ti toccherò come un dito che sfiora una ragnatela. Traccerò il profilo del tuo sguardo nella penombra del crepuscolo.
M’illuminerò come la Luna per esserci, affinché tu possa vedermi. Tu che sarai luce.
E mi accoccolerò tra le tue braccia. Non sarà illusione.
Catturerai con le labbra le mie emozioni.
Sento il tuo battito e il tuo chiamarmi.
Ti accorgerai che son sempre stata lì.
Sentirò il tuo respiro su di me e resteremo, per tutto il tempo del bosco.
(Meg)

Niente di che… ma è mia! Miaaaaaaaa!

Prosit!

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