PERCHE’ CREDERE NELLA METAMEDICINA – METAMEDICINA post 2

Ho sempre voluto andare abbastanza a fondo alle cose. Non mi sono mai accontentata davanti a quello che mi diceva – E’ così punto e basta -. No, dovevo capire il motivo. Forse ho poca spiritualità dentro di me e la mia parte scientifica mi ha sovente convinta a comportarmi un po’ come San Tommaso. Questo va contro ciò che scrivo, dove la fede totale dev’essere alla base e non sempre è obbligatorio comprendere. Ma proprio non potevo farne a meno. Sto infatti cambiando ma, un tempo, come dicevo, dovevo avere le prove. Inoltre, non mi piace essere assolutista o estremista. Non mi piace escludere una cosa a priori o ficcarmi a capofitto in un’altra senza tener conto di tutte le sfere presenti.

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Appassionandomi così alla METAMEDICINA, per tanti e svariati motivi, per il suo fascino, perché provata direttamente sulla mia pelle, perché di grande aiuto, ho iniziato a pormi delle domande. Ok, io creo attraverso una mia emozione il malessere fisico ma come? Miseria, ci dovrà pur essere una spiegazione tangibile visto che poi il disturbo è concreto, reale, fisico appunto! Lo sento, fa male davvero, mica per finta. Quindi?

Mumble… mumble…

Partendo dal presupposto che l’uomo non è solo corpo ma anche mente, emozioni, spirito, etc… ognuna di queste parti, consistente o meno, ha comunque la sua importanza. Troppo comodo prendere solo la porzione che ci conviene no?

Possiamo comunque suddividere l’essere umano in due grandi settori principali: uno fisico concreto e uno psicologico (psiche) astratto.

Perfetto. Ora, come possono esistere questi due settori? Ogni cosa esiste in quanto nutrita. Cosa nutre quindi questi due campi? La parte fisica è nutrita principalmente dal sangue, mentre la parte non fisica dall’energia.

In noi sappiamo esistere un sistema, a mio avviso importantissimo ma spesso sottovalutato, che è il SISTEMA ENDOCRINO. Il sistema endocrino è un insieme di ghiandole che secernono degli ormoni. Gli ormoni (alcuni sono più esattamente chiamati neurotrasmettitori ma non serve entrare così in profondità) sono – fisicamente – delle sostanze che vengono riversate nel sangue (perciò in tutto il corpo) a seconda della necessità. Sono come messaggeri che lanciano segnali di SOS e vanno nelle cellule per modificare eventualmente, o momentaneamente, il lavoro di quelle cellule.

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Qualche esempio? L’Adrenalina, il Testosterone, la Serotonina, la Calcitonina, la Prolattina, l’Ossitocina, il Cortisolo, etc… tutte sostanze formate da atomi * i quali sono le parti più piccole della materia.

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Allo stesso modo conosciamo le filosofie che parlano invece di meridiani, chakra, canali di energia e flussi di energia.

Essendo che non escludo nulla e che anzi, secondo me, le medicine occidentali e quelle orientali farebbe una gran cosa a lavorare assieme anziché farsi guerra le une contro le altre, parliamo di questi flussi energetici a volte bloccati, a volte troppo impetuosi, che io assocerei appunto ai nostri ormoni. Si tratta di mie teorie, siete liberi di crederci come no.

Facciamo un esempio pratico.

Si dice che l’emozione della Paura abbia sede nei Reni. Perché nei Reni?

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Ebbene, quando noi proviamo Paura secerniamo ormoni come Adrenalina, Cortisolo, Ossitocina… che, per la maggior parte vengono prodotti dalle ghiandole surrenali (l’Ossitocina nella neuroipofisi : testa – mente – messaggio inerente alla Paura – ricordo – concretizzazione della Paura – reazione). Quindi già abbiamo trovato un motivo del perché le emozioni hanno una sede in un determinato organo del nostro corpo fatta eccezione per il cervello che le comprende tutte.

Dopodiché osserviamo alcuni passaggi.

Una piccola parte che forma il nostro cervello è chiamata Amigdala, ha una forma tondeggiante e invia impulsi all’Ipotalamo situato tra i due emisferi cerebrali. L’Amigdala è considerata il centro di sviluppo della memoria emozionale, dei processi neurologici delle emozioni e soprattutto risponde agli impulsi delle emozioni basandosi sulle esperienze passate. Le reazioni che abbiamo “oggi” nascono infatti da avvenimenti vissuti nel nostro “ieri”.

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L’Ipotalamo invece ha, tra le sue tante funzioni, quella di controllare l’attività endocrina.

Questo per dire che non ci sono bacchette magiche che… oplà fanno accadere le cose ma si tratta di fisiologia.

Ora, come tutto il nostro corpo, anche l’ormone avrà una sua parte energetica (detta in questo modo è un po’ banale ma la rendo semplice). Così come ce l’abbiamo noi, come ce l’ha il nostro cuore (emozioni – Passione), come ce l’ha il nostro cervello (pensieri – reminiscenze), come ce l’ha la nostra milza (Ansia – rimuginare sulle cose) che potremmo appunto chiamare, o meglio associare, al flusso energetico.

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Se io ho Paura e secerno l’ormone che va a girare in determinate parti del mio corpo, allo stesso modo l’energia della Paura andrà a girare in determinate parti del mio corpo. E’ vero che quell’ormone tenta una risoluzione del problema ma ha comunque dovuto entrare in azione a causa dell’emozione (negativa) della Paura. Secernere troppa quantità di quell’ormone non è salutare e se io ho troppa Paura, o costantemente Paura nella vita, accade proprio questo. Anche perché la secrezione di troppo ormone1 causa la secrezione esagerata, o il blocco, dell’ormone2 e così via. Giungendo ad un disequilibrio totale.

Da qui… per un insieme di processi, ma anche di mancanze o eccessi, e dopo un certo tot di tempo (occorre prendere in considerazione il trauma, lo shock e diversi altri fattori) ecco il presentarsi della malattia.

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A voi sembra un discorso così assurdo?

Fatto sta che mi è parso di trovare la soluzione a ciò che cercavo e, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, funziona. La reputo soddisfacente. E’ troppo semplice affermare – L’emozione si concretizza in malattia – bisogna capire come avviene questa trasformazione e con l’aiuto degli ormoni penso di averci azzeccato. Se così fosse sicuramente qualche medico molto più istruito di me mi direbbe che “ho scoperto l’acqua calda” ma sinceramente ne sarei lieta. Avrei l’ulteriore conferma dettata da un luminare, il che non è poco. A questo punto però direi anche che, se le cose stanno realmente così è davvero possibile “curare” a monte anziché a valle. Ossia, è possibile curare anche attraverso dei cambiamenti di pensiero e di azione/reazione oltre che con dei medicinali. Quadra?

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Il medicinale sacrosanto, e grazie a chi l’ha inventato in quanto con il dolore e con la malattia non si vive per niente bene, è comunque un elemento che elimina il malessere ma non elimina la causa del malessere. Esso quindi può tornare. Oppure, essendo un farmaco, può far del bene da una parte e allo stesso tempo risultare nocivo dall’altra. Suppongo così che, dal 100% dell’utilizzo di medicinali, si possa scendere al 50%, eventualmente, e sarebbe già un gran bel risultato. L’altro 50% verrà elaborato (curato) attraverso la nostra responsabilità (vedi post 1 https://prositvita.wordpress.com/2017/02/06/la-responsabilita-nella-malattia-metamedicina-post-1/ ).

Per concludere elenco le ghiandole (e organi) principali del nostro sistema endocrino (quindi si parla di scienza, di medicina occidentale, di fisicità) e i chakra principali (perciò medicina e filosofia orientale, energia, nessuna fisicità).

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Ghiandole: ipofisi ghiandola pituitaria – epifisi ghiandola pineale – tiroide ghiandola a farfalla – paratiroidi – timo – isolotti pancreatici – surrenali – ghiandole riproduttive

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Chakra: Sahasrara corona della testa – Ajna plesso cavernoso – Visuddha plesso laringeo – Anahata plesso cardiaco – Manipura plesso epigastrico – Svadhisthana plesso sacrale – Muladhara plesso coccigeo

 

Prosit!

* E’ possibile banalmente dire, senza fare un trattato di fisica quantistica, che gli atomi sono la parte più piccola della materia mentre i quanti sono la parte più piccola dell’energia.

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LA RESPONSABILITA’ NELLA MALATTIA – METAMEDICINA post 1

Uno degli argomenti principali di questo blog è la Psicosomatica ossia una branca della psicologia che vuole mettere in connessione il disturbo fisico con la natura psicologica dalla quale può nascere (emozioni negative). Correlare il corpo alla mente, al pensiero dal quale scaturisce l’emozione, in un tutt’uno, osservando l’essere umano da un punto di vista olistico, completo.

Diversi luminari del passato come Freud, Lowen e Reich, presero in considerazione la Psicosomatica e, ai giorni nostri, una dottoressa, nata come biologa ma divenuta col tempo psicoterapeuta, ha creato un settore ancora più profondo e preciso della Psicosomatica chiamandolo METAMEDICINA.

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Si tratta della Dottoressa Claudia Rainville nata nel Quebec, in Canada, e oggi promulgatrice di questa filosofia di vita.

Cosa significa il termine METAMEDICINA?

E’ composto da due parole:

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META = significa “andare oltre”. Addirittura in sanscrito assume il senso di “amore e compassione

MEDICINA = da ars medica (arte medica) significa “prendersi cura di… (anche di noi stessi) con il mezzo migliore”.

E’ curioso notare come la parola MEDICINA, per i Nativi Americani, non significava “curare” bensì “ottenere il potere dalla conoscenza dei segreti dell’Universo”. Di conseguenza quindi, raggiunto questo livello, “curare” qualcuno, o se stessi, era un gioco da ragazzi.

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Ora, se io mi prendo cura di: un animale, un figlio, un lavoro, una pianta, etc… se questo lo faccio col cuore e con amore, me ne sento anche automaticamente responsabile. Il mio animale domestico vive grazie a me. Se io invece non me ne occupo, non soddisfo i suoi bisogni primari, lui muore, o sta male, ma io ne sono comunque responsabile.

Questo è il concetto alla base della METAMEDICINA: sentirsi responsabili di quello che accade, dell’evolversi delle cose, perciò anche delle malattie. Se io non mi occupo al meglio di me stessa mi ammalo. Per la nostra natura intrinseca, anche se noi non ne teniamo conto, il nutrimento attraverso le emozioni, del quale ci saziamo ogni giorno, è fondamentale. Un bisogno primario.

Questo è un pensiero fantastico. Si! Perché ciò significa che se ne sono responsabile, ossia se io l’ho creata quella determinata malattia, l’ho fatta crescere e vivere come il mio animale domestico, la posso anche distruggere, eliminare. E’ mio il potere. Sono responsabile del disturbo del quale ora mi prendo cura o meno.

Io, in qualche modo, l’ho creato. Non si tratta di avere delle colpe, si tratta di avere delle responsabilità. Se un’altra persona ha una malattia e viene a chiedermi aiuto, o vengo a conoscenza del suo malessere, io ne sono responsabile, non solo perché lo prendo in cura ma perché nell’unica e grande Energia Universale nella quale viviamo e nel concetto del – Tutto è Uno – io sono anche quella persona e quella persona è anche me.

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Siamo abituati a pensare di essere un qualcosa di immenso. La nostra Terra è grandissima così come i luoghi che visitiamo e il cielo sopra la nostra testa ma, in realtà, non siamo che un puntolino microscopico nell’Universo. Una cosa da niente, una piccolissima cellula.

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In una cellula animale ad esempio, cellula dell’uomo, eucariota, perciò più complessa rispetto alla procariota (batteri), ci sono i mitocondri, i centrioli, i lisosomi, l’apparato del Golgi, il nucleo e molti altri componenti che lavorano assieme, correlati tra loro. Qualsiasi cosa accada ad un mitocondrio ne risentirà il nucleo, così come il nucleo è automaticamente responsabile verso quello che è accaduto al mitocondrio e viceversa. Dal malfunzionamento del nucleo ne risentiranno i centrioli e così via. Nel nostro corpo se i Reni non funzionano bene, ne risentirà il Cuore, se il Cuore non funziona bene, ne risentirà l’intero organismo e avanti così. Volete un altro esempio? In un bosco, se non c’è equilibrio tra i suoi abitanti, se le piante non svolgono bene il loro lavoro, se ci sono più animali di un tipo piuttosto che di un altro (ahimè, solitamente il colpevole di questo è l’essere umano), a lungo andare, quell’habitat si autodistrugge. Tutto è collegato. Tutto è Uno. La stessa cosa vale per noi. Se un individuo si arrabbia con me, sta semplicemente mostrando la mia rabbia interiore, sconosciuta e celata ma esistente. Quell’individuo è collegata a me.

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Se una persona mi fa sapere di avere un forte mal di gola (che può significare da un punto di vista psicosomatico non avere il coraggio di dire quello che si pensa) mi sta praticamente dicendo che, probabilmente, mi sono trattenuta dal dire la mia, o non ho saputo dire di “No”, oppure ancora ho detto cose delle quali poi mi sono pentita. Io non ho il mal di gola, ma lei mi sta avvisando. Se io non comprendo un domani potrei provare un malessere inerente al soffocare le mie parole o al comunicare con gli altri in modo sbagliato. Le sfaccettature della malattia possono essere molte ma il discorso da comprendere è quello della RESPONSABILITA’.

Da qui, si capisce bene come qualsiasi indicazione di malanno ha, in verità, una natura che riguarda me personalmente. Io ne sono la creatrice. Io l’ho fatto nascere. “Ogni sintomo è un messaggio” questa è la citazione predominante della METAMEDICINA.

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Ogni disturbo fisico che percepisco mi sta parlando, mi sta dicendo cosa fare per migliorare la qualità della mia vita. Se si ha spesso mal di gola forse bisognerebbe imparare a tenere meno le cose dentro e farsi rispettare di più. La morale ci ha consigliato giusto, ma la nostra natura sbatte e si dimena offesa per questa decisione. Non sopporta il perbenismo e l’ipocrisia e nemmeno il mandare giù bocconi amari. Non accetta le regole del bon ton o del buonsenso. Quelle sono cose umane e sociali. – Moralismi del piffero! – direbbe la nostra parte viscerale. Si, è vero, ci vuole un equilibrio e quello si raggiunge solo con l’amore. Mi sono fatta del male non dicendo quella determinata cosa che avrei voluto dire, ok, non c’è problema, mi amo e mi accetto comunque così come sono. Amo ugualmente quella situazione. Me ne sono accorta, la prossima volta, magari con diplomazia, cercherò di fare meglio.

Eccola la nostra responsabilità. Ecco il perno che Claudia Rainville vuole insegnare. Quindi, la METAMEDICINA è una filosofia che insegna a migliorare la nostra vita.

Vi racconterò una storiella accaduta veramente proprio alla Dottoressa Rainville.

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Era bambina. Sua sorella più grande e un’amica di sua sorella, decidono di andare a fare un giro in bicicletta. Vuole andare con loro anche Claudia ma la mamma glielo impedisce perché è ancora troppo piccola. Claudia non accetta la motivazione della mamma perché, in fondo, sua sorella è più grande di lei di un solo anno e così decide (di sua iniziativa) di disobbedire a sua madre, prende la bicicletta, e raggiunge le altre due. Sulla strada del ritorno, a causa del ghiaccio e del brutto tempo, un’auto che non riesce a frenare investe Claudia. Fortunatamente non le procura gravissimi danni e dopo qualche giorno di ospedale lei si riprende. Le lesioni riportate da questo incidente interessavano queste parti del corpo: caviglia sinistra, natica sinistra e testa (trauma cranico). Come mai? Innanzi tutto occorre sapere che la nostra parte sinistra è la parte collegata alla mamma (ma non solo, eventualmente qui https://prositvita.wordpress.com/2015/08/20/la-destra-e-la-sinistra-il-padre-e-la-madre/ potete capire meglio la destra e la sinistra) e quindi:

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caviglia sinistra (il ritorno verso casa – le caviglie sono la parte del corpo che ci conducono nella vita verso la strada che vogliamo percorrere – disturbi alle caviglie significano paura nell’incedere, nell’andare avanti )

ematoma alla natica sinistra (la mamma l’avrebbe sculacciata, punita e Claudia sapeva di aver fatto una cosa sbagliata così ha deciso di punirsi da sola “schiaffeggiandosi” il sedere come avrebbe fatto il genitore)

trauma cranico (Claudia ha fatto di “testa sua”, ha formulato un’idea nella sua mente, una mente che ora andava punita. Botta alla testa).

Ovviamente la macchina ha investito Claudia e non le altre due perchè Claudia aveva il senso di colpa. Claudia ha emanato le frequenze della paura, della punizione, dell’ansia. – Io ho disobbedito ma se mamma aveva ragione? Se mi succede qualcosa? Se davvero sono troppo piccola? -.

Molto affascinante questa lettura ma… che prove scientifiche e tangibili abbiamo? Come si può credere fermamente a tutto questo? Penso mi convenga dividere l’articolo, il discorso è lungo e quindi la risposta a queste domande la leggerete nel prossimo post che s’intitolerà PERCHE’ CREDERE NELLA METAMEDICINA – METAMEDICINA post 2

Prosit!

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Gotta? Consiglia di meno e rasserenati di più.

Chiamata un tempo la “malattia dei ricchi”, in quanto si colpevolizzava per la sua manifestazione un eccessivo consumo di carne, la Gotta è un disturbo molto fastidioso e doloroso.

Oggi sono parecchie le persone che ne soffrono e infatti l’alimentazione è differente rispetto a diversi anni fa. Mio padre stesso, poco più che sessantenne, mi racconta che quand’era bambino mangiava carne solo una volta alla settimana, quando andava bene, oppure ogni quindici giorni, mentre oggi tra pollo, bistecche, sughi, ripieni e salumi vari, il consumo di questo alimento, è quasi quotidiano per alcune persone.

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In realtà la colpevole non è solo la carne in sé ma l’eccessivo consumo di derivati animali quindi anche formaggi, latte, uova… prodotti che, se ingeriti troppo spesso, provocano diversi disturbi nel nostro organismo tra i quali appunto la Gotta. Un insieme esagerato di grassi e proteine che da utile diventa pericoloso.

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Fisiologicamente questa è un’infiammazione chiamata anche Artrite Gottosa dovuta da un sovraccarico degli acidi urici nel sangue e nei tessuti. I Reni non riescono ad espellerli del tutto, attraverso le urine, ed essi si depositano all’interno del nostro corpo. Solitamente la Gotta colpisce in principio l’alluce che simboleggia la nostra testa e la nostra mente ma è comunque un disturbo che, dal punto di vista psicosomatico rappresenta la Rabbia (infiammazione, dolore, rossore, calore), la Preoccupazione – Ansia (depositi che rimangono lì senza fluire come quando si rimugina troppo sulle cose, gonfiore) e il credere di essere gli unici a poter risolvere le situazioni… anche degli altri.

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Chi soffre di Gotta è infatti solitamente una persona che elargisce consigli a tutto andare con anche un modo di fare abbastanza imperativo. No, non è un dittatore ma qualsiasi motivo è un’ottima occasione per dire la propria e consigliare al meglio senza riflettere che chi sta davanti a lui ha già una sua vita e sicuramente anche un’età per poter decidere. Anche quando il consiglio non viene chiesto viene comunque offerto come se fosse la strada migliore da percorrere.

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Fondamentalmente tale parere lo si dice perché si cerca di evitare il male a quella persona, lo scopo è buono, ma non ci si accorge di essere sovente un po’ eccessivi. In qualsiasi discorso troverà modo di insegnare al meglio.

Esempio:

Oggi vado in quel negozio là a comprare quella cosa lì

La risposta da parte di una di queste persone sarà – Mi raccomando passa da sotto perché se passi dalla strada di sopra ci metti due ore! -.

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Vi torna? Conoscete per caso qualcuno che soffre di questa malattia?

Sono tutte risposte dovute da un’insicurezza personale di fondo. E’ la persona stessa ad essere insicura e a ponderare bene che tutto vada per il meglio perché – …se non fai così chissà cosa potrebbe accadere e io poi mi preoccupo… -. Questo è il costante messaggio celato dalle loro parole. Il vivere in questo modo, inconsciamente, fa nascere e crescere la Rabbia (collegata al Fegato). Qualcosa dentro suggerisce che non si sta vivendo bene, non si sta vivendo appieno la vita godendo di serenità e libertà. Si è schiavi dei propri timori e questo fa arrabbiare perché ci si sente impotenti. Inoltre, visto che ho citato i Reni, i quali devono espellere tali urati, c’è di mezzo proprio la Paura che trova sede appunto in questi organi.

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Chi soffre di Gotta dovrebbe quindi tranquillizzarsi e prendere la vita un po’ più come viene senza tanti problemi e tante paranoie. Questo non è più altruismo, è quasi uno schiavismo nel quale ci si infila senza nemmeno rendersene conto.

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Bisognerebbe imparare a capire che non esiste solo il male ma soprattutto che gli altri non sono sempre sciocchi e sanno fare anch’essi le scelte migliori per il loro bene. Bisognerebbe tagliare un po’ con i moralismi e quei sermoni noiosi che durano ore e si ripetono in continuazione sullo stesso argomento.

Sciò…! Sciò…! – lasciamo spazio al “come viene, viene” e si vivrà decisamente meglio.

Prosit!

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Io mi offendo, cos’altro potrei fare?

Che tu ci creda o no, quando una persona ti offende (ossia riesce ad offenderti), qualsiasi cosa ti dica, anche la più brutta, sta in realtà toccando una tua debolezza. È da lì che nasce quello che noi chiamiamo offesa.

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Il moralismo e il bon ton che tutti conosciamo, indicano che, a prescindere, alcune cose non vanno dette, fanno parte di una legge etica e morale che tutti quanti abbiamo e dovremmo avere ma, quello che vorrei sottolineare oggi, è ciò che si prova nel cuore quando si riceve una frase che non ci piace e che intacca il nostro orgoglio, al di là di quello che la legge civile ha stabilito. (Tant’è che, negli ultimi tempi, alcuni impropèri, soprattutto se senza minaccia, non sono neanche più denunciabili).

Le parole sono in realtà solo vento, ma nel momento in cui riescono a “toccare” significa che questo vento è diventato tangibile e doloroso. C’è un detto che dice – le parole fanno più male delle botte – è sicuro, lo capisco bene, non sono estremista, siamo umani, ma fondamentalmente è un proverbio sbagliato.

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E’ sbagliato perchè, come dicevo prima, la debolezza è tua e non dovresti avere di queste debolezze secondo le leggi universali che ti reputano loro “figlio”, ossia parte di esso. Vale a dire un handicap con il quale il tuo inconscio ha deciso di farti vivere e tu accetti senza fare nulla per migliorare. Lo accetti perchè non te ne rendi sicuramente conto, ma la puntura che senti quando vieni umiliato, è proprio l’avviso che dovrebbe farti drizzare le antenne.

Se ti amassi completamente non avresti debolezze, non ci sarebbe posto per loro, saresti pieno d’amore e riceverai solo amore perchè trasmetteresti solo amore.

Ma la cosa più grave, che non si capisce, è che l’importanza che dai a quell’offesa ricevuta si ripercuoterà sul tuo fisico più avanti nel tempo. Le basta concretizzarsi e poi…. zack! Ecco presentarsi la malattia, il malessere, il disturbo che ti colpisce e ti chiedi come mai stai così male. Poi, ti prenderai due medicinali e tutto tornerà come prima… fino alla prossima volta.

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Nel caso, è molto meglio una sana arrabbiatura, da non trattenere, senza astio o rancore.

Ma la colpa non è di chi ti ha mancato di rispetto. La responsabilità (perché non si parla mai di colpa) è tua! Tu hai dato potere a quella frase. Hai permesso ad un insieme di parole, hai permesso ad un altro essere umano di renderti triste, o arrabbiato, o angosciato, o stizzito, o incazzato. E’ assolutamente una cosa da non fare. Nessuno può avere il potere di cambiare il tuo umore.

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Senza contare di quante volte ti offendi da solo, come quando ti metti i pantaloni lunghi anzichè corti perché ti consideri grasso, o come quando vuoi far credere di avere tanti soldi anche se non è affatto vero, o come quando rispondi obbediente come un cagnolino ad ogni dovere che non ami, o come quando, per l’appunto, reagisci ad un’offesa in malo modo, facendoti corrodere dalla mortificazione. Hai offeso te stesso. Hai dato ad un altro la possibilità di metterti sotto la suola delle sue scarpe.

Come dicono a Roma, e come dice mia mamma, dovresti semplicemente pensare “me rimbalza!“.

Ora tu dirai che vivendo in questo modo si diventa insensibili. Non si prova più la passione né nel bene, né nel male, ma il fatto è che se davvero vuoi essere figlio dell’Universo dovresti capire che esso non ha le nostre stesse sensibilità.

A lui non interessa minimamente di quello che esce dalla bocca di qualcuno, anche perché, le sue leggi dicono che se hai ricevuto una determinata frase (e questo vale anche per i complimenti) è perché in un modo o nell’altro te la sei cercata.

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Mi spiego meglio. Ogni cosa che ci viene detta, ogni situazione che viviamo e ogni persona che incontriamo nel nostro cammino, ci stanno semplicemente facendo vedere un qualcosa che già è dentro di noi e che noi abbiamo trasformato in realtà per viverla (e per imparare a migliorarci). Se una cosa è bella ci limitiamo a gioire senza renderci conto che siamo stati bravi e potremmo crearne altre mille di situazioni così. Se invece una cosa è brutta ci limitiamo ad angosciarci senza capire che è uscita da noi per mostrarci il male che fa ed insegnarci.

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Insomma, ci limitiamo in ogni caso e questa è proprio la parte negativa. La limitazione che abbiamo. E abbiamo sempre. Siamo un insieme di energie e forze di una potenza devastante ma conduciamo miseramente una vita limitata.

La stessa cosa vale per l’offesa ricevuta. Non ti sto dicendo di condonare o di permettere alla tale persona di insultarti ancora, falla smettere. Ma non limitarti a reagire, o a offenderti, o ad arrabbiarti. Quella persona ti ha appena dato in mano uno strumento. Si, è solo vento, ma diventa tangibile, ho detto, ricordi? E allora prendi questo strumento, studialo, osservalo, perché è arrivato a te? Bene, ora cosa ne puoi fare di bello? E fallo. Forse, secondo a quanti anni hai, risulterà difficile modificare quello che per una vita intera è stato un modo di vivere, ma se insegnerai questo ai tuoi figli, ancora in fase di maturazione, li farai vivere senz’altro meglio.

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Senza contare che impareranno davvero cosa significa usare l’acqua per spegnere il fuoco e non cercare di spegnere un incendio con il fuoco stesso ma, con questa frase, non vorrei passare per una perbenista delle fresche frasche quale non sono.

Il fatto è che ai tuoi figli nulla li spaventerà più perché sapranno costruire, da ogni cosa, un qualcosa di utile e positivo soprattutto per se stessi e questa positività si rifletterà continuamente in loro e attorno a loro.

Lo ripeto, non sono assolutista, né estremista e un sano – Vaff…. – ci sta sempre più che bene ma è quello che accade dentro di te che devi imparare a trasformare e attenzione a non reprimere.

E ora, per finire, voglio scriverti ancora una volta, come feci tempo fa, una splendida frase di Salvatore Brizzi:

Quando dai la colpa a qualcuno gli stai dando anche Potere, il tuo Potere. Gli dai il Potere di renderti felice o infelice. Ma se una persona o un evento possono renderti felice o infelice, allora tu non sei un uomo libero, sei un servo; sei condannato a vivere sperando che nessuno ti faccia mai niente di male. Se hai questa consapevolezza sei una maga o un mago; se non ce l’hai sei una vittima, un piegato, un lamentante.

Prosit!

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Amare l’Ansia più di qualsiasi altra cosa

L’argomento di oggi potrà sembrare assurdo a molti ma è accaduto realmente e per me è stato così emozionante che desidero riportarlo qui.

Sapete tutti ormai che dopo aver avuto la mia amata Ernia alla schiena, l’ho ringraziata e l’ho considerata una delle cose più belle che mi siano accadute (non sono masochista lo giuro!) però mi sono sempre sentita un po’ sola in questa teoria perché non mi era mai capitato di sentire qualcun altro pensarla come me. Fino a qualche giorno fa quando, finalmente, non vidi più un’espressione stralunata sul volto del mio ascoltatore e due occhi sbarrati come se mi fossi completamente ammattita, bensì un accenno di consenso e poi queste preziose parole.

Sai Meg, l’ansia che ho subito per quasi 10 mesi e dalla quale sto uscendo in questo periodo è stata sicuramente la mia migliore amica e lo è ancora! Perché comunque farà sempre un po’ parte di me, perché è la mia guida, la mia consigliera, quella che mi dice “Ehi G.! Così non va bene! Ti stai facendo del male? Rimedi tu o devo agire io?”. Quanto l’ho odiata i primi tempi, quando non mi permetteva più di guidare, non mi permetteva più di avere un rapporto sano e gioioso con mia moglie, quando mi bloccava il respiro e sentivo i polmoni sgonfi che non riuscivano a riempirsi d’aria… e mi sentivo morire. E piangevo e chiedevo a mia moglie di portarmi al Pronto Soccorso… e oggi so di per certo che, se non fosse mai arrivata, avrei continuato a fare una vita misera e chissà come sarebbe andata… -.

A parlare è il mio amico G. che, mesi fa, all’improvviso, dopo una vita che lui credeva “figa”, si è ritrovato ricoverato all’ospedale senza ossigeno, senza forze e senza speranze. Un grave stato di Ansia, che gli ha creato anche forme di ipocondria e agorafobia, lo aveva ridotto ad uno straccio che non trovava più nessun valido motivo per trascorrere le proprie giornate.

E’ stato il periodo più brutto della mia vita Meg… credevo! Mentre invece stavo guarendo! Ti rendi conto? Il periodo brutto in realtà erano stati tutti i miei quarant’anni precedenti! Quarant’anni passati a mascherarmi per farmi bello, ad essere vittima di stupide paure, della forma e del giudizio degli altri. Quarant’anni a prostituirmi per un valido stipendio e la notorietà, perché queste erano le cose importanti. Essere il migliore, il più bello del paese, quello che aveva più donne di un altro in modo tale da soffocare le mie compulsioni, no…. non sessuali… ma di certezze, di affermazioni. La gente mi avrebbe stimato -.

Il mio amico G. Una potenza davvero. Un grande uomo. Pieno, pieno, pieno di cose belle dentro, di una forza incredibile, di un’energia devastante. Tutte cose completamente annientate dalla sua paura. La paura di non essere il numero 1. Perché in questa vita, in questa società, se non sei il numero 1, se non hai una laurea e una bella macchina, non sei nessuno. Questo gli avevano inculcato i suoi genitori, involontariamente, e questo è sempre stato lo scopo della sua vita. Uno scopo che, giorno dopo giorno, in sordina, stava uccidendo la sua vera natura.

Si, G. si rendeva conto che qualcosa non andava, che non stava bene, che non era libero, ma non poteva farci niente anzi, leggeva quei malesseri come “non ho ancora fatto abbastanza per essere al top”. E così, visto che testardo non comprendeva, è arrivata Ansia e si è presentata a lui come una donna che non lascia scampo. Dolce e aspra allo stesso tempo. Imperativa, tenace, senza pietà. Lo ha preso e ha fatto di lui ciò che ha voluto.

Quello che è accaduto a G. accade ad ognuno di noi, sottoforma di ansia o sottoforma di qualsiasi altro malessere ma, mentre solitamente la maggior parte delle persone, in questi casi, si limita a disperarsi e prendere qualche psicofarmaco, G. ha agito diversamente. G. non si è fatto sottomettere da quella austera Signora, ha deciso di affrontarla e di capire perché, tra tutti gli uomini del mondo, aveva scelto proprio lui. Prima ha cercato tutti gli strumenti necessari che avrebbero potuto aiutarlo. Di ogni genere e di ogni sorta: medicinali, dottori, libri. Ha iniziato a coltivare e a condividere le giornate con Madre Terra nel limite delle sue possibilità, visto che la Signora Scura lo immobilizzava a casa. Ha chiesto aiuto ai parenti più stretti e, lentamente, con tutte le sue belle armi in mano, ha iniziato ad avvicinarsi a quella donna che lo guardava dall’alto in basso quasi inespressiva.

Ora la stava vedendo bene. Aveva un’espressione arcigna sul viso. I capelli scuri, le sopracciglia spigolose, le labbra serrate. Uno sguardo che lo trafiggeva come una lama. La paura lo inchiodava ma, per lo meno ora, l’aveva vista. L’aveva vista bene e lei era rimasta immobile, a farsi ammirare, in uno splendore diabolico ma affascinante allo stesso tempo. Era rimasta ferma, non gli aveva fatto del male.

Perché non ti muovi? Perché non ti avvicini, non mi prendi, non fai di me quello che vuoi come stai cercando di fare? Perché non mi uccidi del tutto?! – gridava G. a quella Regina. Ma lei, impassibile, si limitava ad osservarlo e, di tanto in tanto, alzava un angolo della bocca in un sorrisetto sarcastico.

La odiava avrebbe voluto eliminarla ma non poteva nulla contro di lei. E lei, rimaneva sempre lì. Ferma.

Fu quello che G. notò. Che lei non gli faceva ulteriore male. E fu allora che G. decise di avvicinarsi ancora di più. Ora la stava sfiorando, la stava scrutando nei minimi particolari. In quella sua immobilità imperiale era bellissima. La sua pelle era morbida e quelle sopracciglia dalla forma triangolare erano soffici come la seta e tremendamente eleganti. G. le toccò una mano. Non era fredda come aveva immaginato. Quella specie di donna era calda, era piena di passione. Un ardore che incredibilmente sapeva di buono.

“Non mi fa paura” pensò il mio amico. “Non mi fa più paura”.

A G. ormai non interessavano più la bella macchina, i vestiti firmati e la barba sempre fatta. Stava morendo secondo lui. Ora c’era da pensare alla vita; al rimanere in vita. Ecco, ora si. Ora era arrivato il momento di pensare alla vera vita che per anni si era messa da parte.

Fai parte della Natura, ed essa prima o poi viene a riprenderti se vede che ti allontani da lei. Sta a te capire il messaggio. Lei non ha mezzi termini -.

…….

Oggi voglio andare al mare e godere del suo spettacolo – disse un giorno G. alla moglie. Non l’aveva mai fatto, bisognava solo lavorare, anche di notte, anche di domenica.

Oggi ho perso un cliente ma, per uno che se ne và, due arrivano – disse un altro giorno. Solitamente questa vicenda era vissuta invece come il trauma più angosciante dell’intero anno .

Oggi voglio perdonare me stesso per come ho vissuto finora e per il male che mi sono fatto

Oggi voglio perdonare i miei genitori, che ho sempre maledetto, perché mi obbligavano a fare cose che in realtà non volevo

Oggi mi permetto di arrampicarmi su un albero senza aver paura di farmi male

Oggi mi tengo la maglia sudata senza aver paura di prendermi un raffreddore

Oggi dico di “No!”, perchè è quello che sento di rispondere per il mio bene

… LA LIBERTA’

La Grande Libertà. Via dal giudizio e dalle paure.

E girandosi, guardando di nuovo in faccia quella strana donna, ora vedeva che ella stava sorridendo. Era un sorriso buono. Dolce. Materno.

Aveva capito. Aveva capito che nonostante quei modi bruschi, quell’apparente alterigia, quella donna gli voleva bene.

Sei tu che mi hai chiamata – gli disse un giorno quando finalmente si decise a parlare, o meglio, quando finalmente il mio amico G. si decise ad ascoltarla.

Io? – rispose lui incredulo.

Si. Senza nemmeno rendertene conto. Io sono semplicemente la manifestazione di quello che tu hai creato. Tu mi hai plasmata e formata. Io sono il nulla senza di te e tu sei niente senza di me. Volevi liberarti da una catena con la quale tu stesso ti sei legato, da una schiavitù che hai concretizzato per te a causa della società in cui vivi e di tutti i tuoi moralismi. Hai avuto paura di me perché hai vissuto sempre come un misero tapino che non si è dato la possibilità di scoprire quanto di meraviglioso c’è attorno a lui, nella sua stessa vita. Sei nato scopritore, scienziato, mago! Ma ti sei ridotto a divenire un servo, uno schiavo, un limitato. Però sei stato bravo. Non sei fuggito. Hai voluto conoscermi, comprendermi, hai voluto amarmi perché hai capito che comunque, nonostante tutto, ero una TUA creazione. Ero una TUA figlia. Un qualcosa di TUO. E non puoi odiare mai qualcosa di tuo. Sarebbe come odiare te stesso. Nemmeno quello che la gente definisce una malattia. Si, siamo malattie, ma nessuno ci comprende. Ci guariscono, ci mandano via, senza parlarci, senza ascoltarci, senza cedere alla curiosità; la stessa curiosità che avevano quando erano piccoli, di due anni, e si mettevano la terra in bocca per sentire che gusto aveva. Perché si limitano ad impaurirsi e ad affidare ad altri il loro male. Alla scienza, alla tecnologia, alla medicina… e la loro energia non la considerano nemmeno. E la uccidono, così come uccidono loro stessi. Mentre tutte quelle tecniche continueranno a vivere inutilmente e morirà altra gente. La bellezza dell’innovazione va presa, tenuta cara e usata come strumento perfetto. Ma senza una mano saggia che regge l’elsa, senza un vero Guerriero che muove quella spada, una lama sfarfallerà semplicemente in aria senza combinare nulla. Ora io non ti servo più. Posso anche andare. Mi hai vista, mi hai conosciuta, hai capito il mio messaggio e un’insegnante non ti serve più a nulla ma… bada bene che tornerò. Alla prima offesa che effettuerai sul tuo essere Dio e parte di questo Universo, al primo limite che metterai a te stesso e alla prima volta che non ti riconoscerai come essere supremo e potente e perfetto quale sei, io tornerò. E questa volta non mi limiterò a farti mancare il respiro in uno spasmo bronchiale o a farti versare due lacrimucce. Non dimenticare mai, nemmeno per un solo secondo CiO’ CHE SEI. Non hai nessun diritto di offendere ciò che l’Universo ha creato -.

brindisi

Dedicato al mio amico G. che voglio stimare ogni giorno di più.

Prosit!

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La Paura – la più grande portatrice di malessere

“…la paura genera la tensione muscolare, la tensione muscolare genera il dolore. La tranquillità mentale porta la calma e il rilassamento fisico impedisce l’estendersi del dolore”. (Fenger Drend Strup)

Un giorno un saggio che stava recandosi in pellegrinaggio in un piccolo villaggio dell’India, incontrò sulla sua strada il signor Colera. Il saggio gli chiese dove stesse andando così di buon’ora e il signor Colera gli spiegò di aver ricevuto il mandato  di prelevare 500 anime dalla Terra. – Dal momento che il pellegrinaggio è molto affollato e le condizioni igieniche lasceranno a desiderare è il posto ideale per compiere la mia missione! -. Quando il saggio fu di ritorno dal pellegrinaggio, pensò tuttavia che il signor Colera gli avesse mentito giacchè invece di 500 anime, come gli aveva detto, ne aveva prelevato 1.500. pensò – Ah! Se lo rivedo quello là! -. Fu in quell’istante che incontrò nuovamente il signor Colera. Gli chiese allora – Ebbene, e gli altri 1.000? -. Il signor Colera si affrettò a rispondere – C’era, al pellegrinaggio, anche il signor Paura: gli altri 1.000 se li è portati via lui -.

tratto da Metamedicina – Ogni Sintomo è un Messaggio di Claudia Rainville

Questa parabola sta ad indicare come spesso è più la paura della malattia che non la malattia stessa a crearci seri problemi. l-uomo-nell-ombra-1-

Come spiega all’inizio di questo post Strup, la paura, senza che neanche ce ne accorgiamo, contrae i nostri muscoli creando una tensione totale. La rigidità di tale situazione porta così al dolore che non è solo un dolore muscolare ma può trasformarsi in una vera e propria malattia. Molte persone hanno paura di prendersi delle malattie e volenti o nolenti stanno costantemente male. Alcuni invece si spaventano per la malattia stessa propagando così la sua potenza anzichè annientarla. Questo accade anche per una questione di sintonizzazione con le onde energetiche. Come diceva lo stesso Einstein: – Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è Filosofia, questa è Fisica -. Stessa cosa vale al contrario se ci sintonizziamo su onde che possono portarci il malessere. Che possono semplicemente far prendere vita a quel malessere che noi, in realtà, abbiamo voluto/cercato. E’ davvero un discorso profondo ma la maggior parte delle discipline che studiano questo fenomeno sono concordi nel dire che ogni sintomo è in realtà un messaggio e, la malattia, quando arriva, (ossia quando noi la creiamo) arriva per spiegarci un pò di cose. Bisognerebbe solo imparare a leggerla, ad interpretarla. Ecco perchè in questo caso, sempre secondo Sturp, l’ignoranza è dannosa. L’ignoranza del vero termine di ignorare, non conoscere. E così facendo, spaventandoci e arrabbiandoci, peggioriamo solo la situazione. Avere quella che noi chiamiamo una “malattia”, ma che altri invece chiamano “mutamento” o “rinnovamento” non è una cosa piacevole. Si soffre. Ma una delle cose più belle che mi è capitato di leggere durante i miei studi anche se ahimè, non ne ricordo l’autore, è che così come dentro di noi siamo riusciti a creare il fenomeno dell’ammalarsi, altrettanto potremmo creare quello della guarigione (cit.). Forse però, in questo modo, sto uscendo un pò fuori dalle righe. Il discorso era iniziato parlando della Paura. La Paura che intacca i nostri Reni, come vi ho già tante volte detto, che sono la sede della nostra Energia Vitale. Che sono strettamente legati e collegati al Cuore. La Paura del vivere: del non essere sufficientemente amati, della solitudine, del perdere ciò che di bello abbiamo, del non farcela nella vita e via discorrendo. Paure inconsce. Ma come liberarsi da loro? Vi riporto qui di seguito una bella lettura, soprattutto utile che vi consiglio di leggere come primo “esercizio”:

http://www.disinformazione.it/paure.htm

L’avete trovata interessante? Mi auguro di si. Ora non vi resta che mettere in pratica ciò che avete letto. Sicuramente “guarire” costa fatica ma non immaginate quante energie sprecate giorno dopo giorno, avendo Paura e inconsciamente cercando di combatterla. Le cellule del nostro corpo, si trasformano a causa dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni. Se queste sensazioni sono negative esse risponderanno di conseguenza e inizierà il processo di malattia/rinnovamento. Se le sensazioni sono positive, le nostre cellule saranno in piena salute. Buon proseguimento quindi e…

Prosit!

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I Polmoni e la Tristezza

Come tante volte vi ho spiegato, le nostre emozioni possono diventare vere e proprie manifestazioni fisiche e, nel caso delle emozioni negative, creare seri problemi che poi chiamiamo “malattie”.

Il termine “malattia” porta in sé un grande significato, spesso anche discordante con quello che siamo abituati a identificare noi ma, questo, è un altro discorso che affronteremo in un secondo tempo.

Secondo alcune filosofie, quindi, a seconda della zona nella quale la malattia si manifesta, all’interno o all’esterno del nostro corpo, significa che un’emozione negativa ha colpito nel segno.

Oggi vi parlo della Tristezza, provata da molte persone, e che a lungo andare va a scapito dei Polmoni e di tutto il nostro Sistema Respiratorio. Questa grande emozione ha infatti sede proprio lì.

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Essa può manifestarsi fisicamente in tanti modi. Attraverso l’asma, la bronchite, la pleurite, la polmonite, il raffreddore e molti altri malesseri. Ognuno di questi malanni, ha un suo perché, una sua motivazione per essere giunto in noi ma tutti, alla base, sono nati da un sentimento triste. Potrete notare come persone depresse, o malinconiche, oppure che non riescono a vivere come in realtà vorrebbero, hanno problemi all’Apparato Respiratorio. Nulla è scontato.

Via l’assolutismo quando si parla di un essere speciale come quello – umano – ma, sicuramente, la maggior parte delle volte è così.

Ora, non significa che chi soffre di questi disturbi debba apparire triste per forza ma essi, stanno facendo riaffiorare quello che lo ha reso triste precedentemente e che ancora non è stato mandato via. Il fatto è che la malattia si palesa in base a ciò che abbiamo di più nascosto dentro, non in base a quello che manifestiamo al di fuori e agli altri.

Molto spesso, infatti, il sintomo è una specie di insegnamento. Non una punizione. Un insegnamento. E’ differente.

Sicuramente in molti metteranno questi malanni su un piano prettamente genetico e la biologia, come scienza, non è da eliminare ma non è neanche l’unica protagonista.

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La tristezza che proviamo, deriva soprattutto da un’abitudine di vita che può mentalmente sembrare giusta ma non lo è per il nostro essere più intrinseco e primordiale che, a lungo andare, si ribella.

Se nostro padre era abituato a vivere in un determinato modo, pensando di essere nel bene e nel giusto, e ci ha insegnato la sua stessa educazione ricevuta, sarà ovvio che come avremmo le sue stesse manie comportamentali, ci potremmo ritrovare con le sue stesse malattie.

Parlando nello specifico caso dei Polmoni, mi giunge sempre, da chiunque, la stessa domanda o la stessa affermazione: un mio parente è morto di cancro ai Polmoni. Fumava come un turco.

I turchi. Fumano tanto, sì. Ma non muoiono di cancro ai Polmoni. Muoiono di altre cose. Anche molte persone occidentali, fumano e bevono più ancora dei turchi, ma muoiono per altri motivi. I mass media, i medici e le aziende farmaceutiche, in questa parte di mondo che viviamo noi, ci dicono che se si ha un cancro ai Polmoni il motivo è il fumo. Praticamente solo il fumo.

Altre filosofie invece dicono che il cancro è il risultato del rancore e, i Polmoni appunto, la sede della tristezza. Ricordiamo che il rancore fa star male più a chi lo porta che a chi lo riceve. (Tumore fa rima con rancore).

Per queste dottrine e questi popoli, quello che noi consideriamo veleno, per loro non è minimamente contemplato e considerano invece “tossina” tutt’altro. Perdonatemi ma io non me la sento di dire che lo loro sono in torto e ad avere ragione siamo solo noi.

RosaPolmoniLa medicina orientale dice che una sana alimentazione mantiene sani anche i Polmoni. La stessa dottrina afferma anche che provare gioia intima e profonda, fa essere longevi. Saprete tutti che il DNA modifica la sua forma in base alle emozioni che proviamo. Leggi qui Questo è stato osservato e dimostrato scientificamente e non in Oriente.

Esistono infatti persone molto anziane che fumano ogni giorno e hanno sorpassato i cent’anni. Il fumo fa male. Sia chiaro. Colui che è felice al 100% non dovrebbe aver bisogno di fumare in teoria. Non avrebbe bisogno di questo appagamento. Dicevo quindi che il fumo fa male. Come fanno male tutte le porcherie che ingoiamo o che respiriamo.

Questo articolo non nasce per incitare a fumare, me ne guardo bene. Nasce per far capire la potenza delle nostre emozioni che è così grande da superare nettamente ogni altra forma di negatività-veleno che può colpirci. Questo è il mio umile e personale pensiero.

Questo è ciò che io, che non sono un medico, penso. So di non essere l’unica in questo mondo ma so che, purtroppo, l’informazione è limitata. E’ giusto ascoltare tutte le teorie e seguire quella che più si avvicina al nostro modo di pensare. Perché siamo esseri liberi. E se acquisissimo di più questo regalo che ci è stato fatto, chiamato Libertà, sicuramente saremmo anche più felici. Come anche i nostri Polmoni.

La felicità è la più grande medicina.

p.s. = per un maggior approfondimento ti consiglio anche questo mio articolo https://prositvita.wordpress.com/2018/02/04/il-dolore-e-nei-polmoni/ intitolato “Il Dolore è nei Polmoni” che puoi trovare nella sezione “Cerca”.

Prosit!

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Ecco a voi Louise Hay!

Oggi desidero presentarvi una persona davvero speciale. Tanti di voi forse la conoscono già ma per chi non la conoscesse eccomi pronta a raccontar di lei. Si chiama Louise L. Hay ed è un’arzilla signora di 89 anni.

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Lo direste? Ma perchè voglio parlarvene? Vedete, questa donna, altri non è che la Madre del Pensiero Positivo. E’ considerata tale da quando ha iniziato a divulgare una sua nuova forma di pensiero che a preso sempre più piede fino a renderla famosa in tutto il mondo. Louise crede così tanto nella forza del pensiero da essere convinta che con esso, se positivo, buono e felice, si possono addirittura curare le malattie più gravi. Essa stessa dice di essersi liberata di un tumore all’utero lavorando non tanto su di esso ma sul valore che questo brutto male gli stava insegnando. Ebbene si. Essendo lei convinta, al mille per mille, che un sintomo è in realtà per noi una sorta d’insegnamento, ossia, se arriva è perchè noi lo abbiamo cercato come risposta ai nostri pensieri, basterà da quel momento, prenderne atto, ringraziarlo e iniziare a pensare esattamente nella maniera opposta. Nel suo caso, parlando di cancro, l’esempio è questo (anche se può avere diverse sfaccettature): Tumore = Accumulo di rimorso/Nutrire vecchie ferite e traumi. Risoluzione = Poichè io mi approvo e mi amo, creo un mondo pacifico e gioioso nel quale vivere. In effetti, la cara Louise, è stata vittima di questa malattia quando aveva circa 50 anni e prima di allora, non aveva avuto certo una vita facile e idilliaca. Si parla di diversi tipi di violenza subiti quando era solo una bambina e un’adolescente e si parla di violenze gravi. Il dolore, la frustrazione, la rabbia, il rancore se vogliamo, che essa ha coltivato umanamente e forse anche inconsciamente dentro di se, è scaturito in tumore. Ha fatto ossia del “male” a se stessa. Il male che lei teneva dentro, è rimasto lì, trasformandosi in qualcosa di fisico. Ammalando determinate cellule. E guarda caso, nell’utero, nella sua parte più femminile, quella più intima. Ma anche quella che era stata violata. Come far e allora? Bisognava eliminare quella parte, ma come? Abbandonandola. E come si può abbandonare un risentimento alias malattia? Perdonando. Ossia lasciando andare. Perdonare infatti non significa “condonare” ma semplicemente far si che la cosa vada via, nell’aria, con amore. Nessun medico ha testimoniato o testimonierà che Louise Hay si è auto-curata con questa forza di pensiero. Alla quale ha aggiunto anche altre tecniche alternative come la Reflessologia. Ma lei afferma che le cose sono andate proprio così. In fondo, i pensieri fanno parte di noi come un organo, come un dente, come un osso, come un’emozione.

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Non c’è nessuna differenza. Ma oggi io non sono qui a scrivere di lei per chiedervi o per sapere se credete o meno alla sua testimonianza, quasi come se fosse una leggenda metropolitana. Assolutamente non è questo il mio scopo. Non voglio neanche saperlo! Volevo semplicemente presentarvela perchè, al di là di quello che pensate sia vero, questa donna ha scritto diversi libri, primo fra tutti – Puoi Guarire la tua Vita – (Edizioni Armenia) e vi consiglio, calorosamente, di andarvelo a comprare e poi, non solo di leggerlo, ma tenerlo caro come un piccolo vademecum, in casa, sempre pronto all’uso.

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Qui non c’entra credere. Qui si tratta di imparare ad amare se stessi, perchè secondo Louise Hay, è la cosa più importante per far star bene noi e anche gli altri che ci sono vicini. Non conta che l’accaduto sia vero o falso in questo caso. Conta cosa ha scaturito in questa signora affinchè provasse ad insegnare a tutti noi come poter star meglio. Vedrete quante sorprese troverete tra queste pagine. Quante volte leggendo direte – Cavoli! Però è vero! – e fidatevi se vi dico che diventerà uno dei vostri migliori amici, se lo volete, se siete pronti, come usa dire lei. Potrete avere da questo scritto una sferzata di buona energia ogni giorno, ve lo assicuro. Non mi resta che augurarvi buona lettura e vi garantisco che parlerò ancora di questa straordinaria donna. Perchè mette gioia, dona allegria, fiducia, forza. Una positività incredibile. Solo questo, basta e avanza.

Prosit!

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