Se parli sottovoce in Chiesa fallo anche nel Bosco

Alla Natura piacciono le grida di gioia, di entusiasmo, di stupore. Piace sentire la voce forte di chi emana sorpresa meravigliandosi grazie alle sue bellezza ma un conto è esclamare in quel momento, o in determinate occasioni, mentre un altro conto è parlare a voce molto alta, per tutto il tempo, come ad aver a che fare con dei sordi.

Vorrei porre un esempio, non penso che durante la celebrazione della messa, uno si permetta di entrare in Chiesa e urlare dalla porta d’entrata a quello che sta seduto alle prime panche dall’altare – Ahò! Mario! Guarda che la borsa è rimasta in macchina!!! -. Vero? Non lo si fa neanche in un Museo. E allora mi chiedo perché invece in un bosco debba capitare. Ovviamente non mi riferisco ad una sola frase ma a veri e propri dialoghi continui.

Beh, è ovvio, la Chiesa è considerata un – tempio sacro – al quale bisogna portare rispetto, che si sia credenti o meno. Questo ce l’hanno insegnato la morale e l’educazione che abbiamo ricevuto da società, famiglia, scuola da quando siamo bambini. Se bestemmi in pubblico, in televisione per dire, vieni punito, ma se urli in un bosco no. In un luogo esiste l’offesa, la mancanza di rispetto, in un altro no.

Che poi, a sbraitare si consumano così tante energie…

Non intendo giudicare un determinato comportamento ma più che altro mi preme far riflettere su quando si dice (perché lo dicono in molti) – Io considero gli alberi degli esseri viventi – oppure – La Natura è viva -. Oppure ancora – Io amo la Natura – e – Io sono connesso alla Natura -. Mhmmm… sei sicuro? Hai bisogno di urlarti le cose quando parli tra te e te?

Con la mente e la voce professiamo queste frasi convinti di provare veramente una comunione totale con il mondo naturale, in realtà è solo la parte materiale che ha interesse su di noi.

Sia nei nostri confronti, che verso il mondo, consideriamo solo (o quasi) la parte di materia, quella che possiamo toccare, vedere, sentirne gli odori. Allora per noi esiste. La parte che invece non vediamo e non tocchiamo non la consideriamo. Se la considerassimo veramente, quando siamo in un bosco, non vedremmo filari di tronchi con fronde ma… spiriti. Mi si passi il termine. Agglomerati di energia viva e con tanto di sentimenti e intelligenza. Non parlo di sentimenti umani ma risposte vibrazionali.

Vedremmo un insieme di vite, così come vediamo un insieme di vite (le persone) all’interno di una Chiesa. In una Chiesa facciamo silenzio anche quando è vuota ma il bosco non lo consideriamo, nel nostro cuore, un tempio sacro.

Non ci rendiamo conto che urlando stiamo mancando di rispetto ad un intero ambiente, alla biocenosi che lì vive in una sua armonia, sintonizzata al suo suono.

Noi non siamo “ospiti” nella Natura perché noi siamo Natura e vibriamo assieme in un tutt’uno con lei nell’Universo. Ma è anche vero che chi abita quell’ambiente non è abituato ad averci. E’ quindi opportuno moderare i toni per evitare di spaventare gli animali che sono abituati ai loro suoni.

Immaginatevi se uno entrasse in casa vostra e iniziasse a urlare, incurante della vostra sensibilità, dei vostri vicini di casa o degli animali domestici che avete. Vi piacerebbe? Non penso.

Di certo, urlando per tutto il tempo, di animali potrete vederne ben pochi ma comunque ci sono. Tra l’altro, hanno un udito molto più sensibile del nostro e, in più, la nostra voce riecheggia. Dentro alle loro tane, spaventati e turbati da quel frastuono, Scoiattoli, Ghiri, Uccelli, Camosci, Lupi, etc… si stanno chiedendo cosa caspita stia accadendo.

Per chi crede nel Dio del Cristianesimo e si preoccupa, con molta attenzione, di fare silenzio all’interno di una struttura religiosa costruita in pietra e cemento, suggerisco di osservare come Dio sia anche lì, tra quegli alberi, quei fiori, quel verde. Quel mondo vivo e palpitante. Non c’è differenza.

Non dev’essere una questione di educazione ma di “rispetto”, intrinseco, che si nutre dentro e allora lo si ha verso Tutto non solo verso quello per il quale ci è stato insegnato. Se si attua questa forma di rispetto verrà normale abbassare il tono della voce, evitare di buttare immondizia a terra, estirpare senza senso fiori o frutti, etc… in quanto ci rendiamo conto maggiormente che siamo lì per dare (il rispetto appunto) e non soltanto per prendere. Come dare ad un amico, ad un figlio, ad un parente, al proprio cane… è la stessa cosa.

Più che un articolo forse questo è un appello che mi premeva fare. Sta arrivando la bella stagione e, dopo mesi di lockdown, segregati in casa, si ha voglia di uscire. Ricordatevi che, come dico sempre, la realtà risponde a ciò che siamo. Se non rispettiamo non riceveremo rispetto.

Prosit!

Non mi fai più Tenerezza

QUANDO L’AMOREVOLEZZA E’ PiU’ UNO STATUS CHE UN PEZZO DI CUORE

Un tempo le persone che spesso stavano poco bene, o sembravano parecchio sfigate, o erano piene di problemi mi facevano tenerezza. Mi dispiaceva per loro. Lo so che è brutto da dire ma, alcune, cercate di capirmi, mi facevano proprio pena.

Oggi non è più così. Le eccezioni ci sono, com’è giusto che sia, ma nel mio cammino di crescita, dopo aver capito che Tutto ci appartiene e che siamo noi a creare la nostra realtà, volontariamente o involontariamente, mi sono posta l’obiettivo di osservare meglio questi individui dalla vita così drammatica.

Che sia vero o non sia vero che l’esterno rispecchia chi siamo, mi sono resa conto che molti di questi “poverini”, che un tempo compativo, sono state o sono in verità persone davvero poco gradevoli.

Non ce l’ho con loro, ci mancherebbe, provo ad accoglierle, a comprenderle, ad amarle comunque (a distanza se mi fanno del male) ma non provo nei loro confronti motti di dolcezza. Di Madre Teresa, in fondo, ce n’è già stata una.

PERMETTITI UNA VISIONE PIU’ AMPIA

Se ad esempio io conosco una persona dal punto di vista dell’amico, probabilmente non mi rendo conto di alcuni suoi atteggiamenti ma se mi metto nei panni di un cameriere o di un barista posso accorgermi di quanto quella persona sia irrispettosa nei confronti del lavoro degli altri e dello stesso lavoratore. Ci avete mai pensato? Potrebbe anche essere un passatempo divertente da fare! Se mi metto nei panni dell’individuo qualsiasi posso invece notare, ascoltando, come egli sparli su tutti e tutto, anche su quelli che lo credono un amico, e se infine mi metto nei panni di sua moglie… beh… da mettersi le mani nei capelli.

Questo per dire che colui che sembra un gran compagnone sta di fatto trattando male il mondo che lo circonda e non possono, di conseguenza, arrivargli luce e felicità. Quando ad una persona vogliamo bene ci viene difficile vedere questo suo atteggiamento e provare fastidio nei suoi confronti. Non comprendiamo il dolore che causa. E perché lo perdoniamo, o perché ci siamo abituati, o perché con noi, semplicemente, certe cose non le fa. Ma se proviamo ad osservare ogni sfera della sua vita, distaccandoci un attimo dai sentimenti, noteremo che qualcosa sicuramente gira storto.

IO NON HO MAI COLPA

Oggi, quando mi capita una persona così, non mi intenerisco più e nemmeno mi stupisco. Attendo, cambio lo sguardo e immancabilmente prima o poi arriva il suo vero essere ben poco piacevole. Potrei fare mille esempi.

Senza andare a toccare tasti dolenti come gravi malattie o gravi incidenti che avranno un loro significato, mi sono resa davvero conto che gli sfigati, i poverini, quelli che non riescono ad ottenere cose, o conducono una vita piena di ostacoli hanno un retrogusto amaro. E la vita glielo mostra ogni giorno su un vassoio d’argento. Glielo fa esplodere tra il palato e la lingua ma tutto quello che sanno fare è trasformare il loro viso in un’espressione di disgusto, mandare giù e digerire. Burp! Non si fanno domande. Non si chiedono – Come mai oggi al mercato quel signore mi ha offeso davanti a tutti? O forse offeso io, a mia volta, qualcuno? -. No. La responsabilità è sempre di terzi.

Sono sfigato? È colpa della Dea bendata.

Sono maltrattato? È colpa degli altri.

Sono povero? È colpa della società.

Sono infelice? È colpa del mondo.

Sono offeso? È colpa di chi mi ha offeso.

Sono arrabbiato? È colpa di chi mi ha fatto arrabbiare.

Sono infastidito? È colpa di chi mi ha infastidito.

Poi vedono cadere una banconota da 20 euro dalla tasca di una persona ma se la tengono. O al bar buttano la cenere della sigaretta per terra. O usano la spiaggia come una discarica. O non danno mai precedenza a un pedone. O mettono zizzania. O uccidono insetti solo perché dalla loro onniscienza decidono che non hanno motivo di esistere. O… o… o…. potrei andare avanti all’infinito fino a citare quelli di cui parlo sempre: faccio un piacere agli altri per avere un tornaconto (fosse anche solo un complimento) ma non per vero amore e/o dono.

Ripeto, perché non voglio essere mal compresa, che ci sono le eccezioni; il percorso di ognuno di noi in questa vita è arcaico e tocca diversi punti ma normalmente, purtroppo, le cose stanno così e sono dure da ammettere.

Potreste però non credermi. E sarebbe anche carino oltre che giusto. Sarebbe carino perché a questo punto si potrebbe fare un gioco: il gioco della prova.

Semplicissimo. Provate a rispettare sempre il mondo e vediamo se la vita inizia a rispettare voi. Unico consiglio: Perseverate.

All’inizio, quella che è una vera trasformazione nella vostra esistenza potrebbe portare un caos molto significativo e potreste addirittura ritrovarvi ad essere ancora più maltrattati. Date tempo al meccanismo di appianarsi e poi inizierete a godere degli splendidi miracoli che sono già in serbo per voi.

Prosit!

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Fallo anche Cattivo!

PROBLEMA MIO, LO AMMETTO

So che probabilmente è un problema mio ma non sopporto molto quella specie di pressapochismo e buonismo indirizzato alle persone viste sempre come “buone”. Non so se a voi è mai capitato ma ci sono individui che, probabilmente anche per una sorta di pigrizia intrinseca, descrivono qualsiasi personaggio così: – Ma si… ma è una brava persona! -. Oggi ho imparato a rispondere – E falla anche cattiva! -. Ossia, se qualcuno non si è macchiato di omicidio o violenza carnale è “una brava persona”. Poco importa se è uno strafottente, un approfittatore, un bugiardo, un egoista, un noioso… poco importa… se non ha ucciso, è “una brava persona”. Tu ti lamenti, non tolleri certi comportamenti da subire ogni giorno, ti sfoghi e ti senti rispondere – Eeeh… ma è fatto così (altra frase meravigliosa) comunque è una brava persona -. E basta! No!

Posso asserire di non essere quasi mai polemica. E’ davvero una qualità che non mi appartiene. Ho molte caratteristiche negative ma non quella della polemica. In questo articolo quindi, se risulterò così, poco importerà; per una volta posso anche concedermelo e sfogarmi.

I BRAVI SON DIVERSI

Se non avete la concezione del “Bravo” di Don Rodrigo, celebre personaggio manzoniano, non è una brava persona uno che passa la vita prendendo gli altri in giro, non è una brava persona uno che sparla dietro a tutti, o uno che è aggressivo con chiunque e giudica e punisce e si accanisce e mette su piani diabolici al fine di far del male all’animo umano. Neanche Don Abbondio, per rimanere nel tema degli sposi promessi, era una – brava persona -.

Svegliamoci. Le brave persone, a mio avviso, sono altre. Sono educate, sincere, gentili, oneste, altruiste… non per forza dei donatori o dei bonaccioni. So distinguere la bontà dal prostrarsi. Uno deve, per prima cosa, rispettare se stesso ma è quando rispetti anche gli altri, in ogni tema della vita, che sei una brava persona.

E POI C’E’ LA MALEDUCAZIONE

E poi c’è anche quella che, nella nostra cultura e nella nostra società, viene definita “maleducazione”. Se si va a fondo, infatti, si trova anche un risvolto quasi più buffo di questa faccenda, seppur sempre fastidioso, e ve lo racconto, così da smorzare anche un po’ il tono. Un risvolto che comunque riceve ugualmente la mia risposta – E fallo anche cattivo! – da un po’ di tempo.

In questo caso mi riferisco a quegli individui dotati di quelle caratteristiche e/o abitudini ben poco piacevoli ma non certo gravi come le prima descritte. Magari uno non si lava, mastica con la bocca piena, sputacchia ovunque, digerisce rumorosamente, s’intromette sempre nei discorsi degli altri, ti tocca in continuazione mentre parla e… – E ma è una brava persona! -. Perbacco! E meno male!

Cioè, non so se si capisce, ma essere maleducati significa non rispettare il prossimo. Questo non è affatto un bene.

CAPIAMOCI BENE

Che sia forse l’Universo che vuole suggerirmi di non lamentarmi facendomi vivere certi “messaggi”? Vuole probabilmente insegnarmi l’accettazione? Sono un po’ intollerante a volte, lo ammetto. Quello che è lo devo dire.

Ok può essere ma questa non è solo una questione riguardante il non lamentarsi. Va bene la lezione che devo apprendere io ma qui si parla di saper distinguere e di metterci interesse nella valutazione. Non è giusto asserire, con approssimazione e faciloneria, che quella è una brava persona, perchè le brave persone, quelle vere, esistono e meritano più rispetto che essere paragonate a certa gente. Perchè così secondo me si offende. Si offende chi subisce i soprusi e chi invece si comporta con rettitudine.

Oh! Non voglio apparire come una moralista, intendo semplicemente distinguere. Avere più responsabilità nel dare un giudizio. Certe persone nuociono gravemente alla salute di altri e diventano letteralmente insopportabili se si è obbligati a “prenderle” ogni giorno senza moderazione. L’appoggio morale di qualche alleato potrebbe quantomeno aiutare a soprassedere o dare un poco di forza. E invece, come si dice, – cornuto e mazziato -. Non basta dover sopportare lo sgarbato comportamento (anche grave solitamente), ci si ritrova anche a doversi sentir dire che, quella, E’ UNA BRAVA PERSONA. Sgrunt!

Prosit!

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