La Vitiligine: Mancanza e Abuso

La Vitiligine è una malattia della pelle, appartenente alle leucodermie (pelle – bianca), non ancora del tutto chiara nemmeno alla Medicina.

Pare che i melanociti, le cellule epiteliali che producono la melanina (quella sostanza che ci fa diventare scuri quando ci abbronziamo), siano presenti (al contrario dell’Albinismo dove sono assenti) ma non riescono a produrre la proteina difensiva a causa, probabilmente, di un attacco da parte degli anticorpi che li riconoscono come nemici.

Questo fa si che si creano su alcune zone della pelle, delle macchie prive di colore, circondate da zone pigmentate. Le parti più colpite, nonostante la Vitiligine possa apparire su quasi tutto il corpo, sono le mani, i piedi, il volto, le braccia, il collo e l’addome. Naturalmente si prova a dare risposte a questa alterata condizione epiteliale come: lo stress, problemi congeniti, etc, etc… ma, anche le cure, verso questo disturbo, sono purtroppo prive di risultato nella maggior parte dei casi, in quanto pare non ci sia rimedio a tale inestetismo. Un inestetismo che colpisce davvero molte persone, dalle più giovani alle più anziane.

Dove la melanina non viene sintetizzata, si può eventualmente procedere a ricoprire la parte interessata con del fondotinta o delle creme adatte, simili a quelle auto-abbronzanti, utili per un camouflage perfetto. Una brava estetista saprà sicuramente aiutare chi soffre di Vitiligine ma c’è anche un’altra soluzione, che non ha fondamenta scientifiche ma, della quale, come sapete, amo parlare da sempre.

E’ quella proposta dalla Psicosomatica e quindi dalla possibilità di “rimediare”, o comunque non aggravare la situazione, rielaborando l’emozione che può aver accompagnato l’eventuale trauma che è divenuto in seguito fisico, e in questo caso, concretizzandosi sotto forma di Vitiligine.

Sono diverse e numerose le testimonianze che assicurano di essere guarite da una qualsiasi malattia, attraverso il percepire in modo diverso ciò che ci ha fatto male, io sono una di queste ma, ovviamente, occorre conoscere il messaggio che la determinata malattia vuole portarci. Infine, come dico sempre, occorre anche crederci, fermamente, perché non stiamo parlando di risultati ovvi e, nonostante le tante prove positive, non si può dare nulla per scontato. Ma chissà se tutto questo funziona anche con la Vitiligine…

Ebbene, secondo alcune filosofie, la Psicosomatica è solo una di queste, la più conosciuta, chi soffre di Vitiligine ha subito un abbandono. Un abbandono che può essere fisico nel senso che, una persona a lui cara è venuta a mancare, oppure un abbandono, percepito emozionalmente, nel senso che è stato allontanato da qualcuno al quale voleva bene. O magari è stato allontanato dal luogo di lavoro, al quale teneva parecchio. Ovviamente in modo, secondo lui, ingiusto.

Da qui, il discorso si sviscera ulteriormente in quello che può essere considerato un abuso. Ci si potrà sentire defraudati, in quanto questa persona non ci vuole più e, a malo modo ce l’ha fatto capire, oppure potremmo aver vissuto una sorta di privazione della nostra dignità in qualsiasi ambito: familiare, lavorativo, sentimentale, scolastico, etc…

Oppure ancora, in quanto occorre essere chiari, noi stessi abbiamo vissuto l’allontanamento dell’individuo, al quale eravamo affezionati, come un abuso alla nostra sensibilità, anche se lui può non averlo vissuto allo stesso nostro modo.

Sta di fatto che, questo tipo di sofferenza, ci spoglia. Ci spoglia delle nostre difese, ci sentiamo vulnerabili e facilmente esposti al pericolo. Come se una parte di noi venisse a mancare e, infatti, guarda caso, la melanina è proprio una sostanza che ci protegge.

Anche se oggi è considerata esteticamente utile, perché subentrando dopo ore e ore di esposizione al sole ci rende più belli, è in verità una protezione che il nostro organismo mette in atto per salvarci dai raggi solari. Sì, mi duole deludervi, ma la troppa abbronzatura è seriamente nociva per la nostra pelle.

Insomma, questa azione difensiva viene a mancare proprio come percepiamo la mancanza anche nel nostro stato emozionale.

Ed è proprio questo che dobbiamo modificare per cercare di cambiare la situazione della nostra Vitiligine.

Cosa ci ha fatto male? Cosa ci ha fatto sentire abbandonati? Perché abbiamo una specie di malinconia? Che cosa ci fa sentire l’essere stati schiacciati o calpestati? Dove la nostra dignità ha subito un’offesa? Queste sono le domande da porsi se si soffre di Vitiligine e, una volta trovata la risposta, si può provare a modificare l’emozione che ci ha procurato del male.

Un rimedio molto utile, anche se può sembrare banale, è quello di pensare che qualsiasi cosa sia accaduta appartiene al passato. Se riuscissimo a non rimanere più legati a quel passato, o provassimo a cambiare le sensazioni che ricordiamo (lavoro molto difficile, lo riconosco) possiamo evitare di rendere ancora più grave la nostra malattia. Non dobbiamo rimanere attaccati lì.

Se però, la situazione che ci sconvolge, e ci fa sentire vessati, appartiene all’ambiente lavorativo che ancora stiamo conducendo, e quindi fa parte del nostro presente, ad esempio, dobbiamo cercare in qualsiasi modo di viverla diversamente se vogliamo ottenere qualche risultato positivo. Il tutto è molto ostico, lo so, ma è davvero fondamentale.

Mutando tale percezione, modifichiamo anche il nostro lato fisico, perché si tramuta la nostra parte più intrinseca. Tutto questo, seppur molto faticoso da affrontare, probabilmente non riuscirà a fare nulla alla vostra Vitiligine ormai esistente (non è detto!) ma sono certa che può fare del gran bene a tutto ciò che di voi è emozionale e pronto a concretizzarsi in fisicità, quindi, vi consiglio caramente di iniziare a lavorare in questo modo.

Prosit!

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Un pò di curiosità sui Capelli Bianchi

Se hai i capelli bianchi stai invecchiando -. Così si dice e così, in effetti, per la maggior parte della gente è.

La canizie, ossia appunto la perdita del colore di capelli e peli, indica proprio l’approssimarsi della vecchiaia ma rappresenta anche l’avvicinarsi alla maturità dal momento che alcuni soggetti presentano una capigliatura canuta, o quasi, già in giovane età. Una maturità che non è soltanto data dagli anni ma da ciò che si prova dentro. Avere tante responsabilità, ad esempio, porta di conseguenza all’essere più maturi. Avere tante responsabilità però, toglie anche un po’ di gioia di vivere.

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Nel mio dialetto, in Liguria, un simpatico proverbio recita – Quandu i cavei i se fan gianchin mola e done e atacate au vin – ossia – Quando i capelli iniziano a farsi bianchini molla le donne e attaccati al vino – un po’ come dire “non c’è più speranza ormai… sei vecchio”.

In effetti, la canizie rappresenta proprio una perdita della vitalità che si ha appunto invecchiando. Si può invecchiare in diversi modi, non solo fisicamente. Conosco diverse persone che a soli quarant’anni conducono lo stesso stile di vita di un ottantenne dove la pigrizia, la svogliatezza e la lentezza condiscono una vita che invece potrebbe ancora regalare molto.

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Non si sente più la voglia di “creare”. Creare cose, situazioni, nuove conoscenze, viaggi, nuovi attimi, giorno dopo giorno. C’è uno spegnimento.

Il colore bianco nei capelli può subentrare anche improvvisamente a causa di traumi o stress prolungato proprio perché sia l’ansia che l’angoscia, emozioni provate in quei momenti, soffocano l’entusiasmo e l’energia vitale. Si possono scolorire anche solo determinate ciocche lasciando gli altri capelli del colore naturale.

La misura della nostra energia vitale è correlata alla paura e ha quindi, come quest’ultima, sede nei Reni. L’abbassamento della vitalità è infatti dato dalla paura.

Non basta ridere, essere allegri, fare battute divertenti. Bisogna osservare cosa risiede nel profondo.

I capelli bianchi sono anche simbolo di saggezza e la saggezza si ottiene proprio dimostrandosi maturi o avendo vissuto molti anni e molte esperienze. Per quanto riguarda le persone giovani, e come dicevo prima molto responsabili, o tristi e pensierose, e quindi poco vitali, si parla di paura nel condurre la vita, tant’è che inconsciamente si desidera diventare presto maturi per potersi difendere meglio da eventuali pericoli, mentre per le persone più anziane può subentrare la paura della morte o della solitudine così come una stanchezza “del vivere” soprattutto quando si è condotta una vita faticosa e poco appagante.

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I nostri capelli, rappresentano la nostra bellezza ma anche una connessione con il divino (…come in cielo così in terra…) tra il Pianeta Madre e il cielo, o meglio l’infinito. Perdendo il loro colore perdono anche la loro forza ed è come se il filo che ci collega all’energia cosmica s’indebolisse. In effetti è proprio così. Nel momento in cui l’entusiasmo viene meno significa che ci focalizziamo di più sui problemi e i bisogni piuttosto che affidarci alla vita e vivere liberamente senza oppressioni anche se questo può accadere in modo completamente inconscio. Come spesso vi ho detto, la parola “Entusiasmo” significa “Con Dio dentro di sé – in totale collegamento con il divino” dal greco enthusiasmòs, formato da en (in) e theos (Dio).

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I capelli sono la nostra corona e la corona risiede sulla testa di un Re. Un Re che depone il proprio scettro, come a voler abdicare, è un Re stanco che non riesce più a governare al meglio nel suo Regno.

I troppi pensieri e le troppe preoccupazioni scoloriscono i nostri capelli.

I capelli e i peli sono fisiologicamente colorati dalla melanina un pigmento dato dai melanociti, cellule dell’epidermide, che serve a proteggere e difendere la nostra pelle così come questi annessi cutanei. Ho sottolineato i verbi “proteggere” e “difendere” proprio perché con l’innalzamento della paura vengono meno i sensi di protezione e difesa anche a livello psicosomatico.

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Naturalmente tutto quello che ho scritto non è l’assoluto. Anche un’alimentazione sbagliata e povera dei principi nutritivi basilari può provocare una canizie precoce così come non dobbiamo dimenticarci i fattori genetici ma, proprio su questo punto, vorrei precisare una cosa.

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Se nostro padre o nostra madre, prematuramente colpiti da canizie e quindi persone prevalentemente paurose ci hanno educato in un certo modo, sarà ovvio che noi, di conseguenza, vivremmo la vita con le emozioni da loro dimostrate. Se ci hanno insegnato a preoccuparci per qualsiasi cosa, o noi ci siamo per anni abbeverati delle loro preoccupazioni, sarà normale preoccuparsi a nostra volta per ogni situazione che siamo costretti a vivere. Fa parte delle nostre memorie. Pertanto, come potete vedere, c’è sempre un collegamento tra la nostra parte fisica e biologica e quella emozionale ed energetica.

Prosit!

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