Le Piume della mia Vita

COMUNICAZIONI… NATURALI

Mentre molta gente rinviene piume senza badare a questo ritrovamento, altre persone invece danno a tale fatto molta importanza. Io sono tra quest’ultime. Sono convinta che la natura, vista come una specie di madre, comunichi con me in modo totalmente ovvio, facendo parte di me come io di lei. Mi chiedo inoltre perché non dovrebbe essere così? Perché mai dovrebbe esserci un distacco tra noi due. Composte allo stesso modo, dagli stessi elementi chimici e nate nella stessa maniera, soltanto in varie forme, non comprendo perché io e lei non si possa avere un rapporto. E poi comunque lo si sente dentro, lo si percepisce in un modo che è assai difficile da spiegare ma lo si sente. Detto questo, e senza voler convincere nessuno, oggi voglio raccontarvi del mio vivere “assieme alle piume”.

Senza dimenticare che gli uccelli cambiano e perdono le loro piume biologicamente (sarà quindi ovvio in alcuni periodi dell’anno trovarne di più) e senza dimenticare che esiste il vento, il quale può portarle a noi, vi racconto come io vivo il mio rapporto con loro. Anche i gatti ci si mettono, o le automobili. Quando uccidono un volatile le sue piume volano ovunque e a noi sembrerà di essere circondati da penne più del solito. Per questo bisogna tenere un piede nella materia ma, con l’altro, senza dare responsabilità unicamente al mondo materiale in quanto non è l’unico, si può viaggiare per mondi sconosciuti che si mostrano ai nostri occhi e diventano via via sempre più concreti anche nell’esistenza reale, la sola che siamo abituati a considerare.

C’E’ UN MESSAGGIO PER TE

Le piume non giungono a me ogni giorno e nemmeno in determinati periodi dell’anno ma arrivano sempre e soltanto dopo (ho 40 anni e da 40 anni accade questo) un lavoro interiore svolto in me: che sia estate o inverno.

Per esagerare, in questa che molti potranno credere soltanto una fiaba o il delirio di una pazza, aggiungo che sono costantemente aiutata da fonti energetiche (egregore) che vivono con me ogni giorno e ogni giorno mi mostrano la loro presenza; a volte anche attraverso le piume. Le piume però arrivano solo quando il mio lavoro interiore riguarda l’ascesa verso la spiritualità, l’avere più connessione con la mia anima, il riuscire a vedere la perfezione anche là dove sembra esserci solo dolore e trasmutare, così come si dice – il piombo nel prezioso oro -. Elevarsi di un gradino verso la consapevolezza. La crescita interiore sale.

Detta così sembra un procedimento molto semplice invece è tutt’altro. In poche parole potrei dirvi che per raggiungere la resurrezione occorre prima passare dalla crocifissione ma non voglio riferirmi alla religione o a qualcosa di particolarmente traumatico. Si parla molto semplicemente di cambiamento e ogni cambiamento si sa, può produrre dolore, resistenza, spavento, sgomento, preoccupazione.

Ed é proprio durante questo subbuglio che le piume giungono a me. La piuma: qualcosa di tangibile (materia) collegato a qualcosa di astratto come: il volo, la libertà, il mondo dell’invisibile, del non palpabile, il mondo vicino al cielo. L’innalzamento. L’innalzarsi verso l’alto (come dice la parola stessa). E, se vogliamo, un qualcosa anche di aleatorio.

Ce la stai facendo Meg. Siamo qui. Ti stai avvicinando. Stai salendo il gradino. Tranquilla, va tutto bene. È tutto ok, noi siamo con te -.

Questo è il loro messaggio. Ma fatemi finire prima di volermi rinchiudere in qualche casa di Igiene Mentale.

É molto facile trovare piume per strada, o comunque in mezzo alla natura, più raro è trovare piume in casa a meno che non appartengano al piumone d’oca che abbiamo in camera sul letto. Ma quando si trovano piume assai originali in sala, dopo aver pulito, e con finestre e persiane chiuse tutto il giorno, e soprattutto PER DIVERSI GIORNI DI SEGUITO, inizi anche ad osservare altro. E meno male forse! Aprire la mente è sempre positivo, vere o false che siano queste teorie.

SACRI REGALI

Piume di cosa? Boh? Non sono un ornitologo ma di certo non appartengono solo ai comuni uccelli che vivono la mia zona. La maggior parte di esse le riconosco ma non proprio tutte.

E’ vero anche che alcune sono state trovate nei boschi, ma sempre in modo assai particolare e suggestivo. Ho piume di Pavone, di Gufo, di Tortora, di Corvo, di Gabbiano, di Ghiandaia, di Merlo, di Piccione, di Allocco, di Cinciallegra, di Gazza e di molti altri… che conservo più che gelosamente. Oltre ad essere cari doni, mi ricordano anche quel determinato periodo della vita in cui ho battagliato ma ne sono uscita vincitrice. Posso rivivere le stesse emozioni grazie all’energia delle piume. Posso ricordare che no, non ero sola. Non lo sono e non lo sono stata mai.

A livello di Animali Totem sarebbe carino conoscerle ma, comunque, quello che hanno da dire è sempre la stessa cosa attraverso la loro presenza.

Trovare piume sull’auto, ogni giorno, per diversi giorni, nonostante il vento e nonostante luoghi diversi e paesi diversi nel quale si parcheggia è effettivamente intrigante. Trovare piume sul luogo di lavoro, nello stesso strano modo in cui si trovano a casa, è intrigante. Essere seduti su una panchina e una piuma, lentamente, cadendo dal cielo, viene a posarsi sul tuo grembo (sempre per diversi giorni) è intrigante. Avere piume tra i capelli, per circa dieci giorni di fila (vi giuro che mi lavo) è intrigante. Voglio dire… a voi capita con queste dinamiche? E vi capita solo quando decidete di compiere un lavoro di crescita personale su di voi? Al di là della stagione, o del luogo in cui vivete, o della presenza o meno di uccelli attorno a voi?

Ma la cosa più importante è in realtà un’altra. Vedete, che questo sia vero o sia solo una mia suggestione, a poco serve. Il fatto è che questa mia credenza mi porta a convincermi, sempre di più, che ci sia un’affinita’ e una comunicazione maggiore tra me e quei nuovi mondi di cui vi parlavo e, alla fine, questa immaginazione diventa realtà.

Lo si può affermare in quanto si sviluppa poi con risultati che non hanno nulla a che vedere con gli uccelli ma che dimostrano come la mia sensibilità e il mio potere siano cresciuti. A quel punto si inizia a co-operare notevolmente con le forze della natura tutta e si realizzano cose mai riuscite prima. Insomma, proprio questo mi premeva spiegarvi. È come se fossero un mezzo che ci insegna ad affinare capacità intrinseche che tutti abbiamo ma non nutriamo, non coltiviamo.

Le piume sono ovviamente solo un esempio. Infinite sono le manifestazioni che forze a noi sconosciute utilizzano per comunicare ma ognuna di esse reca un messaggio. Un messaggio che nessuno può dirvi, nemmeno io, lo si sente dentro. Il cuore lo legge e lo traduce e quello è, perché la nostra intuizione, la voce della nostra anima, anche se non sappiamo ascoltarla, non sbaglia mai.

Il trovare una sola piuma può già voler dire qualcosa, il trovarne molte può intendere che qualcosa desidera comunicare con te, recarti messaggi importanti. Prova ad ascoltarli… in fondo che ti costa?

SEI PROTETTO

Attraverso le piume qualcosa ti sta dicendo che sei protetto, che non devi aver paura e che il tuo lavoro si sta svolgendo alla perfezione. Ce la stai facendo, ti stai avvicinando sempre di più alla tua parte Divina. All’Entusiasmo. Stai combattendo i tuoi demoni al meglio e stai acquisendo sempre un po’ più di magia.

Per concludere vi lascio alla lettura di questo articolo che parla invece dei – colori delle piume – perché, anche loro sono importanti da valutare e, avendo provato sulla mia pelle che non sono cincischie, voglio farveli leggere:

https://www.cavernacosmica.com/trovare-piume-significato/

Mi raccomando, badate d’ora in poi a come il Cosmo decide di comunicare con voi. C’è tanta tanta vita attorno alla vostra.

Prosit!

Mangia bela me Fia – Quando cadi e non lo sai

LA BELLEZZA DEL DIMAGRIRE

Ho perso diversi chili ultimamente. Si sa, qualsiasi donna è ben felice di perdere dei chili soprattutto quando questo non avviene a causa di una malattia o di un grave stress. Io, anche se molti possono non credermi, li ho persi per via di un lungo e faticoso lavoro alchemico di trasmutazione, attraverso il quale ho potuto buttare via molta “spazzatura” che risiedeva in me e dove il mio fuoco interiore, divampando, ha potuto bruciare tutto l’inutile e fondere il piombo trasformandolo in oro. Ricordiamoci che (pur essendo un discorso molto lungo) dimagrire significa – stare bene – mentre ingrassare è un verbo associato – all’insoddisfazione -. Detto questo, ero comunque contenta di rientrare dentro a vecchi jeans che non mettevo da tempo, nonostante un dimagrimento abbastanza repentino.

In pratica, ero molto tranquilla, in fondo mangiavo, e non mi sentivo senza forze, ne’ avevo giramenti di testa. Mi guardavo allo specchio. Vedevo ossa che da anni erano nascoste e mi giravo e rigiravo osservando la mia nuova persona. Ero davvero carina, proprio come la società vuole, correlando la magrezza alla bellezza.

Mhmm… Eeeh… ma la tonicità? E la smagliatura? E la pancia ora incavata? “Meg… sinceramente sembri un po’ un manichino…”. E le tette? Le mie tette! Nooo! Disastro! Ma perché i chili devono sempre sparire prettamente da lì?! Meno male che ho il lavoro a rassodarmi quindi di danni (a parte le tette) pochi o niente in realtà.

Insomma… ero contenta sì ma non sprizzavo gioia da tutti i pori. Comunque sia, come ripeto, stavo bene davvero sia fisicamente che psicologicamente.

L’ARRIVO DEL MESSAGGIO

Un giorno, mentre stavo rincasando e guidavo verso casa, sorpassai una signora anziana che, a piedi, camminava appoggiandosi a delle auto parcheggiate. Era magrissima. Mi colpì molto il suo fisico. Sembrava anoressica e una rigidità strana non le permetteva passi fluidi e sicuri. Andai avanti qualche metro, molto lentamente, finché qualcosa mi suggerì di guardare nello specchietto retrovisore.

Alzai lo sguardo e vidi la donna cadere all’improvviso per terra in un modo surreale. Come un fantoccio privo di vita. Non si inciampo’ e nemmeno sembrò avere un giramento di testa. Sembrava proprio che, di punto in bianco, le sue gambe avessero deciso di non reggerla più. Cadde rimanendo seduta in un’innaturale posizione, io fermai la macchina ma vidi che tre o quattro persone andarono a soccorrerla. La vidi tirarsi su e sorridere come ad essere abituata a questi eventi. Mi tranquillizzai. La signora non era sola e io stavo iniziando a bloccare il traffico quindi ripresi il cammino.

Sono solita osservare gli avvenimenti esterni come fatti riflessi del mio interno e soprattutto del mio inconscio cioè quello che fatico a vedere ma che risiede in me. Esiste. Quale poteva essere il messaggio che l’Universo, attraverso la lettura di quella pagina, voleva darmi?

TRADURRE DA UNA LINGUA SCONOSCIUTA

Ci ragionai un po’ su e poi, senza dubbio, ebbi la mia risposta.

Mantenendo la giusta percentuale di causa, consiglio sempre di evitare l’estremismo e l’assolutismo, quella donna mi aveva mostrato la preoccupazione inerente la mia magrezza raggiunta in poco tempo.

Siamo contenti di dimagrire per via della cultura in cui viviamo ma siamo cresciuti con un’educazione che va contro questi schemi. La maggior parte di noi, infatti, si sarà sentita dire più di una volta nella vita – Mangia! – o – Guarda che devi mangiare altrimenti non ti reggi in piedi! – o – Sacco vuoto non sta in piedi! – o – Chi è grasso è più felice – o ancora, durante la gravidanza – Devi mangiare per due! -. Una continua battaglia interiore tra società e famiglia. Da una parte ci volevano tutti come dei fotomodelli mentre, dall’altra, ci prediligevano pasciuti e robusti.

MANGIA BELA ME FIA

Per le nostre mamme e le nostre nonne non mangiare e dimagrire era fonte di preoccupazione. Guardavano i magri con una sorta di espressione dispiaciuta sul viso e ricordo io stessa che, quando andavo a mangiare da mia zia (una zia che mi ha fatto da nonna), ogni giorno era Natale. Pur di farmi mangiare si alzava alle 5 del mattino per impastare cibi sani, genuini e pieni di energia. Per lei ero sempre deperita. – Mangia bela me fia che ti me stai mà pœi, ti me pai in ratin – (Mangia bella la mia bambina che poi mi stai male, mi sembri un topino) mi diceva. Forse l’aver vissuto la guerra e la fame la portavano a pensare così.

Le nostre memorie cellulari rimangono e perdurano per diverso tempo. Sono tremende. Tutto questo per dirvi come, nonostante io non mi sentissi assolutamente allarmata e mi ritenessi invece in ottima forma, dentro di me, qualcosa aveva risvegliato queste paure con le quali son cresciuta e mi appartenevano. Non l’avrei mai detto.

A VOLTE RITORNANO

Il cambiamento del mio fisico, ben significativo, aveva portato a galla sì un piacere visibile ma anche queste tracce mnestiche arcaiche non rimosse. E non mi riferisco alla guerra vissuta da mia zia ma a tutte le frasi che, negli anni, mi hanno inculcato il messaggio “se sei magra, non ti reggi in piedi“.

Attraverso la caduta della donna le ho potute vedere.

Avevo in realtà una celata preoccupazione di non reggermi in piedi. E come avrei fatto col lavoro? E come avrei fatto con i miei genitori che avrebbero iniziato a “rompermi” pieni di timore per me? E come avrei fatto nei confronti delle mie amate passeggiate dove serve tanta energia? Oh! Bene! Eccole! Ora potevo vedere le mie angosce tutte belle lì davanti a me. Quindi che avrei dovuto fare? Ingrassare di nuovo? Salvo sfiorare l’esagerazione del dimagrimento direi proprio di no.

In realtà la nostra parte intrinseca pretende semplicemente di vivere senza preoccupazioni inutili e deleterie per il nostro stato d’essere. Ma intende anche avvisarci mostrandoci ciò che non vediamo da soli. E qui occorre tradurre. Dovevo imparare ad eliminare quella paura da me e porre attenzione, in modo sereno, al mio peso.

Non è vero che chi è magro è triste e sta male anzi… ovviamente nei limiti. Non è vero che se salti un pasto muori anzi… Non è vero che la ciccia ti rende una persona solare anzi… Dovevo imparare a stare bene del tutto. In ogni mio ambito. Soprattutto emozionale. Dovevo imparare a godere del mio nuovo corpo considerandolo bellissimo e immaginarmi sempre sana e gioiosa se così volevo essere.

Ma quello sul quale volevo porre l’attenzione è: come sono brave, queste memorie, a nascondersi o mimetizzarsi in noi. Io proprio non le vedevo! Attenzione quindi a dire – No, no io non sono per niente preoccupato! -. A livello conscio è vero, ma è l’inconscio che ci frega. E, ahimè, non ci arriva ciò che vogliamo ma ci arriva ciò che siamo.

Vi auguro una buona “lettura” dei vostri eventi. Sempre con leggerezza mi raccomando.

Prosit!

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Non hai bisogno del nostro Aiuto

I MIEI STRANI AMICI

Sono seguita e aiutata costantemente da un branco di… di… beh, ecco, potete chiamarli come volete, non è un discorso religioso il mio: angeli, eggregore, guide spirituali, energie, corpi sottili, forze universali… io li chiamo semplicemente – parti di me – e li considero amici. Sono amici fighi. Potenti, disponibili, generosi e coraggiosi. Avendoli, mi sento sempre nella bambagia. Sono dei duri e io, ovviamente, li adoro.

Con loro parlo, condivido cose e litigo. Sì, ci litigo anche. Ci litigo quando non fanno quello che chiedo. Che supponente che sono vero?

Vedete, il fatto è che da quando ho iniziato a nutrire profondamente il rapporto con loro, essi sono divenuti particolarmente presenti. Così presenti da essere presenti sempre e da concretizzarsi persino. Ad esempio… vi è mai capitato di mettere in dubbio la loro presenza e l’indomani passare una giornata chiusi all’interno di un locale protetti da due Agenti dei Corpi Speciali di Polizia? Ecco a me sì. Per esempio. Solo per fare un esempio eh? Ma non posso dare informazioni. Posso solo dirvi che è stata una giornata surreale e ringraziare con tutto il cuore quei due uomini che mi hanno protetta per dodici ore, costantemente al mio fianco e inaspettatamente. Non per niente, i miei amici fatti di energia sono infatti due. I preferiti diciamo. I più collaboratori. Quelli ai quali mi rivolgo maggiormente e che immagino ne abbiano anche le balle piene di sentirmi.

E insomma che come vi dicevo ci litigo, o meglio, ci litigavo. Ogni tanto mi fanno ancora innervosire ma prendermela seriamente con loro non lo faccio più e, in questo articolo, voglio proprio parlarvi di questo punto. Abituata al loro intervento ad ogni mia richiesta (bisogna pero’ saper chiedere ma non ne parlerò adesso) è capitato che, qualche volta, non hanno esaudito il mio “desiderio”.

NON CAPENDO NON SI ACCETTA

Le prime volte, mi sono sentita tradita e abbandonata. Mi struggevo nei – Perché? -, sapevo che loro valutavano tutto, non solo quello che pensavo e domandavo, ma anche cosa avevo dentro e magari non conoscevo ma finivo sempre con l’arrabbiarmi perché, almeno la loro presenza, in caso di bisogno, avrebbero dovuto farmela percepire. Invece il nulla. Non solo mi stava capitando quel fattaccio ma dovevo anche sbrigarmela da sola nonostante mostrassi a loro, di continuo, amore e gratitudine per quello che erano e facevano.

Fu col passare del tempo e degli eventi che capii meglio.

Un giorno, a causa di una situazione che mi rattristava parecchio cercai dieci minuti di silenzio per sfogarmi e rimanere tra me e me al fine di lavorare sulla sofferenza che provavo e parlare con loro. Venni disturbata da una persona che mai passava di lì, in quel luogo che vivevo quotidianamente e conoscevo bene. Mi girarono le scatole. Quando voglio sfogarmi e non posso farlo mi irrito. Quando non mi viene permesso di svolgere quel tempo, a trasmutare dentro di me, mi infastidisco. Cercai di portare pazienza e, dopo un’ora, decidendo di cambiare posto, mi rimetto alla ricerca dei miei dieci minuti preziosi di solitudine e introspezione. Di nuovo venni disturbata da un’altra persona mai vista prima che, completamente inconsapevole di ciò che stavo provando, iniziò a parlarmi del più e del meno pretendendo da me delle risposte. Che rabbia! “Ma perché non te ne vai?” pensavo.

Meno riuscivo a calarmi in me e più la sofferenza aumentava. Questa cosa mi stava davvero facendo arrabbiare. Non accettavo. E qui viene il bello. Infatti, io avrei invece dovuto accettare senza dubbio e con fede. Partendo dal presupposto che ne’ la vita, ne’ l’Universo e nemmeno questi miei amici vogliono il mio male, bensì desiderano per me soltanto il meglio, perché allora mi stavano impedendo di compiere un’azione che a me avrebbe fatto stare bene?

SE NON ESISTE IL PROBLEMA NON ESISTE NEMMENO LA SUA SOLUZIONE

La risposta è semplice ma ci misi parecchio a comprenderla e dovetti arrabbiarmi diverse volte prima ma poi fu chiara e lampante: non ne avevo bisogno. Non avevo bisogno di togliermi dalla sofferenza perché quella sofferenza in realtà non c’era.

Provo a spiegarmi. Io ero schiava di un’abitudine. Ossia, supponiamo ch’io sia dipendente dai dolci. Inizio a star male, mi viene il diabete, ingrasso, etc… decido allora di combattere la mia dipendenza anche attraverso un duro e faticoso lavoro di introspezione e modifica delle sinapsi. In fondo, siamo tutti schiavi della mente. Bene. Io riesco a guarire ma, sotto un certo punto di vista, non me ne accorgo, o addirittura mi sembra impossibile, oppure ancora non credo sia possibile stare bene. Come se fosse troppo bello per essere vero. Non me lo godo neanche.

E allora cosa succede? Succede che posso credere di riuscire a rinunciare al dolcetto ma se quel dolcetto i miei occhi non lo vedono io automaticamente sono convinta di dover soffrire. È chiaro? In realtà non sto soffrendo per niente per quella mancanza di glucosio, il mio corpo non ne sente più alcun bisogno, ma la mente mi dice – Guarda che se non vedi o non mangi il dolce stai male. È ovvio che stai male. Hai SEMPRE fatto così -.

Ricordate i percorsi facilitati che prendono i nostri pensieri e che vi raccontai in questo articolo https://prositvita.wordpress.com/2018/04/20/erezione-maschile-e-cervello-in-vasca/ ? Ecco. Succede esattamente così.  Siamo vittime dell’abitudine in tutti i sensi. Il nostro cervello va avanti con cose che già conosce. Non è in grado, da solo, di scorgere novità.  Lui non possiede suoi sensori personali. Pertanto, io non ricevetti l’aiuto chiesto perché in realtà non mi serviva e me ne accorsi benissimo alla sera e l’indomani, oppure vissi addirittura quella meraviglia che era già pronta ad apparire nella mia vita ma io non la credevo e continuavo a chiedere aiuto rimanendo aggrappata al vecchio.

SEMPRE AL MIO FIANCO

Se i miei amici mi avessero aiutata non mi avrebbero fatto del bene. Avrebbero solo avvallato il progetto della mente continuando a farmi soffrire in un circolo vizioso e continuando a farmi chiedere aiuto. Dovevo accorgermene. Dovevo accorgermi che qualcosa era drasticamente cambiato. Fu liberatorio e di gran sollievo scoprire e toccare con mano tutto ciò.

Questo per dirvi che occorre sempre “guardare oltre” e tradurre bene i messaggi non solo come viene comodo a noi (alla mente che ci tiene dipendenti). Questo per dirvi anche che ho dovuto ammettere che i miei amici sono sempre ganzi e mi vogliono proprio un gran bene. Se vi va, provate anche voi ad alimentare con queste energie un rapporto amichevole. Sono convinta che non ve ne pentirete ma sappiate anche che: non vi lasciano soli mai; quando non li sentite è solo perché siete riusciti da soli a svolgere un meraviglioso percorso da veri Guerrieri e loro vi stando ammirando sorridendo.

Prosit!

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A modo mio: Interpretazione del Nr. 4 nella Bibbia

Dal vangelo secondo Meg 5° – niente di religioso ma di molto curioso

Quando ero più giovane mi è capitato spesso di sentire esclamazioni di vario genere nei confronti della famosa citazione che riguardava Gesù quando stette –…40 giorni e 40 notti nel deserto… -.

Ma come può un uomo sopravvivere per tutto questo tempo, addirittura pare, senza bere né mangiare, in un luogo come il deserto? Condizioni veramente estreme… è ovvio, sono state scelte apposta per sottolineare la resistenza del Messia alle tentazioni a cui il Diavolo lo sottopose.

Per indicare la forza e la fede del Cristo che non si è lasciato abbattere dalla paura e dall’angoscia. Ma di questo interessante discorso ne parleremo un’altra volta (c’è tanto da sapere anche dietro questo palcoscenico), oggi, volevo invece presentarvi il Numero 4.

Ebbene, occorre sapere che i numeri biblici hanno in realtà un significato tutto loro e vengono utilizzati, o meglio venivano utilizzati, per comprendere altre cose oppure lassi di tempo. Il nr. 4, infatti, (e quindi anche 40, 44, 400, 4.000…) andrebbe tradotto proprio come “per un po’ di tempo”, “per qualche giorno” e, detto questo, già ci si chiarificano molto le idee e ci si apre un mondo.

Alcuni affermano che, in realtà, il numero che rappresenta questa definizione, è il nr. 5 e voglio aggiungere questo particolare proprio per far capire quanta confusione ci sia in queste traduzioni. Nel senso che, intendo suggerirvi come, prima di credere ciecamente ad un qualcosa, serve informarsi e, spesso, anche informandosi, non si ottengono le giuste risposte. E’ sempre bene mettere in dubbio le cose. Nemmeno io posso affermare con certezza di aver ragione dicendo che era il nr. 4 piuttosto che il 5 ma, così pare essere e, al di là di tutto, desideravo farvi comprendere quanti piccoli e grandi segreti esistono dietro a dei Testi, considerati Sacri, che sacri lo sono davvero, ma che mai ci hanno tradotto come dovevano essere tradotti.

Da come avete già capito quindi, Gesù stette nel deserto solo per qualche giorno ma, essendo che il nr. 4 simboleggia anche la totalità del Cosmo, si può percepire come, in un luogo come il deserto, senza nessuno, senza nessun tipo di “inquinamento esterno”, da solo con se stesso, Gesù potè trovare e sprofondare ancora di più in una connessione totale con se stesso e l’Universo perché, come la Bibbia stessa dice, l’Universo è dentro di noi. Noi siamo l’Universo, fuori di noi nulla esiste, nel senso che noi stessi ci creiamo la realtà.

Il nr. 4 rappresentando l’intero Cosmo e tutte le forze a lui appartenenti, rappresenta così il Tutto.

4 infatti sono i punti cardinali, 4 gli elementi, 4 gli evangelisti e molte altre anche cose a far comprendere che la Terra, tutta, è la completezza, è il vero Paradiso, è il Regno di Dio. Perché, in realtà, il Regno di Dio è dentro di noi. Non lo si trova da nessun’altra parte, ne’ in cielo, ne’ in qualche isola fantastica dei tropici. E’ dove viviamo, perché è nel nostro cuore e se non stiamo bene con noi stessi, non troveremmo questa beatitudine in nessun punto del creato, né nel nostro mondo, né in nessun altro pianeta disperso in qualche altra galassia.

E’ già tutto dentro di noi.

Da un numero apparentemente semplice si scoprono cose non solo interessanti ma infinite che aprono porte su discorsi che portano ad altri argomenti e così via, senza finire mai. E’ bellissimo, è istruttivo ma, soprattutto, è alla base di quello che dovrebbe essere la conoscenza nei confronti della nostra esistenza. E purtroppo, questo tipo di istruzione, senza fare polemica alcuna, ci è spesso stata negata.

Tra l’altro, l’assurdità del riuscire a stare 40 giorni e 40 notti nel deserto, in quel modo, ha fatto arrivare un messaggio impossibile da credere, anche se si parla di un individuo che è riuscito a camminare sull’acqua, di questo miracolo avevo già scritto qui https://prositvita.wordpress.com/2017/01/20/a-modo-mio-interpretazione-di-uomo-di-poca-fede-perche-hai-dubitato/ pertanto, la gente di oggi, incredula e più aperta rispetto alla gente di un tempo, si è allontanata dall’imparare quella che poteva essere una splendida lezione di saggezza anziché avvicinarcisi.

Sua è la colpa di non aver approfondito il discorso ma è anche vero che non tutti hanno la capacità di capire che forse occorre andare in fondo. Non voglio offendere nessuno. Sto parlando di fiducia. Se io ho fede in quello che mi viene detto perché credo in colui che parla non penso di dover andare a constatare se ciò che mi sta dicendo è vero. Invece è così. Il mettere in dubbio può essere utile. Soltanto dopo avere la certezza e la conoscenza di come certe cose funzionano, si può andare esclusivamente di fede. Perché è proprio la fede estrema che ci permette di ottenere ciò che vogliamo.

Istruitevi sempre. Abbiatene la voglia. Se non capite chiedete ma aprite le vostre menti. Rimanendo nell’”ignoranza”, nel senso di ignorare, si rimane al buio e non si vedrà mai la vera luce.

Prosit!

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Imparare a chiedere ciò che si desidera

Quando quella mattina mi svegliai chiesi ad alta voce – Oggi vorrei ricevere una piacevole sorpresa -. Che ci crediate o no l’ho ricevuta.

In realtà la frase era stata formulata male, troppo generica, l’Universo non percepisce, bisogna essere più precisi perché, per lui, anche solo veder spuntare il sole potrebbe essere una piacevole sorpresa mentre a noi potrebbe non fregarcene nulla.

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Ebbene, dicevo, mi svegliai, pronunciai quella frase e la lasciai andare nell’atmosfera intorno a me dimenticandomene. Presi il mio caffè, feci i miei mantra mattutini davanti allo specchio, pieni d’amore nei miei confronti, diedi da mangiare ai miei animali e poi mi misi al lavoro.

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Verso le 11:00, mi arrivò un messaggio su Whatsapp. Guardai il telefono e, con mio grande stupore, vidi che quel messaggio me l’aveva inviato una persona che da tre anni non vedevo e non sentivo. Si trattava di una persona che stimavo molto in passato ma, conoscendola meglio, mi resi conto che così tanta stima non meritava. I nostri rapporti così si raffreddarono fino a che le nostre telefonate andarono scomparendo del tutto. Il feeling morì letteralmente e capimmo che, nonostante le nostre tante passioni in comune, potevamo tranquillamente vivere senza più avere a che fare l’una con l’altro.

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Il quel messaggio, stranissimo per giunta visto il lungo tempo di silenzio, questa persona mi stava proponendo uno dei suoi corsi spirituali che tiene costantemente e mi resi conto che non c’erano né saluti, né convenevoli ma semplicemente la descrizione del corso in modo parecchio sterile.

Forse si vergognava un po’ oppure era un semplice messaggio inviato a molti.

Fatto sta che mi venne voglia di salutarla quella persona e, senza nemmeno nominare la sua proposta, risposi in modo cordiale riferendomi alla sua vita e al suo stato di salute chiedendogli un ovvio – Come stai? -.

Fu felice di rispondermi e fu felice ch’io ruppi il ghiaccio in quel modo. Iniziò così una corrispondenza di messaggi che durò all’incirca mezz’ora nella quale, con molta umiltà, mi chiese d’incontrarci e parlare dei suoi e dei miei progetti. L’idea mi piacque. Probabilmente era cambiato (si tratta di un uomo, una persona che ho ritenuto un mio Maestro), probabilmente la “lezione” gli era servita e ora si stavano prospettando cose belle e mille propositi in una lingua che conoscevamo bene entrambi.

Decisi che sì, avremmo dovuto rivederci, in fondo per me poteva essere di grande aiuto in quanto, a livello di conoscenze, non è sicuramente uno degli ultimi.

Ci accordammo quindi e posai il telefono sulla scrivania di fianco al pc.

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Stavo per riprendere il lavoro che avevo interrotto quando mi venne in mente la richiesta che avevo fatto quella mattina.

M’irrigidii e mi venne la pelle d’oca.  Sapevo di non essere stata chiara formulando il mio volere ma, nonostante tutto, mi era arrivata quell’occasione. Una bella occasione.

Ringraziai immediatamente e mandai amore, cose che avevo già fatto al momento della domanda ma lo rifeci perché ero davvero emozionata.

Tre anni, vi rendete conto? Tre anni di silenzio. Mi sono stupita che avesse ancora il mio numero di telefono. Tre anni di allontanamento con tanto di chiusura, ai tempi, poco carina.

Avevo smosso qualcosa. Avevo smosso delle frequenze e queste, per una ovvia Legge di Risonanza, stavano rispondendo.

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Mi venne immediatamente e umanamente voglia di chiedere altro ma non lo feci. Non perché bisogna essere parsimoniosi, nell’Universo c’è tutto per tutti in abbondanza, ma perché io non sarei poi riuscita a star dietro a tutto quello che mi sarebbe successo. L’Universo non ha i nostri stessi tempi e modi, avrei rischiato di fare un gran casino. Se chiediamo lui manda, senza mezzi termini, e noi ci ritroviamo a non saper organizzare tutte quelle cose. Bisogna avere pazienza, pazienza e costanza, come vi ho sempre detto. Quello che mi accadde quella mattina mi bastò e fu una bellissima testimonianza di ciò che possiamo ottenere.

Chiedi e ti sarà dato – affermava Gesù ma in pochi hanno capito che questa è fisica e non religione.

Queste cose, alcune persone, le chiamano coincidenze, io no. La Legge di Risonanza appartiene alla fisica, è scienza e non si può discutere. Un famoso detto orientale dice – Il caso non esiste – e io ci credo.

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Cosa accadrà ora? Quale sorpresa per me si cela dietro a questo nuovo incontro? Non lo so ancora ma una cosa è certa: l’Universo ha risposto e se ho mandato nella mia richiesta energia positiva non può che rispondermi con altrettanta positività.

Provate anche voi. Funziona con tutti. Il segreto è sempre il solito. Dovete solo crederci. Dovrete iniziare con cose piccole che ritenete possibili. Avverabili.

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Vedete, se una persona obesa ad esempio, chiede di perdere cinquanta chili questo sarà ben difficile che possa accadere perché nel momento stesso in cui essa lo richiede una vocina nella sua testa gli sta già dicendo – Cinquanta chili? Ma sei matto? Sono trent’anni che non perdi un etto e adesso chiedi di perdere cinquanta chili? Ma ti rendi conto della castronata che stai dicendo?! Ah! Ah! Ah! -.

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Se invece questa persona chiede di perdere solo due chili ecco che automaticamente per il suo inconscio la cosa può essere più fattibile. “Due chili… mmhmm… si… può essere. Sono solo due chili in fondo. Mi basta mangiare un goccino meno e li ho già persi”. Ecco che la convinzione riesce ad esistere di più. Riesce a essere più vera. E quindi il risultato si può ottenere. Una volta conquistata questa tappa non resterà che chiedere di perdere altri due chili e poi due chili ancora e così via.

Purtroppo nessuno ci ha mai insegnato a volere e a chiedere le cose per noi come se avessimo una bacchetta magica, quindi dobbiamo comportarci come quando solleviamo dei pesi in palestra per la prima volta. Non possiamo sollevare all’improvviso cento chili di attrezzi ma inizieremo con cinque, poi dieci, poi venti e così via…

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Così come dobbiamo allenare i nostri muscoli dobbiamo allenare la nostra mente e soprattutto le nostre emozioni che abbiamo sempre vissuto e fatto vivere in modo diverso.

Prosit!

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Forse non sei Sfigato, forse “qualcosa” vuole aiutarti

Quel giorno D. andò in Posta per pagare la bolletta della luce già scaduta da parecchi giorni. Sovente le capitava di lasciar scadere le bollette, non navigava nell’oro e ogni più piccola moneta era per lei davvero preziosa. Quando arrivò davanti all’Ufficio Postale però, una lunga coda di gente non le permise di effettuare il pagamento. Non sarebbe mai arrivata in tempo al lavoro, l’avrebbe pagata al ritorno, fermandosi dal Tabaccaio. Fece proprio così, verso sera, parcheggiò l’auto, si recò nel negozio ma mortificato, il venditore, le annunciò che il computer quel giorno non gli funzionava e non poteva quindi farla pagare. D. ringraziò, salì in macchina, guardò la bolletta e disse – Oggi proprio non riesco a pagarti… – ma sapeva che un chilometro dopo circa, c’era un altro Tabaccaio. Mise in moto e si avviò verso il nuovo Sali&Tabacchi prima di rientrare a casa stanca e piena di cose da fare. Purtroppo, non c’era nemmeno un parcheggio e per giunta stavano anche girando due vigili poco simpatici che D. ben conosceva. Si soffermò, aspettò che qualcuno andasse via, ma niente. Automobili in seconda fila, clacson che strombazzavano, quattro frecce accese, persone che litigavano, un vero caos che D. preferì evitare – Mi ci manca anche una multa! – e decise quindi di rincasare un po’ preoccupata per il fatto che quella bolletta avrebbe dovuto attendere ancora. “Speriamo non mi stacchino la luce” pensava tra sé e sé. Aprì il portone e, immediatamente, lo sguardo andò sulla sua cassetta delle lettere. C’era qualcosa dentro. Aprì ed ecco un’altra bolletta della luce. “Che strano” pensò “ho già ricevuto il sollecito! Vuoi vedere che si sono sbagliati e mi hanno mandato un’altra bolletta dello stesso mese? Speriamo, devo ancora pagarne una che ho già l’altra, mamma mia!”. L’aprì e la bolletta nuova riportava un’altra cifra ma il periodo le sembrava praticamente lo stesso di quello che, dalla mattina, stava cercando di pagare. Salì in casa e andò subito a rovistare nel cassetto dove teneva tutte le scartoffie burocratiche che ognuno di noi ha in casa e risolse il mistero. La bolletta che avrebbe dovuto pagare quel giorno ma che, per un insieme di fatti bizzarri e impedimenti, non era riuscita a pagare l’aveva in realtà già pagata e se ne era completamente scordata. Non sarebbero stati soldi persi ma, per lo meno, ora poteva subito pagare un’altra utenza o farsi la spesa il giorno dopo senza dover aspettare un eventuale rimborso. Le banconote che aveva ben ripiegato nel portafogli assieme al bollettino, le prese sospirando e le mise nel taschino del portamonete. Potevano essere usati per altri scopi. Infine ringraziò ”.

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Perché D. quel giorno non era riuscita a pagare? Cosa davvero gliel’aveva impedito? Coincidenze*?

Vi ho raccontato questa storia, realmente accaduta, perché molto spesso, quando non riusciamo a fare ciò che vogliamo e che abbiamo programmato, ci preoccupiamo o addirittura ci arrabbiamo molto mentre, quello che può sembrarci negativo è in realtà qualcosa che ci sta salvando da ulteriori situazioni. Si tratta di una specie di messaggi che arrivano dall’Universo ma che non sappiamo comprendere e li definiamo soltanto intralci nella nostra vita oppure ci definiamo degli sfigati (divenendolo poi realmente).

Conosco D., solo qualche anno fa, anziché dire alla bolletta – Oggi proprio non riesco a pagarti -, avrebbe urlato – Ma porca zozza miseria, ma che sfiga! Eccheccavoli! Ma guarda se oggi che ho deciso di fare questa cosa IO deve succedere di tutto! Ma tutte a me! Ma qui, ma là, ma su, ma giù! – gridando e inveendo contro la vita che le stava mettendo il bastone tra le ruote. Avrebbe reagito come la maggior parte della gente reagisce.

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Ora, prima di continuare nella lettura, vorrei farvi ascoltare questo video, tra l’altro anche molto divertente, che parla delle tanto detestate….. cacche di uccello! Colui che parla è Roy Martina medico, psicologo e molto altro, che a voluto specializzarsi in Medicina Alternativa.

https://youtu.be/ZS9O39-Y330

Amici, vi posso assicurare che è vero. A me capita quasi ogni giorno e, ogni giorno, mi emoziona. Bisogna solo farci attenzione. Osservare il dopo e non il mentre. Questa cosa sembra andare in contrasto con il vivere il famoso “Qui e Ora” ma è proprio perché non siamo capaci di vivere il “Qui e Ora” che queste forze ci vengono in aiuto e ci avvisano di non fare determinate cose. Dovremmo quindi addirittura ringraziarle.

Insomma, a me cosa me ne viene in tasca se voi vi arrabbiate o meno? Potete fare ciò che volete ma se imparate a ragionare in questo modo la vita vi sembrerà molto più bella. Credetemi.

Quando qualcosa vi fa arrivare tardi ad un appuntamento, o vi impedisce addirittura di andare dove volevate, non prendetevela. Non potete sapere cosa in realtà avete evitato. Lo so che è difficile, a volte abbiamo incontri davvero importanti per noi da realizzare, ma tanto non è con la rabbia che ci arriveremmo. La rabbia non è un mezzo di trasporto! Sfogatevi sì, arrabbiatevi pure, ma che sia una rabbia esterna, buttata fuori per semplice espressione, non provatela dentro. Non permettetele di contrarre il vostro stomaco. Imprecate, ma solo con la voce. Poi, col tempo, eviterete anche quello.

Non siamo abituati a vivere in concomitanza e circondati da altre forze. Siamo noi e basta. Se dobbiamo andare in Banca, siamo noi che dobbiamo andare in Banca e nessun altro. Teniamo solo conto delle persone fisiche che conosciamo, quelle che possiamo vedere e toccare, non pensiamo minimamente che attorno a noi può esserci anche del resto. Delle forze molto più grandi e potenti, delle frequenze, delle onde elettromagnetiche. Particelle microscopiche e invisibili. Così le chiamano gli scienziati. Angeli le chiamano alcuni, energie le chiamo io. C’è energia assieme a noi e questa energia è viva.

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– … quello che abbiamo chiamato “materia” altro non è che energia, la cui vibrazione è stata abbassata in modo da essere percepibile ai sensi, la materia in sè non esisteTutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è Filosofia, questa è Fisica – Albert Einstein.

Come esistono il suono, la luce e altri tipi di vibrazioni, esistono anche quei movimenti che emozionano e si sentono nella pancia. Sono la stessa cosa.

Prosit!

* termine solitamente utilizzato quando non riusciamo a dare una spiegazione per noi valida all’avvenimento.

photo driinservice.com – lanazione.it – bloggheggiamo.wordpress.com – nonciclopedia.wikia.com

Clima, Progetti e Avvenimenti – i Magici Giorni di Gennaio

Per alcuni partono dal 27 di Dicembre e vanno fino al 6 di Gennaio, per altri invece partono dal 1’ di Gennaio sino al 12. Sono i giorni della Calandra, così chiamati, in quanto, strumenti meteorologici dei contadini che ne sapevano sempre una in più.

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Secondo la mia tradizione si parte da inizio anno e si considerano quindi i primi dodici giorni del primo mese. Si considerano per quel che riguarda il clima, il famoso – che tempo che fa? -. Secondo gli agricoltori di un tempo, tra i quali sicuramente parecchi dei nostri nonni, il tempo che si notava durante una di quelle giornate equivaleva al mese corrispondente a quel numero.

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Ad esempio, il giorno 2 Gennaio, da me, in Liguria ha piovuto, e quindi il mese di Febbraio (mese numero 2 del nostro calendario), dovrebbe essere prevalentemente piovoso oppure molto umido.

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Il 3 era invece soleggiato, vale a dire che Marzo sarà soleggiato, e così via. E’ da qualche anno che controllo la Calandra e devo dire che ci azzecca parecchio. Meteorologia di un tempo.

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Non so nemmeno se la tale situazione abbia una spiegazione scientifica (penso proprio di no) in quanto ammetto di essere abbastanza ignorante in campo ma, grosso modo, come dicevo, non sbaglia. Ed è così bello rimanere figli delle nostre tradizioni e di quel tempo ormai sgombrato via dalla modernità. Occupandomi di questa simpatica curiosità della nostra cultura, mi sono imbattuta in un discorso però molto più ampio e questo grazie alla mia amica Milly,  autrice del fantasioso blog “I Colori del Vento” che mi ha messo un’arzilla pulce nell’orecchia. Ebbene ho scoperto che questi particolari giorni, oltre che ad essere unici nel loro genere, sono anche un po’ magici in quanto non trattano solo di clima ma molto di più. I nostri sogni ad esempio. Che sogni abbiamo fatto la notte del 3 Gennaio? E gli avvenimenti; cosa ci è accaduto il giorno 4? E ancora i messaggi.

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Abbiamo ricevuto qualche notizia speciale in questo periodo? Ci siamo sentiti particolarmente felici o particolarmente tristi? Abbiamo vissuto un malessere? Una gioia immensa? Insomma, tutto è come una specie di previsione. E non dobbiamo vivere l’eventuale situazione negativa come un qualcosa di brutto. Si tratta semplicemente di concetti giunti a noi per illuminarci e che ci danno quindi anche la possibilità di cambiare in meglio. Vi racconterò una cosa. E’ dall’inizio dell’anno che mi addormento molto tardi la notte e, al mattino, vorrei dormire tutto il giorno. E’ normale in realtà, viste le feste, Capodanno in primis, ho fatto le ore piccole e adesso ho preso un giro poco consono a me che sono abituata ad alzarmi presto al mattino e godere delle prime ore della giornata. Fin dal secondo giorno ho provato, senza riuscirci, a cambiare le cose, a riprendere il mio tran tran quotidiano. Approfittavo del sonno che percepivo per addormentarmi serenamente ma bastava un nonnulla, fosse anche solo quello di dovermi grattare una gamba, che rieccomi con gli occhi spalancati e la sensazione del sonno svanita in fumo. Desta come se fosse stato mezzodì. Che rabbia! Adoro la notte, la sua tranquillità, la sua pace, la sua Luna e le sue Stelle ma amo molto di più il Sole e quindi mi piace vivere le ore notturne solo raramente.

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Poi però ho capito una cosa, anzi, l’ho intuita. E’ stato proprio verso la fine del 2015 che continuavo a ripetermi nella testa mille e mille buoni propositi per l’anno che stava arrivando. Dovevo fare quello e quell’altro, avrei dovuto compiere e questo, e poi quello, mi sarei per prima cosa occupata di quell’altro ancora e così via. Tutto un insieme di fantastiche idee e grandi progetti che trotterellavano nella mia testa impazienti che giungesse l’atteso 2016. Dalla stessa notte di San Silvestro, ecco spalancarsi finalmente le porte di tutti i miei piani che, naturalmente, agitati e galoppanti, sono usciti tutti assieme. Guarda caso, non dormo. E dopo ore di posizione orizzontale, mi stanco, mi alzo e faccio qualcosa. Faccio, faccio, faccio, faccio. Un pozzo di cose da fare. Sarà bene ch’io mi dia una calmata ma è così grande l’entusiasmo! Perché frenarlo?! Quello che intendo dire è, che ciò che ho letto dapprima come cosa negativa, è in realtà quello che ho voluto io e che, a modo suo, si sta già realizzando dentro di me.

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Di negativo quindi, in realtà, non ha proprio nulla. Avevo anche chiesto all’Universo, il primo giorno dell’anno, di farmi divenire più attiva, ehm… si… sono un po’ pigrotta, lo ammetto, ma cavoli, non intendevo così tanto! Con l’Universo bisogna sempre specificare bene, guai a dimenticarsi anche solo una congiunzione! Ora si fa per ridere ma le cose sono realmente andate così. Sono sicura che, appena pianificherò più ordinatamente il tutto, oppure deciderò di riposare un attimo tranquilla, riuscirò anche a stabilire nuovamente le mie ore di sonno, calmando un po’ l’adrenalina che scorre in me. Vi farò sapere. Ora scusatemi ma… yaownnn! Vado a fare un riposino. Ah! E ovviamente Buona Befana a tutti!

Prosit!