Problemi… ehm… al culetto

Sono in tanti a soffrire di questi disturbi e sono in tanti, spesso, a non dire nulla per imbarazzo. Mi riferisco a Emorroidi e Ragadi che si formano nella zona dell’Ano e possono essere dolorosissime.

Come sempre, possono essere molte le cause che permettono a questi fastidi di nascere e rovinarci le giornate, prima fra tutte l’alimentazione ma anche sforzi eseguiti durante attività sportive o lavori vari, oppure persino alcuni indumenti indossati.

Noi però andremo a conoscere un’ulteriore causa, quella più intrinseca, più intima, quella che ci traduce il messaggio portato da queste che definiamo “seccature”, le quali, non viaggiano per forza in coppia ma, in questo articolo, le descrivo entrambe anche perché sono comunque strettamente collegate tra loro.

EMORROIDI: Stai forse vivendo una situazione che non ti piace, nella quale stai fermo lì, senza fare niente per cambiarla? Detta così sembrerebbe uguale ad un irrigidimento muscolare ma la differenza c’è se scendiamo più in profondità. Infatti, se per quanto riguarda l’irrigidimento muscolare stiamo fermi, veramente bloccati, per paura di prendere una decisione o senza voler osservare ulteriori soluzioni, con un senso di spegnimento e di stasi al nostro interno, in caso di Emorroidi invece c’è, in realtà, dentro di noi, frenesia. Per tanto c’è l’impossibilità a sedersi, a rilassarsi, nei confronti di quella situazione. Vorremmo fare, ma i nostri schemi mentali ce lo impediscono. L’orgoglio ad esempio, o la vergogna, o ancora la sensazione del non saper come fare e del perdere credito nei nostri stessi confronti.

Al contrario della contrattura muscolare, di idee in questo caso ce ne vengono tante, conosciamo bene quale sarebbe la soluzione che ci “libererebbe” ma, associamo ad essa, una risposta negativa che non ci piace. Che ci sembra impossibile compiere. La situazione che stiamo vivendo non riusciamo a godercela appieno, in quanto, abbiamo timore ad agire in ogni modo e allora stiamo fermi ed ecco spuntare le Emorroidi che ci dicono – Muoviti! Non puoi sederti! Te lo impediamo! Non senti quanta creatività c’è in te? Stai creando varie risposte, varie azioni ma non ne porti a termine neanche una! -. Spesso infatti le Emorroidi nascono quando si prova un dolce sentimento per una persona ma si è obbligati a stare con un’altra per vari motivi. O addirittura quando ci impuntiamo nel voler stare con un partner che però non ci da quello che vorremmo, e capiamo bene non essere la persona adatta a noi, ma non riusciamo a staccarci da lui/lei. La nostra parte intrinseca scalpita ed ecco nascere il dolore non solo più interno e psicologico ma adesso anche fisico. Oppure vorremmo fare un altro mestiere ma siamo obbligati a condurre, quotidianamente, una professione che ci logora e ci deprime. E ingoiamo, ingoiamo, ogni giorno, tutto ciò che di questa situazione non ci piace. Tutto quello che mandiamo giù, proprio come il cibo, da qualche parte dovrà pur ben uscire no? E infatti esce, ma a modo suo, causando seri problemi proprio lì, nel nostro sedere. Le Emorroidi infatti indicano anche la paura nei confronti delle scadenze di qualsiasi tipo. E, anche la parola “scadenza”, simboleggia una sorta di “fine/conclusione”. Si rimane incollati lì, con la preoccupazione del lasciar andare, del fregarsene e scegliere cosa per noi è più propizio e potrebbe renderci più felici.

RAGADI: Collegate appunto alle Emorroidi, e vi consiglio di tener presente tutte e due queste spiegazioni anche se uno di questi malesseri non l’avete, indicano la sensazione del vacillare tra due situazioni senza poter prendere una decisione e allora si decide di stare con il “piede in due scarpe”. Non vogliamo rinunciare ne’ a una, ne’ all’altra delle due cose per paura, per bisogno o per vari motivi. E questo ci fa arrabbiare, può farci sentire sporchi, disonesti, oppure senza midollo, o inetti, attanagliati dal timore.

Si rimane ancorati ad un qualcosa che continua ad appartenere al passato (anche se si tratta di pochi giorni è sempre passato) e non si riesce ad eliminare tutto ciò che ci fa del male. E’ come trattenere le “scorie”, a causa della preoccupazione, le quali, dopo un po’ imputridiscono e causano lacerazioni o ulcere nella zona dell’Ano. E spunta la rabbia data dall’infiammazione e la perdita della gioia data dal sanguinamento. Ricordo di un padre che soffriva spesso di Ragadi. Dava ragione alla compagna quando questa sgridava i figli ma poi, in privata sede, spiegava ai figli cose che andavano nella strada opposta rispetto a quello che aveva detto la loro mamma. Lui non riusciva a contrariare la moglie ma nemmeno voleva che i figli credessero ciò che lui riteneva falso. Così facendo pensava di mantenere stabili e perfette entrambe le situazioni ed entrambi i rapporti ma, la sua natura, sapeva bene che tutto ciò era sbagliato e nutrito soltanto dalla paura che lui provava nell’affrontare la moglie. Pertanto, ecco lo spuntare delle Ragadi.

L’Ano indica la fine di un processo esattamente come avviene fisicamente al termine del sistema digerente dove tutto ciò che è considerato “di scarto” e quindi inutile, nocivo, di troppo, etc… deve essere espulso dal nostro organismo. Solo la parte sana e nutritiva resta all’interno di noi e viene assimilata. Allo stesso modo, nella Psicosomatica, si intende individuare il momento in cui, la conclusione di una situazione non avviene o avviene in malo modo, attraverso proprio le Emorroidi e le Ragadi.

Come ho accennato prima, questi fastidi insorgono anche quando si sta seduti senza fare nulla a causa di orgoglio, superbia, potere o imposizione. Le persone infatti sempre convinte di avere ragione o in attesa che sia sempre l’altro a fare il primo passo, possono soffrire maggiormente di questi disturbi. Dico questo perché solitamente si pensa a messaggi dati dalle nostre malattie inerenti sovente a emozioni di paura, angoscia, tristezza, rabbia… etc… invece sono tanti i comportamenti errati che abbiamo nei confronti di noi stessi e dell’altro e non sempre vanno visti dal lato passivo ma a volte anche attivo dove, per attivo, si può intendere anche il decidere di non agire come presa di posizione. Ma dentro di noi qualcosa si agita. E’ utile quindi lasciar andare l’eventuale rancore, o l’eventuale presunzione e scendere di un gradino dove si può così vedere la voglia di dare, di offrire, a se stessi e all’altro, quel qualcosa che può far sorridere.

Pertanto, non rimanere fermo, seduto comodamente, ma alzati per regalare qualcosa soprattutto a te stesso e a chi lo merita. Realizza ciò che sei capace a fare ma che trattieni per non mostrare troppo di te. Impara a sorprendere te stesso e gli altri con la tua creazione. Hai un fuoco enorme dentro, che ti sta incendiando (lo sottolinea l’infiammazione) è il fuoco del creare, fallo uscire. Scalda, illumina, corrobora la tua persona e chi ti sta intorno. Puoi farlo, sei magnifico! Non lasciare tutto lì, a marcire, nascosto nell’anfratto più celato che hai.

Prosit!

photo meteoweb.eu – donnaclick.it – aoristicamente.com – studiocataldi.it – wikihow.it – it.dreamstrime.com – maldamore.it – benessereblog.it

Non muori!

Non muori.

Ehi! Sveglia! Non muori se fai un complimento.

Non muori se chiedi scusa o dici che ti dispiace.

Non muori se ammetti un errore.

Non muori se dici – Grazie! – o regali un sorriso.

Non muori, posso giurartelo, non muori!

Sai quando muori?

Quando permetti all’orgoglio di non essere più dignità ma superbia.

Quando alzi muri che, alla fine, sono solo barriere di paura.

E allora sei un debole, uno schiavo, servo dei tuoi stessi timori che hai fatto diventare fobie.

Perché non riesci a vedere la bellezza nel porgere una lode ma ti pare solo un abbassarti, un mostrarti che ti rende vulnerabile.

Se mi complimento con lui/lei chissà poi cosa si crede!”. Ecco a cosa pensi senza focalizzarti invece sulla meraviglia del dono.

Non chiedo scusa altrimenti poi chissà cosa si crede!”. Smettila di pensare a cosa credono gli altri, pensa a te, anzi no, non pensare nemmeno, apri il cuore, semplicemente, agisci con esso se davvero… non vuoi morire.

L’unica domanda che devi porti è – Che cosa farebbe l’Amore al mio posto? – e fai esattamente quello che ti suggerisce. Perché ti risponde ma devi saper ascoltare solo lui.

Se davvero non vuoi che il tuo orgoglio, il tuo nero nascondiglio, inizi a rosicchiarti anche le ossa.

Non celarti dietro a povere giustificazioni – Non sono capace a fare apprezzamenti! -. Impara. Come pretendi che gli altri li facciano a te perché, se sei così, è proprio questo quello che vuoi. Impara.

C’è gente al modo che ha imparato a curare un caro morente, che ha imparato a scalare montagne, che ha imparato a fare da madre e da padre. Penso tu possa benissimo imparare a dire una qualsiasi frase capace di fare del bene nel momento di maggior necessità. Non essere incoerente col tuo tanto saper fare e saper dire del quale ti vanti.

Non muori, anzi, vivi di più e meglio, facendo vivere meglio anche chi ti è vicino, chi accetta il tuo modo d’essere e fa sempre il primo passo.

Non muori e nemmeno ti si stacca la lingua, puoi fidarti.

Scavalca i tuoi ostacoli. Impara la preziosa arte della dolcezza e della tenerezza. Quella leggera eleganza che appare come una carezza. Che ha lo stesso tocco di un bacio lieve. Sii gentile.

E allora prendi quel telefono e scrivilo quel messaggio, falla quella telefonata, vai sotto a quel portone. Non allontanare le persone da te.

Non fa niente se pensi di aver perso punti è solo un tuo pensiero. Non esiste.

Non privarti della possibilità di dire – Io l’ho fatto, ho provato – perché è una sensazione bellissima. E’ la pace dell’animo mentre tu stai coltivando rancore. Attento. Ti stai facendo del male. Stai facendo soffrire qualcuno ma, quel qualcuno, soffrirà solo per qualche giorno, per un mese, per un anno, poi smetterà. Tu no. Il tuo cuore non smetterà mai di tormentarsi perché non gli hai aperto la porta. L’hai rinchiuso in una gabbia buia, nell’oscurità dei tuoi ossessivi turbamenti e lì l’hai lasciato.

Non cedere al demone della presunzione. Apriti, spacca i muri, uccidi quel demone e che accada quel che deve accadere… tu comunque non sei uno schiavo ma un domatore di te stesso. E se sbagli, sbagli per conto tuo, perché l’hai voluto tu, non per il volere di un mostro che ti possiede.

Cerca la felicità oltre alla forza.

Permettiti di dire – io so amare – perché se saprai mettere da parte l’orgoglio, allora sì, potrai dirlo.

L’orgoglio è una maschera e tu la stai indossando. Non stai mostrando ciò che sei. Come puoi pensare d’incontrare volti puliti? E come puoi credere che i pochi visi puri che conoscerai rimarranno per sempre con un qualcosa che non conoscono?

Impara ad essere tu ad usare l’orgoglio. Come uno strumento. Quando occorre, quando serve. Non accettare mai di essere usato da lui, quando vuole, quando lo brama.

O muori.

Impara a sparare anche fiori. Ad esplodere dal nulla con una sorpresa che toglie il fiato, credimi è stupefacente, e quel fiato poi deve correre veloce per tornare. E lì, in quella corsa agitata, si crea il movimento, l’energia, la vita e allora l’amore.

Perchè solo la staticità conduce alla morte. E muori.

Non pensar di aver già fatto troppo perchè hai detto mezza parola… continua, esagera!

Il mondo ha bisogno di grandi sentimenti, grandi idee, grandi persone!

Vai oltre al comune, fa qualcosa di grandioso, fa sbocciare il sorriso sul viso di una persona.

Divampa nel tripudio dello stupore.

Prosit!

photo community.goodgamesstudio.com – arteseduzione.it – commons.wikimedia.org – floraqueen.it – imgrum.org – positanonews.it – radiospada.org

Le Aspettative… dolore tremendo dolore…

E mica facile liberarsene sapete?

E non è facile anche perché la maggior parte di loro nasce spontanea… zack! All’improvviso.

Voglio dire… anche solo se chiamo qualcuno – Ehi! Mario! – istintivamente mi aspetto che Mario mi risponda no?

Bevo? Mi aspetto di dissetarmi e placare la mia sete! E’ ovvio!

E questo piccolo ma stramaledettissimo meccanismo, si istaura in continuazione divenendo il “padre” di ogni genere di aspettativa, anche di quelle più grandi.

Beato chi non si aspetta nulla, perché non resterà mai deluso – (Alexander Pope)

Mandiamo un messaggio affettuoso a qualcuno? Ci aspettiamo almeno in cambio l’emoticon di un sorriso. Facciamo un favore a qualcuno? Ci aspettiamo un – Grazie – o, quantomeno, di vedere quella persona più sollevata. Che se ne dica, che quando si dona non bisogna aspettarsi nulla in cambio, ma certo, questo lo sanno tutte le anime buone e tutti quelli che ci riflettono sopra, ma è anche normale che se mi appresto a fare un piacere a qualcuno per aiutarlo, lo faccio proprio per vedere poi il mio risultato attraverso la sua acquisita serenità. Sennò… se sta male come prima, o peggio, che gliel’ho fatto a fare?

Il comportamento degli altri è anche un insegnamento. Attraverso quello impariamo a relazionarci. Come capisce, il bambino, che quella cosa non la deve fare? Beh, proprio perchè si “aspetta”, così facendo, che la madre, incavolata e non poco, si trasformi in una iena furiosa proprio come l’ultima volta.

Ma, tornando al discorso precedente, si esagera notevolmente quando si inizia ad aspettarsi (speranza) che quell’uomo lascerà moglie e figli per stare con noi, o che il nostro capo ci dia un aumento di stipendio, o che in quella importante situazione, tutto vada per il meglio.

E insomma che queste aspettative, a mio avviso, ci rovinano un po’ la vita. Sono davvero deleterie. Come dicono molti Guru, è seriamente necessario allenarsi e liberarsene, pur essendo ciò una cosa ardua, proprio a causa del loro comparir improvviso e velocissimo che… ogni volta che me ne accorgo io dico subito – Nooo!!! Meg! Pensa ad altro! Pensa ad altro! Distraiti! Ricorda i nomi dei sette nani! Cucciolo, Mammolo, Dotto, Pisolo…. – davvero eh? Per forza! Altrimenti inizio a pensare “Oh! Chissà cosa dirà? Sicuramente reagirà così, sarà contento/a certamente, sarà affettuoso/a, e ambarabaciccicoccò…” e invece… invece poi ricevo un asciuttissimo “Ok” e mi cadono in disgrazia le palline, che non ho, fino al malleolo. E in disgrazia ci cado anch’io! L’angoscia si impossessa di me.

Perché, alla fine, le aspettative sono dei bisogni. E io mica sono immune. Ho anch’io i miei. Ma le conosco, le ho studiate, ci parlo con loro e ci litigo pure. Oh già. E diverse, devo dirlo, le ho con fierezza lasciate alle spalle. Sono convinta che a furia di allenarmi, un giorno vincerò. Ecco, mi auguro possiate riuscire a fare la stessa cosa, per questo ho deciso di scrivere questo articolo. Allenatevi quotidianamente. Fallirete molto spesso, anzi quasi sempre (mi riferisco ai comuni mortali) ma non demordete, non date tregua alle aspettative.

E che poi son proprio subdole. Certo. Quelle brutte, si avverano sempre, quelle belle no. Ma purtroppo è ovvio, almeno la maggior parte delle volte e vi spiego il perchè. Perché mentre quelle brutte le diamo per CERTE con massima sicurezza, quelle belle invece le SPERIAMO.

Se speri ti metti in attesa, se vuoi ti metti in azione – (Stefania Martone)

Ossia, è difficilissimo dire – Mah… chissà se gli piacerà questa cosa, speriamo di si – con la stessa sicurezza con la quale diciamo – Non gli piacerà, già lo so -. Quante volte succede? E’ vero che spesso possiamo anche affermare – Gli piacerà di sicuro – soprattutto se conosciamo i gusti del destinatario del regalo ma, fatto stà che, se a una persona gridiamo – Vaffanculo! – possiamo aspettarci una risposta ovvia; se invece gli diciamo – Ti amo -…. Mhmmm… la cosa inizia a farsi ardua.

Inoltre, dietro al nostro “Vaffanculo!” non c’è la stessa aspettativa del “Ti amo”. Mi sembra naturale. Mentre il primo è uno sfogo, il secondo è reputato un bel dono, al quale bisognerebbe rispondere in un certo senso. In mille maniere si… ma sempre in un certo senso. Beh, certo, perché questo ci hanno insegnato.

Quello che ci aspettiamo raramente accade: ma quello che meno ci aspettiamo di solito succede – (Benjamin Disraeli)

Le aspettative sono infatti figlie degli schemi mentali. Del giudizio collettivo, sociale. Sei rimasto bocciato? Sei un asino, non vali niente! E, naturalmente, un genitore si aspetta sempre che il figlio rimanga promosso, quando forse, a volte, un figlio, non è più ignorante o svogliato di altri. Ha solo bisogno di un po’ più tempo. Ma non inoltriamoci in discorsi lunghi e assurdi.

Ciò che vi auguro è di liberarvi il più possibile dalle aspettative e, per farlo, oltre a non dar loro tregua come ho detto prima, dovete anche cercare di appagare diversamente i vostri bisogni. Vale a dire che, ‘sti bisogni, dovete appagarveli da soli. Non dovremmo dare ad altri questa responsabilità. Lo so, è dura, ma è proprio così. A volte capita che qualcuno aiuti qualcun altro solo ed esclusivamente per sentirsi egli stesso a posto con la coscienza, oppure per sentirsi appagato dell’essersi reso utile convinto che questo gli porti più amore e affetto da parte degli altri. Quell’amore andrebbe ricercato in noi e creato attraverso noi stessi. Senza fare dell’assolutismo. E’ bellissimo essere amati e condividere, ma la scintilla interna dev’essere esclusivamente nostra.

Perché altrimenti, alcune aspettative, possono fare davvero tanto male. Soprattutto quelle continue, quotidiane, come la goccia cinese. Possono arrivare a spezzare anche i cuori sapete? Davvero. E no, riflettete, sarete tutti d’accordo nel dire che non possiamo proprio permetterlo. Quel cuore è nostro, è la nostra vita, è la sede della nostra più grande forza ed energia, e va protetto a qualsiasi costo.

I frutti che nelle tue aspettative immagini di cogliere sono su rami che non esistono – (Fabrizio Caramagna)

Gli altri, quelle stesse persone dalle quali “ci aspettiamo qualcosa” non sono come noi. Sono diversi. Dei mondi a sé. Noi reagiremmo così, noi faremmo a quel modo, noi ci azioneremmo a quella maniera, ma loro no. Perciò, ragionandoci, è anche davvero stupido avere delle aspettative verso altri. E’ come parlare in italiano ad un arabo e aspettarci che questo ci risponda nella nostra stessa lingua.

Una fatica! Ma lo ripeto: è vietato demordere!

Buon lavoro!

Prosit!

photo aforisma rio.net – pinterest.com – cosedafarenellavita.com – techcrunch.com – scuolazoo.com – lusinitinere.it – bemoxie.org – tanta salute.it – hdwallsource.com

Il Bullismo non raccontato

“Chi è il BULLO? Colui che si nutre delle NOSTRE paure….”

…questo mi capita, a volte, di leggere e di sentire.

Ebbene… no! Si nutre delle SUE stesse paure. Le alimenta oltre che alimentare se stesso attraverso loro.
Chi ha bisogno di mostrare certi modi di fare come l’arroganza, chi ha bisogno di ostentare prevaricazione, derisione e altri scenari, è perchè è un DEBOLE! Un INSICURO!
Se passassero questo messaggio attraverso i mass-media, forse, a furia di sentirlo dire, chi è vittima del bullismo acquisirebbe la forza di sentirsi migliore e degno di pace e stima anzichè scherno.

Non è grande chi ha BISOGNO di farti sentire piccolo – da questo slogan già si evince come il bullo sia fondamentalmente un BISOGNOSO…

Il bullo è un debole! Il bullo è un debole! Il bullo è un debole!

Come un mantra, giornali e televisioni, dovrebbero inculcare questo messaggio nelle menti della gente, sia per sminuire ancora di più il bullo, che si sente “scoperto”, sia per rinforzare l’oppresso.

Messaggi veloci, lampanti, adatti ai giovani che sono le vere vittime.

Ora, io so bene che è stato fatto molto lavoro sul sensibilizzare la popolazione verso questo fenomeno, so anche che dove c’è un professionista del campo, queste informazioni vengono passate e so anche che è vero che il bullo si nutre, in un certo qual modo, delle paure di chi ha preso di mira. E’ tutto vero. Ma vorrei si premesse di più sul tasto che ho descritto.

Occorre spogliare questi soggetti, renderli vulnerabili molto di più di quello che si fa. Trasformarli in una radiografia. E il potere dei mezzi di comunicazione può farlo. Solitamente viene spiegato il fattore, vengono dati consigli a chi riceve questo trattamento, viene raccomandato loro di comunicare il disagio a scuola o in famiglia… – il non aver paura di parlare -, su questo, si impegna chi vuole aiutare, ed è giustissimo e utile, ma poche volte si intende svestire il carnefice dei panni finti che indossa.

Bisogna togliergli la maschera affinchè l’oppresso possa vederlo bene e capire che, in fondo, è soltanto un individuo con più problemi di lui e persino più fragile di lui.

Sappiamo tutti come la pubblicità e il marketing, per citarne due, riescono a condizionarci inconsciamente mandando messaggi, anche subliminali, alla nostra parte inconsapevole. Avvisi che poi ci governano e ci fanno decidere. Ci trasformano. Le notizie che sentiamo hanno la capacità di infonderci paura ad esempio, come nel caso del Telegiornale, perché si concretizzano e si fossilizzano in noi. Vengono recepite dal nostro cervello e accantonate in un angolino dove formano un mucchietto che cresce sempre di più, fino a diventare grande e a renderci schiavi e servi di un sistema enorme.

Bene, perché allora non fare la stessa cosa con questa informazione? Perché non fissare all’interno delle menti che il bullo è un titubante, un insicuro, un irresoluto? Un poveretto insomma…. Solo un poveretto. Ho molto rispetto anche del bullo, proprio perché lo considero una vittima anch’esso, ma permettetemi il termine “poveretto”, anche se può apparire offensivo, perché questo aggettivo infonde il giusto senso in chi riceve attacchi di bullismo. Diventa uno strumento. Capite?

Le cose iniziano a cambiare se si vede il bullo come un povero “meschin” (si dice nel mio dialetto), che fa tenerezza, anziché un violento e aggressivo personaggio che ha una potenza e una forza e una determinazione in grado di distruggere.

Capisco che è difficile. Che quando l’abuso si presenta è davvero dura pensare che abbiamo un essere in realtà inferiore davanti a noi, ma ci sono professionisti ed esperti in grado di divulgare questa informazione, ne sono certa, educando così, piano piano, ad una visione differente. Persone che studiano da anni la mente umana e la psiche delle persone e che sanno sicuramente come affrontare al meglio questa tematica. Mi piacerebbe avessero la possibilità di esprimerla. Di farla conoscere. Di più.

E ora, prima di concludere l’articolo, vorrei parlare direttamente a chi subisce atti di bullismo:

Il mio pensiero ti potrà sembrare strambo, ma impara a guardarti dentro. Non guardare lui, guarda te. E non guardarti come una vittima. Osserva attentamente, e se lo fai nel modo giusto, noterai che in te esiste la stessa derisione e la stessa considerazione nei confronti di te stesso che il bullo ti sta regalando. Osserva le tue oscurità. Ossia, tu per primo, ti stai sottovalutando e ti stai credendo inferiore. Tu per primo ti snobbi. Pensi di non valere, hai una bassa autostima di te. Questa non è una colpa, non hai colpe di nessun tipo, ma hai delle responsabilità. La responsabilità, ad esempio, di sentirti meno di quello che vali. Il bullo, che tu ci creda o no, è uno specchio, o meglio, è un riflesso, il riflesso di quello che hai dentro e che la tua anima ti sta mostrando attraverso le azioni aggressive di un’altra persona. Se non guarisci da questo che ti porti dentro, se non trasformi queste emozioni che hai tu, continuerai a incontrare nella vita persone che vogliono prevaricarti, o aggredirti, o deriderti. Trasforma la tua svalutazione in stima, trasforma la tua rabbia in serenità, la tua tristezza in gioia, perché le emozioni che il bullo ti mostra sono già tue. Pensa davvero a come ti reputi, a che reputazione hai di te e noterai quello che ti sto dicendo. Non esiste la sfortuna. Non sei un bersaglio qualsiasi, sfigato, c’è sempre un motivo, e questo non vuol dire che lo meriti. Ma per crescere bene, per evolverti, per innalzarti come Essere e in modo spirituale ti è stata data la possibilità di vedere. Soffri, piangi, lamentati dell’ingiustizia, sfogati, fai bene, ma cerca di usare del tempo per percepire questo. Perdonati. E perdona anche lui. Attento, perdonare non significa condonare, non significa permettere all’altro di rifarci lo stesso male, ma perdona, perché perdonando lo stacchi da te, non fa più parte di te. Tu sei tu. Non sei il bullo. Non sei nemmeno il male che ti sta causando. Perdonando concedi a te stesso la serenità. Se vuoi, anche facendoti aiutare, puoi trasformare la tua vita in una meraviglia. E’ così”.

Prosit!

photo controscuola.it – dialessandria.it – sono.es – jungitalia.it – ipermind.com – worshipmusic.co.kr – isamupsychologen.nl – conoscenzealconfine.it – igiornielenotti.it

Gotta? Consiglia di meno e rasserenati di più.

Chiamata un tempo la “malattia dei ricchi”, in quanto si colpevolizzava per la sua manifestazione un eccessivo consumo di carne, la Gotta è un disturbo molto fastidioso e doloroso.

Oggi sono parecchie le persone che ne soffrono e infatti l’alimentazione è differente rispetto a diversi anni fa. Mio padre stesso, poco più che sessantenne, mi racconta che quand’era bambino mangiava carne solo una volta alla settimana, quando andava bene, oppure ogni quindici giorni, mentre oggi tra pollo, bistecche, sughi, ripieni e salumi vari, il consumo di questo alimento, è quasi quotidiano per alcune persone.

le-proteine_diaporama_550

In realtà la colpevole non è solo la carne in sé ma l’eccessivo consumo di derivati animali quindi anche formaggi, latte, uova… prodotti che, se ingeriti troppo spesso, provocano diversi disturbi nel nostro organismo tra i quali appunto la Gotta. Un insieme esagerato di grassi e proteine che da utile diventa pericoloso.

17513

Fisiologicamente questa è un’infiammazione chiamata anche Artrite Gottosa dovuta da un sovraccarico degli acidi urici nel sangue e nei tessuti. I Reni non riescono ad espellerli del tutto, attraverso le urine, ed essi si depositano all’interno del nostro corpo. Solitamente la Gotta colpisce in principio l’alluce che simboleggia la nostra testa e la nostra mente ma è comunque un disturbo che, dal punto di vista psicosomatico rappresenta la Rabbia (infiammazione, dolore, rossore, calore), la Preoccupazione – Ansia (depositi che rimangono lì senza fluire come quando si rimugina troppo sulle cose, gonfiore) e il credere di essere gli unici a poter risolvere le situazioni… anche degli altri.

ecco-come-smettere-di-preoccuparsi-e-dormire-bene

Chi soffre di Gotta è infatti solitamente una persona che elargisce consigli a tutto andare con anche un modo di fare abbastanza imperativo. No, non è un dittatore ma qualsiasi motivo è un’ottima occasione per dire la propria e consigliare al meglio senza riflettere che chi sta davanti a lui ha già una sua vita e sicuramente anche un’età per poter decidere. Anche quando il consiglio non viene chiesto viene comunque offerto come se fosse la strada migliore da percorrere.

728px-give-advice-step-2-version-3

Fondamentalmente tale parere lo si dice perché si cerca di evitare il male a quella persona, lo scopo è buono, ma non ci si accorge di essere sovente un po’ eccessivi. In qualsiasi discorso troverà modo di insegnare al meglio.

Esempio:

Oggi vado in quel negozio là a comprare quella cosa lì

La risposta da parte di una di queste persone sarà – Mi raccomando passa da sotto perché se passi dalla strada di sopra ci metti due ore! -.

280_0_4170402_340215

Vi torna? Conoscete per caso qualcuno che soffre di questa malattia?

Sono tutte risposte dovute da un’insicurezza personale di fondo. E’ la persona stessa ad essere insicura e a ponderare bene che tutto vada per il meglio perché – …se non fai così chissà cosa potrebbe accadere e io poi mi preoccupo… -. Questo è il costante messaggio celato dalle loro parole. Il vivere in questo modo, inconsciamente, fa nascere e crescere la Rabbia (collegata al Fegato). Qualcosa dentro suggerisce che non si sta vivendo bene, non si sta vivendo appieno la vita godendo di serenità e libertà. Si è schiavi dei propri timori e questo fa arrabbiare perché ci si sente impotenti. Inoltre, visto che ho citato i Reni, i quali devono espellere tali urati, c’è di mezzo proprio la Paura che trova sede appunto in questi organi.

capire-gli-esami-del-sangue-profilo-renale

Chi soffre di Gotta dovrebbe quindi tranquillizzarsi e prendere la vita un po’ più come viene senza tanti problemi e tante paranoie. Questo non è più altruismo, è quasi uno schiavismo nel quale ci si infila senza nemmeno rendersene conto.

io

Bisognerebbe imparare a capire che non esiste solo il male ma soprattutto che gli altri non sono sempre sciocchi e sanno fare anch’essi le scelte migliori per il loro bene. Bisognerebbe tagliare un po’ con i moralismi e quei sermoni noiosi che durano ore e si ripetono in continuazione sullo stesso argomento.

Sciò…! Sciò…! – lasciamo spazio al “come viene, viene” e si vivrà decisamente meglio.

Prosit!

photo cure-naturali.it –  avisemiliaromagna.it – it.wikihow.com – salute-e-benessere.org – terapiaeconsulenza.it – forzasorridi.blogspot.com  – fotogallery.doctissimo.it

Aspettando la Bronchite

Quando ero bambina, ogni primavera, puntualmente, mi facevo una bella Bronchite.

Bambini-neve

Tutti gli anni, la mia famiglia, grazie ad un’anziana zia disponibile, cercava di farmi trascorrere qualche giorno sulla neve e, visto che vivevo e vivo tuttora al mare, anche per il periodo estivo si andava in montagna a respirare “l’aria buona” che mi avrebbe guarita.

Ariabuona146_02

In effetti, così facendo, sono sempre riusciti a tenere sotto controllo la mia amica Bronchitella che però, non mi ha mai abbandonata del tutto. Crescendo, mi accorsi che arrivava sempre a marzo ma mi limitavo a pensare al cambio stagione o a dire – Ho preso dal nonno! – anch’egli sofferente all’apparato respiratorio proprio come me.

marzo1peque

Una decina di anni fa però, le cose iniziarono a peggiorare nel senso che, la Bronchite, non si accontentava più di venire solo una volta all’anno bensì due. Marzo e ottobre erano i suoi mesi preferiti anche se, a volte, poteva sostituirli con aprile e settembre. Che fastidio! A parte la noiosa tosse e gli antibiotici che dovevo assolutamente prendere, era davvero deludente dover andare in giro coprendosi per non prendere aria quando in realtà faceva ancora un caldo incredibile e le mie amiche potevano sfoggiare i loro vestitini leggeri. Senza contare che fuori, il bel sole m’invitava ma io ero davvero mezza moribonda sul divano che nemmeno riuscivo a respirare.

BRONCHITE-1

No, le due volte annuali non mi andarono più bene. La signorina si era presa troppa confidenza, non la volevo più con me.

Grazie agli studi compiuti sapevo che era completamente inutile, e persin deleterio, maltrattarla o cercare di scacciarla. Poveretta, lei stava solo cercando di mandarmi un messaggio, ero io che non lo capivo e nemmeno mi ero mai messa di buzzo buono a cercar di comprenderlo.

Dovetti farlo e mettermi a studiare come una liceale. Bisogna innanzi tutto sapere che ogni affezione che colpisce l’apparato respiratorio è indice di tristezza. Qualsiasi. Poi, ovviamente, ognuna, dipanandola come una matassa di lana, avrà il suo opportuno significato ma, la tristezza, è assolutamente alla base.

377200_Illu_bronchi_lungs_68

La Bronchite è ovviamente un’infiammazione ai bronchi e alle loro mucose che, se non curata bene, può riportare seri danni ma non era dal punto di vista medico e fisico che volevo osservarla. Secondo le teorie alle quali mi affido la Bronchite è la paura dell’aggressività. E, in effetti, l’aggressività che si riceve e che spaventa rende tristi. Può però anche significare il sentirsi chiusi in un angolo e oppressi.

0-29095

Era proprio vero. Io ho sempre temuto l’aggressività nell’altro. Chi urla, chi alza la voce, chi è violento non l’ho mai sopportato più di tanto e, intimorendomi, mi sono sempre allontanata cercando di non incontrarlo mai più. Sarà a causa della mia anima Peace&Love ma, anziché combatterlo ed eventualmente farmi rispettare, con la coda tra le gambe, mi mettevo nel mio angolino senza essere capace di girarmi e attaccare a mia volta.

Aggressivo

Oh! Bene!” pensai. “E quindi? Cosa devo fare? Affrontare un pazzo psicopatico che mi ringhia contro come un leone inferocito e imparare a non temere nulla?”.

maxresdefault

L’Universo non ci permette, sotto un certo senso, di provare delle paure. E’ un po’ come se volesse che non ne provassimo e, inoltre, se si pensa che quell’aggressività era “non meritata”, viene da Lui tollerata ancora meno! Ossia, io, per paura di reagire e per paura di offendere mi facevo maltrattare mancandomi di rispetto io per la prima.

Eppure… “Come ti permetti tu di inveirmi contro a questo modo? Al massimo, se ho sbagliato qualcosa, me lo spieghi con calma e soprattutto rispettandomi!”. Già… la mia parte intrinseca avrebbe voluto proprio questo da me. “Ok“. Promisi per il mio bene, che mi sarei allenata a fare questo. E dovetti andare all’indietro con i miei studi. Esatto.

Perché ricevevo tale aggressività ad esempio? Le persone che ci circondano sono sempre uno specchio per noi e ci mostrano quelle parti nascoste che celiamo anche a noi stessi. Quindi io provavo rabbia dentro? Ebbene si. Una rabbia invisibile, latente, ma che era presente e forse proprio perché non ero in grado di farmi rispettare. Insomma, altro studio duro da compiere e poi cercare di migliorare. Che fatica.

Intanto il tempo passava, passavano i mesi e la mia Bronchite continuava a presentarsi perché mi stavo solo allenando mica ero guarita. Però, fin da subito, notai una netta differenza. Se prima, quando arrivava, mi durava quasi un mese, ora, in una settimana andava via e mi rimaneva solo qualche rimasuglio di tosse molto leggero e sopportabile.

Bene, ero contenta, questa nuova situazione mi dava la forza di andare avanti nel mio operato e mi faceva capire che ero sulla strada buona. Imparai col tempo a liberarmi della rabbia e, a fatica, imparai anche a rispondere a tono a chi lo meritava (perdonare non significa condonare), ad amare di più me stessa, fino ad arrivare ad avere un’energia così potente che, per un qualche magico e inspiegabile meccanismo, quelle persone non si permettevano più di trattarmi come una pezzente bensì avevano addirittura quasi timore di me e quando mi parlavano, abbassavano lo sguardo. Davvero! Vi sto dicendo la verità!

Ero al settimo cielo e il sentirmi così bene e così forte ha contribuito a farmi stare ancora meglio però… nonostante tutto, a marzo e a ottobre…. Eccola, arrivava.

Ma perché?” mi dicevo. “Ho fatto tutto quello che dovevo fare. Ho capito il messaggio e l’ho svolto come andava fatto. Perché continui a infastidirmi, cosa ho sbagliato, cosa ancora non riesco a vedere?!”.

La risposta mi arrivò immediatamente, così chiara e lampante, che mi detti della stupida. Era ovvio che tornasse… io l’aspettavo! Certo! Dopo una vita intera, abituata a ricevere Signora Bronchite tutti gli anni in quei precisi mesi, anche se inconsciamente, io l’aspettavo.

A febbraio sapevo che a marzo sarei stata a letto e mi segnavo già il numero della Dottoressa appeso al frigo! Se mio marito avesse gradito andare in vacanza dopo l’afosa estate, di certo non si programmavano quei giorni in ottobre, sapevo già che avrei avuto la Bronchite, era meglio che me ne stavo a casa buona e saremmo andati a novembre. Capite? Mica lo facevo apposta, tutto arrivava in automatico. Ecco cosa non avevo capito! Ecco il tassello che mi mancava! Con il mio stesso pensiero, quella Bronchite, la stavo sviluppando io stessa. Che ci crediate o no, quando ho smesso di aspettarla, non è più venuta.

agenda

In tre anni, è arrivata solo 2 volte anziché 6. Un bel risultato vero? E’ stata dura ma ce l’ho fatta.

240_F_89291216_qtQ7MDvJUty9PtJP2FTcIiQZKalnpNNV

Il numero della Dottoressa doveva continuare a rimanere nel dimenticatoio, a fine settembre/primi di ottobre sono andata in vacanza, insomma, un passo per volta, ma mi sono forzata di non pensare più a lei. Ora staremo a vedere come andrà quest’anno a inizio autunno ma…. Perbacco, non dovrei neanche dirlo, non devo proprio pensarci. E comunque a marzo non mi è venuta. Potrebbe essere il mio primo intero anno senza. Vabbè, cambiamo discorso che devo distogliere la mente da lei.

Prosit!

photo world-ofdesire.blogspot.com – meteoweb.eu – wikipremed.com – donna.nanopress.com – almhaus.it – psicologoweb.net – ariannaeditrice.it – radiodjamar.blogspot.com – mamma risparmia.altervista.org – fotolia.com

Acufene – un messaggio che devi tradurre

Mi è capitato di scoprire ultimamente che numerose persone soffrono di un disturbo davvero sgradevole all’orecchio chiamato Acufene. Un disturbo conosciuto ma un tempo se ne sentiva parlare di meno.

Tinnitus

Innanzi tutto, in medicina, cos’è l’Acufene (chiamato anche, dal latino, Tinnitus)? Questa disfunzione, se così si può dire, in quanto sarebbe meglio definirla “condizione”, non è propriamente considerata una malattia e si tratta dell’udire, abbastanza costantemente all’interno dell’orecchio, dei rumori come fischi, o ronzii, o brusii che infastidiscono molto e causano una sorta di stress e una conduzione spiacevole della propria quotidianità.

Tinnitus-2

Le cause possono essere diverse e purtroppo, a volte, non si trova una cura efficace.

Come già sai però, in questo blog, si parla in modo diverso, prettamente psicosomatico, dei disturbi che ci colpiscono e quindi andiamo a capire il significato del messaggio che questa fastidiosa condizione ci vuole comunicare.

Pare infatti essere, per gli esperti di Medicine Alternative, un avvertimento che indica l’essere troppo sotto pressione nei confronti di quello che ci siamo obbligati o ci hanno obbligato a fare.

2371955086_db4e20d4f9_z

Come vedi, si capisce subito che, anche qui dietro, c’è la paura.

La paura di non riuscire a raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato, la paura di non farcela, o di fallire. Il peso della responsabilità che senti. La preoccupazione di non risultare il migliore, di non arrivare a fine mese con lo stipendio, di non sentirti libero. Le motivazioni possono essere infinite. Devi andare avanti, contro tutto e tutti pur di riuscire nella vita, nel lavoro, e spesso ti ritrovi anche a soffocare emozioni e sensazioni pur di non cedere. Ecco che ciò che hai deciso di occultare e reprimere dentro di te, in correlazione con l’inconscio (parte della nostra mente), si immette in un canale interno (quello uditivo) e ci parla con la sua vocina (Acufene) a modo suo.

lacrima-

Cosa ti sta dicendo la tua vera natura? In quel – bzzzzzz… bzzz… bzzz… fiiii…. fiiii… fiiii…. sshssshsssssh…. –  che percepisci, la traduzione è: – Ehi! Guarda che tu hai provato a sopprimermi ma io ci sono! Esisto! Faccio parte di te! Sono la natura che ti ha creato e alla quale appartieni! – si, perché non sono i soldi, il lavoro, le preoccupazioni familiari, la fama, le responsabilità manageriali che alla nostra natura interessano, a lei non può fregargliene di meno di tutto questo, lei vede solo che ti stai “ammazzando” per un qualcosa che è importante per la società in cui vivi, per una tua dignità, per una tua ambizione, per un tuo dovere morale, ma non per lei, ne’ per il tuo benessere.

E così ti parla, nella sua lingua incomprensibile e tu, non capendo, vai avanti per la tua strada.

I rumori che senti ti impediscono di udire altre cose molto importanti e addirittura, quando l’Acufene si aggrava, può persino portare alla sordità. Quasi come avere la testa nell’ovatta e non sentire più. Dovresti infatti chiederti cosa in realtà non vorresti più sentire, o meglio, cosa il tuo benessere non vorrebbe più sentire e cosa invece non stai ascoltando tu.

tumblr_mztwphfeEW1s3tqauo1_1280

Tu purtroppo, non stai dando ascolto alla tua stanchezza, allo spossamento che hai dentro. Le persone che soffrono di Acufene infatti, difficilmente si sentono l’animo libero e leggero e possono soffrire anche di altri disturbi connessi come: l’insonnia, l’ansia, bruciori di stomaco, mal di gola, respiro irregolare, labirintite. Assieme all’Acufene possono presentarsi anche le vertigini, in casi gravi, e il disturbo prende così il nome di “Sindrome di Ménière”.

Tutto ciò che è collegato al nostro orecchio, inoltre, è collegato al nostro equilibrio, un equilibrio sia fisico che mentale e, se la nostra bilancia pende più da una parte che dall’altra, si vive in assoluto disequilibrio tant’è che si dà importanza più a determinate cose che ad altre a nostro discapito.

Balance Heart And Mind

Le orecchie, come ti avevo riferito in questo post qui https://prositvita.wordpress.com/2015/08/10/parliamo-ancora-della-connessione-tra-reni-e-orecchie-ma-oggi-di-mezzo-ce-anche-il-cuore/ (ti chiedo scusa ma wordpress da qualche mese si rifiuta di farmi linkare in modo diverso) sono collegate anche al cuore (sede della Passione e di come si affronta la vita) ma soprattutto sono collegate ai reni sede della nostra vitalità e dell’emozione Paura.

Come afferma la Dott.ssa Claudia Rainville, studiosa di Metamedicina che spesso ti ho nominato, chi soffre di Acufene è però anche molto coraggioso e, attraverso i miei studi, ho potuto appurare che è vero. Ci vuole infatti coraggio per affrontare la vita in questo modo e per trattenere, pur sbagliando, determinate emozioni. Chi soffre di questo disturbo è di solito molto responsabile e si fa carico di pesi insopportabili per molti. Riesce a dirigere grandi aziende, o grandi famiglie, senza chiedere mai aiuto a nessuno anzi, è sempre circondato da persone che si appoggiano molto a lui/lei. Non conosce la pigrizia in certi settori e non manifesta il suo dolore o lo fa molto poco. Autolesionandosi però.

L’Acufene ti sta dicendo tutto questo in quel baccano che senti. L’Acufene ti sta consigliando di lasciar andare, di “sbattertene di più le balle” come si dice.

Di pensare meno all’apparenza o a quello che gli altri possono pensare di te. Fregatene di essere il migliore in quel campo, cerca di essere il migliore per te stesso. Cerca la leggerezza, la beatitudine. Affidati alla vita, all’Universo, con fede. Staccati dalle responsabilità e dalle questioni che ti opprimono e non trattenere ne’ i sentimenti, ne’ le emozioni. Non aver paura di scoprirti, di renderti vulnerabile, abbassa lo scudo.

earwax

Dissetati di serenità e non mentire a te stesso. Se soffri di Acufene, non sei sereno. Non fare il sordo che non vuol sentire!

Ti auguro una buona traduzione.

Prosit!

photo tinnitushomeremedies.org – emergela.org – oldeconomy.org – adolescienza.it – lucreziabeha.tumblr.com – nicolettacinotti.net – datingasociopath.com – salute.robadadonne.it – 100salute.it –

Mughetto nei Bimbi – Forse si può Prevenire… con Baci e Amore

Siamo nel periodo della Rinascita, la stagione della Primavera che risveglia il mondo e anche noi stessi. Sembra impossibile ma alcune persone è come se davvero tornassero a vivere per la seconda volta, dopo aver passato momenti bui che li hanno messi di fronte al dover rivedere tutta la loro vita per modificarla al meglio. Queste persone le considero degli Eroi e il loro atteggiamento fa davvero pensare ad un piccolo neonato che viene alla luce. Come lui hanno dei bisogni, come lui piangono spesso per chiedere e, come lui, provano nuove emozioni.

Immaginare una piccola nuova vita mi ha portato con la mente ad uno dei problemini più consueti al quale andiamo incontro una volta nati nonostante sia un inestetismo che può colpire a qualsiasi età.

medicinanaturale.pro

Si tratta di un fungo che può intaccare diverse zone del nostro corpo conosciuto anche come Candida Albicans ma comunemente chiamato Mughetto.

greenstyle.it

Immagino lo conosciate tutti. Esso è davvero fastidioso e causa irritazione soprattutto nel cavo orale per quel che riguarda i neonati.

Ed è su di loro che oggi ci concentreremo.

Alcuni tipi di funghi vivono costantemente con noi e nel nostro organismo così come germi e batteri ma, quando il nostro apparato immunitario si indebolisce, o nel caso dei neonati non è ancora forte ed equilibrato, questi “nemici” possono prendere il sopravvento e recare danni.

Oggi il Mughetto si tratta e si sconfigge abbastanza facilmente grazie alla moderna Medicina e utilizzando in principal modo un prodotto chiamato Miele Rosato, vale a dire un rimedio considerato naturale in grado anche di donare sollievo ai dolori gengivali molto frequenti nei piccoli. Il suo essere antinfiammatorio, oltre che emolliente e dermo-protettore, migliora nettamente la condizione della bocca e sconfigge l’ospite indesiderato.

Ma, al di là del fatto che si possono avere anticorpi indeboliti o inferiori numericamente, qual’ è la visione psicosomatica nei confronti del Mughetto? Perché questo fungo è riuscito a renderci sue vittime? Sapete bene che alcune filosofie non guardano soltanto la motivazione fisiologica ma soprattutto quella emozionale e io, prendendo percentuali sia da una che dall’altra, ve le racconto entrambe.

Pare infatti che questo fastidioso avversario riesca a far di noi ciò che vuole quando proviamo una carenza d’affetto.

salute.bio

Può ovviamente trattarsi di una carenza d’affetto impercettibile, soprattutto per noi adulti, ma molto significativa invece per un bambino appena nato e che vede la vita “a modo suo”. Anche solo il fatto di non riuscire come meglio vorrebbe nella poppata potrebbe essere per lui: mancanza d’affetto.

alfemminile.com

Il sopportare la fame, il non poter rimanere attaccato al seno quanto vuole, il latte che non si rivela di suo gradimento, poppate poco tranquille… (tutte cose che, all’interno del ventre materno ovviamente non esistevano), i motivi possono essere mille e, come ripeto, non percepibili da noi che stiamo cercando di fare tutto per il meglio.

Addirittura quando il Mughetto colpisce in età più avanzata, vale a dire in bambini più grandicelli, può essere una vera e propria esigenza di baci.

youmedia.fanpage.it

Vi torna? Vi racconto la mia esperienza personale.

Sono una madre abbastanza “appiccicosa”, fisicamente, nei confronti dei miei figli ma, in questo particolare argomento mi riferisco al maschietto in quanto è biologicamente mio, mentre la femminuccia non l’ho partorita ne’ allattata al seno. Lui è stato sbaciucchiato praticamente da quando è venuto al mondo, e ancora oggi lo è, nonostante a volte mi spedisca via soprattutto quando, ora ragazzo, è davanti ai suoi amici (quanto mi diverto!).

Il Mughetto in età scolare, infatti, non lo ha mai colpito ma si è impossessato di lui invece quando aveva pochi giorni di vita. In effetti io, oltre ad aver avuto una specie di crisi post-partum anche se lieve, in quanto il mio parto è stato un trauma (un giorno forse ve lo racconterò), non avevo latte. Quel poco che c’era faticava ad uscire e, una volta uscito, non era sostanzioso per niente. Mio figlio ha passato i suoi primi giorni su questo pianeta piangendo in continuazione: aveva fame. Abbiamo dovuto subito quindi fare l’aggiunta di latte artificiale.

Il cibo è un grande sostituto dell’affetto e questo lo si può vedere anche nelle persone adulte. La mia personale esperienza insomma si addice a quello che la psicosomatica afferma e, nonostante tutte le altre motivazioni fisiche o esterne, penso che sapere queste nozioni possa essere un aiuto in più.

piattaformainfanzia.org

La mancanza d’affetto può emergere attraverso tanti sintomi, non a tutti viene il Mughetto, ma questa è sicuramente tra le infiammazioni più comuni.

L’affetto è il sale della nostra vita, la linfa vitale che non può mancare e, la sua assenza, anche se non voluta, può provocare disagi persino fisici. – Una mancanza d’affetto, che si protrae per anni, può creare davvero grossi danni -, fa anche rima! Naturalmente non siamo mai stati educati a pensarla anche a questo modo perciò possiamo non rendercene conto, o credere che al massimo questo può formare disguidi solo psicologici. Non è così, come spesso vi ho spiegato, le emozioni si concretizzano divenendo anche fisiche. La cosa importante è che, osservando questo lato della situazione, si può andare alla sorgente, al contrario di quello che fa solitamente la Medicina Tradizionale che invece cura alla fonte. Ancor grazie per carità! Ci ha regalato rimedi di infinita grandezza ma purtroppo non sempre riesce a prevenire o comunque ad evitare che il disturbo si rifaccia vivo. Per questo di ogni Medicina o Filosofia bisogna saper cogliere il giusto settore. Modificando il pensiero che crea tale inconveniente, partendo quindi a monte, possiamo evitare che esso torni, capendone l’avviso e rispondendo adeguatamente. Come dice Claudia Rainville, esperta di Metamedicina, termine che significa “al di là della medicina”, ogni sintomo è un messaggio.

Prosit!

photo alfemminile.com – greenstyle.it – medicinanaturale.pro – piattaformainfanzia.org – salute.bio – youmedia.fanpage.it

Il Creatore è Vivo

Ieri sera una persona a me vicina ha deciso di affidarmi un lavoro da fare. E’ un lavoro molto bello, si tratta di scrivere (anche) e a me scrivere piace parecchio.

internazionale.it

Questa persona ha affidato a me il compito perché, in questo momento, è impegnato nella realizzazione di diversi progetti e non vuole venir meno a nessuno dei suoi impegni. Quando mi ha consegnato il lavoro da fare, correlato di tutta la documentazione necessaria, lo ha fatto con un certo senso liberatorio non perché quel lavoro gli desse fastidio ma perché fortunatamente aveva trovato quello di cui aveva bisogno; un cooperatore. Aveva si la serenità, ma cosa trapelava da lui era quel sospiro come chi corre a cercare riparo e, finalmente, lo trova dietro ad un angolo. Il tanto sperato nascondiglio. Aveva si la tranquillità, di aver trovato qualcuno di cui fidarsi, ben disposto a fare le sue veci ma, ciò che stava emanando nell’Universo, se potessimo tradurlo sotto forma di frasi, potrebbe essere – Ah! Meno male! Finalmente ti ho trovata! -, – Oh! Che fortuna, grazie al cielo! Così almeno riesco… -.

Sono frasi gentili queste, piene di gratitudine e speranza ma… sono sbagliate. No, non dico che sono sbagliate la gratitudine e la speranza come emozioni provate ma, queste possiamo dedicarle, a chi merita, in altri modi. E’ sbagliato il messaggio che viene tirato fuori. E’ come dire “sono stato fortunato, dal cielo mi è capitata questa grazia!”. No, non è così.

Colui che mi ha assegnato questo lavoro è (pur non sapendolo) un Creatore. E’ un Creatore perché crea.

popsci.it

E’ partito da dei sogni e oggi è un realizzatore di questi sogni. Naturalmente, essendo che nell’Universo c’è in realtà ricchezza e abbondanza per tutti, questo dicono le filosofie alle quali io credo, è ovvio che le sue creazioni si moltiplicano sempre di più. Ora, dobbiamo imparare a vedere questo Creatore come una pianta. La Pianta Madre.

giardinaggio.net

Essa può dare dei frutti e può dare anche delle talee. Da esse si svilupperanno i suoi figli. E’ una cosa ovvia. Normale.

giardino-piante-fiori.lacasagiusta.it

Il Creatore è come una pianta e non deve ritenersi fortunato perché grazie a chissacchè, ha trovato chi prende il suo posto, e fa ciò che dovrebbe fare lui. Deve trasformare questo input in – Bello! Io creo, realizzo sogni, realizzo aiutanti che mi stanno vicino, che a loro volta realizzeranno altri aiutanti e così via! -, – Sono stato bravo! Grazie alla mia creazione, al mio edificare, ho permesso ad altri di creare a loro volta! -.

Vedete, chi non crea, e chi ancor prima non sogna, è un po’ come se fosse destinato ad essere un servo. Non vedete il termine come offensivo. Servo, vale a dire servire (ed è il più nobile dei mestieri ma, in questo caso, si decodifica in modo diverso). Serve altri perché non ha progetti suoi da realizzare nemmeno metaforicamente. Il sogno tiene vivi. Attraverso esso si possono pianificare mille e ancora mille cose e plasmarle poi, fosse anche solo con la mente.

it.advfn.com

Il mio Creatore è riuscito a farlo anche dal punto di vista fisico e concreto e oggi, sta dando vita ad altri lavori e quindi ad altri figli che un domani saranno come lui. Perché la Creatività è il sale della vita. Senza di essa non si può vivere. E non è retorica.

Creare permette di creare! Permette un movimento e il movimento è vita! Sempre!

Mandando nell’Universo le prime frasi che ho scritto come esempio, si manda un messaggio o un’emozione come di umile risorsa. Il ringraziamento di illusione che illusione più non è. E’ buono, sono sentimenti validi, lo ripeto, ma li completeremo più decisivi in un secondo momento. Nelle frasi successive invece, quello che si emana è un sentimento di piena soddisfazione, di complimento nei propri confronti, di ammirazione verso se stessi ed essendo ciò che trapelerà da noi, automaticamente ce ne circonderemo.

trova-eventi.it

Questo significa che riceveremo nei momenti futuri altrettanta soddisfazione, altri complimenti e tanta ammirazione per molte cose diverse.

Ritornando al discorso della gratitudine che non deve mai mancare e della speranza, la situazione è molto più comprensibile di quello che crediamo. Basterà semplicemente ringraziare. Ringraziare, ringraziare, ringraziare.

tripadvisor.it

Quante volte ringraziate durante la vostra giornata? No, non dico persone. Quante volte ringraziate la vita, le forze universali, le energie che ci circondano e persino voi stessi? Io non posso saperlo ma sono quasi certa che la maggior parte di voi lo fa poche volte. Fatelo sempre, fatelo di più, non sapete che potenza che ha la parola – Grazie! – e l’emozione che da lei ne scaturisce.

E la speranza. Ve l’ho già detto in passato. E’ bellissima. E’ un sentimento peraltro così poetico. Ma la speranza dev’essere condita! Non potete emanare solo speranza altrimenti riceverete solo… speranza! Cioè il nulla. Un miraggio. Arricchitela di certezza. E’ un controsenso non vi pare? Il fatto è che, la speranza, si sposa bene con l’educazione ma non ha nulla a che vedere con le famosi, ormai così si chiamano – Leggi dell’Attrazione – che esigono “pretese”. Chiedi e ti sarà dato… diceva qualcuno…

E’ difficile da rendere concreto ma è molto semplice dal punto di vista teorico. L’importante è che s’impari a capire che non è solo fortuna quella che ci gira attorno. Noi siamo gli artefici del nostro vivere. E quando ci capita qualcosa di bello e appagante come nel caso del mio Creatore, non resta che complimentarsi tra sé e sé. Questo significa amarsi. E amare se stessi è alla base del nostro benessere.

Prosit!

p.s.= Ringrazio per lo spunto di questo articolo Salvatore Brizzi esperto di Alchimia Trasformativa e il suo libro – Alchimia Contemporanea -, mia mamma e naturalmente il mio Creatore che si è sentito decisamente bene quando abbiamo affrontato questo discorso, gli si è persino stappato il naso e ora non ha più il raffreddore.

photo giardinaggio.net – giardino-piante-fiori.lacasagiusta.it – internazionale.it – advfn.com – popsci.it – tripadvisor.it – trova-eventi.it

Manualità e Cognizione – Le strane richieste che non comprendiamo

Come spesso vi ho detto il nostro corpo e la nostra mente sono un tutt’uno assieme alla nostra parte spirituale nella quale risiedono anche emozioni e sensazioni.

psicosomatica

La parola psiche, che oggi intendiamo come l’insieme delle funzioni cerebrali ed emotive dell’individuo, deriva in realtà dal termine greco psyché che sta a significare anima, spirito o, ancor meglio, quel soffio vitale che ci permette di esistere. Teorizzato più avanti da Aristotele, questo termine, prese il senso di “forma” inteso come forma vitale prettamente corporea mentre, più avanti ancora, con Cartesio, assunse il nuovo significato, più ampio, di Divinità all’interno dell’uomo. Parte Divina di esso. Tutto questo per spiegarvi come si è sempre andati alla ricerca di una definizione che illuminasse sulla totalità dell’essere umano, come tale parola sia stata da sempre molto considerata cercando di fornire per essa una valida spiegazione che rappresentasse l’individuo, nel suo più ampio concetto, attraverso mutamenti dello stesso significato, per arrivare comunque ad un’unica conclusione, in un modo o nell’altro, ossia: il tutto. L’uomo. Il suo insieme. Anima – Corpo – Mente. E oggi, questo insieme, lo chiamo all’appello per spiegarvi un criterio che ritengo molto importante. L’ Anima, è la nostra fonte d’energia e, anche se spesso bloccata dal nostro pensiero, sa già, meglio di noi stessi, cosa deve fare, come deve agire, come deve sentire. Percepisce e non sbaglia mai. Parlerò quindi sicuramente di lei in futuro ma, per questo articolo, mi servono gli altri due componenti del triangolo perfetto cioè la Mente e il Corpo. Vi spiego subito il perché. Essi devono andare di pari passo. Costantemente. Mi riferisco al fatto che, se non li facciamo “vivere”, in senso olistico, ambedue alla stessa maniera, con la stessa intensità, potremmo avere scompensi, anche seri, che ci regaleranno malesseri di varia origine. Ci sono due tipologie di persone che ben rappresentano ciò che intendo dire:

quelle che svolgono un mestiere manuale ma in modo contenuto devono utilizzare il loro lato cognitivo

quelle invece che eseguono una professione prevalentemente mentale nella quale non viene mai richiesto uno sforzo fisico

Pare impossibile ma molte persone svolgono la loro esistenza, giorno dopo giorno, solo ed esclusivamente verso uno dei due modelli di vita, senza preoccuparsi assolutamente dell’altro. Conosco individui, bravissimi muratori ad esempio, che finite le loro ore lavorative, come a non essere contenti, si dedicano ulteriormente all’attività fisica. Questo è un bene, fare sport è molto salutare soprattutto se svolto all’aria aperta e, apre le menti. Aggiungerei però a tutto questo anche un po’ di sana e istruttiva teoria. Non perché essi siano ignoranti, intendiamoci subito ma, un passatempo come ad esempio la lettura, o la pittura, o il canto, o la scrittura (lavorando esclusivamente di fantasia), permetterebbe loro di evadere dalla quotidianità e dall’eventuale essere troppo fissati dall’aspetto materiale e concreto.

come-dipingere-in-stile-astratto_5ad6232cc7b9b01eca920af2841f1077

Una meccanicità che, andando avanti, chiude le frontiere anziché abbatterle. Soffoca il lato spirituale, creativo, emotivo. Opprime la scintilla della sana follia. Far lavorare anche la mente non potrà che giovare. Al contrario, e questo penso sia ancora peggio, ci sono persone che, dal mattino quando si alzano alla sera quando vanno a dormire, fanno lavorare (e stancare) solo la mente, mentre il fisico, rimane lì, tutto il giorno raggomitolato su se stesso, magari davanti al monitor di un computer, senza mai potersi esibire in tutte le sue performances.

legno incisioni

Sbagliatissimo. Dopo un po’ di tempo inizierà sicuramente a lamentarsi. I vostri organi, i vostri tessuti, i vostri arti, richiederanno ciò che spetta loro di diritto. Tempo fa conobbi un uomo che svolgeva appunto un lavoro completamente sedentario. Essendo in proprio, faceva il massimo per poter rendere la sua professione redditizia e spesso, si ritrovava al telefono con qualche cliente anche a tarda sera. Ad un certo punto della sua vita, il cuore iniziò a presentargli davanti quelli che lui definì “dei problemi”. Secondo quest’uomo, il suo cuore non funzionava più bene. Ogni tanto perdeva un colpo, altre volte invece, batteva acceleratamente causandogli una fastidiosa tachicardia. Spaventato quest’uomo andò immediatamente a fare tutti i controlli necessari ma, ogni medico che lo visitava non riscontrava nulla di anomalo e come terapia si sentiva sempre ripetere la stessa solfa – Si rilassi, si diverta, faccia dello sport -. Visite, prove di sforzo, analisi, esami, tutto diceva che il suo cuore era in perfetta forma. Ma allora perché danzava nel petto in quel modo così sconfusionato? “Come faccio a fare sport se il mio cuore non palpita nel modo giusto! Potrebbe venirmi un infarto! Come faccio a tranquillizzarmi quando forse ho una malformazione al muscolo cardiaco!” si diceva il signore. I medici invece, non avevano per niente sbagliato diagnosi, avevano ragione e quel cuore stava semplicemente implorando a modo suo che avrebbe voluto ballare! Avrebbe voluto muoversi, scoppiare, saltare fuori dal quel petto che lo opprimeva immobile ogni giorno! Quel cuore stava fremendo! Non ce la faceva più a passare le ore seduto ad una scrivania e poi coricato in un letto e poi di nuovo seduto alla stessa scrivania e di nuovo coricato nello stesso letto. Ogni dì. “Io sono il Cuore! Ti rendi conto?! Sono il Re di tutta questa struttura, come puoi permetterti di tenermi imprigionato così! Adesso ti faccio vedere io!” urlava quel magico organo grande quanto un pugno ma, tutto quello che l’uomo sentiva era solo un “Tum, tutum… tu, tu, tum… tuuuuum….” disordinato e fuori tempo.

96491

Non riusciva a decodificare quel messaggio. E ancor grazie che almeno comunque lo sentiva! Ebbene si cari amici, perché vedete, il cuore palpita ma gli altri organi, non emettono alcun rumore invece. Soffrono in silenzio e, il momento in cui riuscite a “sentirli” e assumono una certa importanza nella vostra vita, è quando il problema è già sorto. Il disturbo principale dell’uomo infatti non era collegato solo al cuore ma anche ai reni che sono strettamente correlati all’organo propulsore come già vi avevo spiegato QUI. Nulla di grave fortunatamente ma, anche i suoi reni, stavano soffrendo. Erano spenti, tristi… sovraccaricati dalla paura della quale ne sono la sede. La paura di non avere abbastanza soldi a fine mese. La paura che lo faceva stare anche dopo cena attaccato al telefono con la speranza di accaparrare qualche nuovo cliente o di soddisfarlo al meglio per non perderlo e regalarlo alla concorrenza. La paura di non riuscire a soddisfare economicamente tutti gli eventuali bisogni. I reni inoltre, sono il contenitore della vitalità che, nel caso di quest’uomo, era pari allo zero. Oggi, questo signore, continua a fare il suo lavoro di sempre avendo ridotto però le ore di attività. Si concede una passeggiata sulla spiaggia all’alba due volte alla settimana assieme ad un cagnetto che è andato a prendersi al canile del suo paese e, ogni tre giorni, in casa, fa esercizio fisico per mezz’ora.

esercizi-da-fare-in-spiaggia_ffc9b5be95304b2ad0c6ded87262b74f

In più, tutte le mattine e tutte le sere, sul suo terrazzo, esegue una particolare respirazione che è alla base del benessere. Durante il week end infine, mentre prima lavorava, ora si dirige alla scoperta di sentieri montani, camminando per molto tempo a contatto della natura. Il suo cuore non si è più fatto sentire con toni sgradevoli, tranne una volta, quando, a causa di problemi di salute del padre egli non ha potuto svolgere per parecchi giorni le sue nuove attività dinamiche. Il suo cuore, che si era abituato bene, si è subito risentito, ma è bastata una promessa, in seguito mantenuta, a riportare il tutto alla normalità. Ora, quell’uomo è un uomo nuovo. Non possiamo pensare che solo una parte di noi debba lavorare, stancarsi, divertirsi, soffrire ogni giorno. Tutto ciò di cui siamo fatti deve vivere. Deve avere il suo spazio. Così come nutriamo ogni giorno il nostro organismo con alimenti che cuciniamo e poi mangiamo, allo stesso modo dobbiamo saziare la nostra mente, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre emozioni con l’evasione, la creatività, l’attività fisica, la meditazione, la respirazione, il prendersi cura di noi stessi. Persino con lo sforzo, con la fatica, che vengono definiti così solo dalle nostre barriere e dai nostri limiti in realtà inesistenti. Il corpo deve muoversi così come la mente, viaggiando in luoghi sconosciuti e immensi. Lasciamo che ogni tanto, una nostra parte, possa riposare e facciamo lavorare l’altra che non deve intorpidirsi, rattrappirsi, indebolirsi. Se una parte di noi non viene usata, il sangue che passa al suo interno sarà pochissimo e il sangue si sa, è fonte di vita, di nutrimento, di rinnovamento! Solo così ci sarà armonia e benessere in noi.

Prosit!

photo esseresani.pianetadonna.it – radiogoldfabriano.blogspot.com – nonsolocultura.studenti.it – amando.it – zoneriflesse.it