Gotta? Consiglia di meno e rasserenati di più.

Chiamata un tempo la “malattia dei ricchi”, in quanto si colpevolizzava per la sua manifestazione un eccessivo consumo di carne, la Gotta è un disturbo molto fastidioso e doloroso.

Oggi sono parecchie le persone che ne soffrono e infatti l’alimentazione è differente rispetto a diversi anni fa. Mio padre stesso, poco più che sessantenne, mi racconta che quand’era bambino mangiava carne solo una volta alla settimana, quando andava bene, oppure ogni quindici giorni, mentre oggi tra pollo, bistecche, sughi, ripieni e salumi vari, il consumo di questo alimento, è quasi quotidiano per alcune persone.

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In realtà la colpevole non è solo la carne in sé ma l’eccessivo consumo di derivati animali quindi anche formaggi, latte, uova… prodotti che, se ingeriti troppo spesso, provocano diversi disturbi nel nostro organismo tra i quali appunto la Gotta. Un insieme esagerato di grassi e proteine che da utile diventa pericoloso.

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Fisiologicamente questa è un’infiammazione chiamata anche Artrite Gottosa dovuta da un sovraccarico degli acidi urici nel sangue e nei tessuti. I Reni non riescono ad espellerli del tutto, attraverso le urine, ed essi si depositano all’interno del nostro corpo. Solitamente la Gotta colpisce in principio l’alluce che simboleggia la nostra testa e la nostra mente ma è comunque un disturbo che, dal punto di vista psicosomatico rappresenta la Rabbia (infiammazione, dolore, rossore, calore), la Preoccupazione – Ansia (depositi che rimangono lì senza fluire come quando si rimugina troppo sulle cose, gonfiore) e il credere di essere gli unici a poter risolvere le situazioni… anche degli altri.

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Chi soffre di Gotta è infatti solitamente una persona che elargisce consigli a tutto andare con anche un modo di fare abbastanza imperativo. No, non è un dittatore ma qualsiasi motivo è un’ottima occasione per dire la propria e consigliare al meglio senza riflettere che chi sta davanti a lui ha già una sua vita e sicuramente anche un’età per poter decidere. Anche quando il consiglio non viene chiesto viene comunque offerto come se fosse la strada migliore da percorrere.

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Fondamentalmente tale parere lo si dice perché si cerca di evitare il male a quella persona, lo scopo è buono, ma non ci si accorge di essere sovente un po’ eccessivi. In qualsiasi discorso troverà modo di insegnare al meglio.

Esempio:

Oggi vado in quel negozio là a comprare quella cosa lì

La risposta da parte di una di queste persone sarà – Mi raccomando passa da sotto perché se passi dalla strada di sopra ci metti due ore! -.

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Vi torna? Conoscete per caso qualcuno che soffre di questa malattia?

Sono tutte risposte dovute da un’insicurezza personale di fondo. E’ la persona stessa ad essere insicura e a ponderare bene che tutto vada per il meglio perché – …se non fai così chissà cosa potrebbe accadere e io poi mi preoccupo… -. Questo è il costante messaggio celato dalle loro parole. Il vivere in questo modo, inconsciamente, fa nascere e crescere la Rabbia (collegata al Fegato). Qualcosa dentro suggerisce che non si sta vivendo bene, non si sta vivendo appieno la vita godendo di serenità e libertà. Si è schiavi dei propri timori e questo fa arrabbiare perché ci si sente impotenti. Inoltre, visto che ho citato i Reni, i quali devono espellere tali urati, c’è di mezzo proprio la Paura che trova sede appunto in questi organi.

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Chi soffre di Gotta dovrebbe quindi tranquillizzarsi e prendere la vita un po’ più come viene senza tanti problemi e tante paranoie. Questo non è più altruismo, è quasi uno schiavismo nel quale ci si infila senza nemmeno rendersene conto.

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Bisognerebbe imparare a capire che non esiste solo il male ma soprattutto che gli altri non sono sempre sciocchi e sanno fare anch’essi le scelte migliori per il loro bene. Bisognerebbe tagliare un po’ con i moralismi e quei sermoni noiosi che durano ore e si ripetono in continuazione sullo stesso argomento.

Sciò…! Sciò…! – lasciamo spazio al “come viene, viene” e si vivrà decisamente meglio.

Prosit!

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Il Migliore di tutto il Mondo!

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E’ mattina. Voi siete ancora nel letto che state dormendo. La vostra sveglia non ha ancora suonato. I minuti passano, tra poco trillerà. E infatti, ecco che la vostra melodia preferita, dal momento che in parecchi ormai la sveglia la programmano attraverso il cellulare, vi fa smuovere dalla vostra dormita.

Iniziate a far traballare le palpebre, il vostro cervello inizia a riflettere più approfonditamente, vi spostate con le spalle, allungate una mano e “click!”, fate smettere quel suono, la maggior parte delle volte poco amato.

E’ ora di alzarsi. Di scendere dal letto. C’è chi lo fa di scatto perché dopo la sveglia si è nuovamente appisolato, chi lo fa sereno dopo essersi stiracchiato un po’, chi lo fa arrabbiato, chi da felice ma, tutti quanti, appena svegli avete un pensiero.

E qual’ è il vostro? Al di là di ricordare tutte le cose che dovrete fare quel giorno, al di la di ascoltare se va tutto bene in voi, al di la di scegliere se far prima colazione o lavarsi, al di la del cercar di capire se fuori piove o c’è il sole. Prima. Prima ancora. Pensateci.

Qualsiasi sia il vostro pensiero sono sicura che per il 90% di voi è quello “errato”, passatemi il termine. E’ tanto il 90%, tantissimo, infatti spero di sbagliare. Ma non credo purtroppo. E non lo credo, non perché son convinta di essere superiore, ma per il semplice fatto che non ci hanno educato al pensiero che mi piace definire “esatto”.

Siamo figli dell’educazione che abbiamo ricevuto. Un’educazione dataci non solo dai genitori ma dalla società stessa. Siamo figli della nostra cultura, di ciò che ascoltiamo, di ciò che viviamo. Delle nostre esperienze. E dubito fortemente che per la maggior parte di noi, l’educazione abbia insegnato alcuni valori. Ebbene, vediamo quindi se mi sbaglio. Vi domando: vi hanno mai insegnato per caso a dirvi, e a dirlo come primo pensiero della giornata e poi ancora, più e più volte al giorno, “SONO IL/LA MIGLIORE!”? No vero? Ossia, ditemi di si. Ne sarei felice. Ma invece è no. E’ no perché in realtà vi hanno insegnato che:

– Chi si loda s’imbroda
– Che più cadi dall’alto più ti fai male
– Che devi “volare basso”

Tutti questi modi di dire che pensate… ci hanno educato!

Vanno bene nel momento stesso in cui si manca di rispetto al prossimo. Quando attraverso il mio vanto personale, trasformato in spocchia o alterigia, denigro chi mi sta davanti. Quando considero inferiore a me quell’altra persona. Questo è sbagliato. Ma nella frase, e ora userò il femminile in quanto donna, “SONO LA MIGLIORE!” detta tra me e me, o me e lo specchio, chi posso offendere? A chi faccio del male? A nessuno. Anzi, faccio del male a me stessa quando non la dico.

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Perché io sono la migliore. Tu, tu sei il migliore. All’inizio non ci penserete neanche lontanamente di dire appena svegli queste parole. Dovrete scrivervelo da qualche parte. Sul soffitto a lettere cubitali, fidatevi. Poi vi ci abituerete.

Ma prima, un altro step dovrete affrontare. Quello del ridicolo. Oh si! Vi accadrà così: direte la frase e subito dopo esclamerete “Chi è che sono? Oh Signore! Che vergogna, no, no, non volevo, c’è chi è migliore di me in mille cose”. E inizierete a vedere sfocati e lontani nella vostra mente, i visi di vostra mamma o del vostro maestro che vi guardano corrucciati. E sarà proprio in questo momento che romperete quella magia. Quella magia impalpabile che vi pervade, senza che neanche ve ne possiate accorgere. Quella magia che fa si che possiate essere davvero i migliori. Perché siete i migliori come persone. Sempre nello svolgersi del bene. Perché io sono il padre migliore, la madre migliore, l’amico migliore, il miglior muratore, il miglior elettricista, medico, bidello… La migliore professoressa, la migliore scrittrice, e così via.

Avete fatto un centrino all’uncinetto? E quel centrino è il più bel centrino tra i centrini. Avete scritto un post? E quel post è il post più bello di tutta la rete. Avete lucidato una scarpa? Nessuno avrebbe saputo farlo meglio.

Tutto quello che potete fare che non nuoce ad altri è: il meglio. Ma perché questo? Perché questo porta in voi gioia. E la gioia attrae altrettanta gioia. Perché l’amore per voi stessi deve crescere ogni giorno di più. Perché se esso cresce, cresce anche la felicità che vi risiede dentro. La felicità. La cosa più importante. Perché la felicità ha una potenza incalcolabile. Così grande da tener lontane persino le sofferenze, di qualsiasi tipo. Siate i migliori e sarete felici. E’ dura eh? Lo so. Ma… chi lo sa? Forse se state leggendo questo articolo, per un motivo o per l’altro, è perché volete iniziare a provare. Prego quindi. Quando volete.

Prosit!

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