Quella volta in cui Polpaccio mi prese da parte

DOLOR TREMENDO DOLOR

Si si. Mi prese da parte e… mi mise da parte. Il mio caro Polpaccio… quando si impunta su una cosa non gli fai cambiare idea neanche pregandolo. Ora ti racconto bene cos’è successo perché potrebbe interessarti.

Una splendida e soleggiata mattina di luglio decisi di darci dentro con le pulizie indoor e outdoor, cioè quelle pulizie che quando hai finito occorre rifare l’attestazione di agibilità dell’edificio.

Fu mentre trascinai un peso che, all’improvviso, sentii una specie di rottura nel muscolo del mio Polpaccio. Dolor tremendo dolor! Attuai immediatamente le mie tecniche di consapevolezza nei confronti di quel dolore ma il male fisico, comunque, si sentiva eccome.

Considerando che una delle mie più grandi passioni è l’escursionismo puoi ben capire quanto mi “giravano” ma, farsele girare, è la cosa peggiore da fare se conosci il comportamento da attuare nei confronti del malessere che ho spesso consigliato.

Il dolore continuò a esistere per giorni e giorni, sotto forma di fitta pungente e invalidante. Avevo già capito cosa voleva suggerirmi ma essendo per me un tasto dolente quanto lui, ho preferito non ascoltare facendo finta di niente.

Lui però non fece finta di niente e, vedendo che volevo fare la furbetta, ci andò giù secco.

PINOCCHIOOOO MA DOVE VAI?

Mi vien da ridere se penso a quanta resistenza opponiamo spesso nei confronti della vita e verso i consigli della nostra Anima. La paura riesce sempre a farla franca e il cambiamento, che ci intimorisce molto, lo viviamo come un turbinio di timori e preoccupazioni.

Pensando di farla in barba a Polpaccio (io so che è impossibile ma la mente no) andai avanti per la mia strada… zoppicando ovviamente.

Bene, per farla breve, immagina che furbona, mi portai dentro quel dolore per ben tre mesi. Oh si!

Vabbè, ma sai… fa molto caldo, si va in vacanza, si sospendono le gite e il procrastinare diventa la culla prediletta soprattutto per una come me. Fu un peccato che l’autunno giunse veloce e con lui altre nuove escursioni fantastiche, in cima ai monti, da organizzare! E… Yeppa! Eeee… Ehm…

Meg? – disse la mia Coscienza

Siiiiiiiii?????? – risposi

Hai un Polpaccio inutilizzabile ricordi?

Tananana’… Tanananaaaaa’…!

L’urlo, prettamente mentale, che spingeva con forza per uscire dal mio osso frontale lo sentirono riecheggiare anche nelle valli limitrofe.

Porcaccia di quella porcaccia zozza porcaccia, stai a vedere che l’aveva vinta lui!

ROCKY BALBOA VS IVAN DRAGO

Facendo man bassa di tutta la diplomazia e la pazienza che mi competono decisi di prepararmi così per il primo round con Polpaccio. Tra l’altro, già che ci sono, avviso amici e parenti che come sanno tali due qualità in me scarseggiano e le ho completamente esaurite a causa del muscolo irriverente.

Una sera, dopo essermi schiarita la gola, chiamai a me la sua attenzione come la povera Clara chiamava Heidi.

Polpy… possiamo parlare un attimo? – gli chiesi.

Oh ciao Meg! Finalmente! Qual buon vento?

Dopo questa sua risposta, l’80% della mia umiltà era andata già a farsi benedire e avrei voluto stritolare i Gemelli (muscolo conosciuto anche con il nome di Gastrocnemio) nel palmo della mia mano ma mi trattenni.

Eh, ho bisogno di dirti una cosa

Dimmi pure – fece con quel fare solenne che mi stava assai sul groppone.

Ascolta, volevo dirti che ho capito. Ho capito il tuo messaggio, quello che hai cercato di dirmi con il tuo dolore. Ho capito e ti prometto che farò quello che mi consigli…

La sua grassa risata la sentirono anche i vicini di casa – FARAI? Ahahha! Sei troppo forte Meg! Farai… certo! Sono quarant’anni che “farai”, come no?! Non FAI ma farai… sesese…

Mi stava irritando come pochi e se ne accorse – Lo so che ti sto dando fastidio, da mesi ormai, ma vedi, ti sei messa in una bruttissima posizione Meg! Posso capire chi non comprende certi linguaggi ma… tu? Mi prendi in giro? Sai benissimo cosa significa avere un dolore a un Polpaccio eppure fai finta di niente e poi mi vieni a dire “lo farò”? Sai benissimo anche che, se sono arrivato, è proprio perché quel “lo farò” lo hai già detto mille volte ma non sei mai stata di parola

Senti Polpy hai ragione ma è difficile! Santa Madre, potrai capire che ho anch’io paure e preoccupazioni?

Meg, io capisco tutto ma tu dimentichi che le scelte da effettuare sono grandi quanto te e la tua evoluzione. Io penso che tu possa farcela ma non vuoi. E mi dispiace, su questo, sarò irremovibile. Ho sopportato fin troppo

Ti prego…

No!

OK, MA QUINDI COSA SIGNIFICA?

Avrei voluto pestare i piedi e fare i capricci come i bambini e mi sentivo proprio un po’ bambina. Quello che Polpaccio mi stava chiedendo mi sembrava enorme, gigantesco.

Il Polpaccio, o meglio i Polpacci, sono letteralmente i motori delle gambe, la parte sulla quale più grava il movimento dei nostri arti inferiori. Come ti ho sempre detto, le gambe rappresentano il nostro avanzare nella vita e questo avanzamento avviene prettamente grazie ai Polpacci. Non solo, i Polpacci ti permettono anche di andare più veloce, o più lentamente, seguendo obbedienti la velocità che tu decidi con i piedi. Quindi anche un andare avanti rapido o lento è da osservare.

Ad esempio, nella tua vita, qualcosa sta andando troppo veloce per te e non riesci a stargli dietro? Vorresti mettere dei freni, degli stop, ma non riesci? Ecco che il Polpaccio traduce il tuo volere. Oppure, all’incontrario, ti trovi in una situazione che vorresti cambiare ma non riesci a smuoverti da lì? Ti senti la vita scorrere di fianco ma tu ti trovi sempre nello stesso punto? Anche in questo caso il Polpaccio ti parla, ti fa sentire come lo stai irrigidendo a causa della tua paura a muoverti assieme a quella vita e fluire con l’esistenza tutta. Solitamente sono le scelte da prendere e che coviamo dentro, con le preoccupazioni, a renderci i Polpacci doloranti.

Quando si vorrebbe vedere tutto già finito e invece non si è neanche ancora iniziato, quando le cose vanno all’incontrario di come vorremmo, quando vorresti andare da una parte e invece qualcuno o qualcosa ti costringe ad andare in un’altra direzione, quando hai paura di non avere più tempo, quando vorresti tornare indietro ma non puoi, quando ti mettono fretta… queste sono tutte situazioni che possono provocarti tremendi dolori ai Polpacci. O anche un fastidioso prurito.

TROVARE UNA SOLUZIONE

Parlavo tra me e me: “Cosa c’è Meg che vorresti vedere diverso nella tua vita e non hai più voglia di sopportare? Da dove vorresti andartene? Cosa vorresti modificare? Dove vorresti andare? (Attenzione, non si intende per forza un luogo, alle volte te ne vuoi andare da una persona o da una situazione)”. La risposta arrivò immediata. Il mio cuore, in fondo, lo sapeva da anni.

Il problema era che non AGIVO a tal proposito. Agivo con la mente, con l’immaginazione… Oh! Ero bravissima con l’immaginazione, laddove nulla di male poteva capitarmi e io continuavo fondamentalmente a vivere nella mia zona di comfort. Troppo facile.

Basta. Tutta quella roba doveva finire. Stavo opprimendo la mia vera natura. La parte intrinseca, La “Bambina” che era in me.

Composi il numero di telefono in un miscuglio emotivo di trepidazione e ansia.

Buongiorno, mi scusi, volevo sapere, per caso è ancora libero quel…? Bene, e potrei prendere un appuntamento?… […] … ok, la ringrazio molto, a domani allora!

Le porte iniziarono ad aprirsi. Sentivo di essere sulla strada giusta nonostante tutti gli ostacoli che avrei potuto incontrare. Sentivo la voce della mente che mi diceva – Sei pazza? Cosa stai facendo? Te lo impedirò sappilo! Non puoi fare quello che vuoi, non sei libera! – e sentivo quella dell’Anima – Vai così Meg! Grande! Sei speciale! Ti lovvo!!! – (si, la mia anima è molto hippie)…

Accadrà? Non accadrà? Poco importa. Mi sono tolta dalla comfort zone dimostrando alla paura che son più forte di lei. Solo questo serviva.

Il dolore al Polpaccio è scomparso del tutto.

Prosit!

photo ordinacjia.vecernji.hr – la-forza.it – corriere.it – bellezzasalute.it – sentres.com – cimentoapodi.com.br – kashlynnebirmingham.com – freepik.com

La mia amica Vergogna e suo marito Giudizio

Vergogna, spesso confusa con sua cugina Timidezza, mi ha sempre accompagnata come una cara amica durante la mia esistenza. L’aveva mandata accanto a me sua mamma, Signora Paura, madre di così tante figlie da averne perso il conto essa stessa. L’aveva mandata per proteggermi, per farmi evitare di esprimere concetti discutibili o creare situazioni per me imbarazzanti che mi avrebbero poi fatta stare malissimo.

Vergogna non sta vicino a tutti ma a me, e a qualcun altro come me, è sempre stata avvinghiata come l’edera al tronco di un castagno. La cosa bella è che Vergogna non è mai stata da sola bensì accompagnata a sua volta dal gentil consorte Giudizio che non la mollava un attimo ed entrambi se stavano accovacciati sulle mie spalle ogni giorno.

Mi sono sempre considerata una privilegiata nell’avere un’amica così speciale, grazie a lei non rischiavo mai nulla e, di conseguenza, suo marito era sempre dalla mia parte piuttosto che uno scomodo avversario. Un triangolo perfetto che avrebbe fatto invidia persino a Renato Zero.

Abbiamo vissuto una fantastica unione a tre per diversi anni poi sono cresciuta, sono diventata una donna, ho cambiato modo di fare, modo di pensare e ho anche cambiato amici.

Mi sono resa conto di essere arrivata ad un punto della mia vita stimata e ben voluta da tutti, figlia di un’educazione che prevedeva come primo scopo la coscienza pulita e la possibilità di andare a testa sempre alta ma era come se, quella vita, io l’avessi vissuta unicamente a metà. Come un’amputata alla quale manca una parte di sé.

Troppe volte mi ero fatta coccolare dalla mia amica speciale, troppe volte avevo temuto il suo consorte, troppe volte avevo permesso loro di condurre le giornate al posto mio.

Iniziai a riflettere sul perché, inconsapevolmente, avevo sempre optato per questa soluzione e la nascita di tale motivo mi fu ben ovvia (genitori, scuola, amicizia, morale, istituzioni… almeno per me) ma perché proseguirne poi il cammino in modo così deciso, quasi con i paraocchi, cadendo sempre di più nelle sabbie mobili che io stessa avevo creato ai miei piedi?

Fu sconvolgente arrivare a capire che se quei due esistevano e avevano tale potere su di me era “semplicemente” perché IO giudicavo troppo gli altri e consideravo alcune loro azioni vergognose.

uid_133933df104

Per uno strano e arcano meccanismo intrinseco Giudizio, e di conseguenza Vergogna, mi appartenevano perché li riservavo per il mio prossimo. Io???!!! Ma come? Proprio io che non mi ero mai permessa di giudicare una persona qualora si fosse tinta i capelli di rosa o fosse andata in giro con vestiti malconci? Io che mai avrei valutato al posto di un altro cos’era giusto o cos’era sbagliato per chi mi stava di fronte. Mai ho deriso qualcuno nella mia vita, mai l’ho preso in giro, mi sono sempre schierata dalla parte del più debole e, hippy fino al midollo, ho sempre proclamato a gran voce la mia anima Peace&Love vivendo e lasciando vivere.

Oh! Si. Ma… per l’appunto… cosa accadeva in me mentre vedevo il più debole venir danneggiato? Cos’accadeva in me mentre sentivo quella donna, dai capelli color salmone, venir presa in giro dalle colleghe di nascosto? Cos’accadeva in me mentre sabotavo il tiro mancino che altri avevano preparato per il poveretto del momento?

Giudicavo, e giudicavo amaramente quelle persone come esseri cattivi, spregevoli, disumani. L’animale picchiato era stato maltrattato da un deficiente, la donna derisa era stata presa in giro da due cretine, il bambino offeso era stato mortificato da un idiota. Deficiente, cretine, idiota… incivile, ignorante, meschino… ognuno aveva la targhetta appesa al collo che io gli forgiavo.

Ognuno, quando si muoveva e non si muoveva come i miei parametri avevano stabilito, era un cafone ignobile da catalogare.

Posso spezzare una lancia a mio favore dicendo che il mio presupposto era un presupposto che il genere umano considera “buono”, persino ogni Governo e ogni Religione, le istituzioni più grandi al vertice dell’umanità lo considerano “buono – ammirevole” ma ciò non significa proprio un bel nulla! Io giudicavo! Era questa la cosa basilare nonché assurda.

Giudicavo forse più di colei che prendeva per il sedere la fanciulla che si era tinta i capelli di un colore inconsueto. Giudicavo con rabbia, con rancore, addirittura con senso della vendetta. Alcune atrocità che vedevo, soprattutto di carattere molto violento, scaturivano in me un senso di rivolta così grande che, lo ammetto, avrei voluto veder soffrire quella persona che aveva compiuto tale crimine. Avrebbe dovuto pagare con l’angoscia per il male che aveva creato ad esseri innocenti.

relacion-violenta

Così timorosa e guardinga, nei confronti delle reazioni del mondo, era quindi diventato impossibile per me “muovermi”. Ogni passo poteva essermi fatale, poteva essere giudicato così come giudicavo io perché, si sa, ogni medaglia ha due lati e ogni volta che provavo a fare o a dire qualcosa venivo sempre governata dal senso negativo che si poteva dedicare a tale questione perciò, più nascosta rimanevo, più ero intoccabile.

Tutto questo però ha iniziato a non andarmi più bene, non potevo esprimermi, non potevo agire, ogni volta dovevo trovare una valida giustificazione e vivere era diventata una sorta di fatica. Proprio ora che avevo raggiunto l’età per camminare più “liberamente” mi tenevo legata con le mie stesse mani.

Paura-del-giudizio-degli-altri

Decisi di dire basta. Dovevo allenarmi a non giudicare più chi si comportava come io non avrei mai fatto. Dovevo farlo assolutamente per la mia stessa libertà e per un senso di amore incondizionato che, automaticamente, avrebbe preso il posto dentro me lasciato vuoto dalle figlie di Signora Paura.

Fu dura, molto dura, e sarò sincera nel dire che, all’inizio, per rendermi le cose più facili, evitavo certe situazioni che mi avrebbero sicuramente portato al Giudizio. Continuai poi con l’allenamento laddove i sentimenti erano meno coinvolti perché è ovvio, loro hanno una parte fondamentale nelle nostre scelte, comandano più delle nostre intenzioni e dei nostri pensieri cosicché mi allenai davanti alla TV.

Piano piano, l’assassino di turno, non era più ai miei occhi un individuo che meritava il mio disgusto ma, al di là di ogni bene o di ogni male che si poteva pensare, era un’anima, un universo a sé. Dovevo andare oltre, dovevo guardare diversamente.

download

Non ero lì in quel momento per giudicare il suo atto, quello avrei potuto farlo in un secondo momento, quando la mia riflessione si sarebbe basata semplicemente sul teorizzare l’accaduto e ciò che ne pensavo senza interferire con il sentimento.

Non si tratta di inaridirsi e non provare più emozioni si tratta di trasformare quelle emozioni ed emanare da noi stessi quelle positive ben differenti dalle negative che fanno un gran male solo ed esclusivamente a chi le porta dentro.

paura-giudizio-con-logo-

Oggi, sono molto più viva di prima ad esempio. Oggi che mi vergogno meno di me stessa perché ho imparato a giudicare meno chi vive assieme a me questo pianeta, sento molto di più scorrere la vita nelle vene.

carefree woman dancing in the sunset on the beach. vacation vitality healthy living concept

Le emozioni sono molto più prorompenti e accanto a me c’è più volte Gioia, simpaticissima compagna, al posto di Vergogna.

blog.libero.it

Tutto questo mi è servito anche a capire quanto valgo perché se prima vedevo solo il lato sfavorevole della situazione oggi ho potuto notare, mettendomi in gioco, che ciò che dico e ciò che faccio può anche piacere ed essere stimato e condiviso dagli altri.

Ho scoperto di avere doti che prima soffocavo, come ho represso sempre tutto il resto, senza rendermi conto che, allo stesso tempo, opprimevo me stessa anche perché tutto questo faceva si ch’io evitassi persino di comunicare ciò che mi dava fastidio o mi faceva soffrire pur di non apparire sgradevole o maleducata. Contenevo e contenevo riempiendomi di rimpianti, di debiti, di argomentazioni irrisolte che rimanevano lì a fare da immondizia dentro me.

Abbandonare Vergogna e Giudizio, o comunque gran parte di essi, è stato un sollievo e voglio continuare in questo cammino migliorandomi sempre di più e soprattutto osando, nel rispetto del prossimo, maggiormente. Non ho più intenzione di considerare miei fallimenti quello che un altro non approva, né ho intenzione di fare viceversa.

churchill-coraggio

Perché la stessa libertà che ho sempre cercato di regalare agli altri (nel mio cuore per lo meno credevo che così stessero le cose) voglio regalarla anche a me stessa. Solo così potrò davvero, nel vero senso della parola, donare ad altri la loro sacra libertà.

Osa, senza aver paura di sbagliare. Perché chi non sbaglia mai, non scopre mai nulla di nuovo – (Cit.)

E un consiglio: le persone timide e vergognose, che solitamente fanno molta tenerezza, sono in realtà persone che giudicano molto e sentenziano quindi, non lasciatevi abbindolare da quella veste carina e gnignignì che indossano ma anzi, aiutatele ad apprezzare di più la vita così com’è e soprattutto loro stessi.

Prosit!

photo blog.libero.it – aforismario.net – deabyday.tv – adolescenza.it – i-formazione.com – bolognapsicologo.net – 1001consejos.com – 21daywholefoodcleanse.com

Balla e sii felice!

Insomma non è fantastica questa signora?

Completamente nel suo mondo.

Quando una mattina mia madre mi ha fatto vedere questo video, tramite mail per mandarmi il buongiorno, mi sono illuminata e ho voluto condividerlo con voi.

Ho aspettato con ansia fino alla fine che qualcuno si fermasse a ballare con lei ma questo non è accaduto. Peccato. Mi sarebbe davvero piaciuto un effetto “domino” improvvisato e basato unicamente sulla gioia. Probabilmente in tanti l’hanno presa in giro, mettendosi a ridere e dichiarandola pazza. A me ha aperto il cuore avrei voluto abbracciarla e poi ballare assieme a lei.

Immaginate che meraviglia sarebbe camminare per la città e incontrare tante persone che si muovono in quel modo. Al ritmo di una musica che solo loro possono sentire. Immaginate un avventore che balla al bancone di un bar attendendo il caffè, l’operaio che aspetta il collega, e quelli in fila, alle Poste. Sarebbe il mondo delle favole.

Non lo fa mai nessuno e chi osa, magari senza accorgersene, viene additato come un diverso. Diverso si, ed è bellissimo.

Dio ti rispetta quando lavori ma ti ama quando danzi – (massima Sufi).

Questa signora mette allegria. Fa amare la spontaneità. Incuriosisce il fatto di quali note siano riuscite a creare questo.

La bellezza del – lasciarsi andare -, dell’essere più forte del giudizio degli altri, di vivere quel momento come si vuole.

Che effetto fa a voi? Condividete i miei pensieri? Avete mai fatto una cosa così?

Io no, anche se spesso mi ritrovo a sorridere da sola come una scema in mezzo alla strada o a parlare tra me e me.

Ricordo però che quando ero bambina cantavo a squarciagola passeggiando per il paese e muovendomi come Lorella Cuccarini in “Odiens” con “La Notte Vola” – …con quanto fiato in gola, il buio ti innamora, qualcuno ti consola, la notte vola… – chi ha la mia età la ricorderà sicuramente. E poi? Poi cos’è accaduto? E’ accaduto che mica voglio diventare lo zimbello di tutti! Ferma e composta come una vera signora io che di signora ho davvero ben poco.

Bhè, sarà il caso di porre rimedio. Obiettivo: cercare di ballare come questa donna nel video. Senza vergogna (oh mamma mia!). Se non mi leggerete più sarà perchè mi hanno rinchiusa da qualche parte.

Dai, provateci anche voi, sapete com’è… l’unione fa la forza…

Prosit!