Cambia le Sinapsi – parte 1°

Questo è un lungo argomento perciò lo dividerò in due articoli. In questo, il primo, avrete la spiegazione di come stanno le cose e nel secondo degli esercizi per riuscire a diventare padroni di se stessi e vivere decisamente meglio, senza essere vittime dei propri pensieri che, spesso, assillano. Educare la mente ad essere una nostra valida aiutante e un buon mezzo, e non all’incontrario, essere noi, suoi schiavi.

NUOVI PENSIERI

Ma si! Che ci vuole?

Il tuo ragazzo ti ha lasciata? Tua moglie ti ha tradito? Tua madre ti ha sgridato ingiustamente? Uno sconosciuto ti ha fatto fare una pessima figura davanti a tutto il paese? Questi episodi, quando diventano ricordi, assillano e rovinano la vita. Vorremmo dimenticarli, non pensarci più. A volte sono così presenti, tremendi e consueti che vorremmo addirittura staccarci la testa per non pensare. Staccarsi la testa però potrebbe essere pericoloso e allora torna comodo un altro metodo: quello di modificare le sinapsi del cervello. O meglio, modificarne il percorso. Non ci vuole nulla! È un gioco da ragazzi! È semplicissimo! È… è…. è una tragedia! Ecco cos’è! È una delle cose più difficili che un essere umano possa riuscire a fare. Ma, senza scherzare più, andiamo con ordine. Innanzi tutto cosa sono le sinapsi? E perché modificando loro possiamo vivere meglio? Lo spiegherò in modo semplicissimo spero che nessun neurochirurgo legga! Ma voglio sia comprensibile a chiunque.

Le sinapsi sono delle connessioni che permettono una comunicazione tra neurone e neurone o tra neurone e altre cellule. In pratica, il determinato messaggio, riesce a passare nel tessuto nervoso proprio grazie alle sinapsi. Esse sono dapprima elettriche e poi diventano chimiche come se il messaggio diventasse concreto e può così accedere, fisicamente, al luogo che lo sta aspettando. L’input quindi arriva e parte poi l’informazione. Nel cervello, come già vi avevo spiegato qui https://prositvita.wordpress.com/2018/04/20/erezione-maschile-e-cervello-in-vasca/ , la maggior parte dei messaggi prende dei percorsi chiamati “percorsi facilitati” (ossia già vissuti) in modo totalmente abitudinario. Stiamo parlando di informazioni che passano dal quel dato “sentiero neurale” milioni e milioni di volte nell’arco della nostra vita o di un solo periodo di essa. Il cervello non trasforma niente se non siamo noi a cambiare e nemmeno le sinapsi che condurranno quel messaggio sempre nella stessa direzione.

Questo, quando accade troppo spesso, diventa OSSESSIONE ma non è colpa di nessuno, semplicemente un procedimento normale che avviene chimicamente e, possiamo dire, “fisicamente” in noi. Così funziona anche la memorizzazione e quindi i ricordi. Hanno la loro tana, anch’essa facilitata, comoda, e di lì non si schiodano. E’ la nostra reazione ad essere sempre la stessa quando qualche avvenimento lo colleghiamo ad un avvenimento precedente (es. trauma). Avvenimento, o persona, o situazione, o cosa, etc… E’ comunque la nostra volontà, anche se non ce ne rendiamo conto e non lo facciamo apposta, a permettere tutto questo. Possiamo però fare anche qualcosa di diverso ma, ogni cosa a suo tempo, continuate a leggere. Ho affermato il tutto semplificando molto un procedimento in realtà parecchio complesso spero sia stato chiaro.

COME COZZE APPICCICATE ALLO SCOGLIO

Bene. Se ne deduce quindi che un pensiero (un ricordo) rimane lì e siamo noi stessi, nutrendolo, a dargli forza, sostanza e… onnipresenza. Avete presente le ossessioni che citavo prima? Sarà capitato a tutti di dire – Non riesco a non pensarci. Non riesco a togliermelo dalla testa! -.

I pensieri generano le emozioni. Cioè, se io ricordo una violenza subita, rivivro’ le emozioni di terrore, paura e angoscia di quel giorno. Il senso di nullità, la voglia di vendetta, etc… tutto questo ci fa vivere bene? Assolutamente no. Ma non solo. Diversi traumi, subiti da bambini, li riviviamo in eventi che noi consideriamo simili anche nell’età adulta nonostante non abbiano nulla a che vedere con l’evento subito. In qualche modo, per noi, e soprattutto per i nostri meccanismi di difesa, ci “assomigliano” e reagiamo alla stessa maniera. L’emozione madre si scatena sempre allo stesso modo e le pulsioni saranno dello stesso tipo.

Come dicevo, modificare un pensiero e quindi dimenticarlo, è superdifficile. Sta abbarbicato come un koala ad un eucalipto senza smuoversi neanche di un millimetro, ma noi non abbiamo più voglia di fare gli alberi da appoggio e quindi andiamo alla ricerca di soluzioni. Perché sì, ci sono le soluzioni. Finalmente una buona notizia. Il dramma è nel metterle in pratica ma ne parleremo.

Vedete, il nostro cervello è abitudinario a livello cronico, pertanto, se noi gli abbiamo sempre fatto pensare al verde ora sono cavoli amari convincerlo a focalizzarsi sul rosso, o comunque, al verde, non pensare più.

21 GIORNI… ALL’ALBA

I grandi esperti dicono che per modificare una sinapsi ci vogliono 21 giorni. Facciamo un esempio pratico. Se io guido una macchina normale e quindi sono abituata ad usare la frizione, nel momento in cui acquisto un’auto automatica, il mio piede sinistro impiegherà 21 giorni (circa) per disabituarsi dal premere il pedale della frizione. Quindi, se un brutto ricordo mi assilla, dovrei impiegare 21 giorni per eliminarlo, così come l’abitudine del piede sinistro. Ma dobbiamo dargli il nuovo “sistema” ossia dobbiamo dare al nostro cervello una “macchina automatica”. Creare il cambiamento nuovo al quale può aggrapparsi mollando il vecchio.

Se perciò mi viene alla mente quella determinata cosa che mi fa male, per mandarla via, mi dovro’ sforzare a pensarne un’altra. Il pensiero rivolto ad un ex compagno, ad esempio, diverrà il pensiero rivolto ad un blog, o ad un amico, o a una cosa che piace, o ad un lavoro. Dobbiamo cioè creare UN’ASSOCIAZIONE DI PENSIERO. Quella cosa nuova (che dovrà essere “bella”) verrà correlata all’ ex e, man mano che passano i giorni, ogni volta che il pensiero cadrà sul non più partner, automaticamente, si inizierà a pensare a quell’altra cosa. Via il pensiero via il dolore, o il fastidio, o altro. La nuova riflessione può essere dirottata ad un qualcosa di non ancora accaduto, fantasticando attimi magnifici, o a qualcosa di già successo che riporta a splendide emozioni. Praticamente stiamo creando una nuova sinapsi e, piano piano, quella piccola nuova comunicazione scaverà un nuovo percorso da intraprendere e seguire, poi lo inizierà, si abituerà a quello e passerà sempre di lì. Vi dimenticherete così l’ex compagno (certo non del tutto, la memoria l’avrete sempre, ma cambieranno gli stati emozionali correlati al percorso di prima). Non è questione di menefreghismo è un qualcosa di biologico. Il nostro cervello funziona così. So che non è buono essere rivolti al passato o al futuro ma, vivere il “Qui e Ora” e fare la Presenza, lo sospenderei un attimo, per il momento, come discorso. Un passo alla volta. Oggi parliamo di sinapsi, poi parleremo del vivere l'”Adesso”.

Torniamo a prima, insomma che, detta così, sembra semplice ma non lo è per niente. Ricordatevi che sono koala, anzi chewing gum, anzi cozze! E sappiate che, mentre il cervello sta ai vostri ordini, la mente invece cercherà sempre di remarvi contro. Cosa gli abbiamo fatto di male a sta mente poi, un giorno, qualcuno me lo deve spiegare eh?

Comunque, dicevo, non è facile. Bisogna quindi usare al meglio gli esercizi adatti.

ALLENARSI.

Bene, per il momento mi fermerei qui. Nel prossimo articolo leggerete degli esercizi che io personalmente ho trovato utili e interessanti. Funzionano e quindi ve li racconterò. Intanto provate a pensare se avete anche voi pensieri che, troppo spesso, passano per sentieri che vorreste modificare.

Prosit!

photo automobilandia.com – greenstyle.it – ansa.it – theonlyoroscopo.com – studioarmonia.net

L’ago di Garda…

Avendo come molti un profilo FaceBook anche personale, oltre alla mia pagina di Prosit, mi capita spesso di leggere naturalmente quello che conoscenti o sconosciuti postano di tanto in tanto.

Tempo fa, in quanto ci sono quelli che potremmo definire “tormentoni” anche lì, in parecchi si sono accaniti contro l’uso errato della lingua italiana. Alcuni, probabilmente molto devoti, o molto pignoli, o bisognosi di far valere la loro dote, nominavano addirittura le accento come errori madornali di sgrammatica. I classici insomma che, a sentir dire persino dall’Accademia della Crusca, commette il 90% delle persone.

Avete presente: va – và, sta – stà, li – lì, ne – né. Accento e apostrofi per giunta.

Ecco, io sono tra quel 90% tanto per cominciare. Provo ad allenarmi, ma la mia memoria mi gioca sempre tiri mancini. Premetto che io per la prima sopporto poco chi storpia di molto la nostra lingua. Ad esempio quelli che scrivono utilizzando la k al posto del ch e così via ma, alla fine, dico io, è un linguaggio inventato dai giovani e, i giovani, hanno il potere di cambiare il mondo. Perciò lo accetto e sorrido.

Insomma, per farla breve, mi sta bene non devastare l’amatissimo italiano, lingua tra le più belle del mondo, ma le “ossessioni” non mi piacciono da nessuna parte.

Mi dicevo, quando leggevo certi post o certi commenti, che probabilmente bisognava fare lo stesso pandemonio anche per il contenuto di quel testo (al positivo intendo) mentre, quest’ultimo, passava inosservato e l’errore grammaticale invece veniva condiviso a più non posso girando virtualmente per tutto il Bel Paese.

Finalmente però un giorno, io aspettavo perché sapevo che prima o poi arrivava (il rovescio della medaglia c’è sempre), ecco spuntare una bellissima storiella che ha sicuramente fatto riflettere molti. In disaccordo o meno, è carina da leggere e quindi, per chi non la conoscesse, la ripropongo qui:

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“Un grande professore universitario, docente di filosofia, un bel giorno, scrive alla lavagna:

COME O AMATO TE

NON O MAI AMATO!!!

Con una voce triste come non mai, chiede ai suoi alunni – Cosa ho scritto? -.

Tutti imbarazzati tacciono.

– Dai -, dice il prof – è facile da leggere -.

Una ragazza si alza e legge:

– COME HO AMATO TE

NON HO MAI AMATO!!! –

– Bene -, dice il professore – ieri sera ho invitato a cena una donna che è stata capace di farmi sentire nel profondo del mio cuore queste parole. Ci siamo frequentati per 2 mesi. Le nostre anime hanno vibrato insieme, tutto era meraviglioso. Ieri volevo chiederle di sposarmi. L’ho portata a cena. Tutto era favoloso. Lei era favolosa. Sentivo la mia voce strozzarsi in gola. Ho tirato fuori il mio quaderno, ne ho strappato un pezzetto e, come si faceva da bambini, le ho scritto:

COME O AMATO TE

NON O MAI AMATO!!!

Come un bambino appunto, mi aspettavo di vedere sorgere un sorriso sulle sue meravigliose labbra. Il suo viso si è spento però. Ha iniziato a piangere. Si è scusata perchè non riusciva a trattenersi ed è andata via. Incredulo, l’ho rincorsa. Volevo, DOVEVO sapere il perchè di quella reazione. Alla fine mi ha risposto:

– Tu sei un grande professore di filosofia. Io una stimata professoressa di lettere. Come puoi aver commesso quell’errore? Non riesco a crederci, non riesco! –

Avrei potuto spiegargli che lo avevo fatto consapevolmente solo per fingere di essere tornati bambini. Per dimostrarle che l’amore che provo per lei è capace di trasportarmi a quando non sapevo distinguere una O da una HO. Ma… in quell’ attimo ho capito. Amarsi non è essere perfetti. Amarsi non è fare sempre la cosa giusta. Lei cercava un amore perfetto. Io non l’avrei mai resa felice. Sono stato zitto. RAGAZZI CERCATE DI NON AMARE LA FORMA, AMATE IL CONTENUTO!!! –“.

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Quell’amore intrinseco, sviscerato come solo un bambino poteva fare, è passato in secondo piano quindi davanti ad un errore di ortografia.

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Diciamolo, tutti noi avremmo pensato male. Avremmo pensato all’ignoranza di quella persona, avremmo storpiato il naso davanti ad un asino simile così come lo avremmo storto se quella persona si fosse presentata al nostro appuntamento vestito in modo malconcio (ma oggi tranquilli perché è uscita la moda “Clochard Style” e quindi va bene!).

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Già. Quanto è importante la forma?

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Quanto lo è l’apparenza?

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Sapete qual è a mio avviso la cosa peggiore? E’ che finchè le cose non diventano una moda, una tendenza, vengono giudicate negativamente, salvo poi essere collocate su un piedistallo da coloro che si considerano fighi nel momento in cui vengono riconosciute come: cose “da fighi”.

Andare in giro con un abbigliamento non stirato era, fino a qualche tempo fa, un’eresia, una bestialità. Oggi invece è glamour (e meno male vi dirò)…

L’esperimento sociale che ha visto il noto attore americano Richard Gere come protagonista vestito da barbone per le vie della Grande Mela, fa capire bene il senso – La gente mi ignorava completamente – affermò il sex symbol. Un esperimento che la dice lunga se si pensa alla masnada di persone che solitamente gli impediscono il passo ogni qualvolta mette piede fuori di casa. Un test che ha comunque ben fatto ragionare l’attore il quale ha proclamato – Non dobbiamo mai dar per scontate le nostre benedizioni, ora so cosa significa – e ben venga.

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E allora penso che quelle persone siano le stesse che possono giudicare un errore grammaticale e forse troppo vittime dell’apparenza. Si, vittime. Mentre vittima ci si sente colui che per la società ha sbagliato, in realtà, a mio avviso è un vincitore.

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Non dico questo con giudizio, ognuno ha i suoi puntigli; io ho il mio: sono infastidita dalle ossessioni come ho detto prima. E ultimamente sono molte, si sente il bisogno di aggrapparsi a qualcosa? E’ solo che non spiegano amorevolmente, sembra abbiano un piglio anche poco simpatico. Perché?

Quello che mi piacerebbe, è che comunque ci sia in loro felicità. Ma di ossessionati felici, ne ho incontrati pochi. Se basassero i loro movimenti, anche belli e utili, su basi d’amore anzichè di giudizio e spesso rabbia o critica, riuscirebbero ad essere veri Maestri a parer mio.

L’ago di Garda:

C’era una volta un lago, e uno scolaro

un po’ somaro, un po’ mago,

con un piccolo apostrofo

lo trasformò in un ago.

“Oh, guarda, guarda –

la gente diceva

– l’ago di Garda!”

“Un ago importante:

è segnato perfino sull’atlante”.

“Dicono che è pescoso.

Il fatto è misterioso:

dove staranno i pesci, nella cruna?”

“E dove si specchierà la luna?”

“Sulla punta si pungerà,

si farà male…”

“Ho letto che ci naviga un battello”.

“Sarà piuttosto un ditale”.

Da tante critiche punto sul vivo

mago distratto cancellò l’errore,

ma lo fece con tanta furia

che per colmo d’ingiuria,

si rovesciò l’inchiostro

formando un lago nero e senza apostrofo”.

(G. Rodari)

La scelta di Rodari:

lagodigarda

– Se un bambino scrive nel suo quaderno “l’ago di Garda”, ho la scelta tra correggere l’errore con segnaccio rosso o blu, o seguire l’ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo “ago” importantissimo, segnato anche nella carta d’Italia. La Luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso? –

Non lo pensate anche voi?

Prosit!

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