La Non-Colpa del Non-Amore

Non hai colpa se non sai amare e di conseguenza non vieni amato.

Ci vuole una grandissima, esagerata dose di umiltà per ammettere di non saper amare. Di non avere amore dentro sé.

Se siamo generosi, se non facciamo nemmeno male ad una mosca, se non abbandoneremmo mai il nostro partner, se ci priviamo di cose piacevoli per noi mettendoci su un gradino inferiore agli altri, se ci preoccupiamo della nostra famiglia e di essere persone per bene, con la coscienza sempre pulita, siamo convinti di amare. Amare in modo smisurato.

No… non funziona così. Amare è altro.

E non è solo amare senza chiedere nulla in cambio. Questo sta divenendo un concetto trito e ritrito anche se difficilissimo da mettere in pratica realmente.

Amare significa anche sconfiggere le proprie paure che, quando esistenti, rubano posto all’amore e non gli lasciano vita. Il bisogno, l’avidità, il mentire, l’approfittarsi, l’opportunismo, la vendetta… sono tutti comportamenti, anche se definiti piccoli e “innocenti” alcuni, che mantengono l’amore distante anche da se stessi.

E’ quando ho paura di perdere una persona che non amo.

E’ quando ho paura di non ricevere abbastanza che non amo.

E’ quando giudico le azioni degli altri, quando mi lamento, quando elemosino tenerezza che non amo.

Quando ho paura dei miei stessi sentimenti, non amo.

Quando racconto bugie per far credere quello e quell’altro, non amo.

Quando una persona non è mai stata amata nella vita, difficilmente è in grado di amare a sua volta. Non conosce l’amore, nemmeno per se stessa, e quindi non può conoscerlo per altri. Confondiamo forme di gratitudine e di appagamento, che diamo e riceviamo, con quello che definiamo amore ma, con l’impedimento che abbiamo dell’amare, per prima cosa noi stessi, significa che c’è poco amore in noi.

Amarsi è un dovere e non solo un diritto e chi non si ama non è da vedere solo come un povero essere privo di quello che è il sentimento più bello e più forte del mondo. Deve essere compreso (anche se non per forza giustificato) nonostante il suo sia un percorso personale. Se non lo si comprende, ci si ammala, alla ricerca di un qualcosa che non c’è e che si spera. Ma che a lungo andare logora.

Chi non ama è perché non riesce o non ha voglia di scoprire realmente che cosa si è.

Non c’è colpa. Non è una colpa non possedere il dono dell’amore (che in realtà esiste ma è soffocato da molta “spazzatura” così tanto da risultare nullo). Non ha colpa chi non ama. L’unica responsabilità che ha, termine che preferisco usare al posto di colpa, è quella di non riconoscere questa assenza dell’amore e di non impegnarsi a sconfiggere ciò che impedisce di far sbocciare l’amore all’interno di se stesso.

Dovrebbe domandarsi, per prima cosa, “sono davvero felice?” e come seconda cosa dovrebbe chiedersi “sto rendendo davvero felici le persone attorno a me? Mi sto sinceramente comportando bene con loro?”.

La menzogna, anche verso se stessi, è sempre in agguato ma, con una lunga, sana e impegnata introspezione, cercando di essere il più sinceri possibile, si può arrivare a comprendere.

A mostrarci la risposta alle nostre domande, inoltre, sono proprio gli altri: uno specchio che riflettono esattamente cosa siamo dentro.

Le loro attenzioni nei nostri confronti, le loro reazioni, i loro modi di fare, i loro cambiamenti, rispecchiano esattamente quello che siamo nella nostra parte più intrinseca e questo vale per tutti e per entrambe le parti, pertanto, non basta osservare …la noia che ha tua moglie (cit. Ivan Graziani – Pigro ’78), o i figli capricciosi, o un padre irascibile, etc… occorre scendere più in profondità.

La moglie, con la sua inedia, mostra la tua non-gioia nei confronti della vita e non puoi essere pieno d’amore se non senti entusiasmo per il Creato e la tua esistenza.

I figli, con il loro pestare i piedi, ti stanno mostrando la tua intolleranza , il fatto che le cose devono andare come vuoi tu perché se non vanno come vuoi tu è sbagliato e subentra la paura, la paura del nuovo, del cambiamento. E come fai a vivere fluidamente nell’amore se esistono in te questi timori?

Il nervosismo di tuo padre da cosa nasce? Dal fatto che non ne fai mai una giusta? Quanto ti sottovaluti allora? E se ti sottovaluti come puoi amarti? Se ti ameresti avresti anche una buona dose di autostima.

Ora si capisce meglio perché, molto spesso, crediamo di amare quando così non è. Dobbiamo traboccare di questo sentimento se vogliamo donarlo anche a chi ci circonda. Perciò ecco dove sta la responsabilità. In queste osservazioni che purtroppo solo in pochi fanno. Viene spontaneo prendersela con chi ha questi atteggiamenti nei nostri confronti senza capire che il mondo esterno, in realtà, reagisce al nostro volere e al nostro valore. Bisogna entrare nei meandri più oscuri di quello che siamo per trovare la vera luce, per trasmutare il piombo in oro e solamente con l’umiltà di dire – quello sono io – ci si riesce. Se molti vedono questo percorso come un castigo, o un peso troppo grande da portare sulle spalle, è perché in realtà non riescono a vedere oltre e a comprendere quanto invece sarà poi grande la riuscita e la risoluzione di tutto questo. E quanto sarà appagante quando si arriverà in vetta e, oltre a poter affermare – io amo – sentire chiaramente e beneficamente gli effetti dell’amore, vivendo in esso, come uno stato d’essere. In pieno entusiasmo.

Una sfida contro l’ottusità oserei dire ma, ci stiamo vietando, e allo stesso tempo proibiamo anche agli altri, di concedersi il nostro amore. Ognuno di noi ha tanto amore dentro da nutrire tutta la popolazione del pianeta e le sue piante e i suoi animali. Una dose che non ha fine e che può crescere sempre di più ma affinché sia così bisogna trovarla, compiere il più lungo e importante viaggio della nostra vita.

Soltanto dopo la notte si può ammirare il sole e godere delle sue qualità. Mettiamoci in cammino verso la rinascita.

Prosit!

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Non muori!

Non muori.

Ehi! Sveglia! Non muori se fai un complimento.

Non muori se chiedi scusa o dici che ti dispiace.

Non muori se ammetti un errore.

Non muori se dici – Grazie! – o regali un sorriso.

Non muori, posso giurartelo, non muori!

Sai quando muori?

Quando permetti all’orgoglio di non essere più dignità ma superbia.

Quando alzi muri che, alla fine, sono solo barriere di paura.

E allora sei un debole, uno schiavo, servo dei tuoi stessi timori che hai fatto diventare fobie.

Perché non riesci a vedere la bellezza nel porgere una lode ma ti pare solo un abbassarti, un mostrarti che ti rende vulnerabile.

Se mi complimento con lui/lei chissà poi cosa si crede!”. Ecco a cosa pensi senza focalizzarti invece sulla meraviglia del dono.

Non chiedo scusa altrimenti poi chissà cosa si crede!”. Smettila di pensare a cosa credono gli altri, pensa a te, anzi no, non pensare nemmeno, apri il cuore, semplicemente, agisci con esso se davvero… non vuoi morire.

L’unica domanda che devi porti è – Che cosa farebbe l’Amore al mio posto? – e fai esattamente quello che ti suggerisce. Perché ti risponde ma devi saper ascoltare solo lui.

Se davvero non vuoi che il tuo orgoglio, il tuo nero nascondiglio, inizi a rosicchiarti anche le ossa.

Non celarti dietro a povere giustificazioni – Non sono capace a fare apprezzamenti! -. Impara. Come pretendi che gli altri li facciano a te perché, se sei così, è proprio questo quello che vuoi. Impara.

C’è gente al modo che ha imparato a curare un caro morente, che ha imparato a scalare montagne, che ha imparato a fare da madre e da padre. Penso tu possa benissimo imparare a dire una qualsiasi frase capace di fare del bene nel momento di maggior necessità. Non essere incoerente col tuo tanto saper fare e saper dire del quale ti vanti.

Non muori, anzi, vivi di più e meglio, facendo vivere meglio anche chi ti è vicino, chi accetta il tuo modo d’essere e fa sempre il primo passo.

Non muori e nemmeno ti si stacca la lingua, puoi fidarti.

Scavalca i tuoi ostacoli. Impara la preziosa arte della dolcezza e della tenerezza. Quella leggera eleganza che appare come una carezza. Che ha lo stesso tocco di un bacio lieve. Sii gentile.

E allora prendi quel telefono e scrivilo quel messaggio, falla quella telefonata, vai sotto a quel portone. Non allontanare le persone da te.

Non fa niente se pensi di aver perso punti è solo un tuo pensiero. Non esiste.

Non privarti della possibilità di dire – Io l’ho fatto, ho provato – perché è una sensazione bellissima. E’ la pace dell’animo mentre tu stai coltivando rancore. Attento. Ti stai facendo del male. Stai facendo soffrire qualcuno ma, quel qualcuno, soffrirà solo per qualche giorno, per un mese, per un anno, poi smetterà. Tu no. Il tuo cuore non smetterà mai di tormentarsi perché non gli hai aperto la porta. L’hai rinchiuso in una gabbia buia, nell’oscurità dei tuoi ossessivi turbamenti e lì l’hai lasciato.

Non cedere al demone della presunzione. Apriti, spacca i muri, uccidi quel demone e che accada quel che deve accadere… tu comunque non sei uno schiavo ma un domatore di te stesso. E se sbagli, sbagli per conto tuo, perché l’hai voluto tu, non per il volere di un mostro che ti possiede.

Cerca la felicità oltre alla forza.

Permettiti di dire – io so amare – perché se saprai mettere da parte l’orgoglio, allora sì, potrai dirlo.

L’orgoglio è una maschera e tu la stai indossando. Non stai mostrando ciò che sei. Come puoi pensare d’incontrare volti puliti? E come puoi credere che i pochi visi puri che conoscerai rimarranno per sempre con un qualcosa che non conoscono?

Impara ad essere tu ad usare l’orgoglio. Come uno strumento. Quando occorre, quando serve. Non accettare mai di essere usato da lui, quando vuole, quando lo brama.

O muori.

Impara a sparare anche fiori. Ad esplodere dal nulla con una sorpresa che toglie il fiato, credimi è stupefacente, e quel fiato poi deve correre veloce per tornare. E lì, in quella corsa agitata, si crea il movimento, l’energia, la vita e allora l’amore.

Perchè solo la staticità conduce alla morte. E muori.

Non pensar di aver già fatto troppo perchè hai detto mezza parola… continua, esagera!

Il mondo ha bisogno di grandi sentimenti, grandi idee, grandi persone!

Vai oltre al comune, fa qualcosa di grandioso, fa sbocciare il sorriso sul viso di una persona.

Divampa nel tripudio dello stupore.

Prosit!

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Il Dolore è nei Polmoni

Dopo aver scritto questo articolo https://prositvita.wordpress.com/2015/07/01/i-polmoni-e-la-tristezza/ nominato “i Polmoni e la Tristezza” capisco che il titolo di questo nuovo post possa suscitare un senso di avvilimento, come a chiamare in causa questi importanti organi solo quando serve parlare di sentimenti tristi e demoralizzanti. Il fatto è che vorrei battere il chiodo su questo tasto vista proprio la rilevanza di una delle fondamentali cause di malesseri e malattie ai nostri Polmoni, nonché a tutto il nostro Apparato Respiratorio: l’emozione della Tristezza.

Tutte le situazioni che viviamo caratterizzate da emozioni tristi o angoscianti e quindi di dolore, come la malinconia, la sofferenza, la solitudine non accettata, etc… vengono elaborate e mettono le loro radici prettamente nei Polmoni. Come già dissi nell’altro articolo infatti, essi sono la sede dell’emozione Tristezza ma è utile osservare come, a renderci infelici, a lungo andare, possono essere anche altre Emozioni Superiori come la Rabbia e la Paura.

Immaginate ad esempio una persona che vive costantemente nell’ansia e nella preoccupazione, prospettando sempre per sé il negativo dietro l’angolo, non può certo essere, nel suo profondo, una persona gaia e solare aspettandosi il peggio dalla vita. Vive nella Paura e, perciò, è triste.

Questo assiduo stato di non-gioia inizia col tempo a prendere, per modo di dire, una sua forma vera e propria concretizzandosi come fosse materia all’interno dei nostri Polmoni. In realtà materia non è ma è Energia e, come sapete, l’Energia esiste davvero pur non essendo tangibile o evidente. Voi forse vedete l’Energia che permette agli elettrodomestici di lavorare? No, eppure essi funzionano. Ecco, più o meno è la stessa cosa.

Un insieme quindi di vibrazioni, in questo caso negative, prende piede in quelli che sono tra gli organi più importanti del nostro corpo.

Al di là del mestiere, delle abitudini, dell’età e di molto altro, caratteristiche che possono sicuramente influire sulla salute dei nostri Polmoni e di tutto il Sistema Respiratorio, occorre quindi notare anche quanta Tristezza risiede in noi, cosa ci rende avviliti, chi ci rende avviliti, e quanti pensieri tristi completiamo quotidianamente attraverso la nostra mente e il suo chiacchiericcio continuo.

Spesso è difficile riuscire a comprendere chi o cosa, durante la nostra esistenza, un poco al giorno, ci spaventa, o ci preoccupa, o ci tarpa le ali, o ci sfrutta, o ci fa vivere male, sarebbe un gran successo riuscire ad accorgersene ma possiamo valutare, forse con più facilità, l’evento singolo.

La perdita di un caro, un maltrattamento ricevuto, un trauma subito, sono tutti eventi che ci trattengono nella mesta inquietudine che dovremmo assolutamente riuscire a lasciar andare e staccare da noi per non far ammalare i nostri Polmoni. E’ giusto vivere il dolore, elaborarlo, entrarci dentro, riconoscerlo e, nel caso, imparare qualcosa da lui ma poi, anche se può sembrare impossibile ed è difficilissimo da fare, bisogna… lasciar andare. Dopo il suo compito, quel dolore, non ha più nulla da darci se non tanto tanto male.

Vedete, se pensiamo ad eventi gravi, con il potere di rovinare un’intera vita, quello che dico appare assurdo e ostico, me ne rendo conto, certamente, ma purtroppo a renderci “brutta” l’esistenza sono sovente anche cose più superflue e che potremmo modificare senza difficoltà ma, o non ce ne rendiamo conto, o non ne abbiamo voglia, o ci sembrano troppo grandi da affrontare.

Quante volte ce la prendiamo in modo esagerato o ci sentiamo umiliati davanti a chi pensa male di noi, quando invece potremmo fregarcene del suo giudizio senza farci soffocare da inutili sensi di colpa o stati di inadeguatezza in realtà inesistenti?

Quante volte ci crogioliamo nella lamentela? O nel vittimismo?

Il vittimismo è un celato bisogno d’amore e considerazione. Percependo questo bisogno dentro di sé, e non trovandolo al di fuori convinti che si debba ricercare all’esterno, si vive automaticamente in una situazione giornaliera di Tristezza. E’ come se ci mancasse qualcosa.

La stanchezza per il lavoro, il non sentirsi liberi, i soldi che spariscono troppo velocemente, il tradimento del partner, il figlio che va male a scuola… e allora ecco le Bronchiti, le Polmoniti, il Raffreddore, le Pleuriti, etc… che “colpiscono”, a livello generale, i nostri organi.

Il Naso che cola è il tuo Spirito che piange. Il liquido che scende dalle nari, sono le lacrime del tuo Essere più profondo che così si manifestano per essere viste

Nello specifico poi, ognuna di queste malattie, risponde a dei – perché? – ma, alla fine, c’è sempre un risvolto che porta alla Tristezza.

BRONCHITE: paura inconscia dell’aggressività dell’altro o aver subito un atteggiamento violento/aggressivo/irascibile/nervoso da parte di qualcuno.

POLMONITE: non riuscire a far cicatrizzare ferite emozionali ancora aperte. Disperazione. Eccessiva stanchezza nei confronti di determinanti avvenimenti della vita che sembra avercela con noi.

PLEURITE: aver provato rabbia per essersi sentiti in balia delle onde, c’è la voglia ma non il coraggio di ricominciare e, questa sensazione di impossibilità, svilisce.

EDEMA POLMONARE: trattenere un qualcosa che non si vuole lasciar andare perché senza ci si sente persi ma che in realtà non ci fa vivere come meriteremmo. Può trattarsi anche di uno stato d’essere, un’abitudine nella nostra zona di comfort dalla quale non vogliamo separarci.

ASMA: sentirsi repressi soprattutto da un amore soffocante e non riuscire a liberarsi nemmeno attraverso il pianto. Aver paura di deludere o far male a qualcuno che ci ama molto.

DOLORI AL TORACE PERCEPITI “AI POLMONI”: sono dolori generici e possono essere provocati da diversi fattori, il soggetto può avvertire irrigidimento, fitte, fastidiose vibrazioni, etc… Tutti rappresentano un profondo bisogno d’amore e di coccole. Di dolcezza, di essere abbracciati, sostenuti, accarezzati.

Dobbiamo imparare a scegliere il benessere. Se a renderci tristi sono i ricordi, dobbiamo lasciarli nel passato, se abbiamo paura dobbiamo imparare a coltivare il coraggio e la fiducia con piccoli passetti, giorno dopo giorno, se siamo negativi dobbiamo forzarci di diventare più ottimisti. Dobbiamo e possiamo scegliere di stare bene, di stare meglio. Di evitare di soccombere davanti a certe angosce, almeno alcune, almeno dove possiamo e riusciamo.

I Polmoni, con i loro Bronchi e i loro Alveoli, sono direttamente collegati al Naso e, il Naso, incamerando l’aria (cioè ciò che c’è all’esterno di noi), ci permette di essere un tutt’uno tra il fuori e il dentro. Avviene un miscuglio tra quello che esiste oltre il nostro corpo e all’interno di esso. Una Comunione totale della vita. Facciamo un buon intruglio utilizzando sani e ottimi ingredienti. Selezioniamo ciò che entra e che assimiliamo e tratteniamo soltanto quello che più ci è utile e ci regala armonia. Tutto il resto eliminiamolo. Buttiamolo via. Solo così potremmo togliere “immondizia” dai nostri Polmoni e far vivere nel migliore dei modi noi e loro.

Prosit!

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Tachicardia – ma è davvero solo Colpa del… Caffè?

Il Cuore è l’organo sede dell’Amore, della Sicurezza e della Passione. Soffre e gioisce per le emozioni che proviamo e per come le percepiamo in base al nostro passato e, a differenza di altri organi, riesce a “farsi sentire”. Uno degli escamotage che maggiormente usa per annunciarci qualcosa di positivo o di negativo è cambiare il ritmo al proprio battito.

Quando il suo ritmo è particolarmente lento, per indicare questo movimento, si usa il termine di Brachicardia mentre, all’inverso, quando il Cuore accelera il suo “pum pum” si dice Tachicardia e sarà di questa frequenza cardiaca che parlerò oggi.

In molti ne… soffrono. Si suol dire così: – soffrire – di Tachicardia.

In realtà, per fastidioso che possa essere, questo ritmo percepito dal corpo e che addirittura spaventa la persona, la maggior parte delle volte non dovrebbe essere vista come una sofferenza (a meno che non ci sia una grave patologia in corso). Non dovrebbe essere vista come una sofferenza in quanto è semplicemente il linguaggio del Cuore che non ha altri mezzi per comunicare con noi se non appunto con il suo movimento.

Il Cuore è l’organo propulsore del sangue e pompa, indipendentemente dalla nostra volontà, il liquido rosso e vitale in tutto il corpo. La sua capacità di ridurre o aumentare la velocità con la quale il sangue deve irrorare e ossigenare i nostri tessuti serve alla nostra sopravvivenza e a darci la possibilità di svolgere svariate funzioni nella vita. Si avrà pertanto, parlando di battito accelerato, un ritmo più veloce in caso di sport, o di paura, o di bisogno di energia, condizioni normali nelle quali qualsiasi individuo può ritrovarsi anche quotidianamente.

A volte però, la Tachicardia, subentra in momenti del tutto imprevisti e inaspettatamente.

Si può dare la colpa ad un eccessivo uso di nicotina, o caffeina, o teina, etc… tutte sostanze eccitanti che, senza ombra di dubbio, influiscono sull’accelerazione del battito del nostro Cuore; si può dare la colpa ad una malnutrizione sicuramente ma, anche le emozioni possono dare il “via” a questo fenomeno e, soprattutto, a farlo, sono le emozioni che ci opprimono, quelle che ci schiacciano, ferme lì da tempo e che ci soffocano senza che ce ne accorgiamo. Si tratta quindi, prevalentemente, di emozioni negative.

E’ per questo che il nostro Cuore ad un certo punto inizia a sbraitare e a “battere i pugni” con più veemenza – Ehi! Mi senti?! Sto soffocando a causa di un grande peso che porti sul petto vuoi far qualcosa per favore???!!! -.

Le emozioni che causano questo tipo di manifestazione possono essere molte: rabbia, sofferenza, fastidio, vergogna, giudizio, tristezza, frustrazione, disgusto, svalutazione… e, ogni volta che qualche fatto nella nostra vita ne ricorda l’esistenza, ecco che l’Emozione Madre, come un masso, si appesantisce ancora di più. E il Cuore scalcia.

Ad esempio, se io da bambina ho subito un grave torto, un trauma, a causa di un’umiliazione pesante ricevuta, ogni volta che qualcosa mi ricorderà quell’avvenimento lo rivivrò e rivivrò di conseguenza l’emozione subita in passato. Naturalmente non ricorderò consciamente il fatto, tutto avverrà nell’Inconscio senza ch’io me ne accorga ma, il mio Cuore, lui sì, lo rammenta bene. Ricordiamoci che del nostro cervello, e delle sue capacità e potenzialità, ne utilizziamo soltanto una piccola parte.

Qualcosa che portiamo ancora dentro di noi e che NON abbiamo lasciato andare ci sta opprimendo.

Ma cosa? Come ho detto è spesso impossibile da ricordare anche perché sovente non è un fatto singolo ed eclatante accaduto in tenera età; può essere una goccia ricevuta ogni giorno nella nostra vita, piccola e banale, ma molto amara da bere e da mandare giù.

Pertanto, quando percepiamo in noi la Tachicardia, non soffermiamoci solo sul caffè appena bevuto. Non pensiamo che – Ci viene solo se beviamo il caffè e quindi la colpa è del caffè -. Proviamo a riflettere su tutto quello che risiede attorno a quel caffè (ripeto che il caffè è soltanto un modello).

Piccoli esempi di domande alle quali bisognerebbe cercare di rispondere:

– chi ti preparava il caffè (la colazione) quando eri bambino?

– chi non te lo preparava ma avresti voluto lo facesse?

– com’erano i tuoi risvegli? La mamma ti accarezzava e ti baciava per darti il buongiorno?

– a chi eri obbligato a preparare il caffè la domenica? A quello zio che non sopportavi e che non avresti voluto vedere mai più?

– cosa ti ricorda il profumo del caffè? E il suo gusto? Lo associ ad un gelato? A momenti passati con gli amici?

– ti ricorda quella nonna che ti lasciava sempre un po’ di zucchero sporco di caffè nella tazzina?

– tuo padre beveva molti caffè per rimanere sveglio e lavorare di più per mantenerti? Ed era anche molto nervoso?

– a scuola prendevi bei voti perchè portavi il caffè in classe al maestro ed eri il suo “cocco”?

Ecco, questi sono solo esempi che probabilmente non hanno nulla a che vedere con te che stai leggendo questo articolo ma volevo cercare di “educarti” ad aprire la tua mente e insegnarti ad andare oltre. A non soffermarti unicamente sulla fisicità di una bevanda e sulle sue caratteristiche. Cerca di individuare cosa risveglia nel tuo bagaglio di vita tutto ciò che ha a che fare con il caffè.

Se riesci ad individuare quello che ti disturba, l’emozione correlata appunto, potrai poi lavorarci sopra lasciandola andare, o perdonandoti, o perdonando chi ha compiuto nei tuoi confronti il gesto deplorevole ma… la parola d’ordine è: LIBERARSI. Sollevare, appunto, quel “peso dal petto”.

E liberare così il proprio Cuore che non dovrà più battere forte e veloce per avvisarti e aiutarti.

Mi è capitato di sentire persone che durante un attacco di Tachicardia si battevano forte sul petto offendendo il proprio Cuore – E stai fermo porca miseria! Ma senti sto ca@@@ di Cuore come deve battere! Che fastidio quando fa così! -. (Da notare anche come il battersi sul petto indica inconsciamente una situazione di senso di colpa, “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”, alla quale siamo stati educati fin da bambini).

Davvero! Non vi racconto bugie! Quel Cuore mi faceva molta tenerezza in quel momento. Lui voleva solo avvisare il “padrone” che avrebbe potuto vivere decisamente meglio. Senza aggravare la situazione. Sì, è bene ascoltare il proprio Cuore proprio per non incorrere poi in disturbi più fastidiosi. Nulla di grave per carità ma, la Tachicardia, potrebbe iniziare a durare poi ore e trasformarsi in aritmia (che già lo è e, in caso di irregolarità persistente, diventa fibrillazione atriale) dalle conseguenze per niente piacevoli anziché rimanere un episodio breve e di poca importanza.

I problemi emotivi di lunga durata portano ad uno stato di – non gioia – e il Cuore si ribella, non c’è niente da fare, perché lui invece intende vivere nella più completa felicità e nel benessere totale. E’ nato per questo, non per soffrire, e non gli si potrà dare un ruolo che non gli appartiene. Non è come noi anche se fa parte di noi. Non si assoggetta, non è disposto a tormentarsi pur di ottenere un’esistenza anche se misera. Il Cuore punta in alto, vuole la salute piena, la gioia, la bellezza incredibile e infinita di quello che noi siamo.

Prosit!

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Il Bar della mia Amica M.

La mia amica M., poco tempo fa, ha preso un bar in gestione che stava andando a rotoli e nessuno avrebbe scommesso su quel locale neanche 1 euro. Tranne lei, che lo rese molto più confortevole e piacevole rispetto a com’era prima, attraverso interventi di home staging davvero ammirevoli.

Lo ha ripulito e riempito di tante bevande da scegliere affinché gli avventori potessero soddisfare ognuno la sua voglia.

Lo riempì anche d’amore, conoscendola, ne sono certa.

Forse, grazie a tutte queste nuove situazioni e alla sua grande energia, iniziò a lavorare tanto da essere contenta.

All’inizio, si sa, un cambio di gestione e un rinnovo dei locali incuriosisce sempre parecchio ma, grazie all’essersi inventata: “apericena” stuzzicanti e diversi dal solito, così come tante altre cosine invitanti, ha iniziato a lavorare con piacere e soddisfatta.

Ogni volta che, a fine giornata, contava l’incasso, era lieta di quello che era riuscita a fare e ad ottenere e lo riportava con gioia ad amici e parenti curiosi e sulle spine per far vedere loro che era stata brava e che potevano stare tutti tranquilli. Ce la stava facendo. E anche bene.

Vi racconto questo perché, la mia amica M., smise molto presto di dire ad amici e a parenti quanto quel giorno aveva guadagnato e non perché fosse un segreto, anche se è sempre bene tenersele per sé certe cose. Ella smise perché, ogni volta e da chiunque, riceveva la solita frase – Eeeh… ma non sarà sempre così, ci saranno anche i giorni in cui non guadagnerai niente -.

Con la voglia di tirare una testata in mezzo agli occhi a tale profeta veniva da me con il magone raccontandomi che, chiunque, la spegneva, l’abbatteva, e non le era nessuno complice nel suo entusiasmo. Hanno tutti insistito così tanto che – prima o poi non avrebbe guadagnato -, e che – prima o poi avrebbe avuto più spese che ricavi – che, anche lei, alla fine, si stava demoralizzando del tutto.

Vedete, il gestore precedente, traeva ben poco a fine giornata da quel bar. Di certo non poteva tirare sospiri di sollievo. Non so bene per quali strambe dinamiche ma così era e quindi, alla gente, pareva impossibile che ora M., ogni giorno, si portava a casa il suo bel gruzzoletto.

Ora, molti di voi staranno sicuramente pensando che in effetti bisogna stare con i piedi per terra e che chi cade da troppo alto si fa certamente più male… io invece penso che, dopo aver spiegato una sola volta a M. come fare per essere anche una buona formica risparmiatrice, e averle raccontato di tempi morti e quant’altro, visto che ha ben 42 anni, non ha certo più bisogno di essere messa sempre e costantemente su un “attenti” negativo e demoralizzante.

Mai un sorriso. Mai un – Continua cosi! -. Mai un – E domani saranno il doppio! -. Uff! Che noia. Queste paure, sempre al primo posto, davanti a tutto, anche alla gioia.

Esultare ci spaventa. Siamo terrorizzati dalla mazzata che ci scende poi sulle orecchie. Meglio evitare fin da subito di essere felici così almeno non si deve poi star male. Questo è il senso, e non ci rendiamo conto che facendo così, mai e mai doniamo alla nostra vita un attimo di sollievo, un attimo di serenità e allegria.

Questo, badate bene, non vuol dire andarsele a cercare. Essere contenti per un incasso non significa aver fatto qualche pazzia rischiando chissà che cosa, in quel caso lo capirei di più. Qui significa aver lavorato sodo ma, nonostante tutto, non si deve urlare troppo di gioia o arriva sicuramente il castigo.

Meglio privare al nostro cuore di ridere. Meglio farlo vivere una vita intera nella preoccupazione e nella tristezza.

E’ assurdo… si capisce?

Mi chiedo, se tanto deve arrivare l’angoscia (assolutamente e sicuramente), non sarebbe comunque bene esultare un attimo prima, cosicché almeno per un secondo la nostra psiche, il nostro animo e la nostra esistenza sono stati bene? Tanto… il male deve comunque arrivare a sentire le premonizioni dei più. E allora…

Insomma, so solo che la mia amica M., che aveva iniziato con un sorriso sgargiante sempre dipinto sul volto, ora è un po’ più seria perché tutti questi proiettili che arrivano da ogni dove prima o poi colpiscono e provocano insofferenza.

Ebbene sì, chi ha sempre paura e prova preoccupazione, costantemente, non sta soltanto rovinando la sua vita e la sua salute ma anche quella di chi riceve i suoi dardi.

Non demordere M. Io sono qui!

Prosit!

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Sei una donna fantastica!

Ieri mi sono sentita dire da un ragazzo di 17 anni e una ragazza di 14 che sono una donna fantastica.

Vista la loro età, questa cosa, mi ha riempita di gioia.

E’ molto facile sentirselo dire da un uomo al quale piaci, o dalla migliore amica, o da un bambino che pende dalle tue labbra (che per carità fa sempre assai piacere!) ma, da due ragazzi, che hanno ben altro solitamente a cui pensare, rimanere impressa, in positivo, è davvero una gioia. Tocca nel profondo.

Lo stereotipo ci insegna che, a quell’età, vivono nel loro mondo, per non dire di peggio…

Il mio non è un vanto, bensì un essere orgogliosa nell’aver insegnato a due giovani individui, che stanno scalciando per farsi una strada nella vita, che non bisogna mollare mai, nonostante tutto. E che se ne può uscire anche vincitori. Eh si! Questa frase la dedico a tutti i pessimisti e a tutti i pauristi e a tutti i preoccupisti.

Ci insegnano che vincere non è possibile. Che prima di andare bene va sempre male, che bisogna in qualche modo soffrire ma, soprattutto, ci insegnano che niente è facile e bisogna assolutamente avere paura. Sì, perché il pericolo è sempre pronto e nascosto dietro l’angolo. In agguato per noi. Le cose si possono ottenere solo dopo aver lottato duramente e, da una parte è vero ma… c’è lotta e lotta. Un conto è mirare al proprio obiettivo e scavalcare con decisione e fermezza ogni ostacolo anche se ostico. Un altro è prendere schiaffi dalla vita che arrivano da ogni dove come ad essere in balia degli eventi verso i quali non comandiamo nulla.

Ebbene, penso di aver mostrato che questo non sempre è vero, l’ho mostrato a me e a loro e ne sono davvero felice di aver dato a questi ragazzi tale dimostrazione di vita.

Che cosa ho fatto? Vi starete chiedendo. Vedete, non è importante saperlo. Qualsiasi cosa potrebbe essere appropriata a ciò che sto descrivendo se fatta con il cuore, con la grinta, con la centratura di un Guerriero. Con l’ansia forse, perché essere veri Guerrieri è molto difficile, ma con la voglia di farcela e di vincere e di essere oltre, di più. Anche là, anche dove chiunque dice che non è possibile.

Loro, i due ragazzi di cui parlo, mi hanno aiutata, sono stati al mio fianco rispondendo ai miei “ordini” egregiamente. Mi hanno dato una grande mano perciò, l’insegnamento, lo hanno appreso bene toccandolo con la loro stessa pelle.

Ma mi hanno anche insegnato molto. Vedere nei loro occhi quella volontà e quell’energia che si sposavano con le mie, mi faceva venire brividi di entusiasmo lungo la spina dorsale e allora ho capito che nessuno poteva fermarci. I miei occhi nei loro occhi, le mie mani nelle loro mani, le mie gambe nelle loro gambe. A muoversi. Insieme. Il loro affanno era il mio e la mia voglia era la loro, presa, ingurgitata, sentita, tradotta, sviluppata.

Non è stata solo una storia raccontata. Tutto questo lo hanno vissuto assieme a me e assieme a me hanno vinto. Stanchi, spompati ma con il sorriso sulle labbra. – Una squadra fortissimi – come direbbe Zalone. Ce l’hanno messa tutta anche loro. Non si sono lasciati intimorire da niente. Forse lo hanno fatto più per me che per loro stessi ma per qualcosa l’hanno fatto e ne sono usciti fieri e vittoriosi. Mettendo da parte tutto. Mi hanno emozionata.

Non è stato il nulla a regnare in loro. Non è stato il calcio da tirare contro la vita. La voglia di essere compresi e la depressione adolescenziale. Niente di tutto questo. Solo armonia, convinzione e gioia.

E allora permettetemi di dirvi che se io sono stata una donna fantastica, loro lo sono stati cento volte più di me.

Grazie di cuore L. e M., i miei eroi.

Prosit!

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L’Imbarazzo – spesso un Diavolo travestito da Angelo

Ma che carina! E’ proprio una bella persona, è timida, si imbarazza subito! Tenera…. -. Quante volte avete sentito dire frasi come questa? Un tempo le dicevo anch’io, anzi, io per prima mi imbarazzavo sovente, poi… ho detto basta.

Se da una parte l’Imbarazzo è un qualcosa di carino e che viene visto come una sorta di fragilità da trattare con cura, dall’altra parte, occorre rendersi conto che è anche uno dei nostri peggiori nemici. Un’ombra che ci appartiene e offusca la nostra luce come avrebbe detto Jung. Credetemi, non esagero se lo considero: un Demone (chi mi segue sa che considero demoni le emozioni negative che ci fanno del male).

Non dobbiamo confondere l’imbarazzo con l’emozione, la commozione, l’empatia e chi più ne ha più ne metta, anche se sono tutti cugini. Non dobbiamo confondere l’imbarazzo innocente dei bambini, che tastano e assaggiano le relazioni sociali, con le nostre fortificazioni difensive. Sì, l’imbarazzo appare delicato, frangibile, in realtà, è un muro di cemento armato.

Ci mostra timidi, veniamo addirittura scambiati per sensibili, se ci poniamo imbarazzati davanti ad una persona o una situazione.

Tutto molto grazioso superficialmente, non lo nego. Persino piacevole da vivere.

Le gote iniziano a tingersi di rosso divenendo sempre più rubizze, gli occhi si stringono in un sorriso teso, il cuore palpita più velocemente e quasi lo si può vedere nonostante sia rinchiuso in una gabbia toracica.

In realtà, a padroneggiare su tutto ciò, mi spiace disilludere, è il Giudizio.

Non cadiamo però nell’estremismo. Alcuni eventi imbarazzanti sono sinceramente buffi e gradevoli, addirittura lusinghieri ma, come sempre, quando si scavalca il filo sottile, poi si cade.

Chi si imbarazza troppo, provando anche disagio attraverso quella sua stessa manifestazione, è vittima del giudizio degli altri e, di conseguenza, se è vittima del giudizio degli altri è perché essa stessa è una persona che troppo giudica.

E’ risaputo che chi mente in continuazione, diffida da chiunque. E’ alla costante ricerca del marcio anche all’interno di una cosa bella.

L’ingenuo, che non conosce menzogna, si apre al mondo anche esageratamente, senza difese, e altrettanto crolla miseramente in trappole posizionate appositamente per lui non riuscendo a considerare il tradimento.

Il giudizio funziona allo stesso modo.

Ciò che ci fa imbarazzare è quello che crediamo gli altri possono pensare di noi e, peggio ancora, è quello che noi stessi siamo abituati a pensare riflettendo la medesima situazione che stiamo vivendo su qualcun altro.

Se accuso un individuo perché mi ha mentito, l’individuo in questione, aberrando la bugia, si arrabbierà moltissimo nell’essere considerato esattamente come chi disprezza e, fino a qui, la questione non fa una piega. La morale ci insegna che le falsità non si dicono, che l’onestà regna su tutto, perciò sarà normale la sua reazione.

Se allo stesso individuo però, io do un bacio davanti a mezzo paese (naturalmente non fugace), egli si vergognerà per il mio gesto, in quanto considera (giudica) sciocco chi si atteggia a tale maniera.

E’ sempre il giudizio verso gli altri che dirige e, quando esce dai limiti, da soddisfacente diventa deleterio. Più si giudica, meno si ama… la vita, in generale.

La cosa più grave è che, giudicando (e imbarazzandoci), impediamo persino a noi stessi di comprendere il messaggio che ci arriva dall’esterno. Se mi soffermo a giudicare l’azione, o la frase di quella persona, mi precludo dal focalizzarmi solo ed esclusivamente sulla sua bellezza o sulla sua eventuale utilità. La barriera oscura la mia vista e ostruisco di conseguenza anche la mia risposta, vale a dire l’intera comunicazione che viene bloccata dal mio limite.

L’imbarazzo è un impiccio. Non ci permette di essere liberi, di fluire in modo naturale. E’ uno sbarramento. Blocca. E si usa quel momento di fermo per riflettere come meglio agire o reagire. Da qui si evince come sia la mente, alla fine, a farci muovere e non il cuore.

Mille domande in un secondo:

Qual’è l’atteggiamento migliore per me con il quale ora rispondere?

Che cosa penserà/anno di me?

Che cosa sto provando? Cosa sono questi brividi e queste punture allo stomaco che mi confondono? Che non mi fanno sentire a mio agio?

Ma è piacevole! No, forse non è piacevole, fa un po’ male, ma non tantissimo… cos’è?

Il cervello inizia a frullare, siamo abituati, non ce ne accorgiamo nemmeno, ma è un vero stress per il nostro Essere in realtà. Tutto perché non riusciamo a lasciarci andare, rimaniamo aggrovigliati come in una sostanza vischiosa che ci trattiene. Quella collosità percepibile, è la risposta tangibile del giudizio.

Non per niente, il termine Imbarazzo lo si usa anche per definire un – ostacolo – che intralcia. E, il suo contrario, sottoforma di verbo, è proprio “sbarazzarsi di…”. Ecco, bisognerebbe davvero “sbarazzarsi di…”, in ogni senso.

L’essere umano può provare infinite sensazioni e mi ripeto dicendo che è giusto e doveroso percepirle. Sono anche appaganti. Toccano in noi tasti che altrimenti non si riuscirebbe ad accendere ma occorre fermarsi alla loro bellezza, a volte, senza andare oltre. Occorre non aver paura di quella bellezza e permettere allo stupore di invaderci. Senza timore.

Prosit!

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Liberiamoci Dei Rompipalle 8° – IL SUPERBO

Sapete che i Superbi tra noi sono davvero molti? Più di quelli che possiamo immaginare.

Si perché, quando si parla di SUPERBIA, si pensa immediatamente ad una persona tracotante e supponente che, guardandoci dall’alto in basso, ci ordina determinate cose, credendosi chissà chi, e ci tratta come poveri mentecatti.

Oh no! Questo è vero, ma il Superbo, in realtà, è anche molto più subdolo e, per questo, sovente, passa inosservato.

Vi faccio subito un esempio che capita spesso tra umani e che lo si può comparare a mille altre situazioni.

All’interno di una comune famiglia, un figlio confessa che amerebbe tanto avere un cane. – Va bene – dicono i genitori e, l’indomani stesso, ecco un bel cagnolino, nuovo membro di quella casa. Uno splendido Bassotto.

Ma io non volevo un Bassotto! – lamenta il ragazzo – non mi piace, volevo sceglierlo io, volevo andare in un canile e guardare quello che più mi piaceva!

Il padre, a quel punto, gli mette una mano sulla spalla attirandolo a sé e, guardandolo come lo guarderebbe un caro amico consigliere, gli dice – Ma come? Volevi un cane e te lo abbiamo preso, alla mamma piace tanto e poi… guarda che occhioni dolci ha! Come può non piacerti?

Stiamo quindi parlando di un padre (e di una madre) convinti di aver fatto la scelta migliore. Il Superbo crede di sapere meglio di voi cosa fa bene a voi o cosa va bene per voi. Questo è alla BASE della Superbia.

Questo significa instillare il senso di colpa introducendolo nell’animo del malcapitato. Dovrebbe suonare un allarme dentro di voi a questo punto. Tutto ciò significa: “Sei un figlio ingrato, noi ti abbiamo accontentato immediatamente e tu non sai apprezzare il nostro gesto. Sei anche un menefreghista perché non consideri i gusti di tua madre che ti è venuta incontro nel prendere un cane. Noi siamo buoni e tu cattivo. Tu non meriti nulla. Etc… etc…”. Ok? E ora pensate bene a quante volte accade, o è accaduto, nella vostra vita. Magari lo avete subito o lo avete commesso. Magari lo avete vissuto, non per forza dai genitori ma da qualsiasi altro.

In parole povere:

– Hai due genitori che ti hanno prontamente accontentato e tu non apprezzi il loro gesto

– Non consideri i gusti di tua madre

– Stai preferendo un essere vivente ad un altro essere vivente; questa è discriminazione

E poi…. attenzione bene…. c’è… l’inganno!

L’inganno dato dalla finta complicità del padre: mano sulla spalla, tono calmo e convincente, sguardo ammaliante.

(Tenete conto, inoltre, che un cane non è un giocattolino che dopo un mese si rompe e lo si cambia; un cane può vivere parecchi anni e, per parecchi anni, il ragazzo dovrà tenersi un cane che non desiderava)

Badate bene: tre sensi di colpa (più il tradimento del papà) in una sola frase, detta con dolcezza, pacatezza e cercando di convincere l’altro.

Questa è Superbia. La Superbia, come dicevo, di credere di saper sempre fare il meglio e meglio degli altri, la cosa più giusta, senza nemmeno ascoltare chi si ha di fronte e i suoi desideri fino in fondo. L’utilizzare le proprie capacità quasi astute (truffaldine) per ottenere ciò che si vuole, incuranti dei sogni e necessità altrui.

Questa è anche manipolazione.

Ora, è vero che palesemente il Superbo è una persona convinta, irremovibilmente, di essere superiore a tutti ma, quello che occorre capire, è che non sempre palesa questa sua convinzione attraverso un agire schietto e ben visibile che urta. La sua Superbia, in realtà, può passare totalmente inosservata ma viene comunque subita dalla nostra percezione, dalla nostra parte più intrinseca e, una volta recepita, rimane lì, e ci fa del male.

Riesce a farci del male perché può portare, all’interno di noi stessi, tanti messaggi ma tutti a sfondo negativo come: l’autosvalutazione, la sottomissione, l’insicurezza, la rabbia, l’avversione, la tristezza…

Adesso, dimenticandoci l’esempio del padre e del ragazzo che vuole il cane, c’è da dire però che, anche se può sembrare strano, spesso, un Superbo non si accorge di esserlo nel senso che stà, egli stesso, così facendo, appagando delle sue necessità. In modo sbagliato certamente ma questo c’è alla radice. La moglie che, ad esempio, manipola il marito, pur non accorgendosene, sente il bisogno di farlo per PAURA. E’ sempre, o quasi, la PAURA a governare. La paura che vada con un’altra donna, la paura di rimanere sola, la paura di venir sottomessa, la paura di non essere amata… e quindi, con Superbia, lo obbliga ad avere comportamenti che, secondo lei, le dimostrano amore. Lo tiene in pugno e, i suoi timori, sono placati. Un giro poco sano certo, ma questo è.

Vedete che meccanismo arzigogolato? Per questo occorre precisare bene cos’è la Superbia, perché non è soltanto quella conosciuta la maggior parte delle volte, ma nasconde anche, e soprattutto, questo aspetto. La Superbia può essere un’azione ma anche un vestito che si indossa e quindi cambia sembianze.

Non è facile riconoscerla prontamente, dal vivo. Siamo molto, troppo abituati a sentirci dire determinate frasi. Ponete attenzione. Ascoltate il vostro intuito. Quel piccolo, pungente, sentire nel vostro stomaco.

Prosit!

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Si può vivere senza un “Ti Amo”?

– Di chi sei tu? – le chiese lui
– Sono tua – rispose lei senza proferire altro
– Di chi sei tu? – le chiese di nuovo lui dopo un pò di tempo
– Sono tua – continuò lei convinta e questa volta aggiunse – E tu? Di chi sei tu invece? –
– Sono di molti e di nessuno – fece lui
– Di chi sei tu? – richiese ancora lui dopo altro tempo
– Sono sempre tua – fu la risposta di lei, imperterrita
– Di chi sei tu? – di nuovo, lui, per l’ennesima volta
– Tua – dichiarò lei instancabile “e continuerò ad appartenerti finchè tu vorrai ch’io appartenga alla tua vita. E anche quando non lo vorrai più, un pezzo di me sarà sempre con te e per te” pensò lei senza dire altre parole.

– Io sono di me stesso, non sento di dover appartenere a nessuno in particolare – spiegò lui.

“Io sento che la parte della mia anima che, per amore, si è amalgamata alla tua, non potrà più scindersi del tutto come accade in una soluzione chimica. Così è e così sarà, al di là di quello che provi tu, perchè l’amore, se è amore, è. E non può essere altro, nemmeno un ritorno” pensò ancora lei, zitta. Amorevole e cocciuta allo stesso tempo.

Il vero amore non chiede di essere contraccambiato. Non domanda nulla in cambio per quello che da’. Si può amare ancora, e di nuovo, e molto più forte, trovando la reciprocità che arricchisce l’animo e trovandosi ancora più felici assieme a chi, quel nostro amore, lo coltiva, lo nutre, lo protegge ogni giorno ma, se un amore a senso unico c’è stato, comunque rimane.
Trovate chi, il vostro amore lo ricambia, per godere appieno e assieme di quella che è la forza più potente, per creare una magia unica e immensa data da due esseri straordinari, ma imparate ad amare a prescindere. A sentire in voi il sentimento dell’amore
”.

Detto questo:

Si può vivere senza sentirsi mai dire “TI AMO”?
E senza mai dirlo?
Ah! Discorso profondo…

Si, si può vivere, certo. Il TI AMO ha un significato stupendo che però può essere detto in mille modi diversi. Attraverso un gesto, un’attenzione, un pensiero, altre parole… e questo occorre davvero impararlo. E’ sano impararlo.

Bisogna riconoscere il TI AMO tra queste cose, lo trovo fondamentale. Altrimenti si è superficiali, a mio avviso, e non si apprezzano i piccoli grandi prodigi davvero importanti. Quelli alla base. Quelli che nutrono. Non si impara a vedere il “bello” e nemmeno la ricchezza di quello che abbiamo.

Ma… che se ne dica, e sapete che io sono quella delle sfumature di grigio, un TI AMO detto, e di conseguenza ricevuto, apre il cuore. Lo spalanca proprio. Questo semplicissimo insieme di lettere appartiene alle nostre memorie. A noi è stato insegnato che fa del bene e del bene lo fa davvero. Le nostre sinapsi si attivano a tale messaggio. Non si può vivere senza. Non serve esagerare e divenire stucchevoli ma nemmeno bisogna cadere nel – Mai – (se il sentimento esiste ovviamente).

Se qualcuno ci offende con un brutto termine, questo ci ferisce e ci rimaniamo male. Quella sua parola ha un valore per noi, e la stessa sensazione, anche se differentemente, accade con frasi belle alle quali la nostra mente associa un meraviglioso senso, avviando poi tutti i processi del caso.

Dire e ricevere un TI AMO, anche a parole, E’ BENEFICO A LIVELLO TERAPEUTICO, perchè permette di rilasciare endorfine, fa sorridere i neuroni che trasmettono così incantevoli impressioni, aumenta la propria autostima e quella di chi abbiamo di fronte, riduce lo stress, fa nascere sorrisi (ottimi rimedi naturali anch’essi) e le nostre più splendide emozioni si destano.

Perciò, non abbiate paura di dire o ricevere, a parole, un TI AMO. In quell’esatto istante, state alimentando il vostro essere e quello dell’altro, di un’energia incredibilmente magica, la quale contribuirà in seguito a farvi vibrare positivamente e ottenere così la meraviglia dalla vita.

Un TI AMO è come l’acqua che si da’ alla pianta, è come il cibo che ci alimenta ogni giorno, è come il sole che permette la vita. L’amore è vita. E un TI AMO può divenire anche il carburante gratuito e perfetto.

Ovviamente sono tanti, e non bisogna trascurarli, i motivi del perché una persona non dice mai TI AMO o non vuole sentirselo dire. Ad esempio non ci si vuole prendere un impegno troppo complesso e gravoso, ritenendo queste parole quasi una trappola, o par di rinunciare alla propria libertà. Oppure ancora, l’imbarazzo è troppo grande per esprimersi in certi modi. O, addirittura, si ha paura a dirlo, o semplicemente non si prova tale sentimento. Vero è, però, che l’Amore, quello vero, quello con la A maiuscola, è in grado di buttare giù tutte queste barriere anche se probabilmente ci vuole tempo.

Se ti vergogni a dire TI AMO, evidentemente vivi un po’ nella vergogna, nel giudizio, nel sentirti accusato. Significa però che giudichi troppo e forse accusi troppo anche tu. Cerca di liberarti da questi ostacoli che governano la tua vita.

Se ti impaurisci, significa che vivi nel timore, e difficilmente la gioia totale potrà permearti completamente.

Se ti sembra inutile, significa che non apprezzi le piccole cose che sono realmente il sale della vita. Stai dando troppo per scontato. Quel sorriso che ricevi ogni giorno ad esempio, non lo stai valorizzando, ma un giorno potrebbe mancarti.

Secondo Rose Marie Charest, psicologa canadese e autrice di “La dynamique amoreuse entre desirs et peurs” (La dinamica amorosa tra desideri e paure) intervistata da Shamiran Zadnich di Più Sani più Belli  – l’amore non ha condizioni, sia che il partner risponda la stessa cosa, “anch’io ti amo”, sia che non lo faccia -. Ma, continua la Charest – Chi è pronta/o a correre il rischio di non essere ricambiata/o con uguale intensità verbale?

Ebbene si, perché queste due microscopiche paroline sono davvero fondamentali per gli esseri umani appartenenti alla nostra cultura. Per noi insomma. Anche il più grande ghiacciolo vivente è in grado di sciogliersi davanti a un TI AMO. Perché anche se solo parole hanno un grande potere. Vi basta pensare all’incredibile potenza delle – affermazioni positive – descritta da Louise Hay, che tanto ammiro. Potete leggerla qui e guardare il video https://prositvita.wordpress.com/2016/09/05/spieghiamo-questa-storia-delle-affermazioni-positive/

Vi ho parlato spesso della gratitudine incondizionata. Del bellissimo effetto che provoca il dire “GRAZIE” senza un motivo specifico. E’ un po’ come “obbligare” l’Universo a donarci qualcosa di bello che già abbiamo ringraziato anticipatamente. La stessa cosa accade per il TI AMO, perché è nell’intenzione che si nasconde la vera magia. Non funziona assolutamente un TI AMO detto senza sentimento, così, tanto per dire. Ma se lo si dice provandolo, si emanano le frequenze dell’amore e… quali migliori frequenze potremmo mai emanare? Stiamo provando e trasmettendo, anche grazie all’energia della nostra voce, strumento in più, e all’emozione che ne avviene, quelle che sono le vibrazioni della Forza più potente di tutto l’Universo. Non è certo cosa da poco!

E allora amatevi! E ditevelo! Con tutto il cuore! E, se ne vale la pena, fate questo piccolo sforzo, pronunciate questi due vocaboli. Farete del bene anche al Cosmo intero che si nutre di queste cose belle e di queste onde efficaci. Anche perchè, nella vita, siete responsabili di ciò che dite ma anche di quello che non dite.

E poi niente… e poi c’è anche un bellissimo film di Ken Kwapis intitolato: “La verità è che non gli piaci abbastanza”! Eh!… Va bene, ok, la smetto…!

Prosit!

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Come può lo Stress concretamente danneggiarci?

Molto spesso leggiamo citazioni, o interi articoli, che spiegano come lo stress sia uno dei disturbi più distruttivi per il nostro organismo quasi da essere considerato una malattia vera e propria, soprattutto negli ultimi decenni ma, per molti, queste parole, sono soltanto una sciocca retorica che porta a rispondere – Si, si lo so… – e si continua a vivere un’esistenza stressante e quindi realmente dannosa per la salute.

Lo stress è riconosciuto oggi come una delle prime cause più gravi e più deleterie che colpisce il nostro essere, sia dal punto di vista psicologico che fisico. Ma come può la sua azione ripercuotersi davvero nel nostro corpo? Non è un virus, o un qualsiasi agente patogeno, non è nemmeno un incidente, o una ferita, quindi?

La parola al nostro corpo:

Dimentichiamo troppo sovente che all’interno del nostro corpo fluiscono delle sostanze importantissime e fondamentali per l’organismo chiamate ORMONI ed esse sono proprio il collegamento tra la nostra parte emozionale e fisica in quanto vengono emessi, o meno, a seconda di come “stiamo psicologicamente”.

Mi spiego meglio. Sappiamo tutti che in un momento di paura, di terrore o di sforzo, alcune nostre ghiandole secernono adrenalina, ad esempio, un ormone che permette alla nostra parte fisica funzioni atte ad affrontare quel particolare momento. L’adrenalina viene anche chiamata “ormone fight or flight” vale a dire “combatti o fuggi” proprio per il suo scopo. Prepara cioè il nostro corpo a superare la prova spaventosa o estenuante alla quale siamo sottoposti. Accelera il battito cardiaco (per correre, per respirare più velocemente), dilata la pupilla (per vedere meglio), aumenta la pressione arteriosa (per avere più sangue ovunque), etc, etc…

Dalla paura (parte mentale/emozionale) passiamo quindi ad una preparazione del corpo (parte fisica).

La stessa cosa vale per altri ormoni.

Un altro esempio significativo da correlare agli ormoni, o anche ai neurotrasmettitori (anch’essi sostanze che diffondono le informazioni tra le cellule del sistema nervoso) è quello che vede come protagonisti i sali minerali e gli oligoelementi che dovrebbero essere presenti nella giusta misura all’interno del nostro fisico chiamati anche “elementi essenziali”.

Ecco quindi cosa succede in caso di troppo stress.

Vivere nello stress costantemente è come vivere nell’ansia. L’ansia di riuscire a fare tutto entro la fine della giornata ad esempio. L’ansia di fare bene quel lavoro senza essere denigrati dal capo. L’ansia di affrontare quella situazione o quelle persone ogni giorno della nostra vita; in famiglia o sul lavoro.

Ebbene, vivendo in questo stato, senza accorgercene, secerniamo quantità di adrenalina frequentemente, la quale, è sana in alcune occasioni ma, come accade sempre, diventa nociva quando è troppa. Accade così che l’adrenalina indurisce troppo i nostri tessuti, sia quelli muscolari che degli organi interni. Dilata troppo le pareti dei vasi sanguigni. Fa lavorare il cuore ad un ritmo innaturale anche se impercettibilmente. Vivendo così come in un continuo “stato di paura” ossia, con gli stessi sintomi per il nostro corpo della paura.

Questo fa si che il potassio viene completamente consumato e, diminuendo lui, automaticamente si alza il livello di sodio. Troppo sodio appunto, rende rigide le pareti del nostro corpo. Vale a dire che rende rigidi i capillari, le vene, le arterie, lo stomaco, il fegato, i reni e via discorrendo…

Senza la giusta elasticità, essendo un qualcosa di vivo che deve muoversi fluidamente, il nostro corpo inizia a subire delle “rotture”. Con il termine di “rottura” non immaginatevi una spaccatura vera e propria, anche se a lungo andare può avvenire pure questo. Si tratta, più che altro, di un malfunzionamento dei vari componenti come anche il cuore e i polmoni. Non per niente, la prima azione a patire di queste conseguenze, è il RESPIRO. Quante volte capita di sentire una pesantezza sul petto senza cause patologiche? Quante volte succede di vedere persone con un respiro affannato, o che faticano a prendere respiro, o che comunque respirano male? Pensate ad una rigidità del muscolo cardiaco o dei polmoni, che sono forse gli organi con più elasticità tra tutti dovendosi espandere e restringersi.

Il problema è che non li possiamo osservare. Non vediamo all’interno di noi cosa accade. Non possiamo notare la durezza e l’aridità dei reni che non riescono più a filtrare, la mobilità dello stomaco che lavora per permetterci la digestione, la peristalsi dell’intestino per trattenere e assorbire sostanze nutritive e lasciar andare quelle di rifiuto. Non ce ne accorgiamo fino al giorno in cui, tutto questo, a lungo andare, porta ad avere seri problemi.

La cosa principale sulla quale riflettere è che in questi frangenti, il nostro sangue, deve lavorare sodo, molto sodo, soprattutto per ri-ossigenare le parti e nutrirle al meglio affinchè possano funzionare bene e quindi si inizia ad innescare un meccanismo malsano e faticoso anche per le cellule del sangue, per il midollo stesso e la milza che non riescono a star dietro alla produzione di sangue nuovo e vengono così chiamati in ballo anche gli anticorpi perché, non c’è niente da fare, il nostro organismo s’indebolisce e diventa una vittima adatta per gli agenti esterni che ci colpiscono con più facilità. Diventiamo vulnerabili. Accade così, di conseguenza, come in una catena, che ci ritroveremo presto con un sistema immunitario stanco e debole che non ce la fa a proteggere tutto, non riesce a combattere tutto e…. ci ammaliamo.

Purtroppo tanta gente crede che un po’ di riposo sul divano, a fine giornata, sia il rimedio ideale ma non è assolutamente così e spero si sia capito dopo questo post che spiega come vivono gli organi interni. Spegnersi sul letto o sulla poltrona non serve a nulla. Lo stress rimane comunque dentro.

Riposare la mente è solo un palliativo richiesto dal cervello per tentare il possibile, ma occorre davvero prendere misure di sicurezza ed evitare il più possibile di stancarci e stressarci psicologicamente. E’ molto più distruttivo un tot di stress ogni giorno che una botta di sovraffaticamento una volta ogni tanto. Il nostro corpo è pronto e preparato ad affrontare eventuali situazioni di tensione, ma non è adatto a farsi corrodere quotidianamente da sensazioni nocive.

P.S. – Infine, ci tengo a sottolineare una cosa. Non ho voluto scrivere un trattato medico e, come sapete, non sono un medico. Mi rendo conto che molti contesti sono stati buttati giù in modo molto semplice e se venissero letti da un luminare risulterebbero ridicoli, in quanto, i processi del nostro organismo, sono decisamente più complessi ma, il mio interesse era quello di far comprendere a chiunque come funziona il nostro corpo e perché, scientificamente e concretamente, lo stress può danneggiare seriamente e FISICAMENTE la nostra salute.

Prosit!

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