La Vitiligine: Mancanza e Abuso

La Vitiligine è una malattia della pelle, appartenente alle leucodermie (pelle – bianca), non ancora del tutto chiara nemmeno alla Medicina.

Pare che i melanociti, le cellule epiteliali che producono la melanina (quella sostanza che ci fa diventare scuri quando ci abbronziamo), siano presenti (al contrario dell’Albinismo dove sono assenti) ma non riescono a produrre la proteina difensiva a causa, probabilmente, di un attacco da parte degli anticorpi che li riconoscono come nemici.

Questo fa si che si creano su alcune zone della pelle, delle macchie prive di colore, circondate da zone pigmentate. Le parti più colpite, nonostante la Vitiligine possa apparire su quasi tutto il corpo, sono le mani, i piedi, il volto, le braccia, il collo e l’addome. Naturalmente si prova a dare risposte a questa alterata condizione epiteliale come: lo stress, problemi congeniti, etc, etc… ma, anche le cure, verso questo disturbo, sono purtroppo prive di risultato nella maggior parte dei casi, in quanto pare non ci sia rimedio a tale inestetismo. Un inestetismo che colpisce davvero molte persone, dalle più giovani alle più anziane.

Dove la melanina non viene sintetizzata, si può eventualmente procedere a ricoprire la parte interessata con del fondotinta o delle creme adatte, simili a quelle auto-abbronzanti, utili per un camouflage perfetto. Una brava estetista saprà sicuramente aiutare chi soffre di Vitiligine ma c’è anche un’altra soluzione, che non ha fondamenta scientifiche ma, della quale, come sapete, amo parlare da sempre.

E’ quella proposta dalla Psicosomatica e quindi dalla possibilità di “rimediare”, o comunque non aggravare la situazione, rielaborando l’emozione che può aver accompagnato l’eventuale trauma che è divenuto in seguito fisico, e in questo caso, concretizzandosi sotto forma di Vitiligine.

Sono diverse e numerose le testimonianze che assicurano di essere guarite da una qualsiasi malattia, attraverso il percepire in modo diverso ciò che ci ha fatto male, io sono una di queste ma, ovviamente, occorre conoscere il messaggio che la determinata malattia vuole portarci. Infine, come dico sempre, occorre anche crederci, fermamente, perché non stiamo parlando di risultati ovvi e, nonostante le tante prove positive, non si può dare nulla per scontato. Ma chissà se tutto questo funziona anche con la Vitiligine…

Ebbene, secondo alcune filosofie, la Psicosomatica è solo una di queste, la più conosciuta, chi soffre di Vitiligine ha subito un abbandono. Un abbandono che può essere fisico nel senso che, una persona a lui cara è venuta a mancare, oppure un abbandono, percepito emozionalmente, nel senso che è stato allontanato da qualcuno al quale voleva bene. O magari è stato allontanato dal luogo di lavoro, al quale teneva parecchio. Ovviamente in modo, secondo lui, ingiusto.

Da qui, il discorso si sviscera ulteriormente in quello che può essere considerato un abuso. Ci si potrà sentire defraudati, in quanto questa persona non ci vuole più e, a malo modo ce l’ha fatto capire, oppure potremmo aver vissuto una sorta di privazione della nostra dignità in qualsiasi ambito: familiare, lavorativo, sentimentale, scolastico, etc…

Oppure ancora, in quanto occorre essere chiari, noi stessi abbiamo vissuto l’allontanamento dell’individuo, al quale eravamo affezionati, come un abuso alla nostra sensibilità, anche se lui può non averlo vissuto allo stesso nostro modo.

Sta di fatto che, questo tipo di sofferenza, ci spoglia. Ci spoglia delle nostre difese, ci sentiamo vulnerabili e facilmente esposti al pericolo. Come se una parte di noi venisse a mancare e, infatti, guarda caso, la melanina è proprio una sostanza che ci protegge.

Anche se oggi è considerata esteticamente utile, perché subentrando dopo ore e ore di esposizione al sole ci rende più belli, è in verità una protezione che il nostro organismo mette in atto per salvarci dai raggi solari. Sì, mi duole deludervi, ma la troppa abbronzatura è seriamente nociva per la nostra pelle.

Insomma, questa azione difensiva viene a mancare proprio come percepiamo la mancanza anche nel nostro stato emozionale.

Ed è proprio questo che dobbiamo modificare per cercare di cambiare la situazione della nostra Vitiligine.

Cosa ci ha fatto male? Cosa ci ha fatto sentire abbandonati? Perché abbiamo una specie di malinconia? Che cosa ci fa sentire l’essere stati schiacciati o calpestati? Dove la nostra dignità ha subito un’offesa? Queste sono le domande da porsi se si soffre di Vitiligine e, una volta trovata la risposta, si può provare a modificare l’emozione che ci ha procurato del male.

Un rimedio molto utile, anche se può sembrare banale, è quello di pensare che qualsiasi cosa sia accaduta appartiene al passato. Se riuscissimo a non rimanere più legati a quel passato, o provassimo a cambiare le sensazioni che ricordiamo (lavoro molto difficile, lo riconosco) possiamo evitare di rendere ancora più grave la nostra malattia. Non dobbiamo rimanere attaccati lì.

Se però, la situazione che ci sconvolge, e ci fa sentire vessati, appartiene all’ambiente lavorativo che ancora stiamo conducendo, e quindi fa parte del nostro presente, ad esempio, dobbiamo cercare in qualsiasi modo di viverla diversamente se vogliamo ottenere qualche risultato positivo. Il tutto è molto ostico, lo so, ma è davvero fondamentale.

Mutando tale percezione, modifichiamo anche il nostro lato fisico, perché si tramuta la nostra parte più intrinseca. Tutto questo, seppur molto faticoso da affrontare, probabilmente non riuscirà a fare nulla alla vostra Vitiligine ormai esistente (non è detto!) ma sono certa che può fare del gran bene a tutto ciò che di voi è emozionale e pronto a concretizzarsi in fisicità, quindi, vi consiglio caramente di iniziare a lavorare in questo modo.

Prosit!

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LA RESPONSABILITA’ NELLA MALATTIA – METAMEDICINA post 1

Uno degli argomenti principali di questo blog è la Psicosomatica ossia una branca della psicologia che vuole mettere in connessione il disturbo fisico con la natura psicologica dalla quale può nascere (emozioni negative). Correlare il corpo alla mente, al pensiero dal quale scaturisce l’emozione, in un tutt’uno, osservando l’essere umano da un punto di vista olistico, completo.

Diversi luminari del passato come Freud, Lowen e Reich, presero in considerazione la Psicosomatica e, ai giorni nostri, una dottoressa, nata come biologa ma divenuta col tempo psicoterapeuta, ha creato un settore ancora più profondo e preciso della Psicosomatica chiamandolo METAMEDICINA.

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Si tratta della Dottoressa Claudia Rainville nata nel Quebec, in Canada, e oggi promulgatrice di questa filosofia di vita.

Cosa significa il termine METAMEDICINA?

E’ composto da due parole:

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META = significa “andare oltre”. Addirittura in sanscrito assume il senso di “amore e compassione

MEDICINA = da ars medica (arte medica) significa “prendersi cura di… (anche di noi stessi) con il mezzo migliore”.

E’ curioso notare come la parola MEDICINA, per i Nativi Americani, non significava “curare” bensì “ottenere il potere dalla conoscenza dei segreti dell’Universo”. Di conseguenza quindi, raggiunto questo livello, “curare” qualcuno, o se stessi, era un gioco da ragazzi.

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Ora, se io mi prendo cura di: un animale, un figlio, un lavoro, una pianta, etc… se questo lo faccio col cuore e con amore, me ne sento anche automaticamente responsabile. Il mio animale domestico vive grazie a me. Se io invece non me ne occupo, non soddisfo i suoi bisogni primari, lui muore, o sta male, ma io ne sono comunque responsabile.

Questo è il concetto alla base della METAMEDICINA: sentirsi responsabili di quello che accade, dell’evolversi delle cose, perciò anche delle malattie. Se io non mi occupo al meglio di me stessa mi ammalo. Per la nostra natura intrinseca, anche se noi non ne teniamo conto, il nutrimento attraverso le emozioni, del quale ci saziamo ogni giorno, è fondamentale. Un bisogno primario.

Questo è un pensiero fantastico. Si! Perché ciò significa che se ne sono responsabile, ossia se io l’ho creata quella determinata malattia, l’ho fatta crescere e vivere come il mio animale domestico, la posso anche distruggere, eliminare. E’ mio il potere. Sono responsabile del disturbo del quale ora mi prendo cura o meno.

Io, in qualche modo, l’ho creato. Non si tratta di avere delle colpe, si tratta di avere delle responsabilità. Se un’altra persona ha una malattia e viene a chiedermi aiuto, o vengo a conoscenza del suo malessere, io ne sono responsabile, non solo perché lo prendo in cura ma perché nell’unica e grande Energia Universale nella quale viviamo e nel concetto del – Tutto è Uno – io sono anche quella persona e quella persona è anche me.

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Siamo abituati a pensare di essere un qualcosa di immenso. La nostra Terra è grandissima così come i luoghi che visitiamo e il cielo sopra la nostra testa ma, in realtà, non siamo che un puntolino microscopico nell’Universo. Una cosa da niente, una piccolissima cellula.

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In una cellula animale ad esempio, cellula dell’uomo, eucariota, perciò più complessa rispetto alla procariota (batteri), ci sono i mitocondri, i centrioli, i lisosomi, l’apparato del Golgi, il nucleo e molti altri componenti che lavorano assieme, correlati tra loro. Qualsiasi cosa accada ad un mitocondrio ne risentirà il nucleo, così come il nucleo è automaticamente responsabile verso quello che è accaduto al mitocondrio e viceversa. Dal malfunzionamento del nucleo ne risentiranno i centrioli e così via. Nel nostro corpo se i Reni non funzionano bene, ne risentirà il Cuore, se il Cuore non funziona bene, ne risentirà l’intero organismo e avanti così. Volete un altro esempio? In un bosco, se non c’è equilibrio tra i suoi abitanti, se le piante non svolgono bene il loro lavoro, se ci sono più animali di un tipo piuttosto che di un altro (ahimè, solitamente il colpevole di questo è l’essere umano), a lungo andare, quell’habitat si autodistrugge. Tutto è collegato. Tutto è Uno. La stessa cosa vale per noi. Se un individuo si arrabbia con me, sta semplicemente mostrando la mia rabbia interiore, sconosciuta e celata ma esistente. Quell’individuo è collegata a me.

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Se una persona mi fa sapere di avere un forte mal di gola (che può significare da un punto di vista psicosomatico non avere il coraggio di dire quello che si pensa) mi sta praticamente dicendo che, probabilmente, mi sono trattenuta dal dire la mia, o non ho saputo dire di “No”, oppure ancora ho detto cose delle quali poi mi sono pentita. Io non ho il mal di gola, ma lei mi sta avvisando. Se io non comprendo un domani potrei provare un malessere inerente al soffocare le mie parole o al comunicare con gli altri in modo sbagliato. Le sfaccettature della malattia possono essere molte ma il discorso da comprendere è quello della RESPONSABILITA’.

Da qui, si capisce bene come qualsiasi indicazione di malanno ha, in verità, una natura che riguarda me personalmente. Io ne sono la creatrice. Io l’ho fatto nascere. “Ogni sintomo è un messaggio” questa è la citazione predominante della METAMEDICINA.

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Ogni disturbo fisico che percepisco mi sta parlando, mi sta dicendo cosa fare per migliorare la qualità della mia vita. Se si ha spesso mal di gola forse bisognerebbe imparare a tenere meno le cose dentro e farsi rispettare di più. La morale ci ha consigliato giusto, ma la nostra natura sbatte e si dimena offesa per questa decisione. Non sopporta il perbenismo e l’ipocrisia e nemmeno il mandare giù bocconi amari. Non accetta le regole del bon ton o del buonsenso. Quelle sono cose umane e sociali. – Moralismi del piffero! – direbbe la nostra parte viscerale. Si, è vero, ci vuole un equilibrio e quello si raggiunge solo con l’amore. Mi sono fatta del male non dicendo quella determinata cosa che avrei voluto dire, ok, non c’è problema, mi amo e mi accetto comunque così come sono. Amo ugualmente quella situazione. Me ne sono accorta, la prossima volta, magari con diplomazia, cercherò di fare meglio.

Eccola la nostra responsabilità. Ecco il perno che Claudia Rainville vuole insegnare. Quindi, la METAMEDICINA è una filosofia che insegna a migliorare la nostra vita.

Vi racconterò una storiella accaduta veramente proprio alla Dottoressa Rainville.

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Era bambina. Sua sorella più grande e un’amica di sua sorella, decidono di andare a fare un giro in bicicletta. Vuole andare con loro anche Claudia ma la mamma glielo impedisce perché è ancora troppo piccola. Claudia non accetta la motivazione della mamma perché, in fondo, sua sorella è più grande di lei di un solo anno e così decide (di sua iniziativa) di disobbedire a sua madre, prende la bicicletta, e raggiunge le altre due. Sulla strada del ritorno, a causa del ghiaccio e del brutto tempo, un’auto che non riesce a frenare investe Claudia. Fortunatamente non le procura gravissimi danni e dopo qualche giorno di ospedale lei si riprende. Le lesioni riportate da questo incidente interessavano queste parti del corpo: caviglia sinistra, natica sinistra e testa (trauma cranico). Come mai? Innanzi tutto occorre sapere che la nostra parte sinistra è la parte collegata alla mamma (ma non solo, eventualmente qui https://prositvita.wordpress.com/2015/08/20/la-destra-e-la-sinistra-il-padre-e-la-madre/ potete capire meglio la destra e la sinistra) e quindi:

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caviglia sinistra (il ritorno verso casa – le caviglie sono la parte del corpo che ci conducono nella vita verso la strada che vogliamo percorrere – disturbi alle caviglie significano paura nell’incedere, nell’andare avanti )

ematoma alla natica sinistra (la mamma l’avrebbe sculacciata, punita e Claudia sapeva di aver fatto una cosa sbagliata così ha deciso di punirsi da sola “schiaffeggiandosi” il sedere come avrebbe fatto il genitore)

trauma cranico (Claudia ha fatto di “testa sua”, ha formulato un’idea nella sua mente, una mente che ora andava punita. Botta alla testa).

Ovviamente la macchina ha investito Claudia e non le altre due perchè Claudia aveva il senso di colpa. Claudia ha emanato le frequenze della paura, della punizione, dell’ansia. – Io ho disobbedito ma se mamma aveva ragione? Se mi succede qualcosa? Se davvero sono troppo piccola? -.

Molto affascinante questa lettura ma… che prove scientifiche e tangibili abbiamo? Come si può credere fermamente a tutto questo? Penso mi convenga dividere l’articolo, il discorso è lungo e quindi la risposta a queste domande la leggerete nel prossimo post che s’intitolerà PERCHE’ CREDERE NELLA METAMEDICINA – METAMEDICINA post 2

Prosit!

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Acufene – un messaggio che devi tradurre

Mi è capitato di scoprire ultimamente che numerose persone soffrono di un disturbo davvero sgradevole all’orecchio chiamato Acufene. Un disturbo conosciuto ma un tempo se ne sentiva parlare di meno.

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Innanzi tutto, in medicina, cos’è l’Acufene (chiamato anche, dal latino, Tinnitus)? Questa disfunzione, se così si può dire, in quanto sarebbe meglio definirla “condizione”, non è propriamente considerata una malattia e si tratta dell’udire, abbastanza costantemente all’interno dell’orecchio, dei rumori come fischi, o ronzii, o brusii che infastidiscono molto e causano una sorta di stress e una conduzione spiacevole della propria quotidianità.

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Le cause possono essere diverse e purtroppo, a volte, non si trova una cura efficace.

Come già sai però, in questo blog, si parla in modo diverso, prettamente psicosomatico, dei disturbi che ci colpiscono e quindi andiamo a capire il significato del messaggio che questa fastidiosa condizione ci vuole comunicare.

Pare infatti essere, per gli esperti di Medicine Alternative, un avvertimento che indica l’essere troppo sotto pressione nei confronti di quello che ci siamo obbligati o ci hanno obbligato a fare.

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Come vedi, si capisce subito che, anche qui dietro, c’è la paura.

La paura di non riuscire a raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato, la paura di non farcela, o di fallire. Il peso della responsabilità che senti. La preoccupazione di non risultare il migliore, di non arrivare a fine mese con lo stipendio, di non sentirti libero. Le motivazioni possono essere infinite. Devi andare avanti, contro tutto e tutti pur di riuscire nella vita, nel lavoro, e spesso ti ritrovi anche a soffocare emozioni e sensazioni pur di non cedere. Ecco che ciò che hai deciso di occultare e reprimere dentro di te, in correlazione con l’inconscio (parte della nostra mente), si immette in un canale interno (quello uditivo) e ci parla con la sua vocina (Acufene) a modo suo.

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Cosa ti sta dicendo la tua vera natura? In quel – bzzzzzz… bzzz… bzzz… fiiii…. fiiii… fiiii…. sshssshsssssh…. –  che percepisci, la traduzione è: – Ehi! Guarda che tu hai provato a sopprimermi ma io ci sono! Esisto! Faccio parte di te! Sono la natura che ti ha creato e alla quale appartieni! – si, perché non sono i soldi, il lavoro, le preoccupazioni familiari, la fama, le responsabilità manageriali che alla nostra natura interessano, a lei non può fregargliene di meno di tutto questo, lei vede solo che ti stai “ammazzando” per un qualcosa che è importante per la società in cui vivi, per una tua dignità, per una tua ambizione, per un tuo dovere morale, ma non per lei, ne’ per il tuo benessere.

E così ti parla, nella sua lingua incomprensibile e tu, non capendo, vai avanti per la tua strada.

I rumori che senti ti impediscono di udire altre cose molto importanti e addirittura, quando l’Acufene si aggrava, può persino portare alla sordità. Quasi come avere la testa nell’ovatta e non sentire più. Dovresti infatti chiederti cosa in realtà non vorresti più sentire, o meglio, cosa il tuo benessere non vorrebbe più sentire e cosa invece non stai ascoltando tu.

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Tu purtroppo, non stai dando ascolto alla tua stanchezza, allo spossamento che hai dentro. Le persone che soffrono di Acufene infatti, difficilmente si sentono l’animo libero e leggero e possono soffrire anche di altri disturbi connessi come: l’insonnia, l’ansia, bruciori di stomaco, mal di gola, respiro irregolare, labirintite. Assieme all’Acufene possono presentarsi anche le vertigini, in casi gravi, e il disturbo prende così il nome di “Sindrome di Ménière”.

Tutto ciò che è collegato al nostro orecchio, inoltre, è collegato al nostro equilibrio, un equilibrio sia fisico che mentale e, se la nostra bilancia pende più da una parte che dall’altra, si vive in assoluto disequilibrio tant’è che si dà importanza più a determinate cose che ad altre a nostro discapito.

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Le orecchie, come ti avevo riferito in questo post qui https://prositvita.wordpress.com/2015/08/10/parliamo-ancora-della-connessione-tra-reni-e-orecchie-ma-oggi-di-mezzo-ce-anche-il-cuore/ (ti chiedo scusa ma wordpress da qualche mese si rifiuta di farmi linkare in modo diverso) sono collegate anche al cuore (sede della Passione e di come si affronta la vita) ma soprattutto sono collegate ai reni sede della nostra vitalità e dell’emozione Paura.

Come afferma la Dott.ssa Claudia Rainville, studiosa di Metamedicina che spesso ti ho nominato, chi soffre di Acufene è però anche molto coraggioso e, attraverso i miei studi, ho potuto appurare che è vero. Ci vuole infatti coraggio per affrontare la vita in questo modo e per trattenere, pur sbagliando, determinate emozioni. Chi soffre di questo disturbo è di solito molto responsabile e si fa carico di pesi insopportabili per molti. Riesce a dirigere grandi aziende, o grandi famiglie, senza chiedere mai aiuto a nessuno anzi, è sempre circondato da persone che si appoggiano molto a lui/lei. Non conosce la pigrizia in certi settori e non manifesta il suo dolore o lo fa molto poco. Autolesionandosi però.

L’Acufene ti sta dicendo tutto questo in quel baccano che senti. L’Acufene ti sta consigliando di lasciar andare, di “sbattertene di più le balle” come si dice.

Di pensare meno all’apparenza o a quello che gli altri possono pensare di te. Fregatene di essere il migliore in quel campo, cerca di essere il migliore per te stesso. Cerca la leggerezza, la beatitudine. Affidati alla vita, all’Universo, con fede. Staccati dalle responsabilità e dalle questioni che ti opprimono e non trattenere ne’ i sentimenti, ne’ le emozioni. Non aver paura di scoprirti, di renderti vulnerabile, abbassa lo scudo.

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Dissetati di serenità e non mentire a te stesso. Se soffri di Acufene, non sei sereno. Non fare il sordo che non vuol sentire!

Ti auguro una buona traduzione.

Prosit!

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Che sia chiaro, l’Appendice non serve a nulla

Quante volte avete sentito dire quello che cita il titolo di questo articolo?

Immagino tante. E sicuramente persino da medici o lo avete letto su qualche importante rivista scientifica. Le varie filosofie dibattono alla grande e quello che poteva sembrare chiaro fino a poco tempo fa, viene oggi ripreso in causa e rivalutato. Per alcuni, questa benedetta Appendice, dev’essere comunque lì per caso o per qualche strana mutazione genetica che non deve riguardarci. Anzi, un fastidio che bisognerebbe eliminare subito. Un qualcosa che sta nel nostro corpo di completamente inutile. Come le tonsille ad esempio (è chiamata infatti anche tonsilla addominale). Come i virus. Non servono a niente, ci fanno solo star male. Eliminiamo tutti questi scomodi orpelli. Così almeno non si ammaleranno più e noi ci siamo tolti un problema.

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Oh, ecco bene, è proprio questo il punto che non mi trova d’accordo.

Certo che si ammalano. Sono vivi anche loro. Sono parti del nostro corpo. E si ammalano sovente molto prima di tante altre parti. Ma perché? Perché sono una specie di campanelli d’allarme o forse potrebbero chiamarsi meglio “scudi”.

Immaginate un accampamento di soldati. E’ notte. Tutti i militari sono in camerata a dormire. Fuori dal momentaneo alloggiamento, sotto alla garitta e col suo fedele fucile in spalla, ci sta un giovane soldato semplice che, attento, osserva il buio territorio che lo circonda. Il suo nome è: Appendice. L’aria fredda gli taglia il viso, l’oscurità lo spaventa, il cuore gli batte forte nonostante la rigidità.

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E’ lì da solo e deve accettare tutto quello che arriva. Un soffio di vento gelido, un animale feroce, il nemico. E qualora il nemico arrivasse davvero, aggressivo, ben equipaggiato e forte, sarebbe naturalmente Appendice a perir per primo non trovate?

Molto spesso, è proprio chi fa la guardia a rimetterci. La stessa cosa accade alla nostra Appendice ma questo non significa ch’essa non serve a nulla anzi, il lavoro della sentinella è importantissimo, è fondamentale e, anche se non è proprio idoneo definirla “sentinella” bisognerebbe vederla in questo modo per aver cura di lei.

Ma che cos’è precisamente l’Appendice?

L’ Appendice, chiamata anche Vermiforme o Cecale, è una specie di protuberanza molle dalla forma tubulare, lunga dai 5 ai 10 cm circa, del nostro Intestino Crasso.

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Si trova precisamente nella parte del Cieco e può dirigersi verso diverse posizioni. Premettiamo che la scienza assicura (la maggior parte delle volte), ch’essa sia un elemento che ha perduto completamente le sue funzionalità in quanto ritenuto semplicemente un residuo intestinale erbivoro e fin qui, nulla in contrario. Forse tra millenni sparirà del tutto, come è sparita la coda o come tante altre nostre parti fisiche si sono, con i secoli, trasformate. Dicono addirittura che prima o poi andrà via anche il quinto dito del piede, il Mellino, perchè tanto non lo utilizziamo. Sarà vero? Il fatto è ch’essa, l’Appendice, c’è ancora e, a mio umile parere, è da trattare al meglio.

Come dicevo prima infatti ha la funzione di segnale in caso di problemi all’apparato digerente, o meglio, in caso di malnutrizione. Si, si, lo so che molti di voi non mi crederanno, lo so che molti di voi staranno pensando che stò dicendo delle stupidaggini ma posso assicurarvi che, al di là di altri casi specifici, con una sana alimentazione, difficilmente si subisce un intervento di Appendicite. La Medicina Orientale afferma che questo elemento sia un sacchetto pieno di batteri utilissimi per il nostro organismo come i colibacilli e i lattobacilli (Gram- i primi e Gram+ i secondi) che, come bravi soldatini, mantengono un equilibrio per noi ottimo alla presenza di agenti patogeni quali germi o quant’altro. Una dieta squilibrata può provocare un aumento di batteri nocivi che, quelli buoni, non riescono più a contrastare e da qui, si arriva ad avere la famosa Appendicite. Allora, proviamo a guardare l’Appendice da un altro punto di vista. Quello psicosomatico. Lo sapete che la psicosomatica è una filosofia che seguo, perciò la prendo in considerazione. Sempre.

Innanzi tutto vediamo che altre filosofie, e non solo la psicosomatica, tengono invece molto da conto l’Appendice, al contrario della nostra Medicina, almeno da come sembra. In secondo luogo, bisogna saper che essa rappresenta la collera verso qualcosa o qualcuno che ci impone (magari con autorità) determinate cose che noi non tolleriamo. Si ottiene perciò anche una sorta di paura, una paura inerente al non aver il determinato controllo della situazione. Il non riuscirsi a sentire completamente autonomi quando invece lo si desidererebbe tanto per poter sottostare di meno a ordini non accettati e fare ciò che meglio si gradisce. Questo ci fa arrabbiare. Dobbiamo capire che qualsiasi tipo di infiammazione, all’interno del nostro corpo, equivale a: RABBIA.

Ossia “vedere rosso”, proprio come rossa e calda è una zona infiammata.

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Il sentirsi sottomessi, o dominati, può causare quindi l’infiammazione all’Appendice. Che in realtà può divenire anche una vera e propria infezione.

Ora, se voi provate davvero questa ira, anche se magari apparentemente potete sembrare le persone più docili di questo mondo e ne siete convinti persino voi stessi, nel momento in cui subite un’appendicectomia, automaticamente vi passa anche la rabbia? No.

Voi continuerete a provare questo sentimento ma non ci sarà più l’Appendice ad assorbirlo e a farsene carico per cui, a questo punto, l’emozione negativa andrà ad intaccare un altro organo. La stessa cosa avviene con un’alimentazione errata. Una volta tolta l’Appendice, sarà l’intestino a subirne le conseguenze. Non avete più il campanello d’allarme. Colui che, anche sacrificandosi, vi ha permesso di mantenere altri organi sani.

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Non vi è mai capitato di sentire l’Appendice dolorante e dopo un periodo di dieta tutto si risistema? Essa si disinfiamma appunto con una sana alimentazione. Ovviamente non funziona sempre così, ci sono persone con problemi gravi all’intestino senza mai aver infiammato l’Appendice. Ma non arrivate a tanto. Vogliate bene alla vostra Appendice. Non è vero che non serve a niente.

Certo che si può vivere anche senza! Si vive bene anche senza altre cose.

Ma è come se un jolly ce lo fossimo già giocato. Infine, le ultime ricerche scientifiche ammettono che l’Appendice così inutile non è, soprattutto poi per lo sviluppo del feto. Lo considerano addirittura un importante organo linfopoietico ed immunopoietico utile all’origine di tante cellule immunocompetenti che costituiscono il sistema difensivo delle mucose. Le mucose sono come dei tessuti dalla fondamentale importanza per il benessere del nostro organismo e ne abbiamo in tutto il corpo di diversi tipi. Lo proteggono e lo rivestono.

Insomma, le teorie sono diverse e potrete scoprirlo voi stessi facendo delle semplici ricerche. Chi dice che serve, chi dice di no, chi dice che occorreva all’uomo quando si cibava prevalentemente di vegetali, chi dice l’inverso. Forse nessuno può davvero spiegare con massima precisione la realtà, perciò penso che ognuno potrebbe credere a quello che vuole. Probabilmente nessuna dottrina può essere completamente vera o completamente falsa. Io, rimango dell’opinione che un corpo sano e completo, sia l’optimum. Che ne pensate?

Prosit!

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La Schiena – come viviamo la vita assieme a Sig. Dolore

 

L’80% di noi soffre di dolori alla schiena. Dolori causati da indolenzimenti, da ernie, dalla scoliosi, da torcicollo, da vertebre consunte e via discorrendo. I problemi alla schiena possono avere diversa natura ma attenzione, hanno soprattutto una natura psicosomatica. La nostra schiena è quella parte posteriore del torso che inizia dal collo e arriva al deretano attraversata perpendicolarmente da un susseguirsi di ossa brevi, collegate tra loro, chiamate vertebre, allineate tra esse a formare la colonna dorsale. Essa è una parte fondamentale del nostro corpo che ci permette persino di respirare e si preoccupa del nostro sostegno. Bastano semplici disguidi a far si ch’essa subisca dei “danni”. Proprio sul discorso della respirazione, per fare un semplice esempio, posso dirvi che il diaframma, muscolo che ha diverse intersezioni nella nostra colonna dorsale attraverso muscoli e tendini, se soggetto a un respiro affaticato come quello della persona ansiosa può provocare dolori, irrigidimento o difficoltà di movimento. blogyou-ngL’immagine che vi propongo parla da sola. Osservatela attentamente. Come potete vedere, ogni sezione, dall’alto verso il basso, spiega bene come si possa rapportare la zona colpita al nostro stato d’animo. Uno stato d’animo spesso nascosto, intrinseco che potremmo anche non riconoscere. Un trauma, un fastidio, una condizione poco piacevole che possiamo aver vissuto nella nostra infanzia ma che, ogni volta che in un modo o nell’altro lo riviviamo, ecco che ci porta il suo messaggio attraverso il dolore. Esatto. Un vero e proprio messaggio. Un messaggio che dovreste ascoltare, comprenderne il significato e… mandare via. Tranquilli, ora vi spiego! Facciamo una cosa alla volta. Innanzi tutto lasciatemi dire che questo vale per qualsiasi parte del corpo ma oggi, voglio dedicare quest’articolo alla schiena perchè la schiena costituisce il nostro sistema di sostegno non solo dal punto di vista fisico. Il non sentirsi appoggiati e/o approvati, in questa vita, provoca dolori in questa zona. Il non lasciarsi andare, completamente fiduciosi nelle forze dell’Universo (questo vi apparirà assurdo ma è così), non vi farà sentire sostenuti pur non accorgendovene neanche. Ecco che subentrano i problemi alla schiena perchè vi sentiti esauriti, spaventati, impotenti, sottomessi, arrabbiati, tristi… Il blocco, il dolore o l’indolenzimento che giunge, vi sta suggerendo che questo problema inconscio, sta diventando insopportabile. Vi stà dicendo “Ehi! Basta, così ti stai rovinando, lo vuoi capire?!”. Ma in cosa ci stiamo rovinando? Prendiamo come esempio la parte più alta della colonna, nel collo, proprio alla base della nuca e vediamo nel mentre, come cercare di sconfiggere il dolore. Le prime vertebre cervicali sono dolenti, ci stanno facendo venire persino male a tutta la testa, il collo è rigido e ci sentiamo come dentro a dell’ovatta.

SIGNIFICATO (in questo caso della cosiddetta CERVICALE): come da foto – Ho troppi pensieri, penso troppo/ragiono molto, mi preoccupo in modo eccessivo, sono rigido, non mi sento amato, ostacolo l’amore, non mi fido/non mi lascio andare, non riesco a vedere altre opportunità o non le accetto, mi faccio carico di un’infinità di cose….. a che serve in fondo?

ARRIVO DEL DOLORE: cosa fare? Innanzi tutto chiedersi cosa questo dolore ci sta dicendo e le risposte le avete appena lette qui sopra. Vi sta dicendo che siete troppo rigidi nei vostri pensieri? Che vi preoccupate in modo eccessivo? Che vivete la vostra vita in una costante e latente paura? Eccetera, eccetera… Una volta stabilito cosa secondo voi ha fatto scaturire il dolore, cercare di porvi rimedio con il vostro stesso pensiero e le vostre vedute, fare perciò l’esatto contrario: non preoccuparsi più, provare a rasserenarsi, tentare di valutare altre opzioni, affidarsi a quello che la vita ha in serbo per noi, non cercare sempre l’eventuale problema/inganno che può nascondersi dietro… Ehi, la vita può essere anche rosa sapete? Mentre svolgete questo lavoro molto impegnativo, dovete anche ringraziare questo dolore. Si, vi sembrerà strano ma, in realtà, lui è lì solo per avvisarvi e, inoltre, siete stati voi, senza per questo sentirvi colpevoli, che lo avete invitato (formato) nel vostro corpo. Attraverso i vostri pensieri. Lui non ne può niente! E’ umano. Non c’è nessun problema. L’unico nostro scopo ora, dopo averlo ringraziato, è mandarlo via facendogli capire che quindi, ora non abbiamo più bisogno di lui! Abbiamo decodificato il messaggio, Signor Dolore può andare grazie!

Quello che vi ho spiegato in poche righe, è in realtà ostico e difficile da comprendere e mettere in pratica ma, è anche vero che non c’è l’abitudine. Se ho male alla schiena, prendo una pastiglia, faccio un’iniezione e… via! Il fatto è che così facendo, non state mandando via il messaggio che il dolore vi recava, lo state semplicemente facendo stare zitto ma lui continua a rimanere lì, pronto a fuoriuscire al momento opportuno. Pronto a farvi assumere altre pillole e farvi fare altre punture a distanza di settimane, di mesi o di anni. Perchè non provare invece a “sconfiggerlo” e non farlo tornare più? Sarà dura all’inizio ma, posso assicurarvi che dopo esservi allenati, tutto apparirà migliore e vi sentirete come degli Dei. Questo post non sarà l’unico sulla schiena, parte fondamentale del corpo, che si sobbarca tutte le nostre ansie perciò non preoccupatevi, potrete risolvere ulteriori interrogativi in futuro e ovviamente, porre tutte le domande che desiderate abbiano una risposta.

Prosit!

E tu che Voce hai?

Anche la voce rivela molto di noi, lo sapevate? La voce è un suono, da noi creato, che emettiamo dal nostro interno e lo facciamo fuoriuscire verso il mondo che ci circonda. voce

Fisiologicamente la voce viene emessa da dei tendini molto elastici chiamati corde vocali che vibrando emettono appunto il suono e, a questo suono sono state configurate quattro caratteristiche:

l’Estensione – ossia la variabilità del tono da più acuto a più grave

l’Intensità – ossia la potenza di questo suono

l’Altezza – ossia la definizione della frequenza della voce

il Timbro – ossia la qualità della voce percepita dall’udito

Ovvio è che la voce, è stabilita da determinati fattori fisici: ampiezza della cassa toracica, forma del collo, gola, sesso, età ma, come sapete, in questo blog, si cerca sempre di andare oltre e di scoprire qualcosa di più. Si perchè secondo diverse filosofie, anche la voce, come tutto il resto del nostro corpo e della nostra anima, può essere influenzato e modificato da altri autori. Vi verrà difficile crederlo ma persino l’alimentazione collegata alla psicosomatica è un fattore determinante. Come ci insegna Naboru Muramoto, seguace del famoso medico orientale Ohsawa, divulgatore di antiche teorie cinesi, il tono della voce indica anche le condizioni totali di chi sta parlando dal punto di vista fisico e psichico.

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Molte persone hanno una voce molto acuta o molto grave, a seconda di come consiste generalmente il loro regime alimentare. Secondo questo maestro quindi, chi “sporca” il suo organismo con alimenti “inquinanti” non avrà una voce armonica, piacevole da ascoltare bensì potrebbe invece addirittura nascondere qualche disturbo agli organi interni. Ma non solo. E’ stato stabilito, secondo queste teorie che, chi ad esempio parla in fretta, senza quasi prendere respiro ha un cuore troppo attivo e quasi sicuramente da piccolo non era sufficientemente ascoltato o meglio, in famiglia, i suoi discorsi non avevano ampio spazio. Chi invece parla ad alta voce può avere i reni intasati, può pensare in modo disordinato e grida per dare peso e valore a dei concetti ch’egli stesso fatica a ritrovare in quel caos mentale che ha. Urlare serve a espellere gli scarti metabolici e psichici; è come sudare, urinare e defecare. Come anche i sordi fanno. La sordità può nascere da un non voler più ascoltare quelle che vengono definite “le brutture che ci vengono dette”, quelle che noi non sopportiamo. quelli-da-cui-non-ascoltare-consigli-su-denaro-e-investimenti-liberta-finanziaria1-620x330

– State zitti! Parlo io! Voi mi fate male! Non ne ho più voglia di ascoltarvi! – direbbe il sordo, che ci nasca o che lo diventi in tarda età. – Urlo più di voi, così almeno tacete! -. Alcune persone inoltre, si esprimono in modo strano. Le loro frasi sono molto lunghe con poche pause e, mentre parlano, emettono addirittura strani rumori nasali o lari-faringei. Ebbene, pare che’essi non abbiano trovato un buon equilibrio interiore. Nella nostra vita bisognerebbe mangiare per vivere e non vivere per mangiare. Si deduce quindi che in realtà il nostro organismo abbia bisogno di poco cibo e non di abbondanza. Perciò, chi mangia tanto, parlerà anche tanto in quanto ha molte tossine e sostanze di scarto da eliminare. Ovviamente, si sposano con la voce tutti i vari malesseri di cui possiamo essere vittime durante l’anno come l’afonia che ci lascia – senza parole -… per paura? Per collera? O perchè semplicemente non riusciamo a formulare le nostre idee? Una forte emozione che ci ha “chiuso il becco”. La raucedine, che si manifesta quando il nostro cervello collega un evento  a questa equazione “parlare = pericolo”. Claudia Rainville, psicoterapeuta, inoltre, esamina la balbuzie che è un disturbo più dell’elocuzione che della voce in sè ma di esso, come stato d’ansia, dice che può nascere nell’età infantile solitamente nel timore di perdere un genitore o nella paura di donare del dispiacere a qualcuno con il risultato dell’essere sgridato, o minacciato, o respinto. La nostra splendida voce indica tanto di noi per chi sa ascoltare in modo particolare. Per chi si sofferma a soppesarla. Fondamentalmente non ci sono segreti, siamo dei libri aperti. Un argomento interessante a mio parere sul quale ritorneremo, grazie al quale possiamo migliorarci sempre più.

Prosit!

photo giovanixmilano.it – greenme.it – libertafinanziaria.biz