Parenti-Serpenti per fortuna Presenti

La Legge della Risonanza o dell’Attrazione dice (e dimostra) che noi otteniamo ciò che sentiamo. Vale a dire che se io mi sento veramente ricco, nella parte più viscerale di me, provo davvero, realisticamente, la sensazione che la ricchezza può donare (cosa veramente difficilissima da sentire), qualche strano meccanismo universale mi darà abbondanza a profusione affinchè, il mio stato d’essere e di percepire, si possa concretizzare divenendo realtà.

Non si otterrà pertanto ciò che si pensa o ciò che si desidera, ma ciò che si prova proprio nel profondo che è, solitamente, molto diverso da quello che la mente vuole farci credere.

Questo è naturalmente un lavoro molto faticoso per noi, sentirsi ricchi intendo, perché se siamo poveri o se ci hanno insegnato che per essere ricchi occorre essere fortunati e nascere in una ricca famiglia, il nostro inconscio risulta inquinato da queste affermazioni e… ciao Pippo!

Sul vero o sul falso di queste teorie e sul come fare per allenarsi in tali dinamiche, ho già scritto diverse volte quindi, oggi, passerò oltre, andando a toccare un altro tasto.

Supponiamo quindi che, dopo varie ed estenuanti esercitazioni, si riesca davvero a credersi così e si possa quindi iniziare a ricevere. Ad un certo punto riusciamo realmente ad avere fiducia nell’Universo e a percepire una sorta di ricchezza in noi comportandoci come se avessimo un mucchio di soldi. Ecco che, a quel punto, dopo tutto il gran lavoro svolto, proprio mentre stiamo mettendo il piede nella casella “arrivo”, giunge il parente di turno e, tutto preoccupato, ci dice: – Guarda che devi cercare di guadagnare di più perché altrimenti così non puoi farcela! -, – Spegnila ‘sta luce in sala se sei in cucina che poi devi pagare una cara bolletta! -, – Ne hai appuntamenti in ‘sti giorni? Riesci ad arrivare a fine mese? -, – Per il bambino hai tutto? Ti serve qualcosa? Dimmelo eh! Che te li do io i soldi -.… Azz…. E si ricade giù, al punto di partenza.

Benedetti parenti!

Ovviamente la loro è pura e sincera preoccupazione, senza colpa alcuna, dettata dall’affetto che provano per noi ma, così facendo, non sanno che stanno alterando il nostro stato d’essere. Lo stanno alterando perché ci intossicano di frequenze negative, perché contribuiscono a formare per noi un futuro povero, perché nutrono verso di noi pre-occupazione anziché abbondanza e armonia, etc, etc…

Ho fatto l’esempio dei soldi ma vale per qualsiasi cosa. Per la salute, per i rapporti sociali, per la vita di coppia, per tutto.

Non mi se ne voglia per il titolo. Anche i miei parenti si comportano in questo modo e li amo sopra ogni cosa, a dismisura, e guai non li avessi nella mia vita.

Il Serpente è stato identificato come simbolo delle tentazioni. Le tentazioni sono maliziose, s’insinuano, nella nostra zona più intrinseca, senza che noi nemmeno ce ne accorgiamo. Strisciano proprio silenti come una serpe. La tentazione del lasciarsi andare, di cadere nel tranello del “Cavoli… non ho abbastanza soldi” oppure “Cavoli, se mia madre è preoccupata forse è bene che inizi a preoccuparmi anch’io” è davvero molto molto inequivocabile.

Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni – (Oscar Wilde)

E’ una tentazione perché tenta di portare ad una tranquillità che, fisicamente ed economicamente, si può anche trovare ma, se si fossero seguiti altri impulsi, forse, si poteva stare ancora meglio. Diecimila volte meglio. Ma la paura a livello generale, e la paura del dolore, sono enormi.

Lo capisco bene. Sono umana anch’io. Dico solo che bisognerebbe difendersi da certe negatività e continuare a pensare positivo.

Sorridi e la vita ti sorriderà – (cit.)

Non si può certo zittirli o maltrattarli. Il loro modo di fare è tanta manna, siamo circondati da persone che ci vogliono bene ed è bene essere grati a loro di conseguenza. Sono le nostre colonne. E saranno loro, sempre ben disposti, a darci una mano qualora gliela dovessimo chiedere. L’unica cosa dunque, che possiamo fare, è proteggerci. Proteggerci dalle loro onde. Sempre che, parlandoci insieme, non capiscano che sarebbe più salutare per noi un altro tipo di comportamento.

Far capire a chi ci sta vicino di non sovraccaricarci di timori e di ridere lietamente e con serenità, immaginando il nostro futuro rosa, non è offensivo, e sicuramente farà bene anche a loro, oltre che a noi, e si acquieteranno i loro animi.

Si può davvero comunque, nell’eventualità, creare una specie di scudo con la nostra immaginazione. Uno scudo “vero” che, come una coperta atta a proteggere, non lascia passare quelle frequenze e, naturalmente, ci si deve allenare in cuor nostro a risalire di frequenze dopo che il parente è andato via.

Ciò che le nostre orecchie ascoltano, o i nostri occhi vedono, viene immagazzinato nel cervello e finisce nell’inconscio. A noi sembra non vederlo più, non percepirne l’esistenza e crediamo sia andato via da noi. Crediamo non ci abbia neanche sfiorato. Ma invece è lì. Latente. Ormai c’è. E inizia lentamente a lavorare come un semino. Attraverso i nostri modi, del vivere la vita, possiamo nutrirlo e farlo crescere oppure, appunto, possiamo ridimensionarlo, facendolo diventare sempre più piccolo, o facendolo scomparire davvero del tutto, prima o poi.

Nel momento quindi in cui qualcuno ci dice – Per il bambino hai tutto? Ti serve qualcosa? Dimmelo eh! Che te li do io i soldi – s’innesca in noi una specie di ordigno che, come la goccia cinese, ogni giorno ci suggerirà “ Sei sicuro che a tuo figlio non manchi nulla? Ce la farai a comprargli sempre tutto quello che gli serve? E un imprevisto? Riusciresti ad affrontarlo?” fino allo scoppiare della bomba che potrà essere anche solo un malessere che percepiamo e che non riusciamo a riconoscere ma che comunque non ci farà vivere bene.

In ultimo, qualche suggerimento ai parenti. Le frasi migliori da dire sono:

– Ah! Che meraviglia! Tutto è perfetto e va’ alla perfezione –

– Se c’è un problema c’è anche una soluzione altrimenti non c’è nessun problema –

– Devo andare al negozio, ti serve qualcosa? –

– Quanti clienti hai questa settimana? Due? Allora non c’è il due senza il tre! –

– Avevo pensato di prendere al bambino un paio di pantaloni blu che mi piacciono molto, secondo te possono piacere anche a lui? –

Insomma, inventate. Inventate sempre al positivo, e senza mai usare termini di negazione o che inducano a pensare alle negatività. E cercate di mantenere sempre un’espressione sorridente e allegra.

Prosit!

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Calcoli Renali – la Paura si è concretizzata

Se si soffre di Calcoli ai Reni il motivo potrebbe essere che nella vita si ha paura di qualcosa e precisamente di perdere qualcosa: soldi, incarichi importanti, persone care…

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Solitamente è un disturbo correlato anche alla responsabilità che l’individuo sente di avere, vista in diversi ambiti, e quando questo status, per un motivo o per l’altro viene meno, possono appunto iniziare a formarsi queste cristallizzazioni all’interno dei Reni o nelle vie urinarie.

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I Calcoli Renali, o meglio la Calcolosi Renale chiamata anche Nefrolitiasi (da Nefrone la parte che governa la funzionalità del Rene) giunge affinchè ci si possa porre la domanda: di cosa ho paura? Cosa ho paura di perdere?

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Per chi sta strabuzzando gli occhi mi affretto a spiegare che, anche questa volta, si parla di psicosomatica e filosofie che osservano altri punti di vista rispetto alla Medicina Tradizionale.

Come ho già detto tante volte i Reni sono proprio la sede dell’emozione “Paura” e anche della “vitalità” e di conseguenza dell’”attività sessuale”, entrambe funzioni che possono essere bloccate, o diminuiscono notevolmente in noi, a causa della Paura così come molte altre. Inoltre, questi importanti organi del nostro sistema urinario sono in forte correlazione con il Cuore (se ci tenete al vostro Cuore mantenete sani i Reni) che a sua volta è la sede della Passione.

La Paura purtroppo riesce a spegnere anche quella.

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I Reni sono organi davvero affascinanti che fanno molto nel nostro corpo, eseguono tante funzioni, e bisognerebbe mantenerli vivi e sani, nel migliore dei modi innanzi tutto con l’alimentazione.

Collegando il cibo a quello che pensiamo si può notare come una dieta prevalentemente proteica, poco idratata e parecchio saporita possa causare la Calcolosi Renale come pensieri troppo “spessi”, troppo “asciutti” e poco fluidi… bloccati appunto dai timori. Stagnanti e non liberati a causa delle nostre stesse preoccupazioni. Rendo l’idea? Non esiste serenità.

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E’ per tanto sbagliato dare sempre la colpa all’ereditarietà. Ho già detto anche questo, lo so, ma voglio ripeterlo. Se nella vostra famiglia si mangia prevalentemente in modo proteico o vi vengono inculcate paure belle toste da vostro padre e da vostro nonno sarà normale che anche voi, come vostro padre o vostro nonno, potreste soffrire di problemi ai Reni.

In questo caso si tratta di grumi di Paura e di Rabbia non dissolti. Certo, forse non ve ne accorgete nemmeno, ma provare paura fa provare anche Rabbia; la Rabbia del non vivere bene in piena serenità. Ma la Rabbia ha principalmente sede nel Fegato (attenzione ai Calcoli Biliari) quindi di lei ho già parlato. Non dimentichiamoci però che i Reni hanno un rapporto molto stretto con il Fegato, sono filtri, entrambi si occupano della rimozione delle tossine dal nostro corpo e, anche se si tratta di sostanze nocive diverse, provengono sempre da ciò che mangiamo e da ciò che sintetizziamo con i nostri pensieri. Elementi di scarto che vanno poi nel sangue e nelle urine.

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Se le sostanze di rifiuto sono troppe i Reni non riescono a filtrare tutto e quindi possono appunto formarsi i Calcoli.

La cosa migliore da fare, dopo aver ascoltato il vostro medico di fiducia (ciò devo dirlo) sarebbe quella di ridurre la quantità di cibo che si ingerisce (potreste concedervi anche un giorno di digiuno, che non farebbe male, salute permettendo) e scegliere meno cibi animali e più vegetali. Più idratanti, meno salati e il più naturale e biologico possibile.

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Allo stesso modo dovreste permettervi di “non pensare” o provare a costruire pensieri belli, cercare di prendervi una pausa proprio per svuotare la mente da tutte le vostre preoccupazioni. Fatele uscire, liberatevene e concentratevi sul fatto che, fondamentalmente, sono solo illusioni.

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Non sono reali, sono vostre pre-occupazioni, esistono solo nella vostra mente ma non nella realtà.

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E’ vero che – prevenire è meglio di curare – ma è anche vero che – fasciarsi la testa prima di rompersela – non è certo il metodo migliore per affrontare la vita.

Prosit!

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Tutti gli Uomini che incontro sono Tirchi

Tutti gli uomini che incontro sono tirchi! -, così mi disse una cara amica qualche giorno fa. Alti, bassi, biondi, mori, simpatici, antipatici… uomini diversi ma con un elemento uguale tra loro: la tirchieria.

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Si, si Meg, so già cosa stai per dirmi – continuò prima ancora di farmi parlare – ma dentro di me non c’è tirchieria, io non sono avara anzi… se lo fossi un po’ di più forse avrei qualche soldo da parte… -.

Ciò che riflette il nostro essere attraverso le altre persone o le situazioni che viviamo, argomento al quale si stava riferendo la mia amica pensando di conoscere già la mia risposta, non è come un’operazione di matematica, ovvia e perfettamente riportata. E’ il senso che si rispecchia e lo fa attraverso differenti modalità.

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La mia amica infatti, è vero, non è una spilorcia. E’ una ragazza di cuore, molto generosa e anche un po’ sbadata. Non è oculata per così dire e, sovente, le capita di faticare ad arrivare a fine mese. Ma allora perché le capita di conoscere solo uomini che le mostrano avarizia?

Di solito è più l’uomo ad essere tirchio rispetto alla donna, ma sono sicura che in realtà anche persone del suo stesso sesso le hanno mostrato questa particolarità tant’è che, proprio sua madre è una signora che su un piccolo quaderno annota ogni entrata e ogni uscita, anche la più piccola, considerando persino i centesimi e, ogni volta che occorre spendere qualche soldo, un profondo dispiacere l’assale rovinandole l’intera giornata. La mia amica però non se ne rende conto, è abituata. Nota questo fenomeno negli uomini perché sono loro che la privano di un qualsiasi bel momento pur di non spendere. O la sfruttano per evitare di sborsare qualche soldo. Ecco perché lei lo vede solo in loro.

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Ma perché questa caratteristica le si presenta davanti?

Quando, ad esempio, un ladro ruba in casa vostra e voi vivete in prima persona questa bruttissima esperienza con tanto di emozioni (negative) a condirla, non significa assolutamente che anche voi siete dei ladri ma tale fatto potrebbe volervi mostrare l’attaccamento alle cose materiali. Il troppo attaccamento. Questo non vuol dire essere tirchi o egoisti. Essere attaccati alle cose materiali può anche voler dire dare solo importanza a ciò che tangibile. Concreto. Senza minimamente tener conto della spiritualità, dell’energia o di ciò che ci circonda di astratto e che non vediamo. La materia non è una cosa brutta.

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I frutti di Madre Terra appartengono alla materia ma quello che bisognerebbe capire è che ci vuole equilibrio. Nella vita si dovrebbe tener conto sia di quello che possiamo toccare con mano, sia di quello che invece non possiamo vedere. Il ladro che ci ruba qualcosa inoltre può anche dimostrarci la paura che abbiamo di perdere quello che possediamo. Magari siamo proprietari di “poco o niente” e quel “poco o niente”, che ci siamo guadagnati con tanta fatica, abbiamo il timore di perderlo. Sembra un brutto tiro mancino da parte del destino, in verità, dal momento che con la nostra immaginazione possiamo creare la realtà, avendo il terrore di venir privati delle nostre cose, disegnamo noi stessi l’avvenimento.

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La vita a volte ci appare proprio crudele. Agisce esattamente dove non dovrebbe. Ma la vita non ne può nulla.

Un’altra situazione che ci riflette il ladro è il nostro agire in modo furtivo e di nascosto. Quindi occorre chiedersi:

Ho mai ingannato qualcuno? Ho mai approfittato di qualcuno? Ho mai agito in modo che nessuno mi vedesse? Ho forse mai rubato qualcosa a qualcuno?… -. …Il parcheggio magari! Il posto in fila alla banca! L’uomo della mia migliore amica! La verginità di quella ragazza al solo scopo di soddisfare il mio piacere personale!

I significati di un’azione sono tanti. Quello che un ladro può mostrarci è molto. Quali sono le emozioni più forti che vi ha fatto provare? Vi siete sentiti defraudati, traditi nella vostra parte più intima? Ora provate insicurezza perché persino il vostro nido è stato violato? Il fatto è che quella insicurezza nei confronti della vita l’avevate già. Il ladro ve l’ha solo chiarificata. Paura di perdere il lavoro, i soldi, la casa, gli affetti e bla… bla… bla… ecco, il ladro ha messo i vostri timori su un vassoio d’argento.

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Ormai quello che vi ha rubato difficilmente lo recupererete ma potrete prendere quel vassoio, con tutto il suo contenuto, e farne buon uso: imparare a fidarvi di più della vita, della grande energia cosmica che ci ha messo al mondo. Imparare a vivere con meno paure e preoccupazioni.

Ok, ma… alla fine, questa mia amica, perché incontra solo uomini tirchi?

Bhè, nel suo caso, visto che la conosco, il discorso è molto semplice. Per lei il denaro è una cosa “sporca”, cattiva, che ha rovinato il mondo e l’umanità. Perché è spendacciona? Perché inconsciamente se ne vuole liberare come se avesse in mano una bomba che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Lei rifiuta il denaro come rifiuterebbe della droga. Vorrebbe averne di più si, perchè sa perfettamente che in questa società se non se ne possiede non si vive, ma fondamentalmente vorrebbe starne senza, come agli albori della creazione dell’uomo quando si viveva del proprio e del baratto.

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Rifiutando dentro di sè i soldi, è normale che gli uomini che incontra non gliene offrono di certo (attraverso avvenimenti intendo). Non le offrono una cena, non le offrono un viaggio, non le fanno un regalo…

Vedere la madre che ad ogni ora del giorno annota sul taccuino spese e ricavi è per la mia amica una fatica. Nota che per sua mamma quella è una fonte di preoccupazione perciò il denaro è una cosa “brutta” che fa del male. Quindi… – Via da me! Non voglio avere niente a che fare con lui! -.

I meccanismi di questi fenomeni non sono naturalmente uguali per tutti. Quello che ho scritto potrebbe non essere valido per voi che leggete ma sono sicura che qualche spunto di riflessione può darlo a molti e soprattutto alla mia amica che ieri mi ha telefonato e mi ha detto – Oh Meg! Io adoro il denaro! Lo amo! E’ meraviglioso! Io ne ho tantissimo e ne avrò sempre di più! -. Brava lei.

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P.S.= La tirchieria è figlia della Paura perciò le persone avare non sono cattive, sono spaventate.

Prosit!

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Chi la fa l’aspetti

Tempo fa ho discusso con un amico che a mio avviso mi ha mancato di rispetto e, quest’ultimo, pur riconoscendo il suo torto, essendo molto orgoglioso, ha chiaramente cercato di evitarmi per un lungo periodo.

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Forse aveva paura che gli trovassi da dire, forse non voleva abbassarsi a venire da me, forse così amico non era… fatto sta che io dopo un po’ iniziai a chiamarlo in quanto avevo bisogno di materiale da parte sua e mi avrebbe anche fatto piacere vederlo ma lui, per una scusa o per l’altra, continuava a rimandare l’appuntamento. Venivo ovviamente a sapere (non abitiamo a New York) che era stato al bar un pomeriggio intero, che era in ferie, che poteva tranquillamente trovare il tempo di incontrarmi ma, come ho detto, non se ne preoccupò.

Sicuramente mi stava insegnando qualcosa attraverso il suo comportamento ma non è questo il tema del mio post.

L’argomento che voglio affrontare in questo articolo nasce grazie ad una delle ultime volte che l’ho sentito (finalmente), pochi giorni fa, abbastanza alterato nei confronti di un suo cliente che da tempo non lo pagava… continuando a rimandare.

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Avete già capito?

Ma tu guarda” pensai “tu fai aspettare me e un tuo cliente fa aspettare te. Che strana coincidenza!

Ebbene si. E’ proprio così. Funziona esattamente in questo modo.

Lui se n’è completamente infischiato delle mie richieste. Prendeva tempo. Mi ha dimostrato menefreghismo. Al di là del motivo che aveva dentro, ai miei occhi è apparso come qualcuno che aveva più tempo per altri che per me. Stessa cosa ha fatto quel cliente con lui. Ha preso tempo, ha dato soldi prima ad un altro che a lui, se n’è fregato di pagarlo.

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Questo perché? Perché la vita è cattiva e vendicativa? No. Perché il suo cliente si è messo d’accordo con me e ha deciso di fargliela pagare al posto mio? Assolutamente no! Lui, il mio amico, ha emesso quelle frequenze. Lui ha emanato quelle sensazioni (verso di me e verso l’energia) e quelle sensazioni gli stavano tornando. Da come si può notare, persino in modo anche più grave, nel senso che io senza il suo materiale vivevo bene lo stesso, ma lui senza quei soldi invece avrebbe dovuto faticare parecchio per pagare le spese.

Il senso della citazione “Chi la fa l’aspetti”, sulla quale ci sarebbero da dire mille cose, in realtà è un po’ questo, ossia ricevere le stesse sensazioni che si sono regalate, anche se attraverso una situazione diversa completamente. Potrei citare anche il famoso detto “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a teche non è soltanto un valore morale ma molto di più. E’ una questione di fisica.

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Naturalmente, il mio amico, di tutto questo giro di frequenze emesse e di questi riflessi non se n’è nemmeno reso conto, è convinto di essere nella ragione più totale verso il suo cliente, non si pone alcuna domanda a riguardo e, probabilmente, se glielo dicessi, mi prenderebbe anche per stupida ma non fa niente. Io sono convinta che un collegamento c’è eccome.

La cosa buffa risiede anche nelle parole che il mio amico dedicava al suo debitore parlandomi al telefono:

E’ uno stronzo, mi aveva detto che avrebbe pagato ieri invece non l’ha fatto, sono già cinque volte che gli chiedo di farlo e lo sollecito, ma chi si crede di essere?!

Oh! Le stesse parole che io dicevo di lui! Cambiavo solo il verbo pagare con il verbo venire, ma le frasi erano identiche!

Se entro oggi non paga lo mando a quel paese, sai quanti ne trovo come lui più onesti e più puntuali? Hai presente quando vedi la gente che proprio se ne sbatte di te, che nervoso Meg…

Ma pensa… oh, lo so, lo so… capisco perfettamente!

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E allora facciamocele due domande a volte. Perchè mi sta accadendo questo? Quando ho fatto vivere a qualcun altro qualcosa di simile? Perchè sto vivendo questa situazione? Le modalità possono cambiare ma il senso è il medesimo.

Ovviamente la stessa cosa vale per me, ne sono cosciente. E’ un giro continuo, un frenetico rimbalzare di onde energetiche.

E’ difficile a volte riuscire ad individuare quando ci siamo comportati allo stesso modo anche perchè può essere passato diverso tempo, ma solo comprendendo come funziona l’energia si è già fatto un grande passo avanti.

Prosit!

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Quanto vali?

Vi ho parlato tempo fa di come riescono realmente le frequenze a modificare la nostra vita. L’articolo è questo https://prositvita.wordpress.com/2016/09/23/come-riescono-realmente-le-frequenze-a-modificare-la-nostra-vita/ e dovreste conoscerlo per capire bene ciò che state per leggere in questo post.

Normalmente siamo abituati a trattare sul prezzo di un acquisto. Non in un negozio ma, in alcuni casi, come davanti ad un venditore ambulante o nel momento in cui desideriamo comprare casa, cerchiamo di pagare il meno possibile.

Per alcune popolazioni del mondo questo momento è da considerarsi molto importante e viene vissuto come un episodio di espressione quasi artistica e culturale. Se non si discute il prezzo, alcuni si offendono persino. Ma per noi, per la società in cui viviamo, in realtà non ha nulla a che vedere con il folklore, si vuole semplicemente risparmiare.

Come dicevo prima, alcuni prezzi non si trattano, come quelli stampati sui cartellini dei negozi e dei centri commerciali, ma è vero che la maggior parte di noi cerca il 3×2, l’offerta del momento, o almeno il 10% di sconto. Tutte cifre inesistenti in quanto, in realtà, quel prezzo è da vedere all’inverso, ossia quell’oggetto lo si stava pagando troppo prima non è che ora lo si paga di meno ma, in questo particolare momento, si possono far uscire meno soldi dal portafoglio ed è quello che interessa a noi.

Nel momento in cui cerchiamo questo, ossia di pagare meno, è come se automaticamente dicessimo a noi stessi, e al nostro inconscio, che siamo poveri, oppure, nei casi di tirchieria, che abbiamo paura. Le persone tirchie sono fondamentalmente paurose. Hanno paura di rimanere senza soldi e… “chissà cosa potrebbe succedere…”. Magari un giorno parlerò anche di loro in modo più specifico.

Oggi mi baso su chi crede di risparmiare e invece si sta autoproclamando non solo povero ma anche persona di poco valore.

Secondo le Leggi dell’Attrazione, nel momento stesso in cui rifiuti di andare a vivere nella casa dei tuoi sogni perché il prezzo è troppo alto, ti stai automaticamente declassando ad un livello inferiore. Ora, senza fare salti pindarici e rimanendo con i piedi per terra, il discorso è che sarebbe preferibile spendere un qualcosina in più piuttosto che in meno sempre rimanendo ovviamente nell’ambito delle proprie possibilità. Quel qualcosina in più, farà si che si avrà di più perché avrete creduto di potervi permettere di più. Cercando invece un affitto più basso, per poter così avere più soldi a fine mese, e con la paura di non riuscire a farcela, si continuerà a vivere in modo “misero”, come le stesse persone considerano la loro vita, e non ci sarà nulla che le toglierà dal vortice di mancanze nella quale esse stesse si tengono legate. Quelle paure si concretizzeranno e ci si ritroverà davvero a condurre una vita povera senza potersi permettere quella spesa mensile.

Inoltre, se si pensa a quella casa e a quell’affitto, seguendo sempre tali filosofie, bisognerebbe porsi una domanda – Quanto valgo io? – e darsi una risposta – Valgo 100/200/300 euro? Valgo una casa piccola, scomoda, decadente e magari neanche dignitosa? Oppure valgo 1.000 euro al mese, una bella casa accogliente e spaziosa da farmi crescere di un palmo? -. Sembrano utopie…

Immediatamente, nella testa, una vocina sussurra – Vali 1.000 euro, anche 2.000! Ma non te li puoi permettere! – ossia: sei povero, non vali niente.

Il risultato di tutto ciò sarà = “devo continuare a stare tra queste quattro mura” e così, non si migliorerà mai.

Ovviamente il salto da 300 euro a 1.000 euro è quasi impensabile ma, iniziando a passare da 300 a 350 forse si può fare. La prossima casa la si potrà pagare 400 euro al mese e così via. Certo non bisogna aver paura e buttarsi fiduciosi tra le regole basilari dell’Universo dove a regnare sovrana è la prima legge tra tutte: “TU AVRAI CIO’ CHE SEI”.

Ciò che sei realmente dentro, nella parte più intrinseca di te. Non puoi prendere in giro l’Universo, a parlare sono le tue sensazioni. Perciò, se davvero, nel più profondo non hai paura, se davvero senti di valere di più, se davvero sei convinto di poter possedere molto, avrai molto.

Siamo gli artefici del nostro destino… faber est suae quisque fortunae… diceva già in tempi antichissimi chi se ne intendeva più di noi.

Anch’io mi sono ritrovata ad avere e vivere queste paure. Non sto fantasticando e mi sono anche dovuta muovere e agire nel trovare un lavoro, da sola e con un figlio da mantenere. Nel mentre però cercavo il più possibile, anche se con molta fatica, di avere fiducia in colui che mi ha messo su questo mondo e che mi ha donato la vita, cioè mio padre: l’Universo.

Non è sbagliato agire nel cercare di migliorare la propria situazione, l’errore sta nel provare paura e preoccupazione perché ciò significa non avere fiducia. Questo ci limita.

Facevo allora delle piccole prove, che non mi traumatizzassero, e che m’insegnassero a migliorare.

Ad esempio:

– Ho chiamato una signora ad aiutarmi a pulire a fondo casa. Soldi che avrei potuto risparmiare, ma le mie stanze meritavano davvero una trasformazione e io mi sarei dovuta affaticare tantissimo considerando che non potevo di certo lasciare il lavoro.

– Mi sono permessa di andare dalla parrucchiera quando avrei potuto comprarmi quelle tinte “FaidaTe” al supermercato e magari rovinarmi i capelli oppure non ottenere il risultato sperato.

– Mi sono concessa un’uscita con le amiche, al ristorante, quando avrei potuto benissimo cenare a casa.

Ebbene, sono tutte piccole prove che traducono il seguente messaggio – Io posso permettermelo -.

Se è questo il messaggio che emani attraverso le tue frequenze non potranno che riflettersi a te le frequenze medesime e questo significa che puoi e potrai permetterti anche altro, sempre di più.

E’ difficilissimo. Ci hanno sempre insegnato l’esatto contrario. Ci hanno insegnato a non spendere, a risparmiare, a non buttare via i soldi, ammirevoli insegnamenti di genitori che, come noi, sono stati vittime anch’essi delle stesse dottrine. Ma, come dicevo prima si cade all’interno di un circolo che non ci fa smuovere da lì.

Vi siete mai chiesti che significato ha la frase del Vangelo – Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha ? Secondo voi? Sapete bene che io non leggo il Vangelo dal punto di vista religioso ma come Sacra Scrittura che ben traduce i veri misteri della grande Onnipotenza che risiede in noi e nel Cosmo.

Per darvi delle risposte concrete e per capire meglio ciò che ho scritto, vi consiglio vivamente di ascoltare questo video.

Prosit!

Durante un periodo di Angoscia ci sono cose fondamentali da fare: queste…

Immagino conosciate tutti il detto “le brutte notizie (e situazioni) non arrivano mai da sole” e, in effetti, è proprio così. Viviamo periodi in cui sembra davvero che qualcosa di grande e misterioso ce l’abbia con noi, ci prenda di mira e… senza pietà, ogni giorno, ci ferisce regalandoci messaggi dei quali avremmo fatto volentieri a meno.

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In realtà, quello che accade è una cosa ovvia. Ho passato ultimamente un brutto periodo e, nonostante gli sforzi che facevo per pensare in positivo e immaginare le mie giornate tinte di un bel colore rosa, nella parte più profonda di me ero addolorata. Come vi ho spiegato molte volte, l’energia non percepisce solo quello che diciamo o pensiamo ma soprattutto quello che veramente siamo dentro.

I giorni passavano e, tra una bella frase e un buon proposito, mi sentivo comunque contorcere lo stomaco.

Quello che stavo emanando intorno a me era quindi angoscia, tristezza, rammarico e, ovviamente, l’Universo, che noi definiremmo “crudele”, ha subito risposto rimandandomi indietro le stesse frequenze.

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Ecco infatti il sopraggiungere di un’altra notizia davvero poco piacevole. E poi un’altra e poi un’altra ancora.

“Meg, devi smetterla” pensavo tra me e me “prova davvero a sentire la gioia dentro”.

Cavoli… era difficilissimo. Non mi reputo il Guru di nessuno ma sento di essere già ad un buono stato di consapevolezza ma, come dicono anche i più grandi maestri, pure loro hanno bisogno di un personal coach di tanto in tanto e questo mi tranquillizzava un po’.

Mi ero lasciata andare. Il dolore aveva preso il sopravvento sulla fiducia che nutro nei confronti della vita e la mia solita frase – Tutto quello che accade è un perfetto disegno divino – così perfetto non riuscivo a vederlo.

Una cosa però di buono facevo: continuavo a chiedere all’Universo, a parlare con lui e a cercare di convincermi della sua grandezza. Continuavo imperterrita a CONSIDERARE (e non a SPERARE) situazioni belle per me come se fossero già avvenute. Cosa non da poco perché anche solo l’intenzione ha un’importanza fondamentale.

“Meg, sforzati, lasciati andare, va tutto bene, tutto va per il meglio” continuavo a ripetermi capendo che se non uscivo da quel vortice in cui mi ero infilata avevo ben poche speranze di ottenere del “bello” dalla mia stessa vita. Che è semplicemente uno specchio.

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Mi concentrai. Mi misi d’impegno per non uscire con la mente dagli argomenti che m’interessavano.

Erano pensieri di gratitudine e di amore. Ringraziavo costantemente quello che avevo persino il letto, il bagno, il cibo, il cane, il figlio, qualsiasi cosa (questo sgombera la testa dai pensieri negativi) e, ogni tanto, chiudevo gli occhi e, con le braccia leggermente aperte a mezz’aria, regalavo alla vita parole di fiducia e serenità. M’immaginavo sorridere e mi ripetevo in continuazione – Io sono felice! -.

In realtà stavo piangendo come una bambina ma non importava, osservavo la mia sofferenza di un bel colore rosa scuro, la ringraziavo, le passavo in mezzo e ripetevo tra i singhiozzi – Io sono felice! -.

Una pazza totale direte voi.

Come ho detto prima infatti, dentro in realtà, non lo ero per niente ma continuando, giorno dopo giorno a dirlo, iniziai così a illudere il mio cervello e piano, piano, iniziai a sentirmi meglio. I problemi sembravano lontani. Ve lo giuro.

Sicuramente qualcuno di voi dirà – Si ma i problemi hanno continuato ad esistere -. E’ vero, ma non li stavo più affrontando con angoscia e tristezza bensì con gioia e positività e, così facendo, anche loro, si risolvevano di conseguenza in modo gioioso e positivo. Ve lo ri-giuro. E’ una questione ovvia di frequenze.

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Di colpo era come se qualcuno avesse preso la matassa e fosse riuscito a dipanarla al meglio.

Tutto quello che chiedevo e avevo chiesto si stava avverando anzi, fin troppo velocemente, non riuscivo a starci dietro e ora piangevo per l’emozione e non più per la tristezza.

Vi sto raccontando questo perché mi piacerebbe che anche voi riusciste a fare come ho fatto io e credetemi se vi dico che i miei problemi di quel periodo non erano bazzecole.

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La vita mi si era trasformata di colpo e la destabilizzazione regnava sovrana. Per di più, la mancanza di una persona che amavo tantissimo mi lacerava il cuore. Tasse da pagare, figlio in bilico perché la mancanza di questa persona l’aveva sentita anche lui, e tutte le varie conseguenze.

Ecco, i soldi, mannaggia a loro, erano proprio una delle cose che mi spaventava di più.

Mi dissi più volte queste parole:

L’Universo non ha mai abbandonato nessuna sua creatura. Se non mi auto-abbandono io, lui farà si ch’io abbia tutto ciò che merito e di cui ho bisogno.
L’Universo non ha mai lasciato senza cibo un uccello o senza acqua una pianta. Abbiamo sempre causato tutto noi.
Lui è un padre responsabile e mai vorrebbe il mio male.
Devo solo crederci. Devo solo imparare ad affidarmi a lui.
E’ difficile. Sembra impossibile.
Ma in realtà in lui c’è tutto in abbondanza per tutti. Per ognuno di noi.
Devo sforzarmi di credere in questo.
Devo farlo, per il mio bene
-.

Fino ad affermare ad alta voce – Io ho tutti i soldi che mi servono -. Parlando al presente come se già li avessi in quanto, per la Legge d’Attrazione, bisogna già vedersi il problema risolto. Se io avessi detto “avrò”, l’Universo non avrebbe capito. Il suo tempo non è uguale al mio tempo, magari me li avrebbe anche dati ma dopo trent’anni e a me servivano in quel momento.

Naturalmente non mi ha fatto trovare i milioni sul comodino l’indomani mattina ma, il giorno dopo, un signore che mi aveva chiesto un anno prima l’amicizia su FaceBook, ebbe da ridire su un articolo che avevo postato sul mio profilo. Non era d’accordo con le mie riflessioni. Bene, ci può stare. Parliamone.

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Scambiammo i nostri pareri con umiltà e intelligenza fino a che, dopo un pò, lui mi scrisse in privato su Messenger chiedendomi di contattarlo telefonicamente per parlare di una nuova attività all’interno della sua azienda. Un’attività ovviamente spirituale.

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Come andò a finire? Vedete, l’importante non è come andò a finire. La cosa fondamentale è il cammino, è la strada giusta. Il fatto che io avessi mosso delle forze energetiche che stavano rispondendo al di là di come finì il rapporto con questa persona. La cosa potrebbe fallire più e più volte ma l’importante è avere ottenuto la possibilità di scelta piuttosto che il nulla e rimanere affranti nell’apatia e nella desolazione.

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Anche se vi sentite stupidi, anche se vi sembra impossibile, anche se vi hanno insegnato che sono solo sciocche illusioni, quando vi sentite giù e un problema vi affligge fate come ho fatto io e credeteci. Crederci di pancia. Vi sentirete meglio ve lo garantisco. Magari non subito, non il primo giorno. Io ho iniziato a sentirmi meglio, e non ancora del tutto, dopo il venticinquesimo giorno. Perciò abbiate pazienza e convinzione… sono davvero le virtù dei forti.

In questi casi il segreto risiede nella COSTANZA. Continuate, continuate senza demordere. Continuate con le affermazioni positive, continuate a immaginarvi felici, continuate a ridere, continuate a visualizzare per voi il meglio, continuate a credere, nonostante sia difficile, di avere la piena fiducia nella vita, continuate senza smettere.

E ce la farete.

Prosit!

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L’Inconscio si può modificare e migliorare con l’Allenamento

Ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della vita… – ve la ricordate questa canzone di Luca Carboni dei primi anni ’90?

Un messaggio che racconta, valido ancora oggi, come per riuscire a vivere in questo mondo, bisogna essere forti, saper stare in guardia e non farsi abbattere dalle vicende negative che cercano di buttarci giù. E per avere un “fisico bestiale”, seguendo la metafora, bisogna allenarsi ogni giorno.

Anche senza dover pensare alle brutture della nostra esistenza, se si vuole avere quel che viene definito un “bel fisico”, dinamico e possente o sensuale e tonico, serve allenarsi quotidianamente per ottenere tali risultati. C’è chi va in palestra per modellarsi o chi preferisce farlo all’aria aperta cimentandosi in attività fisiche e curando l’alimentazione.

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Tutto viene osservato nei minimi particolari: i cibi, così come i muscoli, persino le più insignificanti grinze della pelle ma… ciò che non si vede? Anche lui viene allenato? No.

E mi riferisco al nostro inconscio.

Vedete, purtroppo, e questo accade perché nessuno ce l’ha mai insegnato, tendiamo a migliorare appunto solo quello che i nostri occhi vedono o le nostre orecchie sentono, forse vittime del giudizio o per guadagnarci in salute ma, in realtà, dovremmo pensare anche a quello che non è tangibile però comunque di fondamentale importanza.

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Il nostro inconscio per l’appunto può essere allenato! Anzi, è l’unico modo per trasformarlo perché si, andrebbe un po’ modificato, almeno per la maggior parte di noi.

Purtroppo è anche la parte più grande del famoso “iceberg”, come viene definito, ossia: la punta fuori dall’acqua, molto più piccola a confronto di tutto il resto, è il nostro conscio, cioè il 5% circa della nostra mente, quello che noi riconosciamo, mentre ben il 95% sott’acqua, una porzione enorme, equivale a ciò che noi abbiamo dentro (siamo) ma non riusciamo a capire.

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A volte noi crediamo di essere felici, di essere sereni, di non avere paure perché nel nostro 5% che possiamo osservare le cose in effetti stanno così. Ma in un luogo di noi molto più recondito e profondo, in realtà di paure ne esistono eccome ed essendoci, non ci fanno vivere così sereni come crediamo di essere.

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Quando un sintomo ci reca un messaggio che noi riusciamo ad interpretare (mal di gola = non riuscire a dire “no”/faticare ad ingoiare le cose che ci danno fastidio/voler esprimere tante cose ma invece si trattiene tutto) e cerchiamo di fare come lui ci suggerisce, ci aspettiamo che il mal di gola non torni più invece, spesso, capita che si ripresenti puntuale come sempre e dolorosissimo. Perché?

Perché abbiamo lavorato solo con quel 5% che pare si possa avere a disposizione. Ce lo siamo solo detto, abbiamo provato a farlo ma non lo abbiamo vissuto. Magari avevamo paura mentre facevamo le nostre prove, magari non eravamo troppo convinti, magari non abbiamo messo l’anima come si suol dire. In realtà va tutto bene. Abbiamo fatto del nostro meglio ma il segreto è quello di non fermarsi.

Capite bene che la prima volta c’è ancora tutto un 95% che, enorme, riesce ancora a comandare e ad avere la supremazia ma voi dovete continuare e continuare e continuare. Pian pianino quel 95% diventerà 90% e poi 80% e poi 50% finchè ecco che tutto il vostro inconscio sarà abituato a non vivere più il disagio che vi procura il mal di gola.

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Il nostro inconscio non ha sue orecchie, non ha suoi occhi, vive attraverso i nostri e non è in grado di capire il vero dalla finzione. Ecco su cosa dobbiamo fare leva, questo è il suo punto debole. Parlo come se fosse un nemico del quale abbiamo trovato il tallone d’Achille. Non è così, quell’incoscio siamo noi stessi, egli non ci vuole male, ma sono contro la nostra natura tutte quelle cose che l’hanno riempito da quando siamo venuti al mondo. In lui risiedono: i nostri traumi rimossi, gli eventi dimenticati, le paure non elaborate, gli istinti, gli archetipi e molto altro, perciò se un disturbo non riusciamo a riconoscerlo possiamo credere mille volte che non c’è mentre invece sta vivendo dentro di noi in un luogo assai arcano.

Ad esempio, tutti noi vorremmo diventare ricchi e ogni giorno lo desideriamo. Con il nostro conscio riconosciamo questo sogno, lo proponiamo anche con frasi come – Quanto mi piacerebbe avere quella bella macchina! – il problema però è che, nel momento stesso in cui recitiamo citazioni come questa, nel nostro inconscio immediatamente si sveglia quest’altro tipo di frase – Ma non ce l’ho perché costa troppo cara per me! Non me la posso permettere, non ho i soldi sufficienti -. Qual è il risultato di tutto questo? Che sono povero. Mi riconosco come povero e, per questo, vivo da povero. Alimento in me la situazione della povertà.

Avete allenato negli anni il vostro inconscio a credere che siete senza soldi e basta. Non potrete mai diventare ricchi quindi perché al di là di quello che potete sperare, cercare, volere e credere con quel 5% che governate, ne avete un 95% che rema completamente contro.

Ma la soluzione c’è anche se dura e lunga. Come dicevo prima è solo questione di allenamento. Si, proprio come l’andare in palestra. Un allenamento quindi condito di concentrazione, decisione, voglia e dedizione.

piuvivi.com

Lavorando con il vostro corpo, il primo giorno non farete più di due flessioni e il vostro fisico sarà esattamente quello che era quando siete entrati nel locale del fitness. Non avrete perso nemmeno un grammo di ciccia e per di più vi ritrovate con più fiatone di prima e più stanchezza addosso. Ma qualcosa che neanche voi sapete decifrare vi fa stare bene. E allora continuate. Dopo qualche mese ecco i primi cambiamenti. Siete un po’ più magri, i vostri muscoli sono più sviluppati e di flessioni ora ne fate addirittura quindici! Stessa prassi per l’inconscio. Provate a dire:

– Io sono ricco, ho tutti i soldi che mi servono! – convincendovene.

Lo farete solo una volta al giorno all’inizio e poi sempre di più fino ad arrivare al momento che questo pensiero diventerà parte di voi, in ogni momento della giornata, e le frasi volte al negativo non esisteranno più. Ci vorrà molto, molto tempo ma quando riuscirete, e davvero non avrete più nessun tipo di inquinamento, in un modo o nell’altro la ricchezza inizierà ad arrivare a voi. Nella quantità necessaria. Alcune dottrine affermano che questa ricchezza esteriore sarà pari alla vostra ricchezza interiore e spirituale.

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Dovete volerlo però, farlo davvero, e non desiderarlo. Quando siete in palestra le flessioni le fate realmente mica solo fantasticando. Allenando il vostro inconscio quotidianamente e nel migliore dei modi non potete capire quante soddisfazioni vi arriveranno al di là dei soldi. Il benessere prima di tutto.

Vi auguro con il cuore di riuscirci e vi consiglio di aiutare i vostri bambini ad iniziare, fin da piccoli, a riempire il loro inconscio di positività. Insegnateli che possono ottenere ciò che vogliono non abbiate paura dell’illusione. Impareranno comunque cosa vuol dire avere un 95% di meraviglia dentro di loro.

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– Qualsiasi cosa instilliamo nel nostro subconscio e nutriamo con ripetizione ed emozione diventerà un giorno realtà – (Earl Nightingale)

Prosit!

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Esprimi un desiderio…

Quando ero una bimbetta, e poi anche da ragazzina, avevo un sistema tutto mio per esprimere e chiedere all’Universo che si avverassero i miei desideri. Prendevo dei pezzetti di carta, ci scrivevo sopra la richiesta, e poi durante la stagione invernale buttavo il mio foglietto nella stufa oppure, ci davo fuoco, fuori sul terrazzo o in bagno nel lavandino, sotto l’occhio vigile di mamma fintanto che non divenni in grado di compiere questa operazione da sola.

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Non ero una piromane, avevo escogitato questo mezzo in quanto, mi dava l’idea che, quel mio desiderio, quelle mie parole scritte, trasformatesi in fumo, salivano verso il cielo andandosi a mescolare con tutte le più piccole particelle universali e quindi, per forza di cose (ci aggiungevo anche una componente altamente scientifica), sarebbero diventate un tutt’uno con loro e “ascoltate”. E quindi apprese.

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Erano per me i tempi di Guccini e della triste ma bellissima “Auschwitz” in quando adoravo ascoltare mio padre che suonava e cantava le canzoni di uno dei suoi cantautori preferiti. Non riuscivo ancora a comprendere del tutto il truce e crudele messaggio di quella poesia ma, alcuni versi, mi rimanevano stampati nella testa creando un senso ben preciso nella mia mente: passato per il camino e adesso sono nel vento….. è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento….. eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento….. e ancora ci porta il vento….. Ma certo! Quelle povere anime ora non erano più carne e ossa ma, comunque, stavano continuando a vivere! Nel vento. Non sorridevano, ma erano a milioni… in quel vento. C’erano. La stessa cosa sarebbe accaduta ai miei desideri. Avrebbero continuato ad esistere. Non capivo ancora la precedente sofferenza di quelle persone, non conoscevo i forni e le camere a gas, mi si perdoni quindi quello che può essere preso come uno stupido paragone ma così non è. Era il ragionamento di una bimba. Erano persone decedute per un semplice processo naturale e passavano per il camino perché così faceva anche Babbo Natale. Quel camino, alias fumo per me, era come una porta d’accesso ad un’ambiente sconosciuto e misterioso che, solo avendo determinate caratteristiche, si poteva conoscere. Fatto sta, come spiegavo poc’anzi, io scrivevo, scrivevo e bruciavo, e bruciavo.

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La cosa bella era che i miei desideri, la maggior parte delle volte (non proprio sempre e poi vi spiegherò il perché)… si esaudivano! Dapprima iniziai con richieste infantili e umili. Un giochino, fare pace con la mamma che avevo fatto arrabbiare, poter andare nel lettone dei genitori per addormentarmi, il panino con la Nutella che in casa mia era solo un miraggio… (tanto mamma oggi sa che la penso come lei) etc, etc… Poi, cresciutella, iniziarono le richieste, ad essere dedicate ai ragazzini carini che mi piacevano un sacco e alla scuola, contro le possibili interrogazioni a sorpresa dalle quali potevo essere colpita a tradimento con quel maledettissimo metodo del – Tiriamo a sorte ragazzi! -.

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Non amavo passare le ore sui libri e detestavo la matematica che oggi invece apprezzo e m’incuriosisce molto quindi, date tempo ai vostri figli. Ero la classica ragazza “intelligente che non si applica”. Non sono mai stata una secchiona ma me la sono sempre cavata bene. Forse… anche grazie ai miei bigliettini di carta. Vedete, oggi, so benissimo che il foglietto in realtà non c’entrava nulla. A far accadere ciò che richiedevo, tramite una specie di legge di attrazione, era semplicemente l’energia e, soprattutto, la veridicità che io sentivo per quella mia azione. Per me era un vero rito. M’impegnavo a scrivere quelle parole e mi impegnavo poi a dar loro fuoco. Non era una cosa così, tanto per fare.

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Le bruciavo con la mia pancia, con il mio cuore e le buttavo sulla carta piene d’emozione. Più di una preghiera. Avevo la pelle d’oca, le farfalle nello stomaco. Poi ringraziavo, guardando le fiamme, e accompagnavo con dolci parole quel fumo grigio che iniziava a salire attorcigliandosi su se stesso e formando piccoli arabeschi azzurrognoli nell’aria. L’odore di bruciato mi entrava nelle narici e, curioso, andava fin dentro ai polmoni. Quelle scritte erano anche dentro di me oltre che fuori. Un tutt’uno vero e proprio. Oggi scrivo ancora, a modo mio, e ancora ascolto Auschwitz a modo mio, ma non brucio più nulla. Ho capito che basta emozionarsi. Esattamente. Se una cosa viene richiesta con l’emozione si avvera. Non con la voce, non con la penna, non con il pensiero… con l’emozione. Non è che si avvera…, è che siamo noi stessi ad innescare il meccanismo di creazione della cosa che stiamo dicendo. DICENDO e non CHIEDENDO. Essa inizierà, in un modo o nell’altro a prendere vita ma, solo ed esclusivamente attraverso l’emozione. Ma esiste un però, ossia che: l’Universo potrebbe non darci subito ciò che vogliamo. Prima ci darà ciò di cui abbiamo bisogno per arrivare poi ad ottenere ciò che desideriamo. Mi spiego meglio in quanto può sembrare un paradosso. Se io esprimo il desiderio di poter avere tanti soldi (con l’emozione!), immediatamente le forze universali si muoveranno per portarmi quello che voglio. Gira, gira, in un modo o nell’altro, prima o poi riuscirò ad averli ma, quei soldi, non compariranno davanti a me con un “Puff!” all’improvviso, come si vede nei cartoni animati. L’Universo prima mi sottoporrà ad una specie di esame senza che nemmeno io me ne possa rendere conto. Potrà addirittura capitare che io perda il portafogli. Ma come? Proprio adesso che avevo chiesto più soldi, perdo anche quei pochi che avevo in tasca? Si. Si perché l’Universo non vuole che io abbia dei bisogni. Se io sento un “bisogno” significa che non mi considero energia divina e universale in quanto, se così fosse, non avrei bisogno proprio di nulla! L’Universo allora prima farà si che io elimini il bisogno che sento dentro di me, dopodichè mi arriveranno automaticamente i soldi che volevo. Arriveranno perché non devo soddisfare un bisogno. Li voglio e basta. L’Universo non è buonista e se non riusciamo a capire questo passaggio, i soldi non arriveranno o meglio, arriveranno ma non li potremmo avere. Ci hanno insegnato a chiedere quando avevamo bisogno e non a chiedere solo per il gusto di chiedere. Saremmo passati per egoisti, maleducati e pretenziosi. Avremmo dovuto invece supplicare e inginocchiarci anche solo per poter sfamare un figlio. Ma l’Universo non ragiona così. Perché prima vi ho detto che alcuni desideri non mi si avveravano? Perché li chiedevo con la paura! Sprigionando un timore. Parliamo delle famose interrogazioni a sorpresa. Io non chiedevo (ai tempi ero giovincella e quindi “chiedevo” non “dicevo”), perché semplicemente non volevo essere interrogata, io lo chiedevo perché non avevo studiato e avevo paura della professoressa e avevo paura del suo voto e di conseguenza della reazione dei miei genitori, castighi e via discorrendo. Tutte ansie e catastrofi dentro di me che dovevo eliminare! Al di là dello studiare o non studiare una lezione. L’Universo voleva che io vivessi serenamente senza timori. Uno spirito libero e divino. “Che soldi, che interrogazioni, che sgridate….! Nel mio mondo non esistono queste cose”, dice l’Universo. Nel nostro invece si, ma grazie all’emozione potremmo vivere in modo diverso. L’emozione… quella deve rimanere inviolata, ed essere come vuole lui. L’emozione non può togliercela nessuno, hanno forse provato a spegnerla, ma c’è. Capitava così che, l’indomani, come una sorta di punizione, mi sentivo dire tra il vociare e il sospirare dei miei compagni di classe – Meg… interrogata -. Porca miseria! Il mio rito non aveva funzionato. Aveva funzionato benissimo invece e l’Universo mi aveva ascoltata. “Bene”, mi diceva “non vuoi essere interrogata domani? Perché? Perché hai paura? E allora ciò che riceverai da me sarà paura”. L’esaudirsi ossia, di ciò che hai espresso. Non perché egli sia vendicativo, semplicemente mi stava dando ciò che io avevo emanato. Un riflesso. Quando invece chiedevo le cose con gioia, ricevevo gioia e la gioia mi permetteva di prendere di conseguenza tutto ciò che volevo. Bisogna abbandonare il bisogno, scusate il gioco di parole, se vogliamo che si avveri la nostra affermazione. Senza il bisogno, rimane lo spazio per la Meraviglia.

Prosit!

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