Intervista a Trauma Cranico – responsabilità tua o del mondo esterno?

Partendo dal presupposto che, per la Psicosomatica, ogni incidente che subiamo equivale alla punizione di un senso di colpa che portiamo in noi (spesso celato), anche il Trauma Cranico spiega, sotto questo punto di vista, un castigo che arrechiamo alla nostra persona per infliggerci una pena. Una colpa intrinseca, nascosta nel nostro profondo. Magari… quella di essere venuti al mondo… per dire. Può sembrare assurdo ma sono molte le persone che si sentono inadatte e che credono di aver compiuto un reato nel nascere. Come dice il termine stesso – Cranico – ci si riferisce alla testa, luogo di: pensieri, riflessioni, ragionamenti ed elucubrazioni mentali.

Tutto questo è, per la maggior parte, spazzatura futile che ci portiamo dentro al solo scopo di stancarci e farci preoccupare inutilmente come tante volte ho spiegato in altri post.

L’uomo comprende tutto salvo ciò che è perfettamente semplice – (Hugo Von Hofmannsthal)

LA REALTA’ E’ UNO SPECCHIO?

Tocchiamo subito un tasto dolente. Molto spesso, alcuni traumi ci vengono provocati da altri, non sempre ce li procuriamo da soli ma, secondo alcune filosofie, essendo che la realtà esterna non ha una sua ragione e non è in grado di agire di sua iniziativa, essendo solo un riflesso di quello che SIAMO dentro, gli altri diventano per così dire degli AGENTI DEL DESTINO utili a darci ciò che noi, anche se non ce ne accorgiamo, vogliamo. Andando a scandagliare questo discorso, lungo e complicato, ci accorgiamo quindi che, al di là del fatto che questo possa essere vero meno, o vero solo in parte, possiamo comunque cogliere un messaggio se è questo che ci preme. Ossia, semplicemente, anziché soffermarci a dire – Ma tu guarda ‘sto idiota se doveva colpire proprio me? – possiamo (anche) dire – Come mai quella persona ha colpito proprio me? Ho forse richiamato in qualche modo il suo colpo? Lui ha sbagliato, non c’è dubbio, ma IO, comunque, ora provo dolore e ho subito un trauma, perché? Non lo so, non posso vederlo ma posso ragionarci sopra. C’è forse qualcosa che non mi perdono e ho voluto così punirmi? -. Ciò vuole solo essere un’apertura che permette di vedere da varie angolazioni. Permette inoltre, anche se può sembrare strano, di comprendere che noi esistiamo, siamo responsabili e co-creatori, siamo vivi cavolo! Non siamo solo pezzi di carta, vuoti, mossi dal vento che ci crea ciò che vuole lui.

PER GIOCO… PROVIAMO A SVEGLIARCI

E allora… facendo finta di essere noi i responsabili, proviamo a vedere che cosa si nasconde dietro ad una tremenda botta alla testa. Ma prima permettetemi di sottolineare una cosa: sentirsi responsabili degli avvenimenti non vuol dire averne colpa, proviamo ad osservare anche un altro bellissimo lato di questa visione: se io sono responsabile di quell’avvenimento, allora posso anche trasformarlo perché io lo creo e io lo distruggo o lo creo come piace a me. Ok?

Ora andiamo ad intervistare il Trauma Cranico:

Ciao Trauma Cranico

Ciao!

Volevo dirti innanzi tutto che fai un male bestia e mi hai anche creato un bozzolo sulla fronte veramente antiestetico ma… vorrei capire il perché di tutto questo. Che ti ho fatto?

A me non hai fatto nulla, al massimo hai fatto a te stessa. Dovresti parlare con la tua parte interiore

Ma… non riesco a vederla, è nell’inconscio. E’ difficilissimo leggerla!

Lo so, ma puoi provare ad allenarti. Io posso solo dirti che giungo, o per mano tua o per mano di terzi o per mano di oggetti, quando tu mi chiami perché vuoi punirti… un po’ come le pacche che ti dava la mamma col battipanni quando eri bambina

Sì, ho capito, questo lo sapevo già, ma speravo di ottenere qualcosa di più da te

Non posso dirti molto altro se non che, nella testa, non c’è solo la mente. Oggi, con queste nuove filosofie un po’ New Age, la mente è stata condannata come provocatrice di molti squilibri, il che è anche vero ma, la mente, se l’abbiamo a qualcosa serve. L’assolutismo non va mai bene. Ma, tolto questo, nella testa ci sono anche altre cose. Ad esempio, è proprio con essa, e non solo con il Cuore, che possiamo collegarci al Divino assaporando che cosa realmente siamo… cioè… siete.

Gli ultimi chakra infatti si trovano proprio lì, qualcosa dovrà pur dire. Si parla tanto di far salire, far salire… ma poi, la maggior parte delle persone che filosofeggiano su queste teorie, si fermano al Cuore. No! La testa è importante! La testa contiene anche il volto e, in esso, c’è il naso dal quale entra la vita. E la bocca e gli occhi! Di un’importanza indescrivibile! Il viso è la parte più esposta e ci permette di unire l’esterno all’interno in pieno contatto con l’Uno. Tutto questo non ha nulla a che vedere con il darsi delle colpe o il non perdonarsi ma può essere visto invece come intoppo al lasciarsi andare verso una concezione più mirata di quella che è la divinità all’interno di ognuno di voi. In questa vita terrena, la ricerca del Dio che vive all’interno di ogni essere umano, è forte e scalpita. Ogni volta che viene in qualche modo repressa, o celata, una sorta di “castigo” vuole solo fartelo notare. Tieni anche conto che la testa è la parte che identifica la tua autonomia. Ciò significa che è con essa che fai delle scelte. Questo non vuol dire scegliere tra due case o tra due fidanzati o tra due ricette. Significa anche scegliere di comportarsi in un modo, piuttosto che come natura comanda, solo per fare bella figura e piacere agli altri. Cosicchè, la tua bambina interiore si arrabbia, le stai tarpando le ali e… tac! Una bella patta sulla testa non te la leva nessuno! E’ con la testa che ti critichi e ti svaluti, non con il cuore. Faccio bene a punirti, se permetti. Lascia stare gli altri! Sempre a guardare cosa fanno gli altri e a cercare qualcuno al quale dare colpe. Sì, sì… arrabbiati pure se vuoi, e vendicati, ma pensa per te. Gli altri ti hanno dato un colpo? Ok… e tu quanti colpi hai dato a te stessa? Quante volte ti sei tirata bastonate addosso senza amarti e senza stimarti? Pensi di essere venuta qui per fare la mendicante e quella che non vale niente quando dentro di te c’è la scintilla divina e tu la spegni in continuazione? Dove porta la corona un Re? Mica porta una cavigliera!

UNA BOTTA (DI VITA) IN TUTTI I SENSI

Diventa Re e un Regno ti sarà dato – (Gesù)

Sono un po’ stranita… ehm… penso possa smettere di parlare. Direi che Trauma Cranico è stato davvero chiaro ed esaustivo non pensate anche voi? Ora forse abbiamo qualche strumento in più per comprendere come mai abbiamo subito quel colpo. E, quindi, possiamo evitare degli ulteriori colpi futuri magari.

Intanto però mettetevi un cerotto, così forse lo zittite, altrimenti vi farà sentire talmente piccoli e micragnosi che altri traumi non ve li toglie nessuno. Perdonatevi! Anzi, perdoniamoci… il perdono è lo strumento migliore per evitare il Trauma Cranico e qualsiasi altro tipo di danno.

Prosit!

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Esercizio allo Specchio per Riuscire ad Amare Se Stessi

Non mi soffermerò sulla spiegazione di quanto sia importante riuscire a perdonare e amare se stessi. Già in molti ne parlano e, tante volte, l’ho fatto anch’io facendo sorgere domande che avevano bisogno di risposte sicure e concrete. Va bene, abbiamo capito che è fondamentale amarsi ma… come possiamo davvero farcela dopo tanti anni di non-amore? Dopo che inconsci schemi mentali ci hanno sempre fatto agire in modo automatico senza così permetterci di rispettare noi stessi?

In rete si possono trovare molti spunti per migliorare noi stessi e la nostra autostima. Occorre impegnarsi, ricordatevi che l’intenzione è sempre lo strumento migliore e più forte, ma c’è un esercizio che io adoro tantissimo, da fare ogni giorno, ideato da una donna che ho sempre ammirato e considerato magnifica: Louise L. Hay.

Si tratta dell’ESERCIZIO ALLO SPECCHIO

Occorre infatti avere uno specchio, oltre a quello del bagno o della camera. Uno specchietto da trucco che le donne possono tenere comodamente in borsetta e gli uomini in tasca. Occupa davvero poco spazio.

L’esercizio servirà farlo almeno 3 volte al giorno; al mattino, nello specchio grande della toilette, ad esempio, e durante la giornata, in quello piccolino che vi ho citato poc’anzi, sempre che non abbiate la possibilità di passare il vostro tempo con uno specchio costantemente a vostra disposizione.

Le casalinghe, per dire, potranno fare a meno di acquistare lo specchietto tascabile stando molto tempo in casa e avendo specchi in varie stanze (presumo).

L’esercizio che ora vi spiegherò è molto semplice da fare ma può rivelarsi duro quanto una prova di coraggio, almeno per la maggior parte della gente.

Allora, al mattino, appena svegli, quando la nostra immagine è probabilmente quella che valutiamo la peggiore di tutto il dì, andiamo in bagno e ci osserviamo intensamente allo specchio fissando bene e sempre il nostro viso.

Respiriamo profondamente due o tre volte e poi diciamo il nostro nome a voce alta.

Ad esempio (parlo per me) – Meg. Io sono Meg -. Riconosciamoci. Stiamo proprio parlando con noi.

Subito dopo ci diremo – Meg, ti amo. Ti amo davvero tanto -. Concentriamoci su quanto stiamo dicendo e cerchiamo di proferire quelle parole con passione.

Dobbiamo capire che non stiamo parlando con la parte di noi che non ci piace ma con il nostro Bambino Interiore, il quale, potrebbe non aver mai ricevuto parole di amore puro e sincero.

Sempre respirando profondamente e guardandoci negli occhi inizieremo poi a dire frasi positive e belle come:

Sei la persona più intelligente ch’io conosca

– Sei meravigliosa

– Sei proprio simpatica

– Hai un viso stupendo

– Io ti voglio un bene infinito

Tutto quello che di amorevole e colmo di ammirazione ci viene in mente continuando per almeno 5 minuti. Ecco, l’esercizio in realtà è già finito. A metà giornata ripeteremo il tutto e poi di nuovo, alla sera, prima di andare a dormire. Ma ho ancora qualcosa da dirvi.

COSA ACCADE SVOLGENDO QUESTO ESERCIZIO:

– Solitamente, le prime volte, anche se siamo soli e nessuno ci sente, proviamo disagio e imbarazzo. Ci sentiamo stupidi e soprattutto falsi.

Non preoccupatevi! Queste sensazioni, col passare dei giorni, se ne andranno.

– Le prime volte, il nostro sguardo, continuerà a focalizzarsi sui difetti: il punto nero su una guancia, la ruga nuova sulla fronte, la macchia sotto l’occhio, le palpebre cadenti, etc…

Non demordete! Anche questo modo di osservarvi scomparirà e si modificherà.

– All’inizio può capitare di essere pervasi da diverse emozioni. C’è chi piange, chi prova disgusto, chi non si vuol guardare, chi lo fa tanto per farlo, ma… anche in questo caso…

Va tutto bene! Lasciate fluire e uscire. Tutto ciò che arriva dentro di voi è quello che doveva arrivare abbiate costanza.

Dovete fare una cosa soltanto: CONTINUARE.

Per approfondire meglio l’esercizio vi propongo questo mini video (1 di 4 – se volete potete anche guardare gli altri 3 che appariranno cliccando su questo) proprio di Louise L. Hay e Cheryl Richardson da ascoltare attentamente ma prima finite di leggere perché c’è ancora una cosa importante che dovete sapere:

FUNZIONA!

https://www.youtube.com/watch?v=qB9beFku6j4

Esatto, non mi resta che assicurarvi che funziona davvero!

Io ho provato a farlo e non ho ancora smesso, in quanto, dopo un po’, diventa una complice e piacevole abitudine e riesce sinceramente a far crescere l’amore in noi e per noi. La sensazione è bellissima e bellissimo è vedere come il mondo attorno a noi cambia. Tutto diventa meraviglioso e più soddisfacente da vivere.

Si può definire una sorta di piccolo, grande Miracolo.

Insomma… vivere con voi stessi volete che sia un’esperienza fantastica o una schiavitù opprimente?

Mi raccomando, ricordatevi: INTENZIONE e DETERMINAZIONE.

E a tutti quelli che dicono – Io non ho tempo – sappiate che questo esercizio potete svolgerlo anche quando fate la cacchina santa (almeno non avete scuse) oppure potete farlo al posto del tempo che oggi impiegate per risolvere tutti i vostri fastidi e problemi perché, entrambi, diminuiranno nettamente nella vostra vita proprio grazie a questo lavoro su di voi.

Ancora una volta mi sento di dire – Grazie Louise! -.

Prosit!

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Le Frequenze dei Miracoli

In questo blog, a sprazzi, ho parlato spesso del fenomeno spettacolare che accade nella vita di ognuno di noi, oggi studiato anche dalla scienza, riguardante il: cambiare se stessi per cambiare la realtà che ci riguarda ma, questa volta, ho intenzione di dedicare a questo incredibile meccanismo un intero articolo. In realtà ci vorrebbe un libro ma iniziamo da questo post e da un’infarinatura generale. Il termine “incredibile”, che ho usato poc’anzi, è adatto in quanto non ci si crede. Non ci sembra possibile, perché credendo fermamente in questa teoria, si potrebbe realizzare la vita che si vuole e questo sembra davvero un’enorme baggianata. Non sono un fisico, ne’ un maestro spirituale. Quello che vi racconterò è semplicemente ciò che accade e ciò che io stessa ho vissuto ma mi si perdoni se sarò meno tecnica rispetto ad un professionista del campo.

Non siamo solo un corpo. Siamo un corpo con una mente. Una mente che sviluppa dei pensieri, i quali, a loro volta, sviluppano emozioni.

Esempio – Arriviamo a fine mese. Penso di dover pagare l’affitto. Penso che ho pochi soldi e ancora non mi hanno pagato al lavoro. Attraverso questo pensiero, nasce la pre-occupazione e, in seguito, l’emozione: paura.

Le emozioni sono un’insieme di vibrazioni. Immaginiamo le famose “farfalle nello stomaco” o la “suspense” provocata dai film horror così capiamo meglio. Quando l’emozione è forte, o immediata, la si percepisce bene fisicamente, come in questi due esempi, mentre, quando è più lieve la sentiamo meno, ma lei c’è comunque ed esegue comunque il suo lavoro. Quale? Quello, tra tanti, di far secernere ormoni da alcune ghiandole del nostro corpo, a seconda dell’emozione provata e della sua natura e, dose ormonale dopo dose ormonale, ecco accadere come una specie di cristallizzazione dell’emozione stessa. Se io provo spesso paura, vivendo una vita in ansia, secerno più Adrenalina e in modo costante. Irrigidisco quindi più volte i miei tessuti, consumo più Potassio, etc… e tutto questo mi porterà ad avere dei disturbi fisici, più o meno gravi, che metteranno in mostra i miei timori un tempo solo emozionali.

Le vibrazioni di cui parlavo prima, formano delle frequenze e, tali frequenze energetiche, perché che si voglia o meno siamo anche Energia, vanno a collegarsi a frequenze uguali a loro. L’esempio delle Onde Radio è il più calzante e noi funzioniamo esattamente allo stesso modo.

Se pensiamo alle onde FM (a modulazione di frequenza), esse si potranno collegare soltanto ad altre onde FM a causa del fatto che l’antenna ricevente deve essere captata dall’emittente o quantomeno riflessa. Le onde AM invece (a modulazione di ampiezza) si collegheranno tra loro senza trovare ostacoli sul loro cammino attraversando qualsiasi tipo di “barriera”.

Non vediamo con gli occhi le nostre frequenze ma esse esistono, così come non possiamo vedere le Onde Radio ma esse esistono, così come non possiamo vedere ultrasuoni, infrarossi, ultravioletti ma essi esistono.

Detto questo possiamo capire come le frequenze della paura si andranno a collegare alle frequenze della paura. Simili con simili.

Così come il segnale radiofonico “torna indietro” e io posso fisicamente ascoltare, con le orecchie, la mia canzone preferita fuoriuscire dalla radio, allo stesso modo se io emano frequenze di paura esse compiranno questo determinato percorso:

– io emano paura

– le mie frequenze di paura andranno a collegarsi alle frequenze di paura attorno a me

– torneranno indietro moltiplicate da tutte le frequenze di paura trovate nel raggio di azione

A questo punto, senza rendermene conto, ho una dose molto grande di paura, dentro e attorno a me, ed ecco… il miracolo (capirete poi perché di miracolo si tratta). Siamo quindi i creatori (non colpevoli ma responsabili) di questa paura.

Siamo cioè anche i creatori della concretizzazione di questa paura che deve manifestarsi proprio come la canzone alla radio. Ecco così che mi ritrovo a vivere una situazione reale che mi spaventa: posso perdere dei soldi o il lavoro, posso trovarmi davanti ad una persona che mi terrorizza, posso rimanere da sola di notte in un luogo isolato, posso iniziare a capire che il mio partner mi tradisce… non c’è modo, non c’è tempo, non c’è nulla ma la mia paura prende forma. Ho creato questo grazie alle mie forze energetiche in connessione con il meccanismo energetico universale del quale ovviamente faccio parte, come chiunque, come qualsiasi cosa. Siamo delle antenne di ricezione e di trasmissione.

L’Universo non ha altri mezzi se non quello di permettermi di creare tale manifestazione realmente per vedere cosa ho dentro, cosa si nasconde dentro al mio inconscio. E, nominando l’inconscio, tocco un tasto dolente. Infatti, io creo gli avvenimenti della mia vita con tutta la mia mente (con le emozioni che sono create dai pensieri che sono creati dalla mente) ma, della mia mente, io conosco in modo conscio solo il 5% circa. Il 95% nascosto (iceberg) esiste e crea anch’esso ma io non lo conosco, così, quando mi capita qualche evento spiacevole trovo davvero difficile poter credere di essere stata io a crearlo (crearmelo).

Ora però arriva il bello perché come riusciamo a creare, anche senza rendercene conto, eventi per noi “brutti”, allo stesso modo possiamo creare quelli belli ecco perché possiamo parlare di miracoli.

La realtà risponde sempre proprio come le onde FM e AM, sta a noi sintonizzarci alle giuste frequenze. Ora è sicuramente più chiara la frase – Non c’è nulla là fuori – proprio perché tutto è dentro di noi e nasce dentro di noi. Se cambiamo noi, cioè se mutiamo le nostre frequenze, cambia tutto il mondo, cioè il mondo risponde in base alle nostre frequenze.

Se emaniamo gioia, risponde la gioia, e può farlo attraverso persone, animali, eventi, manifestazioni di ogni tipo ma, attenzione, deve essere una gioia vera, intrinseca, non solo una facciata. A rispondere è ciò che davvero proviamo. Non possiamo prendere in giro ne’ noi stessi, ne’ l’Universo (è impossibile mentire semplicemente perché riflettiamo ciò che siamo e non qualcos’altro).

Le situazioni incomprensibili dobbiamo capire che, in realtà, portano anch’esse un messaggio come tutte le altre. Ogni cosa che viviamo vuole farci vedere qualcosa ma che, per evolvere, non è importante comprendere. E’ importante invece notarlo e, nel caso, trasmutare le frequenze da negative a positive. Il messaggio c’è sempre però, anche se incomprensibile e anche se quell’avvenimento può sembrarci assurdo, fastidioso, orribile.

Il meccanismo del quale parlo non ha parti emotive (lui no!) per cui non sente dolore, non prova vergogna, non si stupisce, ne’ si infastidisce. E’ la nostra mente che percepisce tutte queste sensazioni ma l’Universo invece rispecchia soltanto.

Quindi è importante trasmutare per poter vedere in quello “specchio” sempre cose piacevoli.

Per comprendere invece il messaggio, anche se non ci si riesce sempre, bisogna andare oltre, guardando con altri occhi, senza soffermarsi a quelle che sono le sensazioni umane di superficie date da abitudini, morale, traumi, educazione, cultura, etc…

Esempio – Se io subisco un furto non significa solo che qualcuno mi ha rubato qualcosa. Potrebbe significare anche che io, a mia volta, rubo cose agli altri (il loro tempo, il loro sapere, il loro affetto…), oppure significa che sono troppo gelosa delle mie cose (sono vittima del demone della possessività), oppure ancora, ho paura di essere derubata e ciò si concretizza.

Per capire qual’è il messaggio giusto serve guardarsi dentro facendo una lunga introspezione e dotarsi di una grandissima dose di umiltà e di sincerità.

Sembra strano ma anche quel furto lo abbiamo creato noi per imparare, per evolverci, per scendere nelle nostre viscere, buie e vischiose, e osservare le nostre ombre e poter un giorno giungere alla luce in connessione con il Divino.

Senza però andare a toccare tasti così dolenti, proviamo a parlare di una persona che conosciamo ma che ci sta antipatica perché magari è troppo aggressiva nei nostri confronti. E’ inutile sprecare energie per cambiare lei. Non serve a nulla. Lei ci sta praticamente mostrando la rabbia che è in noi. Una rabbia celata, repressa o magari evidente ma comunque coltivata in noi. In quel momento, quella persona, è come se fosse per noi un Maestro (se scaturisce un’emozione s’intende) e soltanto trasmutando la nostra collera in gioia, o eliminandola, possiamo far cambiare quell’individuo nei nostri confronti. E succede realmente. Lui è obbligato a comportarsi così perché riflette esattamente ciò che noi siamo dentro come viceversa noi riflettiamo lui. Si diventa spettatori di cose che fino a ieri credevamo impossibili. Per questo, ripeto, si parla di miracoli.

Prosit!

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L’Innamoramento – il Riflesso della tua Bellezza

Negli ultimi anni, attraverso movimenti sempre più concentrati alla ricerca del benessere interiore e alla connessione dell’Uomo verso il Divino, si è iniziato a parlare molto dell’”amore incondizionato”, quello stato d’essere, difficile da raggiungere, in quanto, completamente centrato all’offrire senza desiderare di ottenere nulla in cambio (…ma non solo). Questa filosofia di pensiero, in molte persone, ha iniziato a far crescere in loro una sorta di denigrazione nei confronti dell’Innamoramento tanto che, hanno iniziato a definirlo: periodo fatuo, abbagliante, ma che niente aveva a che vedere con il vero amore.

Che non abbia nulla a che vedere con il vero amore, del quale tanto si parla, è vero ma, l’Innamoramento, è una fase della vita di una persona molto importante e che non sottovaluterei.

Al di là del fatto che permette al nostro organismo di secernere ormoni utili al nostro totale star bene, sia psicologico che fisico (a effetto bomba di salute!), l’Innamoramento ci offre la possibilità di vedere, chiaramente, una particolare bellezza: la nostra.

Come spesso vi ho detto, le persone che incontriamo nella nostra vita, se causano in noi delle emozioni (positive o negative) sono degli specchi che riflettono, nel bene e nel male, quello che abbiamo dentro e che, nascosto, non riusciamo a vedere.

Quando ci innamoriamo di una persona (ricordatevi che ogni incontro è sempre voluto dalle anime in qualche modo che un giorno spiegherò) i primi tempi, vediamo di lei soltanto i lati positivi e la consideriamo meravigliosa. Ebbene, non stiamo facendo altro che notare la meraviglia che c’è in noi ma, di questo, non ne siamo consapevoli.

Dopo qualche tempo, andando a scavare e iniziando a vedere tutto, strato dopo strato, subentrano quelli che definiamo – difetti – e ci scontriamo con i comportamenti dell’altro che troviamo spiacevoli. Questo accade perché quella persona è giunta a noi proprio per mostrarci anche le nostre zone d’ombra e ciò che di noi non sopportiamo e non vogliamo vedere ma non dobbiamo dimenticare quanta meraviglia abbiamo visto prima, intorno a quelle caratteristiche negative, della nostra parte intrinseca.

L’Innamoramento non è un adescamento, ne’ un tranello, semplicemente, dopo averti mostrato tutta la bellezza che risiede in te vuole permetterti di smussare quegli spigoli bui che intaccano, della tua bellezza, la totalità. E’ invece proprio dopo la fase dell’Innamoramento che, se non si prova più piacere, ci si lascia come coppia e questo accade perché non si riesce o non si vuole osservare oltre, più in profondità.

Non dico che con una persona, con la quale non si sta bene, bisogna rimanere fidanzati lo stesso ma prima di chiudere la relazione bisognerebbe essere consapevoli e consci di quello che il partner ci ha fatto vedere e lavorarci poi sopra cercando di trasmutare quel metallo poco pregiato, dentro noi, che gli alchimisti chiamano piombo. Trasmutarlo in oro.

La forza per eseguire questo duro lavoro di trasformazione possiamo trovarla proprio ricordando e rivivendo quella bellezza che avevamo notato all’inizio e che se riusciamo concretamente a considerarla appartenente a noi ci regala la giusta carica e il giusto entusiasmo per migliorare, o meglio, per evolvere.

E’ un duro lavoro perché è molto difficile ammettere che ora, quella “bruttura” che vediamo nell’altro ci appartiene come la bellezza notata prima. Ci vuole molta umiltà per riconoscere che la rabbia dell’altro, o il suo menefreghismo, o il suo fastidio, o la sua paura, etc… è dentro di noi e, spesso, anche volendo, non riusciamo a riconoscere queste qualità perché celate nel nostro inconscio ma credendo al fatto che quello è un riflesso potremmo allora fare miracoli su noi stessi.

L’Innamoramento è lo stato d’essere di un incontro sacro e non è assolutamente da sottovalutare perché smuove energie che altrimenti non conosceremmo.

Quando incontri qualcuno ricorda che è un incontro sacro. Come lo vedi, ti vedi. Come lo tratti, ti tratti. Come lo pensi, ti pensi. Ricorda che attraverso di lui o ti perderai o ti ritroverai – (Franco Battiato)

Permette di vibrare in frequenze che, più vivaci e gaie di quelle dell’amore, hanno la capacità di aprire porte di connessione come scosse impetuose. Funzionano come scintille, come le vibrazioni dei mantra ma in modo più veloce ed energico.

Che ruolo svolge il mantra?

E’ un discorso lungo, sia spirituale che tecnico, che non approfondirò in questo articolo ma, grazie allo stato fisico e psichico in cui il mantra ci fa scivolare è da immaginare come un picozzino che spacca, giorno dopo giorno, barriere dentro di noi che non ci consentono la totale connessione al Divino.

Le frequenze dell’Innamoramento non sono più forti di quelle dell’Amore (con la A maiuscola) semplicemente svolgono una determinata funzione. Hanno un loro compito. Il voler crescere e passare dall’Innamoramento all’amare, filosoficamente parlando, è un altro discorso, non alchemico, e comunque è una scelta di chi lo vive.

L’Innamoramento è una sensazione che fa parte di noi e come tale non va considerata negativamente, sarebbe come disprezzare un qualcosa che siamo in grado di fare, di creare, per altro in correlazione energetica con un altro essere, sovente, un connubio incredibile, pertanto, dobbiamo amare profondamente quella fase della nostra vita.

La consideriamo finta quando non ne sappiamo coglierla bellezza e l’utilità perché, troppo mentali e materiali, non riusciamo a vedere con gli occhi dell’anima (con gli occhi di Dio). Andando oltre l’ovvio. Espandendo le nostre capacità. Può lasciare l’amaro in bocca, non lo nego, ma trovo sbagliato osservarne soltanto la parte ombrosa e superficiale.

Quello che consideriamo un offuscamento, assume il valore di un offuscamento se valutato solo attraverso il ragionamento. Se le stesse frequenze che proviamo durante l’Innamoramento (e sto andando oltre le famose farfalle nello stomaco) le provassimo ogni volta che intendiamo realizzare una magia diventeremmo maghi nel giro di pochissimo tempo.

Focalizziamoci su quella energia. Proviamo a percepirla ogni volta che vogliamo chiedere qualcosa all’Universo anche se è difficile perché non abbiamo niente e nessuno nel quale riflettere lo splendore che ci caratterizza. Non siamo in grado di vederlo in noi purtroppo… perciò… innamoriamoci e benediciamo questo momento!

Prosit!

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Gli uomini sono tutti Stronzi! …E le Donne?

Eeeeh…. zitti un attimo e fatemi spiegare.

Allora, innanzi tutto mi tolgo subito la patata bollente dalle mani e vi dico che, ciò che riporta il titolo non l’ho detto io ma l’amica mia, quindi, prendetevela con lei… ollà! In secondo luogo, e mi rivolgo prettamente agli uomini, sappiate che io vi ho anche difeso ma… non accusando le donne!

Vi spiego. La mia amica appunto, è vero che con gli uomini ha sempre avuto una certa difficoltà, non tanto legata al rapportarsi ad essi, ma quanto all’essere tradita con donne o più belle, o più giovani, o più simpatiche di lei. Ora, il tradimento appartiene a tutti, maschi e femmine, anche se è vero che l’uomo è cacciatore e, nella sua natura, è tentato ad avere rapporti sessuali con più esemplari dell’altro sesso ma, a causa della nostra cultura, questa cosa ci fa arrabbiare e soprattutto soffrire.

Ebbene, la mia amica, che si chiama M., pur cambiando compagno, doveva affrontare, dopo un po’, la stessa situazione comunemente chiamata in gergo popolare: “le corna”. Alla fine, ne aveva più lei di un cesto di lumache.

Vagava nel tentativo di trovare il Santo Monogamo che sarebbe rimasto unicamente con lei per l’eternità e, ogni volta, alla fine della relazione, erano lacrime amare, giornate intere tappata in casa, finchè un giorno, stufa di vederla conciata così, decisi di parlarle.

Le spiegai che quello che stava vivendo era semplicemente dentro di lei e finchè portava dentro si sé questo “demone” non se ne sarebbe mai liberata. Ma di quale demone stiamo parlando? Ossia, il mio partner mi tradisce e io ho un demone dentro? Ebbene si. E occorre anche scoprire quale.

E’ forse il demone dell’abbandono? O dell’attaccamento? O dell’auto-svalutazione? O della gelosia? O del (pre)timore stesso di essere traditi? O dell’inganno (avete ingannato qualcuno a vostra volta nella vita)? Solo voi potete saperlo, ma fintanto che porterete dentro una di queste sensazioni, vi troverete a viverla. E la troverete perché deve esservi mostrata in qualche modo. Serve capire, per crescere e vivere meglio.

Dissi a M. che avrebbe potuto cambiare mille ragazzi ma sarebbe sempre finita allo stesso modo se lei non fosse guarita dalla sua insicurezza. Le dissi che doveva finirla di responsabilizzare gli altri ma di guardarsi dentro perché gli altri sono un riflesso, un prolungamento di quello che nutriamo in noi. Fondamentalmente, ci stanno dando un messaggio anche se in modo disgustoso e doloroso.

E’ come se l’anima stesse dicendo – Prima o poi lo capirai. Ti stancherai di vivere sempre le stesse situazioni. Prima o poi comprenderai che NON E’ LA CAUSA A CREARE L’EMOZIONE MA E’ L’EMOZIONE A CREARE LA CAUSA! -. Questo è importante.

E’ inutile voler essere amati se non ci amiamo per primi. E’ inutile voler essere considerati se non ci consideriamo per primi. E’ inutile pretendere di essere la “prima scelta” per qualcuno quando siamo noi stessi a metterci in fondo, a credere di non valere abbastanza, a permettere ad un altro di sorpassarci mentre siamo in fila, alle Poste, senza dire nulla.

Lasciamo stare la parte umana e morale. Il tradimento non si deve effettuare in realtà, perché è un inganno, fa male soprattutto a chi lo esegue (credetemi), si rompe la fiducia, si fa soffrire l’altro, è un atto di egoismo, ma questo è un altro discorso che si potrebbe affrontare in un altro articolo. Oggi voglio parlare della nostra parte energetica e spirituale. Ed emozionale.

Il discorso è che bisogna fare un lavoro interiore su di sé. Facendosi aiutare magari da un professionista, ma il lavoro va fatto su di sé non sull’altro. Lavorare su cosa ci causa il dolore che non è il partner, il partner è solo un mezzo. Il dolore che proviamo invece da cosa deriva? Ragioniamo… siamo stati traditi… quindi? Perché soffriamo? Cosa realmente ci affligge? Forse perché ci siamo sentiti esclusi (abbandonati… magari proprio come ha fatto un nostro genitore molti anni prima)? O perché è stata preferita un’altra donna o un altro uomo a noi facendoci cogliere il senso dell’inferiorità? O perché per possessività non riusciamo a immaginare il corpo del/la nostro/a amato/a nelle braccia di un altro/a? Anche la possessività è un demone.

Il ribaltamento della visione, come dice sempre anche l’alchimista Salvatore Brizzi, è la cosa basilare. Siamo abituati a dare la responsabilità agli altri mentre essa è in noi. In che modo invece, il fatto esterno, rappresenta il problema per noi? Spostando così l’attenzione dal fuori al dentro, perché fintanto che ci focalizziamo sugli altri, non potremmo mai cambiare la situazione perché non possiamo cambiare e modificare gli altri e perchè non è sul ramo che bisogna lavorare ma alla radice.

Gli uomini che tradivano sempre M. le stavano dando tutti la stessa informazione. Non si tratta di sfiga. Lei concretizzava l’avvenimento dentro sé immaginandolo prima. Nel suo caso specifico, essendo che si svalutava molto come persona, senza considerare invece di essere una bellissima e perfetta creazione di Madre Natura e del Creato, riceveva il messaggio che le diceva – Sì, ho preferito un’altra donna a te perché tu vali meno, tu vali poco, tu non sei bella, tu non sei giovane, tu non mi basti… – ma queste cose, in realtà, era lei a pensarle e di conseguenza a crearle. Lei per prima si sentiva poco attraente, lei per prima invidiava altre donne, lei per prima viveva col timore di essere tradita con una più carina di lei. Et voilà.

Perciò, gli uomini sono tutti stronzi? No. Nessuno è stronzo là fuori. Se si vibra di frequenze positive non si ricevono frequenze negative. Se impariamo a auto-valutarci al meglio, anche gli altri lo faranno. Se in noi creiamo solo amore puro, per noi stessi e per il Cosmo, e viviamo solo nelle note dell’amore e dell’entusiasmo, amore ed entusiasmo saranno ciò che riceveremo.

Questo non vuol dire che il nostro compagno non frequenterà altre donne, ma ciò su cui occorre basare l’attenzione è il dolore provato del raggiro, della menzogna ricevuta, perchè sarà questa che non si riceverà più, non in quel modo per lo meno.

La trappola più grande nella quale si cade è la paura della recidiva. Cioè, se si viene traditi la prima volta si ha paura o ci si aspetta che accada anche la seconda, e questo farà si che così sarà.

Il lavoro su di sè, che occorre effettuare, è lungo, difficile e faticoso. Non è per niente semplice. Ma, nel momento stesso in cui, anziché colpevolizzare gli altri, riconosciamo che la nube nera è in noi, abbiamo già fatto metà del lavoro.

Per quanto riguarda tutto il contorno, se il vostro partner vi tradisce, merita sicuramente una sonora padellata in testa, offerta con parecchia grinta, ma lavorate su di voi! Fatelo. Guardatevi dentro. Altrimenti vi tradirà anche il collega, anche la migliore amica, persino vostro figlio potrebbe tradire la vostra fiducia. Perché bisogna tradurre l’avviso al di là del mittente.

E ogni volta sarà sempre peggio, se non lo capite, sarà sempre più grave, farà sempre più male.

Liberatevi dall’essere schiavi del vostro demone e delle situazioni che lui vi fa vivere.

E che sia chiaro, questo vale anche per gli uomini che vengono traditi dalle proprie donne.

Prosit!

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Problemi al Viso – Paura di mostrare se stessi

Il viso è la parte del corpo che più mostriamo al mondo. Scoperto, nudo, così com’è.

Proviamo a camuffarlo con accurate pettinature, con occhiali da sole, con il make-up se siamo donne, con cappelli di ogni tipo, modificando le sopracciglia, ma non possiamo farlo più di tanto. Il nostro volto, siamo obbligati a porlo, ogni giorno, davanti a tutti.

Inconsciamente, mostrare alla vita il proprio viso, ad alcuni non piace. Non piace perché c’è un problema nell’accettare se stessi. Ci si vorrebbe nascondere. Questo può derivare dal non apprezzarsi fisicamente o dal sentirsi in colpa, sporchi, colpevoli di qualcosa che potrebbe anche semplicemente essere il non riuscire a raggiungere l’obiettivo sognato e ci si sente incapaci e inetti.

Pare quindi che ogni tipo di inestetismo su questa zona voglia significare “Io non mi apprezzo, mi vergogno, ho paura di esprimere ciò che realmente sono”. Forse, addirittura, perché sono troppo fragile.

E’ per questo che: brufoli, cicatrici, problemi alla pelle, occhiaie, rughe profonde e precoci, etc… segnano in realtà diversi disagi provati inconsciamente e che fuoriescono proprio sul volto.

La cosa principale da fare è lavorare sull’amarsi ma, soprattutto, sull’accettarsi per ciò che si è. Meccanismo questo che richiede l’azione del perdono verso noi stessi. Perdonandosi non si rifiuta quello che siamo, si riconosce la nostra presenza, la nostra bella anima e, quello che gli altri vedono fisicamente di noi, passa automaticamente in secondo piano.

Ricordatevi sempre che IL CORPO E’ SOLAMENTE UN CONTENITORE. Se questa vi sembra una frase “fatta” pensate a quegli uomini che la società si prende il diritto di considerare “brutti” e che però hanno una sfilza di donne dietro che neanche Paul Newman… Pensate a quelle donne diversamente abili, o con gravi malformazioni, amate e accudite da mariti devoti. Pensate a chi ha fatto della sua vita un capolavoro, al di là del fisico che aveva. Pensate a Hitler, al carisma che possedeva e all’autorità che ha ottenuto. A Frida Kahlo, a ciò che è divenuta stando immobile nel suo letto. Pensate sia solo fortuna tutto questo? (Della fortuna, che a mio avviso non esiste, ho già parlato diverse volte).

E’ ciò che avete dentro che esce e si espande. Non escono solo gli inestetismi. Esce l’energia, ed è potente, più potente della voce, di uno sguardo, dei vostri lineamenti. Esce e trasmuta la vostra realtà. Consideratelo, tenete questo sempre bene a mente.

Mostrati per quello che sei e sii orgoglioso di te stesso! -.

Quando, ad esempio, non ci si sente accettati dalla propria madre, è inconscio, spesso non ci si rende conto di questo, può sopraggiungere l’acne, malattia della pelle caratterizzata dalla comparsa di pustole a causa dell’infiammazione delle ghiandole sebacee. Di acne ne esistono diverse tipologie, consideriamo però la più conosciuta, quella che viene a molti adolescenti (casualmente il periodo in cui si è più in contrasto con i genitori alla ricerca dell’affermazione della propria identità).

Naturalmente non è detto che la nostra genitrice non ci voglia, ma siamo noi a leggere questo messaggio attraverso i suoi comportamenti decifrandoli come ci viene, all’apparenza, più “congeniale”. Per cui, se non ci si sente accettati e/o apprezzati, proprio da chi ci ha dato la vita, è ovvio pensare di essere sbagliati, di non essere perfetti e che se fossimo migliori forse la mamma ci vorrebbe di più e ci amerebbe maggiormente. Oppure, non saremmo per lei un “problema”.

Al centro del viso c’è il naso che è una parte importantissima. E’ attraverso lui che entra la vita ad ogni nostro respiro. Chi ha problemi a respirare, ha anche problemi con la vita. Il naso però, è soprattutto la zona che simboleggia il nostro AUTORICONOSCIMENTO.

Riconoscere il proprio valore, il proprio essere speciale, riconoscere le proprie capacità. Se su di lui, o intorno a lui, affiorano problemi ecco che c’è un disagio in noi e nel valutarci per gli esseri meravigliosi e stupendi che siamo.

Guardatevi allo specchio e vogliatevi bene. Tanto bene, come se foste per voi una madre affettuosa che mai accetterebbe venga offeso il proprio figlio. Guardate il vostro viso con tenerezza ma senza compatirvi. Guardatelo con orgoglio e dignità. E’ vostro. E’ stupendo comunque sia. Pensate a quanto siete belli. Osservatelo minuziosamente nelle sue parti più piccole, noterete che non c’è nient’altro di più complesso e unico e perfetto al mondo. Notate le imprecisioni, la loro unicità che soltanto voi possedete e sono bellissime.

Dedicate qualche minuto al giorno a guardarvi e provare amore per quello che vedete. E’ un lavoro molto difficile da fare ma basta davvero poco. Solo qualche minuto.

Prosit!

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Se stai bene te ne accorgi dalla Gente

Ho fatto questa prova più volte e mi ha sempre dato la conferma di quello che sto per dirvi.

Se si sta bene, spiritualmente intendo, se si è felice davvero e di buon umore, la gente, nei nostri confronti, è diversa. Appare più solare, più gioviale, più ridente.

Ci sono stati periodi, fortunatamente brevi, di pochi giorni, in cui mi sentivo svogliata e giù di tono. La gente che incontravo per strada, mi salutava ovviamente, ma con ben poca enfasi nonostante io, salutando per prima o rispondendo al saluto, mostrassi tutti i miei denti in un sorriso gioioso. Il loro, appariva più come un – Ciao – di cortesia che altro.

Quando invece ero o sono veramente in forma, sentendomi appagata dalla vita, gaia e serena, non solo mi salutano tutti in modo nettamente diverso e con molto più calore, ma si fermano anche volentieri a parlare con me e lo fanno con voglia, con interesse e con entusiasmo dipinto sul viso.

Accorgendomi di questo, nelle giornate in cui ero down, ho provato a mascherare il tutto come una vera attrice. Volevo vedere se era davvero una questione energetica o se traspariva dalla mia espressione che c’era qualcosa che non andava ed ero abbacchiata.

Come a recitare un ruolo, sfoderavo così sorrisi a destra e a manca mostrando attenzione a chi incontravo e voglia di scambiare quattro chiacchiere. Si, come sempre, per educazione si fermavano e parlavano con me, di certo non mi mandavano a spigolare, ma erano diversi. Erano svogliati, stanchi o di fretta, poco dilettati e attratti dalla mia persona.

Capii presto che avrei potuto fare tutte le finte che volevo, come su un vero palcoscenico, ma l’energia non la si può fregare. O meglio, non la si può trasformare. L’energia è energia e parte da dentro di noi, dalla parte più intrinseca verso la quale, non abbiamo alcuna possibilità di governo. E’ lo stato emozionale ed è ciò che in quel momento siamo.

La mia energia veniva percepita dall’energia dell’altra persona che rispondeva così di conseguenza. La stessa persona che magari il giorno prima era divertita e contenta di vedermi. Ovviamente capita anche all’inverso ossia da me verso loro. Sembra una banalità tutto questo ma non lo è. Quest’energia esiste in ogni frangente della nostra vita.

Siamo collegati e connessi. E’ come quando un animale sente la nostra paura. E’ la stessa cosa, solo che tra noi e su di noi non ce ne accorgiamo.

Non siamo dotati soltanto dei cinque sensi fisiologici che abbiamo imparato a scuola durante l’ora di scienze: il gusto, l’olfatto, la vista, il tatto e l’udito. Ce n’è un altro, ancora più preciso, ancora più sensibile, ancora più viscerale ed è quello energetico il quale comprende anche il nostro intuito.

Quest’ultimo senso, non solo sensibilizza tutti gli altri che ho elencato poc’anzi, ma accende dei campanelli all’interno di noi i quali sviluppano sensazioni che, nonostante spesso non riusciamo a tradurre, ci fanno vivere quella determinata situazione in un determinato modo.

Mi sento oggi di dire, e oserei anche di confermare, che se vogliamo sapere davvero come stiamo nel nostro interno e nel nostro inconscio, possiamo tranquillamente specchiarci nella gente che è un nostro riflesso ed emana a noi le stesse frequenze che noi emaniamo. Molto spesso, crediamo di essere felici ma in realtà non lo siamo. Abbiamo mille paure che nemmeno conosciamo e, allo stesso modo, molte volte, pensiamo di essere più angosciati o sfortunati di quello che in realtà il nostro cuore sente di essere. Le persone che incontriamo per la strada ci possono dare la conferma di tutto questo.

Basta il – Buongiorno! – del postino, o il – Mi dica? – del negoziante, o ancora, il saluto amichevole di un conoscente dall’altra parte della strada. Osserviamo i suoi occhi, l’espressione del suo volto. Proviamo a capire se ci sorride per circostanza o se gli ride anche il cuore. Che gesti fa con la mano? Quanto calore mette in quel saluto o quanto è piacevolmente sorpreso di vederci? Anziché camminare guardando il marciapiede, alziamo la testa e osserviamo i passanti, ci guardano a loro volta? Attiriamo il loro interesse? Siamo “belli” (energeticamente)?

Quando diciamo “nessuno mi considera”, chiediamoci anche il perché. E credetemi, non serve essere sensuali o appariscenti. E’, come ripeto, una questione energetica. Sarà la nostra energia a far girare i volti degli altri, sarà lei a mandare uno sconosciuto da noi per chiedere un’informazione, perché lo attiriamo.

Incontrare persone che sorridono, che si abbracciano tra loro, che mostrano al nostro sguardo il loro lato bello e positivo deve farci capire che, quel giorno, in noi, c’è bellezza e positività nei confronti della vita. A volte invece potremmo vedere mummie che ci camminano intorno come zombie. Perché, quegli zombi, in realtà, siamo noi.

Provateci, se non altro, è divertente.

Prosit!

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A modo mio: Interpretazione di “Porgi l’altra guancia”

Dal vangelo secondo Meg 3° – niente di religioso ma di molto curioso

Avete inteso che fu detto: occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio, anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra – (Gesù)

L’avrò, ai tempi, capita male io questa citazione ma ricordo ancora oggi la suora arrivare trafelata e dividere i due che si scazzottavano paonazzi in viso e con i capelli sudaticci.

Ehi! – urlava – Che modi sono?! Datevi la mano e fate subito la pace! – dopodiché, si prodigava nella spiegazione del perdono, della non reazione, del giudizio di Gesù al vedere certi comportamenti dall’alto dei cieli e, tutti quanti, dovevamo prestare la massima attenzione. L’oratorio diventava silenzioso e, sovente, interveniva anche la Madre Superiora.

Ricordo la fatidica domanda alla quale nessuno dei due accusati voleva rispondere – Chi ha iniziato per primo?! – e i colpevoli in coro – Lui! Lui! E’ stato lui! – poi, alla fine, si riusciva ad arrivare a un dunque chiamando i testimoni, quelli che erano in cima allo scivolo e, da lì, avevano sicuramente visto tutto, o interveniva, senza appello, la più pettegola smaniosa di difendere il fidanzatino. Che donna! Che impeto!

Insomma che, se “Matteo” era stato il primo a spintonare “Simone”, ecco che “Simone”, anziché rispondere con un bel calcio negli stinchi, avrebbe dovuto…….. porgere l’altra guancia……..

In che senso? Facendosi dare una sberla anche dalla parte sinistra?

Mi è capitato di sentire, gli anni dopo, durante il catechismo, anche questo.

Gesù mica si è ribellato mai ai suoi aguzzini in fondo ma, solitamente, la risposta veniva data attraverso la definizione del perdono. Che è giusta, è quella ovvia, ma si fermava lì, non veniva ampliata e, da bambini, si rimaneva con l’eterno cruccio del: “ma porca miseria, ma ti pare che io ricevo una sberla e oltre che stare zitto e fermo devo anche perdonare e magari suggerire al mio aggressore – Prego, prego, se ti fa piacere, guarda che di guance ne ho due! –“.

Vero è che, davanti ad un marasma di bambini, che possono arrivare fino ad un certo punto della comprensione, non si può certo eccedere ma, queste cose, non vengono spiegate neanche successivamente. Ho frequentato le superiori dalle suore e, forse, a diciassette anni, potevo anche capire qualcosa di tutto ciò ma ormai, i giorni dell’oratorio, erano finiti nel dimenticatoio. Non tanto per me, ma per chi, anni prima, mi aveva conferito certi insegnamenti. Il risultato è che nessuno oggi sopporta questa frase del Vangelo. Ho chiesto un pò in giro e pare esserci incomprensione. Troppo buonismo, troppa passività, non siamo mica dei lombrichi con tutto rispetto per gli anellidi.

Negli ultimi anni, sono stati fortunatamente dati altri significati alla parola di Dio, che vanno oltre la dottrina cristiana e, in questo caso specifico, Padre Alex Zanotelli, spiega a livello storico cosa significa “porgere l’altra guancia”:

“Uno schiavo, ai tempi di Gesù, veniva colpito in volto dal suo padrone con il dorso della mano, perché quest’ultimo non avesse a sporcarsi le mani. La guancia colpita era dunque la guancia destra, tranne nel caso in cui il padrone non fosse stato mancino. “Porgere l’altra guancia”, cioè la sinistra, a quel tempo significava costringere il padrone a colpire con il palmo della mano e, quindi, a “sporcarsi” le mani, cosa che un padrone non avrebbe mai fatto. Quindi il voltare il viso dall’altra parte per porgere la guancia opposta era un modo per impedire al padrone di colpire ancora, era un modo per interrompere il sistema, per costringere il potente a fermarsi”. (controvoci.com – per un mondo più giusto)

Ma ci sono versioni ancora diverse e, se vogliamo, più alchemiche.

“Quando Gesù suggerisce allora di porgere l’altra guancia, non sta minimamente pensando a indicare una condotta di passività, tutto l’opposto: sta invitando a sperimentarsi coraggiosamente in gesti e comportamenti che sono agli antipodi di ciò che faremmo spontaneamente (leggi: meccanicamente). A uscire dalla cosiddetta – zona di comfort -. Il porgere l’altra guancia può essere tradotto da ognuno di noi, sulla base del proprio carattere, in indicazioni equivalenti, volte a scardinare la scissione interiore tra ciò che attualmente accettiamo e ciò che attualmente rifiutiamo di noi stessi”. (visionealchemica.com – porgi l’altra guancia)

Attenzione però, prima di continuare a leggere, ricordare che: perdonare non significa condonare.

Ora, veniamo a noi. Prendiamo la frase per quella che è letteralmente, anche se è in realtà la metafora di eventuali mille azioni. Accade che una persona ti da uno schiaffo. Fermati. Rimani lì, su questo primo virtuale gradino.

Tralasciamo un attimo il mio personale pensiero dal momento che io sono una “hippie peace&love” e sono convinta che con il fuoco non si spegne il fuoco, perciò saltiamo direttamente allo scalino n°3 e andiamo avanti.

Comunque fermati. L’azione svolta da quella persona che ti ha aggredito è simboleggiata dalla violenza ma uno schiaffo può essere tirato per vari motivi: passione, rabbia, insegnamento, delusione… è comunque un’azione aggressiva (nonché figlia della paura madre di tutte le emozioni negative).

Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via. Questa non è filosofia, questa è fisica – (Albert Einstein)

Fermati. Reagisci, fai quello che vuoi ma rifletti. La violenza, alias, la paura. Quell’azione esterna è uno specchio e ti ha appena mostrato ciò che altrimenti tu non potresti vedere perché è… dentro di te. E non puoi guardare dentro di te così a fondo. Dentro di te quindi, risiede la violenza e quindi la paura. Si, si, anche se non faresti male ad una mosca, questo è un altro discorso.

Potrebbe infastidirti questo discorso ma purtroppo, finchè ne sarai infastidito, non potrai migliorarti. Il mio consiglio personale è quello di basarti sull’umiltà che non significa, ripeto, avere un comportamento passivo, o vittimista, semplicemente provare a comprendere perché è accaduto a te quel fatto. Non soffermarti a odiare o a reagire di conseguenza o a vendicarti o offenderti.

Quando odiamo qualcuno, odiamo nella sua immagine qualcosa che è dentro di noi – (Hermann Hesse)

Pensa a cosa ti sta mostrando quella persona. Quale demone vive dentro di te e tu non conosci. Quella persona è in realtà un Maestro. Ti ha provocato un’emozione, ossia ti ha dato in mano lo strumento per lavorare su un qualcosa di negativo che hai dentro e cercare di eliminarlo per stare sempre meglio, per crescere, per elevarti. Per liberarti. Per guardare dentro te stesso. Sembra fantascienza ma, in realtà, dovresti ringraziarla. (Tra te e te, sia chiaro, evitiamo di osannare i violenti).

Non giudicate per non essere giudicati, perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati – (Gesù)

Addirittura ringraziarla… ecco il perché del porgere l’altra guancia con la speranza che possa mostrarti altre cose di te. Lavorando su di te butterai fuori questa spazzatura che non dovrebbe appartenerti e, automaticamente, anziché ricevere sberle riceverai fiori. La realtà si modificherà come tu modifichi te stesso. Per questo non serve reagire allo stesso modo. Per questo non serve nemmeno subire un’ingiustizia. Non bisogna essere passivi, ma non è con altrettanta violenza che si cambia la situazione. Trasmutare nel proprio essere, questa è la soluzione. Trasformare il piombo in oro.

Chi guarda in uno specchio d’acqua, inizialmente vede la propria immagine. Chi guarda se stesso, rischia di incontrare se stesso. Lo specchio non lusinga, mostra diligentemente ciò che riflette, cioè quella faccia che non mostriamo mai al mondo perché la nascondiamo dietro il personaggio, la maschera dell’attore. Questa è la prima prova di coraggio nel percorso interiore. Una prova che basta a spaventare la maggior parte delle persone, perché l’incontro con se stessi, appartiene a quelle cose spiacevoli che si evitano fino a quando si può proiettare il negativo sull’ambiente – (Carl Gustav Jung)

Far ricchezza di ciò che si riceve. Sempre. Anche nella situazioni ritenute drammatiche o tragiche. Che cosa è accaduto? Perché questa cosa ci fa soffrire? Dove sta facendo leva? Perché è capitata proprio a me?

Fermati. E prova a riflettere.

Ciò che è fuori è anche dentro; e ciò che non è dentro non è da nessuna parte – (Tiziano Terzani)

Prosit!

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Durante un periodo di Angoscia ci sono cose fondamentali da fare: queste…

Immagino conosciate tutti il detto “le brutte notizie (e situazioni) non arrivano mai da sole” e, in effetti, è proprio così. Viviamo periodi in cui sembra davvero che qualcosa di grande e misterioso ce l’abbia con noi, ci prenda di mira e… senza pietà, ogni giorno, ci ferisce regalandoci messaggi dei quali avremmo fatto volentieri a meno.

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In realtà, quello che accade è una cosa ovvia. Ho passato ultimamente un brutto periodo e, nonostante gli sforzi che facevo per pensare in positivo e immaginare le mie giornate tinte di un bel colore rosa, nella parte più profonda di me ero addolorata. Come vi ho spiegato molte volte, l’energia non percepisce solo quello che diciamo o pensiamo ma soprattutto quello che veramente siamo dentro.

I giorni passavano e, tra una bella frase e un buon proposito, mi sentivo comunque contorcere lo stomaco.

Quello che stavo emanando intorno a me era quindi angoscia, tristezza, rammarico e, ovviamente, l’Universo, che noi definiremmo “crudele”, ha subito risposto rimandandomi indietro le stesse frequenze.

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Ecco infatti il sopraggiungere di un’altra notizia davvero poco piacevole. E poi un’altra e poi un’altra ancora.

“Meg, devi smetterla” pensavo tra me e me “prova davvero a sentire la gioia dentro”.

Cavoli… era difficilissimo. Non mi reputo il Guru di nessuno ma sento di essere già ad un buono stato di consapevolezza ma, come dicono anche i più grandi maestri, pure loro hanno bisogno di un personal coach di tanto in tanto e questo mi tranquillizzava un po’.

Mi ero lasciata andare. Il dolore aveva preso il sopravvento sulla fiducia che nutro nei confronti della vita e la mia solita frase – Tutto quello che accade è un perfetto disegno divino – così perfetto non riuscivo a vederlo.

Una cosa però di buono facevo: continuavo a chiedere all’Universo, a parlare con lui e a cercare di convincermi della sua grandezza. Continuavo imperterrita a CONSIDERARE (e non a SPERARE) situazioni belle per me come se fossero già avvenute. Cosa non da poco perché anche solo l’intenzione ha un’importanza fondamentale.

“Meg, sforzati, lasciati andare, va tutto bene, tutto va per il meglio” continuavo a ripetermi capendo che se non uscivo da quel vortice in cui mi ero infilata avevo ben poche speranze di ottenere del “bello” dalla mia stessa vita. Che è semplicemente uno specchio.

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Mi concentrai. Mi misi d’impegno per non uscire con la mente dagli argomenti che m’interessavano.

Erano pensieri di gratitudine e di amore. Ringraziavo costantemente quello che avevo persino il letto, il bagno, il cibo, il cane, il figlio, qualsiasi cosa (questo sgombera la testa dai pensieri negativi) e, ogni tanto, chiudevo gli occhi e, con le braccia leggermente aperte a mezz’aria, regalavo alla vita parole di fiducia e serenità. M’immaginavo sorridere e mi ripetevo in continuazione – Io sono felice! -.

In realtà stavo piangendo come una bambina ma non importava, osservavo la mia sofferenza di un bel colore rosa scuro, la ringraziavo, le passavo in mezzo e ripetevo tra i singhiozzi – Io sono felice! -.

Una pazza totale direte voi.

Come ho detto prima infatti, dentro in realtà, non lo ero per niente ma continuando, giorno dopo giorno a dirlo, iniziai così a illudere il mio cervello e piano, piano, iniziai a sentirmi meglio. I problemi sembravano lontani. Ve lo giuro.

Sicuramente qualcuno di voi dirà – Si ma i problemi hanno continuato ad esistere -. E’ vero, ma non li stavo più affrontando con angoscia e tristezza bensì con gioia e positività e, così facendo, anche loro, si risolvevano di conseguenza in modo gioioso e positivo. Ve lo ri-giuro. E’ una questione ovvia di frequenze.

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Di colpo era come se qualcuno avesse preso la matassa e fosse riuscito a dipanarla al meglio.

Tutto quello che chiedevo e avevo chiesto si stava avverando anzi, fin troppo velocemente, non riuscivo a starci dietro e ora piangevo per l’emozione e non più per la tristezza.

Vi sto raccontando questo perché mi piacerebbe che anche voi riusciste a fare come ho fatto io e credetemi se vi dico che i miei problemi di quel periodo non erano bazzecole.

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La vita mi si era trasformata di colpo e la destabilizzazione regnava sovrana. Per di più, la mancanza di una persona che amavo tantissimo mi lacerava il cuore. Tasse da pagare, figlio in bilico perché la mancanza di questa persona l’aveva sentita anche lui, e tutte le varie conseguenze.

Ecco, i soldi, mannaggia a loro, erano proprio una delle cose che mi spaventava di più.

Mi dissi più volte queste parole:

L’Universo non ha mai abbandonato nessuna sua creatura. Se non mi auto-abbandono io, lui farà si ch’io abbia tutto ciò che merito e di cui ho bisogno.
L’Universo non ha mai lasciato senza cibo un uccello o senza acqua una pianta. Abbiamo sempre causato tutto noi.
Lui è un padre responsabile e mai vorrebbe il mio male.
Devo solo crederci. Devo solo imparare ad affidarmi a lui.
E’ difficile. Sembra impossibile.
Ma in realtà in lui c’è tutto in abbondanza per tutti. Per ognuno di noi.
Devo sforzarmi di credere in questo.
Devo farlo, per il mio bene
-.

Fino ad affermare ad alta voce – Io ho tutti i soldi che mi servono -. Parlando al presente come se già li avessi in quanto, per la Legge d’Attrazione, bisogna già vedersi il problema risolto. Se io avessi detto “avrò”, l’Universo non avrebbe capito. Il suo tempo non è uguale al mio tempo, magari me li avrebbe anche dati ma dopo trent’anni e a me servivano in quel momento.

Naturalmente non mi ha fatto trovare i milioni sul comodino l’indomani mattina ma, il giorno dopo, un signore che mi aveva chiesto un anno prima l’amicizia su FaceBook, ebbe da ridire su un articolo che avevo postato sul mio profilo. Non era d’accordo con le mie riflessioni. Bene, ci può stare. Parliamone.

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Scambiammo i nostri pareri con umiltà e intelligenza fino a che, dopo un pò, lui mi scrisse in privato su Messenger chiedendomi di contattarlo telefonicamente per parlare di una nuova attività all’interno della sua azienda. Un’attività ovviamente spirituale.

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Come andò a finire? Vedete, l’importante non è come andò a finire. La cosa fondamentale è il cammino, è la strada giusta. Il fatto che io avessi mosso delle forze energetiche che stavano rispondendo al di là di come finì il rapporto con questa persona. La cosa potrebbe fallire più e più volte ma l’importante è avere ottenuto la possibilità di scelta piuttosto che il nulla e rimanere affranti nell’apatia e nella desolazione.

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Anche se vi sentite stupidi, anche se vi sembra impossibile, anche se vi hanno insegnato che sono solo sciocche illusioni, quando vi sentite giù e un problema vi affligge fate come ho fatto io e credeteci. Crederci di pancia. Vi sentirete meglio ve lo garantisco. Magari non subito, non il primo giorno. Io ho iniziato a sentirmi meglio, e non ancora del tutto, dopo il venticinquesimo giorno. Perciò abbiate pazienza e convinzione… sono davvero le virtù dei forti.

In questi casi il segreto risiede nella COSTANZA. Continuate, continuate senza demordere. Continuate con le affermazioni positive, continuate a immaginarvi felici, continuate a ridere, continuate a visualizzare per voi il meglio, continuate a credere, nonostante sia difficile, di avere la piena fiducia nella vita, continuate senza smettere.

E ce la farete.

Prosit!

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Io mi offendo, cos’altro potrei fare?

Che tu ci creda o no, quando una persona ti offende (ossia riesce ad offenderti), qualsiasi cosa ti dica, anche la più brutta, sta in realtà toccando una tua debolezza. È da lì che nasce quello che noi chiamiamo offesa.

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Il moralismo e il bon ton che tutti conosciamo, indicano che, a prescindere, alcune cose non vanno dette, fanno parte di una legge etica e morale che tutti quanti abbiamo e dovremmo avere ma, quello che vorrei sottolineare oggi, è ciò che si prova nel cuore quando si riceve una frase che non ci piace e che intacca il nostro orgoglio, al di là di quello che la legge civile ha stabilito. (Tant’è che, negli ultimi tempi, alcuni impropèri, soprattutto se senza minaccia, non sono neanche più denunciabili).

Le parole sono in realtà solo vento, ma nel momento in cui riescono a “toccare” significa che questo vento è diventato tangibile e doloroso. C’è un detto che dice – le parole fanno più male delle botte – è sicuro, lo capisco bene, non sono estremista, siamo umani, ma fondamentalmente è un proverbio sbagliato.

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E’ sbagliato perchè, come dicevo prima, la debolezza è tua e non dovresti avere di queste debolezze secondo le leggi universali che ti reputano loro “figlio”, ossia parte di esso. Vale a dire un handicap con il quale il tuo inconscio ha deciso di farti vivere e tu accetti senza fare nulla per migliorare. Lo accetti perchè non te ne rendi sicuramente conto, ma la puntura che senti quando vieni umiliato, è proprio l’avviso che dovrebbe farti drizzare le antenne.

Se ti amassi completamente non avresti debolezze, non ci sarebbe posto per loro, saresti pieno d’amore e riceverai solo amore perchè trasmetteresti solo amore.

Ma la cosa più grave, che non si capisce, è che l’importanza che dai a quell’offesa ricevuta si ripercuoterà sul tuo fisico più avanti nel tempo. Le basta concretizzarsi e poi…. zack! Ecco presentarsi la malattia, il malessere, il disturbo che ti colpisce e ti chiedi come mai stai così male. Poi, ti prenderai due medicinali e tutto tornerà come prima… fino alla prossima volta.

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Nel caso, è molto meglio una sana arrabbiatura, da non trattenere, senza astio o rancore.

Ma la colpa non è di chi ti ha mancato di rispetto. La responsabilità (perché non si parla mai di colpa) è tua! Tu hai dato potere a quella frase. Hai permesso ad un insieme di parole, hai permesso ad un altro essere umano di renderti triste, o arrabbiato, o angosciato, o stizzito, o incazzato. E’ assolutamente una cosa da non fare. Nessuno può avere il potere di cambiare il tuo umore.

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Senza contare di quante volte ti offendi da solo, come quando ti metti i pantaloni lunghi anzichè corti perché ti consideri grasso, o come quando vuoi far credere di avere tanti soldi anche se non è affatto vero, o come quando rispondi obbediente come un cagnolino ad ogni dovere che non ami, o come quando, per l’appunto, reagisci ad un’offesa in malo modo, facendoti corrodere dalla mortificazione. Hai offeso te stesso. Hai dato ad un altro la possibilità di metterti sotto la suola delle sue scarpe.

Come dicono a Roma, e come dice mia mamma, dovresti semplicemente pensare “me rimbalza!“.

Ora tu dirai che vivendo in questo modo si diventa insensibili. Non si prova più la passione né nel bene, né nel male, ma il fatto è che se davvero vuoi essere figlio dell’Universo dovresti capire che esso non ha le nostre stesse sensibilità.

A lui non interessa minimamente di quello che esce dalla bocca di qualcuno, anche perché, le sue leggi dicono che se hai ricevuto una determinata frase (e questo vale anche per i complimenti) è perché in un modo o nell’altro te la sei cercata.

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Mi spiego meglio. Ogni cosa che ci viene detta, ogni situazione che viviamo e ogni persona che incontriamo nel nostro cammino, ci stanno semplicemente facendo vedere un qualcosa che già è dentro di noi e che noi abbiamo trasformato in realtà per viverla (e per imparare a migliorarci). Se una cosa è bella ci limitiamo a gioire senza renderci conto che siamo stati bravi e potremmo crearne altre mille di situazioni così. Se invece una cosa è brutta ci limitiamo ad angosciarci senza capire che è uscita da noi per mostrarci il male che fa ed insegnarci.

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Insomma, ci limitiamo in ogni caso e questa è proprio la parte negativa. La limitazione che abbiamo. E abbiamo sempre. Siamo un insieme di energie e forze di una potenza devastante ma conduciamo miseramente una vita limitata.

La stessa cosa vale per l’offesa ricevuta. Non ti sto dicendo di condonare o di permettere alla tale persona di insultarti ancora, falla smettere. Ma non limitarti a reagire, o a offenderti, o ad arrabbiarti. Quella persona ti ha appena dato in mano uno strumento. Si, è solo vento, ma diventa tangibile, ho detto, ricordi? E allora prendi questo strumento, studialo, osservalo, perché è arrivato a te? Bene, ora cosa ne puoi fare di bello? E fallo. Forse, secondo a quanti anni hai, risulterà difficile modificare quello che per una vita intera è stato un modo di vivere, ma se insegnerai questo ai tuoi figli, ancora in fase di maturazione, li farai vivere senz’altro meglio.

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Senza contare che impareranno davvero cosa significa usare l’acqua per spegnere il fuoco e non cercare di spegnere un incendio con il fuoco stesso ma, con questa frase, non vorrei passare per una perbenista delle fresche frasche quale non sono.

Il fatto è che ai tuoi figli nulla li spaventerà più perché sapranno costruire, da ogni cosa, un qualcosa di utile e positivo soprattutto per se stessi e questa positività si rifletterà continuamente in loro e attorno a loro.

Lo ripeto, non sono assolutista, né estremista e un sano – Vaff…. – ci sta sempre più che bene ma è quello che accade dentro di te che devi imparare a trasformare e attenzione a non reprimere.

E ora, per finire, voglio scriverti ancora una volta, come feci tempo fa, una splendida frase di Salvatore Brizzi:

Quando dai la colpa a qualcuno gli stai dando anche Potere, il tuo Potere. Gli dai il Potere di renderti felice o infelice. Ma se una persona o un evento possono renderti felice o infelice, allora tu non sei un uomo libero, sei un servo; sei condannato a vivere sperando che nessuno ti faccia mai niente di male. Se hai questa consapevolezza sei una maga o un mago; se non ce l’hai sei una vittima, un piegato, un lamentante.

Prosit!

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