Margherita che non vuol Guarire e le Persone “Sorde”

Facevo ancora l’estetista quando conobbi Margherita.

Veniva nel mio centro a farsi fare massaggi drenanti e pedicure.

Diceva di fidarsi di me, di come lavoravo, della mia professionalità. Si sentiva in buone mani e si sentiva soprattutto ascoltata. Già. Essere a contatto della gente e servirla prendendosi cura del loro corpo significa anche saper “ascoltare”.

Io personalmente, che non mi sono mai occupata solo ed esclusivamente di estetica, amavo regalare un benessere olistico ai miei clienti e, questo, lo percepivano e lo apprezzavano.

Margherita, nome inventato da me per non svelare quello reale, era una donna sulla cinquantina, oggi avrà all’incirca cinque anni in più, dai capelli scuri e mossi che cadevano sulle spalle e la pelle liscia e chiara. Non era una brutta donna ma risultava scialba perché non si teneva e aveva la tristezza dipinta sul volto.

Era molto negativa, molto pessimista e sospirava in continuazione come ad avere un costante peso sullo stomaco. Veniva sempre accompagnata dal marito, un uomo umile, buono, che le voleva un gran bene e stava seduto vicino a lei per tutto il tempo del trattamento.

Margherita, oltre a diversi altri disturbi fisici, aveva da anni un’onicomicosi, ossia un fungo nell’unghia dell’alluce, che non riusciva a curare.

Nulla me lo fa andare via – mi diceva affranta. Margherita era sempre affranta. Le trovai diverse soluzioni da quelle più naturali a quelle più aggressive ma, per davvero, i prodotti con lei sembravano non avere alcun effetto.

Un giorno, mentre le stavo facendo i piedi, mi chiede se poteva prendere un appuntamento per fare una seduta di riflessologia plantare e io glielo do volentieri. Era come se cercasse un qualcosa in più che potesse coccolarla, che potesse “salvarla” da una situazione opprimente che viveva.

Capii più tardi che, in realtà, non stava vivendo nessuna terribile situazione (fortunatamente). Quello era semplicemente il suo modo di prendere la vita. Un metodo scelto molti anni prima, forse alla ricerca di attenzioni e del poter essere compatita, considerata, che pian piano, mentre il tempo passava, si è talmente impossessato di lei da farla vivere, quotidianamente, come se ogni giorno fosse il più brutto della sua vita.

Le diedi l’appuntamento per la seduta di reflex la settimana successiva e lei, puntuale, si presentò il giorno stabilito, naturalmente assieme al marito.

Dopo diversi minuti di trattamento mi resi conto che c’era qualcosa che non andava nei Reni. Quegli organi erano stanchi, spenti. I Reni sono la sede dell’Energia Vitale nonché Sessuale (dalla quale si da vita alla vita). In loro, risiede la nostra vitalità e, di vitalità, Margherita ne dimostrava ben poca. Essi sono anche però la sede dell’emozione Paura.

Iniziammo a parlare dei suoi Reni e venne fuori che le avevano tolto dei calcoli renali l’anno precedente. Molto bene, la Paura si era concretizzata ( leggi qui https://prositvita.wordpress.com/2016/12/19/calcoli-renali-la-paura-si-e-concretizzata/ ).

Ogni tanto sento ancora qualche stilettatina qui dietro – mi fa sapere indicando due punti della schiena sopra ai glutei – sento questa fascia stanca, quasi dolorante da tanto che è stanca… come… come se fosse intorpidita -. Capivo quello che stava cercando di spiegarmi e le consiglia innanzi tutto una dieta idonea che non solo l’avrebbe aiutata a mantenere i suoi Reni puliti ma le avrebbe aumentato la leggerezza psicofisica e la serenità. Una buona alimentazione rende anche felici e di buon umore. Riequilibra la produzione di ormoni (come la Serotonina neurotrasmettitore – chiamata “ormone della felicità”) e si vive nettamente meglio.

Non sono un dietologo ma mi occupo da diverso tempo di alimentazione sana notando con gioia che medici e nutrizionisti sono d’accordo con quello che dico. Le consigliai ovviamente di rivolgersi al proprio medico ma di dedicarsi ad un nuovo tipo di cucina e poi, per cercare di eliminare, o comunque attenuare questa paura inconscia che non la faceva vivere bene rendendola triste, le elencai alcuni esercizi fisici e anche di carattere spirituale da fare ogni giorno.

Mi accorsi subito, ormai lo percepisco all’istante, che Margherita era quella che si può definire in questo gergo una persona “sorda”. In questo caso, con il termine “sordo”, non si vuole intendere una persona che non può udire ma una persona che non vuole udire. Non recepiva. Ogni cosa che le dicevo era per lei inutile. Margherita non voleva stare bene, questo era il punto e, anche se può sembrare impossibile, è proprio così e può accadere a diverse persone. A darmi conferma, dopo l’ennesimo tentativo della donna di convincermi che lei già faceva tutto quello che le stavo dicendo ma non serviva a niente (era ovviamente una bugia ma queste persone la trovano come un’ancora di salvezza), ad un certo punto subentrò il marito che, con voce tonante, per la prima volta da che lo conoscevo, dimostrò tutta la sua frustrazione ed esaurimento nei confronti della moglie.

Margherita! – urlò – Ti rendi conto che con te non funziona niente perché non vuoi che funzioni niente?! -. Lui, conoscendola e vivendo con lei, sapeva benissimo che non mangiava quello che le stavo consigliando di mangiare, sapeva benissimo che lei non faceva gli esercizi che le stavo suggerendo e sapeva anche che ogni cosa… con sua moglie non funzionava.

Ebbene, può capitare che ad esempio un analgesico su di me funziona e su un altra persona no. Il principio attivo probabilmente su un individuo non ha alcun effetto e su un altro si, ma quando si inizia a vedere che molte cose, nella vita di qualcuno, non danno frutto in diversi ambiti, quasi come se quella persona fosse un extraterrestre, allora forse bisogna iniziare a porsi qualche domanda.

Margherita aveva messo l’apparecchio ai denti e i denti erano rimasti storti, Margherita subì un intervento chirurgico che si dimostrò inutile, il fungo all’unghia non si riusciva a debellare, la tinta della parrucchiera non riusciva a colorare i suoi capelli, se andava da un ottorino a farsi sturare un orecchio dopo poco l’orecchio aveva un tappo più grande di quello precedente, se assumeva un farmaco quel farmaco su di lei non aveva effetto. Sempre così, su ogni cosa.

Prese singolarmente, queste situazioni, possono fallire sì ma, se ogni volta, la cura, di qualsiasi genere sia (meccanica, farmacologica, psicologica, fisica, etc…) non funziona, a mio avviso, bisogna andare a scavare alla radice del soggetto. C’è un problema di fondo che non permette l’azione salutare degli agenti e contributi esterni. E’ una situazione involontaria ovviamente, che il paziente non riconosce il più delle volte, ma c’è. Capire come funziona la nostra mente e i suoi piccoli, minuscoli e profondi corridoi è difficilissimo anche per un professionista, ma occorre davvero rivolgersi a qualche esperto del settore per poter ricevere un aiuto. Un aiuto ad aprire la porta dell’animo per far entrare il benessere.

E’ vero che ogni essere umano è un mondo a sè e che per ognuno di noi ci vogliono accortezze diverse da chi ci cura, non siamo fatti con lo stampino, ma è anche vero che, tenuti in considerazione determinati parametri, da lì, non si va molto lontano. Un callo è un callo per tutti, un’appendicectomia è un’appendicectomia, un mal di testa è un mal di testa. Ripeto, ognuno deve essere valutato a sè in modo distinto (sangue, pressione sanguigna, assunzione di farmaci, stile di vita, età, malattie, etc…) ma l’azione è pressoché la stessa.

Quindi ricordate, se avete un amico o un parente che si può definire “sordo”, o se voi stessi riuscite a riconoscervi “sordi” allo stare bene, dopo questi suggerimenti, cercate di prendere provvedimenti, fatevi aiutare e lasciatevi andare verso chi ha intenzione, seriamente e benevolmente, di prendersi cura di voi.

E’ vero che ci sono molti professionisti che non meritano questo nome e lavorano male ma ce ne sono anche molti altri, e fortunatamente sono la maggioranza, che hanno invece interesse a far star bene una persona per non perdere il cliente e per avere una buona nomina; ma anche perché hanno, soprattutto, una dignità e un cuore.

Piccola parentesi sulle persone “sorde” e l’alimentazione:

Esempio: soggetto in sovrappeso, di molto. Nessuna patologia, nessun problema ormonale. Semplicemente… ciccioso. Alla domanda – Scusi ma cosa mangia? – lui risponderà con aria innocente – Niente! -. (Sembra buffo, lo so, ma è così!).

Mmmhmm… iniziando la sfilza di quesiti queste saranno le sue risposte:

Mangia troppi carboidrati?

Ma si figuri! Non li mangio mai!

Troppe proteine?

Nooo! Non mi piacciono e non le digerisco!

Troppi formaggi?

Sono allergico!

Troppi dolci?

Mai toccato un dolce in vita mia!

Ecco, a questo punto, mettetevi una mano sul cuore e implorate Miss Pazienza di venirvi a trovare!

Prosit!

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Tutti gli Uomini che incontro sono Tirchi

Tutti gli uomini che incontro sono tirchi! -, così mi disse una cara amica qualche giorno fa. Alti, bassi, biondi, mori, simpatici, antipatici… uomini diversi ma con un elemento uguale tra loro: la tirchieria.

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Si, si Meg, so già cosa stai per dirmi – continuò prima ancora di farmi parlare – ma dentro di me non c’è tirchieria, io non sono avara anzi… se lo fossi un po’ di più forse avrei qualche soldo da parte… -.

Ciò che riflette il nostro essere attraverso le altre persone o le situazioni che viviamo, argomento al quale si stava riferendo la mia amica pensando di conoscere già la mia risposta, non è come un’operazione di matematica, ovvia e perfettamente riportata. E’ il senso che si rispecchia e lo fa attraverso differenti modalità.

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La mia amica infatti, è vero, non è una spilorcia. E’ una ragazza di cuore, molto generosa e anche un po’ sbadata. Non è oculata per così dire e, sovente, le capita di faticare ad arrivare a fine mese. Ma allora perché le capita di conoscere solo uomini che le mostrano avarizia?

Di solito è più l’uomo ad essere tirchio rispetto alla donna, ma sono sicura che in realtà anche persone del suo stesso sesso le hanno mostrato questa particolarità tant’è che, proprio sua madre è una signora che su un piccolo quaderno annota ogni entrata e ogni uscita, anche la più piccola, considerando persino i centesimi e, ogni volta che occorre spendere qualche soldo, un profondo dispiacere l’assale rovinandole l’intera giornata. La mia amica però non se ne rende conto, è abituata. Nota questo fenomeno negli uomini perché sono loro che la privano di un qualsiasi bel momento pur di non spendere. O la sfruttano per evitare di sborsare qualche soldo. Ecco perché lei lo vede solo in loro.

I will cook a delicious breakfast for my family

Ma perché questa caratteristica le si presenta davanti?

Quando, ad esempio, un ladro ruba in casa vostra e voi vivete in prima persona questa bruttissima esperienza con tanto di emozioni (negative) a condirla, non significa assolutamente che anche voi siete dei ladri ma tale fatto potrebbe volervi mostrare l’attaccamento alle cose materiali. Il troppo attaccamento. Questo non vuol dire essere tirchi o egoisti. Essere attaccati alle cose materiali può anche voler dire dare solo importanza a ciò che tangibile. Concreto. Senza minimamente tener conto della spiritualità, dell’energia o di ciò che ci circonda di astratto e che non vediamo. La materia non è una cosa brutta.

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I frutti di Madre Terra appartengono alla materia ma quello che bisognerebbe capire è che ci vuole equilibrio. Nella vita si dovrebbe tener conto sia di quello che possiamo toccare con mano, sia di quello che invece non possiamo vedere. Il ladro che ci ruba qualcosa inoltre può anche dimostrarci la paura che abbiamo di perdere quello che possediamo. Magari siamo proprietari di “poco o niente” e quel “poco o niente”, che ci siamo guadagnati con tanta fatica, abbiamo il timore di perderlo. Sembra un brutto tiro mancino da parte del destino, in verità, dal momento che con la nostra immaginazione possiamo creare la realtà, avendo il terrore di venir privati delle nostre cose, disegnamo noi stessi l’avvenimento.

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La vita a volte ci appare proprio crudele. Agisce esattamente dove non dovrebbe. Ma la vita non ne può nulla.

Un’altra situazione che ci riflette il ladro è il nostro agire in modo furtivo e di nascosto. Quindi occorre chiedersi:

Ho mai ingannato qualcuno? Ho mai approfittato di qualcuno? Ho mai agito in modo che nessuno mi vedesse? Ho forse mai rubato qualcosa a qualcuno?… -. …Il parcheggio magari! Il posto in fila alla banca! L’uomo della mia migliore amica! La verginità di quella ragazza al solo scopo di soddisfare il mio piacere personale!

I significati di un’azione sono tanti. Quello che un ladro può mostrarci è molto. Quali sono le emozioni più forti che vi ha fatto provare? Vi siete sentiti defraudati, traditi nella vostra parte più intima? Ora provate insicurezza perché persino il vostro nido è stato violato? Il fatto è che quella insicurezza nei confronti della vita l’avevate già. Il ladro ve l’ha solo chiarificata. Paura di perdere il lavoro, i soldi, la casa, gli affetti e bla… bla… bla… ecco, il ladro ha messo i vostri timori su un vassoio d’argento.

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Ormai quello che vi ha rubato difficilmente lo recupererete ma potrete prendere quel vassoio, con tutto il suo contenuto, e farne buon uso: imparare a fidarvi di più della vita, della grande energia cosmica che ci ha messo al mondo. Imparare a vivere con meno paure e preoccupazioni.

Ok, ma… alla fine, questa mia amica, perché incontra solo uomini tirchi?

Bhè, nel suo caso, visto che la conosco, il discorso è molto semplice. Per lei il denaro è una cosa “sporca”, cattiva, che ha rovinato il mondo e l’umanità. Perché è spendacciona? Perché inconsciamente se ne vuole liberare come se avesse in mano una bomba che potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Lei rifiuta il denaro come rifiuterebbe della droga. Vorrebbe averne di più si, perchè sa perfettamente che in questa società se non se ne possiede non si vive, ma fondamentalmente vorrebbe starne senza, come agli albori della creazione dell’uomo quando si viveva del proprio e del baratto.

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Rifiutando dentro di sè i soldi, è normale che gli uomini che incontra non gliene offrono di certo (attraverso avvenimenti intendo). Non le offrono una cena, non le offrono un viaggio, non le fanno un regalo…

Vedere la madre che ad ogni ora del giorno annota sul taccuino spese e ricavi è per la mia amica una fatica. Nota che per sua mamma quella è una fonte di preoccupazione perciò il denaro è una cosa “brutta” che fa del male. Quindi… – Via da me! Non voglio avere niente a che fare con lui! -.

I meccanismi di questi fenomeni non sono naturalmente uguali per tutti. Quello che ho scritto potrebbe non essere valido per voi che leggete ma sono sicura che qualche spunto di riflessione può darlo a molti e soprattutto alla mia amica che ieri mi ha telefonato e mi ha detto – Oh Meg! Io adoro il denaro! Lo amo! E’ meraviglioso! Io ne ho tantissimo e ne avrò sempre di più! -. Brava lei.

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P.S.= La tirchieria è figlia della Paura perciò le persone avare non sono cattive, sono spaventate.

Prosit!

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Le Voci degli Antenati e delle Forze Universali – Ciotto di San Lorenzo

Cari Prositiani, oggi vorrei portarvi a visitare un luogo davvero particolare che io reputo meraviglioso ma soprattutto ammantato da energie pure, seppur misteriose, che ritengo appartengano alla natura che lo veste e agli uomini che lo hanno vissuto in antichità.

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Una delle più suggestive testimonianze di una natura ancora intatta e di una vita che fu.

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Questo splendore che riposa al di là di un bosco, adagiato tra floride cime e aspri falesie, si chiama Ciotto di San Lorenzo ed è qui che un prato verde, a forma di conca, colorato da fiori che nascono spontanei, raccoglie diverse specie di flora tra le quali sgattaiolano felici vari animali come le marmotte, i caprioli e i conigli selvatici. Siamo in un punto alto della valle in cui vivo, la Valle Argentina, nella provincia di Imperia e ci ritroviamo a 1.400 mt s.l.m. Si giunge in questo paradiso, che oltre all’essere magico, infonde una sua sacralità, attraverso il percorso che porta al Passo della Mezzaluna passando per la fatata Foresta di Rezzo, una splendida e pulita faggeta dove luci ed ombre si alternano creando atmosfere mozzafiato.

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L’entrata del sentiero, un sentiero prevalentemente pianeggiante, largo e libero, è subito dopo Drego, in Passo Teglia, e si cammina completamenti immersi nella natura più suggestiva.

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Una volta giunti al Ciotto, la meraviglia è data soprattutto da un complesso megalitico con tanto di cerchio sacrificale (che potete vedere formato da pietre bianche), masso altare e un grande Menhir.

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L’estremità del Menhir, sta ad indicare approssimativamente l’azimut del sole al tramonto, nel periodo del solstizio d’inverno.

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Grandi massi bianchi, che si distinguono tra il verde acceso, creano lo splendore che lascia estasiati.

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Opere di uomini che vissero tantissimo tempo fa e che oggi ci appaiono come dichiarazioni misteriose e affascinanti. In seguito all’antico popolo che lo abitò, passò di qui San Lorenzo, giovane uomo di origi spagnole che fu Diacono di Roma. Del suo arrivo e della sua presenza sono rimaste le rovine della piccola chiesetta a lui dedicata. I Corvi gracchiano nel cielo terso. Volano in modo circolare attendendo qualche piccola preda. Le Marmotte fischiano e il vento fruscia tra gli arbusti di bacche rosse come il fuoco.

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So che, nascosti da qualche parte, ci sono anche Lupi, Allocchi, Salamandre e Picchi. L’Agrifoglio e l’Aquilegia invece, si mostrano orgogliosi, raccontando il sottobosco. L’Anemone Bianco lo descrive con la sua poesia. Tutto è perfetto. Questo era uno degli snodi della Via Marenca, famosa strada del passato che si sviluppa sui crinali e collega i monti liguri alle zone piemontesi. Uno degli antichi cammini dei pastori che dalle valli di Imperia conducevano i greggi ai grandi pascoli del Monte Saccarello e del Colle di Tenda. Ma perché vi ho portato qui? Come vi spiegavo, in questo regno, si riconosce un’atmosfera atta ad accendere una spiritualità percepibile all’istante. IMG-20150710-WA0039

S’innalza il livello spirituale di esistenza arrivando a distinguere persino forze arcane che osano e vogliono farsi sentire. Questo almeno, è quello che è accaduto a me. Riconosco che la natura ha su di me un particolare effetto ma, con il sopraggiungere della quiete e dell’emozione, si arriva indiscutibilmente ad essere nettamente più sensibili fino a collegarsi, a mio avviso, con le frequenze energetiche dell’Universo che parlano e raccontano attraverso parole proprie o toni di chi qui, ha abitato molto tempo prima.

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E’ persin semplice, basta volerlo. No, non sento le voci e nemmeno ho allucinazioni uditive, come potete vedere sono una normalissima persona che si diverte e sta bene a contatto della Natura.

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Semplicemente percepisco. Percepisco l’amore per Madre Terra che mi abbraccia e mi fa sua. Ancora più sua. Che mi dona forza e sostegno. E complicità. Percepisco la potenza del cielo che avvolge come un manto, e le straordinarie virtù della vita che guizza energica, lì, senza avere il minimo timore. Queste sensazioni mi appartengono; è diverso dal riuscire semplicemente a sentirle. E’ un luogo questo colmo di ricordi ed emozioni.

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Qui, anni orsono, coloro che da sempre nominiamo streghe, si univano alle onde energetiche universali. Qui, uomini credenti, hanno sacrificato ai loro Dei, esseri viventi. Qui, venivano richieste, con tutto il potere che si sentiva e si trasmetteva, le risoluzioni alle necessità. Non si parla di leggende, spiriti o magia. Si parla di energie emesse con un tale vigore da prender vita. Si parla di una forza intrinseca che tutti noi, ancora oggi abbiamo, ma lasciamo sopire quieta e soffocata nel nostro più profondo. In questo posto no.

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In questo posto, così come in tanti altri di questo incantevole pianeta che abitiamo, questa forza fuoriusciva fiera e possente, straordinaria. E si può sentire ancora adesso. E a questo punto, parlare di magia nemmeno mi dispiace. Perché pare proprio come magico, ciò che si riesce a intendere.

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Il riavvicinamento con quello da cui siamo nati. Ognuno di noi può trovare il suo luogo “ideale” per riavvicinarsi a queste forze, per riconoscersi come suoi figli.

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Per sentirsi parte di un mondo ancora più grande, un macrocosmo che solitamente non si identifica. Il mio è qui. Uno dei tanti per lo meno. Puro, protetto, selvaggio. Dall’anima scoperta in bella mostra.

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E ho desiderato farlo conoscere anche a voi. Si chiama Ciotto di San Lorenzo. Il vostro che nome ha?

Prosit!