Tutto un mondo di Limoni

Vista la bella stagione che si sta avvicinando ho deciso di inaugurare la mia nuova Rubrica sulle Piante parlando del Limone.

Per me – estate – significa infatti immaginare una bella brocca di acqua fresca arricchita da Limone e Menta (in futuro parlerò anche di lei). In realtà ne faccio gran uso anche in inverno. Irrobustisce l’apparato immunitario, disinfetta, disinfiamma e brucia anche i grassi! Il Limone, che nonostante il suo gusto acre, aspro e pungente, piace a tutti, pur essendo un alimento acido, diventa basico a contatto della nostra saliva perciò, se si ha un sangue con un Ph di elevata acidità, è bene renderlo un poco più alcalino. L’equilibrio è fondamentale.

Il suo vero nome è Citrus limon, ed è una pianta che appartiene alla stessa classe delle Magnolie, da qui, se ne capisce la bellezza. Il suo fiore è bianco e meraviglioso anche se molto piccolo. Il bocciolo invece è di un viola tenue. Anche l’alberello in se è simpatico, può raggiungere fino agli otto metri d’altezza, ma bisogna fare attenzione, e questo non tutti lo sanno, alle sue lunghe e acuminate spine.

Il Limone lo si può bere, mangiare, succhiare e grazie a lui vengono preparati sciroppi, tisane e liquori come il famosissimo Limoncello. Nella mia Valle, di prodotti a base di Limone, ce n’è l’imbarazzo della scelta e, oltre a quelli alimentari, è facile trovare: saponi, oli essenziali, profumi, detersivi, essenze, che donano alla nostra casa, e al nostro corpo, una fragranza fresca e gradevole.

Il Limone, subito dopo suo cugino Cedro (Citrus medica), è stata una delle piante più conosciute fin dal tempo dei Romani e appare molte volte anche raffigurata nei mosaici di Pompei. Era chiamato “Pomo di Persia” perchè originario di quella terra mediterranea e, ancora oggi, nel nostro meridione, soprattutto in Sicilia, ne esiste la più grande produzione. Già Aristotele lo utilizzava in mille maniere e insegnava ai suoi allievi a trarne moltissime virtù.

Esso è un agrume e si smercia molto bene non solo perchè è tanto amato e si rende perfetto complice in cucina (anche per sgrassare ed eliminare gli odori sgradevoli!), ma perchè di questo frutto se ne possono usare tutti i componenti, dalla buccia, per fare i canditi e le torte, o i liquori, ai semi, per creare antibiotici naturali. Il succo, la parte più usata, è un ottimo antiemorragico e assorbente per non parlare della gran quantità di vitamina C che contiene. Tantissime le sue proprietà benefiche.

Nel suo significato invece, il Limone, risulta un pò più “amaro”, anzi aspro, per rimanere in tema. E’ infatti l’emblema delle situazioni che non riusciamo, metaforicamente, a digerire, quelle pesanti, che rimangono sullo stomaco e non ci fanno vivere o sentire a nostro agio. Nonostante il suo bellissimo, caldo, solare e luminoso colore giallo si dice appartenga e possa connettersi all’intelligenza della persona, e alla sua istruzione, il frutto in se’, rappresenta come l’individuo più educato e più diplomatico, a volte, debba sopportare per troppo tempo un momento a lui sgradevole e subire così, una vera frustrazione. Il Limone stà per discrezione.

Inoltre, il colore della sua scorza, ci riporta ad un simpatico aneddoto mitologico. Il giallo, colore accomunato all’oro, era anticamente destinato soltanto agli Dei. Ebbene, Gaia, la Dea Terra, donò a Zeus e a Era, come dono di nozze, proprio dei Limoni. E gli stessi Limoni, appartenevano già, conosciuti come “pomi dorati”, al corredo della bella Giunone-Era. Erano così preziosi da meritare, nel giardino degli Dei, persino dei guardiani e, a proteggere questi pregiati frutti, furono chiamate le Esperidi, le figlie della Notte. Zeus ed Era, gli sposi, ci tenevano moltissimo ai loro Limoni. Le controversie storiche raccontano invece che tali frutti erano in realtà delle mele, definite pomi anch’esse, come quello conosciuto – della discordia -.

Toccando i tasti poetici invece, e scrivendo dalla mia Liguria, terra aspra quanto questi agrumi, non posso non nominare Eugenio Montale, poeta genovese che, trattando della sua amata terra, accennò molto spesso proprio ai Limoni. Pennellate sgargianti di pittore. Tocchi gialli e luminosi che si distinguono tra l’azzurro del mare e il verde dei monti. Ecco cosa si legge nel testo di apertura di “Ossi di Seppia”, sua più nota opera:

– I Limoni – umile pianta, diventano simbolo della poetica di Eugenio Montale che canta povere e semplici cose e tende a instaurare un rapporto diretto con gli oggetti e le piante. L’apertura della poesia ha un tono polemico: Montale rifiuta i “poeti laureati” che hanno falsato la realtà rappresentandola con uno stile aulico, per avere onori e gloria. Egli ama il linguaggio comune, familiare, per descrivere il paesaggio aspro e brullo della sua Liguria, ama le stradette che conducono ai fossati, le “pozzanghere mezzo seccate”, dove i ragazzi ”agguantano qualche sparuta anguilla” e le viuzze che portano agli orti ravvivati dal giallo dei limoni dove hanno tregua il conflitto di sentimenti e delle sofferenze distratte dal loro profumo.

LIMONI

Ascoltami, i poeti laureati

si muovono soltanto fra le piante

dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.

lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi

fossi dove in pozzanghere

mezzo seccate agguantano i ragazzi

qualche sparuta anguilla:

le viuzze che seguono i ciglioni,

discendono tra i ciuffi delle canne

e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli

si spengono inghiottite dall’azzurro:

più chiaro si ascolta il sussurro

dei rami amici nell’aria che quasi non si muove,

e i sensi di quest’odore

che non sa staccarsi da terra

e piove in petto una dolcezza inquieta.

Qui delle divertite passioni

per miracolo tace la guerra,

qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza

ed è l’odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose

s’abbandonano e sembrano vicine

a tradire il loro ultimo segreto,

talora ci si aspetta

di scoprire uno sbaglio di Natura,

il punto morto del mondo, l’anello che non tiene,

il filo da disbrogliare che finalmente ci metta

nel mezzo di una verità.

Lo sguardo fruga d’intorno,

la mente indaga accorda disunisce

nel profumo che dilaga

quando il giorno piú languisce.

Sono i silenzi in cui si vede

in ogni ombra umana che si allontana

qualche disturbata Divinità.

Ma l’illusione manca e ci riporta il tempo

nelle città rumorose dove l’azzurro si mostra

soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.

La pioggia stanca la terra, di poi; s’affolta

il tedio dell’inverno sulle case,

la luce si fa avara – amara l’anima.

Quando un giorno da un mal chiuso portone

tra gli alberi di una corte

ci si mostrano i gialli dei limoni;

e il gelo dei cuore si sfa,

e in petto ci scrosciano

le loro canzoni

le trombe d’oro della solarità.

Da Wikipedia

Il succo di Limone è inoltre così particolare e unico che mi fece scrivere tempo fa un articolo su una fondamentale analisi di Frédéric Saldmann. L’articolo è il seguente https://prositvita.wordpress.com/2015/11/13/cervello-succo-di-limone-e-ape-gli-ingredienti-per-potersi-preoccupare-tanto-e-bene/ e la parte interessante è questa: L’esempio del succo di Limone:

Per capirlo al meglio dovete provare a fare ciò che vi scrivo con un po’ di concentrazione. Dovete quindi rilassarvi, respirare lentamente e profondamente e chiudere gli occhi. Una volta giunti alla giusta attenzione che merita il momento, iniziate a immaginare con convinzione il succo del Limone. Avete, nella vostra mente, tagliato un limone in due parti e ora lui vi sta presentando i suoi spicchi dorati. Potete già sentirne il profumo. Da quei triangolini, semi trasparenti, gocciola il succo acre che tutti conosciamo.

 Buono, salutare ma molto aspro. Ora dovete, sempre e solo immaginando, prendere mezzo limone e portarlo alla bocca per poter succhiare quel nettare pungente. Affondante i denti dentro la polpa e, il liquido, raccolto dalle vostre labbra, schizzerà sulla vostra lingua con tutto il suo sapore. Potete riaprire gli occhi adesso. Il gioco è finito. Come vedete, in realtà Limoni non ce ne sono davanti a voi e, nella vostra bocca, non è entrato proprio niente, ma sono sicura che vi è aumentata la salivazione, avete sentito dei brividi sulla lingua e, anche se leggermente, vi è venuta una lieve pelle d’oca. Questo accade perché inganniamo il nostro cervello e, a sua volta, egli inganna noi. Come spiega appunto Saldmann, cardiologo e nutrizionista francese specializzato nella Medicina Preventiva, ci sono gesti e/o pensieri in grado di condizionare il cervello che a sua volta trasmetterà input che noi vivremo e, in alcuni casi, ne diventeremo vittime. Se infatti l’input è positivo e può aiutarci, ben venga, in caso contrario, ci rovina la vita senza alcun motivo fondamentale. Quindi, com’è chiaro, tutto è solo nella nostra mente. Non esiste in realtà.

Prosit!

Cervello, Succo di Limone e Ape – gli Ingredienti per potersi preoccupare tanto e bene

Che strano… avete mai notato come la nostra Mente, nel senso di ragione, pensiero, intelligenza, sia un termine uguale al verbo mentire alla terza persona singolare del modo indicativo presente? Un po’ come dire: – la Mente… mente! -, nel senso che racconta (anche) menzogne.

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Vi farò un esempio, l’esempio del succo di limone. Per capirlo al meglio dovete provare a fare ciò che vi scrivo con un po’ di concentrazione. Dovete quindi rilassarvi, respirare lentamente e profondamente e chiudere gli occhi. Una volta giunti alla giusta attenzione che merita il momento, iniziate a immaginare con convinzione il succo del limone. Avete, nella vostra mente, tagliato un limone in due parti e ora lui vi sta presentando i suoi spicchi dorati. Potete già sentirne il profumo. Da quei triangolini semi trasparenti gocciola il succo acre che tutti conosciamo.

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Buono, salutare ma molto aspro. Ora dovete, sempre e solo immaginando, prendere mezzo limone e portarlo alla bocca per poter succhiare quel nettare pungente. Affondante i denti dentro la polpa e il liquido, raccolto dalle vostre labbra, schizzerà sulla vostra lingua con tutto il suo sapore. Potete riaprire gli occhi adesso. Il gioco è finito. Come vedete, in realtà limoni non ce ne sono davanti a voi e, nella vostra bocca, non è entrato proprio niente, ma sono sicura che vi è aumentata la salivazione, avete sentito dei brividi sulla lingua e, anche se leggermente, vi è venuta una lieve pelle d’oca. Questo accade perché inganniamo il nostro cervello e, a sua volta, egli inganna noi. Come spiega Frédéric Saldmann, cardiologo e nutrizionista francese specializzato nella Medicina Preventiva, ci sono gesti e/o pensieri in grado di condizionare il cervello che a sua volta trasmetterà input che noi vivremo e, in alcuni casi, ne diventeremo vittime. Se infatti l’input è positivo e può aiutarci, ben venga, in caso contrario, ci rovina la vita senza alcun motivo fondamentale. Quindi, com’è chiaro, tutto è solo nella nostra mente. Non esiste in realtà. Non sta avvenendo. Una delle principali sensazioni che ogni giorno alimenta questa situazione in noi è la preoccupazione. La pre – occupazione. Ossia, nell’attesa che qualcosa di spiacevole avvenga, iniziamo a vivere la tale circostanza (con angoscia ovviamente) che magari poi… neanche si rivela. Avrete già sentito sicuramente il modo di dire “fasciarsi la testa prima di rompersela”, ebbene, più o meno è proprio quello che accade. Giusto ieri pomeriggio chiacchieravo tranquilla con un’amica sul terrazzo grazie alle splendide giornate che ci sta regalando questo Novembre. All’improvviso, un’ape, dal momento che amo i fiori e ne sono circondata, si è avvicinata a noi ronzando allegramente.

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Premessa: chiunque può aver paura di qualcosa nella vita, ci mancherebbe, io per la prima, ma penso sia giusto cercare di affrontare alcune paure che, come ripeto, possono esistere solo nella nostra mente, nei nostri preconcetti, nell’educazione ricevuta, eccetera, eccettera… Nonostante queste paure siano umane, proviamo ad analizzarle, come ad esempio questa dell’ape. Perciò, dicevo, l’apetta, curiosa e vivace, si è avvicinata a noi e subito la mia amica (che sottolineo, non è allergica alla puntura d’insetto) ha iniziato ad agitarsi e a urlare come… mi verrebbe da dire come se già fosse stata punta ma… non era stata punta assolutamente! Ora, a parte il fatto che tutti sappiamo che quando un’ape viene a ronzarci intorno dovremmo stare fermi, non dovremmo muoverci altrimenti si spaventa e ci punge di sicuro e bla, bla, bla… Uno se ha paura, ha paura, giusto? Ma capiamo il perché. In fondo penso: quante cose potrebbe fare quest’ape? Allora, potrebbe rimanere lì sospesa a mezz’aria ad osservarvi, potrebbe andare su un fiore, potrebbe innalzarsi verso l’alto timorosa, potrebbe volare via, potrebbe posarsi su di voi solo per annusare il vostro profumo, potrebbe richiamare altre amiche, potrebbe non considerarvi neanche di striscio, potrebbe andare nello zucchero rimasto appiccicato alla tazzina del caffè, potrebbe iniziare a sbattere le ali contro il suo corpo per pulirle, potrebbe morire, potrebbe essere disorientata, potrebbe cercare le sue compagne, potrebbe avercela con un altro insetto, potrebbe essere vittima di un predatore, potrebbe valutare un colore che ha visto… continuo? Insomma, quante, quante cose potrebbe fare l’ape! Ma di tutte queste, quella che a noi viene in mente è solo una: ci pungerà! Chi ha creato questa ipotesi? Perchè in quel momento solo di ipotesi si tratta. La nostra mente. Perché l’ha creata? Perché così dice la gente = …ma non è detto che accada a me. Perché così mi è successo anni fa = …ma non è detto che accada ancora. Perché l’ape ha un pungiglione = …ma non è detto che voglia usarlo. Perchè l’ape è un insetto maligno e vendicativo = …ma…. chi l’ha detto???!!! Bhè, l’importante è iniziare a preoccuparsi (basandosi su teorie) poi, quel che succederà, succederà. Ecco. Fermiamoci. E qui inizia il dramma. Il dramma della preoccupazione, figlia prediletta della paura. Il dramma della nostra parte più viva. Le nostre ghiandole endocrine, soprattutto le surrenali (guarda caso i reni sono la sede della paura), inizieranno a secernere determinati ormoni, il battito cardiaco si modificherà, i neuroni inizieranno a trasmettere segnali d’allarme, i polmoni a lavorare più velocemente, il diaframma si contorce, il plesso celiaco s’indurisce, i muscoli si contraggono e via, via discorrendo. Non parliamo poi di quel che accade intanto nel settore psicologico e spirituale. Esattamente come accade per la salivazione maggiore e i brividi sulla lingua pensando al succo di limone. Tutte cose ovviamente poco piacevoli per il nostro organismo, per la nostra serenità e per il nostro benessere generale. Certo, in questi casi tutto accadrà in modo minore rispetto ad un momento in cui si prova vero terrore ma succede ugualmente e si crea l’ANSIA… sempre di più… ogni giorno… provate un po’ a pensare, quante volte vi preoccupate? Per la salute, per il figlio che è uscito, per il giudizio degli altri, per il sovrappeso, per il lavoro, per il riuscire a fare tutto, per il parente, per la situazione coniugale, per quella scolastica della prole, per i soldi, per le notizie sentite in televisione, per la solitudine, per i ladri, per l’agire. Vi rendete conto? Ogni giorno siamo sommersi da tante, piccole, grandi, continue preoccupazioni ma non ce ne accorgiamo nemmeno, siamo abituati, da quando siam bambini.

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La nostra parte più intrinseca invece, se ne accorge eccome. E soffre. E dopo aver sofferto per mesi e per anni, dice “basta!”. Le preoccupazioni fanno parte di noi, fanno parte della vita che conduciamo, del mondo che viviamo. Siamo stati PROGRAMMATI per preoccuparci. Saremmo stati esseri troppo LIBERI senza preoccupazione e, ad una madre, dei figli troppo liberi fanno paura, ad un professore, alunni troppo liberi, fanno paura, al Governo, dei cittadini troppo liberi fanno paura. Ebbene, continuiamo pure a preoccuparci ma cerchiamo almeno, nel possibile, di dimezzare le nostre paure. Prendete un bel foglio di carta ed elencate tutte le vostre quotidiane preoccupazioni, anche quelle piccole.

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Siate sinceri, vedrete quante ne usciranno! Da quando vi alzate al mattino a quando andate a dormire alla sera (tenendo conto che il cervello le elabora anche durante la notte e quindi proprio non vi lasciano quietare). Fatevi aiutare da chi vi conosce bene perché alcune, voi potreste non riuscire ad identificarle. Dopodichè, prendendole una per volta, inizierete pian, pianino a lavorarci sopra e, una volta abbandonata, potrete depennarla dall’elenco. Nei prossimi giorni scriverò un articolo che spiegherà qualche trucchetto su come liberarsi di queste scomode amiche ma potete iniziare a valutarle e a capire che molte, non hanno alcun fondamento reale. Allenatevi, dolcemente, senza sforzarvi troppo, a fare esattamente l’inverso di quello che suggerisce la vostra preoccupazione. Ne sono sicura, ci vorrà molto tempo ma, in futuro, vi sentirete molto meglio senza nemmeno riuscire a capirne il perché.

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Non dovete vivere nel futuro ma nel presente, chiamato – Qui e Ora -. Vi svuoterete un po’ di tutti questi segnali negativi e troverete più serenità.

P.S.= La preoccupazione è da sempre stata una nostra alleata che ci ha permesso di evolverci riuscendo a farci prevenire e combattere eventuali pericoli ma, la vita, il mondo fuori di noi, non è solo un insieme di pericoli e negatività. Esistono anche tante cose belle che solo con il coraggio di cambiare modus operandi possiamo scoprire.

Prosit!

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