Per Te o una Pianta: sbocciare non è bello, è faticosissimo

Meg, non sto bene – mi scrisse improvvisamente la mia amica in una sera come tante altre

Ok. Dimmi – le risposi

Non riesco a respirare. Ho anche mal di testa. Ansia. Palpitazioni… ma il problema è che non riesco a respirare. Ho già chiamato la Guardia Medica, la Dottoressa dice che sto bene, non ho nulla ma… non respiro come vorrei

Era ovvio che il suo “occhio di bue” fosse puntato sul respiro. Un malfunzionamento di quest’ultimo è la cosa che più spaventa. Il respiro è la vita.

Quindi? – le chiesi. Lei sapeva cosa rispondermi.

Ho bisogno del tuo aiuto. Le ho provate tutte, credimi, ma non riesco -.

Quando il panico ci assale non si riesce più a lavorare come si dovrebbe nei confronti del nostro benessere. Un aiuto esterno può risolvere la situazione ma se non avviene la richiesta non si deve e non si può operare in tal senso.

Conosco bene la persona che mi stava scrivendo, sapevo che le aveva già tentate tutte per i fatti suoi. Sapevo che ce la stava mettendo tutta ma, questa volta, quel problema, era più grosso di lei.

Ci sono io. Non preoccuparti – le dissi.

Un – Grazie – e un cuoricino furono la sua risposta.

Già dall’indomani iniziò a stare meglio ma non benissimo. Ovviamente. Ed è un bene che il tutto non passi velocemente.

Durante la Primavera, quando vediamo un albero in fiore, lo consideriamo un qualcosa di bellissimo. E lo è. Immagina un pesco fiorito. Tutto rosa. Non c’è niente di più bello. E i sakura giapponesi? Ne vogliamo parlare? Che spettacolo!

Dobbiamo comprendere, però, che quello che a noi sembra meraviglioso ed è luce per i nostri occhi, per la pianta è in realtà un momento difficilissimo e assai faticoso da vivere.

So che è difficile ma prova un attimo a togliere dalla tua mente quella bellezza e a focalizzarti solo sul processo biologico di quell’essere vivente. Dopo aver sonnecchiato in tutta tranquillità durante i mesi invernali ora deve trionfare di vita per assicurare il continuare dell’esistenza e per poter dare i suoi frutti, cioè compiere la missione per la quale è nato.

Facendo fede a tutta la sua forza e alla sua resistenza inizia così a partorire, a gettare gemme nuove. Paziente e resiliente. Per compiere questo processo ha bisogno di tutte le sostanze nutritive a disposizione e attraverso il sacrificio rigenera la vita. Microfratture si formano sui suoi rami, al di sotto della sua corteccia si formano boccioli che prima non c’erano. Questi boccioli cresceranno, si modificheranno, assumeranno un colore e un profumo, un immenso lavoro cellulare. Saranno pronti e adatti a trasformarsi in frutti in base alla loro scheda genetica e, l’albero, dopo averli fatti nascere, li deve anche mantenere sani e vitali. Uno strazio.

E che dire di un bruco che si strappa la pelle per diventare farfalla? E che deve contorcersi a lungo per uscire dalla sua crisalide? Pensi che in quel momento si stia divertendo? Sia per lui un gioco da ragazzi? Non lo è.

Ogni volta che avviene in noi una trasmutazione alchemica stiamo male. Questo non significa che ogni malessere è un mutamento alchemico. Ogni malessere è un messaggio. Ma se abbiamo lavorato su di noi per elevarci, il nostro corpo, e non solo la nostra parte psichica e spirituale, subiscono una vera e propria modifica anche a livello cellulare. Come già ti avevo spiegato, infatti, il nostro DNA cambia anche solo in base al nostro stato d’animo. A dirlo non sono io ma scienze come l’Epigenetica. Quindi puoi fidarti penso.

Siamo abituati a riconoscere un malessere come un qualcosa di negativo da sconfiggere. Non capiamo che, in alcuni casi, quello è la prova del 9 che una trasformazione è avvenuta o sta avvenendo in noi. Senza di lui significa che siamo gli stessi di prima. Nessun passo avanti!

Ti ricorderai del mio articolo sulla Tachicardia quando ti dissi che un Cuore scalpita anche per farsi sentire e perché è stanco di rimanere soffocato dal tuo non mostrarti, dalla tua pigrizia, dalla tua paura del giudizio, dal tuo non creare…

Bene, ritorniamo alla mia amica, la quale, guarda che caso, aveva compiuto un importante lavoro su di sé. Tra i vari sintomi mi ha descritto le palpitazioni.

E’ ovvio che quando si opera in modo importante su se stessi anche la mutazione sarà importante e recepita da noi come “più grave”. I sintomi sono insopportabili e ci spaventano, arrivando ad intaccare anche organi fondamentali come i Polmoni che non ci permettono di respirare come vorremmo e il Cuore che inizia a fare le bizze.

Il Cuore… questo straordinario e potente organo propulsore di linfa vitale. L’organo che unisce il nostro corpo alla nostra parte dell’anima. Il fulcro del tutt’uno. E sfido io non sentire fastidi (come noi li chiamiamo) da parte sua!

Pertanto, comprendo la preoccupazione ma una cosa buona da fare è quella di tranquillizzarsi e capire che tutto sta avvenendo per un buon motivo, il nostro organismo si sta semplicemente adattando a quella persona nuova che siamo diventati. Allora sì, si eviterà di aggravare la situazione e si potrà poi godere del bello.

Così come vediamo del bello in quei fiori o in una farfalla che prima era un bruco. In quel momento di metamorfosi però c’è sofferenza.

Dobbiamo imparare seriamente a riconoscerla e ad amarla senza dare sempre soltanto sfogo a paure e preoccupazioni che ci fanno colare a picco anziché permetterci di innalzarci.

Se per trenta o cinquanta anni hai obbligato i tuoi Polmoni o il tuo Cuore a non espandersi come dovevano, senza rendertene conto, sarà normale che ora, durante una loro più ampia espansione (finalmente) dovranno tirare i loro tessuti o modificare la loro forma. Questa non è una bazzecola. La paura, che neanche percepiamo, ma con la quale viviamo costantemente ogni giorno, tra le mille altre cose poco salutari che ci crea ci abbassa la dose di Potassio nell’organismo. Abbassandosi il livello di Potassio nel sangue, le pareti dei nostri organi si induriscono e si inaridiscono. Non hanno più quindi la loro naturale elasticità. Riuscendo a prendere la vita diversamente, emanando meno Adrenalina e lasciando il Potassio al suo giusto livello ecco che queste pareti si ammorbidiscono di nuovo e tornano elastiche.

Tu stesso, se inizi ad andare in palestra dopo anni che sei completamente fermo come un bradipo ti renderai conto che non è proprio facile ricominciare. Ti sarà capitato di sentire i dolori provocati dall’acido lattico o dai crampi.

Quello che voglio dirti è che non devi per forza farti mangiare dal terrore quando non stai bene. Prova a ragionare. Magari, senza neanche essertene reso conto, hai modificato un qualcosa nella tua vita. Una reazione ad esempio. Magari, di solito, sei una persona negativa che vede sempre il bicchiere mezzo vuoto mentre ultimamente stai rispondendo positivamente o con più sano menefreghismo alle disavventure che l’esistenza ti offre. Già questo è sufficiente per trasformare una piccola parte di te in meglio. Ma prima occorre sopportare un po’ di disturbi.

Ti auguro un po’ di sano malessere se è quello che ti porterà a stare sempre meglio.

Ah! E, ovviamente, la mia amica, dopo qualche giorno di sofferenza, ha aperto il suo cuore nei confronti di un progetto che aveva in serbo da tempo ma che non osava portare avanti. E niente… ora sta benissimo. Bene come non è mai stata.

Prosit!

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Tachicardia – ma è davvero solo Colpa del… Caffè?

Il Cuore è l’organo sede dell’Amore, della Sicurezza e della Passione. Soffre e gioisce per le emozioni che proviamo e per come le percepiamo in base al nostro passato e, a differenza di altri organi, riesce a “farsi sentire”. Uno degli escamotage che maggiormente usa per annunciarci qualcosa di positivo o di negativo è cambiare il ritmo al proprio battito.

Quando il suo ritmo è particolarmente lento, per indicare questo movimento, si usa il termine di Brachicardia mentre, all’inverso, quando il Cuore accelera il suo “pum pum” si dice Tachicardia e sarà di questa frequenza cardiaca che parlerò oggi.

In molti ne… soffrono. Si suol dire così: – soffrire – di Tachicardia.

In realtà, per fastidioso che possa essere, questo ritmo percepito dal corpo e che addirittura spaventa la persona, la maggior parte delle volte non dovrebbe essere vista come una sofferenza (a meno che non ci sia una grave patologia in corso). Non dovrebbe essere vista come una sofferenza in quanto è semplicemente il linguaggio del Cuore che non ha altri mezzi per comunicare con noi se non appunto con il suo movimento.

Il Cuore è l’organo propulsore del sangue e pompa, indipendentemente dalla nostra volontà, il liquido rosso e vitale in tutto il corpo. La sua capacità di ridurre o aumentare la velocità con la quale il sangue deve irrorare e ossigenare i nostri tessuti serve alla nostra sopravvivenza e a darci la possibilità di svolgere svariate funzioni nella vita. Si avrà pertanto, parlando di battito accelerato, un ritmo più veloce in caso di sport, o di paura, o di bisogno di energia, condizioni normali nelle quali qualsiasi individuo può ritrovarsi anche quotidianamente.

A volte però, la Tachicardia, subentra in momenti del tutto imprevisti e inaspettatamente.

Si può dare la colpa ad un eccessivo uso di nicotina, o caffeina, o teina, etc… tutte sostanze eccitanti che, senza ombra di dubbio, influiscono sull’accelerazione del battito del nostro Cuore; si può dare la colpa ad una malnutrizione sicuramente ma, anche le emozioni possono dare il “via” a questo fenomeno e, soprattutto, a farlo, sono le emozioni che ci opprimono, quelle che ci schiacciano, ferme lì da tempo e che ci soffocano senza che ce ne accorgiamo. Si tratta quindi, prevalentemente, di emozioni negative.

E’ per questo che il nostro Cuore ad un certo punto inizia a sbraitare e a “battere i pugni” con più veemenza – Ehi! Mi senti?! Sto soffocando a causa di un grande peso che porti sul petto vuoi far qualcosa per favore???!!! -.

Le emozioni che causano questo tipo di manifestazione possono essere molte: rabbia, sofferenza, fastidio, vergogna, giudizio, tristezza, frustrazione, disgusto, svalutazione… e, ogni volta che qualche fatto nella nostra vita ne ricorda l’esistenza, ecco che l’Emozione Madre, come un masso, si appesantisce ancora di più. E il Cuore scalcia.

Ad esempio, se io da bambina ho subito un grave torto, un trauma, a causa di un’umiliazione pesante ricevuta, ogni volta che qualcosa mi ricorderà quell’avvenimento lo rivivrò e rivivrò di conseguenza l’emozione subita in passato. Naturalmente non ricorderò consciamente il fatto, tutto avverrà nell’Inconscio senza ch’io me ne accorga ma, il mio Cuore, lui sì, lo rammenta bene. Ricordiamoci che del nostro cervello, e delle sue capacità e potenzialità, ne utilizziamo soltanto una piccola parte.

Qualcosa che portiamo ancora dentro di noi e che NON abbiamo lasciato andare ci sta opprimendo.

Ma cosa? Come ho detto è spesso impossibile da ricordare anche perché sovente non è un fatto singolo ed eclatante accaduto in tenera età; può essere una goccia ricevuta ogni giorno nella nostra vita, piccola e banale, ma molto amara da bere e da mandare giù.

Pertanto, quando percepiamo in noi la Tachicardia, non soffermiamoci solo sul caffè appena bevuto. Non pensiamo che – Ci viene solo se beviamo il caffè e quindi la colpa è del caffè -. Proviamo a riflettere su tutto quello che risiede attorno a quel caffè (ripeto che il caffè è soltanto un modello).

Piccoli esempi di domande alle quali bisognerebbe cercare di rispondere:

– chi ti preparava il caffè (la colazione) quando eri bambino?

– chi non te lo preparava ma avresti voluto lo facesse?

– com’erano i tuoi risvegli? La mamma ti accarezzava e ti baciava per darti il buongiorno?

– a chi eri obbligato a preparare il caffè la domenica? A quello zio che non sopportavi e che non avresti voluto vedere mai più?

– cosa ti ricorda il profumo del caffè? E il suo gusto? Lo associ ad un gelato? A momenti passati con gli amici?

– ti ricorda quella nonna che ti lasciava sempre un po’ di zucchero sporco di caffè nella tazzina?

– tuo padre beveva molti caffè per rimanere sveglio e lavorare di più per mantenerti? Ed era anche molto nervoso?

– a scuola prendevi bei voti perchè portavi il caffè in classe al maestro ed eri il suo “cocco”?

Ecco, questi sono solo esempi che probabilmente non hanno nulla a che vedere con te che stai leggendo questo articolo ma volevo cercare di “educarti” ad aprire la tua mente e insegnarti ad andare oltre. A non soffermarti unicamente sulla fisicità di una bevanda e sulle sue caratteristiche. Cerca di individuare cosa risveglia nel tuo bagaglio di vita tutto ciò che ha a che fare con il caffè.

Se riesci ad individuare quello che ti disturba, l’emozione correlata appunto, potrai poi lavorarci sopra lasciandola andare, o perdonandoti, o perdonando chi ha compiuto nei tuoi confronti il gesto deplorevole ma… la parola d’ordine è: LIBERARSI. Sollevare, appunto, quel “peso dal petto”.

E liberare così il proprio Cuore che non dovrà più battere forte e veloce per avvisarti e aiutarti.

Mi è capitato di sentire persone che durante un attacco di Tachicardia si battevano forte sul petto offendendo il proprio Cuore – E stai fermo porca miseria! Ma senti sto ca@@@ di Cuore come deve battere! Che fastidio quando fa così! -. (Da notare anche come il battersi sul petto indica inconsciamente una situazione di senso di colpa, “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”, alla quale siamo stati educati fin da bambini).

Davvero! Non vi racconto bugie! Quel Cuore mi faceva molta tenerezza in quel momento. Lui voleva solo avvisare il “padrone” che avrebbe potuto vivere decisamente meglio. Senza aggravare la situazione. Sì, è bene ascoltare il proprio Cuore proprio per non incorrere poi in disturbi più fastidiosi. Nulla di grave per carità ma, la Tachicardia, potrebbe iniziare a durare poi ore e trasformarsi in aritmia (che già lo è e, in caso di irregolarità persistente, diventa fibrillazione atriale) dalle conseguenze per niente piacevoli anziché rimanere un episodio breve e di poca importanza.

I problemi emotivi di lunga durata portano ad uno stato di – non gioia – e il Cuore si ribella, non c’è niente da fare, perché lui invece intende vivere nella più completa felicità e nel benessere totale. E’ nato per questo, non per soffrire, e non gli si potrà dare un ruolo che non gli appartiene. Non è come noi anche se fa parte di noi. Non si assoggetta, non è disposto a tormentarsi pur di ottenere un’esistenza anche se misera. Il Cuore punta in alto, vuole la salute piena, la gioia, la bellezza incredibile e infinita di quello che noi siamo.

Prosit!

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