Orecchie a sventola: io dono ma tu guardami

OLTRE LE VALUTAZIONI

Sono parecchie le persone, bambini compresi, con le orecchie a sventola. Una caratteristica che dice tanto di una persona e che racchiude, in sé, indizi di ricchezza. Personalmente la trovo una caratteristica che sa di tenerezza ma questo è un gusto che appartiene a me e non ha nulla a che vedere con l’articolo. La società, però, ha deciso di giudicare negativamente questa qualità e molti decidono quindi di intervenire chirurgicamente per ottenere i canoni che la nostra cultura vuole.

Chi ha le orecchie a sventola è destinato ad essere preso in giro, considerato ridicolo, bruttino e disarmonico, laddove si osserva solo la confezione e non si riesce ad osservare un corpo come un traduttore di messaggi importanti. Capelli e cappelli diventano quindi i migliori amici per nascondere quello che viene considerato un – difetto – peraltro molto evidente e, si soffoca così, inconsciamente, anche una natura splendida.

Premetto che la fisiognomica non può essere presa singolarmente. Un viso lo si deve guardare nel suo insieme ma si può comunque provare a dare nozioni inerenti ad un carattere fisiognomico molto accentuato.

UN ESSERE PIENO DI VIRTU’

Detto questo, e tornando al discorso della splendida natura chiusa in quelle orecchie, “sgradevoli alla vista” della maggior parte delle persone, bisogna proprio ammettere che chi ha le orecchie a sventola è un individuo ricco di virtù.

La sua più grande dote è quella della generosità, anche se purtroppo può essere difficile da vedere il suo altruismo a causa della riservatezza nella quale questa persona viene obbligata poi a cadere, per non essere additata. È generosa e si interessa del bisogno degli altri.

La forma delle sue orecchie serve a trasformare queste parti del corpo in vere e proprie antenne, perché è interessata a capire se qualcuno può aver bisogno, per poterlo così aiutare velocemente. Cerca di captare se ci può essere necessità di un suo intervento, negli eventi della vita che le scorrono attorno, e prestare così il suo operato.

Queste “antenne”, però, hanno anche il compito di avvisarla in caso di pericolo. Le persone che hanno le orecchie a sventola sono sensibili e quindi si sentono facilmente attaccabili e vulnerabili. Non hanno una forte corazza, non vogliono o non vorrebbero averla, visto che il loro intento è quello di unirsi agli altri ma, rendendosi conto di essere quindi più attaccabili, hanno bisogno di sentire un eventuale pericolo arrivare da lontano. Come se le orecchie, per loro, fossero un radar.

UN CARATTERE E UN CORPO

Per questo, io personalmente, sono contraria alla chirurgia in questo tema. Il corpo e la psiche sono un tutt’uno. Se si ha un determinato temperamento, o carattere, è anche giusto avere gli strumenti di difesa e di allerta più adatti. Ognuno nasce perfetto con un corpo adatto all’evoluzione che la sua anima deve compiere.

Si parla quindi di persone timorose che vivono nella paura di essere traditi, di ricevere del male ma, nonostante tutto, propensi ad avvicinarsi al prossimo e accoglierlo.

A me, tutto questo, sembra un nobile atteggiamento e per il soggetto in questione è sicuramente un’evoluzione che deve compiere nella sua vita attraverso la consapevolezza.

Costui è anche un soggetto ben poco aggressivo ma ha un grande bisogno di essere visto. Bisogno di essere riconosciuto. Bisogno di valere, di essere amato, in pratica, per quello che è.

Un difetto? A volte può sembrare un saputello. Deve pur celarsi dietro a qualcosa, scegliendo sovente l’istruzione come arma per incantare o zittire l’”avversario”.

SIAMO ESSERI LIBERI

Ama smisuratamente la libertà propria e degli altri. Difficilmente giudica e, spesso, può ambire così tanto al suo essere libero da sembrare irresponsabile e superficiale. Occorre poi anche vedere come il contesto familiare o sociale lo hanno educato, plasmato, modellato, ma la sua natura è questa descritta. Non capisce infatti come sia possibile che, molte persone, siano attaccate al giudizio negativo delle sue orecchie anziché vivere facendosi i cavoli propri.

È assai difficile andare contro il giudizio degli altri e sentirsi superiori per come si è ma penso sia utile insegnare ad un figlio ad essere forte e rimanere se stesso prima di acconsentire debolmente alla modificazione di una parte del corpo. Gli amici dovrebbero ritenersi fortunati nell’avere al proprio fianco quello che nominano “Dumbo”, perché hanno un tesoro che difficilmente li abbandonerà nella vita. E poi, Dumbo, era o non era dolcissimo? Ci sono le eccezioni naturalmente. Ho conosciuto gente con le orecchie a sventola antipatiche a dismisura.

Non vergognarti delle tue orecchie, sfoderale come se fossero le ali di una farfalla. E, se ti deridono dicendoti che spicchi il volo, rispondi che tutti dovremmo spiccare il volo anziché stare attanagliati a questa realtà come schiavi debosciati, e tu puoi farlo più facilmente.

Prosit!

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Non mi fai più Tenerezza

QUANDO L’AMOREVOLEZZA E’ PiU’ UNO STATUS CHE UN PEZZO DI CUORE

Un tempo le persone che spesso stavano poco bene, o sembravano parecchio sfigate, o erano piene di problemi mi facevano tenerezza. Mi dispiaceva per loro. Lo so che è brutto da dire ma, alcune, cercate di capirmi, mi facevano proprio pena.

Oggi non è più così. Le eccezioni ci sono, com’è giusto che sia, ma nel mio cammino di crescita, dopo aver capito che Tutto ci appartiene e che siamo noi a creare la nostra realtà, volontariamente o involontariamente, mi sono posta l’obiettivo di osservare meglio questi individui dalla vita così drammatica.

Che sia vero o non sia vero che l’esterno rispecchia chi siamo, mi sono resa conto che molti di questi “poverini”, che un tempo compativo, sono state o sono in verità persone davvero poco gradevoli.

Non ce l’ho con loro, ci mancherebbe, provo ad accoglierle, a comprenderle, ad amarle comunque (a distanza se mi fanno del male) ma non provo nei loro confronti motti di dolcezza. Di Madre Teresa, in fondo, ce n’è già stata una.

PERMETTITI UNA VISIONE PIU’ AMPIA

Se ad esempio io conosco una persona dal punto di vista dell’amico, probabilmente non mi rendo conto di alcuni suoi atteggiamenti ma se mi metto nei panni di un cameriere o di un barista posso accorgermi di quanto quella persona sia irrispettosa nei confronti del lavoro degli altri e dello stesso lavoratore. Ci avete mai pensato? Potrebbe anche essere un passatempo divertente da fare! Se mi metto nei panni dell’individuo qualsiasi posso invece notare, ascoltando, come egli sparli su tutti e tutto, anche su quelli che lo credono un amico, e se infine mi metto nei panni di sua moglie… beh… da mettersi le mani nei capelli.

Questo per dire che colui che sembra un gran compagnone sta di fatto trattando male il mondo che lo circonda e non possono, di conseguenza, arrivargli luce e felicità. Quando ad una persona vogliamo bene ci viene difficile vedere questo suo atteggiamento e provare fastidio nei suoi confronti. Non comprendiamo il dolore che causa. E perché lo perdoniamo, o perché ci siamo abituati, o perché con noi, semplicemente, certe cose non le fa. Ma se proviamo ad osservare ogni sfera della sua vita, distaccandoci un attimo dai sentimenti, noteremo che qualcosa sicuramente gira storto.

IO NON HO MAI COLPA

Oggi, quando mi capita una persona così, non mi intenerisco più e nemmeno mi stupisco. Attendo, cambio lo sguardo e immancabilmente prima o poi arriva il suo vero essere ben poco piacevole. Potrei fare mille esempi.

Senza andare a toccare tasti dolenti come gravi malattie o gravi incidenti che avranno un loro significato, mi sono resa davvero conto che gli sfigati, i poverini, quelli che non riescono ad ottenere cose, o conducono una vita piena di ostacoli hanno un retrogusto amaro. E la vita glielo mostra ogni giorno su un vassoio d’argento. Glielo fa esplodere tra il palato e la lingua ma tutto quello che sanno fare è trasformare il loro viso in un’espressione di disgusto, mandare giù e digerire. Burp! Non si fanno domande. Non si chiedono – Come mai oggi al mercato quel signore mi ha offeso davanti a tutti? O forse offeso io, a mia volta, qualcuno? -. No. La responsabilità è sempre di terzi.

Sono sfigato? È colpa della Dea bendata.

Sono maltrattato? È colpa degli altri.

Sono povero? È colpa della società.

Sono infelice? È colpa del mondo.

Sono offeso? È colpa di chi mi ha offeso.

Sono arrabbiato? È colpa di chi mi ha fatto arrabbiare.

Sono infastidito? È colpa di chi mi ha infastidito.

Poi vedono cadere una banconota da 20 euro dalla tasca di una persona ma se la tengono. O al bar buttano la cenere della sigaretta per terra. O usano la spiaggia come una discarica. O non danno mai precedenza a un pedone. O mettono zizzania. O uccidono insetti solo perché dalla loro onniscienza decidono che non hanno motivo di esistere. O… o… o…. potrei andare avanti all’infinito fino a citare quelli di cui parlo sempre: faccio un piacere agli altri per avere un tornaconto (fosse anche solo un complimento) ma non per vero amore e/o dono.

Ripeto, perché non voglio essere mal compresa, che ci sono le eccezioni; il percorso di ognuno di noi in questa vita è arcaico e tocca diversi punti ma normalmente, purtroppo, le cose stanno così e sono dure da ammettere.

Potreste però non credermi. E sarebbe anche carino oltre che giusto. Sarebbe carino perché a questo punto si potrebbe fare un gioco: il gioco della prova.

Semplicissimo. Provate a rispettare sempre il mondo e vediamo se la vita inizia a rispettare voi. Unico consiglio: Perseverate.

All’inizio, quella che è una vera trasformazione nella vostra esistenza potrebbe portare un caos molto significativo e potreste addirittura ritrovarvi ad essere ancora più maltrattati. Date tempo al meccanismo di appianarsi e poi inizierete a godere degli splendidi miracoli che sono già in serbo per voi.

Prosit!

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