Abbracciare un Albero – Dubbi e Perplessità

CONTROMODA

Premetto che non amo le mode e le tendenze ma amo chi le inventa e si attiene a loro, altrimenti, se tutti fossero come me si sarebbe forse troppo misantropi ma continuo, io personalmente, a non far molto parte della massa. Le mode, oltre a non piacermi molto, riescono anche a volte a preoccuparmi e infastidirmi un po’, non tanto a causa del giudizio ma per puro dispiacere. Nel senso che, quando si insegna un qualcosa, e molti discepoli quel qualcosa iniziano a seguirlo, se le informazioni date sono errate, ci ritroviamo con moltissime persone che non solo non hanno capito nulla, ma indirettamente, viene loro vietato di godere di una meraviglia di bene solo perché gli è stata data un’informazione diversa o addirittura opposta a quella reale. Mi rendo conto che il termine reale sia sbagliato. Di reale c’è davvero poco. Può aver valore sia quello che dico io, sia quello che dice un altro. Nessuno può stabilire cosa sia meglio o peggio, perciò, trovo sia giusto e utile fare ciò che si sente, provando, se si percepisce entusiasmo. Così facendo dovrebbe proprio andar bene.

È esatto però anche passare un’informazione ulteriore, e magari più corretta, in modo che la gente possa scegliere e consiglio sempre, a tutte le genti, di studiare e informarsi anche per conto proprio perché alcune cose non sono e non potranno mai essere delle mode. Sono gesti o riti o modi emozionali, trascendentali e fortemente spirituali. E’ proprio un peccato sminuirli rendendoli semplici attitudini.

UCCELLINI TRADITORI

Insomma, per farla breve, diversi uccellini mi hanno raccontato di questa tendenza uscita fuori da qualche tempo inerente all’abbracciare un albero. Se fino a poco fa chi lo faceva era considerato un pazzo, ora, se si vede uno attaccato a un tronco lo si considera uno spirituale o una persona molto sensibile e questo, per carità, è cosa buona. Praticando anch’io, ma molto privatamente, questa filosofia, sono felice di tale nuova considerazione.

Gli stessi uccellini però mi hanno spifferato anche che questo certo individuo, cioè “lo spirituale sensibile”, dal momento che così gli è stato insegnato, sta appiccicato lì all’albero come un insetto stecco perché…. sta prendendo energia dall’albero. Cioè, praticamente, questo è: stressato, stanco, infastidito dalla sua vita e allora, per trovare pace ed energia, abbraccia un albero affinché, come elemento naturale, ricco di linfa vitale, gli passi energeticamente un po’ della sua energia buona per farlo stare meglio.

A questo punto gli uccellini sapevano che mi sarei infuriata e son volati via. Quindi, rimanendo senza amici volatili mi rivolgo direttamente a te che, la domenica, non sapendo cosa fare, vai in giro ad abbracciare alberi e ti chiedo… se questo è il tuo scopo… la vuoi finire di succhiare energia da chiunque? La vuoi finire di fare il vampiro energetico pure con ‘ste povere creature che non si possono muovere ne’ tirarti una ramata per allontanarti da lì?

L’ALBERO E’ DENTRO DI TE

Conosci il vero significato della parola – Compassione -? Come spesso ho spiegato non significa provare pena o pietà per qualcuno come è divenuto in uso sviando il vero valore di questo bellissimo termine. – Compassione -, che in realtà sarebbe “con-passione” e quindi provare passione o fare con passione qualcosa, significa anche comprendere. Comprendere non come capire ma come prendere in sé, far proprio l’altro. Sentirlo parte di te riuscendo a percepirlo nel suo essere. Se tu riesci così a “comprendere” l’albero, ossia a renderlo parte di te, a sentirlo vibrare dentro di te come vita, non puoi chiedere che ti venga data energia da lui. L’unica cosa che puoi fare, per lo meno questo è il mio credo ed è anche il credo di chi la pensa come me, è dare Amore a quella pianta. Abbracciarla per darle tutto il tuo amore.

Sì, hai capito bene: tu a lei e non lei a te.

Facendo questo crei e nutri amore che, con l’amore incondizionato della pianta stessa, crea ulteriore Amore (l’energia più potente) il quale intacchera’ positivamente te, l’albero e tutta la zona attorno espandendosi per tutto il creato.

Abbraccia per DARE non per PRENDERE, perché solo dando, offrendo di cuore, riceverai qualcosa in cambio. Anche da un albero.

So bene che ci sono persone che sanno tutto questo ma molti, purtroppo, non l’hanno capito e pretendono di ricevere e basta. Questo è ingiusto sotto ogni tipo di legge universale. Senza scambio, senza equilibrio, non si arriva a nulla. Se vuoi godere dei benefici di una pianta, amala. Così vale per ogni settore, ogni persona e ogni evento. Ama la vita se vuoi amore in cambio, ogni giorno e da ogni dove. Apri il tuo cuore, dona i tuoi talenti, regala il tuo entusiasmo. Tutti gli alberi del mondo te ne saranno grati e l’universo intero si muoverà affinché tu sia sempre circondato dalla stessa forza che emani e non potrà essere differente.

Elargisci gratuitamente amore puro. Tornerà a te moltiplicato, e in una quantità tale da stupire, nella quale potrai veder accadere miracoli.

Ora esci, vai in un bosco, e abbraccia un albero se vuoi.

Prosit!

photo il cambiamento.it – meditazionezen.it – angefey.it – notiziescientifiche.it – birradelbosco.it – viverepiùsani.it

La Totale Dipendenza

Il discorso che intendo affrontare oggi mi viene difficile da spiegare. Non so se riuscirò a trasmettere cosa voglio dire per questo vi chiedo di provare a leggere “tra le righe”. Potreste dirmi che dovrei evitare se non so essere esaustiva ma, vedete, questa cosa che ho provato mi ha stupita e mi faceva piacere condividerla con voi. Mi è accaduta qualche giorno fa.

L’INVISIBILE CHIODO FISSO

Uscendo di casa, nella buca delle lettere, ho trovato una busta dell’Enel che mi sollecitava il pagamento di una bolletta. Non mi sono preoccupata più di tanto ma ricordavo quella cifra e ricordavo anche di averla pagata. Non ho potuto cercare subito la ricevuta perché dovevo andare al lavoro e quindi, per tutto il giorno, una parte del mio cervello è rimasta ancorata al pagamento dell’elettricità. Da notare come la mente fa quello che vuole anche se cerchiamo di distrarci o reputiamo quell’avvenimento poco importante.

Alla sera, tornata a casa, mi sono messa alla ricerca della ricevuta e, trovandola, ho sentito un sollievo pervadermi dentro. Ero contenta. È stato proprio in quell’attimo, però, che ho trovato assurdo questo “meccanismo”. E qui inizia la, per me, difficile spiegazione. Ossia, ero contenta, per una contentezza che non esisteva. Che non doveva esistere. Che non doveva esistere come non doveva esistere la preoccupazione precedente. E qui potreste dirmi – Beh… è ovvio! -. Ecco… ma per me non è ovvio. Cioè, siamo totalmente dipendenti dagli agenti esterni.

Vediamo se con un esempio più tagliente riesco ad approfondire.

POTERE DECISIONALE SULLA VITA E SULLA MORTE

Esageriamo un po’. Supponiamo ch’io sia un noto medico della mia città. Tutti mi conoscono come un luminare. Un bel giorno, camminando per strada, incontro Tizio, lo guardo un po’ intensamente negli occhi e poi gli dico – Ehi Tizio, lo sai che stai per morire? Io lo vedo, hai ancora pochi giorni di vita -. Tizio, che mi stima tantissimo, crede ciecamente alle mie parole e vi lascio immaginare come, poverino, inizia a vivere da quel momento. Passa qualche giorno e incontro di nuovo Tizio, naturalmente, con un’espressione tristissima sul viso. A quel punto gli dico – Tizio! Guarda che non stai per morire, ti vedo in ottima forma! -. Al di là che Tizio potrebbe prendermi a colpi, in quel momento, ci ritroviamo con un Tizio ora felice. Ma felice di che? Di una cosa che non è mai esistita. Non lo trovate assurdo? Sto dicendo una cavolata? Ho il dubbio di sì ma, sentirmi così, totalmente in balia di quello che gli altri (o l’esterno) possono dire o fare, è traumatizzante se ci rifletto un secondo.

LA “VUOTEZZA”

Vuotezza – un nuovo termine che “mi” rende l’idea.

Questo ci fa sentire deboli, insicuri, insignificanti. Ci fa vivere costantemente con una spada di Damocle sulla testa. Almeno per me è così e, se ci caliamo nella profondità di questa situazione, ci rendiamo conto come essa riesce a farci rabbrividire fisicamente! Non siamo noi. Siamo quello che il resto del mondo vuole. Non siamo un qualcosa che è qui e che agisce per conto suo. Siamo tronchi vuoti spinti dalla corrente e reagiamo per salvarci assecondando le onde. Reagiamo solo emozionalmente, fustigandoci in base a ciò che succede. Picchiamo contro gli scogli, veniamo rosicchiati dai pesci, facciamo da ancora a qualche naufrago ma non abbiamo una nostra vita, una nostra identità. Siamo spenti come… come a non esistere.

Son riuscita a spiegarmi? Quasi sicuramente tutte queste mie parole sono banali e retoriche, forse anche stupide, ma su questi eventi vi ci siete mai soffermati a riflettere seriamente e profondamente nella loro drammaticità? Io sì, ma non così tanto come oggi e oggi mi ha davvero stupita. E voglio allenarmi affinché non mi accada più o, per lo meno, ridimensionare drasticamente la cosa.

Non dico che non dobbiamo più valutare l’esterno. È normale che una notizia può avere potere su di noi. Può angosciarci o renderci gai. Ma, se ci ascoltiamo totalmente, possiamo notare che: sia come quantità, sia come valore, sono troppe le notizie alle quali diamo la possibilità di governarci.

Vi consiglio un’accurata introspezione su questo (se ancora non l’avete provata). Io l’ho fatta e ho capito che non voglio più essere uno zombi.

Prosit!

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L’Ippocastano – stai calmo che va tutto bene

Il suo nome scientifico, Aesculus Hippocastanum, deriva da “Hippos” ossia Cavallo e da “Castanon” ossia Castagna. Questo perché, soprattutto un tempo, era il tipico cibo dei cavalli in grado di renderli forti e attivi.

Per noi umani invece, le sue castagne, incredibilmente amare, non sono commestibili.

Molto più tondeggianti delle classiche che mangiamo, nascono in un riccio dalle spine più rade e più tozze, e meno pungenti.

Quando ero bimba, con questi frutti, un ago robusto e uno spago, creavo lunghe collane che tutta la mia famiglia era obbligata ad indossare per farmi contenta mentre, i suoi fiori bianchi a pannocchia, meravigliosi, erano perfetti per determinate decorazioni nelle mie attività ludiche.

Con questi suoi semi invece, dal punto di vista alimentare, si può produrre un’ottima farina ma solo se prima vengono accuratamente trattati da professionisti, altrimenti risultano tossici e soprattutto dall’effetto narcotico. Tuttavia, il loro impiego risulta interessante in ambito fitoterapico, poiché questi frutti sono ricchi di sostanze chimiche salutari come: l’Escina (antinfiammatoria e vasoprotettrice) e i Flavonoidi. L’eccellente azione del Castagno d’India, così viene anche chiamato, la si riscontra però in particolar modo nel suo essere drenante, in caso di edemi e gonfiori.

La mia vecchia zia, con la quale passavo le giornate, soleva dire che occorreva tenere in tasca, durante il giorno, tre o quattro Castagne di Ippocastano perché erano in grado di allontanare gli agenti patogeni responsabili del raffreddore e, devo dire, che molti anziani della sua età, usavano ricorrere a questo trucchetto per stare bene durante la stagione invernale.

Nella mia Valle di Ippocastani ce ne sono tantissimi, alcuni enormi e secolari, dall’aspetto imponente e capaci, in estate, di donare ombra a mezza piazza del paese. E’ infatti un albero molto resistente, che patisce poco il freddo, anche quello più intenso, e nemmeno soffre per la calura soffocante estiva. Può divenire alto, grande, forte. Dominante. Appartiene alla famiglia delle Sapindaceae e lo si trova in ogni zona d’Italia ma è, in realtà, originario dell’Asia ed è stato portato a noi solo nel 1500.

Simbolo di tanti paesi nel mondo e simbolo, ancora oggi ricordato, di Anne Frank e della sua famosa dimora, del quale tronco, la ragazza, aveva scritto molto nel suo diario.

L’Ippocastano però, attraverso il suo particolare linguaggio, simboleggia anche molto altro e qualcosa di parecchio poetico come l’amore eterno, duraturo, reso intenso dall’onestà e dalla sincerità e, le sue fronde, così maestose, donano un senso di protezione verso quello che è il sentimento più importante fra tutti.

La sua gemma, utilizzata come fiore di Bach, sta ad indicare “il fiore dell’anima”, ed è adatto alle persone che non sanno vivere il presente serenamente, godendoselo, bensì sono sempre proiettate verso il futuro, in uno stato permanente di ansia e del riuscire a fare tutto presto e bene. Si tratta di soggetti frettolosi e disattenti che non riescono ad apprezzare il momento. Persone che purtroppo non hanno nemmeno tempo di – porre attenzione – e, quindi, rischiano di commettere sempre gli stessi errori. La loro vita è come un binario e loro sono treni che sfrecciano veloci. Sono solitamente incapaci di fermarsi e riflettere ma, proprio l’Ippocastano, dona loro stabilità, serenità e pacatezza, risultando un perfetto punto di riferimento anche a livello psicologico.

E un punto di riferimento lo è anche fisicamente, quando nasce nelle vie o nei piazzali dei paesi. Non vi è mai capitato di darvi ogni giorno appuntamento sotto il perenne Ippocastano? A me si, tante volte. Ci si vedeva tutti lì, dalle altalene, vicino alla fontanella, sotto la sua folta chioma, per poi decidere che gioco intraprendere. E ai tempi mica sapevamo di essere sotto un albero così importante!

Addirittura l’Ippocastano, nella mitologia, rappresenta il Dio Thor, Dio nordico dei popoli germanici, noto per la sua forza leggendaria. Mica male no? Bhè… infatti, possente lo è anche lui, nonostante sia un vegetale, pensate che può raggiungere i trenta metri d’altezza! Potete immaginare quindi che radici solide può avere.

E cosa ci dice infine l’Ippocastano? Qual’ è il messaggio che porta? Ci dice di stare tranquilli, che tanto c’è lui e che per aiutarci, non ha bisogno di niente. Pensa a tutto da solo. Si preoccupa di tenerci sotto ai suoi lunghi rami, a far da nido a tanti animali, a rinfrescarci e a darci energia. A donare molto ossigeno, viste le sue strabilianti dimensioni, e ci invita a riposare, a calmarci, a soffermarci, a pensare a quanto, comunque sia, questa nostra vita è una meraviglia.

Prosit!

photo pixabay.com – annefrank.org – pecsma.hu